INTERNOTIZIE:INDICE CRISI ECONOMIA FINANZA E SOCIETA' |
Dalle ore 9 alle 17 l'agitazione del personale addetto
alla circolazione e alla manutenzione di treni e navi traghetto di
Trenitalia Spa e Rete Ferroviaria Italiana Spa. Indetta per protestare
contro la Legge 214/11 che determina "ingiustificate differenze tra
lavoratori che operano nello stesso settore o svolgono la stessa
mansione"
CON L'ITALONIA SI CHIUDE QUI...
E se domani, alla fine di questa storia, iniziata nel 1861,
funestata dalla partecipazione a due guerre mondiali e a guerre coloniali
di ogni tipo, dalla Libia all'Etiopia. Una storia brutale, la cui memoria
non ci porta a gonfiare il petto, ma ad abbassare la testa. Percorsa da
atti terroristici inauditi per una democrazia assistiti premurosamente dai
servizi deviati(?) dello Stato. Quale Stato? La parola "Stato" di fronte
alla quale ci si alzava in piedi e si salutava la bandiera è diventata un
ignobile raccoglitore di interessi privati gestito dalle maitresse dei
partiti.
E se domani, quello che ci ostiniamo a chiamare Italia e
che neppure più alle partite della Nazionale ci unisce in un sogno, in una
speranza, in una qualunque maledetta cosa che ci spinga a condividere
questo territorio che si allunga nel Mediterraneo, ci apparisse per quello
che è diventata, un'arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che
non ha più alcuna ragione di stare insieme? La Bosnia è appena al di là
del mare Adriatico. Gli echi della sua guerra civile non si sono ancora
spenti.
E se domani i Veneti, i Friulani, i Triestini, i Siciliani,
i Sardi, i Lombardi non sentissero più alcuna necessità di rimanere
all'interno di un incubo dove la democrazia è scomparsa, un signore di
novant'anni decide le sorti della Nazione e un imbarazzante venditore
pentole si atteggia a presidente del Consiglio, massacrata di tasse, di
burocrazia che ti spinge a fuggire all'estero o a suicidarti, senza
sovranità monetaria, territoriale, fiscale, con le imprese che muoiono
come mosche.
E se domani, invece di emigrare all'estero come hanno fatto
i giovani laureati e diplomati a centinaia di migliaia in questi anni o di
"delocalizzare" le imprese a migliaia, qualcuno si stancasse e dicesse
"Basta!" con questa Italia, al Sud come al Nord? Ci sarebbe un effetto
domino. Il castello di carte costruito su infinite leggi e istituzioni
chiamato Italia scomparirebbe.
È ormai chiaro che l'Italia non può essere gestita da Roma
da partiti autoreferenziali e inconcludenti. Le regioni attuali sono solo
fumo negli occhi, poltronifici, uso e abuso di soldi pubblici che sfuggono
al controllo del cittadino. Una pura rappresentazione senza significato.
Per far funzionare l'Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni
a livello di macroregioni, recuperando l'identità di Stati millenari, come
la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie. E se domani fosse
troppo tardi? Se ci fosse un referendum per l'annessione della Lombardia
alla Svizzera, dell'autonomia della Sardegna o del congiungimento della
Valle d'Aosta e dell'Alto Adige alla Francia e all'Austria? Ci sarebbe un
plebiscito per andarsene. E se domani...
Il commento di Salvini. "Non
vorrei che, essendo in difficoltà, Grillo inseguisse la Lega", ma se da
lui non ci saranno "solo parole" fra M5s e Lega "sarà una battaglia
comune". Così Matteo Salvini, all'ANSA, commenta il post sul blog di
Grillo che ipotizza un'Italia divisa in futuro. Salvini chiede a Grillo di
sostenere già l'indipendenza del Veneto.
"Se è coerente - sostiene Salvini a proposito del post odierno - Grillo
sosterrà subito il referendum per l'indipendenza del Veneto e quando in
Lombardia chiederemo lo statuto speciale ci sosterrà". Il leader della
Lega osserva che il suo movimento "è da vent'anni che fa battaglie per
l'autonomia". Se ci starà ora anche il leader M5s, aggiunge, "meglio tardi
che mai: ma non vorrei che essendo in difficoltà, Grillo inseguisse la
Lega".
Per questo Salvini a questo punto si aspetta che "non rimangano solo
parole, perché a parole i grillini erano contro l'immigrazione clandestina
e poi hanno votato contro il reato, a parole erano contro l'euro poi è
rimasta solo la Lega: se non saranno solo parole sarà una battaglia comune
- conclude - perché è certo che se mettiamo insieme le forze da questo
punto di vista non ce n'è per nessuno".
Mosca è pronta alla guerra in Ucraina
Putin ordina: 'Truppe in Crimea'. Kiev: 'A Sebastopoli 30 blindati e
6mila soldati russi'. Anticipato
Ferrovie, sciopero di otto ore venerdi' 14 marzo. La
protesta indetta dal sindacato Orsa
ROMA -
Otto ore di sciopero dei treni per venerdì prossimo, 14 marzo. A
proclamarlo sono stati, sui legge in una nota delle fs, il sindacato
Orsa (Organizzazione Sindacati Autonomi e di base - settore Ferrovie) e
alcune sigle autonome. Il personale che aderirà allo sciopero si asterrà
dal lavoro dalle ore 9 alle ore 17. Lo comunica il Gruppo Ferrovie dello
Stato.Nella dichiarazione di sciopero inviata alla Presidenza del
Consiglio e ai ministeri interessati, Orsa motiva l'agitazione citando
l'approvazione della Legge 214/11, che - denuncia il sindacato - a meno
di un "non prorogabile intervento legislativo atto" a modificarne le
conseguenze, determina "ingiustificate differenze tra lavoratori che
operano nello stesso settore o svolgono la stessa mansione". "Nello
specifico - prosegue il documento -, intendiamo rimarcare la
penalizzazione subita dai ferrovieri, lavoratori impegnati in attività
particolarmente delicate concernenti l'esercizio ferroviario
(macchinisti, capitreno, manovratori/formatori, personale navi
traghetto), colpiti da un ingiusto provvedimento legislativo", che "ha
spostato i limiti pensionistici di questa categoria da 58 a 67 anni di
età. Evidentemente tale privazione in prospettiva colpisce non solo il
personale dipendente dal Gruppo FS, ma tutti i lavoratori che operano
nel settore del trasporto ferroviario, ormai pienamente
liberalizzato"."I requisiti particolari per l'accesso alla pensione di
vecchiaia dei suddetti lavoratori - spiega la nota - derivavano dalla
gravosità delle mansioni espletate (a bordo dei treni, delle navi o
negli scali ferroviari, con orari in turni non cadenzati e articolati
nell'intero arco dell'anno, con frequente esposizione alle condizioni
atmosferiche e impegnati in operazioni particolarmente faticose e
disagiate)"."Inoltre - si aggiunge -, considerando che i lavoratori in
questione operano in attività connesse alla sicurezza del trasporto
ferroviario, che il controllo della loro integrità ed efficienza psico?
fisica è sottoposta a rigidi protocolli sanitari attraverso visite
mediche periodiche, la cui cadenza temporale si intensifica con
l'avanzare dell'età, ne consegue che l'innalzamento dell'età
pensionabile comporterà l'incremento dei casi di inidoneità fisica allo
svolgimento delle mansioni proprie"."Anche nella circolazione e
manutenzione della rete ferroviaria i lavoratori sono soggetti a
rigorosi requisiti di assunzione e sottoposti a visite mediche
periodiche", che si intensificano con l'avanzare dell'età dei
lavoratori, proprio in ragione del prevedibile e quasi naturale calo
fisico sommandosi a quelle previste dal D. Lgs n. 81 del 9 aprile 2008
- presidio sanitario"."Nessun altro Paese europeo - rimarca Orsa - il
ferroviere dell'esercizio ha il limite pensionistico previsto in Italia
e poche altre categorie professionali evidenziano una così elevata
incidenza di infortuni sul lavoro, anche
mortali".Orsa proclama dunque lo sciopero del personale addetto alla
circolazione dei treni dipendente dalle imprese ferroviarie in
indirizzo, del personale addetto alla manutenzione delle infrastrutture,
circolazione treni e navi traghetto dipendente da Rete Ferroviaria
Italiana S. p. A., nonché del personale addetto alla manutenzione dei
rotabili dipendente da Trenitalia S. p. A. per il giorno 14 marzo 2014,
dalle ore 9.01 alle ore 16.59.
Ucraina, la Russia ritira gli aiuti. Blindati russi arrivano a Sebastopoli
L'Europa fa sapere che dopo la formazione del governo (rinviata a giovedì)
potrebbe concedere aiuti al Paese. Fmi: "Pronti a dare sostegno". Nell'est
organizzate brigate di autodifesa per evitare che la protesta
filooccidentale investa la zona orientale
L'Ue avverte Mps
sui Monti bond:
se gli utili non bastano
altri licenziamenti
Perquisizioni in varie
città
sulla truffa da 90 milioni
In Borsa il
titolo vola: +19%
Archiviata inchiesta suicidio Rossi
referendum per annessione della penisola autonoma. Gazpron minaccia:
'Chiudiamo rubinetti gas'
Si allarga sempre di più lo spettro dell’intervento militare russo in
Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin ha presentato al Consiglio
della federazione russa, la camera alta del Parlamento, “una richiesta di
utilizzo delle forze armate in territorio ucraino per normalizzare la
situazione socio-politica nel Paese, in relazione alla situazione che si è
creata in Ucraina e ad una minaccia alla vita dei cittadini russi”. La
richiesta di Putin è confermata anche dal Cremlino
Padoan: Bruxelles chiede crescita e lavoro
Fonti del governo: nessuna manovra correttiva
Il ministro: nostre riforme la
risposta all'Europa
Il premier: "Ora si deve correre, senza scherzare"Nel frattempo
lo stato italiota va verso la messa in mora:"L'Italia
è il peggior pagatore di tutta Europa. Lo ha affermato il commissario
europeo all'Industria, nonché vicepresidente della Commissione europea Antonio
Tajani,
mettendo in guardia il Paese dai rischi che la circostanza sta producendo
per i bilanci dello Stato. L'Italia ha tempo fino al 10 marzo per
rispondere alla richiesta di informazioni da parte di Bruxelles in merito
all'applicazione della direttiva che impone agli Stati membri di onorare i
debiti con i fornitori entro 30 giorni e, in casi eccezionali, entro 60.
In Italia, i tempi per ottenere un pagamento sono, mediamente, di 200
giorni, con punte di 1.200 -1.300. Il commissario ha lasciato intendere
che sono ben poche le possibilità di risposta soddisfacente, dal momento
che lo Stato italiano, solo nel 2012, ha accumulato debiti per 75 -80
miliardi di euro, a cui andranno sommati quelli che si sono aggiunti
successivamente. L'intero ammontare del debito pregresso, secondo le stime
del commissario ammonterebbero a circa l'1,2% del Pil. "Se
la risposta non sarà soddisfacente -
ha concluso Tajani - ,
come ahimè temo, sarò
Bonus ai banchieri
Coinvolte tutte le principali banche, da Barclays a Hsbc, nonostante il
calo di utili per alcune. Aggirate le regole europee che limitano i
premi
Grande festa a Londra
Fino a 700% stipendio
Ce n'era abbastanza permettere fuori gioco il raider bretone che però non abbandona la partita (leggi) E Piazzetta Cuccia vende 1 miliardo di titoli di Stato
Prelievo bonifici esteri
Dietrofront del Tesoro
"Stop a ritenuta 20%"
Saccomanni chiede la sospensione della trattenuta automatica e fa sapere che "gli acconti già trattenuti sulla base della norma saranno restituiti". Ma l'Agenzia delle entrate avverte che dal primo luglio potrà essere ripristinata
Grecia, la troika chiude i poliambulatori
della mutua. I medici li occupano
La riforma prevede che i dottori vengano trasferiti negli ospedali, con uno stipendio da mille euro, e scelgano tra studio privato e pubblico impiego
Tirreno Power, la Procura di Savona
"Centrale può aver causato 400 morti"
L'azienda partecipata dalla Cir dei De Benedetti: "Consulenze di parte". I magistrati indagano sull'attività della centrale. Due i filoni: disastro ambientale e omicidio colposo
RCS ALLA GUERRA TOTALE SU ELKANN
Pesenti (ex fedelissimi di Agnelli) via dal cda
Della Valle: "Il presidente Fiat? Un imbecille"
Dati Istat, Pil positivo a fine 2013
E' la prima volta dopo nove trimestri
Negli ultimi tre mesi dell'anno scorso, l'economia italiana è tornata a crescere, + 0,1%. Si interrompe così la contrazione iniziata nel 2011
La Consulta tedesca
abdica. E' la prima volta
Evitato lo sfaldamento di Eurolandia
La battaglia di Draghi
per lo scudo salva-euro
Banche, Barclays licenzia
oltre 10 mila dipendenti,
ma aumenta del 10%
i bonus per i manager
Inps in rosso, ecco tutti i numeri
Per il 2014 buco da quasi 5 miliardi
Documento esclusivo: il bilancio di previsione
Electrolux, un 'piano Polonia' per l'Italia
"I salari degli operai da 1400 a 800 euro"
Premi e pause ridotti, stop festivi e scatti anzianità
Sindacati in rivolta: "Sarà lotta dura e a oltranza"
Serracchiani: "Inaccettabile inerzia del governo"
Paesi emergenti mettono ansia ai mercati
borse europee aprono in leggero rosso
Batosta per Tokyo, lo spread in area 220 punti
Fiat lontana dall'Italia
sede fiscale sarà in Gb
quotazione a New York
Kiev-Mosca, i fronti aperti: gas, carri armati a Sebastopoli e questione separatista,febbraio 2014
A pochi giorni dal crollo di Yanukovich, si fanno più tesi i rapporti col Cremlino. In Crimea, dove è ormeggiata la flotta russa del Mar Nero, sale la tensione per la comparsa dei blindati. In bilico il prestito negoziato tra il presidente deposto e Medvedev
“È necessario contenere rapidamente la minaccia del separatismo in Ucraina”. Riunendosi con i vertici delle forze armate, Oleksandr Turchynov, speaker del parlamento ucraino e presidente ad interim, cerca di arginare i rischi di secessione nel Paese, in seguito al passaggio del potere all’opposizione. Ma non è facile per uno Stato che si è appena scrollato di dosso la supremazia russa e cerca di dimostrarlo in tutti i modi. L’integrità del Paese, come anche gli aiuti finanziari, sono stati al centro dei colloqui tra Yulia Timoshenko e il capo della diplomazia dell’Ue, Catherine Ashton. E anche il presidente russo Vladimir Putin ha riunito il Consiglio di sicurezza per discutere la situazione a Kiev.
Timori su un intervento militare di Mosca – Intanto, dopo il cambio ai vertici del potere, vengono oscurati i segni della presenza di Mosca. L’abbattimento dei monumenti di Lenin è ormai diventato ordinaria amministrazione, e dal simbolo della Rada viene rimossa la stella rossa. Nella regione di Leopoli i manifestanti hanno eliminato anche la statua di Kutuzov, il maresciallo russo che sconfisse Napoleone nella guerra del 1812. Le autorità del Cremlino invitano a mettere un freno per fermare “le azioni barbariche contro la Russia” e dalla Repubblica autonoma di Crimea, dove i russi sono circa il 60 per cento della popolazione, vengono lanciati appelli per semplificare agli ucraini l’ottenimento della cittadinanza russa. Una richiesta recepita dalla Duma, dove a questo proposito i nazionalisti di Ldpr hanno già presentato un disegno di legge e per il quale Leonid Slutskij, presidente del comitato per gli affari della Csi – comunità degli Stati indipendenti che comprende Paesi del ex blocco sovietico – si trova in Crimea per le consultazioni con altri parlamentari.
Sale però il timore di un intervento militare russo anche se Valentina Matvienko, presidente della Camera alta della Duma, rassicura: “La Russia riconosce la Crimea come parte dell’Ucraina e non farà azioni provocatorie”. Cautela è la parola d’ordine anche per Slutskij, secondo cui “decisioni affrettate (a favore della popolazione russofona nei territori ucraini, ndr) possono aggravare la situazione”. Rimane aperta, poi, la questione dei Tatari di Crimea, minoranza etnica deportata daStalin negli anni Quaranta e poi ritornata nella penisola, che nelle proteste degli ultimi mesi è stata a fianco dei manifestanti di piazza Maidan.
Tensione a Sebastopoli – Ma è proprio in Crimea che nelle ultime ore è salita la tensione. In particolare nella città porto di Sebastopoli, zona monitorata da vicino sia da Mosca sia daKiev. Lì, nella base militare affittata dalla Russia, è ormeggiata la flotta del Mar Nero, mentre in città e dintorni vivono 14 mila militari russi con le loro famiglie e lì sono comparsi carri armati russi. La disposizione sarebbe stata data dal quartier generale della flotta, utilizzando i suoi mezzi a disposizione in loco. Per ora dal comando solo un no comment. Nel frattempo sono state costituitebrigate di autodifesa, in particolare per tutelare il nuovo sindaco russo della città, l’imprenditore Aleksandr Chalyj, mentre vengono fermati all’ingresso mezzi provenienti dall’Ucraina occidentale. “Se i nazionalisti ucraini arrivassero al potere, potrebbero essere disattesi gli accordi che riguardano la flotta”, ha detto l’ammiraglio russo Vladimir Komoedov aNezavizimaja gazeta. Una fonte nel ministero della Difesa del Cremlino ha aggiunto che la flotta e le unità militari a Sebastopoli sono in stato di allerta, anche se “il comando della flotta non interviene nella situazione in Ucraina”.
Prestito dalla Russia in bilico – Intanto Mosca prende tempo e aspetta che la Rada decida giovedì prossimo sulla maggioranza parlamentare che dovrà dar vita ad un governo di unità nazionale. Solo allora Medvedev deciderà se scongelare o negare definitivamente le restanti tranche del prestito da 15 miliardi concordato con Yanukovich. Mosca, però, non parteciperà a differenza di Usa, Ue e Fondo monetario internazionale alla conferenza per risolvere urgentemente la disastrosa situazione economica del Paese. Il ministro delle Finanze ad interim di Kiev, Yury Kolobov, dovrà battere cassa e chiedere almeno 35 miliardi di dollari entro il 2015 per la modernizzazione economica e le riforme. Sia Kolobov sia i leader dell’opposizione parlamentare che hanno incontrato Catherine Ashton dicono di aver ricevuto dall’Ue garanzie sugli aiuti finanziari, anche se Bruxelles rimane cauta e aspetta la formazione del nuovo governo per passare ad atti concreti. Rimane anche l’incognita degli sconti sul gas russo, concordati sempre con il presidente destituito Yanukovich. Come ha dichiarato il 25 febbraio il ministro per l’Energia ad interim ucraino, Eduard Stavitskij, l’Ucraina è indebitata con la Russia per le forniture del greggio per 1,6 miliardi di dollari. I prezzi svantaggiosi sul gas russo sono stati trattati con Vladimir Putin proprio dalla Timoshenko, accolta da piazza Maidan con meno entusiasmo rispetto ai media occidentali.
Lo scenario politico - Un giorno dopo il suo discorso, di fronte alla Rada si è tenuta una manifestazione contro il ritorno in politica della pasionaria. “Yulia vai in pensione”, “i nostri eroi sono morti per cambiare il sistema, mentre la Timoshenko ne fa parte”, dicevano durante la protesta. Timoshenko non vuole correre per le elezioni presidenziali di maggio, ma rimarrà comunque leader del partito Patria, che guiderà la futura maggioranza e quindi controllerà il premier, figura con più poteri, secondo la Costituzione del 2004, ripristinata nei giorni scorsi.
Ha già annunciato invece di volersi candidare Mikhail Dobkin, il governatore della regione filorussa di Kharkiv e membro del Partito delle Regioni, la formazione politica del presidente destituito. Con la fuga di Yanukovich, Dobkin è rimasto il principale punto di riferimento per ilCremlino. Nella spartizione delle poltrone l’opposizione parlamentare dovrà tenere conto anche di quella extra parlamentare, ossia il movimento Pravyj sektor (Settore destro). Il movimento che unisce organizzazioni rivoluzionarie nazionaliste ed è stata la forza che ha mosso le proteste in piazza Maidan. Secondo Mustafa Najem, giornalista di Ukarinskaja Pravda, il leader del movimento nazionalista, Dmitrij Jarosh, vuole per sé l’incarico di vice premier per la sicurezza.
Rischio antisemitismo – In Russia il movimento viene spesso accusato di professare un’ideologia nazista e antisemita. Accusa del tutto respinta dal portavoce del movimento Artem Skoropadskij, cittadino russo: “Siamo contro il liberalismo radicale dell’Europa, la socialdemocrazia, il razzismo e l’antisemitismo. Siamo cristiani e nazionalisti”. Proprio oggi, però, il rabbino Menachem Margolin, direttore generale dell’Associazione delle organizzazioni ebraiche in Europa, si è detto preoccupato per “il moltiplicarsi degli episodi di antisemitismo in Ucraina”. Rischio negato dal presidente del Congresso ebraico di Kiev, Vadim Rabinovich, che ha parlato di “una situazione complessivamente tranquilla e tollerante per la comunità ebraica dell’Ucraina” e ha esortato a non alimentare le polemiche.
Oleksandr Turchynov, braccio destro della pasionaria liberata due giorni fa, nominato presidente ad interim. Entro martedì nuovo governo di unità nazionale. Nazionalizzata la faraonica villa di Yanukovich (fotogallery), che ha tentato la fuga in Russia (articolo di A.Lesnevskaya)
Ucraina, è guerra
|
Dieci anni di manovre finanziarie
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||
Anno
|
Dimensione
manovra (1)
(milioni di euro)
|
Correzione
del deficit (2)
(milioni di euro)
|
Dimensione
manovra
(%
Pil)
|
Correzione
del deficit
(%
Pil)
|
Correzione
del deficit
procapite (3)
(euro)
|
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2000
|
8.728
|
1.239
|
0,7
|
0,1
|
+26
|
|
|
|
|
|
|
|
2001
|
9.968
|
-12.808
|
0,8
|
-1,0
|
-264
|
|
|
|
|
|
|
|
2002
|
18.610
|
9.100
|
1,4
|
0,7
|
+186
|
|
|
|
|
|
|
|
2003
|
17.210
|
12.300
|
1,3
|
0,9
|
+244
|
|
|
|
|
|
|
|
2004
|
18.110
|
11.970
|
1,3
|
0,9
|
+230
|
|
|
|
|
|
|
|
2005
|
22.350
|
22.460
|
1,6
|
1,6
|
+421
|
|
|
|
|
|
|
|
2006
|
27.420
|
20.450
|
1,8
|
1,4
|
+374
|
|
|
|
|
|
|
|
2007
|
35.880
|
15.110
|
2,3
|
1,0
|
+270
|
|
|
|
|
|
|
|
2008(a)
|
11.893
|
-5.742
|
0,8
|
-0,4
|
-99
|
|
|
|
|
|
|
|
2009(b)
|
29.985
|
9.935
|
2,0
|
0,7
|
+168
|
|
|
|
|
|
|
|
2010(c)
|
40.630
|
17.509
|
2,6
|
1,1
|
+290
|
|
|
|
|
|
|
|
2011(d)
|
67.948
|
44.902
|
4,3
|
2,8
|
+741
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
TOTALE
|
|
|
|
|
2.588
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2012(e)
|
40.030
|
30.730
|
2,4
|
1,9
|
507
|
|
|
|
|
|
|
|
2013(f)
|
47.762
|
45.033
|
2,8
|
2,7
|
743
|
|
|
|
|
|
|
|
2014(g)
|
20.000
|
20.000
|
1,1
|
1,1
|
330
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
TOTALE
|
|
|
|
|
1.580
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
(1) Maggiori risorse reperite = aumenti d'entrata e riduzioni di
spesa
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
(2) Effetti sul deFcit derivanti dalla manovra: miglioramento (+) o
peggioramento (-). Comprendono anche entrate extra come le
dismissioni del patrimonio
|
||||||||||||
(3) Rivalutati a prezzi costanti 2009 (per il 2010 si sono
considerati i prezzi 2009)
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||
(a) anno 2008: effetti della Finanziaria 2008 e del DL 112/2008
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
(b) anno 2009: effetti del DL 112/2008, del DL 185/2008, della
Finanziaria 2009, DL 78/2009 e DL 5/2009
|
|
|
|
|
||||||||
(c) anno 2010: effetti del DL 112/2008, del DL 185/2008, della
Finanziaria 2009, del DL 5/2009, del DL 78/2009, della Finanziaria
2010 e del DL 78/2010
|
||||||||||||
(d) anno 2011: effetti del DL 112/2008 della Finanziaria 2009, DL
185/2008, DL 5/2009, DL 78/2009, Finanziaria 2010, DL 78/2010 e
nuova manovra correttiva luglio 2011
|
||||||||||||
(e) anno 2012: effetti del DL 78/2009, Finanziaria 2010, DL 78/2010
e nuova manovra correttiva luglio 2011
|
|
|
|
|
||||||||
(f) anno 2013: effetti del DL 78/2010 e nuova manovra correttiva
luglio 2011
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||
(g) anno 2014: effetti nuova manovra correttiva luglio 2011
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Banche, così il governo anticipa di un anno il regalo da 4 miliardi di euro
All'indomani della cacciata dal Senato di Mister B., ancora a piede libero per la dimenticanza generale di questo popolo di rincoglioniti, avevamo parlato di come il Governo, nel silenzio più assoluto, avesse INCREDIBILMENTE PRIVATIZZATO LA BANCA D'ITALIA. (VEDERE : L'ULTIMA SVENDITA SILENZIOSA). Il Governo BURLETTA, infatti, con un bel decretino ad hoc fatto per rastrellare un miliardo di euro senza sforare IL DEFICIT DEL 3% SECONDO GLI OBBLIGHI DELLA LETTERA DRAGHI-TRICHET DEL 5 AGOSTO 2011( SOTTO IL IV GOVERNO BERLUSCONI), HA RIVALUTATO LE QUOTE DELLA BANCA D'ITALIA. Cosa significa?? Fino ad ieri, le quote della Banca d'Italia, PRIVATIZZATA DA AMATO NEL 1993 PER LA FAMOSA MANOVRA DA 94.000 MILIARDI DI LIRE FATTA PER LA BANCAROTTA DELLA LIRA SUL MERCATO MONETARIO,con temporanea uscita della stessa dallo SME,fruttavano lo 0,5% delle riserve. In soldoni il capitale originario della Banca d'Italia di 156.000 euro,mai toccato nemmeno da Amato,fruttava al massimo 70 milioni di euro agli azionisti privati come INTESA SAN PAOLO,UNICREDIT,POPOLARE DI MILANO,ecc. Incredibilmente, come descritto ne L'ULTIMA SVENDITA SILENZIOSA, il III Governo Berlusconi riesce a partorire l'unica legge buona in 20 anni: ovvero il ritorno in mani pubbliche di tutte le quote della Banca d'Italia detenute dalle merdose mani private. La legge, del 2005, non viene attuata. Non solo, nella notte del 27 novembre 2013, mentre tutti applaudono all'espulsione di Berlusconi dal merdoso Senato di Roma, Saccomanni fa un decretino che stabilisce La Banca d'Italia come una PUBLIC COMPANY, il solito neologismo inglese del cazzo PER DIRE CHE L'ISTITUTO DIVIENE A TOTALE PARTECIPAZIONE PRIVATA !!! Il termine english COMPANY non sta per "COSA PUBBLICA", ma per "APERTO AL PUBBLICO", cioè aperto a PINCO PALLA O VATTELAPESCA. Il patrimonio originario di 156.000 euro viene portato a 7.500.000.000 di euro !!! Non solo: il limite dello 0,5% sulle riserve viene portato al 6% così al posto dei 70 milioni di euro di utili si passa a 450 milioni di euro per la gioia di INTESA-SAN PAOLO,UNICREDIT,BPM,UBI,ecc. !!! Infine tutte le quote detenute dal pubblico vengono messe sul mercato a chi le vuole, ovvero BARCLAYS, CITYGROUP,DEUTCH BANK,PNB PARIBAS, perchè il soggeto non deve essere italiota ma comunitario !!! Tutto questo giro delle "tre tavolette" doveva garantire un miliardo allo stato e utili alle Banche private italiote con PERDITA TOTALE DELLA SOVRANITA' BANCARIA PUBBLICA DELLA BANCA D'ITALIA. Purtroppo non è bastato: BURLETTA ha dovuto imporre la retroattività al decreto per far incassare subito AD INTESA ED UNICREDIT una rivalutazione tra i 2,7 ed i 4 MILIARDI DI EURO !!!
“Il governo presenterà un emendamento per confermare che le modifiche allo statuto di Bankitalia sono valide a partire dal bilancio del 2013 – hanno rivelato i relatori al decreto legge Imu Bankitalia, Andrea Fornaro e Andrea Oliviero, entrambi in quota Partito Democratico. La proposta di modifica, che sarà presentata nell’aula di palazzo Madama, si rende necessaria perché il provvedimento è stato pubblicato nella gazzetta ufficiale del 31 dicembre e quindi, entrando in vigore il giorno successivo, si correva il rischio di poter applicare la misura solo a partire da quest’anno”.
Un rischio che evidentemente il sistema bancario italiano, sotto pressione per via della crisi del mattone, dei grandi debitori inadempienti e dell’arrivo di nuovi paletti internazionali, non può correre. L’intera faccenda non ha però mancato di generare malumori in Parlamento. Con Sel che non ha esitato a parlare di incostituzionalità del decreto legge.
”Questo ennesimo decreto in esame non risponde ai requisiti di costituzionalità per vari motivi – ha dichiarato il senatore Luciano Uras che ha posto la pregiudiziale di costituzionalità poi respinta dall’Aula. Si scrive dl Imu si legge dl Bankitalia. Infatti, si tratta in realtà della copertura di un’operazione ingannevole ed artificiosa a favore di una parte del sistema bancario italiano in vista di importanti scadenze europee, del tutto lontane ed estranee dalla necessità di ridefinire la governance dell’Istituto”. Uras ha contestato l’assenza di un vero dibattito politico procedendo “per decreto ad una riforma storica dell’assetto proprietario e della governance della Banca d’Italia che pregiudica palesemente la tutela del risparmio”.
Senza contare che il governo ha già trovato un compratore per le partecipazioni superiori alla nuova soglia di proprietà del 3/5%, cioè quelle di Intesa e Unicredit. E che il guadagno delle banche venditrici sarà tassato al 12% contro il 16% inizialmente previsto e il tradizionale 20 per cento. “Il testo che ci apprestiamo a votare, sottolinea il senatore M5S, Francesco Molinari è un regalo alle banche private e ai suoi padroni e una truffa ai danni del popolo italiano. Ormai la svendita delpatrimonio dello Stato per mantenere intatti gli sprechi di una classe politica corrotta non conosce limiti”.
L’aula del Senato ha approvato (9 gennaio) in prima lettura la conversione
in legge del discusso decreto che rivaluta le quote
di partecipazione al capitale della Banca d’Italia (1).
In questa fase, sono state introdotte modifiche opportune che, come giàavevamo
notato, seppelliscono l’idea iniziale di creare un libero mercato
internazionale delle “azioni” della banca centrale.
Nel frattempo, è stato reso noto (27 dicembre) il parere della Banca
centrale europea sulla bozza di decreto. Il parere richiede
“ulteriori dettagli” sul metodo di valutazione, che ha condotto alla cifra
di 7,5 miliardi per il capitale complessivo della Banca d’Italia, e
richiama il rispetto delle regole prudenziali e contabili europee nelle
operazioni di ricapitalizzazione che le banche italiane, azioniste della
Banca d’Italia, potranno fare sfruttando la rivalutazione delle loro
quote. Ma al di là di questi aspetti tecnici, quello che colpisce sono due
richiami espliciti, seppure formulati nel linguaggio soft dei
banchieri centrali.
Troppa fretta
A pagina 2 del parere leggiamo: “La Bce ha ricevuto la richiesta di consultazione il 22 novembre 2013, mentre il decreto legge è stato approvato il 27 novembre 2013”. Il Governo italiano ha dato solo tre giorni lavorativi alla Bce per emanare il parere che, secondo quanto previsto dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, doveva precedere l’approvazione del decreto. Ciò equivale in sostanza a “un caso di non consultazione”, ragion per cui “la Bce desidera richiamare l’attenzione del Ministero circa il rispetto della procedura di consultazione”. In altre parole, Mario Draghi (firmatario del parere in qualità di Presidente della Bce), ha dovuto tirare le orecchie al suo ex-collega Saccomanni, che prima di diventare Ministro sedeva al vertice della Banca d’Italia, parte dell’Eurosistema.
Possibili trasferimenti dalla Banca d’Italia alle banche azioniste
Ma veniamo a un aspetto di sostanza, anziché di procedura. Il decreto prevede un limite massimo alle singole quote, pari al 3 per cento del capitale della Banca (2). Esso autorizza la Banca d’Italia a effettuare operazioni di acquisto (temporaneo) delle proprie quote, presso quegli azionisti che detengano partecipazioni superiori a quel limite. A pagina 5 del parere si legge: “La Bce prende atto che la possibilità, per la Banca d’Italia, di effettuare tali operazioni, può comportare un trasferimento di risorse finanziarie agli azionisti”. In sostanza, la Bce richiama l’attenzione sul potenziale costo, a carico della banca centrale, di quelle operazioni a favore dei suoi azionisti. Poiché la Bce non quantifica questo costo, proviamo a farlo noi. Naturalmente, il costo effettivo dipenderà dalle decisioni del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Noi possiamo solo indicare una forchetta, che va da un minimo pari a zero, qualora il Consiglio decidesse di non fare alcuna operazione di riacquisto, a unmassimo indicato nella tabella sottostante. Gli importi massimi, indicati nella terza colonna della tabella, sono stati calcolati moltiplicando la quote di capitale che devono essere cedute da alcuni azionisti della Banca d’Italia (in pratica le partecipazioni in eccesso rispetto alla soglia del 3 per cento, indicate nella seconda colonna) per il valore nominale del capitale della Banca, che rappresenta il prezzo massimo d’acquisto da parte della Banca d’Italia. Come si vede, si tratta di importi rilevanti, che sommano a un totale di quasi 4,2 miliardi di euro (corrispondente a quasi il 56 per cento del capitale della Banca).
Trasferimento massimo a carico della Banca d’Italia, a favore di:

(1) Su questo sito siamo più volte intervenuti sull’argomento: si
vedano gli articoli raccolti nel dossier.
Si vedano anche gli interventi di Marco Onado e di Luigi Zingales sul
Sole-24-Ore del 20/12/2013.
(2) La soglia era pari al 5 per cento nel decreto originale; è
stata abbassata al 3 per cento in fase di conversione.
FUORI DAI COGLIONI !!!
http://www.youtube.com/watch?v=16Blgg3sLto
Confindustria, allarme prestiti a imprese
"Nel 2014 caleranno ancora di 8 miliardi"
"Ripresa
nel 2015 ma
solo se test Bce positivi"
Patto stabilità blocca
5 mld nelle
casse dei Comuni
IL MATTONE ALLO SPROFONDO,COME FRANA LA MILANO DA BERE
Per
l’ex re del mattone, Salvatore
Ligresti, l’inizio ufficiale della fine è partito da qui. Alla torre
Velasca, ventisette piani in centro a Milano, simbolo del boom
economico che non c’è più. Appartamenti in cima, uffici ai livelli più
in basso. Per metà sono inutilizzati e sfitti, ammettono in portineria
dopo un po’ di insistenza. La messa in vendita della torre, annunciata
nell’estate del 2010, aveva certificato il malandato stato di salute del
gruppo del costruttore siciliano che, con un ultimo colpo di coda prima
della resa, aveva cercato di fare cassa mettendo sul mercato i gioielli
di famiglia. A distanza di tre anni il fardello della proprietà, rimasta
invenduta, è passato sul groppone della Unipol delle
coop, che un anno fa ha rilevato dai costruttori siciliani oggi dietro
le sbarre tutto il gruppo Fondiaria
Sai. Mattone e debiti con le banche inclusi. E mentre le
intercettazioni degli inquirenti portano a galla affermazioni
inquietanti come quella dell’ex ad di FonSai, Fausto
Marchionni, sul fatto che se dovesse venire a galla “tutta la
storia della parte immobiliare e della corruzione viene fuori un casino”,
il settore immobiliare, a Milano come in tutta Italia, è nel pieno di
una crisi nerissima. E l’andamento non sarà certo aiutato dal fatto che
la crescita esponenziale dei fallimenti delle imprese (3.500 le
procedure avviate in Italia nel primo trimestre 2013 secondo ilCerved,
con un aumento annuo del 12%) sta portando sul mercato, via aste
giudiziarie, una marea di immobili. Che rischia di abbattersi come uno
Tsunami sulle fragili fondamenta del sistema bancario italiano, sempre
più vicino a un doloroso confronto con il crollo vertiginoso del valore
delle garanzie immobiliari ricevute per i prestiti. Come
ben sa la Banca
d’Italia che sta da
tempo passando al lentino il portafoglio di crediti degli istituti
italiani. E mentre via
Nazionale ispeziona, la criminalità organizzata aspetta pazientemente
alla finestra.
IL MATTONE VA A PICCO. Soltanto a Milano nuovi maxi quartieri stanno nascendo come funghi in tutta la città. Il caso del capoluogo lombardo è un esempio piuttosto calzante di una tendenza che fa pensare, mentre la città per ora si limita a prendere atto del fatto che i padroni del mattone non sono più i costruttori di un tempo, ma le banche e le grandi assicurazioni che in passato li hanno finanziati a piene mani o più semplicemente affiancati. E che, con il loro tracollo, sono rimaste imbrigliate in progetti che oggi sembrano essere stati concepiti non pochi anni fa, ma ere geologiche lontane nel tempo, quando si pensava che il mattone fosse una pietra filosofale. Poco importa che il sogno si sia rivelato un incubo: tra un fallimento e l’altro, le gru continuano a sollevare i loro carichi di cemento.
Amministrative, Livorno e lo spettro del ballottaggio: tra M5s e il rosso “sbiadito”
Il boom dei Cinque Stelle nei quartieri popolari, la moltiplicazione di liste civiche e da ultimo la difficoltà del Pd a trovare un candidato: la culla del Pci per la prima volta potrebbe scegliere il sindaco solo al secondo turno
Tutti lo pensano, qualcuno lo sussurra, per il Pd aleggia come uno spettro: a Livorno il rischio è che le amministrative si decidano al ballottaggio. Nella città che vide la nascita del Pci (il 21 gennaio di 93 anni fa) l’egemonia rossa che ha resistito fino all’ultimo periodo dei Ds è ormai uno sbiadito ricordo: non c’è nemmeno più un ministro come Mariastella Gelmini a ricordare la storia ai livornesi. La frammentazione del centrosinistra, la proliferazione di liste civiche e il recenteboom grillino potrebbero togliere voti al Pd e costringerlo al secondo turno. Con tutte le incognite del caso. Da capire se il centrodestra saprà approfittarne: negli ultimi 5 anni si è assistito a una guerra intestina senza esclusione di colpi e ancora oggi il gruppo consiliare è spaccato in tre tronconi. “Vogliamo portare il Pd al ballottaggio” dichiara il segretario provinciale del Pdl-Forza Italia Paolo Barabino. E le voci di un’eventuale candidatura di Altero Matteoli non sono mai tramontate.
Nel 2009 il sindaco Alessandro Cosimi evitò il second turno elettorale con Marco Taradash del Pdl grazie al 51,4% dei voti (furono il 55% nel 2004) e l’appoggio di Idv, Sel e la lista civicaLivorno città aperta, vicina alle posizioni dell’Arci. Il flop del Pd alle ultime politiche (39% in città contro il 27% dei grillini) suona come un campanello d’allarme. Il segretario del Pd Jari De Filicaia, cuperliano di ferro, frena (“se si raffrontano i dati del 2013 con le amministrative del 2009 il Pd guadagna più di mille voti”) e minimizza: “I tempi sono cambiati, il ballottaggio non sarebbe la fine del mondo e non potrebbe essere interpretato come una sconfitta”.
I tempi sono cambiati davvero: l’ex “partitone” non riesce più a sfondare nei quartieri popolari e tra le fasce sociali più deboli. Senza contare che alle primarie dello scorso 8 dicembre il 70% dei votanti ha incoronato Matteo Renzi: soltanto un anno prima i sostenitori del sindaco fiorentino avevano ricevuto una sonora sconfitta a opera del fronte bersaniano. Nonostante ciò la maggioranza dell’assemblea locale del Pd è ancora in mano per il 67% ai cuperliani. Sul fronte del candidato sindaco (l’obiettivo è allestire primarie di coalizione) il Pd finalmente ha trovato qualcuno che ha detto sì: Marco Ruggeri, 40 anni, capogruppo democratico in Regione, ex segretario della Federazione livornese, turnista allo stabilimento Eni di Stagno, a nord della città. L’unico sfidante al momento è il ricercatore dell’Università di Lisbona Luca Bussotti. Un quadro completato a fatica: nessuno, fino a una decina di giorni dalla scadenza dei termini per la raccolta firme a sostegno delle candidature, sembrava aver voglia di guidare Livorno. In molti avevano rifiutato: l’ultimo era stato lo scienziato Paolo Dario. Prima di lui avevano detto no l’ex ad del TirrenoGiuseppe Angella, il costituzionalista Emanuele Rossi, l’assessore regionale al lavoroGianfranco Simoncini, l’editorialista di Repubblica Concita De Gregorio.
Nel frattempo i vertici del Pd hanno avviato il confronto con le altre forze del centrosinistra per definire la nuova coalizione: l’impresa non è però facile. Nessuna intesa possibile con i 5 Stelle: “Hanno sempre rifiutato il dialogo” taglia corto De Filicaia. Ma proprio i grillini potrebbero essere l’ago della bilancia. Anche in casa Grillo però non è tutto rosa e fiori. Lo scorso settembre il movimento si è scisso a causa di divergenze interne. “Abbiamo perso tempo prezioso” si rammaricaChristian Balloni, esponente dell’ala minoritaria. Ancora non è chiaro se i 5 Stelle si riuniranno in una unica lista. “Il nostro obiettivo – afferma l’attivista Stella Sorgente – è portare il Pd al ballottaggio. Stiamo lavorando al programma”. E se i grillini restassero fuori dal secondo turno? “Non daremo indicazioni di voto”.
Un’altra grande incognita è rappresentata dall’effetto che potrà avere sull’elettorato la proliferazione di liste civiche e movimenti di centrosinistra: alcune dialogheranno con il Pd, altre si dicono in netta opposizione. L’associazione Buongiorno Livorno si dichiara ad esempio alternativa al Pd così come Livornolibera. Anche Uniti per cambiare Livorno e Progetto per Livorno non hanno risparmiato dure critiche ai Democratici. In controtendenza sembrano invece Livorno Democratica e Confronto (guidata dall’ex sindaco Gianfranco Lamberti). L’elettorato del centrosinistra appare insomma assai frazionato. La corsa per la conquista di Palazzo civico è appena iniziata. Se – per la prima volta nella storia – con un ballottaggio si vedrà.
crollano dopo la diffusione dei conti
Avvio pesantissimo a piazza Affari per la società telefonica e la holding pubblica. L'ad Pansa: "Il nostro problema ha un nome Ansaldo Breda"
Rating, S&P declassa la Francia
Moscovici: "Sono giudizi inesatti"
Downgrade da AA+ a AA, il governo insorge. L’outlook passa da negativo a stabile. Il giudizio sulla Francia “rimane tra i migliori al mondo”, ha detto il premier Ayrault
La Cancellieri intercettata
rassicura i Ligresti
"Contate pure su di me" Poi in Parlamento finisce a
tarallucci e vino...
Rivelate da Repubblica chiamate tra i familiari e il ministro
Resa pubblica anche la trascrizione delle chiamate agli atti
Italia, un cimitero di croci del lavoro
Ecco la mappa della crisi in Italia:VERSO
IL BUCO NERO
Sono circa 150 i tavoli di crisi aperti (leggi). E le industrie risparmiano sulla manodopera (articolo di F.Tamburini). Il Fatto Quotidiano ha iniziato a mappare la situazione (grafico di P.Balani). Scrivi la tua storia a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it
Disoccupazione, due milioni di richieste
Record di giovani senza lavoro: 41,6%
Domande su del 32% nel 2013. In totale sono 659mila gli under 24 disoccupati. E le ore di cassa integrazione tornano a superare il miliardo
Province: via i politici, i costi restano
ano a decadere (nel 2014 saranno 54) e al posto dei presidenti ecco i
commissari (stipendiati)
Ma il ddl Delrio viaggia a rilento. E per la Corte dei Conti
l'abolizione non servirà a tagliare le spese.
Le Province continuano a decadere: 11 nel 2013, 54 nel 2014.
Spariscono presidenti e consigli ed ecco i commissari del governo
(retribuiti). Ma una legge per l'abolizione ancora non c'è e la strada
in Parlamento del testo del ministro Delrio pare complicata. La Corte
dei Conti è scettica: i costi potrebbero rimanere gli stessi e in
certi casi aumentare. Infine il rischio che accada come in Sicilia.
Dove potrebbero risorgere
Confindustria: "Crisi, poveri raddoppiati
Recessione infinita, danni da guerra"
Dal 2007 persi 1,8 milioni di posti di lavoro, gli indigenti sono 4,8
milioni. E la ripresa è "sul filo
del rasoio, rischio cedimento tenuta sociale". La Legge di stabilità?
"Ha un impatto piccolo su Pil"
I poveri in Italia toccano quota 4,8 milioni, il doppio rispetto all’inizio della crisi, a fine 2007. I posti di lavoro persi sono 1,8 milioni. E’ la stima il Centro studi di Confindustria. "La profonda recessione è finita, i suoi effetti no", avverte l'associazione imprenditoriale. Parlare di ripresa è "per molti versi improprio" perché il "Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale". Danni "commisurabili solo con quelli di una guerra"
Wto, si è svegliata la bella addormentata di Doha:CONTRO PROTEZIONISMO E ULTRANAZIONALISMO DESTROIDE
La Bella Addormentata nel Bosco della globalizzazione ha
aperto gli occhi con un sospiro. Giaceva da anni dimenticata, affidata
alle cure disperate di pochi inguaribili devoti. Invece il Doha
Round del Wto a Bali ha
prodotto un guizzo da sceneggiatura almodovariana.
La bestia nera dei No-Global
(movimento mestamente vaporizzatosi, al pari degli Indignados e di Occupy
Wall Street) era bloccato da virulente diatribe tra paesi emergenti e
sviluppati nonché dal populismo protezionista, melma ideologica in cui
adorano sguazzare i retrogradi di destra e di sinistra.
Poi il nuovo direttore generale, il brasiliano Roberto
Azevêdo concentrandosi su pochi punti, in tre mesi ha risolto il rebus
su cui i predecessori avevano agonizzato per 11 interminabili anni.
Dal punto di vista meramente economico, l’accordo non
tratteggia mutamenti epocali, ma
liberalizza il commercio dei beni trascurando i servizi che
stanno a cuore alle economie avanzate) in due modi:
1) Procedure più efficienti e rapide alle dogane, trasparenza, lotta alla
corruzione, informatizzazione della burocrazia eccetera
2) La diminuzione dei sussidi all’agricoltura, esenzioni per i programmi
di sicurezza alimentare e minori restrizioni alle esportazioni di cotone
dai paesi poveri.
L’impulso all’economia mondiale è valutato in un trilione di dollari (MILLE MILIARDI DI DOLLARI), ma è la valenza politica a dominare. Nonostante la crisi devastante, 159 nazioni (inclusi irriducibili come Venezuela, Argentina, Cuba e Nicaragua) hanno resistito al riflesso condizionato delle ricette protezioniste, e sottoscritto il principio che per reagire alla crisi va estesa la libertà economica.
Ora sarà più facile aggirare le Maginot politiche che sbarrano l’accordo su settori chiave come telecomunicazioni, finanza, tecnologia e quant’altro. Quasi sicuramente si intensificheranno i negoziati regionali come quello sull’area di libero scambio transatlantica, capaci di dare un impulso potente alla crescita e ricacciare nella pattumiera della Storia i rigurgiti autarchici.
Il muro delle Sparkassen tedesche:417 CASSE DI RISPARMIO LOCALI CHE
TRATTENGONO 1000 MILIARDI DI EURO FUORI CONTROLLO BCE, DI QUESTI , 67
MILIARDI SONO ANDATI A COPRIRE I BUCHI DELLE LANDESBANKEN SPROFONDATE
SOTTO I COLPI DEI SUBPRIME
contro una piena unione bancaria
La Germania è riuscita a tenere le sue 417 casse locali, di proprietà pubblica, fuori dai meccanismi di supervisione della Bce. Ma nel complesso questa rete di istituti ha attivi per mille miliardi. Trascurata così la lezione delle Landesbanken, le casse regionali: per salvarle Berlino ha speso più soldi (67 mld) di quelli a disposizione dell'intero fondo di salvataggio Ue
ROMA - I soliti
tedeschi che, pur di non correre il rischio di dover sborsare un solo euro
per conto di un istituto straniero, stanno sabotando e castrando l'unione
bancaria europea, rendendola inutile, se non dannosa? Il giudizio, assai
diffuso dopo le ultime contorte trattative sulla futura regolamentazione
delle banche europee, è, in realtà, ingeneroso. Nella cocciuta,
insormontabile resistenza tedesca ai progetti di integrazione bancaria
europea, la diffidenza e l'avarizia non sono gli elementi cruciali. Per i
politici di Berlino, di qualsiasi colore, si è trattato soprattutto di
difendere un intero sistema politico: quello costruito e alimentato dalle
Sparkasse, le Casse di risparmio.
Le 417 Sparkassen sono, insieme, il sale e il lubrificante della
politica tedesca. Di proprietà pubblica, riversano al pubblico i loro
profitti, ma, soprattutto, con le loro attività locali di beneficenza
finanziano molte delle più vistose iniziative (dalla squadra di calcio al
parco per bambini) delle amministrazioni locali nonché il grosso delle
imprese locali. Chi ricorda le Casse di risparmio italiane della prima
Repubblica ha un'idea dell'intreccio strettissimo che, attorno a questi
istituti, si crea fra politica locale, nazionale e finanza. Su questa
trincea, i politici tedeschi non hanno ceduto un centimetro. Un fondo
comune europeo di assicurazione dei depositi non si farà, perché le
Sparkassen non vogliono rinunciare al loro fondo di categoria e non
vogliono che i loro soldi vengano utilizzati
per salvare banche estranee. Le regole europee sulle riserve obbligatorie
di capitale per loro non saranno applicate, consentendo alle Sparkassen di
risparmiare miliardi di euro. Infine, continueranno ad essere sorvegliate
da controllori tedeschi e non da quelli della Bce. Berlino ha infatti
ottenuto che gli uomini di Draghi si occupino solo di banche con più di 30
miliardi di euro di attivo, soglia che supera una sola cassa di risparmio
(quella di Amburgo).
Non è un'esclusione marginale, perché, tutte insieme, le Sparkassen hanno
attivi per mille miliardi di euro, su un totale, per tutte le banche
europee, di 27 mila miliardi: stiamo quindi parlando del 3-4 per cento
dell'intero sistema bancario europeo. Inoltre, il trattamento
preferenziale delle Sparkassen ha fondamenta assai poco solide. Le banche
sono tenute ad una gestione prudenziale ed agiscono solo a livello locale,
ma questo non ha impedito, negli Usa di Reagan o nella Spagna di questi
anni, crisi drammatiche di istituti del tutto analoghi. Basta che esploda
una bolla immobiliare e i tassi d'interesse salgano all'improvviso:
improbabile oggi, ma non domani. Infine, l'anello debole del sistema è la
sua proiezione extralocale: le Landesbanken, emanazione, insieme, delle
Sparkassen e dei governi regionali. E' attraverso le Landesbanken che lo
sbandierato localismo delle Sparkassen si affaccia sui mercati
internazionali.
Con esiti che sono stati disastrosi. Le Landesbanken sono state fra i
protagonisti negativi della bolla dei subprime e ne sono state travolte.
Poiché fanno parte del sistema Sparkassen è intervenuto l'apposito fondo
di salvataggio (quello preservato nei confronti della futura unione
bancaria). Ma le Landesbanken erano troppo grosse ed è dovuto intervenire
il governo di Berlino. Sborsando, per il salvataggio di queste medie
banche regionali, dalle tasche dei contribuenti tedeschi, ben 67 miliardi
di euro. Ora, per capire perché molti pensano che l'unione bancaria che
verrà trionfalmente presentata la prossima settimana sia solo una scatola
vuota, basta confrontare quei 67 miliardi con le disponibilità teoriche
massime del fondo di salvataggio europeo (quello che si deve confrontare
con 27 mila miliardi di attivi): 55 miliardi di euro. E neanche subito.
Fra dieci anni.
L'ULTIMA SVENDITA SILENZIOSA:LA BANCA D'ITALIA
FUORI DAI COGLIONI !!!
GLI DARANNO FUOCO?
A Generali il 100% di Citylife.
Allianz rileva la torre Isozaki
Approvato il nuovo piano industriale del progetto immobiliare in costruzione a Milano. Le due società assicurative hanno concordato un investimento diretto nelle torri realizzate dall'archistar giapponese
Crisi, Cgia: “Crollato il popolo delle partite Iva: 400mila in meno in 5 anni”
. |
La Bce taglia a sorpresa i tassi
nuovo minimo storico allo 0,25%
Draghi: "Usiamo ogni strumento possibile"
Le borse
festeggiano tranne Milano in caduta libera, in calo lo spread
Euro giù. Il Pil Usa sale del 2,8 per cento
L'EUROPA DEL FRANCO/SUD CONTRO L'EUROPA DEL NORD??
Borsa, Telecom e Finmeccanica
crollano dopo la diffusione dei conti
Avvio pesantissimo a piazza Affari per la società telefonica e la holding pubblica. L'ad Pansa: "Il nostro problema ha un nome Ansaldo Breda"
Rating, S&P declassa la Francia
Moscovici: "Sono giudizi inesatti"
Downgrade da AA+ a AA, il governo insorge. L’outlook passa da negativo a stabile. Il giudizio sulla Francia “rimane tra i migliori al mondo”, ha detto il premier Ayrault
La Cancellieri intercettata
rassicura i Ligresti
"Contate pure su di me" Poi in Parlamento finisce a
tarallucci e vino...
Rivelate da Repubblica chiamate tra i familiari e il ministro
Resa pubblica anche la trascrizione delle chiamate agli atti
Nel luglio di quest'anno, l'Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha pubblicato un resoconto degli ultimi Dieci anni di manovre finanziarie, con l'intento di comprendere quanto, ad ogni italiano, siano costate. Il risultato è un corposo 2588 euro. Ogni singolo italiano, uomini, donne, vecchi e bambini, ha dunque versato, oltre alle tasse, la bellezza di 2588 euro per le manovre correttive. Ovvio che non tutti gli italiani le hanno pagate allo stesso modo e, a volte, usando la statistica, si finisce per fare la fine del pollo di Trilussa [vedi fondo pagina].Berlusconi ha ritirato i ministri dal governo. L'impalcatura costruita da Napolitano a colpi di rielezione, di saggi comprati al mercato della politica, di gestione presidenziale del Parlamento, è crollata. Non era necessario un indovino per prevederlo. L'Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenarioche sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito. Napolitano deve rassegnare le dimissioni. E' a lui che dobbiamo questo impasse. Alle sue alchimie va attribuito lo sfacelo istituzionale attuale. Napolitano non poteva non sapere che un governo di larghe intese con un potenziale delinquente finisse nel peggiore dei modi. Vi ricordate l'entusiasmo e il sorriso di Berlusconi, i suoi applausi felici alla nomina di Napolitano alla Camera? Lo aveva eletto lui, lo aveva votato il pdl composto da suoi impiegati. Berlusconi sembrava ringiovanito, aveva evitato gli iceberg, per lui mortali, rappresentati da Rodotà e Prodi, quest'ultimo fottuto dagli uomini di D'Alema e Renzi dietro il rifugio vergognoso del voto segreto. Napolitano bis è una creatura di Berlusconi. Qualcuno può negarlo? E Letta, che passerà alla storia minima del nostro Paese per non aver mai deciso una cippa, è stato scelto dalla coppia Napolitano&Berlusconi. Un fiasco colossale. L'Italia ha perso un anno a gingillarsi mentre l'economia stava precipitando. Rinvio dopo rinvio questi parassiti hanno tirato a campare mentre l'Italia tirava le cuoia. L'ultimo regalo l'assurdo aumento dellIVA che colpirà le classi sociali più deboli. Un cambiamento immediato è necessario. Bisogna tornare al voto. Gli italiani devono poter decidere se vivere o morire. Rien ne va plus. Le nostre aziende stanno morendo. Telecom Italia è stata comprata da Telefonica con un pugno di euro nel silenzio del governo e della Consob, Cosa rimane? Eni, Enel e Finmeccanica messe all'asta da Capitan Findus Letta per rimandare la fine del Sistema. Poco altro. Bisogna andare al voto per vincere e salvare l'Italia. E' l'ultimo treno. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti. In alto i cuori.
Dieci anni di manovre finanziarie
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||
Anno
|
Dimensione
manovra (1)
(milioni di euro)
|
Correzione
del deficit (2)
(milioni di euro)
|
Dimensione
manovra
(%
Pil)
|
Correzione
del deficit
(%
Pil)
|
Correzione
del deficit
procapite (3)
(euro)
|
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2000
|
8.728
|
1.239
|
0,7
|
0,1
|
+26
|
|
|
|
|
|
|
|
2001
|
9.968
|
-12.808
|
0,8
|
-1,0
|
-264
|
|
|
|
|
|
|
|
2002
|
18.610
|
9.100
|
1,4
|
0,7
|
+186
|
|
|
|
|
|
|
|
2003
|
17.210
|
12.300
|
1,3
|
0,9
|
+244
|
|
|
|
|
|
|
|
2004
|
18.110
|
11.970
|
1,3
|
0,9
|
+230
|
|
|
|
|
|
|
|
2005
|
22.350
|
22.460
|
1,6
|
1,6
|
+421
|
|
|
|
|
|
|
|
2006
|
27.420
|
20.450
|
1,8
|
1,4
|
+374
|
|
|
|
|
|
|
|
2007
|
35.880
|
15.110
|
2,3
|
1,0
|
+270
|
|
|
|
|
|
|
|
2008(a)
|
11.893
|
-5.742
|
0,8
|
-0,4
|
-99
|
|
|
|
|
|
|
|
2009(b)
|
29.985
|
9.935
|
2,0
|
0,7
|
+168
|
|
|
|
|
|
|
|
2010(c)
|
40.630
|
17.509
|
2,6
|
1,1
|
+290
|
|
|
|
|
|
|
|
2011(d)
|
67.948
|
44.902
|
4,3
|
2,8
|
+741
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
TOTALE
|
|
|
|
|
2.588
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2012(e)
|
40.030
|
30.730
|
2,4
|
1,9
|
507
|
|
|
|
|
|
|
|
2013(f)
|
47.762
|
45.033
|
2,8
|
2,7
|
743
|
|
|
|
|
|
|
|
2014(g)
|
20.000
|
20.000
|
1,1
|
1,1
|
330
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
TOTALE
|
|
|
|
|
1.580
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
(1) Maggiori risorse reperite = aumenti d'entrata e riduzioni di
spesa
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
(2) Effetti sul deFcit derivanti dalla manovra: miglioramento (+) o
peggioramento (-). Comprendono anche entrate extra come le
dismissioni del patrimonio
|
||||||||||||
(3) Rivalutati a prezzi costanti 2009 (per il 2010 si sono
considerati i prezzi 2009)
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||
(a) anno 2008: effetti della Finanziaria 2008 e del DL 112/2008
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
(b) anno 2009: effetti del DL 112/2008, del DL 185/2008, della
Finanziaria 2009, DL 78/2009 e DL 5/2009
|
|
|
|
|
||||||||
(c) anno 2010: effetti del DL 112/2008, del DL 185/2008, della
Finanziaria 2009, del DL 5/2009, del DL 78/2009, della Finanziaria
2010 e del DL 78/2010
|
||||||||||||
(d) anno 2011: effetti del DL 112/2008 della Finanziaria 2009, DL
185/2008, DL 5/2009, DL 78/2009, Finanziaria 2010, DL 78/2010 e
nuova manovra correttiva luglio 2011
|
||||||||||||
(e) anno 2012: effetti del DL 78/2009, Finanziaria 2010, DL 78/2010
e nuova manovra correttiva luglio 2011
|
|
|
|
|
||||||||
(f) anno 2013: effetti del DL 78/2010 e nuova manovra correttiva
luglio 2011
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||
(g) anno 2014: effetti nuova manovra correttiva luglio 2011
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
Popolazione residente al 31 dicembre dell'anno precedente
|
Cassazione: "B. ideò il sistema illecito"
Lui: "Sentenza allucinante sul nulla"
IL MATTONE ALLO SPROFONDO,COME FRANA LA MILANO DA BERE
Per
l’ex re del mattone, Salvatore
Ligresti, l’inizio ufficiale della fine è partito da qui. Alla torre
Velasca, ventisette piani in centro a Milano, simbolo del boom
economico che non c’è più. Appartamenti in cima, uffici ai livelli più
in basso. Per metà sono inutilizzati e sfitti, ammettono in portineria
dopo un po’ di insistenza. La messa in vendita della torre, annunciata
nell’estate del 2010, aveva certificato il malandato stato di salute del
gruppo del costruttore siciliano che, con un ultimo colpo di coda prima
della resa, aveva cercato di fare cassa mettendo sul mercato i gioielli
di famiglia. A distanza di tre anni il fardello della proprietà, rimasta
invenduta, è passato sul groppone della Unipol delle
coop, che un anno fa ha rilevato dai costruttori siciliani oggi dietro
le sbarre tutto il gruppo Fondiaria
Sai. Mattone e debiti con le banche inclusi. E mentre le
intercettazioni degli inquirenti portano a galla affermazioni
inquietanti come quella dell’ex ad di FonSai, Fausto
Marchionni, sul fatto che se dovesse venire a galla “tutta la
storia della parte immobiliare e della corruzione viene fuori un casino”,
il settore immobiliare, a Milano come in tutta Italia, è nel pieno di
una crisi nerissima. E l’andamento non sarà certo aiutato dal fatto che
la crescita esponenziale dei fallimenti delle imprese (3.500 le
procedure avviate in Italia nel primo trimestre 2013 secondo ilCerved,
con un aumento annuo del 12%) sta portando sul mercato, via aste
giudiziarie, una marea di immobili. Che rischia di abbattersi come uno
Tsunami sulle fragili fondamenta del sistema bancario italiano, sempre
più vicino a un doloroso confronto con il crollo vertiginoso del valore
delle garanzie immobiliari ricevute per i prestiti. Come
ben sa la Banca
d’Italia che sta da
tempo passando al lentino il portafoglio di crediti degli istituti
italiani. E mentre via
Nazionale ispeziona, la criminalità organizzata aspetta pazientemente
alla finestra.
IL MATTONE VA A PICCO. Soltanto a Milano nuovi maxi quartieri stanno nascendo come funghi in tutta la città. Il caso del capoluogo lombardo è un esempio piuttosto calzante di una tendenza che fa pensare, mentre la città per ora si limita a prendere atto del fatto che i padroni del mattone non sono più i costruttori di un tempo, ma le banche e le grandi assicurazioni che in passato li hanno finanziati a piene mani o più semplicemente affiancati. E che, con il loro tracollo, sono rimaste imbrigliate in progetti che oggi sembrano essere stati concepiti non pochi anni fa, ma ere geologiche lontane nel tempo, quando si pensava che il mattone fosse una pietra filosofale. Poco importa che il sogno si sia rivelato un incubo: tra un fallimento e l’altro, le gru continuano a sollevare i loro carichi di cemento.
Lega, il salto di Salvini. Dai Comunisti padani all’amicizia con l’estrema destra.
Legge stabilità, sindacati in piazza
Scontri a Torino, due feriti Foto
Camusso: "Non dà lo shock che ci serve" vd
Manifestazioni in tutta Italia / RNews Mania
Scontri a Venezia, alcuni agenti feriti Video
Inps: “Pensioni, il 45% sotto mille euro”
Eurostat, 1 italiano su 3 a rischio povertà.
Ritratto di un paese che sopravvive alla crisi
Boom giovani 'in fuga' all'estero: +28% in un anno.
Iva, gettito giù di oltre 3 miliardi
Eurostat: per l'Italia
è allarme povertà
a rischio 18 milioni
30% della popolazione
Eurozona, peggio solo Grecia
Inps: potere d'acquisto
delle famiglie con la crisi
è crollato del 10%
P.A.: -130 mila dipendenti
Pensioni, quasi una su due
è inferiore ai mille euro
Il potere d'acquisto delle famiglie nei 4 anni di crisi è crollato del 9,4%. Nello stesso anno, secondo l'agenzia di statistica europea, dopo la Grecia, l'Italia è stato il paese dell'eurozona dove lo spettro dell'esclusione sociale è stato il più alto
MENTRE I COMPAGNI SI SCANNANO...
I partiti hanno truffato gli italiani. Gli hanno estorto 2,3 miliardi di euro di finanziamenti pubblici nonostante il voto contrario di un referendum.
|
LA FACCIA DI MERDA MOROSA E
CORRUTTRICE,PROSSIMO IMPUTATO PER CORRUZIONE DI TESTIMONI DOPO IL MITICO
MILLS,IL RE OFF SHORE PRESCRITTO EX CIRIELLI, NON PAGA GLI AFFITTI, NONO
VUOLE PAGARE LA BUONAUSCITA AL SUO LECCACULO STORICO GALLIANI,VUOLE LO
SCONTONE DALL'EX MOGLIE

|
Disoccupazione record
e tra i giovani balza al 41,2%
Dai dati Istat nessun segno di ripresa
e lancia l'allarme per gli scoraggiati
"Un milione solo tra 18 e 29 anni"Disoccupazione,
a ottobre arriva al 12,5%: resta al top dal 1977
"Vengo anch'io a fare la carità ai poveri"
Il mistero del Papa elemosiniere
Le confidenze di mons. Krajewsk
Sardegna in ginocchio, il maltempo fa strage vd
16 morti, 4 travolti dal ponte. 1 disperso video
Dal 2010 decine di morti per maltempo in Garfagnana,Versilia,Messinese,Genova,Marche.
In Sardegna una calamità simile non accadeva dal 1700.
E' crollato vicino Olbia. Paesi isolati per ore / Fotoracconto
Foto La
mareggiata a Cagliari / Twitter 

Irlanda, lo scudo anti-spread ora pare un bluff
LA NECESSITA' IMPROROGABILE DI RIDISCUTERE I PATTI
COLLABORAZIONISMO E CESSIONE DI SOVRANITA' POLITICA,ECONOMICA E MONETARIA:dal Cavaliere di Arcor al Quisling Letta
Coop e finanza, la mina Unipol Banca si fa sempre più pericolosa
, |
CANNIBALIZZAZIONE DI TELECOM ED RCS...
La raccolta delle firme non basta:
Rcs ha venduto la sede del Corriere
La casa editrice milanese ha firmato il contratto preliminare che prevede il passaggio dello storico immobile di via Solferino al fondo americano Blackstone per 120 milioni. In rete la protesta dei giornalisti
. |
Deflazione, la nuova minaccia per tutti i debitori dell’Eurozona
I prezzi sono piatti, ma i consumi non ripartono e l'economia si avvita mentre i Paesi ad alto debito vengono soffocati dagli interessi. Soltanto la Bce può fare qualcosa
Processo sanità, "Formigoni in vacanza
11 volte con Guarischi tra 2009 e 2013"
Dagli atti era emerso che l'ex consigliere regionale arrestato avrebbe speso circa 65mila euro in jet ed elicotteri per portare in giro l'allora governatore lombardo
Terra fuochi, così parlava
il pentito Schiavone
"Tra venti anni
rischiano tutti di morire"
Reportage I padroni sono i rifiuti
Air France-Klm: "Alitalia vale zero"
E mette nei guai le banche creditrici
Agenzia viaggi: "Biglietti a rischio"
"Troppa incertezza". L'azionista franco-olandese azzera il valore delle sue azioni in bilancio (leggi) e toglie garanzie agli istituti italiani, che hanno un credito di 1,2 miliardi e stanno prestando altri 200 milioni. Intanto i clienti della compagnia vengono allertati, ma la società minimizza (di S. Feltri)
L'ESTREMA NECESSITA'
No al Napolitellum, sì all'impeachment per Napolitano
BEPPE GRILLO ED IL MOVIMENTO NE HA PIENI I COGLIONI
VERSO IL COLPO DI STATO ALL'ITALIOTA
Vendita di Valentino, ok al patteggiamento:
164mila euro a Marzotto e Donà delle Rose
Nozze FonSai-Unipol, al via la fusione a freddo che piace a Mediobanca
Unipol-FonSai, controllore della gestione: “Far quadrare i conti a tutti i costi:Unipol NON HA abbastanza riserve ma noi le faremo saltare fuori con un gigantesco maneggio...”
Nozze Unipol – FonSai affidate a chi per anni ha avallato i bilanci falsi dei Ligresti
Inchieste del Fatto su Unipol e Coop
E l'assicurazione rossa leva la pubblicità
Ilfattoquotidiano.it e Il Fatto Quotidiano si sono occupati di Unipol e delle cooperative rosse che la controllano. Il gruppo assicurativo, anzichè chiarire gli interrogativi, ha sospeso la campagna pubblicitaria sul nostro giornale online. Scelta legittima che non ci intimorisce. Anzi offre l'occasione per ringraziare i nostri abbonati e gli utenti sostenitori che rafforzano la nostra indipendenza
L'Italia non è più tra gli 8 Grandi, superata nel Pil anche dalla Russia
Solo nona, entro 5 anni fuori dalla top ten
Brasile settimo. Presto superati da India e Canada
Wall Street, giro di vite sulle banche. Multa da 6 miliardi per Bank of America
Rcs, sciolto il patto.FRANA IL CUORE DEL CAPITALISMO DEI SALOTTI BUONI
ITALIOTA. UN ALTRO BASTIONE VERSO IL CROLLO
Merloni: "Liberi tutti"DAL RISCHIO FALLIMENTO ALLA VENDITA DELLA SEDE
STORICA DI VIA SOLFERINO
Federal Reserve, il mondo nelle mani della signora del dollaro
PayPal smaterializza lo shopping:
compreremo con la nostra identità
Poste in Alitalia, la discontinuità di Letta
è una banca pubblica che salva i privati
Crac Ligresti, ecco il piano delle banche per recuperare i crediti perduti
Motor Show 2013 annullato a Bologna: “Costretti dall’assenza degli espositori”
DOPO UN MESE Giunta vota a maggioranza: "B. decada, MA NON DECADE, ORA C'E' UN ALTRO MESE PER VOTARE IN SENATO LA DECADENZA EFFETTIVA.
"Dieci anni per salvare il pianeta".
L'allarme degli scienziati dell'Onu
Telecom Italia diventa spagnola
LA FORESTA PIETRIFICATA DELLO PSEUDO CAPITALISMO ITALIOTA
Rapporto della Commissione europea: 'Iberici più competitivi, Roma ha deindustrializzato troppo'
La nave mostro che inghiottirà la Concordia
Già prenotata: è la carta segreta per la rimozione. Da oggi i robot a caccia dei dispers. Intanto Schettino studia le carte in vista del processo. Gli amici: è affranto e abbattuto . I porti italiani continuano a litigare, ma prende quota l'opzione estero. Il ministro Andrea Orlando, ministro dell'Ambiente: "Piombino resta in pole position"
Concordia, nella notte del Giglio la tragedia si trasforma in impresa (e spettacolo),16-09-2013
La strategia dei francesi per avere Alitalia
spendendo due soldi. Azionisti divisi
In attesa che la compagnia collassi Air France prende tempo ponendo condizioni impossibili: salire al 50% senza accollarsi il debito. Il piano di Parigi: trattare con gli arabi in un secondo tempo
Diritti tv, De Gregorio Berlusconi e il “blocco” della rogatoria a Hong Kong
Monte Paschi: Bruxelles comanda, noi eseguiamo
Crisi, anche i tedeschi sfruttano: paghe da fame e abusi nel libro di Wallraff
Ben Bernanke, il capo della Fed che doveva salvare il mondo
Grillo attacca il Quirinale: “Errare è umano, perserverare è Napolitano”
Alle origini del declino con la proposta di Fabrizio Barca
Sequestro preventivo di beni per 251,6 milioni ai Ligresti e a FonSai
Poggiolini, ritrovato il tesoro sequestrato durante Tangentopoli
Partite Iva, i professionisti di cui si ricorda solo il fisco
LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI SEMPRE PIU' VERTIGINOSO
http://www.youtube.com/watch?v=xEF66GRecQg
"Questa è una notizia che non fa piacere scrivere e credo neanche
leggere. Però è solo facendo entrambe le cose e facendole fare a quelli
che conosciamo che abbiamo qualche speranza di attenuarne le
conseguenze. Nature, la più autorevole rivista scientifica al mondo,
ospita l'intervento
di un gruppo di ricercatori delle
università di Rotterdam e Cambridge, coordinati dalla professoressa Gail
Whiteman.
Il rapporto prende in considerazione lo scioglimento dei ghiacci nella Siberia
artica Orientale.
Gli studiosi hanno calcolato che lo scioglimento dei ghiacci in atto
potrebbe dar luogo al rilascio nell'atmosfera di 50
gigatonnellate (tonnellate con 9 zeri) di metano.
Concretamente questo significa che il temuto riscaldamento globale di 2
gradi (il famoso punto di non ritorno) potrebbe arrivare dai 15 ai 35
anni prima del previsto. Eh si, lo sappiamo, qualcuno ci ride su
pensando di poter fare il vino anche in Scozia o di dover alzare l'aria
condizionata. Peccato che non sia una questione di qualche uragano in
più o qualche specie in meno. I professori fanno i calcoli di quanto
costerebbe al pianeta e presentano un conto pari a 60
trilioni di dollari (un
trilione = mille miliardi) poco meno del Pil globale del pianeta che è
di 70. Contemporaneamente c'è chi vede nel fenomeno un'opportunità di
business derivato dal fatto di poter navigare dove prima c'erano i
ghiacci nonché dalle estrazioni petrolifere che si potrebbero compiere e
che potrebbero render qualche centinaio di miliardi di dollari.
Dobbiamo ringraziare Whiteman per aver fatto questo calcolo perché, al
di là come si diceva delle battute, fa toccare con mano (al portafogli) il
costo che pagheremo per il disastro che
stiamo combinando. Purtroppo, la crisi globale sta spingendo molti paesi
a fermare le politiche antiriscaldamento, con la scusa che è un lusso
che in questo momento non ci possiamo permettere. La ricerca dimostra
esattamente il contrario e cioè che non possiamo permetterci di non
affrontare il problema.
Si chiamano all'azione il FMI (Fondo
Monetario Internazionale)
e il WEF (World
Economic Forum)
ma una situazione del genere non si risolve se prima o poi non si
considera l'ambiente un valore. E se non si attuano politiche come
quelle descritte 15 anni fa da Roodman nel suo "La
ricchezza naturale delle nazioni".
E cioè rendere fortemente antieconomiche
tutte le produzioni inquinanti.
Questa sarebbe la molla di quella grande innovazione di cui abbiamo
bisogno per far ripartire le nostre economie. Gli stati invece trattano
l'ambiente come trattano l'economia, pompando in un caso denaro e
nell'altro CO2. Creando debiti ai nostri figli da un lato e
riscaldamento nell'altro. Solo che se
il pianeta va in default cambiare valuta non basta." Marco
Di Gregorio
DOPO L'INTRODUZIONE DEL GIUSTO PROCESSO, con modifica costituzionale del 1999, CHE HA DISTRUTTO MANI PULITE
Verso la TOTALE BANCAROTTA NAZIONALE in mezzo alle stronzate dei partiti, che aspettano le ferie una volta intascati i merdosi rimborsi elettorali. Ci sono solo due vie per uscirne.
Istat, Pil in calo per nono trimestre
consecutivo: -1,9% su base annua
Secondo i dati diffusi dall'Istat, la caduta del prodotto interno lordo ha "rallentato" rispetto ai mesi precedenti. Eurostat: nell'Eurozona Pil a +0,1% nell'ultimo trimestre
-
ANDAMENTO DEL PIL DAL
CROLLO LEMAN BROTHER
2008 -1,4% - 2009 -5,1% (Dato Istat diffuso il 01/03/2010)
- 2010 +1,3% (Dato Istat diffuso il 01/03/2011)
- 2011 +0,4% (Dato Istat diffuso il 15/02/2012)
- 2012 -2,4%[8]
- 2013 -0,5% (primo trimestre) -2,8% (stima annua)
- 2014 +0.8 (previsione)
-
Altolà di Standard & Poor’s sull’Italia: “Nessuna ripresa nel 2014″
L’ultimo default dell’Italia è del 3 settembre 1992 quando il presidente del Consiglio Amato annunciò in diretta televisiva la svalutazione della lira.
Consumatori: “Su Fondiaria Sai un concorso di colpe, commissariare la compagnia”
La svendita del Monte dei Paschi di Siena
Dossier illegali: Tronchetti condannato
a un anno e otto mesi per ricettazione
Cambia il marchio Pirelli RE ma le agenzie non ci stanno e fanno ricorso
Il presidente Marco Tronchetti Provera dovrà difendersi da un’azione legale congiunta di 150 agenzie immobiliari associate, che si ritengono "danneggiate"
Pochi giorni fa è stato considerato “inaffidabile e inattendibile” come testimone al processo sui dossier illegali. Ma i problemi non sono finiti per Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, che ora dovrà difendersi da un’azione legale congiunta di 150 agenzie affiliate alla Pirelli RE Agency, per il danno subito dal cambio del marchio Pirelli in Prelios, deciso lo scorso 28 maggio dal Consiglio di amministrazione.
A capo dei “ribelli” è Ugo Farina, 47 anni, associato dal 2004, titolare dell’agenzia di viale Aventino a Roma che, subito dopo la Convention del franchising del 7 maggio inviò una mail di disappunto a 380 affiliati di tutta Italia. “Abbiamo pagato e investito per anni in un marchio consolidato, e, all’improvviso, senza alcuna comunicazione scritta né strategia futura, c’è stato imposto un altro nome che non ha alcun valore sul mercato”. Pronta la replica della casa madre: “Dal punto di vista legale i contratti di franchising in essere prevedono già il diritto di Pirelli RE di cambiare i marchi con qualunque altro di cui possa disporre, senza che il franchisee possa avanzare richiesta o pretesa alcuna”. Farina contesta l’arbitrarietà della scelta data dalla risposta ufficiosa e aggiunge: “Da quattro anni la rete non riceve investimenti pubblicitari adeguati, abbiamo persino ricevuto immobili da vendere senza i relativi documenti e chiavi”. Farina ha così raggruppato nel frattempo ben 150 agenzie affiliate, imbestialite e preoccupate della futura sorte. “Molti miei clienti mi hanno già detto che affideranno l’incarico alla vendita delle loro proprietà ad altri brand del franchising immobiliare perché le nostre agenzie non sono più riconosciute come prima; le voci d’instabilità girano, infatti, e molti affiliati hanno chiuso o aperto con altre reti”.
Insomma, è come aver pagato una Ferrari per cinque anni (durata del contratto di franchising immobiliare, che include fee e royalties) e, di colpo, trovarsi con una vettura anonima. Ugo Farina ha investito sinora quasi 3 milioni di euro in Pirelli RE, ha tuttora 30 contratti di franchising da vendere, “ma i giovani aspiranti franchisee scappano verso altri lidi; da 600 che eravamo prima, siamo rimasti in 380, e anche questo è un danno rilevante perché è crollata la forza numerica del gruppo originario. Solo l’avviamento di un’agenzia costa circa 100-150 mila euro: chi rimborserà tutto questo?” Gli affiliati non ci stanno e quasi la metà di loro (gli altri attendono comunicazioni ufficiali dopo l’Assemblea degli azionisti prevista a Milano il 14 luglio), chiederanno un cospicuo risarcimento danni. “Abbiamo anche pensato di chiedere il ripristino del marchio ma è impossibile perché la decisione arriva dall’alto, da Tronchetti Provera”. Da Pirelli fanno sapere che “ogni singola agenzia potrà continuare a utilizzare il marchio Pirelli RE fino alla fine del 2012”, ma i danni per gli affiliati sono ormai incalcolabili. Alla base di tutto c’è, infatti, la volontà del presidente di Pirelli di focalizzare la società sulle attività industriali per diventare una società di pneumatici pura, come conferma lo scorporo di Pirelli RE da Pirelli avvenuto lo scorso marzo. E vendere Pirelli RE, dopo la gestione del passato (nel 2008 ha accumulato perdite per 200 milioni di euro), “impedendo – conclude Farina – ai nuovi acquirenti di usare il vecchio marchio”.
Finmeccanica, Montepaschi, Eni-Saipem:
il capitalismo malato in tri b una le
Inter all’indonesiana: ecco perché Massimo Moratti
deve vendere a Erick Thoir,la fine del capitalismo
familico italiota
Si allarga il buco di Saipem che crolla ancora in Borsa: -7 miliardi da gennaio