Il Ministro Karina Huff
Boschi,
con consueta incompetenza vagamente ilare, ha fatto sapere
che il Pd valuterà
la proposta (tardiva) dei 5 Stelle. Al tempo stesso, il
mai stato giovane Presidente Orfini, ex
bersaniano e attuale Fabris del Partito Democratico, avrebbe
fatto sapere che comunque “l’Italicum non si tocca”. E’ più
sincero il secondo: l’incontro Pd-M5S si farà ma non porterà
a nulla. Se il Pd aprisse ai 5 Stelle, da un lato li
accrediterebbe come forza politica e dall’altro metterebbe
in discussione l’infinita schifezza infantile del cosiddetto
“Senato alla francese”, che chiaramente M5S non può avallare
(infatti ha appoggiato la proposta Chiti).
Renzi si trova a un bivio:
o le riforme sensate e una legge elettorale degna con M5S,
col rischio – sì, per lui è un rischio – di uccidere
politicamente Berlusconi; oppure continuare
a sfruttare la debolezza del Caimano, che allo stato attuale
pur di vivacchiare
accetterebbe qualsiasi proposta (anzitutto immorale). Se
Renzi giungesse ad accordi con i 5 Stelle, potrebbe
addirittura varare qualcosa di stranamente giusto e perfino
un po’ di sinistra: ipotesi che non può nemmeno concepire,
perché non ci è abituato.
Luisella Costamagna, sul
Fattoquotidiano.it, ha chiesto al goffo Premier:
#staiconSilvio o #staiconGrillo? Ovviamente Luisella
conosce benissimo la risposta: raramente, in politica, i
figli uccidono i padri. La mossa dei 5 Stelle, che doveva
avvenire già a gennaio, può servire unicamente a svelare il
bluff dei renzini, novelli berluschini 2.0 che – salvo rari
casi – mirano a fama e potere. I 5 Stelle possono cioè
smascherare definitivamente la natura berluschina di
Renzi, evidenziando come i suoi amplessi
costituzionali stipulati – in gran segreto – al Nazareno
siano dettati non da “mancanza di alternative”, che ora
esistono, ma da radicate e conclamate “affinità elettive”
tra Pd e Forza Italia. E’ però tutto da dimostrare che gli
elettori capiscano, o che comunque reputino tale aspetto
sgradevole. La forza politica di Renzi, buffo e terribile
“Pacioccone Mannaro”, è proprio quella di garantire il
mantenimento dello status quo e dunque una serena
morte democristiana: l’aspirazione massima per non
pochi italiani.
TUTTI i tasselli
stanno andando al loro posto e persino sull’Italicum il
lavoro è ormai avanzatissimo, tanto da far ipotizzare a
Renzi di vederlo approvato a palazzo Madama entro la pausa
estiva.
Ma intanto la riforma costituzionale. «L’accordo è vicino»,
conferma Giovanni Toti a denti stretti. Il nuovo Senato
della Repubblica, disegnato dagli emendamenti messi a punto
dai relatori Finocchiaro e Calderoli, recupera molte
funzioni, pur perdendo quella fondamentale di poter dare o
togliere la fiducia al governo. Insomma, non è più un
«dopolavoro per sindaci», per dirla con Berlusconi. Ha
competenza sulla legislazione regionale e su quella europea,
co-elegge il presidente della Repubblica, il Csm e i giudici
costituzionali, ma soprattutto recupera voce sulle leggi
elettorali e su quelle costituzionali. Crescendo le
funzioni, cambia anche la composizione. Renzi ha dovuto
rinunciare al suo Senato dei sindaci. I primi cittadini
saranno invece pochi, circondati da una stragrande
maggioranza di consiglieri regionali- senatori. Il premier
ha trattato partendo da 1/3 di sindaci e 2/3 di consiglieri
regionali, ma alla fine Forza Italia è riuscita a strappare
la quota simbolica di un sindaco per ogni regione (non sarà
automaticamente il primo cittadino del capoluogo di regione,
a Roma andrà invece un sindaco eletto dai suoi colleghi). Il
cocktail finale è dunque più vicino a 1/4 di sindaci - una
ventina - e 3/4 di rappresentanti regionali, un mix che
rassicura il centrodestra, preoccupato di un’eccessiva
rappresentanza del Pd nella Camera alta.
Lo streaming Pd-M5S è stato
un confronto dialetticamente teso ma civile. Renzi
si è confermato un marpione dialetticamente scaltrissimo, ma con
Di Maio ha dovuto più volte rintuzzare e alla fine
si è palesemente piccato; particolarmente comico il passaggio nel
corso del quale Renzi ha detto che, sulla questione morale, il Pd
non ha nulla da nascondere. Continue le frecciatine
reciproche: Renzi ha indovinato quella su Farage, mentre è parso
bambinesco e arrogante nel ricordare che loro hanno più preferenze
degli altri (la solita sindrome dell’io ce l’ho più lungo). Molto
tenero quel “chiudiamo tutto che ho un impegno tra 5 minuti”, segno
ulteriore del nervosismo renziano. Fondamentale l’apporto dell’ex
centrodestrorsa ex bersaniana ex tutto Alessandra Moretti,
che è riuscita ad annuire più volte di Pellegatti con
Galliani.
Dei due, almeno oggi, il partito “padronale” non è
certo sembrato quello rappresentato da Di Maio. Renzi ha
disperatamente inseguito l’ultima parola,
inciampando a un passo dal traguardo in un drammatico riflusso
esofageo che lo avrà oltremodo indisposto. Bravino Toninelli,
bravo Renzi e bravissimo Di Maio, che avrebbe dovuto partecipare
anche agli streaming passati dei 5 Stelle: forse, così facendo, M5S
non avrebbe perso i voti che ha perso. Ottimo Speranza,
ma solo perché è stato zitto.
E’ un confronto che strategicamente servirà il
giusto, ma politicamente e concretamente non sposterà una mazza. In
estrema sintesi, e al netto delle supercazzole su “Ric e Gian” e
“noi siam quella razza” (povero Monni, citato da Renzi), il Pd
continua a preferire Berlusconi e Verdini a Di Maio e Toninelli:
a ognuno le sue perversioni politiche.
P.S. Ho un problema di memoria: quando lo hanno
dato lo streaming della Boschi con Verdini e Romani? Lo stesso
giorno in cui hanno dato quello tra Renzi e Berlusconi al Nazareno,
immagino.
PER CANCELLARE IL SENATO CI VUOLE UNA MODIFICA
DELLA PRIMA PARTE DELLA COSTITUZIONE, OVVERO CI VUOLE IL DOPPIO PASSAGGIO
NORMATIVO A CAMERA E SENATO CON I 2/3 DI VOTI FAVOREVOLI, CON IN PIU'
REFERENDUM CONFERMATIVO, STIAMO PARLANDO DI TEMPI BIBLICI, QUINDI I DUE
RINCOGLIONITI AL GOVERNO (UNO UFFICIALE,RENZI,L'ALTRO
UFFICIOSAMENTE,BERLUSCONI) DECIDONO DI RIDURRE IL PASTROLICUM ALLA SOLA
CAMERA DEI DEPUTATI, DICENDO CHE IL SENATO TANTO VERRA' ABOLITO...
E la politica del dire senza fareo
far finta di fare o non fare un cazzo. I due sono specialisti nell'arte di
contar frottole. Renzie :"Ce
la facciamo, la portiamo a casa. E sarà una vera rivoluzione".
La legge elettorale sarà fatta solo per la Camera, il Senato è escluso
perché, a detta loro, comunque sarà eliminato. Se, quando e come non lo sa
nessuno. Per eliminarlo bisogna cambiare la Costituzione, quindi alle
calende greche. Dato lo stato di questo governo, in cui un Conduttore
Televisivo ha sostituito Letta,le
elezioni potrebbero essere più vicine di quanto si pensi.
Forse già a novembre, l'economia sta andando a rotoli e la crisi non
aspetta. Che sia a novembre o a primavera 2015, andremo alle elezioni con
una legge elettorale per la Camera, il PASTROLICUM, e una per il Senato,
il Consultellum, la versione modificata del Porcellum dopo le osservazioni
della Corte Costituzionale. Il PASTROLICUM di Berlusca&Renzie non tiene
conto delle osservazioni della Corte sul Porcellum, la mancanza di
preferenze e l'abnorme premio di maggioranza.Berlusca&Renzie
non vogliono le preferenze,
così possono nominare i servi che vogliono e vogliono mantenere il premio
di maggioranza. Visto così il PASTROLICUM è incostituzionale così come lo
era il Porcellum. La Corte, con i suoi tempi, lo casserà certamente,
magari tra sette anni e due elezioni. Di fronte a questo scempio
istituzionale in cui la legge elettorale è diventata solo marketing per
gonzi non si ode alto e forte il monito del Colle che ha sempre osteggiato
il premio di maggioranza del Porcellum, ma quello del PASTROLICUM invece è
ottimo e abbondante.Renzie
è stato messo lì per fare campagna elettoralepermanente
per le europee. Dice cose, vede gente e rompe i coglioni alle scolaresche
in mondovisione. La scena del Venditore di Pentole che incontra i bambini
delle elementari Raiti di Siracusa
Il Ministro Karina Huff
Boschi,
con consueta incompetenza vagamente ilare, ha fatto sapere
che il Pd valuterà
la proposta (tardiva) dei 5 Stelle. Al tempo stesso, il
mai stato giovane Presidente Orfini, ex
bersaniano e attuale Fabris del Partito Democratico, avrebbe
fatto sapere che comunque “l’Italicum non si tocca”. E’ più
sincero il secondo: l’incontro Pd-M5S si farà ma non porterà
a nulla. Se il Pd aprisse ai 5 Stelle, da un lato li
accrediterebbe come forza politica e dall’altro metterebbe
in discussione l’infinita schifezza infantile del cosiddetto
“Senato alla francese”, che chiaramente M5S non può avallare
(infatti ha appoggiato la proposta Chiti).
Renzi si trova a un bivio:
o le riforme sensate e una legge elettorale degna con M5S,
col rischio – sì, per lui è un rischio – di uccidere
politicamente Berlusconi; oppure continuare
a sfruttare la debolezza del Caimano, che allo stato attuale
pur di vivacchiare
accetterebbe qualsiasi proposta (anzitutto immorale). Se
Renzi giungesse ad accordi con i 5 Stelle, potrebbe
addirittura varare qualcosa di stranamente giusto e perfino
un po’ di sinistra: ipotesi che non può nemmeno concepire,
perché non ci è abituato.
Luisella Costamagna, sul
Fattoquotidiano.it, ha chiesto al goffo Premier:
#staiconSilvio o #staiconGrillo? Ovviamente Luisella
conosce benissimo la risposta: raramente, in politica, i
figli uccidono i padri. La mossa dei 5 Stelle, che doveva
avvenire già a gennaio, può servire unicamente a svelare il
bluff dei renzini, novelli berluschini 2.0 che – salvo rari
casi – mirano a fama e potere. I 5 Stelle possono cioè
smascherare definitivamente la natura berluschina di
Renzi, evidenziando come i suoi amplessi
costituzionali stipulati – in gran segreto – al Nazareno
siano dettati non da “mancanza di alternative”, che ora
esistono, ma da radicate e conclamate “affinità elettive”
tra Pd e Forza Italia. E’ però tutto da dimostrare che gli
elettori capiscano, o che comunque reputino tale aspetto
sgradevole. La forza politica di Renzi, buffo e terribile
“Pacioccone Mannaro”, è proprio quella di garantire il
mantenimento dello status quo e dunque una serena
morte democristiana: l’aspirazione massima per non
pochi italiani.
TUTTI i tasselli
stanno andando al loro posto e persino sull’Italicum il
lavoro è ormai avanzatissimo, tanto da far ipotizzare a
Renzi di vederlo approvato a palazzo Madama entro la pausa
estiva.
Ma intanto la riforma costituzionale. «L’accordo è vicino»,
conferma Giovanni Toti a denti stretti. Il nuovo Senato
della Repubblica, disegnato dagli emendamenti messi a punto
dai relatori Finocchiaro e Calderoli, recupera molte
funzioni, pur perdendo quella fondamentale di poter dare o
togliere la fiducia al governo. Insomma, non è più un
«dopolavoro per sindaci», per dirla con Berlusconi. Ha
competenza sulla legislazione regionale e su quella europea,
co-elegge il presidente della Repubblica, il Csm e i giudici
costituzionali, ma soprattutto recupera voce sulle leggi
elettorali e su quelle costituzionali. Crescendo le
funzioni, cambia anche la composizione. Renzi ha dovuto
rinunciare al suo Senato dei sindaci. I primi cittadini
saranno invece pochi, circondati da una stragrande
maggioranza di consiglieri regionali- senatori. Il premier
ha trattato partendo da 1/3 di sindaci e 2/3 di consiglieri
regionali, ma alla fine Forza Italia è riuscita a strappare
la quota simbolica di un sindaco per ogni regione (non sarà
automaticamente il primo cittadino del capoluogo di regione,
a Roma andrà invece un sindaco eletto dai suoi colleghi). Il
cocktail finale è dunque più vicino a 1/4 di sindaci - una
ventina - e 3/4 di rappresentanti regionali, un mix che
rassicura il centrodestra, preoccupato di un’eccessiva
rappresentanza del Pd nella Camera alta.
Lo streaming Pd-M5S è stato
un confronto dialetticamente teso ma civile. Renzi
si è confermato un marpione dialetticamente scaltrissimo, ma con
Di Maio ha dovuto più volte rintuzzare e alla fine
si è palesemente piccato; particolarmente comico il passaggio nel
corso del quale Renzi ha detto che, sulla questione morale, il Pd
non ha nulla da nascondere. Continue le frecciatine
reciproche: Renzi ha indovinato quella su Farage, mentre è parso
bambinesco e arrogante nel ricordare che loro hanno più preferenze
degli altri (la solita sindrome dell’io ce l’ho più lungo). Molto
tenero quel “chiudiamo tutto che ho un impegno tra 5 minuti”, segno
ulteriore del nervosismo renziano. Fondamentale l’apporto dell’ex
centrodestrorsa ex bersaniana ex tutto Alessandra Moretti,
che è riuscita ad annuire più volte di Pellegatti con
Galliani.
Dei due, almeno oggi, il partito “padronale” non è
certo sembrato quello rappresentato da Di Maio. Renzi ha
disperatamente inseguito l’ultima parola,
inciampando a un passo dal traguardo in un drammatico riflusso
esofageo che lo avrà oltremodo indisposto. Bravino Toninelli,
bravo Renzi e bravissimo Di Maio, che avrebbe dovuto partecipare
anche agli streaming passati dei 5 Stelle: forse, così facendo, M5S
non avrebbe perso i voti che ha perso. Ottimo Speranza,
ma solo perché è stato zitto.
E’ un confronto che strategicamente servirà il
giusto, ma politicamente e concretamente non sposterà una mazza. In
estrema sintesi, e al netto delle supercazzole su “Ric e Gian” e
“noi siam quella razza” (povero Monni, citato da Renzi), il Pd
continua a preferire Berlusconi e Verdini a Di Maio e Toninelli:
a ognuno le sue perversioni politiche.
P.S. Ho un problema di memoria: quando lo hanno
dato lo streaming della Boschi con Verdini e Romani? Lo stesso
giorno in cui hanno dato quello tra Renzi e Berlusconi al Nazareno,
immagino.
PER CANCELLARE IL SENATO CI VUOLE UNA MODIFICA
DELLA PRIMA PARTE DELLA COSTITUZIONE, OVVERO CI VUOLE IL DOPPIO PASSAGGIO
NORMATIVO A CAMERA E SENATO CON I 2/3 DI VOTI FAVOREVOLI, CON IN PIU'
REFERENDUM CONFERMATIVO, STIAMO PARLANDO DI TEMPI BIBLICI, QUINDI I DUE
RINCOGLIONITI AL GOVERNO (UNO UFFICIALE,RENZI,L'ALTRO
UFFICIOSAMENTE,BERLUSCONI) DECIDONO DI RIDURRE IL PASTROLICUM ALLA SOLA
CAMERA DEI DEPUTATI, DICENDO CHE IL SENATO TANTO VERRA' ABOLITO...
E la politica del dire senza fareo
far finta di fare o non fare un cazzo. I due sono specialisti nell'arte di
contar frottole. Renzie :"Ce
la facciamo, la portiamo a casa. E sarà una vera rivoluzione".
La legge elettorale sarà fatta solo per la Camera, il Senato è escluso
perché, a detta loro, comunque sarà eliminato. Se, quando e come non lo sa
nessuno. Per eliminarlo bisogna cambiare la Costituzione, quindi alle
calende greche. Dato lo stato di questo governo, in cui un Conduttore
Televisivo ha sostituito Letta,le
elezioni potrebbero essere più vicine di quanto si pensi.
Forse già a novembre, l'economia sta andando a rotoli e la crisi non
aspetta. Che sia a novembre o a primavera 2015, andremo alle elezioni con
una legge elettorale per la Camera, il PASTROLICUM, e una per il Senato,
il Consultellum, la versione modificata del Porcellum dopo le osservazioni
della Corte Costituzionale. Il PASTROLICUM di Berlusca&Renzie non tiene
conto delle osservazioni della Corte sul Porcellum, la mancanza di
preferenze e l'abnorme premio di maggioranza.Berlusca&Renzie
non vogliono le preferenze,
così possono nominare i servi che vogliono e vogliono mantenere il premio
di maggioranza. Visto così il PASTROLICUM è incostituzionale così come lo
era il Porcellum. La Corte, con i suoi tempi, lo casserà certamente,
magari tra sette anni e due elezioni. Di fronte a questo scempio
istituzionale in cui la legge elettorale è diventata solo marketing per
gonzi non si ode alto e forte il monito del Colle che ha sempre osteggiato
il premio di maggioranza del Porcellum, ma quello del PASTROLICUM invece è
ottimo e abbondante.Renzie
è stato messo lì per fare campagna elettoralepermanente
per le europee. Dice cose, vede gente e rompe i coglioni alle scolaresche
in mondovisione. La scena del Venditore di Pentole che incontra i bambini
delle elementari Raiti di Siracusa
Un ex
assessore del Pd ha partecipato alle amministrative in
polemica con il partito e ha ottenuto oltre il 7 per
cento. Ora non dà indicazioni per il voto finale
Il sindaco alle prese con il
risanamento del buco, il premier teme una sconfitta sul
campo dopo il trionfo europeo. In arrivo un rimpasto di
giunta ad alta densità di uomini vicini all'ex rottamatore
Scontro nel governo: Giannini boccia la
staffetta generazionale di Madia: "Un
sistema sano non fa così"
"Non amo il collegamento tra chi va a casa
e chi entra. Un sistema sano non manda a
casa gli anziani per far entrare i
giovani. È necessaria un'alternanza
costante". Stefania Giannini, ministro
dell'Istruzione, arrivando al convegno di
Confindustria a Bari, Ha bocciato
clamorosamente le proposte della collega
Marianna Madia.
Il ministro della Pubblica amministrazione
aveva infatti avanzato un'idea: "Se in un
posto mando in pensione leggermente
anticipata 3 dirigenti, non devo per forza
sostituirli, magari basta prendere un
funzionario. Con questa staffetta
generazionale riduco, svecchio e
risparmio". Insomma, tre anziani a casa,
un giovane dietro la scrivania. "Spero che
i sindacati collaborino", aveva aggiunto
il ministro.
Che, nella sua opera di convincimento,
dovrà partire da chi le siede accanto in
Consiglio dei ministri. "Il precariato è
una deformazione patologica del principio
della flessibilità - ha aggiunto Giannini
- che va restituito alla sua fisiologicità.
Un Governo che crede nella flessibilità e
non nella sua patologicità, deve trovare
gli strumenti e lo sta facendo".
POLITICA ITAGLIOTA
Piazzapulita, Sgarbi delirio contro
l’euro: ‘Tre euro un ghiacciolo, moneta di
merda’
Il critico d’arte,Vittorio
Sgarbi, viene chiamato aPiazzapulita(La7)
commentarel’exploit
di Marine Le Pen e del Fnalle
amministrative francesi, e il tema sul
fronte degli euroscettici che si allarga.
Sgarbi parte subito con una invettiva: “Io
non voglio l’euro, per quale motivo non si
poteva mantenere la lira? Se si cerca di
difendere la propria moneta allora si è
antieuropeisti?”. Poi esplode. “ASavelletrimi
hanno chiestotre
euro per un ghiaccioloe
si capisce chel’Euro
è una ‘merda’perché
prima se una cosa costava poche lire ora ci
si trova a dover spendere monete che valgono
anche quattro mila lire per una mancia”
I Comunisti di Ferrando a congresso: “Fiom e
Sel reggicoda di Renzi. M5S? Populisti”
Decine di delegati del
Partito
comunista dei lavoratori, quella che
fu la minoranza di ispirazione trotskista
all’interno di Rifondazione comunista, stanno
partecipando,aRimini,
alterzo
congressodella
formazioneche
alle ultime elezioni ha raccolto lo 0,26% alla
Camera e lo 0,38% al Senato, rimanendo fuori
dal parlamento. “La Fiom non ha fatto quello
che doveva fare, cioè mobilitare i lavoratori
per una ribellione sociale visto quello che
sta succedendo”, spiegaFrancesco,
un giovane compagno iscritto (“criticamente”)
anche al sindacato guidato daMaurizio
Landini. La linea è quella di
rimanere duri e puri e non accettare alleanze
con nessuno tanto meno con Fiom eSel,
accusate di andare dietro aMatteo
Renzi: “Né con forze che stanno
dentro né fuori dal parlamento”, spiegaTiziana
Mantovani. Ma le parole più dure sono
quelle indirizzate alMovimento
5 stelle: “È un movimento populista e
reazionario, nemico del mondo del lavoro”,
diceMarco
Ferrando, portavoce del Pcl, che
aggiunge: “O la sinistra rinasce su un terreno
anti capitalistico e rivoluzionario o può solo
fare da reggi coda a Renzi”
Berlinguer e le lacrime di coccodrillo (del Pd)
Giovedì prossimo uscirà il film diWalter
Veltronidedicato
aEnrico
Berlinguer. Essendo piaciuto a molti,
e anzi quasi tutti, nei prossimi giorni ci
sarà un’esplosione
di bastiancontrari che sosterrà che
il film è brutto, che Veltroni doveva
intervistare Occhetto, che l’opera è retorica
e bla bla bla. Legittimo, ma i bastiancontrari
bisogna saperli fare: Fulvio
Abbate sa farlo, altri molto meno. Ho
persino sentito una tizia fieramente
mascellata, che alcuni chiamano “giornalista”,
sostenere più o meno che “già adesso Renzi ha
fatto molto più di quanto abbia fatto in tutta
la sua vita Berlinguer, se fosse ancora vivo
Renzi lo rottamerebbe”. Poi forse hanno
eseguito il Tso d’urgenza.
“Quando
c’era Berlinguer” è un ottimo film. L’ho
visto in anteprima a inizio marzo, ne ho
scritto su il Fatto Quotidiano e mi
permetto di consigliarvelo: è
rispettoso e garbato.Lasciate
stare il passato politico di Veltroni o il
fatto che alla prima romana ci fosse mezzo
mondo e una quantità industriale di auto blu: limitatevi
a guardare il film. Ognuno, poi,
penserà che forse Veltroni poteva dare più
spazio a questo o quell’aspetto della vita di
Berlinguer, e certo è un’opera criticabile
come tutto e tutti, ma c’era
bisogno di un lavoro garbato e misurato che
restituisse la grandezza fragile del leader
comunista. Vi faranno male i primi minuti,
quelli in cui gggiovani e meno gggiovani
esibiscono tronfi la loro orribile ignoranza
(“Berlinguer chi?”); e vi faranno
ancora più male gli ultimi minuti,
che raccontano la sua morte. Probabilmente vi
feriranno anche le banalità arroganti di
Scalfari (che comunque andava intervistato) e
quelle friabilissime di Jovanotti (che non si
capisce perché sia stato intervistato).
Dettagli. Andate a vederlo, perché dentro
c’è la storia di unpiccolo
grande uomo e parallelamente il
declino di un paese; di un’etica; di una
politica.
“Quando
c’era Berlinguer” ha però un grande
difetto, va da sé senza colpe del regista o
del film stesso: rischia di essere usato dai
politici contemporanei, anzitutto dal Pd,
come lavaggio
generale di coscienza. Lo racconta
bene ancheFabrizio
D’Esposito su il Fatto Quotidiano. In
questi giorni si sta assistendo a una sfilata
inquietante e disturbante di esponenti piddini
che fanno la loro frignatina di fronte a Sant’Enrico e
poi tornano a sputtanare la politica come
nulla fosse. Per loro quel film è una sorta di
lavacro, un’ostia da ingoiare per poi recitare
due miserere e proseguire la malapolitica di
sempre. Un simile atteggiamento è ancora più
colpevole, perché l’ultimo grande insegnamento
di Berlinguer è legato
proprio alla questione morale. Un
tema che gli valse gli attacchi feroci anche
di molti colleghi di partito, su tuttiGiorgio
Napolitano. Il Pd sta usando il film
di Veltroni per rifarsi una verginità, ma la
storia di questi giorni dice che gli scheletri
nell’armadio sono troppi e anzi ormai non sono
neanche più nell’armadio: li si esibisce
tronfiamente, li si ostenta. Genovese,
Barracciu, Del Basso de Caro, De Filippo.
Per non parlare poi di Luciano D’Alfonso,
candidato Pd alle Regionali in Abruzzo
nonostante (o forse grazie a) un ruolino di
marcia encomiabile: ex sindaco di Pescara,
arrestato nel 2008 per storie di mazzette e
poi rinviato
a giudizio tre volte (due per
corruzione, una per truffa e falso).
Dei tre provvedimenti, riassume Marco
Travaglio ne L’Espresso, “quello per truffa e
falso è in corso, mentre i due per corruzione
si sono sono chiusi in primo grado con
l’assoluzione: ma per uno la Procura ha fatto
ricorso”. La candidatura di un uomo come
D’Alfonso, evidentemente, va bene anche a chi
diceva di voler
rottamare, rinnovare e moralizzare il
Pd. Va bene alla Ministro Boschi, che
ovviamente alla prima romana del film su
Berlinguer c’era (“Non basta un avviso di
garanzia per chiedere le dimissioni”). Va bene
a Renzi. E va bene a (quasi?) tutti gli altri.
Da una parte piangono Berlinguer e dall’altra lo
ammazzano un’altra volta. Fingendo di
non sapere che, se Berlinguer fosse ancora
vivo, come minimo li manderebbe a quel paese.
Educatamente, come era suo stile. Ma
risolutamente, come era suo stile.
Padova, Grillo pro secessionisti veneti: “Se
fate un referendum io sto con voi”
Il leader 5 Stelle attacca il presidente
della Repubblica dal palco del suo
spettacolo "Te la do io l'Europa": "Un uomo
cattivo che ha violentato la Costituzione".
E' arrivato in scena manovrando un tanko di
cartone che spara coriandoli
“Napolitano lo pensavo un saggio, invece è
cattivo, è un uomo che ha violentato la
Costituzione”. Beppe Grillo dal palco di
Padova, in occasione di una delle tappe del
suo spettacolo “Te la do io l’Europa”, torna
ad attaccare ilPresidente
della Repubblica. “Sono andato a
parlargli due volte e mi ha fottuto come un
pivello”.
L’ingresso del comico in scena è stato da
subito un omaggio ai secessionisti veneti:
il leader del Movimento 5 Stelle è arrivato
sul palco del Palafabris di Padova
manovrando a mano un ‘tanko’ di cartone, che
spara coriandoli.‘No
ghe volemo stare più in ‘sto Stato de mona,
va ben!”,ha
gridato Grillo. “C’è un diritto alla
secessione – ha aggiunto – se fate un
referendum sono con voi. E’ un’autodifesa.
Mentre in Veneto arrestavano le ‘macchiette’
dei secessionisti, il nostro Capo dello
Stato riceveva un condannato in via
definitiva. E’ questo lo stato delle cose”.
Il leader delMovimento
5 Stellesta
girando l’Italia con il suo nuovo spettacolo
teatrale “Te
la do io l’Europa“. Nell’ultima
settimana è stato a Milano e a Bologna. La
scaletta è sempre la stessa, anche se a
seconda dell’attualità e della città in cui
fa tappa, Grillo improvvisa battute e
comizi. Poche ore prima a Bologna si era
soffermato sull’importanza simbolica della
città, la prima “conquistata” dal Movimento.A
Padova invece il riferimento è stato subito
ai 24 secessionisti veneti arrestati a
inizio aprile dopo un blitz dei
carabinieri.
E nel corso dello spettacolo parla di tutto,
dalla politica alla cronaca, fino alla
religione. “Il nostro movimento”, continua,
“è nato il 4 ottobre, il giorno di San
Francesco, siamo il primo movimento
francescano, ‘perché nessuno rimanga
indietro’. Anche Bergoglio si è iscritto al
nostro blog”. Attacca poi l’Italicum: “Se
non c’e’ il voto di preferenza, non c’è
democrazia. Lo capite o no? Ditemi se sono
pazzo… Hanno fatto una legge elettorale che
è una bellezza. Si vota e si va al
ballottaggio, ma Berlusconi arriva dietro.
Al ballottaggio andiamo noi e loro, però
vinciamo noi, è sicuro. Pensavano di
avercela messa in quel posto..”.
Grillo: “Bersani? Volevano mandarlo al
macello. Letta era già pronto: ho le prove”
Il leader del Movimento 5 stelle, intervistato
da Enrico Mentana per la trasmissione
"Bersaglio Mobile", racconta il suo retroscena
sulla decisione di formare il governo Letta ed
escludere Pier Luigi Bersani. Protagonista
l'ambasciata inglese in Italia, che subito ha
smentito tutto. Il leader parla anche di
Europee: "Non escludo alleanze con altri
gruppi. Sceglieremo i nostri candidati online
con il doppio turno"
C’era un piano per rovesciarePier
Luigi Bersani. Beppe Grillo torna in
televisione e spiega “il suo retroscena”. La
campagna elettorale per le elezioni Europee è
partita e, in una lunga intervista aEnrico
Mentanaper
il programma “Bersaglio mobile” racconta
quello che, secondo la sua ricostruzione,
sarebbe successo nei giorni prima della
nascita delgoverno
di Enrico Letta. “Bersani”, rivela, “è
stato mandato al massacro dai suoi.
L’hanno mandato al macello perché dietro c’era
già un piano. L’ambasciatore inglese ci invita
a pranzo, a me e Casaleggio. Arrivo e scopro
che al piano di sopra c’era Letta che mi
aspettava. Questo un mese prima di Gargamella”,
il nomignolo che Grillo ha dato a Bersani.
“Quindii
giochi erano già fatti,era
tutto già deciso. E anche il bamboccio che è
lì”, dice riferendosi aMatteo
Renzi,“continua
a fare il gioco delle banche e della Bce”.
Una ricostruzione subito smentita
dall’ambasciata dellaGran
Bretagnain
Italia: “Non c’era alcun interesse a
promuovereun
incontro tra Grillo e Enrico Lettanella
residenza dell’ambasciatore britannico a Roma
e la “presenza concomitante” dei due politici
è stata dovuta ad “una improvvisa
sovrapposizione di agende”. L’incontro tra i
due, spiegano in una nota, non era in
programma e non c’è mai stato: “Precisiamo
inoltre che la colazione dell’ambasciatore
Prenticecon
Enrico Letta, alla quale Grillo non è mai
stato invitato ad unirsi, era da lungo tempo
programmata per discutere l’organizzazione
dellaXXI
edizione del convegno italo-britannico di
Pontignano(che
ha avuto quindi luogo nel mese di ottobre
2013), di cui Enrico Letta è co-chairman
insieme a Lord Chris Patten”.
Ma non ci sono solo i retroscena. Parla di
tutto Grillo, per la prima volta dopo tanto
tempo (quasi un anno) in televisione e a tu
per tu con un giornalista.Parla
di Europa, ma anche dell’Italia che
lo ha spinto a fare politica, rovinata da
Napolitano e ora daMatteo
Renzi.“Uno
stupido, che ormai non so più come prendere in
giro”. L’obiettivo sono le prossime elezioni
Europee. Si dice pronto a valutare l’alleanza
con altri gruppi, una decisione da considerare
però una volta arrivati a Bruxelles. La scelta
dei candidati, questa volta conil
doppio turnoper
rappresentare tutti, dovrà essere online. Dai
palchi d’Italia invoca la vittoria ad ogni
costo, ma parlando con Mentana abbassa il
tiro: “Ora siamo nella forbice tra il 20 e il
25 per cento. Ma anche fossimo sotto il venti,
sarebbe comunque un buon risultato. Noi
abbiamo già vinto”. Risponde a tutto Grillo,
perfino alle domande sul Movimento e allo
stato di salute del gruppo: “Casaleggio è
l’organizzatore. E nessuno di noi due guadagna
dal blog”. Sono loro, dice Grillo, gli autori
del post. E il tour nei palazzetti per gli
spettacoli servirà per rientrare dalle
perdite. “Espulsioni? Siamo gli unici che
offriamo tre gradi di giudizio”.
La strategia in Europa: “Alleanze possibili e
candidati scelti online” E il centro della discussione i elezioni
Europee e nuove strategie politiche.
“In Europa”, dice, “non
escludo alleanze. Vedremo se ci
saranno gruppi di altri Paesi che vogliono le
nostre stesse cose.Potremmo
anche fare alleanze, ma se mettiamo
25 dei nostri nel Parlamento cambia l’Europa.
Andiamo là per cambiare le leggi qua”. Tra le
proposte, c’è quella del vincolo
di mandato e lo strumento del “recall”,
cioè la possibilità per i cittadini di
revocare una carica a un eletto nel caso in
cui ritengano che il mandato non venga svolto
correttamente. Per i candidati alle Europee,
Grillo ha in mente un vincolo, da far
sottoscrivere “privatamente, davanti a un
notaio”, ai candidati M5s. “Se non
rispetteranno il vincolo -tuona – dovranno
pagare una
multa di 250mila euro“. Le prossime
elezioni di maggio restano un banco di prova
importante per il Movimento 5 stelle.
Obiettivo per Grillo è la vittoria e
soprattutto la crisi del governo Renzi: “Se
vinciamo le elezioni come primo partito, come
si comporta la sinistra? Abbiamo
una forbice da 20% a 25%. Sotto il
20%? Sarebbe una buona cosa comunque. Noi
abbiamo già vinto. Abbiamo messo una
opposizione che non hanno mai visto là dentro.
Io candidato? Non faccio parte di quel mondo
lì, non ho quella cultura né la passione di
vivere lì”.
Il programma per Bruxelles: “Stracciare il
fiscal compact e rinegoziare i trattati”
Programma elettoraleper
l’Europa? Grillo ribadisce la volontà di fare
un referendum sull’euro e soprattutto, “stracciare
il fiscal compact”. “Cari signori,una
parte di questo debito è immorale.
Facciamo quel che ha fatto la Germania nel
1953, che ha pagato la metà dei debiti di
guerra e poi con l’unificazione con Kohl ha
pagato pochissimo.Strappiamo
il fiscal compact. Io sono per fare
il referendum e lasciare scegliere i cittadini
-aggiunge poi- ma per me è giusto uscire se
non accettano le nostre condizioni”. I
candidati per Bruxelles invece, il Movimento 5
stelle li sceglierà online: “Alle europee si
ragiona per 5 macroregioni. Le piccole regioni
però rischiano di non essere rappresentate e
non è giusto. Noi perciò faremodue
tipi di elezioni online: si parte
dalle regionali, chi prende più voti va in
lista per le macroregioni e poi si vota. Sono
110mila gli aventi diritto a scegliere i
candidati”.
Blog, Movimento e guadagni: “Casaleggio? Senza
di lui non c’era niente di tutto questo”
Casaleggio, ribadisce Grillo,
è il braccio destro fondamentale per
un’avventura che comincia ad avere i suoi
costi: “Il ruolo di Casaleggio nel M5S? “Senza
di lui non c’era il Movimento, è un
organizzatore straordinario”. Si occupa, tra
le altre cose, “della gestione della
comunicazione”. Su presuntiguadagni
della Casaleggio associatirispetto
al blog di Grillo e al M5S, “l’anno scorso –
chiarisce il leader M5S -Casaleggio
è andato in rosso, mentre il mio 740
è a zero perché da 3,5 anni non faccio
spettacoli”. Il tour di Grillo partirà a breve
e “ora voglio vedere se la gente è disposta a
pagare il mio biglietto”. Quanto al blog, “io
la pubblicità non l’ho mai voluta”, assicura,
spiegando però chegestire
un server con un tale numero di accessiè
oneroso, dunque il blog “a un certo punto era
sotto. Il blog di Grillo è di Grillo, gestito
da una società per l’alto numero accessi) –
puntualizza poi – i post li scriviamo in due,
io e Casaleggio. Adesso non posso reggere un
movimento da solo, senza soldi”, aggiunge poi.
Ma niente soldi pubblici, ribadisce. “Per
finanziare la campagna elettorale–
chiarisce – apriamo una sottoscrizione”.
Grillo non accetta nemmeno la provocazione sui
dissidenti espulsi nelle scorse settimane dal
Movimento 5 stelle: “E’ la prima volta in
Italia e in Europa che, da una forza politica,
vengono mandate via delle persone con tre
gradi di giudizio:sfiducia
del meetup, assemblea dei parlamentari e rete.Io
nemmeno li conosco questi qua, non mi permetto
di mandar via nessuno”.
Gli attacchi a Napolitano e Renzi Tra i responsabili della difficile
situazione italiana, Grillo individua ilPresidente
della Repubblica Napolitano:
“Napolitano si è raddoppiato la carriera. Lui
è il responsabile dello sfracello politico e
dei partiti, delle larghe intese”.“L’impeachment
non l’hanno neanche letto.E’
durato 20 minuti. Continueremo su quella linea
perché – ha aggiunto Grillo – lui ha distrutto
le intercettazioni. Quando c’è stato il
movimento M5S che ha fatto il 25% ha detto che
non c’è stato nessun boom”. Ma il leader del
Movimento 5 stelle attacca anche il Presidente
del consiglio: “Non riesco neanche più a
prenderlo in giro. E’ spietato è cattivo,
mente sapendo di mentire. Sono andato
all’incontro con Renzi non per non farlo
parlare, ma un attimo prima di sedermi mi
dice: ‘non voglio nulla da te, solo che mi
ascolti’ e questo suo snobismo mi ha dato
fastidio.Io
rappresentavo 9 milioni di persone, lui
nessuno. Io non sono voluto rimanere a sentire
il compitino di questo bambinone. Se la gente
voterà Renzi vuol dire che questo Paese è da
recuperare. Letta lo ha pugnalato alle spalle:
dice un miliardo di risparmio poi non hanno
trovato90
milioni per i sardi alluvionati“.
Ucraina, “Non erano i russi a sparare a Kiev”
Nella lunga intervista, Grillo
ha commentato anche quello che succede oltre
il confine italiano. E ha posto alcune
questioni sulla crisi Ucraina:
“Un governo è stato cacciato dalla piazza.
Vorrei capire perché un governo che vince le
elezioni viene mandato a casa. Chi
c’è nella piazza? Chi sparava sulla
folla in piazza a Kiev non erano i russi. Lì
ci sono forze statunitensi. E’ una situazione
complessa”. In Crimea “c’è stato un
referendum con 150
ispettori dell’Onu che hanno
visionato, vi ha partecipato l’85% degli
aventi diritto e il 95% ha detto sì. Io lo
rispetto”.
Base M5s conferma l'espulsione dei
4 dissidenti. Altri senatori pronti a lasciare il gruppo.
All'indomani dell'espulsione in Parlamento della deputata Gambaro,
rea di aver criticato il leader maximo Grillo, è il turno di altri 4
senatori. Grillo una settimana prima aveva espulso "ulteriormente"
il filosofo Becchi,cacciato a calci in culo perchè troppo spesso in
televisione ad appoggiare l'M5S di merda!!!. Continua la feroce
epurazione di tutti coloro che rompono "i coglioni" a Grillo secondo
i dettami della SINDROME "RAZZI-SCILIPOTI"
Poco dopo le 19, arriva il verdetto dell'urna virtuale
allestita sul blog di Beppe Grillo: la base del Movimento 5
Stelle ha votato per l'espulsione dei quattro senatori Lorenzo
Battista, Francesco Campanella, Luis Alberto Orellana e
Fabrizio Bocchino, rei di aver apertamente criticato le
modalità di totale chiusura con cui Grillo ha affrontato
Matteo Renzi durante le consultazioni del nuovo presidente del
Consiglio. Un faccia a faccia a cui il leader era contrario e
a cui era stato costretto proprio su input della base del M5S,
consultata anche in quell'occasione.
Nel frattempo, tre dei quattro "dissidenti", Lorenzo Battista,
Luis Alberto Orellana e Fabrizio Bocchino, ma anche Maurizio
Romani, avevano già annunciato le dimissioni da senatori. "Se
la Rete dovesse pronunciarsi a nostro favore, a quel punto -
aveva chiarito Orellana - restiamo al nostro posto". Battista:
"Io mi dimetto da senatore, poi se la rete ci salverà
vedremo".
Ma la Rete non li ha salvati. Hanno votato solo le persone
iscritte al portale del MoVimento 5 Stelle entro il 30 giugno
2013 e con documento di identità già verificato. Alla fine,
sono risultati 43.368 voti. "29.883 hanno votato per
ratificare la delibera di espulsione. 13.485 hanno votato
contro. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato" scrive
Beppe Grillo in un tweet.
La senatrice stellata Enza Blundo ha rivelato su Facebook la
chiara indicazione arrivata da Grillo. A tutti gli iscritti al
blog è stata inviata una e-mail in vista della consultazione
sulle espulsioni. Nel testo, le parole del leader Cinque
Stelle: "L'assemblea dei parlamentari del m5s ha deciso di
espellere i 4 senatori Battista, Bocchino, Campanella e
Orellana. Adesso deciderà la rete. Spero che confermerà il
verdetto della assemblea, così noi siamo un pochino meno ma
molto, molto più coesi e forti". Poi la stoccata al veleno:
"Si terranno tutto lo stipendio, 20.000 euro al mese fanno
comodo".
Domani mattina, i 4 senatori espulsi Luis Alberto Orellana,
Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista,
insieme alla collega dissidente Monica Casaletto
formalizzeranno le loro dimissioni da senatori alla presidenza
del Senato. Altri 4 invece - Maria Mussini, Chiara De Pietro,
Alessandra Bencini e Maurizio Romani - stanno partecipando
ancora all'assemblea dei senatori 5 stelle. L'orientamento
sarebbe quello delle dimissioni anche per loro quattro. Il
capogruppo, Maurizio Mastangelo, ha detto: "Stiamo provando a
ricucire, se non va ce ne faremo una ragione". Quanto a
Montecitorio, il deputato Alessio Tacconi, che ieri aveva
chiesto di essere accomunato ai quattro senatori dissidenti,
dichiara: "Esco dal gruppo dei 5 stelle alla Camera e altri
cinque ci stanno pensando". "Meglio perderli che trovarli", ha
commentato Luigi Di Maio, vicepresidente dei deputati grillini
.
Termina così una giornata vissuta all'insegna di insulti,
pianti e tensione. Tutto era iniziato la scorsa notte quando
l'assemblea congiunta dei parlamentari, in streaming, aveva
dato il via al procedimento ma, soprattutto, aveva segnato il
primo passo per la rottura: molti senatori hanno protestato
per la convocazione "non valida" dell'assemblea, mentre altri
hanno chiesto di evitare "un ulteriore motivo di attrito".
Nulla da fare. L'atmosfera si è riscaldata. Le parti sono
apparse inconciliabili e sono volati insulti molto pesanti:
"venduti" e "approfittatori". Il segno che qualcosa si era
rotto. In mattinata, il dissenso dei senatori è cresciuto. Ed
è esploso quando in tre, Laura Bignami, Maurizio Romani e
Alessandra Bencini, hanno annunciato le loro dimissioni da
senatori a sostegno dei quattro "ribelli": "Così non può
andare, torno a casa", ha detto con gli occhi gonfi di lacrime
la Bencini. Inutili sono stati i tentativi di ricucitura nel
corso di una assemblea nel pomeriggio. Anzi, la situazione è
peggiorata al punto che i quattro dissidenti hanno lasciato
l'incontro insieme ad altri sei senatori mentre dalla riunione
arrivavano urla e qualcuno replicava: "Siete peggio dei
fascisti".
Per formare un nuovo gruppo a Palazzo Madama servono dieci
senatori, ma ai nuovi dissidenti potrebbero aggiungersi gli
altri tre M5S già fuori:Marino
Mastrangelo,Paola
De PineAdele
Gambaro.
E' vero che alcuni parlamentari oggi hanno detto di voler
lasciare non solo il gruppo ma anche l'incarico di senatore.
E' bene ricordare però che le dimissioni vanno comunque
approvate dall'Aula a voto segreto. Infine, qualcosa si muove
anchenel
Pd con l'area civatianache
annuncia: "Siamo pronti ad aiutare i dissidenti grillini per
la nascita di un nuovo gruppo".
Intanto questamattina
l'Aula del Senato ha detto no alla mozione di sfiducia M5S per
i neo ministri Federica Guidi e Giuliano Poletti. Il Movimento
ha chiesto che venissero discusse a breve, ma l'assemblea ha
respinto la modifica del calendario. E in proposito il
senatoreMario
Michele Giarrussodenuncia
su Facebook che risultano depositate a suo nome e senza il suo
consenso due richieste di sfiducia per due ministri del
governo in carica
Barracciu accusata di avere mentito. Per i pm
non solo benzina tra le spese pazze
La Procura contesta al sottosegretario del Pd
altri 40mila euro. La difesa delle "missioni"
vacilla: "Spendeva a Cagliari con la carta"
Nei corridoi delPartito
democraticoparlano
di doccia fredda.Francesca
Barracciu,
sottosegretario allaCultura,
aveva garantito di essere pronta a entrare nella
squadra di governo “perché con i magistrati era
tutto chiarito”. In suo favore si erano esposti
il ministroMaria
Elena Boschie
lo stesso premierMatteo
Renzi. Ma
venerdì scorso è arrivato il colpo di scena. Il
pm di CagliariMarco
Coccoha
interrogato in gran segreto l’ex consigliere
regionale, indagata perpeculatoaggravato
nell’ambito dell’inchiesta sui fondi sui gruppi
consiliari dellaRegione
Sardegna,
proponendo a Barracciu due sorprese.
In primo luogo la procura le
contesta di aver speso senza giustificazione
altri 40mila euro, oltre ai 33mila per i quali è
già indagata da sei mesi. “Lo abbiamo scoperto
solo venerdì – spiega il suo difensore,Carlo
Federico Grosso–
ma abbiamo preso tre settimane di tempo per
rispondere, l’onorevole deve riordinare le idee,
contestano episodi che sono di tre anni fa”. Ma
soprattutto i magistrati la accusano di aver
mentito. Barracciu aveva sostenuto il 6 dicembre
scorso di aver speso 33mila euro, tra il 2006 e
il 2009, in viaggipoliticieistituzionali.
“Abbiamo anche indicato uno
per uno gli appuntamenti politici cui la signora
ha partecipato, con la propria automobile”,
aveva spiegato Grosso. Alla media di 62
chilometri al giorno, 942 chilometri al mese, 24
mila all’anno su e giù per la Sardegna. Gli
inquirenti hanno in seguito messo a confronto il
resoconto sui viaggi dell’indagata con i
movimenti della suacarta
di credito,
scoprendo che in più di un’occasione il
sottosegretario si trovava in posti diversi da
quelli dichiarati, spesso aCagliaridove
ha sede il consiglio regionale, in almeno un
caso all’estero. La conclusione dei pm: lei era
aCagliari,
dunque non c’era nessunabenzinada
rimborsare. Lei si è difesa sostenendo che
fossero spese fatte prima di partire per la
missione o dopo il rientro. Una linea difensiva
giudicata debole dal pmCocco,
che sembra orientato a procedere con la
richiesta di rito immediato, che presuppone
l’evidenza della prova. L’avvocato Grosso
allarga le braccia e dice: “Valuteremo l’ipotesi
se è meglio difendersi dasottosegretarioo
meno. Questa è una valutazione politica, spetta
alla mia cliente. Ma ne parleremo”.
La donna che doveva guidare il
nuovo corso renziano in Sardegna diventa così un
imbarazzo crescente per ilPd.
E per Renzi stesso, che in difesa di Barracciu
si è speso senza riserve. Molto popolare in
Sardegna, renziana della prima ora, dopo
l’esperienza da consigliere regionale si è
candidata alleEuropeenel
2009, ma è entrata aStrasburgosolo
un anno e mezzo fa come la prima dei non eletti
al posto diRosario
Crocettaeletto
governatore inSicilia.
Sei mesi fa ha conquistato alle primarie del
centrosinistra il ruolo di sfidante del
governatore uscente berlusconianoUgo
Cappellacci.
Poche ore dopo il trionfo, mentre parla del suo
futuro aBallarò,
la informano che a suo carico c’è unavviso
di garanzia. È
accusata dipeculatoe
di 33 mila euro non giustificati. Lei non salta
neanche sulla sedia, mezzo partito è nelle sue
stesse condizioni. Ma col tempo, a ogni
accertamento i magistrati ne scoprono una nuova.
Renzi spedisce in Sardegna il
suo emissario,Stefano
Bonaccini, e
lo incarica di risolvere il problema: eliminare
un candidato indagato e in calo di popolarità.
Il 30 dicembre, in una drammatica resa dei conti
aOristano,
la fanno fuori. Mentre il Pd mette in pistaFrancesco
Pigliaru, che
batterà Cappellacci, Barracciu, che è tipa
tosta, proclama la sua innocenza e punta i
piedi. Il 4 gennaio va aFirenzee
strappa aLuca
Lotti, altro
fedelissimo di Renzi, una promessa: lei fa la
brava e avrà un assessorato di rilievo, magari
il più ambito, la Sanità. MaPigliaru,
appena eletto, le sbarra la strada: “Niente
indagati nella mia giunta”. A quel punto nasce
il governo Renzi e le viene concesso il
risarcimento estremo: sottosegretario allaCultura.
La linea del Pd resta garantista, ma fino a un
certo punto. Anche perché il rumore intorno al
caso Barracciu imbarazza la pattuglia di
parlamentari Pd sardi indagati con lei per lo
stesso reato:Silvio
Lai, Siro
Marrocu,Marco
Melonie
Francesco Sanna, tutti chiamati a rispondere di
cifre dai 30 ai 90 mila euro. L’avvocato Grosso,
uno dei migliori penalisti in Italia chiamato daTorinoper
la gravità del caso, si dice sicuro di poter
chiarire tutto nel prossimo interrogatorio. Che
potrebbe però arrivare troppo tardi.
Sulla (mancata?) democrazia interna di M5S e Pd
Mentre metà partito lo osservava con lo stesso entusiasmo che
prova il tacchino quando si avvicina Natale,Matteo
Renziha
lanciato alla Camera qualche affondo ai 5 Stelle. Gli vengono
bene, perché si diverte dialetticamente e perché così facendo
può rincorrerel’applauso
facile. A un certo punto, ieri ha criticatola
(mancata) “democrazia interna” di M5S, contrapponendogli
la grandissima democrazia interna del Pd. E giù, applausi dai
suoi deputati, fino a quel momento assai stitici quanto ad
affetto per il neo-Premier. Sul primo puntoRenzi
gioca facile e non ha tutti i torti, soprattutto se
M5S si ostinerà non tanto ad allontanare i casi umani (opera
meritoria), ma asbattere
fuori dalla porta chi può dare un contributo a quel Movimento.
Penso per esempio a Orellana, che ha sì il vizio di farsi
intervistare da chiunque per poi piangiucchiare a favor di
telecamera, ma chemi
pare persona intelligente, dotata di acume politico e
dunque forse non paragonabile a chi da mesi è spiaggiato
placidamente al Senato o in qualche talk show televisivo, con
le stigmate del martire dissidente.
Se Renzi fa bene – rientra pienamente nella sua strategia – a
gridare al lupo cattivo, e c’è pure chi gli crede e dà retta,
risulta oltremodo comico che il serial bugiardo indichi il Pd
come “esempio” dienorme
democrazia interna: magari fosse vero. Senza
scomodare i casi mai troppo noti degli epurati Pd “no Tav” di
Avigliana, e poi gli espulsi di Acqui Terme, Castiglione del
Lago, Piacenza eccetera (qui
una breve lista dei purgati dal Pd);
dicevo, senza scomodare questi casi, per capire quanto sia
falsa una tale dichiarazione bastaleggere
e sentire Pippo Civati. Il quale, ripetutamente, in
pubblico e in privato, dichiara da giorni: “Voto la fiducia
altrimenti sono fuori”. Cioè lo cacciano. Lui comeTocci,Ricchiuti,Mineoe
tutti coloro che volevano votate no ma non lo hanno fatto
“altrimenti ci cacciano”. E’ democratico un partito che caccia
chi osa dissentire su un governo che lo stesso Pd aveva
giurato e rigiurato ai suoi elettori di non fare mai?
Io sono d’accordo con Renzi: in certi casi applicare l’art 67
della Costituzione – che nega il vincolo di mandato –non
è scilipotismo ma intelligenza. Grillo, in questo, ha
torto: chi si ribella al “leader” o alla maggioranza non va
certo espulso sempre e comunque. Per esempio fu meritorio
l’atteggiamento di chi, nel Pd, non votò ad aprile Franco
Marini come Presidente della Repubblica ma optò per Prodi o si
astenne. E tutto sommato capisco chi, al Senato, votò Grasso
andando contro il volere del mandato 5 Stelle (lo avrei fatto
anch’io, che pure non ho il poster in camera di Grasso, ma che
certo è meglio di Schifani).Ora,
però, il Pd è sotto la dittatura di Matteo Renzi(e
già fa ridere che uno come Renzi si creda dittatore: il guaio
è che glielo fanno credere). Chi non è con lui, oggi, è fuori
dal Pd. Non ci sono margini o distinguo: o stai con Peppo Pig
o sei fuori. Di grazia, Matteo: che democrazia è? Io spero che
Orellana non venga allontanato, e se accadrà – pur
contestandogli le continue interviste rilasciate ovunque –criticherò
una tale decisione, come criticai l’espulsione della
Gambaro (che poi ha fatto di tutto per dare ragione a chi l’ha
cacciata). Se c’è però un partito che non può dare lezioni di
democrazia interna, è proprio il Pd. E se c’è un politico che
non può dare lezioni di democrazia interna, quello è proprio
Matteo Renzi.
C’è un limite anche alle bugie. Forse.
M5s: le firme false dei senatori sulla mozioni
di sfiducia ai ministri Federica Guidi e
Giuliano Poletti
Sono all’incirca le 13.30 del 26 febbraio
scorso quando Mario Giarrusso, senatore del
Movimento 5 stelle,lancia
una bomba dalle colonne della sua pagina
Facebook: gli atti contro i neo-ministri
Federica Guidi e Giuliano Poletti sono stati
presentati all’insaputa di molti senatori del
gruppo, per di più falsificandone le firme.
“Oggi è successo un fatto gravissimo. Sono
state presentate due mozioni di sfiducia [...]
senza che le stesse siano mai state discusse
ed approvate in assemblea e senza che nessuno
dei colleghi, tranne il responsabile, le
avesse mai viste. La mia firma sui documenti
in questione non c'era e quindi chi si è reso
responsabile ne risponderà nelle sedi
giudiziarie preposte”.
Cos’è successo il 26 febbraio?
È una giornata complicata per i senatori
stellati, alle prese con espulsioni e
dimissioni, e la denuncia passa in sordina.
Raggiunto dall’Huffpost,il
parlamentare grillino ribadiva l’accusa e
puntava il dito contro il capogruppo, Maurizio
Santangelo: “È lui che mi risulta abbia
presentato la mozione di sfiducia contro i
ministri Poletti e Guidi. Una mozione con
tutte le nostre firme in calce, ma che io e
molti miei colleghi non abbiamo mai visto né
sottoscritto. Per questo domani presenterò
denuncia penale contro il responsabile".
Parlando nel pomeriggio a Skytg24, la collega
Serenella Fucksia esprimeva le sue
perplessità: “Oggi siamo arrivati in aula e
non sapevamo che sarebbe stata presentata una
mozione, non è stata condivisa dal gruppo,
l'avrà decisa il capogruppo ma non sappiamo
con chi...”.
La faccenda, travolta dalla cronaca politica
delle defezioni dal gruppo parlamentare,
sembrò fermarsi lì. "Si faccia consegnare
l'atto depositato. Non c'è alcuna firma
falsificata. Spero sia solo un
fraintendimento", chiudeva la questione
Santangelo.
L’articolo dell’Espresso e la risposta di
Santangelo
Ma la vicenda era tutt'altro che chiusa. Quel
giorno infatti l’Espressopubblicava
sul proprio sito un articolo nel quale
Giarrusso ribadiva ancora una volta la propria
versione dei fatti: “Ha commesso un atto
gravissimo, falsificando la mia firma, forse
quella di altri, e depositando un atto che non
è stato visto da nessuno. So che anche i
dipendenti del gruppo hanno cercato di
fermarlo, ma lui ha presentato lo stesso le
mozioni. Non può esserci alcuna buona fede”.
Dichiarazioni che scatenavanola
durissima reazione del capogruppo,
direttamente sul blog di Beppe Grillo:
“Forse Luca Sappino, che ha firmato
l’articolo, avrebbe potuto prima provare a
verificare se sui due atti la firma di
Giarrusso fosse davvero presente o meno. Se
siamo agli ultimi posti nella classifica della
libertà di stampa, in fondo, un motivo ci
sarà”.
Le tre versioni della mozione di sfiducia
Forse sì. Ma forse non per colpa di quell’articolo.
Esistono infatti tre diverse versioni della
mozione di sfiducia a Poletti, che oggi l’Huffingtonpost
è in grado di mostrarvi. E che farebbero
pendere la bilancia in favore della
ricostruzione di Giarrusso. Tre atti inviati
da un numero di fax della presidenza del
Movimento 5 stelle al recapito dell’Ufficio
atti di sindacato ispettivo. Tutti con il
medesimo scopo: chiedere la sfiducia dei due
ministri.
La prima versione: ore 12.15, firme false di
tutti i senatori M5s
Ma andiamo con ordine: il primo fax, quello
“incriminato”, è quello per il quale molti
senatori del M5s hanno storto la bocca.
Importante l’orario: il fax viene ricevuto
dall’ufficio preposto alle ore 12.15. In
calce, vengono riportati tutti i nomi dei
senatori stellati. Ma c’è un problema. Le
firme vengono apposte tutte da un’unica
persona, al massimo due, risultando
chiaramente non autentiche (come si evince
anche dal confronto con la terza copia del
documento, alla quale arriveremo più avanti).
Ci sono anche quelle di Battista, Bocchino,
Campanella e Orellana, che di lì a poche ore
sarebbero stati espulsi con un voto sul blog.
Santangelo spiega che “si tratta di una bozza
presentata preliminarmente agli uffici,
l’unico atto pubblicato è l’ultimo, si
dovrebbe andare a prendere il resoconto
stenografico della seduta di quel giorno. Le
precedenti due versioni rientrano nella
dinamica interna degli uffici”. Poi si
trincera dietro un ‘così fan tutti’: “Questa
modalità di presentazione, che è interna al
Senato, avviene con costante frequenza. Se
dovessimo andare a riprendere tutti gli atti
presentati da tutte le forze politiche
vedremmo che è una cosa normale”.
Sull’atto, che reca come intestazione un
secco: “Mozione di sfiducia individuale nei
confronti del ministro ecc.”, non compaiono
tracce del fatto che si tratti effettivamente
di una bozza e non di un documento definitivo.
Tant’è che, oltre ad apportare le opportune
modifiche di forma, gli uffici del Senato
annotano manualmente un numero di protocollo
alla mozione (1-00220)che
corrisponde a quello del testo pubblicato sul
sito di Palazzo Madama. Un dettaglio
importante. Spiegano fonti del Senato:
“Solitamente i testi preparatori non vengono
protocollati. Quando si protocolla un atto
preparatorio, il numero che poi risulta su
quello definitivo è differente, perché si
tratta di due atti diversi. Rimane lo stesso
quando si tratta di versioni che sostituiscono
quella iniziale”.
Ore12.14 (circa), Pietro Grasso a Santangelo:
“Mi avvertono gli uffici che è arrivata in
questo momento una mail”
L’ipotesi della bozza, oltre che nel testo
stesso dell’atto, incontra altri elementi a
suo sfavore. Il primoè
riscontrabile nel verbale dell’Aula del 26
febbraio. Proprio intorno alle 12.15 -
orario di invio del fax - Santangelo prende la
parola, e chiede a Pietro Grasso di inserire
nel calendario il voto di sfiducia nei
confronti dei due ministri. Il presidente gli
fa presente che formalmente non risulta
pervenuto ancora nessun testo. E Santangelo
risponde: “Poco fa nel corso della Conferenza
dei Capigruppo le ho preannunciato la
presentazione delle mozioni, che probabilmente
in questo istante gli uffici possono già
registrare”.
Che si tratti proprio di un atto formale,
sembra confermarlo lo stesso capogruppo,
quando, qualche istante dopo, spiega ancora di
procedere al voto “alla ripresa dei lavori nel
pomeriggio: non cambierebbe nulla farlo adesso
o farlo alle ore 16.00”.
Ma se l’ultimo testo, quello definitivo, è
stato trasmesso alle ore 18.43, e se quello
delle 12.15 era solamente una bozza, come
sarebbe stato possibile procedere al voto già
tra le 12.15 e le 16.00? E che cosa avrebbero
dovuto “registrare” gli uffici?
Un semplice lavorio tecnico tra funzionari
sarebbe arrivato all’attenzione del presidente
del Senato? Già, perché Grasso risponde ancora
volta al capogruppo M5s: (siamo a poco prima
delle 12.19, quando la seduta viene dichiarata
sospesa, n.d.r.) “Mi avvertono gli uffici che
è arrivata in questo momento una e-mail su
questo punto (per quello che può valere).
Voteremo anche la proposta riguardante la
calendarizzazione delle mozioni di sfiducia
nei confronti dei ministri Guidi e Poletti”.
Abbiamo cercato nuovamente Santangelo, che ci
ha spiegato: “Non avevo contezza di quando gli
uffici avrebbero inviato il testo, per cui
intanto lo ho preannunciato, una mossa
politica, come si fa in questi casi”.
La mail di Santangelo ai senatori M5s
Anche in questo caso qualcosa non torna.
Perché alle 12.10, vale a dire qualche attimo
prima dello scambio di battute nell’emiciclo,
dalla casella personale del capogruppo M5s
partiva un messaggio indirizzato a tutti i
senatori grillini, di cui l'Huffingtonpost è
venuto in possesso. Che recitava testualmente:
“Ciao a tutti, come già preannunciato nella
dichiarazione di voto nel giorno della fiducia
al Governo Renzi, vi informo che oggi sono
state depositate le mozioni di sfiducia
individuale nei confronti dei ministri Poletti
e Guidi”.
In allegato i due documenti, il cui testo
corrisponde a quello faxato (al netto delle
correzioni a penna apportate dagli uffici) con
una sola differenza. Nel testo inviato da
Santangelo ai senatori risultano i nomi
stampati in calce, ma non le firme, che
verranno apposte da un’unica persona nel
documento trasmesso all’Ufficio di sindacato
ispettivo.
Ricapitolando: alle 12.10 i senatori M5s
vengono “informati” di un testo che, spiega il
capogruppo, “è stato depositato”. Testo che
verrà inviato 5 minuti dopo corredato da una
serie di firme false.
Denunciamo Santangelo?
Tant’è che qualche senatorearriva
a preparare una bozza di denunciaall’attenzione
del magistrato Giuseppe Pignatone (bozza fino
a oggi rimasta tale e mai utilizzata), nella
quale, partendo proprio dal testo della mail
di Santangelo, spiega: “Tengo a precisare che,
qualche ora dopo la comunicazione, lo stesso
capogruppo provvedeva a disporre il ritiro
delle mozioni, per ridepositarle poco dopo
sottoscritte soltanto da alcuni senatori che
avevano condiviso il contenuto dei documenti
ed erano formalmente d’accordo al deposito
presso l’Ufficio atti di sindacato ispettivo”.
Diversa la versione di Santangelo, contenuta
nella risposta all’Espresso: “Le due mozioni
sono state annunciate in un primo momento via
email, perché fossero condivise tra tutti i
portavoce, mentre solo al momento del deposito
effettivo, avvenuto alle 18.30 dopo le
correzioni suggerite dal gruppo, sono state
apposte le firme di chi le ha sottoscritte”.
Una condivisione avvenuta con un “vi informo
che sono state depositate”, e che ha preceduto
solo di qualche minuto l’invio per primo fax.
La seconda versione: ore 14.16, firme false di
nove senatori M5s
Intorno alle 13.30 Giarrusso reagisce
duramente su Facebook. Alle 14.16, all’Ufficio
atti di sindacato ispettivo arriva una seconda
versione delle mozione di sfiducia. Il testo è
lo stesso, ma in coda risultano solamente nove
firme (false anche questa volta). Sono quelle
dei senatori Mangili, Bertorotta, Castaldi,
Marton, Crimi, Taverna, Martelli, Moronese.
Sulla versione delle 12.15 i funzionari
sottolineano più volte il nome di Giarrusso, e
viene appuntato: “Per ora solo nove firme,
vedi oltre per esse e per le altre”.
Spiega un loro collega, che ha chiesto di
rimanere nell’anonimato: “È successo che hanno
voluto mettere una toppa all’errore appena
hanno visto quel che scriveva Giarrusso, e
hanno inviato di nuovo la mozione con i nomi
solo di quelli che erano stati avvisati dal
capogruppo e avevano dato il via libera, e
hanno iniziato poi a contattare tutti per
apporre firme vere. I nostri funzionari
avevano consigliato Santangelo di non spedire
quella prima versione, ma lui è andato avanti
per la sua strada”.
Santangelo definisce anche la seconda una
bozza, un atto preparatorio: “L’unico atto che
ha una valenza giuridica è l’ultimo”. Dalla
semplice lettura dei documenti emerge tuttavia
un interrogativo: se di bozze si trattava
effettivamente, perché inviarne una seconda
con il medesimo testo, e con la sola
correzione del numero di firme?
C’è poi un errore. La seconda versione
sostituisce sì la precedente, ma le nove firme
in calce non sono sufficienti per la
presentazione di una mozione di sfiducia
individuale: ne occorrono almeno dieci.
La terza e ultima versione: firme autentiche
di 35 senatori M5s
Così si spiega il perché il 26 febbraio l’aula
non ha proceduto al voto sulla richiesta di
calendarizzazione. La versione definitiva (che
reca 35 nominativi, corredata questa volta da
firme autentiche) viene inviata via fax solo
alle 18.43, quando la seduta era stata tolta
già da una ventina di minuti.
Una versione, la terza, uguale in tutto e per
tutto alle precedenti, che è stata depositata
agli atti. Il numero di protocollo? 1-00220,
quello della stesura delle 12.15. Come già
accennato, Santangelo spiegava sul blog che
“il deposito effettivo è avvenuto alle 18.30
dopo le correzioni suggerite dal gruppo”. Ma
l’unica modifica che risulta negli atti sono
gli autografi in originale dei senatori
stellati.
DELINQUENZA AD ALTO LIVELLO
Stato-Mafia, Napolitano ai giudici: “Niente da riferire. Valutate
se revocare ordinanza”
Il capo dello Stato ha inviato una lettera alla
corte d'Assise, dopo che la procura di Palermo lo ha citato come
teste al processo per riferire sulla missiva ricevuta da Loris
D'Ambrosio. In quella missiva il consigliere giuridico del
Quirinale esprimeva il timore di essere stato "un ingenuo e utile
scriba per indicibili accordi"
Una lettera lunga
due pagine, autografata dal presidente
della Repubblica, per chiedere
la cancellazione della suadeposizione.
È il nodo fondamentale della missiva spedita da Giorgio
Napolitano ad Alfredo Montalto,
giudice della corte d’assise che presiede il processo sulla Trattativa
Stato – mafia. Una richiesta,
quella di Napolitano, che non ha precedenti nella storia
giudiziaria italiana.
Il capo dello Stato, infatti nonostante la legge
lo preveda, vorrebbe evitare di deporre come teste. Il motivo?
Dice di non sapere assolutamente nulla delle vicende che sono
d’interesse della corte. Il nodo principale che ha richiesto la
citazione del capo dello Stato è rappresentato dall’ormai nota
missiva di Loris
D’Ambrosio, ex consulente del
Colle già in servizio all’alto commissariato antimafia, che il 18
giugno 2012 esponeva al presidente i suoi dubbi per essere stato “utile
scriba di indicibili accordi”
tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, lo stesso periodo
in cui, secondo l’accusa, si sviluppa la Trattativa.
L’ex consulente giuridico del Quirinale scriveva
al Capo dello Stato proprio negli stessi giorni in cui veniva
chiusa l’indagine sul patto Stato – mafia, e agli atti venivano
depositate le decine di intercettazioni in cui lo stesso
D’Ambrosio s’intratteneva in lunghe conversazioni conNicola
Mancino,l’ex
ministro dell’Interno timoroso di finire indagato, e poi
puntualmente rinviato a giudizio per falsa testimonianza. Perché
D’Ambrosio rende partecipe Napolitano di suoi personalissimi dubbi
risalenti ad un ventennio prima? E quali sarebbero questi dubbi,
che nella lettera al Colle rimangono imprecisati? Domande che i pm
vorrebbero rivolgere al destinatario della missiva. Napolitano,
invece, annuncia di non sapere nulla dei fatti in questione. E
piuttosto che aspettare la data della sua deposizione, prende
carta e penna per scrivere direttamente al giudice: “Ritengo in
proposito doveroso – scrive il Capo dello Stato - farle presenti
le seguenti circostanze: la lettera indirizzatami il 18 giugno
2012 dal dottor Loris D’Ambrosio, con la quale egli volle
rimettermi l’incarico (da me conferitogli il 18 maggio 2006) di
consigliere per gli Affari dell’Amministrazione della giustizia, è
stata, per mia libera iniziativa, pubblicata nella raccolta di
miei interventi del periodo 2006-2012 sulla giustizia. Quella mia
iniziativa, di certo non dovuta, corrispose a un intento dimassima
trasparenzanel
documentare eonorare
il travaglio umano e moraledel
consigliere D’Ambrosio, provocato dalla diffusione, sulla stampa,
di testi registrati (non si sa quanto correttamente e
integralmente riprodotti) di conversazioni con il senatore
Mancino, intercettate dalla Procura di Palermo, e da cui venivano
ricavati elementi di grave sospetto su comportamenti tenuti dal
mio collaboratore”. Come dire: sono stato io a pubblicare la
lettera di D’Ambrosio, per fare da contrappeso alla diffusione
delle intercettazioni che non lo mettevano certo in buona luce.
"Cadde il governo Prodi e subentrò in me un grosso timore. Mi
trovai Berlusconi presidente del Consiglio e Alfano come ministro
della Giustizia" dice il pentito replicando alla difesa Dell'Ut
Morto Antonio Pizzi, il Pg di Bari che indagò
su P2 e Bestie di Satana
Il magistrato si è spento a Milano per una
leucemia fulminante. Fu giudice istruttore nel
procedimento sul crac del Banco Ambrosiano,
chiuso con le condanne di Gelli e Ortolani, e
a Busto Arsizio guidò le indagini sui delitti
dei giovani adepti alla setta. Nel capoluogo
pugliese si è trovato a gestire il caso
Laudati-escort
Pizzi, stroncato da una leucemia fulminante,
si è spento ieri sera a Milano nell’ospedale
Niguarda dove era ricoverato da alcune
settimane. Di origine molisana, aveva
cominciato la sua carriera come giudice a
Milano nel 1969. Da giudice istruttore, nei
primi anni Ottanta coordinò inseme a Renato
Bricchetti l’inchiesta sulla bancarotta
fraudolenta del Banco Ambrosiano diRoberto
Calvi, il banchiere trovato impiccato
sotto un ponte di Londra il 18 giugno del
1982. Il processo finì con condanne definitive
di imputati eccellenti, compresi ivertici
della loggia P2:Gelli,Ortolani,Carboni,Pazienza.
Pizzi ha poi guidato la Procura diBusto
Arsizioproprio
quando, nel 2004, nel varesotto emerse uno dei
casi di cronaca nera più truci del Dopoguerra,
quello dei delitti dei giovanissimi adepti
delle Bestie di Satana(nella
foto Pizzi, a sinistra, con il pm Tiziano
Masini all’epoca dell’inchiesta).
Anche questi assicurati alla giustizia, benché
si continui a sospettare un loro ruolo in
altri delitti irrisolti.
Dal 2005 al 2009, Antonio Pizzi ha guidato laprocura
di Monza, dalla quale, fra l’altro,
ha lanciato numerosi allarmi sullapenetrazione
delle organizzazioni mafiose nell’economia
brianzola, quando ancora il tema
giaceva in un colpevole cono d’ombra. Nel 2009
il Csm gli affida l’ultimo incarico alla guida
della procura generale di Bari. “Ho perso un
collega e un amico” ha commentato il
presidente del Tribunale di Bari, Vito Savino,
ricordando la sua “profonda dedizione al
lavoro e la cordialità nei rapporti umani e
professionali”. “Un magistrato onesto – ha
detto il procuratore reggente di Bari,
Pasquale Drago – che ha saputo affrontare con
grande dignità i momenti difficili che ci sono
stati in questo distretto”.
Mafia, Riina su pm Di Matteo: “Ti farei diventare il
primo tonno, il tonno buono”
Il boss, intercettato durante l'ora d'aria, a
colloquio con Alberto Lorusso, esponente della Sacra
Corona Unita. Le conversazioni sono depositate agli
atti del processo sulla trattativa, in cui Di Matteo
rappresenta l'accusa. Il padrino di Corleone,
parlando con l'altro detenuto, entra in possesso di
notizie inedite sui magistrati
“Facciamola grossa e non ne parliamo più”. Il bossTotò
Riinada
mesi minaccia il pm di PalermoNino
di Matteo. E
da mesi il padrino di Corleone, detenuto al 41bis,
intercettato fa arrivare i suoi ordini di morte dal
carcere. Il
magistrato, tra l’altro pubblica accusa nel processo
sulla trattativa Stato-mafia, è già sottoposto a un
livello eccezionale di protezione. Il boss usa le
stesse parole che in un’altra intercettazione aveva
usato per i magistrati Falcone e Chinnici:
“Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono”.
Nelle conversazioni inedite, depositate agli atti
del processo, il boss dice anche il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, non deve andare a
testimoniare al processo in corso a Palermo. I
magistrati di Palermo sono preoccupati perché alcune
notizie in possesso di Riina il 14 novembre 2013 non
erano ancora state pubblicate sui giornali.
Le informazioni inedite:“Riina
conosce notizie mai pubblicate”. C’è preoccupazione
in Procura a Palermo perché notizie mai uscite sui
giornali sono a conoscenza di Riina e Lorusso. È il
14 novembre del 2013 e gli inquirenti trascrivono
l’ennesima intercettazione captata nel cortile del
carcere Opera. Quando la notizia delle minacce di
Riina al pm Antonino Di Matteo era finita sui
giornali, i magistrati decisero di presentarsi in
massa in Tribunale per manifestare ai pm del
processo per la trattativa tra Stato e mafia la loro
solidarietà.Ma
la decisione non era stata ancora ufficializzata né
era finita sui giornali o in tve
se n’era parlato soltanto via mail tra pm e poche
persone. Così è Lorusso ad avvisare il 14 novembre
scorso Riina: “…hanno detto che alla prossima
udienza ci saranno tutti i pubblici ministeri
all’udienza… saranno presenti tutti”. E Riina
annuisce: “Ah tutti”. Ma la notizia era circolata
solo sulla mailing list interna al Palazzo di
giustizia.
Il boss a un esponente della Scu: “Organizziamola
questa cosa”. Le nuove minacce
risalgono al 16 novembre 2013. Sono le 9.30 e il
boss parla ancora con il boss della Sacra Corona
UnitaAlberto
Lorussodurante
l’ora della cosiddetta “socialità” nel carcere
milanese diOpera.
Mentre Riina dice “organizziamola questa cosa”, tira
fuori la mano dal cappotto e gesticolando mima il
gesto di fare in fretta, come scrivono gli uomini
nella Dia nell’intercettazione depositata questo
pomeriggio dai pm nelprocesso
per la trattativa.
Riina dimostra di non avere paura di Di Matteo:
“Vedi, vedi – dice – si mette là davanti, mi guarda
con gli occhi puntati ma a me non mi intimorisce…”.
Poi sul progetto di attentato: “Questo Di Matteo non
se ne va,gli
hanno rinforzato la scorta e allora,
se fosse possibile, ad ucciderlo… Una esecuzione
come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari”.
E parla del fallito attentato al vicequestore Rino
Germanà, nel trapanese. Il poliziotto si salvò solo
perché si era gettato in mare mentre il boss
Bagarella gli sparava. Era il 14 settembre del 1992,
pochi mesi dopo lestragi
di Capacie
divia
D’Amelio:
“Partivamo la mattina da Palermo a Mazara. C’erano i
soldati poverini a fila indiana a quel tempo… Era
pomeriggio, tutti i giorni andare e venire, da
Mazara. A chi hanno fatto spaventare, a nessuno, che
poi quello si è buttato a mare. Loro facevano avanti
a indietro e gliel’hanno fatta là a Germanà”. “Questo
Di Matteo non ce lo possiamo dimenticare. Corleone
non dimentica” aveva detto Riina a un esponente
della Sacra Corona Unita con cui condivideva l’ora
d’aria il 14 novembre dell’anno scorso. Al mafioso
pugliese che gli chiedeva come avrebbe fatto ad
eliminarlo se l’avessero portato in una località
riservata, Riina avrebbe risposto: “Tanto
sempre al processo deve venire“. E per
questo il magistrato non
aveva presenziato all’udienza che si è tenuta a
Milano l’11 dicembre scorso quando è stato sentito Giovanni
Brusca. In una intervista al Fatto
Quotidianoil
pm lanciava l’allarme sulla sua vita: “Ha ordinato
di uccidermi”.
“Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono”.“Ti
farei diventare il primo tonno, il tonno buono”dice
Riina parlando di Di Matteo con il pugliese. “Questo
pubblico ministero di questo processo che mi sta
facendo uscire pazzo”, aggiunge. ”Mi viene una
rabbia, ma perché questa popolazione non vuole
ammazzare a nessun magistrato? A tutti … ammazzarli,
proprio andarci armati e vedere … Si
ingalluzziscono, proprio
si ingalluzziscono… perché c’è la popolazione che li
difende, che li aiuta. Quelli però che
devono andare a fare la propaganda là, sono quelli
che devono andare a fare la propaganda. Hanno lo
scopo in testa per uno ‘strumentio’
(strumentalizzazione ndr) completamente e le persone
sono con loro…”. Il
boss, parlando sempre con Lo Russo, ricorda
sorridendo la strage in cui fu ucciso il giudiceRocco
Chinnici, saltato in aria per l’esplosione
di un’autobomba il 29 luglio del 1983. Il capomafia
assistette da lontano un commando di killer di Cosa
nostra, che sbalzò in aria il magistrato facendolo
poi ricadere a terra: “Quello là saluta e se ne
saliva nei palazzi. Ma che disgraziato sei, saluti e
te ne sali nei palazzi. Minchia e poi è sceso,
disgraziato, il Procuratore Generale di Palermo
… Per un paio d’annimi
sono divertito. Minchia che gli ho combinato“. E
ancora “dobbiamo prendere un provvedimento per
voialtri – dice Riina come se parlasse ai magistrati
-, uno che vi fa ballare la samba così che vi fa
salire nei palazzi e vi fa scendere come vuole, come
se fossero formiche”. “Se io restavo sempre fuori,
io continuavo a fare un macello, continuavo al
massimo livello” dice Riina. “Minchia, eravamo tutti
mafiosi… i capimafia… Totò Riina non li faceva
passare…” dice parlando in terza persona.
“Il Presidente non deve testimoniare al processo”.Il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “non
deve testimoniare al processo per la trattativa tra
Stato e mafia” risponde il capomafia a Lo
Russo che a Riina dice che in televisione sono in
tanti i politici a stigmatizzare la richiesta della
Procura di ascoltare in aula il Presidente
Napolitano. Lo Russo cita anche il vice presidente
del Csm Michele Vietti e altri politici, concordi
nel ritenereinopportuna
la testimonianzadi
Napolitano. Riina dice: “Fanno bene, fanno bene… ci
danno una mazzata…ci
vuole una mazzata nelle corna... a questo
pubblico ministero di Palermo”. E Lo Russo ribatte:
“Sono tutti con Napolitano dice che non ci deve
andare. Lui è il presidente della Repubblica e non
ci deve andare”. Riina dice: “Io penso che qualcosa
si è rotto…”. E parlando del pm Nino Di Matteo: “Di
più per questo, per questo signore che era a
Caltanissetta, questo che non sa che cosa deve fare
prima. È un disgraziato… minchia è intrigante,
minchia, questo vorrebbe mettere a tutti, a tutti,
vorrebbe mettere mani… ci mette la parola in bocca a
tutti, ma non prende niente, non prende…”.
Riina su Messina Denaro: “Pensa solo a se stesso…”. Il
padrino di Corleone parla anche del boss di
Castelvetrano Matteo
Messina Denaro.
In una intercettazione ambientale, fatta dagli
investigatori lo scorso 30 ottobre Riina si lamenta:
“A me dispiace dirlo questo signor Messina” che per
gli inquirenti è Messina Denaro, “questo che fa il
latitante che fa questi pali … questi palo eolici… i
pali della luce”. E Lo Russo, di rimando, gli dice:
“Pensa solo a se stesso… pazienza”. Riina replica:
“No, ma per dire che questo si sente di comandare,
si sente di fare luce ovunque, fa luce, fa pali per
prendere soldi, per prendere
soldi, ma
non si si interessa di…”. Insomma, secondo il boss
Rina, Messina Denaro si interesserebbe solo agli
affari con l’energia eolica e non dei ‘bisogni’ di
Cosa nostra. Riina ricorda: “Ah, se ci fosse suo
padre buonanima, perché suo padre era un bravo
cristiano, u zu Ciccio era di Castelvetrano, però… e
devo dire la verità ha fatto tanti anni di
capomandamento a Castelvetrano, a lui gli ho dato la
possibilità di muoversi libero… però era un
cristiano perfetto, un cristiano, un orologio, lo
chiamavo ‘u rugiteddù. Questo qua, questo figlio lo
ha dato a me per farne quello che ne dovevo fare, è
stato qualche 4 o 5 anni con me, impara bene,
minchia, tutto in una volta, si è messo a fare luce
e… tutti i posti a fare luce. Che vuoi, fanno altre
persone e a noi ci tengono in galera, sempre in
galera, però
quando siamo liberi li dobbiamo ammazzare“.
E Riina cita Sciascia e i professionisti
dell’Antimafia. C’è spazio anche per
la citazione dello scrittoreLeonardo
Sciasciae
i suoi professionisti dell’Antimafia citati in un
ormai famoso articolo pubblicato il 10 gennaio del
1987, nei colloqui tra Riina e il compagno d’ora
d’aria. I due parlano dei magistrati criticando
aspremente il loro operato. “Lui (Sciascia ndr) –
dice il pugliese – gli diceva la verità, lui era uno
di quelli che teneva il coraggio di parlare…”. E
Riina: “Minchia, ma quello era tremendo, lui
sembrava un mafioso vero, ma poi quello era una
persona studiosa, una persona…”. E l’altro: “Una
persona studiosa e onesta”. Riina: “onesta, onesta”.
Il pugliese: “… che non si faceva intimorire dai
magistrati, che non si faceva intimorire e li
chiamava i professionisti dell’antimafia”. Riina
ribatte con forza: “Minchia, così sono
professionisti dell’antimafia, tanto professionisti
che a questi non li poteva vedere, questi li aveva
come ‘l’uva da appendere’, ma sempre li attaccava,
sempre dalla mattina alla sera, perché vedeva quello
che facevano, ci constatava, lo constatava lui, però
l’Italia è fatta così…”.
Trattativa, Brusca: “Il papello a Mancino. Capaci strage
anche contro Andreotti”
Ci sono tutti i retroscena del patto tra Cosa nostra e le
Istituzioni nella deposizione di Giovanni Brusca, l'ex boss
di San Giuseppe Jato, uno dei testimoni chiave, interrogato
per tre udienze consecutive dalla corte d'assise di Palermo
in trasferta all'aula bunker Milano. Dove non c'era per le
minacce ricevute il pm Di Matteo
Il papello con le richieste diRiinaconsegnato
a Mancino e lastrage
di Capacianticipata
per scalzareGiulio
Andreottinella
corsa al Quirinale. Dopo quel botto spaventoso, gli uomini
diCosa
Nostrabrindarono
due volte. Ci sono tutti i retroscena dellaTrattativa
Stato – mafianella
deposizione diGiovanni
Brusca, l’ex boss di San Giuseppe Jato, uno dei
testimoni chiave, interrogato per tre udienze consecutive
dalla corte d’assise di Palermo in trasferta all’aula bunker
Milano.
“Riina diceva che ad Andreotti dovevamo rompere le corna,
ostacolandolo, non facendolo diventarepresidente
della Repubblica. E ci siamo riusciti, anche
anticipando la strage Falcone. Dopo il 23 maggio, Riina mi
disse: con una fava abbiamo preso due piccioni” ha detto il
pentito, nella prima delle tre udienze milanesi programmate
per la sua deposizione. L’ex padrino di San Giuseppe Jato è
diventato collaboratore di giustizia nel 2000, iniziando a
raccontare dei rapporti diCosa
Nostracon
lapoliticasoltanto
alcuni anni dopo. “Perché non raccontai subito dei rapporti
conVittorio
ManganoeMarcello
Dell’Utri? Decisi di dire tutto quello che sapevo
dopo aver incontratoRita
Borsellinoche
voleva sapere la verità sulla morte del fratello. A lei io
diedi l’anima e da quel momento non mi interessò più di
mafia, di giustizia, di niente” ha detto Brusca, rispondendo
alle domande del procuratore aggiunto Vittorio Teresi.
Sui banchi dell’accusa svettal’assenza
del pm Nino Di Matteo: l’uomo che forse più di tutti
conosce i vari rivoli del processo sul patto Stato – mafia è
statobersaglio
continuo di pesanti minaccedi
morte da parte del bossTotò
Riina, che proprio a Milano è detenuto in regime di
41 bis nel carcere di Opera. Il nome del boss corleonese è
citato a più riprese da Brusca, che ha raccontato alla corte
i retroscena del biennio stragista, prequel del nuovo patto
Stato-mafia.
Tutto comincia nel 1991, quando Riina illustra ai suoi
luogotenenti ilpiano
di aggressione allo Stato. “Nel corso di una
riunione, nel ’91, Totò Riina disse che dovevano morire
tutti, che si voleva vendicare, che i politicanti lo stavano
tradendo. Fece i nomi di Falcone, che era un suo chiodo
fisso, di Borsellino, di Lima, di Mannino, di Martelli, di
Purpura. Disse: gli dobbiamo rompere le corna. Tutti
ascoltavano in silenzio. Per amore o per timore”. La prima
vittima della furia corleonese èSalvo
Lima, assassinato il 12 marzo del 1992 sul
lungomare di Mondello. “La priorità degli omicidi la
decideva Riina. Ad esempio si cominciò con Lima perché si
vociferava delle aspirazioni di Andreotti alla presidenza
della Repubblica e noi sapevamo che con quel delitto avremmo
condizionato quella vicenda. Per questo si decise di
ammazzarlo allora: si è trattato di una vendetta coneffetto
politico,in
realtà nella lista di Cosa nostra Falcone e Borsellino
venivano prima” ha spiegato il boss di San Giuseppe Jato,
che all’epoca svolse un ruolo fondamentale nell’intelligence
di morte interna a Cosa Nostra. “Mannino
doveva morireperché
non aveva aggiustato, tramite il notaio Ferraro, il processo
per l’omicidio del capitano Basile. Riina mi diede l’ordine
di ucciderlo e io chiesi tempo per studiarne le abitudini”.
Anche l’ ex ministro Calogero Mannino – così come lo stesso
Brusca, Riina e altre otto persone tra boss mafiosi,
politici e ufficiali dei carabinieri – è accusato di
violenza a corpo politico dello Stato nel processo sulla
trattativa, ma ha scelto di essere giudicato con il rito
abbreviato.
Dopo i politici, Cosa Nostra decide dicolpire
Falcone, distruggendo nello stesso momento le
residue ambizioni che Andreotti nutriva per il Quirinale.
“Io nell’attentato di Giovanni Falcone, nel suo piano
esecutivo, ci sono entrato per sbaglio” ha spiegato Brusca,
che in Cosa Nostra si era già guadagnato l’appellativo di
Verru, cioè il porco. “Circa 20 giorni dopo l’attentato a
Giovanni Falcone – continua Brusca – Toto’ Riina mi disse:
si sono fatti sotto, mi hanno chiesto cosa vogliamo per
finirla e io gli ho consegnato un papello così. Era
contentissimo. Riina non mi disse a chi aveva dato il
papello ma mi fece capire che alla fine era andato a finire
a Mancino”. Anche l’exvicepresidente
del Csmè
imputato nel processo ma per falsa testimonianza. Brusca ha
anche raccontato che dopo l’omicidio di Falcone, Riina
ipotizzò di eliminare anchePietro
Grasso: attentato che poi per motivi tecnici non si
fece mai.
È però la strage di Capaci lo spartiacque che terrorizza
l’intero Paese. Brusca ha raccontato come l’omicidio di
Falcone fosse in origine stato progettato fuori dalla
Sicilia, a Roma, dove da qualche tempo il magistrato era
andato a dirigere gli affari penali delministero
della Giustizia.“Siccome
chi doveva farlo stava perdendo tempo Riina si rivolse a me
e mi diede quel compito: voleva essere sicuro di riuscire
nell’attentato, infatti mi disse di impiegaremille
chili di esplosivo”. Una decisione, quella di
ammazzare Falcone in Sicilia, che contrappone, forse per la
prima volta, le due anime di Cosa Nostra: quella di Riina e
quella di Provenzano. “Avevano divergenze di vedute non
sull’uccidere Falcone, ma sulle modalità.Provenzanomostrò
la volontà di ammazzarlo fuori dalla Sicilia e Riina lo
trattò a pesci in faccia e gli disse: io lo devo uccidere
qua”.
Il23
maggio del 1992a
guardare le tre Fiat Croma blindate che sfilano
sull’autostrada c’è anche Brusca: ha in mano un telecomando,
che aziona quando mancano meno di tre minuti alle 18,
scatenando quello che i boss definirono l’Attentatuni,
il grande attentato per assassinare il loro più acerrimo
nemico.
La Cassazione conferma gli arresti domiciliari
dell'ex capo dello Sco, condannato per il G8 di
Genova. "Era tutore dell'ordine, ma coprì
violazioni dei diritti fondamentali"
ACatturato Lo Russo, il boss che stava a bordo
campo allo stadio San Paolo
Preso a Nizza dai carabinieri l'esponente
della famiglia malavitosa di Secondigliano,
figlio del pentito Salvatore. Latitante dal
2010: pochi giorni prima di darsi alla fuga fu
fotografato mentre assisteva a Napoli-Parma
(ansa)Arrestato
a Nizza dai carabinieri Antonio Lo Russo
figlio esponente della famiglia malavitosa di
Secondigliano e figlio dell'ex boss oggi
pentito Salvatore.
Dalle indagini emerse che, in quel periodo, Lo
Russo era stato presentato come "capotifoso"
all'allora attaccante del Napoli Ezequiel
Lavezzi, che ha confermato la circostanza ai
magistrati.Quando
i pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo gli
hanno mostrato alcune foto, Lavezzi ha
riconosciuto Antonio Lo Russo chiarendo però
di aver appreso solo dalla stampa che l'uomo
era ricercato. "L'ho conosciuto come capo
ultrà", ha detto. E nella veste di leader
della Curva, Lo Russo junior andò qualche
volta a casa di Lavezzi insieme ad altri
sostenitori della squadra. "Anche in Argentina
avevo l'abitudine di intrattenere i rapporti
con i capi delle tifoserie". Proprio Antonio
Lo Russo (fotografato a bordo campo, pochi
giorni prima di diventare latitante, durante
Napoli-Parma 2-3 del 10 aprile 2010) avrebbe
fatto esporre allo Stadio uno striscione per
convincere Lavezzi a restare a Napoli quando
si cominciò a parlare di una possibile
cessione.
Le indagini sulla latitanza di Lo Russo sono
state coordinate dai pm Enrica Parascandolo,
Henry John Woodcock e Sergio Amato coordinati
dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice.
ROMA-
Il processo Mediaset si chiude definitivamente dopo 13 anni.
La Corte di Cassazione ha confermato definitivamentela
pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per due
anninei
confronti diSilvio
Berlusconi.
L'ex premier era già stato condannato con sentenza
irrevocabile per frode fiscale alla pena principale di 4 anni
di reclusione (tre coperti da indulto). La pena ora è
esecutiva: il leader di Forza Italia non si può candidare.
Dopo 5 ore di camera di consiglio, i giudici, presieduti daClaudia
Squassonihanno
ritenuto "irrilevanti" i motivi del ricorso presentato dal
Cavaliere e hanno accolto le richieste del procuratore
generale della Corte di cassazione,Aldo
Policastro,
che aveva chiesto la conferma dei due anni di interdizione dai
pubblici uffici per Silvio Berlusconi, comminati lo scorso
ottobre dalla Corte di Appello di Milano dopo il "ricalcolo"
ordinato nell'agosto scorso dalla stessa Corte suprema. Quel
verdetto aveva ridotto a 2 anni l'originaria interdizione dai
pubblici uffici pari a 5 anni. La corte ha anche condannato
Berlusconi a pagare le spese processuali.
Per il pg, la pena accessoria relativa alla condanna per frode
fiscale inflitta al Cavaliere nell'ambito delprocesso
Mediaset"corrisponde
ai criteri costituzionali". Per questo aveva chiesto alla
terza sezione penale della Corte di cassazione di rigettare il
ricorso presentato dai legali di Berlusconi che avevano
chiesto l'annullamento della pena accessoria o, in subordine,
il ricalcolo a un anno.
Secondo il pg, tra i motivi che rendevano inammissibile il
ricorso e l'annullamento della pena "incide anche il fatto che
l'estinzione del debito tributario non è ancora avvenuta, e
non è stata chiesta neanche la remissione in termini". Per il
pg non sussisteva neanche "l'invocata terzietà e impossibilità
di adempiere", mentre sul fronte della determinazione della
pena accessoria "la quantificazione della pena non è
sindacabile in questa sede così come determinata in appello
ovvero in base a circostanze oggettive accertate".
Non aveva rilevanza, per il pg, neanche l'invocata
prescrizione perché comunque "si deve tenere presente che la
condotta è in ogni caso ascrivibile al ricorrente". In
conclusione, per il procuratore generale della corte di
Cassazione, "la determinazione della pena in due anni di
interdizione dai pubblici uffici corrisponde a criteri
previsti dalla Costituzione" e dunque il ricorso di Berlusconi
andava respinto.
La difesa di Berlusconi, rappresentata dagli avvocatiFranco
CoppieNiccolò
Ghedini,
aveva chiesto invece alla corte di trasferire gli atti alla
corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo oppure di
inviare gli atti alla Corte Costituzionale o disporre un nuovo
processo d'Appello. In particolare, i due legali avevano
consegnato alla Suprema corte una nota di udienza citando il
recente verdetto della Corte di Strasburgo che, lo scorso 4
marzo, ha sancito una violazione dei diritti diLuigi
GabettieFranzo
Grande Stevensnell'ambito
del processo Ifil-Exor in quanto giudicati e puniti due volte
per lo stesso reato.
"Prendiamo atto - ha dichiarato Niccolò Ghedini dopo la
lettura della sentenza - con grande amarezza della decisione
della Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione. Come
abbiamo detto nel corso dell'udienza di oggi, avremmo ritenuto
quantomeno necessario un approfondimento presso la Corte
Europea di Strasburgo".
Immediate le reazioni politiche. PerRenato
Brunetta"ancora
una volta la giustizia italiana va in direzione opposta
rispetto a quella europea. Dieci giorni fa la Corte europea
dei diritti dell'uomo condannava l'Italia perchè applicava due
sanzioni per lo stesso fatto. Oggi la Corte di Cassazione,
confermando la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici
uffici per due anni nei confronti di Silvio Berlusconi nel
processo Mediaset, raddoppia la pena per un fatto già
sanzionato dalla legge Severino. La storia è piena di questi
casi, ci sarà pure un giudice a Strasburgo".
Fabrizio Cicchittodel
Nuovo centrodestra ha sottolineato: "Esprimo la mia piena
solidarietà a Berlusconi. Quanto deliberato dalla Cassazione è
comunque conseguenza della precedente condanna e deriva da
essa. Quanto alla richiesta di grazia essa, come alcuni di noi
proposero, doveva essere richiesta dai familiari nell'agosto
del 2013 ed essere seguita da una ben diversa linea politica.
Adesso l'attuale richiesta è una del tutto legittima
iniziativa politica propagandistica destinata ad avere
conseguenze solo su quel piano".
"Questa sentenza era già scritta", dichiara in una notaDaniela
Santanchè:
"Mi stupisco dello stupore, perché sconfessarla avrebbe
significato sconfessare vent'anni d'accanimento giudiziario
nei confronti di Silvio Berlusconi: un'altra prova che in
questo Paese c'è qualcuno che non vuole emerga la verità".
Dario Stefàno,
presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità
parlamentari del Senato, ha detto: "L'ineleggibilità derivante
dalla interdizione dai pubblici uffici non sostituisce l'incandidabilità,
ma si aggiunge ad essa". La sentenza "significa che nei
prossimi due anni egli non godrà del diritto di elettorato
attivo e passivo". E per quanto "è previsto dalle norme di
legge vigenti, il quadro attuale prevede un duplice
impedimento: la ineleggibilità per interdizione dai pubblici
uffici e la incandidabilità per 6 anni a seguito di condanna
detentiva superiore ai due anni per reati gravi"
Giacomo Portas,
leader dei Moderati eletto alla Camera nelle liste del Pd
commenta: "Le sentenze non si discutono, ma è chiaro che avrei
preferito battere Berlusconi alle elezioni".
delinquenza a latere:il
sottobosco della società civile vicino a Mafia ed N'Drangheta
Gli avvocati che a Milano chiudono un occhio
sulla mafia, nel mito di Carlito’s Way
L'ultimo è stato Mariano Baldini, avvocato
di Baldini e Partners, arrestato perché in
combutta con il clan dei casalesi. Ma sono
tanti i legali che in questi anni sono
stati arrestati a Milano perché in affari
con la criminalità, tra arresti,
spifferate a palazzo di Giustizia e un
vita come nel film di Brian De Palma.
Troppo vicini alla criminalità organizzata da
farne parte. Spesso finiti dietro le sbarre, per
aver lavorato nell’interessi dei boss di camorra
e ‘ndrangheta. Milano inizia a fare i conti con
casi sempre più frequenti di avvocati che
sbagliano, beccati a operare più che
nell’interesse della giustizia in quella delle
cosche. Quasi fossero dei novelli David
Kleinfeld di Carlito's Way - il celebre
personaggio interpretato da Sean Penn nel film
di Brian De Palma, diversi legali sono stati
beccati in questi anni per aver aiutato la
criminalità organizzata in traffici economici e
finanziari poco chiari oppure, più
semplicemente, come spie a palazzo Giustizia.
Venerdì 21 settembre è finito in arresto Mariano
Baldini, orginariodi
Caserta e con studio nel capoluogo lombardo. Lo
ha arrestato di prima mattina gli uomini della
Guardia di Finanza con l’accusa di associazione
a delinquere ma ai magistrati si riservano di
verificare le accuse di criminalità
organizzata. Stando alle indagini del pm di
Milano Stefano Civardi, Baldini, 43 anni,
sarebbe stato a capo dell'associazione che dopo
aver ingannato i creditori con società in
fallimento, attraverso un sistema di trust,
avrebbe 'protetto' il patrimonio anche di alcuni
pregiudicati.
In pratica, per gestire il patrimonio dei
camorristi al nord avevacreato
un sistema di società simile a quello delle
scatole cinesi, pagando persino persone in
difficoltà economiche per diventare
amministratore delle stesse società. Uno studio
di consulenza legale 'Baldini & Partners’
all’avanguardia, in via Sciesa vicino a piazza
Cinque Giornate ma con sedi pure a New York,
macchine di lusso, case in Brianza e in centro
a Milano, Baldini rischia di essere l’ennesimo
caso di avvocato finito nell’occhio del ciclone.
Non era nemmeno iniziata la primavera, quando in
via Durini,allo
studio Mgm bussò la Guardia di Finanza. Era
mattina anche allora. E le fiamme gialle
indagavano per conto di tre procure - Milano,
Napoli e Reggio Calabria - sullo scandalo della
Lega Nord, tra la finanza creativa dell’ex
tesoriere Francesco Belsito e i collegamenti con
la ‘ndrangheta di Paolo Scala e Stefano Bonet.
Tutto ruota intorno al giovane avvocato
calabrese Bruno Mafrici, nato 11 giugno del 1975
a Melito di Porto Salvo in provincia di Reggio
Calabria. Mafrici che non è neppure avvocato è
indagato per riciclaggio, ma compare pure in
altre indagini della Dda calabrese, tra queste
pure un omicidio del 2008.
La lista è lunga. C’è pure Vincenzo Minasi,
avvocato del foro diPalmi
con studio anche a Milano, Como e Lugano. Il suo
nome compare tra le carte dell’indagine sul clan
Valle-Lampada, dove i pm scrivono: «Utilizza il
suo studio legale per incontri riservati agli
arresti del luglio 2010, per elaborare strategie
tese da un lato a salvaguardare l’ingente
patrimonio accumulato dai sodali con le attività
illecite, dall’altro a evitare il loro
coinvolgimento in vicende giudiziarie a seguito
delle fughe di notizie circa le indagin in corso
nel periodo 2009-2010».
Se non fossero intervenuti gli arresti Minasi
avrebbe dovuto darelinfa
alla Indres Immobiliare, società che con
l'intervento del gip di Palmi Giancarlo Giusti,
(anche lui condannato con Minasi, ha poi tentato
il suicidio nel carcere di opera nella giornata
di ieri, salvato in extremis dal personale
penitenziario è in coma all'ospedale San Paolo)
poi arrestato e l'architetto Pullano, perito
incaricato dal tribunale, avrebbero potuto
aggiudicarsi immobili di valore, magari tra
quelli confiscati dai tribunali.
Operazioni complesse favorite dall'ingresso in
scena, ha raccontato Minasi agli inquirenti, del
notaio Borelli, già magistrato a Monza, poi
notaio tra Milano e Lugano. Così grazie ai
labirinti societari costituiti tra l'Italia, la
Svizzera e il Belize si sarebbero perse le
tracce della riconducibilità dell'immobiliare.
Un labirinto, ha specificato di nuovo Minasi
davanti al PubblicoMinistero della
Direzione Distrettuale Antimafia di Milano,
Paolo Storari, che serviva tutelare queste
persone, a schermare queste persone a rendere
invisibili queste persone, e queste persone sono
Giusti Giancarlo, magistrato, Giglio Vincenzo,
medico, Pullano Salvatore, architetto, e Giulio
Lampada della cosca Valle/Lampada”. E
poi ancora l’avvocato Luciano Lampugnani, che fu
assolto dal riciclaggio e dalla tentata
estorsione, ma condannato a 5 anni per episodi
di usura emersi in seguito e non in relazione al
clan mafioso.
Scrivevano comunque di lui i pm della Dda di
Milano «il professionistasi palesa già
come persona nota per operazioni veramente poco
trasparenti». Un'altra figura che dalla lettura
delle carte dell'antimafia meneghina risulta
interessante è quella dell'avvocato Salvatore
Arcadipane, cassazionista con studio a Milano in
Viale Umbria 54, e già avvocato difensore di
alcuni dei condannati nel rito abbreviato del
processo scaturito dall'indagine antimafia
"Infinito". Arcadipane, compare nell'ultima
ordinanza in ordine di tempo della più ampia
indagine «Crimine-Infinito» i cui arresti sono
partiti nel luglio 2010 e a oggi non sono ancora
del tutto esauriti. Un esempio ne è proprio
l'operazione «Ulisse», costola di Infinito, che
ha portato 37 persone agli arresti.
Arcadipane non è tra gli indagati.
Nell'ordinanza firmata dal gipGhinetti
si legge però che il noto avvocato del foro di
Milano avrebbe elargito notizie circa la
collaborazione del pentito Michael Panajia (uno
dei killer del commando che ha freddato il boss
Carmelo Novella a San Vittore Olona). Il 15
giugno in una intercettazione fra De Masi e un
altro indagato si legge come lo stesso De Masi
riferisca al suo interlocutore che «di quel
fatto (del pentimento di Panaja, ndr) è
confermato tutto!».
Il pm richiamerà un episodio del 13 giugno che
riguarda Arcadipane, ovvero quando
l'avvocato si reca al carcere di Monza per un
colloquio con il pentito e, scrive il gip Andrea
Ghinetti "per un errore del personale di quella
Casa Circondariale, al legale viene comunicato
che il detenuto era collocato nell'area dei
collaboratori di giustizia". Tuttavia,
nell'indagine in questione, la posizione di
Arcadipane sembra essere considerata più un
episodio da chiarire che una contestazione
specifica.
Federica Gagliardi: “Stupida a fidarmi. Pagherò perché amica
di Berlusconi”
La "Dama Bianca" proveniva da Caracas, e come abbia fatto il
bagaglio a mano a superare i controlli dello scalo venezuelano
rappresenta uno dei tanti interrogativi che gli inquirenti
stanno tentando di dipanare. Quello che non ha spiegato al gip
la 31enne lo ha detto a una collaboratrice del garante dei
detenuti come scrive il quotidiano la Repubblica. Proseguono
verifiche su altri viaggi anche quelli con l'ex premier
Roma, uccide la moglie a colpi di martello in casa davanti ai
figli di 9 anni
E' accaduto a Colleferro. L'uomo, 53 anni, sottufficiale
dell'aeronautica, si è costituito subito dopo. La vittima
aveva 47 anni e si stava separando dal marito. A dare
l'allarme sono stati i due bambini
Unuomo
di 53 anni, italiano, ha ucciso la moglie a colpi di
martello davanti ai due figli gemelli di 9 anni durante una
lite nella loro casa. L’episodio è accaduto questa mattina aSegni,
alle porte di Roma. La vittima aveva 47 anni e si stava
separando dal marito. E secondo quanto riferito dalle forze
dell’ordine in passato la donna aveva già segnalato i
comportamenti violenti del marito tramite il suo avvocato.
Sulla vicenda indaga la polizia.
L’uomo, un sottufficiale dell’Aeronautica,si
è costituitosubito
dopo il gesto ed è stato arrestato dagli agenti del
commissariato di polizia di Colleferro. Presto sarà
interrogato dai magistrati. La vittima lavorava come
insegnante in una scuola. Il marito l’avrebbe colpita più
volte alla testa con un martello, fino a ridurla in fin di
vita. La donna è morta poco dopo in ospedale. Secondo le
ricostruzioni sono stati i due figli gemelli di 9 anni a dare
l’allarme. I piccoli, che avevano assistito alla lite, hanno
chiamato i parenti che hanno poi allertato il 118.
ITALIA E MONDO
Pornostar fa sesso con attore nero, cacciata da partito di
estrema destra. E l'industria hard la espelle: "No ai nazisti"
La porno star tedesca Ina Groll, nota con il nome d'arte di
Kitty Blair, è stata cacciata dal partito di estrema destra
Ndp per aver fatto sesso in un film con un attore nero.Lo
riporta il Daily Mail.
La ragazza, 28 anni, bionda e supertatuata, aveva
partecipato a diverse campagne in favore del partito, finchè
uno dei suoi leader non ha visto il film in questione. La
vicenda è finita anche su Facebook dove è stato commentato:
"Coloro che vendono il proprio corpo per denaro e disonorano
la loro razza non hanno posto nel nostro gruppo".
Per motivi opposti, Groll è stata bandita anche
dall'industria pornografica tedesca: "Accogliamo attori di
tutti i colori di pelle e tutte le nazionalità, ma non
accogliamo nazisti. Se avessimo saputo delle sue attività
politiche, l'avremmo mandata via subito", ha detto il
portavoce dell'industria porno, John Thompson.
Magherini morto dopo l’arresto. Il 118 al
medico: ‘Ha due carabinieri sopra, è nudo’
Il calciatore è deceduto nella notte tra il
2 e il 3 marzo per strada a Firenze. Era
stato fermato dalle forze dell'ordine. Nei
50 minuti di chiamate i militari e i
soccorritori descrivono quanto sta
succedendo. L'avvocato prepara la denuncia
nei confronti di paramedici e carabinieri
Martedì mattina l’avvocatoFabio
Anselmopresenterà
alTribunale
di Firenzeuna
denuncia nei confronti deiparamedicie
deicarabinieripresenti
durante gli ultimi istanti di vita diRiccardo
Magherini, l’ex calciatore della
primavera dellaFiorentinamorto
la notte tra il 2 e il 3 marzo scorso aFirenzedopo
avere incontrato sulla sua strada una
pattuglia di carabinieri. Il tutto dopo
che settimana scorsa, in una conferenza
stampa alSenato,
i legali della famiglia avevano mostrato un
video atroce nel quale si vedevaRiccardo,
schiacciato a terra da quattro carabinieri,
gridare: “Aiuto, non ammazzatemi, ho un
figlio piccolo”.E
si sentiva la voce di untestimoneinveire
contro imilitariche,
a suo dire, lo stavano prendendo a calci.
Insieme al video erano anche state mostrate
dellefotodi
una violenza inaudita, in cui il cadavere diRiccardopresentava
ecchimosi ed escoriazioni, sulle braccia, le
gambe, le tempie, l’addome e, soprattutto,
alla schiena. Per questo la famiglia chiedegiustizia,
e ha deciso di procedere con la denuncia
contro noti.
Nel frattempo è stato anche possibile di
accedere alletelefonateintercorse
di tra i carabinieri e il118,
dalla1.21di
quel maledetto 3 marzo, quando nella prima
telefonata imilitariche
hanno immobilizzato Riccardo chiedono
l’intervento deimedici,
fino alle 2.12 quando il medico comunica
alla centrale del 118 che l’uomo è in “arresto
cardiaco”. Grazie a questo
materiale a disposizione, ora diventa anche
possibile raccontare cosa successe quella
notte in un ordine cronologico abbastanza
lineare. Alle1.21un
carabiniere chiede l’intervento del 118
spiegando che sono intervenuti su una
persona “che sta completamente fuori, a
petto nudo, e urla”. L’ambulanza parte pochi
minuti dopo ma, evidentemente, non riesce a
trovare la via, tanto che alla1.31i
militari richiamano il 118 spiegando che
sentono le sirene ma nessuno è ancora
arrivato sul posto, e che “l’uomo continua a
fare il matto”. Tre minuti dopo, alla1.34uno
deivolontaridell’ambulanza
dellaCroce
Rossainviati
sul posto chiama il centralino del 118, dice
di essere arrivato e che l’uomo “ha reagito
in maniera violenta, gli sono addosso in due
per tenerlo fermo e vogliono il medico”.
Parole strane, che contrastano con la
drammaticità della situazione riportata dal
video, e con le numerosetestimonianzeche
vogliono, a quell’ora,Riccardo
Magheriniessere
già inerte e silenzioso. Forsemorto.
Tra l’altro da queste ed altre testimonianze
pare che uno dei paramedici sul posto abbia
cercato il suo battito cardiaco di Riccardo,
collegando l’apposita macchinetta al dito e,
non ricevendo risposte, se non una linea
piatta, abbia detto: “Sarà rotta lamacchinettaanche
perché sembra che respiri”. Poco dopo questa
telefonata infatti, la centralinista del
118, del tutto inconsapevole della gravità
della situazione, chiama ilmedicodicendo:
“Ci vogliono due uomini forti, c’è uno che
ha tirato le manette aicarabinieri,
ha due carabinieri sopra, è nudo”.
Alla1.44infine
giunge laseconda
ambulanza, stavolta con ilmedicoa
bordo, che arriva credendo di dover sedare
Magherini, e invece si trova a dovere fare
un lungo massaggio cardiaco ad una persona
che non dà più segni di vita. L’ultima
chiamata alle2.12è
quella del medico che chiama il 118 per
comunicare che “il ragazzo che era stato
immobilizzato dai carabinieri è in arresto
cardiaco, sono per strada”. Quando il medico
ipotizza che il ragazzo abbia una trentina
di anni, l’interlocutore gli chiede: “Ha
preso roba?”. Il medico risponde: “Poi ne
parliamo”.
Invece sulla vicenda cala il silenzio,
Riccardo è l’unica persona che viene
indagata, per morte in conseguenza di altroreato(probabilmentespaccio),
in quella che il presidente dellaCommissione
diritti umani del Senato, Luigi Manconi,
definisce una ‘doppia morte’. “La morte
fisica – spiega – è seguita da una seconda
morte, una stigmatizzazione del defunto che
deve deformare la vittima agli occhi
dell’opinione pubblica, per potere poi dire:
se l’è cercata”. Quella conferenza stampa inSenato–
le dure parole diManconie
dell’avvocatoAnselmoche
paragonavano la morte diRiccardoa
quelle diUva,Aldrovandi,Ferulli–
non è andata giù allaProcura
della Repubblica, che ha subito
diffuso un comunicato in cui si sosteneva
“nei filmati in possesso di questo ufficio
non si evidenziano violenze di alcun genere
nei confronti di Magherini”.
Eppure da quanto emerso qualche giorno fa suRepubblicail
17 marzo il pmLuigi
Bocciolini, incaricato delle
indagini, mandava all’allora legale della
famiglia Magherini,Luca
Bisoriuna
mail privata in cui era scritto: “Sotto il
profilo del segreto investigativo, Le
rappresento la situazione: vi è in fondato(questo
errore di battitura sta per infondato? o
forse: il fondato? o ancora, data la
vicinanza delle lettere sulla tastiera, di:
un fondato? ndr)motivo
di ritenere che almeno uno dei militari
intervenuti abbia colpito il ragazzo con dei
calci al fianco mentre era a terra
ammanettato. Non appare essere, allo stato,
una condotta influente sotto il profilo
eziologico con l’evento “morte”, ma le
indagini proseguono per individuare il
militare (quanto meno sussiste l’art. 581
c.p., percosse)”.
Un cambiamento di verso piuttosto curioso e
repentino, che l’avvocatoFabio
Anselmo, mentre prepara la denuncia
che sarà depositata domattina, ailfattoquotidiano.itspiega
così: “Siamo basiti da questo atteggiamento
contraddittorio dellaProcura
di Firenze, sono curiose
dichiarazioni scadenzate che sembrano essere
dirette all’opinione pubblica dimenticando
che della vicenda ci sono molti testimoni.
Qui nessuno vuole mettere in dubbio il
prestigio dell’Arma
dei Carabinieri, si parla piuttosto
di un arresto immotivato e ingiusto, che per
giunta ha portato alla morte di un uomo. Se
tutti i cittadini italiani che, in un
momento di difficoltà, necessitano
assistenza psichiatrica devono essere
condotti alla morte, allora lo stato di
diritto è finito”.
‘Il pretore’, il racconto breve di Piero Chiara al cinema dal 3
aprile – il trailer
Il film, diretto da Giulio Base e interpretato da Francesco
Pannofino, è la trasposizione del "Il pretore di Cuvio" del
1973. L'osservatore del mondo della provincia settentrionale
scrisse decine tra romanzi e racconti brevi, iniziando ad avere
un successo di pubblico fuori dall’ordinario attorno ai 50 anni,
quando nel 1962 uscì “Il piatto piange”
Piero Chiara, chi era costui? Torna nellesale
cinematografichedal
3 aprile 2014 conIl
Pretore,diretto daGiulio
Basee
interpretato daFrancesco
Pannofino, la trasposizione di un racconto breve –Il
pretore di Cuvio(1973)
– del colpevolmente dimenticato scrittore diLuino(Varese).
Nato nel 1913 sul Lago Maggiore, Chiara fu uno di quei casi
commerciali e critici che animò il panorama dellaletteratura
italianatra
gli anni sessanta e ottanta. Il sornione osservatore del mondo
della provincia settentrionale scrisse decine tra romanzi e
racconti brevi, iniziando ad avere un successo di pubblico fuori
dall’ordinario attorno ai 50 anni, quando nel 1962 uscì “Il
piatto piange”. Da lì in avanti fino alla morte avvenuta a
Varese nel 1986, i suoi libri furono un record di tirature
dietro l’altro con oltre400mila
copie vendutein
media per ogni titolo.
Il cinema, e la tv, si impossessarono dei suoi scritti fin da
subito rendendoli, con la collaborazione diretta di Chiara,scriptmai
così felicemente memorabili in immagini come lo erano stati
sulla carta. Gli esempi più riusciti furono comunque:Venga
a prendere il caffè da noi(1971),
tratto daLa
spartizione,La
stanza del vescovo(1976)
eIl
cappotto di Astrakan(1979).
“L’unica soddisfazione è di carattere economico”, dichiarò lo
scrittore luinese a metà anni ottanta, “Apprezzo quei registi
comeLattuadaoRisiche
riescono a rispettare abbastanza lo spirito del libro, ma
inevitabilmente ci sono cadute nell’erotismo che nelle mie opere
non si trovano. Quando un uomo e una donna vanno a letto, io mi
fermo fuori della stanza: lascio lì i miei personaggi. Il cinema
invece entra nella camera, piazza la macchina da presa e ritrae
tutto. Proprio tutto”.
Al centro di ogni racconto di Chiara sono sempre emersi,
richiamando unmodello
allaBalzac,
quelle esistenze di provincia tranquille in superficie ma
segretamente devastate da passioni tumultuose, poi filtrate
attraverso uno sguardo e una penna mai moralista. “Nel film
ambientato durante gli anni trenta in provincia di Varese nella
Valcuvia”, spiega il regista Base al fattoquotidiano.it, “c’è latrama
essenziale del libro di Chiara: il triangolo lui-lei-l’altro,
l’abuso
di potere,il
perbenismo di provincia, lagiustiziache
non arriva mai e quando arriva non rappresenta mai la scelta più
giusta, insomma tematiche più che attuali”. Protagonista deIl
pretoreè
Augusto Vanghetta (Pannofino), fortunosamente finito a
rappresentare la legge dopo la prima guerra mondiale, uomo dagli
appetiti sessuali voraci dentro e fuori i bordelli di paese,
protagonista cornificato di una tresca tra il suo assistente di
studio e la moglie apparentemente sterile con tragico epilogo
per tutti. Una trasposizione filologica, quella firmata Base,
girata nei luoghi originari del libro di Chiara, fortemente
voluta dall’attrice protagonista luinese Sarah Maestri.
“Curo la regia di Don Matteo da 10 anni”, spiega Base, “e ricevo
untrattamento
snobisticoche
trovo un po’ stupido dal cinema sedicente intellettuale un po’
come Chiara subì all’apice della sua carriera”. Piero Chiara fu
un atipico e bizzarro antifascista (“il fascismo fu la
condizione inevitabile di un popolo che non aveva tradizioni di
libertà (…) gli italiani hanno sempre amato lasottomissionee
ne sono continuamente in cerca anche oggi”, spiegò negli anni
settanta), finito massone nelle fila del partito liberale,
arrivato ad unsuccesso
editorialeparagonabile
a volumi d’affari allaFabio
VolooAndrea
Camilleri, infine ostracizzato dalla critica letteraria
nel momento in cui il suo nome andava a ruba tra gli scaffali
delle librerie: “La mia scrittura èmercimonio
intellettuale? Prostituzione narrativa?”, rispondeva il
luinese nel 1984 all’intervistatore Davide Lajolo, “oso pensare
che vi sia, in questi venti anni di sempre rinnovato favore deilettori,
un significato critico non trascurabile, in qualche modo
somigliante a quello per i libri del passato etichettati come
classici proprio perché erano piaciuti a tutti: agliuomini
di culturae
anche ai semplici lettori, fra i quali si annidano milioni di
persone più intelligenti e più dotate di fiuto artistico dei
cosiddetti uomini di cultura”.
Telecomunicazioni, il Parlamento europeo vota: aboliti i costi
del roaming dal Natale 2015
Dal 15 dicembre 2015 i cittadini in viaggio in Europa
smetteranno di pagare i costosi balzelli del roaming,e
cioè quella spesa aggiuntiva per avere la possibilità di
continuare a telefonare e navigare con lo smartphone
dall'estero.
E' arrivato oggi infatti il voto del Parlamento europeo che
segna un avanzamento del pacchetto sulle telecomunicazioni"Connected
continent"avviato
dalla Commissione europea lo scorso autunno, nell'ambito di una
votazione più ampia per realizzare un continente connesso senza
tariffe alle stelle per gli europei in viaggio.
E' una vittoria voluta prima di tutto dalla vicepresidente della
Commissione europea Neelie Kroes, incaricata di dare impulso
all'agenda digitale del continente: la creazione di un mercato
unico delle telecomunicazioni per avvantaggiare non soltanto i
cittadini ma soprattutto le imprese. "L'Unione europea è proprio
questo: eliminare le barriere per semplificare la vita e ridurre
i costi. Quasi tutti noi dipendiamo oramai quotidianamente dalle
connessioni mobili e internet. Abbiamo il diritto di sapere che
cosa acquistiamo, senza essere imbrogliati e con la possibilità
di cambiare idea" ha detto Kroes.
Secondo quanto riportato dalla France Presse, saranno abbattuti
non soltanto i costi di roaming per le chiamate e i messaggi
inviati dall'estero, ma anche l'utilizzo della rete mobile.
I due testi, la fine del roaming e il via libera alla neutralità
del web, dovranno essere sottoposti al vaglio del Consiglio
europeo - che rappresenta i 28 Paesi membri dell'Unione europea.
Telegram, la chat supersicura che insidia WhatsApp: "Cinque
milioni di nuovi utenti in un giorno"
Domenica scorsa, dopo il black-out dell'app appena acquistata da
Mark Zuckerberg, il record di nuove registrazioni. Ma il boom
continua in queste ore. La nuova creatura dei fratelli Durov,
gli stessi del social network russo Vkontakte, promette più
riservatezza, sessioni criptate, server distribuiti e chat di
gruppo fino a 200 contatti
MORS tua, vita mea. È quello che devono aver pensato sabato
scorso Nikolai e Pavel Durov, i fondatori diTelegram(ma
soprattutto del social network russo Vkontakte), quando la
strapagataWhatsApp
si è bloccata per diverse ore.
D'altronde l'acquisizione dell'app di messaggistica
statunitense, leader del settore, da parte di Facebook non è
andata giù a milioni di utenti, turbati fondamentalmente da
questioni di privacy. Un flusso sempre più massiccio di persone
ha quindi dato il via all'usuale trasloco di applicazione,
tipico di questi casi. A dire il vero, anche WhatsApp,
nonostante l'incidente ai server del fine settimana, sostiene di
aver guadagnato un'ulteriore quindicina di milioni di utenti in
pochi giorni.Lo
ha detto ieri il cofondatore Jan Koumal
Mobile World Congress di Barcellona mentre annunciava
l'introduzione delle telefonate dalla prossima primavera. Rimane
il fatto che Telegram, la nuova app di messaggistica supersicura
che sta esplodendo in queste ore, afferma di aver raccolto
domenica scorsa, cioè nelle 24 ore successive al blocco della
più celebre app, quasi 5 milioni di nuovi utenti. Un boom
soprattutto europeo che ha provocato a sua volta un sovraccarico
ai server, un black-out di un paio d'ore e la presenza fissa
nelle classifiche dei servizi più scaricati in decine di
mercati.Alle sigle
cui siamo abituati - WhatsApp, Line, Viber, WeChat, Skype -
c'è dunque da aggiungere anche Telegram, che allo scorso ottobre
vantava appena 100mila utenti attivi su base quotidiana. Un
salto incredibile frutto di un insieme di fattori, alcuni
casuali, ma anche dell'offerta particolare. L'app è infatti
blindata: i messaggi sono criptati e possono essere programmati,
un po' come su Snapchat, in modo che si autodistruggano dopo un
certo lasso di tempo dalla lettura. Roba per far chiacchierare
Edward Snowden e Julian Assange fra Londra e la Russia. Non
finisce qui. I server dell'app sono distribuiti nel mondo:
questo significa più velocità, quindi tempi di consegna dei
messaggi minimi, e massima sicurezza. Non bastassero queste
rassicurazioni sotto il profilo della tutela della privacy, ci
sono altre caratteristiche che rendono il programmino piuttosto
appetibile. Per esempio l'organizzazione "cloud based" dei
contenuti, cioè la possibilità di accedervi da qualsiasi
dispositivo, anche da Pc. E il fatto di essere open source: le
Api, cioè le interfacce di programmazione, e il protocollo sono
liberi. Intorno alla creatura dei fratelli Durov possono quindi
fioccare altre applicazioni. In effetti già ne esistono di non
ufficiali per Windows, Windows Phone, Mac e Linux. Dulcis in
fundo, l'app è gratuita e dà la possibilità di inviare contenuti
di qualsiasi dimensione a chat di gruppo, anche segrete, fino a
200 contatti.
"Ci aspettavamo un milione di nuove registrazioni al giorno -
si leggeva nei giorni scorsi sul profilo Twitter ufficiale dell'app
- 5 milioni è qualcosa di folle. Francamente, avremmo preferito
avere una crescita graduale. Il nostro piano era quello di
essere pronti per questo genere di esplosione nel giro di un
paio di mesi, non ora". E invece, come sempre succede negli
equilibri mobile, sono stati gli utenti - ormai dipendenti
dalle chat quasi più che dai social network - a decidere che
il momento giusto per decollare era proprio questo. Quando
WhatsApp è appena finita nelle fauci dell'ex énfant prodige di
Harvard per la mostruosa cifra di 19 miliardi di dollari e le
persone hanno cominciato a chiedersi se non fosse possibile
cautelarsi dalla potenziale intrusione della lunga mano di
Facebook in oltre 450 milioni di rubriche telefoniche. Nel giro
di pochi giorni sono saltate fuori petizioni online, proteste e
catene di sant'Antonio sull'applicazione, alcune popolate anche
di notizie di pura fantasia. Insomma, un certo panico collettivo
di cui Telegram - ma c'è da scommettere anche Snapchat, Peek,
Backchat e simili, come sta avvenendo per la svizzera Threema,
che però si paga - sta beneficiando a piene mani. D'altronde i
segnali si erano visti già lo scorso 21 febbraio: 800mila nuovi
utenti appena firmato il patto più ricco della Silicon Valley.
La spavalderia dei fratelli fondatori, che hanno addirittura
lanciato una specie di sfida agli hacker, invitandoli a violare
le proprie conversazioni, ha fatto il resto.
Lanciata lo scorso agosto per iPhone e a ottobre per Android,
Telegram è in realtà gestita da un team di base a Berlino.
Tenersi a debita distanza dall'ombra del Cremlino è sempre stata
una preoccupazione dei fratelli Durov. Anche per il nuovo
programma, come per Vkontakte, l'app preferisce affittare spazio
e servizi in data center e server in giro per il mondo, da
Londra a San Francisco passando per Helsinki e Singapore. Anche
dal punto di vista dei soldi, la coppia non vuole correre
rischi: il principale finanziatore è infatti proprio Pavel Durov,
che ha versato una generosa ma non meglio quantificata donazione
tramite il suo nuovo progetto Digital Fortress. "Telegram non è
pensato per produrre profitti - si legge sul sito dell'app -
non venderà mai pubblicità e non accetterà mai investimenti
esterni. Non è in vendita. Non stiamo costruendo un database ma
un programma di messaggistica per le persone".Come
è evidente anche dai toni delle comunicazioni, l'approccio è
totalmente diverso rispetto al più grande concorrente a stelle e
strisce. I fondatori vogliono che il telegramma a prova di
spione rimanga una sorta di iniziativa no-profit, anche per
evitare - come avevano raccontato tempo fa a TechCrunch -
grane legali e commerciali. Dovessero servire altri fondi,
potrebbero arrivare da donazioni o servizi in-app come un numero
telefonico virtuale.
Ecclestone evita un mld di tasse e incassa
gli alimenti dalla moglie
Il patron della Formula Uno ha siglato un
accordo tombale con il fisco inglese
versando 10 milionI di sterline. Lo Stato
indagava su un'evasione da 1,2 miliardi. E
intanto l'ex moglie, dopo la separazione,
gli versa 60 milioni l'anno: a lei era
intestato il suo patrimonio da 3 miliardi
LONDRA-
Pagare al fisco 10 milioni di sterline (12
milioni di euro) invece di 1 miliardo e
200 milioni di sterline (1 miliardo e
mezzo di euro) può sembrare un'offerta
troppo bella per essere vera per un
contribuente sospettato di evadere le
imposte. Eppure è proprio questa l'offerta
che Bernie Ecclestone si è sentito
proporre dagli inquirenti del ministero
delle Finanze britannico, dopo nove anni
di indagini nei suoi confronti: e in
cambio di quel piccolo gruzzolo, rispetto
all'immensa capitale che il fisco pensava
fosse stato evaso, il patron della Formula
Uno fu in grado di chiudere e archiviare
l'inchiesta contro di lui.
Il clamoroso accordo risale al 1996. E'
venuto alla luce soltanto ora grazie a un
servizio di "Panorama", settimanale di
approfondimento dellaBbc,
che lo manderà in onda questa sera e che
ilDaily
Mailha
anticipato stamane. In pratica i legali di
Ecclestone, nella discussione con i legali
dell'ufficio delle tasse, si sono sentiti
fare la proposta di un pagamento - molto
modesto rispetto all'entità delle cifre
imputate al boss della Formula Uno - e
senza fare domande lo hanno accettato
subito come una sorta di salvacondotto che
chiudesse il contenzioso con lo Stato.
La Bbc ha scoperto il patto indagando su
un altro aspetto poco chiaro degli affari
di Ecclestone: il fatto che la sua
ex-moglie Slavica pagasse all'imprenditore
una sorta di "alimenti" per 60 milioni di
sterline l'anno (circa 70 milioni di euro)
nel quadro degli accordi raggiunti
dalla coppia quando ha deciso di
separarsi. E' piuttosto insolito che sia
la ex-moglie a versare una somma mensile o
annuale all'ex-marito, e ancora più
insolito quando l'ex-marito è considerato
uno degli uomini più ricchi di Gran
Bretagna. Ma è venuto fuori che
l'originale misura deriva dalla decisione
di Ecclestone di intestare a Slavica, con
cui ancora andava d'amore e d'accordo, e
alle loro due figlie Petra e Tamara, il
fondo di investimenti da 3 miliardi di
sterline (3 miliardi e mezzo di euro - a
tanto viene stimato secondo le
indiscrezioni) che aveva aperto negli anni
90 nel paradiso fiscale del Liechetenstein.
Apparentemente, intestandolo alla consorte
e alle figlie, lui era ancora più al
sicuro da imposizioni del fisco
britannico. Ma questo ha comportato che,
al momento del divorzio, fosse Slavica a
versare soldi a lui, e non il contrario,
perché se da un lato i soldi in
Liechtenstein erano in sostanza di Bernie,
formalmente appartenevano a Slavica, Petra
e Tamara, lasciando Ecclestone fuori da
tutto.
Questa prassi è a sua volta venuta alla
luce soltanto grazie al processo in cui il
patron della Formula Uno è imputato in
questi giorni a Monaco di Baviera, in cui
Ecclestone è accusato di corruzioneperché
avrebbe pagato una bustarella da 27
milioni di euro a un banchiere tedesco che
mediò la vendita della Formula Unoa
una società di investimenti della City
favorevole a lasciare a Bernie il comando
del circo delle corse. Lui si proclama
innocente, negando di avere pagato alcuna
tangente. Quanto al fondo in Liechtenstein
non costituisce alcuna violazione della
legge. E anche l'accordo con il fisco per
pagare 10 milioni di sterline di tasse
invece di più di 1 miliardo è legale. Ma
lo scandalo dal punto di vista etico è
tale che ora l'ufficio delle imposte
potrebbe decidere di riaprire l'indagine
contro Ecclestone. Il quale, dall'alto dei
suoi 83 anni e della sua abitudine alla
vita spericolata, non sembra
eccessivamente turbato dall'ondata di
rivelazioni che lo riguardano.
Aspettando lo spinoff, la Rowling pubblica il manuale di
Quidditch
La scrittrice inglese ha pubblicato sul suo sito la prima
parte della storia della Coppa del Mondo di Quidditch, venerdì
prossimo la seconda parte
I
fan di Harry Potter, orfani della saga, aspettano con
impazienza un nuovo romanzo che racconterà le avventure di
Newt Scamandro, l’autore immaginario diGli
Animali Fantastici: dove trovarliche Harry Potter ha
studiato nelle sue lezioni di “Magizoologia”, ovvero lo studio
e la cura delle Creature Magiche e da cui molto probabilmente
verrà tratto un nuovo film. Ma di questo progetto non si
conosce ancora la data di pubblicazione e quindi gli
appassionati del maghetto si consolano che ogni tipo di
scritto che J. K. Rowling pubblica sul suo sito.
Poche ore fa suPottermore.comè
stata pubblicata la prima parte della storia della Coppa del
Mondo di Quidditch che rivela interessanti dettagli sul
torneo, informazioni sullo sviluppo del gioco e sugli eventi
più controversi: tra questi, una partita del 1877 giocata nel
Deserto del Ryn in Kazakhstan noto come il Torneo che Nessuno
Ricorda. La seconda parte, che sarà pubblicata venerdì
prossimo, sarà il resconto di alcuni tra i più importanti
giochi della coppa del mondo dal 1994.
Snowden al Parlamento Europeo: "Nsa istruisce Paesi Ue su come
indebolire difese privacy"
L’ex informatico dell’Nsa candidato al Nobel per la pace
interviene alla vigilia del voto sulla direttiva europea per
tutela dei dati personali. Ma un fronte contrario alle misure
anti-Datagate minaccia di mandare tutto all’aria se verrà
approvata la sospensione degli scambi delle informazioni
bancarie. "Ci sono molti altri programmi di
spionaggio non ancora rivelati che avrebbero un impatto sui
diritti dei cittadini europei"
EDWARD Snowden torna a parlare. Stavolta risponde
con una lunga lettera alle domande poste dal Parlamento Europeo,
che qualche settimana fa gli aveva negato l’asilo. Lo fa con gravi
accuse alla Nsa e ai paesi Ue: "Ci sono molti altri programmi di
spionaggio non ancora rivelati che avrebbero un impatto sui
diritti dei cittadini europei". E ancora: "L'Nsa istruisce gli
Stati Ue su come indebolire le difese della privacy".
E lo fa a pochi giorni da una scadenza cruciale, quella di
mercoledì 12 marzo: a Strasburgo verranno votati il nuovo
regolamento sulla tutela delle persone con riguardo al trattamento
dei dati personali e la collegata direttiva. Per il via libera
definitivo servirà l’approvazione del Consiglio dell’Unione
Europea, ma si tratterebbe comunque di un passo storico. Sarebbe
infatti la prima, massiccia riforma delle regole comunitarie sul
tema della privacy da quasi vent’anni.
Al vaglio dei parlamentari in scadenza arriverà
anche il rapporto sulle attività illegali di sorveglianza dell’Nsa
(link
Ue)
già approvato in commissione per le Libertà civili, giustizia e
affari interni. È il frutto di mesi di lavoro e di audizioni oltre
che di una visita a Washington di una delegazione di Strasburgo.
Qual è il nesso, a parte la contemporanea discussione, fra
l’appuntamento della prossima settimana e l’indagine sullo
spionaggio statunitense? Lo scorso 12 febbraio dal voto in
commissione sul rapporto, che nel complesso è stato positivo, sono
però saltati alcuni emendamenti essenziali, fra cui quello in cui
si chiedeva ai Paesi europei di lasciar cadere le accuse controSnowdene
di concedergli asilo. Ma non è tanto questo il punto.
Privacy bancaria.Nelle
60 pagine firmate dall’eurodeputato laburista britannico Claude
Moraes e da altri deputati viene piuttosto suggerita la
sospensione dell’accordo Swift tra Ue e Stati Uniti. Di cosa si
tratta? È il patto secondo il quale Washington ottiene
informazioni sui movimenti bancari dei cittadini europei che
transitano dal più importante circuito, lo Swift appunto. A quanto
pare non vi sarebbero sufficienti garanzie per mantenerlo in
vigore. "Gli avvocati dell’Nsa, così come del servizio segreto
britannico Gchq, lavorano sodo per individuare buchi negli
impianti legislativi e nelle garanzie costituzionali dei Paesi
europei in modo da poterli sfruttare per giustificare operazioni
di sorveglianza generalizzate e indiscriminate – ha risposto
Snowden alle domande dei parlamentari nel documento, tuttavia non
incluso nel rapporto. Molti Paesi hanno ricevuto istruzioni
direttamente dall’Nsa, spesso sotto la guida del dipartimento
della Difesa Usa, su come indebolire le protezioni delle loro
comunicazioni. Un sistema di interferenze costruito in segreto
insieme ad altri Stati democratici senza che il pubblico ne sappia
nulla".
In seguito, spiega tornando su quanto aveva avuto
modo di dichiarare anche nell’ultima
apparizione pubblica su Twitter,
l’agenzia Usa punta a penetrare quelle reti, mirando agli
operatori che gestiscono le più grandi quantità d’informazioni. E
spesso supportandoli con tecnologie, consulenze o con l’aiuto dei
propri sistemi informatici. "Il risultato – continua Snowden – è
un vero bazar europeo nel quale uno Stato membro dell’Ue come la
Danimarca può autorizzare l’Nsa ad accedere alle proprie Reti a
patto che non raccolgano informazioni su cittadini danesi, e così
laGermania,
garantita dall’assicurata privacy per i cittadini tedeschi. Ma i
due punti d’accesso possono essere relativi allo stesso cavo, così
la Nsa raccoglie comunicazioni sui tedeschi quando transitano
dalla Danimarca e sui danesi quando passano dalla Germania.
Rispettando formalmente i patti con entrambi i Paesi".
"La settimana prossima a Strasburgo ci sarà il voto sull’inchiesta
del Parlamento Europeo, che è il risultato di mesi di lavoro e di
audizioni e di una visita a Washington – ha commentato Claude
Moraes aRepubblica.it-
questa testimonianza di Snowden evidenzia chiaramente la necessità
di rivedere i nostri accordi con gli Usa sullo scambio
d’informazioni e rafforzare le norme europee sulla protezione
della privacy dei cittadini europei. Quelle attuali risalgono al
1995, quando gli utenti di internet erano solamente l’1% della
popolazione. La Commissione Libertà civili, giustizia e affari
interni del Parlamento Europeo ha già varato un importante
pacchetto di nuove regole che mercoledì saranno votate in plenaria
a Strasburgo. Il rischio è che la loro entrata in vigore possa
essere ulteriormente stoppata da parte della maggioranza del
Partito Popolare Europeo che è intenzionata a respingerle se il
Parlamento dovesse confermare la richiesta di sospensione
dell’accordo Swift per lo scambio di dati bancari con Washington".
Insomma, le due vicende, come prevedibile, si sono pericolosamente
accavallate. Dando vita a un fronte contrario ad alcune delle
conclusioni e delle proposte del rapporto. Che se dovessero invece
essere approvate o non emendate, metterebbero a rischio l’altro
binario della faccenda, cioè l’intera impalcatura sulle nuove
tutele per la privacy dei cittadini europei.
Nuovi meccanismi essenziali per proteggerci da ciò che l’opinione
pubblica ha appreso in questi mesi. Ma anche da ciò che deve
ancora saltare fuori: "I documenti finora riportati dalla stampa
sono tutti autentici e non sono stati modificati – ha spiegato
Snowden nel documento inviato a Strasburgo, citando per esempio le
ultimerivelazioni
su Yahoo!–
e ci sono molti altri programmi non ancora rivelati che
coinvolgono i diritti dei cittadini europei. Le capacità di
sorveglianza globale sono usate ogni giorno anche per fini di
spionaggio economico. È il segreto peggio mantenuto a Washington".
Snowden si riferisce in particolare all’accordo sui dati gestiti
del circuito Swift, informazioni relative alla maggior parte delle
transazioni bancarie mondiali.
Non ha alcun rimpianto per quello che ha fatto, l’ex informatico
di Booz, Allen Hamilton. Anzi, dice di averle provate tutte prima
di uscire allo scoperto e rivelare all’opinione pubblica mondiale
le operazioni targate Nsa: "Ho riportato le problematiche a più di
dieci alti ufficiali. Nessuno ha preso alcun provvedimento. Come
impiegato di una compagnia privata, e dunque non dipendente del
Governo, non ero fra l’altro neanche protetto dallawhistleblower
law",
la legge che tutela i lavoratori che denuncino rischi, pericoli o
frodi. Quanto all’asilo politico, l’ex informatico è chiaro: "Se
volete aiutare me, aiutate chiunque – ha detto – dichiarando che
l’indiscriminata raccolta di dati privati da parte dei Governi è
una violazione dei nostri diritti e deve finire. Quello che
succede a me in quanto persona è meno importante di ciò che accade
ai nostri diritti collettivi. Per l’asilo, certo che lo cerco in
Europa, ma devo ancora ricevere una risposta positiva alle
richieste inviate a vari Stati membri. Molti deputati dei
parlamenti nazionali mi hanno riferito che gli Stati Uniti, cito,
"non avrebbero autorizzato" i partner europei a fare questo passo.
Accetterei ogni proposta ma riconosco anche che richiederebbe una
straordinaria dose di coraggio".
Snowden chiude con un appello: "I Governi europei,
tradizionalmente campioni dei diritti umani,non
dovrebbero essere intimiditi nel concedere asilo per questioni
politiche, di cui lo spionaggio è stato sempre uno degli esempi
più chiari. Il giornalismo non è un crimine, è il fondamento di
società libere e informate". E, alla domanda se sia stato
avvicinato dai servizi segreti russi, non si risparmia un
passaggio dal sapore ironico: "Ovviamente. Anche quelli di Andorra
mi avrebbero contattato se avessero potuto: è il loro lavoro".
ESTERI
Putin firma per l’annessione della Crimea. Base ucraina
assaltata: morto un soldato
La Marina barricata nella base di Sinferopoli: "Abbiamo
l'ordine di sparare a vista". Il presidente russo dà il via
alle procedure per unire la penisola. Kiev: "E' una rapina,
sono crimini di guerra". Il Cremlino sarà escluso dal G8 di
giugno. Obama: "Facciamolo all'Aja". La Gran Bretagna: "Mosca
ha scelto l'isolamento". Ma ora le Repubbliche ex sovietiche
temono l'effetto domino
Putinfirma
per l’annessione dellaCrimea,
ridicolizza le sanzioni dell’Occidente e intanto inUcrainasi
registra il primo morto tra le forze armate dall’inizio della
crisi cheha
portato alla secessione della penisola daKiev e
la sua richiesta di unirsi (riunirsi, per dire il vero, dopo
60 anni) alla Federazione russa. Un militare dell’esercito
ucraino è stato ucciso e uno è rimasto ferito in un attacco
alla base di Sinferopoli da parte di uomini armati arrivati –
secondo quanto detto da un portavoce delle forze armate – su
un camion che mostrava una bandiera russa. Più tardi si è
scoperto che i morti sono stati due: oltre al militare ucraino
anche un membro delle cosiddette “forze di autodifesa”
filorusse. E ci sono anche due feriti, un altro militare
ucraino e un para militare filo russo. Resta il fatto che la
tensione si alza non solo dal punto di vista diplomatico
(soprattutto tra Usa e Russia), ma soprattutto da quello del
confronto tra le forze militari o paramilitari ucraine e
russe. “Siamo in stato di allerta dopo quello che è successo
nell’altra base a Simferopoli – racconta all’Ansail
tenente colonnelloIgor
Mamciur, via telefono, barricato nel comando della
Marina ucraina a Sinferopoli, in pieno centro – Abbiamo ordine
disparare
a vistasu
chiunque tenti di entrare qui”. Putin è “personalmente
responsabile” per la morte del soldato, ha subito affermato il
presidente ucraino a interimOleksandr
Turcinov.
L’annessione è “una rapina” dice il premier ucraino Arseni
Iatseniuk che accusa anche Mosca di crimini di
guerra. “La questione della Crimea” è “passata da un piano
politico a un piano militare a causa dell’esercito russo” ha
aggiunto dopo la morte del soldato. Iatsenyuk ha sottolineato
che la responsabilità della escalation militare è solo della
leadership politica di Mosca: “Oggi l’esercito russo ha
iniziato a sparare contro i soldati ucraini e questo è un
crimine di guerra che non ha periodo limite”.
Gli Stati Uniti cercano di accelerare e inasprire la reazione
dei Paesi occidentali nei confronti della Russia: Obama accusa
– di nuovo – Putin di minacciare la pace, annuncia altre
sanzioni dopo
quelle dei giorni scorsie
propone unG7da
organizzare all’Aja,
con l’esclusione proprio di Mosca. L’Unione Europea è più
impegnata a trovare una linea comune, ma intanto dice di non
riconoscere l’annessione della Crimea.
Il presidente della Russia ha annunciato il passaggio del
nuovo territorio con un discorso davanti ai due rami del
Parlamento e ha garantito che tutte le nazionalità saranno
rispettate: “Non ci interessa l’Ucraina,
gli ucraini non si spaventino”. Il colpevole per il presidente
resta l’Occidente: “Questa volta ha superato la linea”. E il
Cremlino dice di non essere spaventato dalle sanzioni:
“Abbiamo già provato sanzioni del genere, essesuscitano
ironiae
anche sarcasmo”, ha detto il consigliere diplomatico di
Putin, Iuri
Ushakov. Anzi, di più: sono “inaccettabili” e
porteranno conseguenze, ha detto chiaramente il ministro degli
Esteri russoSergei
Lavrovparlando
al telefono con il segretario di Stato americanoJohn
Kerry.
I rapporti di Mosca con le altre potenze restano quindi a dir
poco freddi, tanto che il ministro degli esteri franceseLaurentFabius ha
annunciato la sospensione della partecipazione della Russia al
G8 di giugno. “E’ previsto”, ha detto in un’intervista aEurope
1, “che siano tutti gli altri Paesi, i
sette più grandi Paesi, che si riuniscano, senza la
Russia”. Ma alla fine verrà etichettata come gaffe. In realtà
in campo non c’è una decisione, ma una proposta del presidente
americano, Barack
Obama, che ha proposto una riunione dei leader delG7all’Ajaper
la prossima settimana per analizzare gli sviluppi della crisi
ucraina. Anzi,Regno
Unito,GermaniaeGiapponefrenano.
Si tratta d’altra parte di una questione particolarmente
delicata in questo momento, dal momento che la Russia detiene
la presidenza a rotazione e quindi avrebbe dovuto ospitare a
giugno il summit, nella città di Sochi. Ma certo i toni si
stanno alzando e non solo in Ucraina (dove il presidente ha
paragonato l’atteggiamento russo a quello dei nazisti). “E’
spiacevole che il presidente russo Vladimir Putin abbia scelto
il percorso dell’isolamento con l’annessione della Crimea e
neghi a cittadini di Russia e Crimea una collaborazione con la
comunità internazionale” ha dichiarato il ministro degli
Esteri britannicoWilliam
Hague davanti al Parlamento di Londra. E perfino laGermania,
finora portatrice della linea più tendente al dialogo, sembra
far cadere i toni diplomatici: “Il cosiddetto referendum della
Crimea è contro il diritto internazionale – dice la
cancellieraAngela
Merkel–
L’indipendenza della Crimea è contro il diritto
internazionale. E l’integrazione della Crimea nella
Federazione russa è contro il diritto internazionale”. Ma
l’indignazione dell’Occidente non ferma l’iniziativa della
Russia, non solo sul piano diplomatico, ma neanche su quello
militare, visto che le truppe di Mosca occupano la penisola di
Crimea da oltre due settimane.
“I luoghi come la Crimea”, ha detto il
presidente Putin in un discorso davanti ai due rami
del Parlamento, “sono
sacri per noi e simbolo della gloria russa. Il
trasferimento della Crimea all’Ucraina fu frutto di grosse
violazioni e fu deciso dietro le quinte in uno stato
totalitario, mettendo la gente di fronte al fatto compiuto.
Ora in Ucraina non esiste un potere legittimo e non sappiamo
con chi parlare. Non aiutare i russi della Crimea sarebbe
stato un tradimento. Quello accaduto a Kiev è stato un colpo
di Stato di forze
estremiste, ultranazionaliste e antisemite e le
attuali autorità non sono legittime”. Putin ha criticato il
comportamento dell’Occidente sul territorio: “In Ucraina ha
varcatola linea e si è comportato in modo irresponsabile.
Sapevano che c’erano milioni di russi. Il popolo della Crimea
si è comportata in base alla regola
dell’autodeterminazione dei popoli usando la stessa
regola usata dall’Ucraina quando è uscita dall’Urss e l’altro
precedente che l’Occidente ha creato con le sue mani quando ha
riconosciuto legittimo il distacco del Kosovo dalla Serbia,
dicendo che non c’era bisogno di alcun permesso dal potere
centrale”. La Russia avrà “rispetto per tutte le nazionalità
che vivono in Crimea e sarà giusto”, ha continuato, “se ci
saranno tre
lingue statali di uguale diritto: russo, ucraino e
tartaro di Crimea”. E ha concluso ribadendo che non c’è nessun
interesse a considerare l’annessione anche dell’Ucraina:
“La Russia “non vuole assolutamente l’annessione dell’Ucraina.
Non credano gli ucraini a coloro che vogliono spaventarvi con
la Russia. L’Ucraina non ci serve. Noi vogliamo un’Ucraina
forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione né ci
servono altri territori”.
Nonostante la firma del decreto la Russia avrebbe ancora
spazio di manovra se volesse tornare indietro sulla Crimea. Si
tratta infatti solo di uno dei passi necessari a formalizzare
l’adesione a Mosca: il trattato di annessione deve ancora
essere firmato dai leader di Russia e Crimea, approvato dalla Corte
costituzionale russa e poi ratificato dal Parlamento.
Il discorso di Putin davanti alle Camere, in programma per le
15 di oggi ora locale (le 12 in Italia) verrà trasmesso in
televisione a livello nazionale. La Crimea è stata parte della
Russia dal XVIII secolo fino a quando il leader sovietico Nikita
Krusciov la trasferì all’Ucraina nel 1954. Sia i
russi, sia la maggioranza russofona della Crimea, considerano
l’annessione come la
correzione di un’offesa storica. I disordini in
Ucraina sono cominciati dopo che il 21 novembre l’allora
presidente Viktor Yanukovych annunciò di non volere più
firmare l’accordo di associazione con l’Ue per privilegiare le
relazioni con la Russia; la situazione è poi peggiorata dopo
la fuga
di Yanukovych in Russia alla fine di febbraio.
Ora il timore delle Repubbliche ex sovietiche è di un effetto
domino. Il presidente della Moldavia,Nicolae
Timofti, teme che i separatisti dellaTransinistriapossano
chiedere alla Russia di riconoscere la loro regione. Timofti
ha detto che la Transinistria potrebbe chiedere di diventare
parte della Russia, ma ha smentito le notizie secondo le quali
l’avrebbe già fatto. In passato Mosca ha fatto sapere di
rispettare l’integrità territoriale della Moldavia. La
Transinistria si è separata dalla Moldavia nel 1990 e la
Russia ha 1.500 soldati che stazionano sul suo territorio, ma
non riconosce la regione. Timofti domani incontrerà il
presidente della Romania,Traian
Basescu. Il presidente rumeno ha detto ieri che pensa
che la Russia voglia ricreare l’Unione Sovietica, e che la
Moldavia è una priorità per Mosca.
Referendum Crimea, stazione d’arrivo o di transito?
Ilreferendum
in Crimeaha
dato il risultato scontato: un’ampia partecipazione e una
maggioranza oltre il 90 per cento a favore dell’adesione della
penisola allaRussia.
Per i prossimi giorni, il percorso è chiaramente tracciato:
oggi,sanzioni
‘blande’ Uee
un po’ più‘toste’
Usa, mentre Simferopoli formalizza a Mosca la
richiesta di reintegro; giovedì, laDuma
russacomincia
l’esame della legge che consentirà il ritorno della Crimea,
mentre il Vertice europeo valuterà ulteriori mosse; poi, ci
sarà, la settimana prossima, la missione europea delpresidente
Obama, con ulteriori concertazioni del riesumato
Occidente, ma pure un vertice all’Aja delle potenze nucleari.
Il punto, ora, non sono le sanzioni che saranno decise –per il
momento, avendo cura di non farsi male a vicenda- e le
dichiarazioni che saranno pubblicate. Il punto è se il
reintegro della Crimea è, per Mosca, unastazione
d’arrivo, dopo di che si apre una fase negoziale con
l’Ucraina, o se è solo una stazione di transito verso
ingerenze o addirittura intromissioni nell’Ucraina orientale,
a tutela – asserita – dei diritti più o meno violati dei
russofoni filo-russi che lì vivono.
Nel primo caso, la crisi troverà, prima o poi, un punto di
equilibrio in una situazione di fatto, magari non
riconosciuta, ma neppure troppo contestata, che non impedirà a
termine il ‘business as usual’ delladiplomaziae,
soprattutto, degli affari.
Nel secondo caso, invece, la crisi si inasprirà: toni
esasperati, conseguenze non prevedibili, davvero un ritorno al
clima e ai modi dellaGuerra
Fredda, culmine della nostalgia di bipolarismo
nell’era della globalizzazione.
Non è solo Mosca, però, a doversi fermare. Pure l’Occidentenon
deve spingere troppo in là il gioco in Ucraina: la firma,
giovedì, dell’accordo di associazione –per ora un documento
politico, in attesa dei contenuti economici- non deve essere
preludio di una precipitosa adesione; e neppure si può pensare
a stringere i tempi per l’ingresso nella Nato. Prima, bisogna
che l’Ucraina trovi, dopo le prossime elezioni, un equilibrio
e un dialogo tra le sue componenti territoriali, etniche,
linguistiche e politiche, che, dall’indipendenza, non ha
praticamente mai avuto.
Ucraina, Kiev accusa Mosca: “Ci hanno invaso a Sud-Est,
reagiremo”
Kiev annuncia la ratifica della parte politica dell'accordo
con Bruxelles. A Kharkiv sparatoria e notte di trattative per
far rilasciare gli ostaggi: 30 arresti. Domani referendum per
l'annessione della Crimea a Mosca. E il governo inglese
propone Londra come come sede alternativa per la riunione del
G7 se la Russia dovesse essere espulsa dal G8 a causa della
sua politica in Ucraina
“Ci hanno invaso nel Sud-Est del Paese: se
non si ritirano immediatamente reagiremo”. Soffiano nuovi
venti di guerra traKieveMosca,
con il governo dell’Ucraina accusa la Russia di esser entrata
nella regione di Kherson, al confine con la Crimea, con truppe
militari. Per questo motivo il ministero degli Esteri chiede
un passo indietro del Cremlino, pena una risposta forte, “con
tutti i mezzi”. Poco prima della dichiarazione del governo
ucraino, invece, ilGuardianaveva
parlato di un respingimento da parte dei militari di Kiev di
un tentativo russo di infiltrarsi nel territorio nazionale. In
tal senso, a sentire il ministro della Difesa aerei e
paracadutisti ucraini hanno bloccato una tentativo da parte di
truppe russe di invadere l’Arbatskaya
Strelka, una striscia di
terra lunga 112 km che corre parallela alla costa orientale
della Crimea e fa parte della regione diKherson.
Non solo. Le truppe russe, infatti, hanno
preso il controllo di una stazione didistribuzione
di gas naturale vicino alla
Crimea. Lo fa sapere un portavoce della guardia di confine
ucraina. Si tratta della prima azione dellaRussiafuori
dalla Crimea e in territorio ucraino, mentre la penisola è
nelle mani delle truppe diMoscadalla
fine dello scorso mese. Un contingente di circa 120 soldati ha
occupato la stazione. Una folla di filorussi, inoltre, ha
tentato nel pomeriggio di irrompere nella sede dei servizi
segreti ucraini (Sbu) aDonetsk,
nella russofona Ucraina orientale. Lo riportano i media
locali. I manifestanti – che chiedevano la liberazione dell’autoproclamato
‘governatore’ filorusso di Donetsk,Pavel
Gubarev–
sono riusciti a sostituire la bandiera ucraina con quella
della “Repubblica di Donetsk” prima di essere respinti dalle
forze dell’ordine in assetto antisommossa. Le manovre militari
di Mosca, però, hanno provocato anche la reazione della
comunità internazionale. “La Russia dovrà rispondere delle sue
azioni, e potrebbe essere soggetta ad unisolamento
diplomaticoed
economico” ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu,Samantha
Power, precisando che se
verranno confermate le accuse di Kiev sulla presenza di truppe
russe sul territorio nazionale si tratterebbe di “una
escalation scandalosa”. L’Inghilterra, invece, ha proposto
Londra come sede alternativa per la riunione del G7 se la
Russia dovesse essere espulsa dal G8 a causa della sua
politica in Ucraina.E’ quanto riporta il settimanale tedescoDer
Spiegel, citando una
fonte vicina al governo tedesco. La proposta sarebbe stata
accolta dagli altri sei Paesi membri, Italia inclusa. Oltre al
possibile spostamento della riunione delG7a
Londra, rispetto a quella delG8in
programma a Sochi,
loSpiegelspiega
che se il presidente russoVladimir
Putinnon
dovesse fare passi indietro sull’annessione della Crimea,Berlinopotrebbe
annullare anche le consultazioni intergovernative
russo-tedesche in programma a Lipsia in aprile, o comunque
mantenerle in un formato ridotto.
Ucraina, il 21 marzo firma per intesa con Ue
UcrainaeRussiasono
sempre più lontane, la Crimea parla già di annessione e la
tensione si alza (altri 2 morti in uno scontro a fuoco
avvenuto la notte scorsa) mentre la diplomazia internazionale
ancora deve capire quali strumenti utilizzare per affrontare
la crisi. Kiev e Mosca sono sempre più distanti e il dialogo
si fa sempre più difficile, tanto più dopo l’annuncio del
premier ucrainoArseni
Iatseniuk: il 21 marzo
firmerà con l’Unione
europeadella
parte politica dell’accordo di associazione e libero scambio
tra Ucraina e Ue sarà firmata il 21 marzo prossimo, nel corso
del vertice Ue. In un video diffuso dalle tv locali Iatseniuk,
rientrato ieri da una tournée in Europa e negli Usa, ha
affermato di aver avuto “un incontro con il presidente del
Consiglio europeoHerman
Van Rompuy“. “Siamo
d’accordo – ha spiegato Iatseniuk – sul fatto che la parte
politica dell’accordo di associazione tra Ucraina e Unione
europea debba essere firmata durante il vertice del 21 marzo”,
la parte economica sarà invece siglata “più avanti”. Il tema è
nient’affatto banale, al contrario è al centro della crisi
ucraina: la mancata firma dell’accordo di associazione con l’Ue
a fine novembre ha fatto scoppiare la rivolta antigovernativa
che ha portato nel giro di tre mesi alla destituzione dell’ex
presidente ucrainoViktor
Ianukovich.
Nel frattempo però si parla dell’annessione
della Crimea alla Russia come cosa fatta, sebbene sembri
rallentare sotto il piano operativo e istituzionale. Alla
vigilia del referendum il vicepremier localeRustam
Temirgaliyev ha
spiegato all’agenzia russaInterfax che
la formazione delle istituzioni statali della Crimea e il
passaggio agli standard russi potrebbero richiedere sino a 12
mesi dal momento in cui la Repubblica sceglie di entrare in
Russia. In tal modo, secondo alcuni osservatori, Putin
potrebbe prendere tempo e posticipare l’eventuale adesione
della Crimea alla Russia.
Tensione pre referendum: due morti Il rischio resta quello di
un’escalation all’interno del Paese soprattutto nelle zone a
più alta concentrazione di filo russi. Due persone sono state
uccise ed altre cinque sono rimaste ferite (un poliziotto è
grave) aKharkiv,
nell’est dell’Ucraina. Secondo le ricostruzioni dei giornali
locali è avvenuta una sparatoria tra favorevoli all’annessione
a Mosca e militanti di estrema destra: questi ultimi hanno
anche preso in ostaggio alcune persone. Alla fine si sono
arresi dopo una lunga trattativa notturna e sono stati
arrestati dalla polizia (30 persone sono finite in carcere).
Le vittime sono un filorusso e un passante. Sale così la
tensione nella regione, dopo il giovane pro Maidan
accoltellato l’altro ieri a Donetsk in scontri con i filorussi.
Secondo una prima ricostruzione, tutto è cominciato quando
ieri sera i manifestanti pro Mosca si sono radunati nella
centrale piazza Svoboda e sono stati fatti oggetto di spari da
una vettura in corsa. Auto poi rintracciata vicino ad un
edificio che ospita generalmente un gruppo radicale di destra.
I filo russi, armati di bastoni, hanno tentato di entrare ma
gli occupanti, circa una trentina, hanno risposto aprendo il
fuoco e prendendo alcuni ostaggi. Domenica a Kharkiv si terrà
un referendum simbolico per l’adesione alla Russia.
Mosca ha chiesto a Kiev di dichiarare fuori
legge i gruppi nazionalisti. “I gruppi Bandera (controverso
eroe nazionale ucraino accusato di collaborazionismo con i
nazisti,ndr)
dovrebbero essere dichiarati illegali per incitazione all’odio
interetnico” ha twittatoKonstantin
Dolgov, responsabile del
ministero degli Esteri russo per i diritti dell’uomo. “Nessuno
ha esonerato l’Ucraina dai suoi obblighi a lottare contro il
razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia. Questi
obblighi devono essere rispettati”.
Rapito e liberato prete in Crimea
Un sacerdote cattolico di rito orientale è stato prelevato
dalla sua chiesa inCrimeada
milizie filorusse. Per alcune ore è stato rapito senza poter
dare notizie ma alla fine è stato liberato dallapolizia.
E’ il sacerdote greco-cattolico padreMykola
Kvych, parroco della chiesa
dellaDormizionedella
Vergine a Sebastopoli e cappellano della Marina. A dare la
notizia, che è emblematica del clima di tensione che si
respira in queste ore in Crimea, era stato un sito di
informazione religiosa ucraino ma la conferma era arrivata
anche ai microfoni diRadio
Vaticanadal
vescovo Gudziak Borys, l’eparca della chiesa greco-cattolica
ucraina, che aveva espresso “profonda preoccupazione” per
quanto accaduto e in generale per il clima che si è creato
nella regione. A informare della liberazione di padre Kvych è
stata la polizia di Sebastopoli, riferendo di aver trovato,
nel corso della perquisizione dell’appartamento del presule,
alcunigiubbotti
anti-proiettile.
La chiesa locale fin dai primi giorni delle
proteste di piazza Maidan a Kiev è sempre stata vicino ai
manifestanti e ha espresso in varie occasioni la propria
contrarietà ad una annessione della Crimea allaRussia.
Durante i giorni della protesta le chiese cristiane,
cattoliche e ortodosse, erano rimaste abbastanza unite. Ma a
fronte della nuova situazione che si sta creando nella regione
sul Mar Nero ora i rapporti sembrano più complicati. Almeno a
giudicare dalle parole usate dal vescovoBorysche,
rivolgendosi alle autorità della Chiesa ortodossa russa, aveva
rimarcato come “direttamente o indirettamente” appoggiassero
l’occupazione della Crimea. “Ora facciano tutto il possibile –
aveva aggiunto – perché padre Kvych venga rilasciato e per
fermare la persecuzione dei sacerdoti cattolici e dei fedeli
cattolici su questa penisola”. Negli scorsi giorni sacerdoti
ucraini greco-cattolici, tra i quali proprio padre Kvych,
hanno ricevuto minacce – riferisce Radio Vaticana – e
pressioni per lasciare laCrimea.
Molti di loro però hanno scelto di rimanere. “I nostri
sacerdoti e vescovi sono stati molto vicini alla gente”,
afferma il vescovo Borys, ispirati anche dalle parole diPapa
Francesco“che
ha detto che il pastore deve avere l’odore delle sue pecore. E
i nostri pastori sono stati con la gente e continuano a stare
con loro anche durante questa occupazione in Crimea”.
ECONOMIA-FINANZA-GEOPOLITICA
Bce, Draghi taglia
tassi a 0,15%. Quelli su depositi delle banche vanno a -0,1%
La sede della banca
centrale europea a Francoforte
I
banchieri centrali riuniti a Francoforte, come da attese,
hanno preso provvedimenti per contrastare la spirale
recessiva in cui l'Eurozona rischia di avvitarsi, stretta
tra inflazione troppo bassa, euro troppo forte e
insufficiente offerta di credito all'economia reale. Ora gli
istituti che parcheggiano liquidità presso la Bce di fatto
pagano una tassa. L'obiettivo è indurli a usare quei soldi
per concedere prestiti alle imprese
I banchieri centrali riuniti a
Francoforte sotto la guida di Mario Draghi
hanno rotto gli indugi e preso provvedimenti per contrastare
la spirale recessiva in cui l’Eurozona rischia di avvitarsi,
stretta tra inflazione troppo bassa, euro troppo forte e
insufficiente offerta di credito all’economia reale. Come da
attese, dopo sette mesi di blocco la Bce ha
deciso infatti di tagliare i tassi di interesse:
quello di riferimento scende dallo 0,25%, che era già un
minimo storico, allo 0,15%, mentre quello per il
rifinanziamento marginale scende allo 0,40%. La misura in
cui la Bce ripone più aspettative è però la
sforbiciata del tasso sui depositi che le banche
commerciali fanno presso l’Eurotower: Draghi ha deciso di
portarlo sottozero, a -0,1%. Risultato: gli istituti che
parcheggiano liquidità a Francoforte d’ora in poi di fatto
pagheranno una tassa. L’obiettivo, chiaramente, è indurli a
usare quei soldi per concedere prestiti alle imprese. Mossa
che però potrebbe non bastare, visto che a portata di mano
c’è una comoda alternativa: comprare altri titoli di
Stato, magari quelli dei Paesi “forti” come la
Germania.
Il taglio ai minimi storici ha fatto
calare in pochi attimi lo spread fra Btp e Bund di tre punti
da 158 a 155. Effetto immediato anche sull’euro che scende
rispetto al dollaro a 1,3575 ai minimi degli ultimi quattro
mesi.
Deflazione, debito
e tassi d’interesse: i problemi di Eurolandia (e di Draghi)
Messe da parte le elezioni europee ed il
populismo dei nuovi leader dell’opposizione si ritorna a
dipendere dagli indicatori economici.
Questa volta però invece dello spread tutti gli occhi sono
puntati sul tasso d’inflazione che continua a scendere.
A maggio quello di Eurolandia è arrivato allo 0,5 per cento
contro lo 0,7 di aprile. Più ci allontaniamo
dall’obiettivo ottimale del 2 per cento, suggerito dalla
Banca centrale europea, e più la minaccia della
deflazione si concretizza.
Se l’Europa scivola sotto
lo 0 per cento allora non è da escludere che ciò che sta
succedendo in Grecia diventi l’anteprima del nostro futuro.
Da almeno due anni, infatti, il tasso d’inflazione è
negativo e da quattro l’economia non fa che contrarsi. In
questi anni più di un quarto è svanita,
fagocitata dai meccanismi della deflazione.
Risultati positivi?
Nessuno perché l’economia greca si trascina dietro un
fardello che la deflazione fa aumentare di giorno in giorno:
il debito. Dal 2010, quando è scoppiata la
crisi del debito sovrano, ad oggi il rapporto tra Pil e
debito è passato da 130 a
175 per cento. Facile intuirne i motivi: se il Pil si
contrae del 25 per cento ed il debito resta invariato la
proporzione aumenta. Con i numeri non si scherza!
Naturalmente la deflazione
fa scendere i salari, quindi riduce il costo del lavoro, in
Grecia sempre dal 2010 ad oggi il salario medio è passato da
17 a 13,6 euro l’ora. Ma i costi più bassi non si sono
tradotti in maggiore competitività perché è aumentata la
pressione fiscale. Se l’economia si contrae diminuisce anche
il gettito fiscale, per compensare questa contrazione lo
Stato aumenta le tasse su chi ancora le può pagare. Gli
industriali greci oggi pagano
il 23 per cento di Iva ed il 20 per cento di tassa
energetica, costi che l’impresa non può assorbire
senza tagliare ulteriormente quelli di produzione o
mantenere quelli di vendita a livelli superiori dei
concorrenti stranieri.
A riguardo è illuminate
l’esperienza della Danimarca che dal luglio
del 2012 fino allo scorso aprile ha introdotto
tassi negativi sui depositi degli stranieri denominati in
corona danese, lo ha fatto per tenere alla larga dalla
propria economia gli speculatori. Sotto questo aspetto la
manovra ha funzionato ed infatti la pressione al rialzo
della moneta prodotta dall’afflusso di capitali è scomparsa
e l’esportazione non ne ha risentito.
Ma la Danimarca è una
nazione con 5 milioni di abitanti ed un sistema bancario
solido mentre Eurolandia è composta da 18 Stati con
330 milioni di persone ed un sistema bancario che
fatica a generare profitti. I tassi negativi colpirebbero
duramente le banche. C’è poi un altro fattore da prendere in
considerazione: la politica dei tassi negativi in Danimarca
non ha dato un grosso impeto all’economia, e cioè non ha
spinto le banche ad investire nell’economia reale.
Anche l’esperienza
giapponese alla fine degli anni Novanta, quando politiche
simili sono state introdotte, conferma l’effetto limitato
dei tassi d’interesse negativi quale stimolo alla crescita
ed antidoto della deflazione.
Nonostante negli ultimi
due anni lo spread sia sceso per l’Italia grazie alle parole
rassicuranti di Mario Draghi, che si è impegnato a fare di
tutto per salvare l’euro, i problemi dell’euro zona
rimangono in gran parte irrisolti ed è
possibile che presto su questa questione tutti i nodi
vengano al pettine. C’è sola da sperare che i politici,
Bruxelles e Draghi siano siano più bravi da parrucchieri che
da statisti.
Corriere della Sera, resa dei conti in via Solferino. Lunedì
si azzera il consiglio
Il presidente Angelo Provasoli e un gruppo di consiglieri
pronti a far decadere l'ad Jovane e mandare un segnale a
Elkann. Ipotesi Polito per la redazione
Redde rationeminvia
Solferino: gli stracci volano da mesi – si vedano le
“carezze” scambiate a mezzo stampa tra i due azionistiJohn
ElkanneDiego
Della Valle–
e lunedì il consiglio d’amministrazione, convocato per
l’approvazione del bilancio 2013, potrebbe decadere. L’ipotesi
è confermata da fonti vicinissime al consiglio: il presidente
di RcsAngelo
Provasolirimetterà
il mandato e almeno altri tre lo seguiranno. Un paio di
settimane fa si era dimessoCarlo
Pesenti.
Lunedì basteranno le dimissioni di altri quattro consiglieri
per ridurre l’organo da nove a quattro membri, e quando viene
a mancare oltre la metà del consiglio la decadenza è
automatica. In questo modo verrà messo fuori gioco
l’amministratore delegato,Pietro
Scott Jovane, messo sotto accusa in primo luogo dal
secondo azionista, Della Valle, ma ormai da tempo bersaglio di
azionisti e consiglieri “malpancisti”, critici con la linea
imposta dal primo azionista, la Fiat di Elkann, che ha assunto
il comando con il 20 per cento delle azioni.
Pesenti si era dimesso dopo una discussa operazione portata a
termine a fine gennaio da Jovane, senza informare il consiglio
d’amministrazione. E cioè l’acquisto di un sito di
prenotazioni alberghiere, Hotelyo, tra i cui azionisti c’è la
finanziaria torinese Lamse che fa capo ai fratelliAndreaeAnna
Agnelli, cugini di Elkann e soprattutto azionisti
indiretti di Fiat.
Lunedì i consiglieri dovranno motivare le loro dimissioni,
anche perché Rcs è quotata in Borsa e il tutto deve essere
fatto in assoluta trasparenza, senza che sorgano sospetti di
una forzatura da parte di qualche socio influente. Dopo la
decadenza dell’attuale cda sarà l’assemblea dei soci, già
convocata per il 29 aprile per il bilancio, a nominare il
nuovo vertice.
È dunque Jovane a fare le spese dello scontro tra gli
azionisti. Anche se ultimamente risulta raffreddata la stima
dello stesso Elkann nei suoi confronti, Jovane paga
soprattutto le accuse di Della Valle, in buona parte condivise
nella sostanza, se non nei toni, da altri azionisti e dallo
stesso direttore delCorriere
della Sera,Ferruccio
de Bortoli. Non ha aiutato la serenità dei rapporti
la franchezza con cui de Bortoli lo scorso novembre, in
occasione di una riunione del cda, ha detto a chiare lettere
in una lettera che il piano di ristrutturazione del gruppo era
“sbagliato”, a cominciare dalla vendita della sede di via
Solferino fino all’aumento del prezzo del quotidiano.
Quando si è tenuta la convention tra le concessionarie
pubblicitarie di Repubblica e Corriere a dare manforte aEzio
Mauro, in prima fila c’eranoCarloeRodolfo
De Benedettie
l’amministratore delegatoMonica
Mondar-dini; l’altro relatore era de Bortoli, ma il
suo ad Jovane si aggirava al fondo della sala in
un’appariscente solitudine. L’idea, insopportabile per la
direzione, è che il quotidiano, ancora sostanzialmente sano,
paghi la crisi del gruppo. Due settimane fa de Bortoli, in una
lunga intervista con il Foglio aveva tirato le orecchie agli
azionisti: “Diciamo che il Corriere ha molti azionisti, ma non
ha un editore. Se gli azionisti litigassero meno sarebbe
meglio. Rcs non è un terreno di battaglia, è un’azienda
importante. E il Corriere è un grande giornale in salute,
malgrado l’abbiano gravato di debiti non suoi”. Una frase
spiega lo stato d’animo del direttore: “Sono a fine carriera e
degli azionisti posso anche fregarmene”.
L’intervista ha ovviamente infastidito molti azionisti, non
solo Fiat (tra Elkann e de Bortoli i rapporti da freddi che
erano sono peggiorati). Così come la pubblicazione sul
Corriere di una parte del libro di Alan Friedman sulle manovre
politiche che hanno portato alla fine dell’ultimo governo
Berlusconi ha causato malumore da parte di Intesa Sanpaolo
(quarto azionista), che l’ha considerata un’operazione
irrispettosa del presidente Giorgio Napolitano.
Nel caos riprendono vigore la voci su una successione alla
direzione del Corriere . Ma non sarà facile trovare un nome
sufficientemente prestigioso e in grado di mettere d’accordo
azionisti litigiosissimi. Si è a lungo parlato del direttore
della Stampa, Mario Calabresi. Ma se, come sembra, l’idea di
fondere la Stampa e il Corriere (ipotesi che consoliderebbe
ulteriormente la posizione di Fiat in via Solferino), è
difficilmente realizzabile ora, Calabresi dovrà aspettare un
turno. Così il nome più gettonato al momento è quello di
Antonio Polito, editorialista del Corriere e fresco direttore
del Corriere del Mezzogiorno, meno interessato di de Bortoli
all’economia, per la gioia di molti azionisti.
PARAGONE LICENZIA PAOLO BARNARD
Paolo Barnard,
il giornalista della Mosler Economics protagonista di uno spazio
tutto suo nel talk show condotto da Gianluigi Paragone su La7 "La
gabbia", non farà più parte della trasmissione a causa di una
serie di offese nei confronti delle donne, rese note attraverso
una delle provocazioni del noto giornalista sul suo blog. Nel post
"La verità sulle (infami) donne", Barnard scrive
Le donne sono al 99% esseri mediocri, solo capaci
di creare miseria ai propri figli o al mondo. Purtroppo hanno
quello che hanno fra le gambe. E ok. Ma non fosse per quello, e
per la cultura di sinistra dei Pddini cerebromancanti, sapremmo
come giustamente apostrofarle. Al 99%. Così come meritano gli
uomini al 99%. Solo che...se si scrive che gli uomini sono al 99%
dei porci disumani o troppo stupidi per esistere, nessuno dice
nulla. Se lo dici delle donne... Uhhhhhhhhh!
Queste riflessioni sul suo blog, unito ad una serie di tweet "border",
avrebbero messo in contrasto il giornalista con Gianluigi
Paragone, su pressione delle donne della sua redazione. A questo
punto Paolo Barnard ricostruisce così la situazione sul suo blog.
Io che con 800 euro di reddito al mese sfido denunce da rovina
economica per difendere l'Italia... Io. Mentre lui ha fatto
carriera a star zitto mentre la sua Lega diceva di sparare ai
disperati sui barconi nel Mediterraneo. Lui, Paragone Gianluigi. E
mi sento dire da sto zero che devo abiurare le mie idee per 5
donne isteriche sue amichette in un ufficio di Milano. La mia
risposta a Gianluigi Paragone è scontata. Può affogarsi, e io non
sarò più alla Gabbia.
Italo, Montezemolo chiede ammortizzatori sociali per
dipendenti Ntv
Ntv chiude il 2013 in rosso per 76 milioni di euro. Accordo
per un anno di contratti di solidarietà per un migliaio di
dipendenti
Se Alitalia piange,Nuovo
Trasporto Viaggiatorinon
ride. E come la compagnia aerea, anche la società che gestisce
il trenoItalo a
meno di due anni dal debutto fa ricorso agliammortizzatori
socialiper
far quadrare i conti e contenere le perdite che nel 2013 hanno
raggiunto quota 76 milioni di euro. Non certo una bella
pubblicità perLuca
Cordero di Montezemolo, socio fondatore di Ntv e di
recente indicato come futuro presidente di Alitalia in virtù
delle amicizie arabe che lo hanno portato fino alla
vicepresidenza diUnicredit.
Legami nel mondo mediorientaleche
potrebbero favorire l’arrivo dei nuovi soci diEtihade
permettere al neo-premierMatteo
Renzidi
chiudere con successo la partita Alitalia.
Intanto però Nuovo Trasporto Viaggiatori rallenta la corsa. La
società presieduta daAntonello
Perricone, l’uomo del buco delCorriere
della Sera, ha appena concluso un accordo con i sindacati
per un migliaio dicontratti
di solidarietàdella
durata di un anno. L’intesa,come si legge in una nota, prevede
“una riduzione media di 1,5 giorni di lavoro al mese e
l’impegno di Ntv a impiegare le ore perse di lavoro informazione,
al fine di non intaccare la qualità del servizio ai
viaggiatori, vero fattore cruciale di successo”. Un successo,
che, però, in casa Italo tarda ad arrivare. Non senza
imbarazzo del socioDiego
Della Valle, numero uno di Tod’s, che si è visto di
recente consegnare il tapiro d’oro diStriscia
La Notiziaproprio
per via delle promesse di assunzioni non mantenute dal
management Ntv.
Del resto è paradossale parlare di assunzioni quando i numeri
non tornano. Nel 2013 Ntv, in cui ha investito anchebanca
Intesadai
tempi della gestione diCorrado
Passera, ha registrato un risultato operativo
negativo per 104 milioni, che consola solo perché in
miglioramento rispetto ai 140 milioni dell’esercizio
precedente.
Più netto il progresso del fatturato che è passato dagli 83
milioni del 2012 a quota 246 milioni, mentre le passività non
ricorrenti si sono attestate a 691 milioni. Cifre che hanno
impedito anche quest’anno Montezemolo e soci di raggiungere il
pareggio. Del resto lo scorso dicembre, l’obiettivo era
ufficialmente slittato al 2016. Crisi permettendo,
naturalmente.
Per levare la controllata francese dal mercato, la famiglia
Pesenti sottoscriverà un aumento di capitale da 450 milioni.
Il prezzo dell'offerta è di 78 euro per azione
Italcementi lancia un’offerta pubblica sulla controllata
Ciments Français a 78 euro per azione contro i 65 della
quotazione di Borsa. Per reperire le risorse necessarie
all'operazione promuoverà un aumento di capitale da 450
milioni, che verrà seguito dalla capogruppo Italmobiliare.
Dopo anni di studi e ripensamenti, la famiglia Pesenti
accorcia le distanze tra Bergamo e Parigi. Italcementi aveva
infatti annunciato una fusione per incorporazione con la
controllata Ciments Français nel 2009, ma l’operazione era
naufragata per colpa di un piccola fetta di obbligazionisti.
Ora invece, per volontà dell’amministratore delegato Carlo
Pesenti, il progetto torna d’attualità e invece di un
concambio in azioni, Italcementi offre ai soci di minoranza di
Ciments Francois contanti. All’operazione che è stata
architetta sotto la regia di Mediobanca, hanno partecipato
anche Unicredit e Banca Leonardo.
A distanza di cinque anni - e dopo che le valutazioni tra il
gruppo italiano e la società d’Oltralpe sono apparse più
vicine - l’operazione dovrebbe ricevere il placet del mercato,
anche perché in un momento difficile per l’industria delle
costruzioni, potrebbe creare nuovi risparmi sui costi. Nel
2009, invece, la fusione saltò perché una clausola di alcuni
bond di Ciments Français, rischiava di rendere troppo oneroso
il matrimonio. Gli obbligazionisti di due emissioni da 500
milioni di dollari (2002 e 2008), avrebbero
potuto bocciare l’integrazione, e per evitare una lunga
trafila legale e di scontentare alcuni bondholders, la
famiglia Pesenti preferì mantenere lo status quo. Allora il
gruppo bergamasco controllava l’82% del colosso francese, ora
Italcementi ha l’83,1%, la capogruppo Italmobiliare possiede
una quota del 2,7% e Ciments ha in pancia azioni proprie pari
all’1%. Morale: alla Borsa di Parigi è flottante solo il 13%
del capitale tra ordinarie e risparmio, mentre i Pesenti
controllano direttamente e indirettamente il 92,6% dei diritti
di voto.
Secondo gli analisti accentrando alcuni costi, e fondendo le
due realtà potrebbero essere realizzati risparmi fino a 200
milioni, una cifra significativa per il bilancio della
capogruppo italiana. Domani il leader italiano del cemento
incontrerà la comunità finanziaria per esaminare i risultati
2013, illustrare l'operazione che servirebbe a razionalizzare
una volta per tutte la struttura, a migliorare al governance e
ad aumentare la liquidità del gruppo sul mercato.
Mettete Renzie al posto del burattino Pinocchio e Berlusconi e De
Benedetti nei ruoli del Gatto e della Volpe. Ora, invece delle monete
d'oro da seppellire nel Campo dei Miracoli e finite nelle tasche dei due "impresari",
ci sono 350 nomine per le Società di Partecipazione pubblica da farsi
entro aprile. Società che contano più dei ministeri, come ENI, Enel e
Poste Italiane. Le nomine dipendono da Renzie. Letta è stato defenestrato
in tutta fretta per questo motivo? Aveva altri fili rispetto alla
marionetta toscana che non garbavano a qualcuno? E il suo viaggio nei
Paesi arabi per i quali partì presidente del Consiglio per ritrovarsi al
ritorno deputato semplice ha qualcosa a che fare con le nomine? Di certo
c'è che le cariche distribuite da Renzie influenzeranno il futuro
economico del Paese per i prossimi anni. Uno messo lì, non nominato dai
cittadini, con la stessa maggioranza di Letta, lo stesso Parlamento che
sosteneva Letta, e con buona parte dei ministri di Letta. Per fare che?
Di seguito l'elenco delle società a partecipazione pubblica. Dopo le
nomine di aprile il blog pubblicherà i nomi delle cariche più importanti e
le loro presenze nei consigli di amministrazione di altre società quotate
per segnalare eventuali conflitti di interessi.
AGUSTAWESTLAND
ARCUS
BUONITALIA
CAV
CONSAP
EMARC
ENEL DISTRIBUZIONE
ENEL INGEGNERIA E RICERCA
ENEL SERVIZI
ENEL TRADE
ENIMED
FONDO STRATEGICO ITALIANO
IL
- ITALIA LAVORO
ISTITUTO POLIGRAFICO E ZECCA DELLO STATO
ITALIA NAVIGANDO
MARCO
POLO POSTE ITALIANE
RAM
SELEX
ES
SVILUPPO GLOBALE GEIE
WHITEHEAD
SISTEMI SUBACQUEI
WINCH ITALIA
AUTOSTRADE DEL LAZIO
BUSITALIA
CENTOSTAZIONI
CONSORZIO PER I SERVIZI DI TELEFONIA MOBILE ENAV
ENEL ENERGIA
ENEL NEWHYDRO
ENEL SERVIZIO ELETTRICO
ENELPOWER FINMECCANICA
FS SISTEMI URBANI
INSAR
ISTITUTO SVILUPPO AGROALIMENTARE
ITALIA TURISMO
MARICONSULT
POSTE VITA
RSE
SFBM
SOGESID
TECHNO
SKY
TRAFORO AUTOSTRADALE
ANSALDO STS
BANCA
DEL MEZZOGIORNO
CAP
COMECER
DIFESA
SERVIZI ENEL
ENEL FACTOR
ENEL PRODUZIONE
ENEL SOLE ENI
FINTECNA
HAT
INVITALIA
ITALCERTIFER
LA
PATRIA
MISTRAL AIR
POSTESHOP
SAIPEM
TRAFORO DEL MONTE BIANCO TERNA
STUDIARE SVILUPPO
ECONOMIA-FINANZA-GEOPOLITICA
Banche, nuovo record dei crediti a forte rischio:
sofferenze a 155,8 miliardi (+24,6%)
Mentre Visco ragiona sulla bad bank nazionale, arrivano i
nuovi dati sulla crescita esponenziale dei prestiti a
creditori insolventi che zavorrano gli istituti
Secondo ilFinancial
Times, che cita fonti di governo, l’ipotesi non
troverebbe però sponda nel premierEnrico
Letta. Le fonti citate dal quotidiano della
City sostengono che “l’idea di una bad bank potrebbe esserecontroproducenteper
l’Italia” e che il timore del premier sarebbe quello di
“accelerare il processo di undowngradeda
parte delle agenzie di rating nei prossimi mesi”. Bad
bank o meno, secondo il direttore generale dell’Abi,Giovanni
Sabatini,
che ne ha parlato con l’agenzia Bloomberg, dall’analisi della
Bce sulle banche italiane potrebbero emergere carenze tra i10-15
miliardi di euro.
Una cifra a suo dire gestibile e in linea con le stime di
Bankitalia.
Intanto imprese e famiglie continua a fare i conti con lastretta
del credito. A dicembre, sempre secondo Bankitalia, i prestiti
delle banche italiane al settore privato hanno registrato una
contrazione su base annua del3,8
per cento(-4,3
per cento a novembre). Quelli alle famiglie sono in
particolare scesi dell’1,2 per cento (-1,5 per cento nel mese
precedente), mentre quelli alle società non finanziarie sono
diminuiti, sempre su base annua, del 5,3 per cento (-6 per
cento a novembre).
“L’aumento esponenziale di sofferenze ed incagli, non è
addebitabile esclusivamente allacrisi
sistemicaseppur
generata dai banchieri, ma in massima parte ad unagestione
del credito spesso clientelare“, fanno nel frattempo
sapere Adusbef e Federconsumatori in una nota. Un credito,
attaccano le associazioni dei consumatori, “che nega piccoli
fidi a platee vaste di richiedenti senza Santi in Paradiso,
per erogare masse creditizie di decine di miliardi di euro
privi di garanzie reali, ai soliti amici, sodali, compagni di
merende dei banchieri di sistema, come insegnano i casi di
scuola diZaleski,
Zunino,Ligresti,
che dovrebbero perfino interessare leProcure
della Repubblicaper
violazione al codice penale perincauti
affidamenti“. Reiterata, quindi, la richiesta di
chiarimenti sul progetto bad bank nazionale del governatore
della Banca d’Italia “il quale, con la usuale scusa di
liberare risorse da utilizzare per il finanziamento
dell’economia, vuole rifilare l’ennesima patacca agli
italiani”.
Dal canto suo ilComitas,
l’associazione delle microimprese italiane, ricorda come “la
causa della crescita delle sofferenze è delle banche stesse.
Negli ultimi anni, infatti, gli istituti di credito da un lato
hanno fortemente ridotto il credito concesso a imprese e
privati, dall’altro hanno incrementato la revoca dei fidi,
rendendo insolventi aziende e cittadini. Se quindi non si
concedono più i soldi ai privati e si ritirano – spesso
immotivatamente – i prestiti già elargiti, si getta benzina
sul fuoco accentuando le difficoltà economiche di una
pluralità di soggetti, con effetti diretti sul tasso di
sofferenza”. Quanto alla bad bank, “auspichiamo che l’ipotesi
avanzata di costituire un fondo dove far confluire i crediti
in sofferenza possa alleggerire la situazione a patto che,
contemporaneamente, le banche allarghino icordoni
della borsae
ridiano ossigeno alle aziende, soprattutto piccole, che sono
in grado di crescere, innovarsi, internazionalizzarsi, e
assumere giovani”.
Berlino contro la Bce sull'acquisto Bond.
Ma il tasso Btp scende ai minimi dal 2006
I mercati leggono positivamente il rimando tedesco
alla Corte di giustizia europea sul programma di
acquisto di titoli di Stato della Bce: di fatto
riconosce l'autorità del tribunale comunitario su
quello nazionale. Milano chiude in rialzo dello
0,96%, spread in area 200. Negli Usa la
disoccupazione cala come previsto al 6,6%, ai minimi
da cinque anni, ma i nuovi posti di lavoro sono
'solo' 113mila
MILANO-
L'Alta Corte federale tedescachiede
l'intervento della Corte europeasul
programma Omt della Bce, lanciato a settembre da
Mario Draghi, che prevede l'acquisto di titoli di
Stato di Paesi in difficoltà in cambio di rigorosi
piani di austerità di bilancio. Una mossa di cui l'Eurotower
prende atto ribadendo seccamente che "il programma
Omt rientra nel suo mandato". La lettura dei mercati
è, tuttavia, positiva: "La Germania - spiegano gli
addetti ai lavori - riconosce di fatto di non poter
deliberare senza aver interpellato la Corte europea.
Proprio quello che voleva la Bce secondo cui è
competente solo il tribunale comunitario". Questa
versione è sufficientemente accreditata da allentare
- dopo un primo scossone - le tensioni sul debito
pubblico dell'Eurozona in scia anche alle parole di
ieri del governatore BceMario
Draghi, che ha promesso costo del denaro basso
ancora a lungo e ha assicurato che l'Eurozona non si
trova in deflazione.
I primi a beneficiarne sono i Btp italiani che ben
comprati sul mercato secondario hanno visto il
rendimento precipitare al 3,68% ai minimi dal
febbraio 2006 (lospreadè
in calo in area 200 punti), quando la crisi del
debito sovrano pareva impossibile. La mossa della
Germania si aggiunge
al trend delle ultime settimane con i grandi
investitori internazionali che spostano capitali dai
paesi emergenti verso i più sicuri mercati
occidentali premiando gli ex Piigs: dal Portogallo
all'Italia, dall'Irlanda alla Spagna fino alla
Grecia. La convizione è che la crisi sia alle spalle
e oggi, quindi, si tratta di Paesi che offrono buoni
rendimenti (se comparati ai treasury americani o ai
bund tedeschi) con rischi limitati.
A questa importante novità si aggiungono i dati sullavoro
negli Stati Uniti,
che erano molto attesi dai mercati. Come da
previsioni, la disoccupazione Usa è scesa al 6,6% a
gennaio e si è portata ai minimi da cinque anni;
d'altra parte, però, la creazione di nuovi posti di
lavoro si è fermata a 113 mila unità e ha deluso le
aspettative per 170-180 mila nuovi occupati.
Nell'intero 2013 l'economia ha creato in media 194
mila nuove buste paga al mese, secondo i dati
rivisto oggi dal Dipartimento del lavoro, non
lontane dalle 200mila poste come obiettivo dalla
Fed. L'andamento degli ultimi due mesi è stato però
ben più lento e questo sarà oggetto di discussione
in seno alla Banca centrale Usa, chiamata sotto la
nuova guida di Janet Yellen a continuare o meno la
stretta agli stimoli monetari. E così aWall
Streetil
Dow Jones sale dello 0,4%, l'S&P 500 dello 0,55%,
mentre il Nasdaq avanza dello 0,9% alla chiusura dei
mercati europei.
Chiusura che avviene in terreno positivo: a Milano,Piazza
Affaririmbalza
positivamente al dato americano sul lavoro e termina
gli scambi a +0,96%. Rispetto allo scorso venerdì,
il Ftse Mib ha guadagnato un punto percentuale
circa, dopo un avvio di ottava decisamente negativo.
In rialzo anche gli altri listini:Londrachiude
a +0,2%,Francoforteaggiunge
lo 0,49%, eParigilo
0,96%. Sulla Borsa milanese è stata volatileTelecom,
che è partita a razzo, è passata in negativo e poi
ha chiusotra
i migliori;
in evidenza ancheMediolanum,
dopo il giudizio positivo degli analisti di
Citigroup. In rialzo ancheMediaset,
grazie alle dichiarazioni del vice presidente Pier
Silvio Berlusconi, che ha parlato di "qualche
segnale positivo" per la pubblicità dall'inizio
dell'anno. L'eurochiude
sopra quota 1,36 dollari dopo i deludenti dati
sull'occupazione Usa, mentre il biglietto verde
arretra. La moneta europea passa di mano a 1,3616
dollari, dopo aver toccato in precedenza un minimo
di 1,3551 dollari.
Prima dei dati sull'occupazione Usa si sono
registrate alcune indicazioni macroeconomiche dal
Vecchio continente. InGermaniala
bilancia commerciale ha segnato un surplus di 18,5
miliardi a dicembre con un avanzo di 198,9 miliardi
nel 2013. L'export è diminuito dello 0,9% su mese a
dicembre e aumentato del 4,6% su anno, mentre
l'import è sceso dello 0,6% congiunturale e salito
del 2% tendenziale. Dati sulla bilancia commerciale
anche inGran
Bretagna,
dove il deficit di dicembre scende a 7,7 miliardi di
sterline. InSpagna,
invece, la produzione industriale è salita del 3,5%
tendenziale a dicembre. Nell'intero 2013 la
produzione industriale è scesa dell'1,8% sul 2012.
Numeri che dimostrano come la ripresa a Madrid sia
cominciata.
Draghi esclude il “rischio deflazione”. E annuncia:
“Azioni decisive se servirà”
L'Eurotower non tocca il costo del denaro e lo
lascia agli attuali minimi storici. Il presidente:
"Politica Bce non si riflette sui tassi in Italia e
Francia". E poi rassicura sul rischio di un calo dei
prezzi. Ma per gli analisti resta una reale minaccia
per la ripresa
Mario Draghitenta
di allontanare lospettro
delladeflazione.
“L’Eurozona
sperimenterà un lungo periodo dibassa
inflazione“, ha avvertito il presidente
dellaBanca
centrale europea, ma “seguirà poi un rialzo
graduale dei prezzi” e per questo motivo è presto
per parlare di “deflazione”. Rispondendo ai
giornalisti a Francoforte, l’ex numero uno di
Bankitalia ha spiegato che la Bce ”monitora
attentamente” gli sviluppi sui mercati monetari ed è
pronta ad “azioni
decisive“ se necessario, promettendo tassi
ai livelli attuali o inferiori “ancora a lungo”.
L’Eurotower ha poi annunciato che iltasso
d’interessedi
riferimento resta invariato alminimo
storicodello
0,25 per cento. “Gli effetti della politica
monetaria di bassi tassi della Bce non si riflettono
a quelli applicati inItaliae
inFrancia“,
ha affermato il presidente dell’istituto centrale
durante la conferenza stampa.
Tornando al rischio deflazione, Draghi ha precisato
che “non c’è alcuna analogia con la situazione delGiapponenegli
anni ’90″ e ha ricordato che l’inflazione nell’area
della moneta unica “non è molto diversa dagliStati
Uniti, dopo la ripresa è in corso da più
tempo”. Il numero uno dell’Eurotower ha quindi
spiegato che l’andamento dei prezzi al consumo è
condizionato “dai prezzi di energia e cibo” ma anche
“dalla debole domanda, dovuta all’elevato tasso di
disoccupazione”.
Ma molti analisti -
come riportava nei giorni scorsi il Financial
Times - restano convinti che un periodo
prolungato di calo
dei prezzi possa rappresentare unareale
minacciaper
la ripresa. “I rischi di deflazione ora sono
maggiori”, affermano gli osservatori, sottolineando
che se la minaccia deflazione si realizzasse questo
potrebbe esacerbare le pressioni sui Paesi della
periferia dell’area euro aumentando ilcosto
del debitoe
soffocando le spese di famiglie e aziende. Tra gli
economisti, poi, non manca chi sostiene che alcuni
settori economici abbiano già crescita negativa.
Anche per questo laBanca
d’Inghilterraha
lasciato i tassi di riferimento invariati allo 0,50%
confermando il piano di riacquisto Bond a 375
miliardi di sterline.
Proprio l’inflazioneera
uno dei dossier alla base dell’incontro dei
banchieri centrali, che si sono riuniti
oggi. Continua infatti a preoccupare l’aumento dei
prezzi,inulteriore
rallentamento nell’Eurozona (0,7% a gennaio), in
Paesi come l’Italia (0,6%) e inferiore alle attese
persino inGermania(1,3%),
che assottiglia pericolosamente la distanza di
sicurezza dal rischio-deflazione. Draghi – come
aveva già fatto in passato – non ha nascosto che
l’inflazione è molto bassa e ci rimarrà “a lungo”,
promettendo di agire se i rischi di deflazione si
facessero troppo concreti.
E ha cercato di rassicurare sul rischio deflazione.
Ogni crisi finanziaria, ha detto, “è sempre seguita
da un periodo di bassa inflazione”. E quella in
corso è dovuta ai bassi prezzi alimentari ed
energetici globali e a Paesi come Portogallo,
Irlanda e soprattuttoGrecia,
il Paese più in difficoltà che secondo Bloombergpotrebbe
ricevere dall’Ue una estensione a 50 anni dei suoi
prestiti, con un taglio dei tassi su alcuni degli
aiuti già ricevuti.
L’altro dossier all’ordine del giorno sono
itassi
troppo altiche
le banche si applicano sui prestiti di liquidità fra
loro. Gli stress test sulle banche non hanno infatti
ancora fatto chiarezza sui bilanci. C’è quindi poca
fiducia a prestare liquidità, specie verso il Sud
dell’Eurozona. Aggiungendosi allospreadsui
titoli di Stato, che fa salire i tassi pagati dalle
banche e applicati poi sui prestiti a famiglie e
imprese, tutto ciò amplifica la stretta
creditizia che
sta frenando la ripresa in Paesi come l’Italia.
Monte dei Paschi, il mistero dei bilanci è un
segreto di Stato
Da due mesi il governo italiano
impedisce agli uffici di Bruxelles di rendere nota
la decisione con cui la Commissione europea il 27
novembre scorso ha imposto alla banca senese di
restituire entro il 2014 tre dei quattro miliardi di
aiuti di Stato ottenuti un anno fa
Il documento chiave è secretato. Da
due mesi il governo italiano impedisce agli uffici
di Bruxelles di rendere nota la decisione con cui la
Commissione europea ha imposto il 27 novembre scorso
alMonte
dei Paschi di Sienadi
restituire entro il 2014 tre dei quattro miliardi di
prestito statale (i cosiddettiMonti
bond) ottenuti un anno fa. Il ministro
dell’EconomiaFabrizio
Saccomannisi
avvale del diritto di espungere dal testo
“informazioni considerate confidenziali”. Un lavoro
di sbianchettatura evidentemente laborioso che
indica come la vicenda Mps sia ormai affare di
Stato.
Il triangolo delle
Bermude - Il
comunicato emesso lunedì scorso dallaBanca
d’Italialo
conferma. Il governatoreIgnazio
Viscoe
il direttore generaleSalvatore
Rossihanno
ricevuto – con un rappresentante del ministero
dell’Economia – il presidente di MpsAlessandro
Profumocon
l’amministratore delegatoFabrizio
Violae
il presidente della Fondazione Mps (azionista di
controllo della banca)Antonella
Mansicon
il direttore generaleEnrico
Granata. Banca,
vigilanza e governo – intorno a un tavolo
triangolare sempre più somigliante al triangolo
delle Bermude – comunicano la loro compattezza:
“L’incontro si è svolto in un clima costruttivo,
nella responsabile consapevolezza di tutte le parti
che il Monte possa continuare a rappresentare una
realtà bancaria importante nell’economia del Paese,
a condizione di poter contare su un adeguato
supporto patrimoniale e su un assetto azionario
stabile”. In termini calcistici lo schema di gioco
adottato è il catenaccio. Adesso tenete bene a mente
l’espressione “adeguato supporto patrimoniale” per
capire che cosa c’è sotto.
Tutto comincia nell’autunno del 2011.
Lo spread supera quota 500, nasce il governo Monti.
L’Eba (European banking authority) ordina a Mps una
trasfusione di capitali freschi da 3,3 miliardi di
euro. La banca senese è pesantemente esposta sui
titoli di Stato italiani, la cui perdita di valore è
misurata dall’impennata dello spread. Scatta
l’allarme. Il direttore generaleAntonio
Vigniviene
sostituito con un uomo di fiducia della Banca
d’Italia, Viola. Il presidente del Monte,Giuseppe
Mussari, prima
minaccia un ricorso alla Corte di giustizia europea
contro la raccomandazione Eba, ma poco dopo si
dimette. I suoi amici del Pd senese e nazionale
chiamano Profumo.
Per quasi tutto il 2012 il nuovo
vertice tratta la crisi Mps come difficoltà
fisiologica. Il 9 ottobre 2012, agli azionisti che
invocano l’azione di responsabilità contro Mussari,
Profumo replica seccamente: “Non abbiamo elementi”.
È vero che già dai primi di maggio il Monte dei
Paschi è oggetto di perquisizioni a tappeto per
l’inchiesta sulla acquisizione dellabanca
Antonveneta,
l’operazione del novembre 2007 che segna l’inizio
della fine. Ma il 20 giugno Mussari è stato
confermato presidente dell’Abi, l’associazione delle
banche, all’unanimità. E, soprattutto, il 9 ottobre
Profumo non ha elementi, però il 10 ottobre Viola
scova in fondo a una cassaforte in uso al suo
predecessore Vigni l’ormai celebre mandate
agreement, la prova che inchioderebbe Mussari, oggi
a processo per ostacolo alle autorità di vigilanza.
Nei giorni scorsi la dirigente della ConsobGuglielmina
Onofriha
testimoniato al tribunale di Siena che gli uomini di
Viola avevano già trovato il 20 settembre – venti
giorni prima – copia di contratto, con l’indicazione
che l’originale si trovava in quella cassaforte.
Elio Lannutti, presidente dell’associazione di
risparmiatori Adusbef, ha denunciato Viola per falsa
testimonianza.
Per capire tante stranezze va
spiegato il mandate agreement. Nel 2009 Mussari sta
andando con i conti in rosso sotto il peso della
sciagurata acquisizione di Antonveneta, pagata 9
miliardi quando ne valeva forse la metà. Per
rinviare i problemi convinceNomuraeDeutsche
Banka
ricontrattare operazioni che vedono Mps in forte
perdita. Le due banche fanno il favore, ma a fronte
della ricontrattazione con cui rinunciano ai
guadagni di due operazioni (rispettivamente
Alexandria e Santorini) ottengono una nuova
complicata manovra su titoli di Stato (Btp a
scadenza 2034) con cui si rifanno abbondantemente ma
a lungo termine, consentendo a Mussari di nascondere
per un po’ il buco del bilancio.
Gli ispettori di Consob e Bankitalia
notano già a fine 2011 queste operazioni in pesante
perdita, ma fare cattivi affari non è vietato. E al
processo, incalzati dalle domande della difesa di
Mussari, argomentano che senza il mandate agreement,
il contratto che appunto lega le due operazioni (Btp
2034 e ristrutturazione Alexandria), l’operazione in
Btp restava un’operazione in Btp, anche se
somigliava terribilmente a un “derivato sintetico”
con perdita automatica incorporata.
Come cambia il
pensiero di Profumo - La
distinzione è decisiva per capire la portata
dell’affare di Stato.L’esistenza
del mandate agreement viene rivelata dal Fatto il 22
gennaio 2013, con un articolo diMarco
Lillo. Lo
scandalo esplode e Mussari si dimette dall’Abi. Due
giorni dopo a Siena si svolge un’infuocata assemblea
degli azionisti, chiamati a un aumento di capitale
da 4,1 miliardi al servizio della eventuale
conversione dei Monti Bond. Infatti a dicembre 2012,
prima dello scandalo, Profumo ha avuto dal governo
Monti un prestito di quell’importo, perpetuo ma
convertibile in azioni quando lo decida la banca.
Trattandosi di un aiuto di Stato, la Commissione
europea dà la necessaria approvazione, provvisoria
in attesa di un piano di ritrutturazione della
banca. All’assemblea del 25 gennaio, nonostante la
fresca scoperta dei derivati nascosti di Mussari,
Profumo non perde l’aplomb: “La necessaria richiesta
del supporto pubblico si riconduce prevalentemente
alla crisi del debito sovrano e solo in misura
minore anche alle attività di verifica ancora in
corso sulle operazioni Alexandria, Santorini e Nota
Italia di cui tutti parlano”. Profumo ha dunque
chiesto gli aiuti di Stato lamentando difficoltà
esogene, come si dice in gergo, cioè non dovute alla
gestione di Mussari ma alla crisi mondiale. Il
commissario europeo alla Concorrenza,Joaquin
Almunia, se ne
ricorderà.
Il 6 febbraio Mps comunica di aver
calcolato in 730 milioni la perdita su Alexandria e
Santorini. All’assemblea degli azionisti del 29
aprile successivo torna in ballo l’azione di
responsabilità contro Mussari, e Profumo sfodera un
argomento opposto rispetto a tre mesi prima: “La
rilevazione operata a fini Eba a fine settembre 2011
ha evidenziato per la Banca una riserva AFS negativa
per 3,2 miliardi circa (di cui 1,2 miliardi
imputabili all’operazione Nomura e 870 milioni
imputabili all’operazione Deutsche Bank),
costringendo la Banca a ricorrere a onerose azioni
di rafforzamento patrimoniale”. Dunque le operazioni
di Mussari hanno lasciato in eredità un buco
patrimoniale di 2,07 miliardi, che Profumo fino a
quel giorno aveva ascritto alla “crisi del debito
sovrano”.
Qui parte l’attacco di Almunia. A
luglio 2013 scrive a Saccomanni (fino a due mesi
prima direttore generale della Banca d’Italia)
minacciando l’Italia di una procedura d’infrazione
sugli aiuti di Stato a Mps. Ai primi di settembre, a
Cernobbio, scopre le carte. Prima dichiara che
l’aumento di capitale da un miliardo prospettato da
Profumo è insufficiente. Poi concorda con Saccomanni
che l’aumento dovrà essere da tre miliardi,
finalizzati alla rapida restituzione del 74 per
cento dei Monti Bond. Strano. Profumo lavora su un
rafforzamento patrimoniale da 5,1 miliardi (4,1 di
Monti Bond più un miliardo di aumento di capitale).
Almunia invece impone di restituire 3 miliardi di
Monti Bond, e, siccome un decimo dell’aumento di
capitale da 3 miliardi va in spese, la banca ci deve
mettere 300 milioni suoi, mentre svanisce anche il
miliardo di maggior patrimonio che Profumo voleva
chiedere al mercato. Risultato: il di cui sopra
“adeguato supporto patrimoniale” scende da 5,1 a non
più di 3,8 miliardi, e per Mps non è una bella
notizia.
Le ragioni del castigo inflitto da
Almunia a Mps – compreso il ridimensionamento da
terza banca italiana a banca regionale – sono
scritte nel documento che il governo italiano non
vuole rendere pubblico. All’assemblea del 28
dicembre scorso l’azionistaGiuseppe
Bivona,
rappresentante del Codacons, ha sostenuto, logica e
Trattato europeo alla mano, che Almunia, imponendone
la restituzione, ha di fatto bocciato gli aiuti di
Stato ai sensi dell’articolo 108 del trattato
europeo, secondo il quale una mazzata simile è
ammessa se “tale aiuto e` attuato in modo abusivo”.
Ma attenzione: la scelta di rimborsare i Monti Bond,
indebolendo la banca e ribaltando una decisione di
pochi mesi prima, è tutta italiana. Per Almunia
andava bene anche la conversione in azioni dei Monti
Bond, che avrebbe nazionalizzato il Monte quasi
azzerando gli azionisti attuali, a cominciare dalla
Fondazione. Per Bruxelles basta che gli azionisti
non risolvano i loro problemi con i soldi di
Pantalone. Perché dunque gridare in coro “tutto ma
non la nazionalizzazione!”, visto che isoldi
dei contribuentierano
stati già versati senza rimpianti un anno fa? Forse
per evitare che un giorno emergano altre sorprese
che – trattandosi di banca controllata dallo Stato –
gravino sui conti pubblici. Qui si può solo
formulare un’ipotesi, visto che il documento
ufficiale è segretato nell’evidente imbarazzo di
banca, vigilanza e governo.
Fino a che Mussari era presidente
dell’Abi… - Per
tutto il 2012 Profumo e Viola, in sintonia con
Bankitalia e Consob, non hanno visto i perniciosi
derivati del presidente dell’Abi in carica,
continuando a battezzarli come operazioni in Btp.
Così anche dopo la scoperta del mandate agreement
Mps ha continuato a contabilizzare quelle operazioni
esattamente come le contabilizzava Mussari, che è
sotto processo per ostacolo alla vigilanza ma non
per falso in bilancio. Lo ha confermato Viola il 28
dicembre scorso: “In data 10 dicembre 2013, la
Consob ha di fatto confermato il trattamento
contabile applicato dalla banca, che risulta
conforme ai principi contabili IAS/IFRS ed è stato
concordato con i revisori esterni Kpmg sino al 2010
e Ernst & Young dal 2011”. È quel “di fatto” a
segnalare una continuità quantomeno sospetta.
Infatti, a dimostrazione di una situazione confusa,
la stessa Consob ordina a Mps anche di allegare al
bilancio i cosiddetti prospetti pro-forma, che
mostrano il bilancio come sarebbe se quelle
operazioni in Btp fossero considerate derivati: con
miliardi di euro che vanno e vengono da una partita
all’altra. Adesso l’unico obiettivo del triangolo
Mps-Bankitalia-governo è portare a casa al più
presto l’aumento di capitale da 3 miliardi:
eviterebbe le insidie della nazionalizzazione e
coprirebbe tutto, prima che dal nuovo esame europeo
di fine anno (in gergo asset quality review) emerga
un nuovo fabbisogno di capitale. O che dal documento
secretato di Almunia i mitici mercati scoprano
qualche scomoda verità.
Della Valle contro Elkann su Rcs.
La replica: "Si preoccupi di Tod's"
L'imprenditore prepara un'azione di responsabilità contro
il cda di via Solferino. Il presidente della Fiat: "Dovrebbe
pensare alla sua azienda. Nei confronti dei competitor è una
nana". Lui: "Venga per uno stage, da noi si lavora". Moody's
taglia rating sul debito a lungo termine da BA3 a B1
MILANO-
Botta e risposta a distanza tra Diego Della Valle e John
Elkann. Da una parte il patron di Tod's pronto a varare la sua
più volte annunciata azione di responsabilità contro il board
di Rcs e l'amministratore delegato Pietro Scott Jovane,
dall'altra il presidente di Fiat, primo azionista di Via
Solferino che replica: "Della Valle pensi alla sua azienda.
Rispetto ai suoi competitor è una nana". Il patron di Tod's:
"Il presidente della Fiat venga a vedere la Tod's. Potrebbe
anche rimanere per uno stage, visto che ha molto tempo libero,
così potrà imparare cosa vuol dire lavorare per davvero".
All'origine della disputa le critiche dell'imprenditore
marchigiano alle ultime operazioni di Rcs, dalla cessione
degli immobili all'aumento di capitale. Della Valle, in
particolare, ritiene che la gestione attuale sia troppo legata
a Fiat e Intesa Sanpaolo, in particolare al presidente del
consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli. L'azione di
responsabilità, affidati ai suoi legali di fiducia dello
studio Bonelli, Erede, Pappalardo, chiederebbe conto di quanto
fatto negli ultimi anni. Non è escluso che si tratti di una
mossa per cercare una soluazione di compromesso con i soci
Urbano Cairo e Mediobanca con l'obiettivo di affidare la
gestione Rcs a un editore pure.
Immediata la replica di Elkann: "Non posso pensare che sia Rcs
a preoccupare della valle. Penso che la Tod's lo preoccupi
perché va male. Come tutti sanno, è giù del 20% da inizio
anno.
Rispetto ai suoi concorrenti, come Prada, Armani e il gruppo
di Pinault, è un nano. Io sono molto soddisfatto, come lo sono
e dovrebbero essere tutti gli azionisti di Rcs. Dopo l'aumento
del capitale il titolo è salito del 25%, la società è gestita
bene. Le azioni del management sono state molto efficaci. Il
cda è indipendente e decide nell'interesse della società".
In serata poi la nuova puntata della querelle con Della Valle
che torna ad attaccare la famiglia Agnelli: "Con un Paese che
vive una situazione drammatica, invece di essere pronta a dare
il massimo appoggio, è scappata nella penombra per sistemare
al meglio i propri affari personali. Chi si comporta in questo
modo non merita nessun rispetto. Ora, comunque, basta con
queste discussioni da pianerottolo, ce ne sono già troppe in
questo Paese e non servono a nulla". Se Elkann "è pronto, lo
invito ad un confronto pubblico tra di noi così ognuno dirà
quello che pensa".
Intanto, mentre si consumava lo scontro, Moody's ha tagliato
il rating
sul debito a lungo termine di Fiat da BA3 a B1 mentre l'outlook
passa da negativo a stabile.
Furia Della Valle: «Elkann
un imbecille»
«Le sue dichiarazioni sui giovani? Dovremmo fare un referendum
e chiederci se lo vogliamo ancora in Italia»
FIRENZE- "Il poveretto di Jaki
non perde mai tempo di ricordare agli italiani che è un
imbecille". Lo ha detto Diego Della Valle parlando
con i giornalisti a Firenze e riferendosi alle dichiarazioni
di John Elkann sui giovani. "Dovremmo
fare un referendum-
ha aggiunto -e chiederci se lo vogliamo ancora in Italia". "È
una vergogna-
ha aggiunto Diego Della Valle -che
uno degli
Agnelli dica che oggi in Italia i giovani hanno i posti di
lavoro"."Uno
che si permette di dire che i ragazzi stanno a casa perché non
hanno voglia di lavorare, perché il lavoro c'è, è un imbecille-
ha continuato -lo
tengano a casa, lo tengano un pò a riposo, vada a sciare".
LaCurva Nord
contro Thohir: «Guarin alla Juve? Inaccettabile» . Il tycoon
frena, poi l’ok
Comunicato durissimo degli ultrà dell’Inter contro la nuova
dirigenza. Il patron stoppa tutto, ma poi opta per il prestito
John Elkann: "Molti giovani non trovano lavoro perché stanno
bene a casa"
Il presidente della Fiat faccia a faccia con gli studenti di
Sondrio. "Le opportunità di lavoro ci sono, le colgono altri".
"Non è vero che non c'è domanda. Se mai, non c'è offerta". Un
giovane gli chiede: "Perché continua a lavorare?". Risposta:
"Fare rende la vita più interessante che stare sempre in
vacanza"
SONDRIO-
I giovani italiani si lamentano, ingrassano le statistiche
sulla disoccupazione generazionale, entrano in tutti i
discorsi sugli anni della grande crisi. In realtà, restano
ancora dei "bamboccioni",
pantofolai e mammoni, a distanza di sette anni, era il 2007,
da quando l'allora ministro dell'EconomiaTommaso
Padoa Schioppa coniò quel soprannome. Parola di John
Elkann.
"Molti giovani non colgono le tante possibilità di lavoro che
ci sono o perché stanno bene a casa o perché non hanno
ambizione" sostiene il presidente della Fiat, che oggi a
Sondrio ha avuto un incontro con gli studenti della città per
parlare proprio di lavoro e di scuola. "I giovani - sottolinea
Elkann - devono essere più determinati nel trovare il lavoro,
perché ci sono molte opportunità, spesso colte da altri,
proprio perché loro non hanno voglia di coglierle. Questo
stimolo, legato al fatto che o non ne hanno bisogno o non c'è
la condizione di fare certe cose".
Uno studente prova a rintuzzare l'aperta critica a quello
Elkann considera un atteggiamento largamente condiviso dai
giovani italiani. Replicando che, forse, la mancanza di
occupazione giovanile è conseguenza
di una domanda che non c'è. John liquida rapidamente la
questione: "Ci sono tantissimi lavori da fare, c'è tantissima
domanda di lavoro, ma manca proprio l'offerta. Certo, io sono
stato fortunato ad avere molte opportunità, ma quando le ho
viste ho saputo anche coglierle".
Ma, collisioni e confusioni tra domanda e offerta a parte, c'è
un ingrediente che il presidente della Fiat pone in cima alla
ricetta per "farcela": l'ottimismo. "E' meglio essere
ottimisti e guardare avanti in maniera reale", sottolinea nel
suo faccia a faccia con gli studenti, "le opportunità esistono
più oggi che una volta e sono enormi. Una risposta alla
disoccupazione giovanile, ad esempio, può essere quella di
creare delle attività in proprio". E a titolo di esempio
Elkann ricorda l'iniziativa della fondazione Agnelli chiamata
"'Prestito d'onore", rivolta proprio ai giovani studenti che
intendano proseguire gli studi o avviare un'attività.
Cogliere al volo le occasioni. Non ci pensa su due volte un
giovane, aspirante elettricista, che rivolge a Elkann una
domanda semplice e diretta: "Una volta diventato elettricista,
posso chiedere se c'è un posto alla Fiat?". Il presidente
prende tempo: "Prima finisci bene gli studi, poi ne parliamo".
Un altro studente, dopo attente e prolungate riflessioni
esistenziali, fa a Elkann la domanda più sincera: "Perché,
nonostante la sua posizione, lei continua a lavorare?":
Sottinteso: John, perché sbattersi quando potresti prendertela
davvero comoda? Risposta: "Lavoro perché ho un grande
desiderio di fare, di partecipare. Questa è la motivazione
principale che mi permette anche di fare una vita
interessante. Sicuramente è più interessante essere impegnato,
fare delle cose piuttosto che vivere in vacanza tutto il
tempo". Risposta altrettanto sincera? Di sicuro lo si è
dimostrato lo stesso studente. Per nulla d'accordo sul "senso
della vita" secondo John Elkann.
Marco De Benedetti: "Unica scusante: non ha mai avuto un
lavoro".
Marco De Benedetti, secondogenito dell'Ingegnere, dedica due
tweet molto duri a Elkann. "Solo chi non ha mai dovuto
cercarsi un lavoro può dire una minchiata del genere". E poi:
"Unica scusante per quella frase offensiva nei confronti di
milioni di giovani è proprio il fatto che un lavoro non lo ha
mai avuto".
Airaudo (Sel): "Persa occasione per tacere".
"Credo che oggi l'erede più rappresentativo della famiglia
Agnelli abbia perso un'occasione per tacere" afferma il
capogruppo di Sel in Commissione lavoro Giorgio Airaudo.
"Quando si hanno le sue fortune e le sue facilità di scelta
bisognerebbe avere più rispetto e più comprensione per chi,
giovane, cerca ogni giorno di costruirsi e inventarsi un
futuro in un Paese dove il lavoro si riduce, si precarizza e
si svaluta. Ma soprattutto mister Chyrsler-Fiat dovrebbe
dirci, ricordando suo nonno, cosa fa lui perché i giovani
abbiano un lavoro in Italia e non negli Stati Uniti".
Fedriga (Lega Nord): "Se avesse vissuto da ragazzo normale...".
"Se John Elkann avesse vissuto da ragazzo normale conoscendone
le difficoltà, oggi non parlerebbe così, anzi farebbe parte
del 42% di giovani disoccupati italiani. Invece grazie ai
soldi dei cittadini che sono arrivati a fiumi nelle casse
delle società della famiglia Agnelli lui ha potuto vivere da
nababbo: frequentare le migliori scuole, divertirsi nei
migliori salotti e approdare giovanissimo ai vertici delle
controllate della Fiat prima e a capo dell'azienda di famiglia
poi. Per dirla con una battuta, sembra proprio che abbia
studiato dalla Fornero". Lo afferma in una nota Massimiliano
Fedriga, responsabile Lavoro della Lega Nord.
Anzaldi (Pd): "Elkann stupefacente".
"Ma il presidente della Fiat è mai entrato in un centro per
l'impiego? Forse, prima di dire certe cose, sarebbe opportuno
che lo facesse" afferma in una nota il deputato del Partito
Democratico, Michele Anzaldi. "Le parole del presidente Fiat
arrivano del tutto inaspettate, nel momento in cui l'azienda
decide di spostare la sede legale e fiscale all'estero. Nel
momento in cui la disoccupazione giovanile tocca la cifra
record del 40%, non si capisce come si possa sostenere che i
giovani non trovano lavoro perché preferiscono non cercarlo. I
giovani italiani meritano rispetto, in particolare da chi
rappresenta aziende che hanno avuto tanto dal nostro Paese.
L'ultimo "regalo" di Letta alle banche
Prima di lasciare le redini del Paese aMatteo
Renzi,
il governo di Enrico Letta fa un ultimo "regalo" ai
consumatori. Ilprimo
febbraioè
entrato in vigore un provvedimento che prevedeil
prelievo del 20%dai
bonifici in arrivo dall’estero e indirizzati ai conti correnti
italiani.
La ritenuta d’acconto è automatica e spetta al contribuente
dimostrare che le somme non hanno natura di "compenso
reddituale" per chiedere la restituzione dell’imposta. La
misura – prevista dall’articolo 4 del dl n. 197/90 modificato
dalla legge 97/2013 – è stata subito presa di mira dalle
associazioni di consumatori, che minacciano azioni legali.
"E’ una vergogna, sadismo fiscale", dichiara Elio Lannutti,
presidente dell’Adusbef, annunciando che "se non ritirano
questo provvedimento lo impugneremo perché è illegale e
incostituzionale: se qualcuno lo impugnasse davanti a una
commissione tributaria, infatti, vedrebbe sicuramente
riconosciuti i propri diritti". E aggiunge: "E’ assurdo
colpire qualcuno basandosi soltanto sulla presunzione di
colpa, equivale a cacciare una persona in galera e farla
uscire dal carcere se si scopre innocente". Inoltre "è un
boomerang per lo Stato, perché farà scappare persone e
capitali".
Le banche, come spiegava nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore,
sono obbligate dal primo febbraio ad applicarela
maxi ritenuta sui bonifici esterida
destinare all’erario. Le specifiche applicative si trovano nel
provvedimento n. 2013/151663 del direttore dell’Agenzia delle
entrate del 18 dicembre scorso e il prelievo è frutto della
decisione di considerare ogni flusso di denaro proveniente
dall’estero e diretto a persone fisiche italiane come una
componente reddituale imponibile. Si tratta quindi di una vera
e propria trattenuta, che non viene applicata solo nel caso in
cui il contribuente dimostri che l’importo non ha connotazione
reddituale, ma è per esempio destinato alla restituzione di un
prestito o alla donazione di denaro.
La dimostrazione che non si tratta di una componente
reddituale, però, spetta al contribuente. E il meccanismo è
tutt’altro che semplice: prevede infatti che un funzionario
della banca ricevi e valuti la dichiarazione di chi chiede la
restituzione dell’imposta. "Il prelievo va in ogni caso
effettuato, indipendentemente da un incarico alla riscossione,
a meno che il contribuente non attesti, mediante
un’autocertificazione resa in forma libera, che i flussi non
costituiscono redditi di capitale o redditi diversi derivanti
da investimenti all’estero o da attività estere di natura
finanziaria", si legge nel testo che annuncia il
provvedimento. Il contribuente può quindi "richiedere
all’intermediario la restituzione dell’imposta non dovuta o
applicata in misura superiore a quanto dovuto entro il 28
febbraio dell’anno successivo a quello del prelievo".
Occorre precisare che la ritenuta non si applica alle persone
fisiche che ricevono bonifici nell’ambito della propria
attività d’impresa o di lavoro autonomo, oppure quando la
riscossione non avviene tramite l’intevrento di un
intermediario finanziario. Ma i consumatori sono già sul piede
di guerra. "La ritenuta del 20% rappresenta l’ennesimo abuso
di potere", affermano Adusbef e Federconsumatori.
Fondi Margherita, procura Roma chiede 7 anni e mezzo
per Lusi
L'accusa ha invocato una condanna a tre anni per il
commercialista Mario Montecchia e a due anni e due
mesi per il collega Giovanni Sebastio. L'accusa ha
chiesto anche la confisca dei beni sottoposti a
sequestro "sino alla concorrenza di 25.479.200 euro"
. "Una vicenda che ha segnato la crisi profonda
della seconda Repubblica" ha detto il pm Stefano
Pesci
“Una vicenda che ha segnato lacrisi
profondadella
seconda Repubblica. È certo che siamo in presenza di
illecito organizzato, pianificato e durato nel
tempo”. La
Procura di Roma ha chiesto una condanna a 7 anni e
mezzo di reclusione per l’ex tesoriere della
MargheritaLuigi
Lusi,
accusato di essersi impossessato di oltre25
milioni dei fondidestinati
al partito. Per l’accusa il politico ha drenato
tutto quel denaro dalle casse del fu partito guidato
daFrancesco
Rutelli. L’ex senatore Pd è accusato
anche di calunnia proprio nei confronti dell’ex
sindaco di Roma.
Il pm Stefano Pesci ha chiesto anche l’interdizione
perpetua dai pubblici uffici. Secondo
l’accusa l’ex senatore aveva “unasorta
di signoria totalerispetto
alla gestione delle spese della Margherita. Solo lui
era a conoscenza delle singole operazioni, solo lui
aveva il potere di firma, oltre a Rutelli che non se
ne è mai servito”. Secondo il pm nella gestione
operativa e finanziaria del partito, ipolitici
erano praticamente assenticosì
come superficiali e all’acqua di rose erano degli
altri organi di controllo, a cominciare dai revisori
dei conti”.
Lusi,in
libertà dal maggio del 2013 dopo
essere stato in carcere poi ai domiciliari in un
convento in Abruzzo,era
stato rinviato a giudizio il 17 dicembre del 2012.
In quell’occasione il giudice per l’udienza
preliminare del tribunale di Roma, Maria Bonaventura,
aveva anche condannato la moglie, Giovanna Petricone,
a un anno di reclusione dopo la richiesta di
patteggiamento.
Il pm Stefano Pesci ha invocato una condanna a
tre anni per il commercialistaMario
Montecchiae
a due anni e due mesi per il collegaGiovanni
Sebastio. L’accusa ha chiesto anche
laconfisca
dei beni sottopostia sequestro
“sino alla concorrenza di 25.479.200 euro” cioè
quanto sarebbe stato sottratto nel corso della sua
attività di tesoriere dalle casse della Margherita:
“E c’è traccia sicura di questo” ha detto il
pubblico ministero. Per la loro ex collega Diana
Ferri il magistrato ha chiesto l’assoluzione perché
il fatto non costituisce reato. “Non è stata
raggiunta prova del dolo” secondo la Procura.
Il 20 giugno 2012 il Senato
aveva votato il sì all’arresto,
a poco più di un mese di distanza dalla notifica
dell’ordinanza di custodia cautelare firmata da
giudice per le indagini preliminari di Roma.
Nell’ordine di cattura il giudice Simonetta
d’Alessandro aveva definito Lusi come il “capo di un
clan” e andava arrestato non solo perché avevarubato,
mentito,ma
anche perché aveva prodotto un effetto “devastante”
sullademocraziacon
il suo comportamento, avvantaggiato dalla moglie,
dai collaboratori, dai commercialisti. “Lo spoglio è
stato operato dal Lusi in un quadro associativo, e –
argomentava il giudice nell’ordine di cattura – non
poteva essere diversamente, attesa l’entità delle
somme e l’intuibile necessarietà di complicità
interne, anche tecniche. Quadro associativo che non
si identifica nel partito, ma che ha operato indanno
del partito”.
Per il magistrato: “La manomissione del pluralismo
dei partiti è, sul piano ontologico, l’anticamera
della svolta totalitaria”.
Piemonte, il consiglio inquisito approva il
“vitalizio anticipato”
La Casta rinuncia alla pensione futura. Ma solo per
intascare subito i soldi. Anzi succede che il
consiglio regionale nella notte - con il voto
contrario del Pd - approvi nella manovra finanziaria
anche un emendamento sui vitalizi, presentato dal
centrodestra. Che non è stato firmato da Daniele
Cantore, capogruppo di Ncd, e Mario Carossa della
Lega Nord
La Casta rinuncia alla pensione
futura. Ma solo per intascare subito i soldi. Anzi
in Piemonte succede che il consiglio regionale – con
il voto contrario del Pd – abbia approvato nella
manovra finanziaria anche unemendamento
sui vitalizi, presentato dal centrodestra.
La norma prevede che i consiglieri –molti
dei quali indagati per l’inchiesta sui rimborsi - possanoritirare
subito i contributi versati,
rinunciando al vitalizio che spetterebbe una volta
raggiunta l’età pensionabile. L’emendamento
è passato con i voti di una parte della maggioranza.Daniele
Cantore,
capogruppo di Ncd, eMario
Carossadella
Lega Nord, non lo hanno firmato. Calcolando tra
100-130mila euro a consigliere e altrettanti ad
assessore il bottino che si portano a casa i
politici piemontesi arriva a 7 milioni. Senza
considerare che diversi esponenti sono stati in
carica per più di una legislatura e quindi avranno
diritto a un importo decisamente più alto; facendo
di fatto raddoppiare la spesa per le casse della
Regione.
La scelta è stata ritenuta
“inopportuna” non solo dalle opposizioni, ma anche
da alcuni consiglieri
di maggioranza. “Era
il momento meno opportuno per fare questa
discussione” ha detto infatti il capogruppo leghista
Mario Carossa. “La
maggioranza – ha commentato il capogruppo del Pd,Aldo
Reschigna–
si è concentrata su una misura di cui non si coglie
l’urgenza, nonostante lo stesso presidente del
Consiglio, Valerio Cattaneo, avesse chiesto di
soprassedere. Il fatto che l’unico emendamento del
centrodestra sia stato sui vitalizi, la dice lunga
su quali siano le sue reali priorità”.
Il Bilancio di previsione 2014,
pluriennale 2014-2016 della Regione Piemonte, è
stato approvato dopo una lunga giornata, alla
scadenza dell’esercizio provvisorio, con 25 voti
favorevoli e 2 non votanti. Un testo, basato su
disposizioni indifferibili e urgenti, che completa
lamanovra
finanziaria 2014,
dopo l’approvazione, poche ore prima, dellalegge
Finanziaria 2014.
Nelle battute conclusive vi erano stati
aggiustamenti frutto del confronto tra Giunta
regionale, rappresentata dal vicepresidente Gilberto
Pichetto, maggioranza e opposizione: ancora 7
milioni in più per le politiche sociali (anziani),
altri 500 per l’Ipla e un aggiustamento in positivo
per i fondi ex Gescal nell’edilizia. La
prossima settimana (lunedì l’attività istituzionale
sarà ferma mentre), martedì 4 febbraio riprenderà
con la Conferenza dei capigruppo e l’esame in I
Commissione – martedì 4 e mercoledì 5 – del ddl n.
373 sulla montagna.
Mastrapasqua si arrende: “mister 25 poltrone” lascia
la presidenza dell’Inps
Le dimissioni arrivano all'indomani
della decisione del governo, che ha approvato un
disegno di legge per disciplinare l'incompatibilità
per tutte le posizioni di vertice degli enti
pubblici nazionali, prevedendo, per quelli di
particolare rilevanza, un regime di esclusività per
prevenire situazioni di conflitto d'interesse. Treu
in pole per la successione
Il governo – spiega una nota del
ministero del Lavoro – ha deciso di accelerare il
processo diridisegno
della governancedell’Inps
e dell’Inail e ha approvato undisegno
di leggeper
disciplinare l’incompatibilità per tutte le
posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali,
prevedendo, per quelli di particolare rilevanza, un
regime diesclusivitàvolta
a prevenire situazioni diconflitto
d’interesse. La nota
si conclude con “l’apprezzamento
per la sensibilità dimostrata dal dottor
Mastrapasqua” e un ringraziamento “per il lavoro
svolto in questi anni per il rinnovamento dell’Inps
e il complesso processo di riorganizzazione
dell’Ente derivante dall’incorporazione dell’Inpdap
e dell’Enpals”.
Il presidente del Consiglio ha quindi
atteso la notizia delle indagini per alzare i toni
nei confronti di Mastrapasqua. Anche se il
commercialista regna dal 2008 sul più grande ente
previdenziale d’Europa nonostante denunce, scandali,
interrogazioni emozioni
parlamentari.
“Finalmente la procura di Roma ha indagato
Mastrapasqua, collezionista di poltrone con25
incarichi simultaneied
inconflitto
di interesse, per la
scandalosa storia dellecartelle
gonfiateper
portare a casa maggiori rimborsi all’Ospedale
israelita, di cui è direttore generale, per un
importo di85
milioni di eurodi
cui 14 sarebbero non dovuti”,ha
annunciato l’associazione di consumatori Adusbefcommentando
la notizia dell’inchiesta romana.
“Il direttore dell’Inpse
vicepresidente diEquitalia–
prosegue la nota dell’Adusbef – quasi certamente
gode deldono
dell’ubiquità. Infatti, oltre alle 25
cariche note, dalla presidenza diIdea
Fimit, la più grande
società immobiliare italiana accusata di essere
stata al centro di moltepliciscandali
immobiliari, alle molteplici poltrone neicollegi
sindacali, ha anche un’altra serie
d’incarichi. Il commercialista – uomo da1.200.000
euro l’anno–
è anche amministratore unico dellaLitorale
spa, azienda per lo
sviluppo economico turistico e occupazionale del
litorale laziale”.
Le dimissioni di Mastrapasqua erano
nell’aria da un po’.“Il
governo diMario
Montivoleva
intervenire su di lui, ma ci furono veti superiori
che bloccarono la cacciata”, ha rivelato l’ex
ministro del LavoroElsa
Forneroin
un’intervista aLa
Stampa. “L’obiettivo era
una gestione più trasparente e meno accentrata e a
tal fine venne istituita una commissione ad hoc per
rivedere la struttura dell’Ente. Purtroppo però,
nonostante i vari impulsi ricevuti, la politica
impedì il rinnovamento”.
Si aprono ora le scommesse su chi
prenderà il posto di Mastrapasqua alla guida
dell’Inps. Il candidato più forte, secondo le
indiscrezioni che circolano in questi giorni, è l’ex
Ministro del LavoroTiziano
Treu, nominato durante il governo Dini e
confermato da Prodi. In quota ancheRaffaele
Bonanni, attuale
segretario dellaCisl,
anche se sarebbe al momento il candidato più debole.
Nella rosa dei candidati c’è anche un posto perGiuliano
Cazzola, ex
presidente della commissione Lavoro della Camera e a
lungo consigliere d’amministrazione dell’Inps, che
eletto in passato per il Popolo delle libertà, e
dopo essersi candidato per la lista Scelta Civica,
ha ora aderito al Ncd.
Intanto il premier italiano punta a
guadagnare consensi sottolineando il suo contributo
all’addio di Mastrapasqua. “Credo che abbia fatto
una scelta saggia”, ha detto. “Ha colto l’iniziativa
del governo: non si possono assumere incarichi così
rilevanti senza esclusività”
Sar� noto domani il porto per lo smaltimento di materiale proveniente dalla
Siria. Ma Saremar blocca la circolazione dei passeggeri. Interrogazione M5S
BANDE NERE MAFIOSE
Cosa nostra a Milano, muore per malattia il boss Guglielmo
Fidanzati,figlio di Don Tanino Fidanzati re del narcotraffico con
spruzzatine di terrorismo rosso
Uno dei presunti referenti di Cosa nostra è deceduto il 16 gennaio
2014 nell'ospedale di Vigevano dove era ricoverato da poco tempo.
I funerali saranno celebrati il 21 gennaio in una chiesa del
quartiere milanese di Affori
Il 2 novembre 2013 aveva festeggiato i suoi 55
anni. Da lì a poche settimane avrebbe partecipato al processo dove
è accusato dinarcotraffico.
Prima udienza a porte chiuse per il rito abbreviato.Guglielmo
Fidanzatici
è arrivato scortato da due guardie penitenziarie. Dalla prossima
udienza (fissata per il 5 febbraio 2014), però, il suo posto nel
gabbione resterà vuoto.Fidanzati,
infatti, è morto il 16 gennaio 2014nell’ospedale
diVigevanodove
era ricoverato da circa un mese per una grave malattia. Morto da
imputato e non ancora da condannato, almeno per le ultime
inchieste che lo vedono coinvolto. Prima di lui se ne era andato
il padreGaetano,
superboss diCosa
nostrae capo del mandamento
dell’Arenella.
Don Tanino, narcotrafficante ma non solo, è deceduto il 5 ottobre
2013. ll capomafia aveva 78 anni. Dopo essere stato colpito da un
grave ictus, era stato trasferito in un centro di riabilitazione
a Bologna. Nel 2009 don Tanino fu arrestato da latitante invia
Marghera a Milano. All’epoca il
figlio Guglielmo gestiva i suoi affari criminali da dietro i
tavolini di un noto ristorante in corso Garibaldi. Affari di Cosa
nostra in riva al Naviglio. Cocaina soprattutto, trafficata a
fiumi. Anche se negli ultimi tempi Fidanzati junior si era
dedicato al reinvestimento di denaro all’interno dei locali della
movida milanese. Tanto che nel 2011 durante un processo per
riciclaggio un teste definirà il figlio del boss di Cosa nostra
come socio occulto diLele
Moranella
gestione del Karma Borgo, la discoteca in cui, tra le altre cose,
si esibìRuby
Rubacuori.
Fino ad allora il nome dei Fidanzati era stato
legato al traffico di droga. Il padre come il figlio. Tanto che
Guglielmo Fidanzati nei primi anni Novanta viene coinvolto
nell’operazione Pina colada condotta dal Ros di Milano. Durante
l’inchiesta fu scoperta una raffineria in provincia diBergamoinstallata
in una villetta di Olda, una località della Valtaleggio. All’epoca
i militari seguirono tutti i movimenti della banda, formata da
”cellule” autonome, che faceva capo alla famiglia mafiosa dei
fratelli Fidanzati a loro volta legati con i trafficanti
colombiani del Cartello di Calì.
Nel 2009, poi, il suo nome viene accostato al
mondo delterrorismo.
Il procuratore aggiuntoIlda
Boccassiniche
indaga sulle nuove Brigate rosse cita il suo nome durante la
requisitoria del processo che all’epoca vedeva imputati, tra gli
altri,Alfredo
Davanzo, il presunto ideologo
del gruppo. In quella sede il magistrato ricordò i contatti
dell’organizzazione con esponenti della‘ndranghetaper
entrare in possesso di nuove armi, con uomini di Cosa Nostra, come
Guglielmo Fidanzati, “per entrare nel business della droga e
finanziarsi”. Durante il processo d’Appello sul caso è intervenuto
lo stesso Davanzo spiegando che alcune ”amicizie” possono nascere
in carcere”perché si soffre insieme”, ma ”l’amicizia con dei
mafiosi non implica altro”.
Incroci pericolosi tra il clan Fidanzati e
l’eversione si sono registrati anche nel 2009, quando la squadra
Mobile arresta don Tanino. Da quell’operazione emerge che il boss
per molto tempo ha passato le sue giornate da fuggiasco in una
villa inValseriana.
Nel 2010, infatti, viene arrestatoGraziano
Bruno Bianchi, ex terrorista dei
Colp (Comunisti
organizzati per la liberazione proletaria),
con precdenti per banda armata ed estorsione.
Nel frattempo, il nome di Guglielmo Fidanzati,
già dal 2005 era tornato a riempire le informative della squadra
Mobile. In quel periodo, infatti, molti boss di Cosa nostra comeLuigi
Bonanno e Ugo Martellosi
trovavano in libertà. Da qui partì un monitoraggio a tappetto che
coinvolse anche il figlio di don Tanino. E’ in quel momento che
gli investigatori fotografano decine di incontri davanti al
ristorante di corso Garibaldi utilizzato come ufficio dal boss.
Davanti a quelle vetrine si fanno vedere anche gli uomini d’oro
della rapina aDamianiavvenuta
il 24 febbraio 2008. Tra gli arrestati ancheFranco
Scaglione, palermitano già in
rapporti, oltre che con Fidanzati, anche con i boss diVillabate.
Droga, affari e rapine da prima pagina. E così nel 2012, Guglielmo
Fidanzati riceve un’ordinanza in carcere per il colpo alla
gioielleria Scavia in via Montenapoleone. L’ultima, invece,
arriverà per droga nel 2013 per un traffico di 100 chili in
collaborazione con la ‘ndrangheta. Poi la morte, inaspettata. E il
funerale che sarà celebrato in una chiesa del quartiere milanese
di Affori, dove da tempo il boss risiedeva.
Neonazi e mafia, il battesimo a Milano con la sede
di “Lealtà e azione”
I locali del movimento di estrema destra nello
spazio di proprietà di un costruttore vicino al clan
De Stefano. La sua società fu fondata da Paquale
Guaglianone, condannato per banda armata e in
contatto con un emissario della cosca
Il tratto finale è quello di vialeCertosa.Via
Paretola
incrocia in diagonale. Strada stretta, alberi sui
lati. Edilizia residenziale. Zona tranquilla con il
cimiteroMaggiorea
due passi. Lembo nord diMilano.
Dopodiché l’hinterland verso il costruendo sito
dell’Expo.
Qui, come riporta il sito dell’Osservatorio
democratico, nascerà a breve l’ultimo
avamposto dell’estrema
destra. Tre vetrine all’angolo con viaSan
Brunoneaccoglieranno
la sede diLealtà
e azione, sigla dietro la quale opera il
movimento degliHammerskins,
network internazionale ispirato da idee neonaziste
nato negli anni Ottanta dopo la scissione con ilKu
Klux Klanamericano.
Camerati, dunque. Ma non solo. Perché al battesimo
dei nuovi locali ci sarà anche un convitato di
pietra: la ‘ndrangheta della supercosca deiDe
Stefano-Tegano. Mafia e fascisti. Un mix
fatto di rapporti tra gli emissari deiboss
calabresie
personaggi noti del neofascismo milanese comePasquale
Guaglianone, ex tesoriere deiNarcondannato
per associazione sovversiva e banda armata. Questo
il quadro. Dentro al quale non pare certo un caso
trovare il leader degliHammermilanesi,Domenico
Bosa, che intrattiene rapporti di amicizia
con narcotrafficanti serbi legati al bossPepè
Flachi.
Torniamo in via Pareto. Qui gli spazi sono dellaMilasl
srl. Il proprietario è il calabreseMichelangelo
Tibaldiche
la controlla attraverso laBrick.
Un risiko societario riassunto in una nota dellaBanca
d’Italiadel
2013 per alcune operazioni sospette. Il documento è
messo agli atti dell’indagine calabrese sull’ex
tesoriere della Lega nordFrancesco
Belsito. Il nome di Tibaldi, pur non
iscritto nel registro degli indagati, compare in
un’indagine dellaProcuradiReggio
Calabria. Si tratta del primo tempo sulleinfiltrazioni
mafiosenella
municipalizzataMultiservizi.
Tra i soci privati compare la stessaBrick
di Tibaldi. L’organigramma è riassunto nel
report della commissione d’accesso che porterà allo
scioglimento del comune di Reggio. Secondo i
commissari “Tibaldi favoriva il mafiosoSanto
Crucittiattraverso
l’intermediazione diDominique
Suraci“. L’affermazione si fonda sugli atti
dell’inchiesta
Sistemache
nel 2007 fotografa l’ingresso della ‘ndrangheta
nella Multiservizi. Obiettivo dei boss: ottenere una
convenzione tra la municipalizzata e laFinreggio,
società riconducibile allo stesso Crucitti. Il piano
si compie grazie alla mediazione dell’ex consigliere
comunale Suraci che “sfrutta l’appoggio di
Michelangelo Tibaldi socio privato della società
mista”.
Nel 2013 Tibaldi finisce nelle carte della seconda
tranche dell’indagine su Belsito. L’accusa:concorso
esternoericiclaggio.
Con lui viene coinvolto ancheGuaglianone.
Entrambi sono accusati di aver favorito gli
interessi della coscaDe
Stefano. E del resto già nel 2009,
Guaglianone viene fotografato in compagnia diPaolo
Martino, referente del clan inLombardia.
La Procura ordina le perquisizioni. Nel mirino laMiaslcostituita
nel marzo 2007 da Guaglianone, dalla sorella
dell’avvocatoBruno
Mafrici(anche
lui indagato) e daGiorgio
Laureandi, funzionario dell’Agenzia
delle entratelicenziato
percorruzionee
animatore del circolo di AnProtagonismo
sociale. Nell’ottobre dello stesso anno la
Miasl passa alla famiglia Tibaldi anche se,
ricordano gli analisti dellaBanca
d’Italia, Guaglianone ne resta
amministratore fino al 2010. Il legame tra la srl e
l’ex Nar resta forte. A tal punto che fino al 2012
il figlio risulta delegato a operare sul conto della
società .
I rapporti tra la Miasl e l’estrema destra risalgono
al 2008, quando i locali di via Pareto vengono
affittati all’ex ultras dell’InterAlessandro
Todiscoche
apreIl
sogno di Rohan, negozio di oggettistica
nazi. Nello stesso anno si insedia il centro socialeCuore
nero, la cui prima sede inviale
Certosaviene
incendiata nell’aprile 2007. L’esperienza dura poco.Cuore
nero, oltre ai locali, lascia 9mila euro di
birre non pagate. Debito saldato da un noto
consigliere regionale delPdl.
Quindi la nuova esperienza diLealtà
e azione, movimento nato nel 2011 e
diventato, con il tempo, il più numeroso della
variegata galassia nera. Il suo leader indiscusso èGiacomo
Pedrazzoliarrestato nel 2004 per duplice
tentato omicidio dopo un blitz davanti al centro
socialeConchetta.
Cutrì, i funerali del fratello Antonino. La madre:
“Non c’è più niente, non c’è Dio”
Era rimasto ucciso durante l'agguato per liberare Domenico,
ergastolano evaso e poi catturato. Centinaia di persone alle
esequie, amici e parenti calabresi (nella foto il padre, la
mamma e la sorella). La fidanzata, agli arresti domiciliari, è
scortata dalle forze dell'ordine. Lascia una corona con la
scritta: "Carlotta, tua per sempre"
E’don
Erminioa
celebrare la messa. L’eucaristia funebre risuona solenne nella
chiesa di piazzaSan
Martino. Inveruno,
8600 abitanti nell’hinterland milanese: si svolgono qui le
esequie dell’ultimo omicidio legato alla malavita calabrese
impiantata alNord.
Si tratta diAntonino
‘Nino’ Cutrì, classe 1982, fratello dell’ergastolanoDomenico,
accusato di omicidio,evaso
lunedì 3 febbraio a colpi di kalashnikov mentre veniva
trasportato al tribunale diGallarate(Varese) e
poi catturato dalle forze dell’ordine. Ferito a morte durante
l’agguato,secondo
gli inquirenti era stato proprioNinoad
organizzare la fuga. Dei trentadue colpi esplosi uno lo
raggiunge al collo e muore pochi istanti dopo con ancora il
caricatore pieno addosso.
“Pensiamo a quando ilCristoè
stato arrestato per essere crocifisso, aveva attorno i suoi
affetti che per proteggerlo volevano tirare fuori la spada. MaGesùdisse
loro: non è questa la via. Beati coloro che costruiscono la
pace”, dice il parroco. Parole che sembrano legare le
vicissitudini del messia cristiano a quelle dei due fratelliCutrì.
In chiesa più di duecento persone: padre, madre e sorella in
prima fila. Le due donne,Antonella
LantoneeLaura
Cutrì, prendono per prime la comunione dalle mani del
prete.Il
fratello più giovane,Daniele,
non è presente perché trattenuto incarcere.
La navata è gremita di gente, poche le sedie vuote sul fondo,
tutte piene le panche in legno delle file centrali. Presenti
molti amici del ragazzo, che si asciugano gli occhi stretti
nelle loro felpe scure, e giovani venuti dai paesi limitrofi:Arconate,
Legnano,Castano
Primo. Alcuni di loro nei giorni scorsi avevano
espresso parole di stima sui social network verso l’amico
ucciso mentre liberava il fratello condannato all’ergastolo,frasi
che si sono poi rivelate fondamentali per le forze dell’ordine
per procedere con l’arresto di Domenico dopo i sei giorni di
latitanza.
Presenti i parenti venuti daMelicuccà,
997 anime in provincia diReggio
Calabria, comune d’origine della famiglia.
Nell’estate del 1989 iCutrì,
costretti al soggiorno obbligato per aver appoggiato un
omicidio mafioso, si trasferiscono alNord.Carlotta
Di Lauro, fidanzata diNino,
arriva in chiesa scortata dalle forze dell’ordine, sei uomini
la circondano per impedire eventuali tentativi di fuga:
capelli scuri raccolti, collo di pelliccia nera e rossetto
rosso. Voleva posare la fede nuziale sulla bara del fidanzato
comprata poche settimane fa: i due giovani dovevano sposarsi
entro l’anno e trasferirsi col bambino di lei di cinque anni aCellio,
inValsesia.
La donna, che attualmente si trova agli arresti domiciliari
nella casa dei genitori aCuggiono,
nel milanese, lascia una corona di fiori: “Carlotta tua per
sempre”. Durante il corteo che accompagna il carro funebre al
cimitero le persone escono dalle abitazioni e dai cancelli
delle ville residenziali salutano i tanti inverunesi presenti
al funerale. La bara viene tumulata mentre i parenti si
stringono sotto la pioggia che si fa insistente e piangono in
silenzio. Si sente solo la voce della madre: “Non c’è più
niente, non c’è Dio, non c’è Gesù, non c’è niente”. Delle
ragazze lasciano volare dei palloncini bianchi. E dicono in
coro: “Ciao Nino, ciao Nino”.
E' finita la fuga del boss evaso, i carabinieri
catturano Domenico Cutrì
Scappato da Gallarate, dopo una sanguinosa sparatoria in cui era
morto il fratello, l'ergastolano è stato preso nell'Alto milanese.
Il covo non era lontano dalla casa di famiglia: nell'appartamento
occupato anche una pistola e alcune dosi di marijuana. Il padre:
"Non è il momento, non voglio dire nulla". Gli inquirenti:
"Un'organizzazione maniacale alla base dell'operazione messa in
atto dal commando"
VARESE-
I carabinieri hanno posto fine all'evasione
di Domenico Cutrì,
l'ergastolanofuggito
dal tribunale di Gallarate (Varese)dopo
una sanguinosa sparatoria in cui ha perso la vita ilfratello
Antonino.
E' stato catturato vicino a Inveruno, nell'Alto milanese, dove
risiede la sua famiglia, a una ventina di chilometri dal luogo
dell'evasione.Domenico
Cutrì,
32 anni, era stato condannato in appello all'ergastolo come
mandante dell'omicidio di un polacco che aveva insidiato la sua
fidanzata. Era evaso lunedì scorso, intorno alle 15, quando un
gruppo armato era entrato in azione davanti al tribunale di
Gallarate dove l'ergastolano doveva sostenere un processo per
truffa.
Del commando facevano parte, secondo quanto accertato dai
carabinieri - coordinati dal pm di Busto Arsizio,Raffaella
Zappatini-
i suoi fratelli Antonino, 30 anni, ucciso nel conflitto a fuoco
con gli agenti della polizia penitenziaria, e Daniele, 23 anni,
fermato due giorni fa. Altri quattro componenti del commando erano
stati fermati a Cellio (Vercelli) dove era stato allestito un
covo, e un quarto a Napoli. Secondo gli inquirenti, alla base
dell'evasione di Domenico Cutrì, c'era "un'organizzazione
maniacale e l'intenzione di stabilirsi per un periodo abbastanza
lungo nel covo che abbiamo scoperto".
Cutrì stava dormendo quando i militari hanno fatto irruzione nel
covo, un appartamento disabitato all'interno di una palazzina in
ristrutturazione in via Villoresi 21 a Inveruno. Si trovava con
luiLuca
Greco,
35 anni, un pregiudicato fermato con l'accusa di aver fatto parte
del commando che lunedì scorso ha liberato il detenuto.
Nell'appartamento c'erano anche una pistola 357 Magnum e alcune
dosi di marijuana.
In carcere ora c'è anche la compagna di Antonino Cutrì,Carlotta
Di Lauro,
accusata di aver fornito supporto logistico all'evasione. Si è
fatta trovare ieri sera in casa dei genitori dopo tre giorni in
cui era stata irriperibile con il figlio di cinque anni avuto da
una precedente relazione. Il padre di Domenico, intanto, risponde
così alle domande dei giornalisti: "Non è il momento, non voglio
dire nulla". Le tapparelle dell'appartamento in una palazzina di
via Leopardi a Inveruno, dove vive la famiglia, a non molta
distanza dal covo dell'evaso, restano chiuse.
All'interno del covo ci sono ancora generi alimentari, pacchi di
pasta e scatolette di tonno, sparsi a terra, davanti al divano
dove dormivano l'ergastolano e il suo complice. Sul pavimento
anche copie di quotidiani come 'Il Giorno' e 'La Prealpina' con la
cronaca dell'evasione. Cutrì aveva a disposizione una palazzina in
ristrutturazione di due piani in via Villoresi, poco lontano dal
centro di Inveruno e dalla casa dove vivono i genitori. Sulle
scale si avverte ancora l'odore dei fumogeni utilizzati dai
carabinieri durante l'irruzione. Le porte delle stanze sono state
sfondate. Cutrì viveva in condizioni di degrado, e per cucinare
utilizzava un fornelletto da campeggio. Il cortile dove si trova
la palazzina è circondato da altre case ma, come raccontano alcuni
residenti, nessuno si sarebbe accorto di movimenti sospetti.
A fornire una testimonianza del blitz e della cattura è un
pensionato che vive nell'appartamento di fianco alla palazzina in
cui si trovava il covo di Cutrì: "Ho sentito un forte rumore nel
pieno della notte - racconta l'uomo - e mi sono svegliato: poi mi
sono affacciato alla finestra e ho visto i carabinieri che
facevano irruzione. Ho avuto molta paura, non mi sarei mai
aspettato che l'evaso si nascondesse proprio di fianco a casa mia,
non ho mai sentito rumori strani e, solo una volta, ho visto una
persona che portava all'interno uno scatolone con dei generi
alimentari".
A seguito dell'arresto, il ministro della Giustizia,Annamaria
Cancellieri,
ha telefonato al comandantedell'Arma
dei carabinieri, generale Leonardo Gallitelli, per complimentarsi
per la cattura: "Il ministro - si legge in una nota - ha
ringraziato tutte le forze di polizia e la magistratura per
collaborazione che ha portato alla rapida conclusione della fuga e
anche alla cattura dei complici. Con l'occasione il Guardasigilli
ha voluto ribadire il suo 'grazie' agli uomini della polizia
penitenziaria per il lavoro delicato e pericoloso che
quotidianamente svolgono".
I cacciatori del Raggruppamento operativo
speciale dei carabinieri chiudono le ricerche in
5 giorni. E in appena 6 ore sono in grado di
mappare l'intera area dell'Alto Ticino
Mafia. "Così il capo della mobile e lo 007 mi
chiesero aiuto per fermare Falcone"
Intervista al pentito Franco Di Carlo: altro che
trattativa, mafia e politica erano soci. Su Riina:
cerca qualcuno che continui la sua linea suicida
"Conosco Riina, era certo di essere ascoltato,
voleva far sapere che lui è il capo di Cosa nostra e
che lo stragismo non è finito: è alla ricerca di chi
continui la sua linea suicida". Franco Di Carlo è
uno dei pochi collaboratori di giustizia
dell'esercito corleonese, per Riina è stato
l'ambasciatore nel mondo delle professioni e della
politica, è stato corteggiato da servizi e apparati,
ha mediato, portando in dote al gruppo egemone di
Cosa nostra il capitale umano delle relazioni a
tutti i livelli...
Riina ha parlato con un non affiliato a Cosa nostra,
ha violato così una regola dell'organizzazione?
"Non è certo la prima volta che parla, ma non mi
aspettavo che facesse tanta chiarezza con un
estraneo a Cosa nostra".
Riina imputa a Provenzano di averlo fatto con i
carabinieri...
"Lo ha accusato di avere dei suggeritori e ha
rivelato che la moglie ha soldi a palate. Questo non
me lo aspettavo, ma è nel personaggio: sparla sempre
tutti e ora lo fa sul conto di chi ha condiviso una
vita con lui. Lo ha fatto anche con Messina Denaro,
accusandolo di interessarsi solo ai soldi
dell'eolico. È lui che si è fatto "sbirro": ha
accusato me di rapporti con i servizi, ha detto allo
Stato di cercarsi nelle tasche per le stragi. Ma ha
anche detto che se c'è qualcuno disposto a
proseguire la sua linea, lui lo appoggerà, sente di
essere il dominatore di Cosa nostra".
E sconfessa la cosiddetta linea moderata...
"Fin quando suo cognato Bagarella è rimasto libero,
le stragi sono continuate, una volta arrestato,
Provenzano le ha fatte cessare, quindi Riina ha
sperato in Messina Denaro ma anche lui lo ha deluso.
E ora fa sapere che non riconosce nessun altro. Non
ha un cervello sopraffino ma è pericoloso: può
esserci in giro qualche pazzo disposto a dargli
credito".
Qualche pazzo? Cosa nostra non lo segue più?
"Il popolo di Cosa nostra è stanco, decine di uomini
d'onore sono stati sacrificati per la sua
megalomania".
Per Riina le stragi sono opera sua, ma lascia
intravedere rapporti ad alto livello. Lei ne ha
parlato in parte, perché?
"Non sempre ho visto la volontà di volere
approfondire. Cosa nostra non prende ordini da
nessuno, ma le stragi hanno messo d'accordo più
soggetti. Falcone e Borsellino erano un pericolo
anche per chi nello Stato temeva la propria fine.
L'idea di costituire Dia e Dna, di abbattere il
segreto bancario, rappresentavano una minaccia per
chi, politici compresi, aveva condotto una lotta di
facciata, accordandosi sempre con noi".
Lei ha avuto parte in questi disegni?
"Non ho preso parte alle stragi e non le avrei
condivise, ma ero in carcere e ho ricevuto visite da
esponenti di servizi che mi hanno proposto un
accordo per fermare Falcone".
Quando?
"Accadde prima dell'attentato all'Addaura dell'89,
venne a trovarmi un emissario di un ufficiale dei
servizi che era stato il mio tramite con il generale
Santovito per tanti anni. Con lui c'era il capo
della Mobile Arnaldo La Barbera, quest'ultimo non si
presentò, ma assistette. Non lo conoscevo, lo
riconobbi in fotografia in seguito. Vennero a
chiedermi di trovare un modo per costringere Falcone
ad andar via da Palermo, a cambiare mestiere. Mi
spiego così l'attentato dell'Addaura".
Creò questo collegamento?
"Cercai un contatto, credo che abbiano trovato
un'intesa".
Diquesto
non aveva parlato prima?
"Sono tante le cose che non ho detto perché nessuno
me le ha chieste. Credo non fosse il caso visto come
vanno le cose".
È stato citato al processo sulla trattativa, andrà?
"Risponderò come sempre, ma è riduttivo chiamarla
trattativa: non c'è stato un accordo soltanto sul 41
bis. Cosa nostra e politica hanno avuto un dialogo
continuo, erano soci".
Carmine Gallo è accusato di aver favorito un
gruppo di trafficanti rivelando notizie segrete.
In aula, oltre al magistrato milanese, sfileranno
anche il questore di Roma e il superpentito
Saverio Morabito
E' accaduto a Giussano. L'uomo, intorno alle 21,
ha ucciso i piccoli. Poi è stato portato in
ospedale per essere operato, perché ha provato a
togliersi la vita
Un documento ufficiale rivela che la segnalazione
contro il pm della Trattativa partì da Donato
Marra, braccio destro di Napolitano. La notizia
delle intercettazioni era già su tutti i giornali,
eppure da 18 mesi il magistrato è sotto azione
disciplinare senza aver violato alcun segreto per
una intervista
SANITA'Metodo Di Bella, per giudice deve essere a carico
della servizio sanitario nazionale
La sentenza è stata emessa lo scorso
16 gennaio dal giudice del Lavoro del Tribunale di
Lecce, Francesca Costa, che ha condannato la Asl
salentina al rimborso di quasi 25mila euro per spese
già sostenute da una paziente, sottoposta a
intervento chirurgico per carcinoma alla mammella.
La radioterapia non riusciva a debellare una
recidiva
Se non si registrano miglioramenti
con i metodi tradizionali, lacura
Di Bellanon
dev’essere a carico del cittadino, ma delServizio
Sanitario Nazionale. È
la portata dirompente della sentenza emessa lo
scorso 16 gennaio dalgiudice
del Lavorodel
Tribunale di Lecce, Francesca Costa, che ha
condannato la Asl salentina al rimborso di quasi25mila
europer
spese già sostenute da una paziente, difesa in
giudizio dai legali Carlo e Valentina Madaro.
Non è, però, solo questione di
riconoscimento dell’accesso gratuito al trattamento.
Si va oltre quanto, agli inizi del 2012, avevagià
fatto il Tribunale di Bari, accogliendo un ricorso
d’urgenzama
costretto poi a rivedere la sua decisione. Stavolta,
si entra nel merito della questione e si fissa un
principio destinato a far discutere, molto. Perché
entra a gamba tesa nel dibattito rovente sullalibertà
di cura, alimentato anche dal travaglio
dellavicenda
Stamina. Certo, non
sono storie sovrapponibili, anche per il solo fatto
che il metodo alternativo per il trattamento dei
tumori, creato dal fisiologo modenese, è già stato
sottoposto a sperimentazione, nel 1998, e il
responso è stato inequivocabile: non ci sono
riscontri scientifici sulla sua validità.
Eppure, questo non basta, secondo il
magistrato leccese, a sollevare le Asl dal pagamento
della “multiterapia” a base di somatostatina,
bromocriptina, ciclofosfamide, melatonina e
vitamine. Si
ammette che non si può “pretendere dal giudice unaconsulenza
tecnicache
accerti l’efficacia terapeutica e la maggiore
economicità” di questi medicinali “rispetto a quelli
elencati dalla Commissione unica del farmaco”. Non
si arriva a tanto. Si trova la strada, tuttavia, per
bypassare questo scoglio e per andare dritti al
dunque, ai casi concreti.
Questo è quello di una donna
sottoposta, nel 2003, a intervento chirurgico percarcinoma
alla mammella. Nel
2010, ha una recidiva e non ottiene risultati con laradioterapia.
Di fronte all’avanzata della malattia, decide di
sottoporsi a trattamento Di Bella, prescritto da
Giuseppe Di Bella, figlio del fisiologo Luigi (nella
foto). Riscontra, “oltre che notevoli benefici di
tipo soggettivo, anche un miglioramento oggettivo”:
i referti medici dicono di “evidenti riduzioni eaddirittura
scomparsa di alcune lesioni”.
La cura diventa, per la paziente, “insostituibile”. Ma
come si fa a stabilire se davvero quei farmaci del
multitrattamento Di Bella siano, appunto, unici e
“indispensabili”, tanto da ordinare che i loro costi
siano a totale carico del Servizio Sanitario
Nazionale?
A fronte di una sperimentazione
fallita, “non ci si può soltanto affidare ad una
consulenza medico legale”, secondo il giudice Costa.
Insomma, non ci si può infilare nel tunnel delladisquisizione
scientifica, ma
bisogna guardare agli effetti che la terapia provoca
su ogni singolo malato.
“In un caso specifico – è scritto
nella sentenza-, ferma restando lalegittimità
delle valutazioni
operate dalla Commissione unica per il Farmaco,
bisogna prima accertare l’efficacia terapeutica di
un medicinale, richiedendo la prova di un effettivo
miglioramento della patologia tumorale sotto il
profilo curativo e non soltanto palliativo, e poi
dimostrarne l’insostituibilità per l’inutilità del
trattamento con farmaci compresi nelle classi a e b
(i primi a totale carico del SSN, i secondi
cofinanziati dal paziente al 50%, ndr). Il metodo Di
Bella potrà, pertanto, risultare terapia
farmaceutica da porsi a carico del SSN quando le
cure tradizionali garantite dal SSN con oneri a suo
carico (chemioterapia, radioterapia, ecc.)non
dovessero risultare utili all’arrestoo
alla cura della malattia tumorale o non potessero
più essere tollerate dal paziente per tali finalità
curative”.
COSTUME MALSANO
La Minetti, le provole e i rimborsi dei
consiglieri lombardi
Anche lei fra le 65 persone accusate di peculato
Novanta provole di Auricchio per 3.405 euro
spesi il 18 dicembre 2008 dall’ex assessore
lombardo del Pdl Giovanni Rossoni come omaggio
della vice presidenza. Due anni dopo, sempre
sotto Natale, ha pagato 4.273 euro di “latticini
come regali istituzionali”. E c’è pure il
necrologio per mamma Berlusconi (164 euro). Non
ci si finisce mai di sorprendere scorrendo la
lista delle voci di spesa contestate dalla
Procura di Milano nell’atto di chiusura
dell’inchiesta sui rimborsi illeciti al
Pirellone che prelude alla richiesta di processo
per 65 tra ex assessori ed ex e attuali
consiglieri della maggioranza e
dell’opposizione.
Per 63 l’accusa è peculato e per due invece
truffa aggravata per un totale di 3,4 milioni di
euro, soldi pubblici spesi tra il 2008 e il
2012. L’avviso di conclusione indagini,
notificato mercoledì dalla Guardia di Finanza, è
stato firmato dal procuratore aggiunto Alfredo
Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio
D’Alessio, i quali hanno anche chiesto
l’archiviazione per 20 ex assessori: nonostante
alcune delle loro spese di rappresentanza siano
“connotate da circostanze anomale, singolari” e
“caratterizzate da inopportunità, sproporzione o
incongruenza contabile” sono state ritenute
“coerenti” con le norme vigenti in materia.
Tutt’al più, osservano i pm, si può configurare
una responsabilità contabile.
Alcuni degli ex assessori però rimangono
indagati per i rimorsi percepiti indebitamente
quando erano consiglieri. Le spese ritenute
illegittime sono in gran parte già note dal
dicembre 2012 e gennaio 2013 quando vennero
inviati una raffica di inviti a comparire, come
a Renzo Bossi detto il “trota” e a Nicole
Minetti. Sebbene le migliaia di euro contestate
a ciascuno siano in parte lievemente calate (gli
inquirenti hanno fatto una scrematura)
moltissime riguardano cene e pranzi tanto da
sembrare, leggendo le carte, che la politica
regionale si sia svolta in ristoranti, pizzerie,
enoteche, bar e fast-food.
L’ex presidente del Consiglio Davide Boni, come
si legge nelle carte, sebbene “dal 2003 avesse
trasferito la sua dimora abituale e il suo
domicilio a Milano” avrebbe fatto credere alla
Regione di vivere ancora a Sabbioneta (Mantova)
“e da quel comune di raggiungere abitualmente il
Consiglio” regionale. Per tanto, si è fatto
liquidare a titolo di “spese trasporto” tra il
2003 e il 2011 oltre 32.300 euro. E poi
“dichiarando in data 2/11/2010, contrariamente
al vero, di aver fatto rinuncia al servizio di
autista fornito da Regione Lombardia, si faceva
liquidare, in virtù di una delibera di
Presidenza n.2 del 2011 emanata dallo stesso
Davide Boni, 69.484 euro per il 2010 e il 2011.
Giulio Boscagli, come conigliere ed ex
capogruppo del Pdl, è accusato per spese per
oltre 20 mila euro, tra cui 250 euro per “una
corona di fiori per defunta”, 2.800 euro per 120
bottiglie di vino acquistate in due round e in
due anni diversi, probabilmente come doni
natalizi, 164,40 euro per “il necrologio di Rosa
Bossi Berlusconi”, la madre dell’ex Presidente
del Consiglio e anche 6,45 euro per “spesa
alimentare (tonno-insalata- mais e coca cola)”.
E se le persone sotto inchiesta sono in gran
parte dell’allora maggioranza di centro destra,
l’avviso di conclusione indagine riguarda anche
qualcuno dell’opposizione di centrosinistra.
A Chiara Cremonesi, allora capogruppo di Sel,
sono state contestate spese per 84.839: si va
dai Waferini e Viennesi Armonia, a 101 euro per
salumi vari; da un necrologio per 353,40 a fiori
per 50 euro fino a molti rimborsi per il
carburante o biglietti ferroviari e per pranzi.
Luca Gaffuri, ex capogruppo del Pd risponde di
spese ‘allegre’ per circa 10 mila euro e il suo
compagno di partito Carlo Spreafico di rimborsi
non dovuti per 40.737 euro.
Nella richiesta di archiviazione, infine, sono
spuntate anche le spese dell’Ufficio di
Presidenza di quando a governare la Lombardia
c’era Roberto Formigoni (che non è indagato).
Per “un incontro tra il Presidente e la consulta
degli architetti Bie” avvenuto l’11 marzo del
2009 con “menù degustazione e vini per 14
coperti” sono stati spesi 2.520 euro. Lo stesso
giorno al Ristorante Riccione per “un incontro
con 2 parlamentari, 1 capogruppo di FI, un
consigliere della IV commissione e due esperti
del mondo accademico” per discutere di
“inquinamento atmosferico” il conto è stato di
1.067 euro.
Il 17 febbraio del 2010 è stata presentata una
richiesta di rimborso di 14,50 (come riporta lo
scontrino fiscale) “per l’acquisto di olio,
aceto e stuzzicadenti per il bar di
rappresentanza del Presidente” e il 14 giugno
2011 di 1 euro e 59 centesimi sotto la voce
“acquisti urgenti” sempre per “il servizio bar
di rappresentanza e per l’ufficio del
Presidente”.
Il flop di Sanremo pesa sulla Rai:
in arrivo compensazioni per 6 mln
La concessionaria pubblicitaria aveva garantito uno share
medio del 45%, ma gli ascolti non hanno raggiunto il 40%: gli
investitori avranno nuovi spazi gratuiti, mentre i listini per
il prossimo anno dovrebbero tornare a calare. La
manifestazione si chiude in rosso
MILANO-
Il crollo degli ascolti del Festival di Sanremo con il peggior
risultato dal 2008 rischia dicostare
caro alla Rai. E così quella che per i vertici Rai doveva
essere la prima edizione in utile della manifestazione si sta
trasformando in un boomerang. Colpa dello share sceso sotto il
40% (peggio accedde solo a Pippo Baudo nel 2008 e a Simona
Ventura nel 2004) con un'emorragia di oltre tre milioni di
telespettatori. Abbastanza per costringere la concessionaria
pubblicitaria di Viale Mazzini a risarcire gli investitori che
avevano scommesso su Sanremo: nessuna restituzione monetaria,
ma passaggi gratuiti in televisione per circa 6 milioni.
D'altra parte laraccolta
pubblicitariarecord
per il Festival (23 milioni al consuntivo dell'ultima serata
cui vanno detratte le commissioni d'agenzia del 15%) era stata
trainata dal successo di ascolti ottenuto lo scorso anno da
Fabio Fazio: nell'arco delle cinque serate lo share medio
aveva superato il 47%. E per quest'anno Rai Pubblicità aveva
promesso uno share medio del 45% a sponsor e investitori e che
adesso sarà chiamata a compensare gli investitori con la
cessione di nuovi spazi gratuiti sulle reti Rai generando una
serie di mancati incassi interamente imputabili come costi di
Sanremo. E così dalla raccolta netta
di 20 milioni andranno detratti 6 milioni di nuovi spot
gratuiti per gli inserzionisti nel corso dell'anno che
porteranno la raccolta effettiva di Sanremo a 14 milioni: 4 in
meno dei 18 spesi per la manifestazione.
L'effetto negativo, però, continuerà fino all'anno prossimo.
La Rai, come visto, vende la pubblicità sui risultati del
passato e uno share così basso potrebbe tradursi - secondo
gli addetti ai lavori - in un calo della raccolta di circa 2
milioni di euro. Una contrazione che, tuttavia, l'anno
prossimo verrà compensata dal risparmio della convenzione con
il comune di Sanremo che passerà da 7 a 5 milioni di euro
abbattendo i costi del Festival da 18 a 16 milioni di euro.
Di certo, però, quello del 2014 difficilmente sarà ricordato
come il primo Festival in utile. D'altra parte già nel 2012
l'allora Commissario straordinario per Sanremo, Antonio
Marano, aveva dichiarato profitti per un milione di euro,
prima di essere smentito dalla Corte dei Conti che pochi
giorni fa ha rilevato per il 2012 una perdita di oltre quattro
milioni. Solo che per avere il consuntivo di quest'anno
bisognerà aspettare il 2016.
Il fiscalista amico dei Servizi, dalla corte di Pollari ai
ricatti
I segreti di Oliverio, il truffatore che frequentava prelati e
mafiosi Tra i suoi dossier anche la Began
Sabina
Began, l'Ape Regina di Berlusconi
IL CASO MERDASCONI
Non
accenna a diminuire l'importanza del porco di Arcore anche e sopratutto
all'indomani della clamorosa assoluzione in secondo grado del RUBY GATE,due
merdosissime leggi montiane hanno depotenziato la concussione e derubricato
a malcostume l'intrattenimento con giovanissime puttane dai 16-17 anni.
Berlusconi assolto, salvato dalla riforma della concussione.UNA
SENTENZA ASSOLUTAMENTE POLITICA: CI SONO IN BALLO LE RIFORME
PIDUISTE DA PORTARE A TERMINE CON CONSEGUENTE ULTERIORE
DEPOTENZIAMENTO DELLA VOLONTA' POPOLARE A FAVORE DI UN
BLOCCO ISTITUZIONALE SEMPRE PIU' AUTONOMO E DISCONNESSO DALLA
REALTA'. UNA CONDANNA AD ULTERIORI SETTE ANNI PER IL PORCO
MERDOSO DI ARCORE AVREBBE MESSO IN FORTISSIMA CRISI IL METODO
DELL'EBETINO......
Berlusconi assolto nel processo d’appello Ruby. Non ci fu
concussione
Questa la decisione dei giudici della Corte d'appello di
Milano nell'ambito del processo Ruby. L'ex premier era
accusato di concussione e prostituzione minorilee in primo
grado era stato condannato a 7 anni. Il leader di Forza Italia
è stato assolto dal reato di concussione perché "il fatto non
sussiste" mentre per il reato di prostituzione il fatto "non
costituisce reato". Per l'ex presidente del Consiglio il
sostituto pg di Milano, Piero De Petris, aveva chiesto di
tener fermi i 7 anni di carcere
Come
le coop rosse
Come sottolinea l'avvocato Coppi, sulla sentenza d'appello del
processo Ruby pesa la legge anticorruzione
approvata nel 2012 sotto il governo Monti. Che rende più
difficilmente punibili le pressioni senza "costrizione". Nel
marzo 2013 a beneficiarne erano stati tre manager coinvolti
nel processo Penati
Silvio Berlusconi è stato assolto in appello al processo Ruby
dal più grave reato che gli veniva contestato dalla Procura di
Milano, la concussione, grazie alla legge anticorruzione
approvata nel 2012 sotto il governo Monti, con Paola Severino
Guardasigilli e i voti bipartisan di Pd e Pdl, uniti nelle
larghe intese. Proprio come è già successo, nel marzo 2013, a
tre dirigenti di coop rosse coinvolti nel processo contro l’ex
esponente Pd Filippo Penati, usciti di scena per una
prescrizione resa più celere da quella stessa legge.
Pubblicità
Il primo a comprenderlo è stato proprio il difensore dell’ex
premier, l’avvocato Franco Coppi (nella foto), non per niente
considerato uno dei migliori penalisti d’Italia: “Era
impossibile anche derubricare la concussione per costrizione
in concussione per induzione, perché quest’ultima forma
richiede un vantaggio per il concusso”.
Coppi fa proprio riferimento alla legge del 2012, che tra
polemiche e diatribe interprettive portò allo
“spacchettamento” del reato di concussione nelle due
casistiche citate dal legale di Berlusconi. E anticipa una
delle possibili motivazioni dell’assoluzione a sorpresa, che
si potranno leggere solo al deposito della sentenza:
Berlusconi è certamente intervenuto sul capo di gabinetto
della Questura di Milano Pietro Ostuni per far rilasciare
l’imbarazzante ospite delle feste di Arcore, ma il poliziotto
non ha ottenuto in cambio alcun vantaggio. Probabilmente, per
i giudici di secondo grado Ostuni avrebbe potuto resistere a
quella telefonata, ma non lo fece perché, come detto da Coppi
durante l’arringa, chi non vorrebbe fare un favore al
presidente del consiglio?
Il primo a rendersi conto del pasticciaccio della riforma
della concussione era stato Raffaele Cantone, da poco
presidente dell’Anticorruzione, all’epoca in forza all’Ufficio
del massimario della Cassazione. Cantone aveva individuato
molti punti deboli nella legge tanto che alla fine a dirimere
la questione furono chiamate le sezioni Unite della Suprema
corte. In 19 pagine relazione, naturalmente senza nominare né
il processo Ruby né il caso Penati, Cantone aveva scritto nero
su bianco che il cosiddetto spacchettamento della concussione
in due ipotesi – induzione e costrizione appunto– avrebbe
potuto incidere pesantemente sui processi per quel reato.
Come? Facendolo evaporare nel campo del penalmente irrilevante
e, di fatto, morire. Questo perché scompariva come parte
attiva l’incaricato di pubblico servizio (e Berlusconi essendo
premier lo era quando telefonò da Parigi per far liberare Ruby)
e veniva inserita invece la punibilità di chi viene indotto a
commettere il reato. I poliziotti che rilasciarono la
minorenne marocchina dopo la teòlefonata del presidente del
Consiglio che la indicava come “nipote del presidente egiziano
Mubarak”, paventando una possibile crisi diplomatica, nel
procedimento istruito da Ilda Boccassini a Milano figurano al
contrario come parti lese.
E alla fine che cosa decisero le sezioni Unite della
Cassazione? Nel verdetto del 24 ottobre 2013, la Corte
presieduta da Giorgio Santacroce stabilì che le nuove norme
“spacchettate” dovevano essere interpretate condannando più
duramente solo chi “limita radicalmente” la libertà del
soggetto sul quale fa pressione, e in modo più mite – con
prescrizione breve e senza pena accessoria – chi esercita una
“pressione non irresistibile”. In sostanza, i giudici di
piazza Cavour hanno alzato l’asticella del limite che
differenzia la concussione per costrizione, più grave,
dall’induzione indebita. Il reato di costrizione resta
applicabile solo quando le pressioni mettono qualcuno con le
spalle al muro. Una voce critica fu quella del procuratore
generale Vito D’Ambrosio, secondo il quale la nuova
formulazione aveva “posto più problemi di quelli che voleva
risolvere“, per “mancanza di indicazioni nitide”.
Ecco la soluzione di diritto adottata dalle Sezioni Unite: “La
fattispecie di induzione indebita è caratterizzata da una
condotta di pressione non irresistibile da parte del pubblico
ufficiale o dell’incaricato di un pubblico servizio, che
lascia al destinatario della stessa un margine significativo
di autodeterminazione e si coniuga con il perseguimento di un
suo indebito vantaggio”. La congiunzione “e” è fondamentale:
se non c’è un vantaggio, come nel caso di Ostuni, non c’è
reato. Come ha sottolineato l’avvocato Coppi. Quanto alla
concussione per costrizione, scrivono i giudici, le maglie
sono assai più strette: si verifica soltanto se “si è in
presenza di una condotta del pubblico ufficiale che limita
radicalmente la libertà di autodeterminazione del
destinatario”.
Unipol: prescrizione del reato per Silvio e Paolo
Berlusconi: "Ma non c'è prova di innocenza"
Confermato il risarcimento di 80.000 euro per Piero Fassino, parte civile nel
processo. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto l'estinzione per
prescrizione del reato di concorso in rivelazione di segreto d'ufficio.
L'accusa è relativa all'intercettazione telefonica pubblicata dal quotidianoIl
Giornalesulla tentata scalata
a Bnl
Gli
avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini (fotogramma)MILANO-
La Seconda Corte d'Appello di Milano ha dichiarato
la prescrizione del reato per Silvio e Paolo
Berlusconi, imputati per la vicenda
dell'intercettazione Fassino-Consorte legata al caso
Unipol. La difesa aveva chiesto l'assoluzione nel
merito, ma secondo i giudici non vi era prova
sufficiente dell'innocenza degli imputati.
Confermato il risarcimento di 80.000 euro per Piero
Fassino, parte civile nel processo. Le motivazioni
saranno rese note entro 30 giorni.
Il pg di Milano, Daniela Meliota aveva chiesto oggi
alla corte d'Appello di dichiarare l'estinzione per
prescrizione del reato di concorso in rivelazione di
segreto d'ufficio per Silvio e Paolo Berlusconi,
imputati in secondo grado per l'intercettazione
telefonica pubblicata dal quotidianoIl
Giornalesulla
tentata scalata di Unipol a Bnl.
Nel marzo dell'anno scorso, l'ex-premier era stato
condannato in primo grado a un anno di reclusione,
mentre suo fratello Paolo - editore del quotidiano -
a due anni e tre mesi. La corte aveva anche
stabilito un risarcimento di 80.000 euro per Piero
Fassino, parte civile nel processo, allora leader
dei Ds e protagonista della telefonata pubblicata -
ma non depositata agli atti - con l'ormai famosa
frase 'abbiamo una banca' insieme all'allora
presidente di Unipol Giovanni Consorte.
I fratelli Berlusconi hanno sempre respinto ogni
addebito. Il pg ha ricordato oggi che nel caso in
cui "la prova dell'innocenza appaia di tutta
evidenza", gli imputati dovrebbero essere assolti
nel merito nonostante la prescrizione. Ma, ha
aggiunto, "è un non senso giuridico dire che c'è
l'evidenza della conclamata innocenza dei due
imputati", pertanto "l'unica conclusione possibile"
è quella di dichiarare la prescrizione.
L'avvocato di Fassino, Carlo Federico Grosso, aveva
chiesto invece la conferma della responsabilità
penale degli imputati al fine di confermare gli
effetti della responsabilità civile. È "impensabile"
sostenere che la pubblicazione della intercettazione
tra l'allora segretario dei Ds Piero Fassino e l'ex
numero uno di Unipol Giovanni Consorte in cui il
primo, in piena scalata a Bnl, ha detto "allora
abbiamo una banca", sia avvenuta "senza l'avallo di
Silvio Berlusconi", ai tempi Presidente del
Consiglio, ha detto Carlo Federico Grosso.
Grosso, nel sottolineareche
la responsabilità di Silvio e Paolo Berlusconi è
provata, ha osservato che "la segretezza era
rilevante perché la telefonata non era stata nemmeno
sbobinata", e che la sua pubblicazione non solo ha
danneggiato "il segretario del maggiore partito
avverso" e non come sostiene la difesa il partito (Ds),
ma è avvenuta in un momento politico particolare:
pochi mesi dopo, infatti, ci furono le elezioni
vinte, poi, dal centro sinistra.
Compravendita senatori, il processo nasce già morto.
Prescrizione nel 2015
Martedì prossimo non ci sarà la prima udienza
prevista. Il presidente del collegio predeterminato,
Loredana Acerno, infatti si è astenuta perché è la
moglie dell’ex procuratore capo di Bari Antonio
Laudati, a sua volta indagato a Lecce con l’accusa
di aver voluto favorire Giampaolo Tarantini, l’amico
e organizzatore delle feste che imbarazzavano
Berlusconi
Denis Verdini, secondoSergio
De Gregorio, aveva previsto tutto. Il 29
dicembre 2012, in tempi non sospetti, l’ex senatore
dell’Idv racconta ai pm napoletani un colloquio
avuto 10 giorni prima con Denis Verdini. Il
coordinatore del Pdl, secondo De Gregorio, gli
proposefinanziamenti
elettoralie
produzioni cinematografiche pur di convincerlo ad
accettare lacandidatura.
Al Senato perché l’elezione sarebbe stato un valido
scudo contro i pm: “Al
Senatostiamo
cercando di andare in parità, per cui come minoranza
avremo la Presidenza delle commissioni di garanzia”.
I pm napoletani quel giorno chiedono increduli:
“Cioè loro (il Pdl, ndr) individuavano la Camera di
appartenenza in relazione a quella dove era più
possibile non avere l’autorizzazione
a procedere?”. E De Gregorio conferma.Ieri
il Senato, dove si sono fatti eleggere Verdini e
Berlusconi non è stato un valido scudo.Anche
se la costituzione di parte civile del Senato
rischia di essere un bel segnale simbolico in unprocesso
nato morto.
La compravendita dell’allora
senatore Sergio De Gregorio, passato secondo
l’accusa all’opposizione delgoverno
Prodiin
cambio di tre milioni di euro (due in nero e uno
dichiarato) da parte diSilvio
BerlusconieValter
Lavitola, infatti sarebbe avvenuta tra il
2006 e il 2007. La prescrizione scatta nell’ottobre
del 2015 ed entro quella data appare impossibile che
si concludano i tre gradi di giudizio.De
Gregorio ha già patteggiato una condanna di un anno
e 8 mesiche
include la sua confessione. Ma il presunto
corruttore Berlusconi può ancora sostenere che quel
patteggiamento non accerta la sua responsabilità.
Anche la sentenza di primo grado pare allontanarsi.
Martedì prossimo non ci sarà la prima udienza
prevista. Il presidente del collegio predeterminato,
Loredana Acerno, infatti si è astenuta perché è la
moglie dell’ex procuratore capo di BariAntonio
Laudati, a sua volta indagato a Lecce con
l’accusa di aver voluto favorire Giampaolo
Tarantini,
l’amico e organizzatore delle feste che
imbarazzavano Berlusconi.
La prima udienza con il nuovo
collegio è stata fissata per mercoledì, ma è
probabile che i giudici aggiornino l’inizio
effettivo del dibattimento più avanti. Anche a Roma
il pm Alberto Pioletti sta indagando sulla
compravendita dei parlamentari. Nel marzo del 2013
ha sentito insieme ai pm napoletani Henry John
Woodcock, Vincenzo Piscitelli e Alessandro Milita
come testimoniAntonio
Di Pietroe
il senatoreGiovani
Caforio dell’Idv. Il
tema era la proposta indecente a Caforio (5 milioni
di euro per il cambio di casacca) confessata dallo
stesso De Gregorio.
Oltre a quelle antiche vicende tutte da riscontrare
e sulle quali pende la prescrizione ci sono altre
storie più recenti che la Procura di Roma potrebbe
approfondire.
De Gregorio ha raccontato ai pm napoletani il 29
dicembre 2012:
“ Verdini il 19 dicembre 2012 mi ha offerto
immediati versamenti a sostegno allacampagna
elettorale. Poi Verdini mi disse: ‘mi hanno
detto che tu volevi metterti a fare una produzione
cinematografica. Questa sarebbe una buona idea
perché io già ho curato personalmente l’operazione
con Barbareschi. Ho trovato grandi
resistenze all’interno diMediaseteMedusama
alla fine l’abbiamo fatta’”. De Gregorio avrebbe
rifiutato la proposta di Verdini per poi correre a
raccontare tutto ai pm dieci giorni dopo.
La Procura di Roma non ha dato grande seguito a
questo filone ancheperché
non sono stati trovati riscontri.
Effettivamente Barbareschi ha prodotto con la sua
Casanova un grande film uscito nelle sale a novembre
ma non grazie a Mediaset bensì grazie alla RAI.Something
good, ispirato al romanzo Mi fido di
te, ha incassato solo 75 mila euro nel primo weekend
di programmazione. Michele Anselmi ha scritto su
Lettera 43: “Nel 2011 il film, ancora intitolato Mi
fido di te, sarebbe dovuto costare, secondo il
preventivo di Casanova Multimedia, 6 milioni e 384
mila euro, poi scesi dopo la revisione del budget a
5 milioni e 100 mila. Di questi, ben 3 milioni, tra
Rai Cinema (2 milioni e 450 mila euro, ndr) e Mibac,
provenienti dalle casse dello Stato”.
Berlusconi, la Cassazione conferma: interdizione dai
pubblici uffici per due anni. Da "padre della
patria" ad interdetto
Decisione definitiva sulla pena accessoria alla condanna per frode fiscale
nell'ambito del processo Mediaset. Ora il Cavaliere non solo non potrà essere
candidato alle europee, ma non potrà neanche votare. Brunetta: "Giustizia
italiana in direzione opposta della Ue". Ghedini: "Grande amarezza"
Altro checandidarsi
alle prossime elezioni europee. La Corte
di Cassazione ha confermato definitivamente la pena accessoria
dell’interdizione
dai pubblici uffici per due anni nei confronti di Silvio
Berlusconi nell’ambito del processo Mediaset.
Come se non bastasse, l’ex premier risulta incandidabile anche per effetto
dellalegge
Severinoe
perché è in attesa di esecuzione della pena (l’appuntamento è fissato il
prossimo 10 aprile, quando il giudice di Sorveglianza di Milano deciderà se il
Cavaliere sarà affidato ai servizi
sociali). La decisione della Cassazione preclude inoltre la
possibilità per Berlusconi di esercitare ildiritto
di voto.
“L’ineleggibilità derivante dalla interdizione dai pubblici uffici non
sostituisce l’incandidabilità,
ma si aggiunge ad essa”, precisa il presidente della Giunta delle elezioni e
delle immunità parlamentari del Senato,Dario
Stefàno. “Ciò significa che nei prossimi due anni egli non godrà
del diritto di elettorato attivo e passivo. Riguardo al diritto di elettorato
passivo – aggiunge Stefàno – va però sottolineato che prevale la misura dell’incandidabilità,
quale effetto della condanna alla pena detentiva divenuta definitiva il 1
agosto 2013″. Siamo quindi di fronte a un “duplice impedimento: la
ineleggibilità per interdizione dai pubblici uffici e la incandidabilità per
sei anni a seguito di condanna detentiva superiore ai due anni per reati
gravi”.
La difesa di Berlusconi, rappresentata dagli avvocati Franco
Coppi e Niccolò
Ghedini, aveva chiesto alla Corte di trasferire gli atti alla
Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo oppure di inviare gli atti
alla Corte Costituzionale o disporre un nuovo processo d’Appello. L’asso nella
manica del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo era stato calato
senza troppa convinzione, in extremis, proprio nel corso dell’udienza e si
basava su un verdetto Ue che il 4 marzo ha dato ragione aFranzo
Grande Stevens, uomo di fiducia della famiglia Agnelli, che
lamentava la non sovrapponibilità di sanzioni accessorie penali ulteriori
rispetto a quelle, pesanti, comminategli dalla Consob nella vicendaIfil-Exor.
Per Coppi e Ghedini questo significava che anche per il Cavaliere non si può
applicare una doppia sanzione accessoria, la decadenza prevista dalla legge
Severino e l’interdizione stabilita dalla legge speciale in materia
tributaria. Ma gli ‘ermellini’ non hanno evidentemente ritenuto assimilabili i
due casi.
“Prendiamo atto con grande amarezza della decisione della Terza Sezione
Penale della Corte di Cassazione”, ha commentato Ghedini, ribadendo che
“avremmo ritenuto quantomeno necessario un approfondimento presso la Corte
Europea di Strasburgo”. La prima reazione politica è stata invece quella di Fabrizio
Cicchitto(Nuovo
centrodestra): ”Esprimo la mia piena solidarietà a Berlusconi”.
Mentre per Renato
Brunetta ”ancora una volta la giustizia italiana va in direzione
opposta rispetto a quella europea. Dieci giorni fa la Corte europea dei
diritti dell’uomo condannava l’Italia perché applicava due sanzioni per lo
stesso fatto. Oggi la Corte di Cassazione raddoppia la pena per un fatto già
sanzionato dalla legge Severino. La storia è piena di questi casi, ci sarà
pure un giudice a Strasburgo”.
Più forte il commento di Anna
Maria Bernini, vice capogruppo vicario di Forza Italia-Pdl al
Senato, che definisce la decisione della Cassazione “unaferita
per la democrazia“. Non potrà essere una sentenza “politica
ingiusta e vessatoria a riscrivere passato e futuro della storia d’Italia”, ha
detto, sottolineando che “la sinistra, politica e giudiziaria, ottiene una
illusoria vittoria provvisoria con l’interdizione dell’avversario politico
Silvio Berlusconi, oggi più che mai e a maggior ragione leader riconosciuto di
Forza Italia e del popolo di centrodestra”.
Silvio Berlusconi, Strasburgo rifiuta la procedura
prioritaria al ricorso contro legge Severino
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha rifiutato
la domanda di Silvio Berlusconi di trattare "con
procedura prioritaria" il suo ricorso contro la
legge Severino. Lo ha reso noto la stessa Corte.
Nel ricorso - depositato nel
settembre scorso presso la Giunta per le immunità e
le elezioni - si sostiene che la legge Severino
introduce sanzioni di tipo penale che non possono
essere applicate in modo retroattivo, violando in
particolare l'articolo 7della
Convenzione dei diritti dell'Uomo.Secondo
i legali del Cavaliere, sarebbe stato violato anche
l'art.13 della Cedu, che regola "il diritto a un
ricorso effettivo", in quanto "l'ordinamento
italiano non prevede alcun rimedio interno
accessibile ed effettivo per far valere i dedotti
profili di incompatibilità con la Cedu".
La stessa Corte europea per i diritti dell'uomo ha
comunicato di aver ricevuto il ricorso presentato
dagli avvocati dell'ex premier contro la sentenza
Mediaset. Strasburgo ha precisato che il ricorso per
ora è stato solamente registrato, ovvero nessuna
decisione è stata ancora presa in merito alla sua
ammissibilità.
Berlusconi indagato con i suoi legali:
"Testimoni corrotti al processo Ruby"
L'ex premier nel mirino della Procura di Milano con
gli avvocati Ghedini e Longo: 45 in tutto i nomi
iscritti nel registro degli indagati per l'inchiesta
'Ruby ter'. L'ipotesi di reato: corruzione in atti
giudiziari e falsa testimonianza
Comincia con una scenetta surreale il 'Ruby ter',
nuovo capitolo della saga giudiziaria sulla giovane
marocchina: stavolta l'ex premier Silvio Berlusconi
è accusato di avere corrotto i suoi testimoni, a
cominciare dalle 'olgettine'. Alle 10.59, davanti ai
giornalisti convocati per l'annuncio, trilla la
sveglia dello smartphone del procuratore capo di
Milano, Edmondo Bruti Liberati. "Se deve essere
giustizia a orologeria...", ride il magistrato, che
prova con un battuta a spegnere le polemiche sulla
nuova inchiesta svelata proprio nei giorni
dell'accordo per la legge elettorale fra il
Cavaliere e Matteo Renzi.
Quarantacinque indagati.'Ruby
ter'nasce
con 45 indagati-
tra cui spiccano Berlusconi, appunto, e i suoi
avvocato storici, Niccolò Ghedini e Piero Longo - ediverse
carte già scopertein
mano all'accusa. Il breve comunicato del procuratore
contiene un generico riferimento alla "dovuta
iscrizione nel registro delle notizie di reato per i
soggetti e i reati rispettivamente segnalati" nellesentenza
'Ruby'e
inquella
'Ruby bis'.
Boccassini stavolta non c'è.Non
sarà però Ilda Boccassini a coordinare la nuova
inchiesta. Il magistrato che rappresentò l'accusa
contro il Cavaliere già nei processi Sme e Imi-Sir
"ha altri impegni più pressanti in questo momento",
ha spiegato lo stesso Bruti Liberati chiarendo di
aver affidato l'indagine al procuratore aggiunto
Pietro Forno e al pm Luca Gaglio. Boccassini, a capo
della Direzione distrettuale antimafia (Dda) dal
2009 , aveva preso in mano l'inchiesta sul caso Ruby
a carico dell'allora premier, dopo che i primi atti
di indagine, tra cui le audizioni della minorenne
marocchina dell'estate 2010, erano stati effettuati
dall'aggiunto Forno, a capo del pool di contrasto ai
reati sessuali, e dal pm Antonio Sangermano.
Sangermano era poi passato alla Dda e Boccassini era
entrata nelle indagini tirando le fila, assieme alla
sezione di polizia giudiziaria, di quanto era
accaduto nei presunti festini a luci rosse di Arcore
e nell'ormai famosa notte in questura, quando Ruby
venne rilasciata dopo una telefonata dell'ex
premier.
Il pm con le carte della P2."Boccassini
mi ha segnalato che ha altri impegni più pressanti
in questo momento", ha spiegato Bruti Liberati,
lasciando intendere che si occuperà, come ha fatto
finora, di grandi inchieste sulla criminalità
organizzata, dopo i colpi già inferti alla
'ndrangheta. E l'inchiesta 'Ruby ter' sarà seguita
da Forno, che ha ottenuto le condanne di Lele Mora,
Emilio Fede e Nicole Minetti nel processo gemello.
Piemontese, 67 anni, oltre a essere il magistrato a
cui Gherardo Colombo e Giuliano Turone decisero di
affidare, da custodire in cassaforte, una copia
della lista della P2, Forno nella sua carriera si è
occupato prima di contrasto al terrorismo e poi di
reati sessuali, prima a Milano e poi a Torino.
Rientrato nel capoluogo lombardo nel 2009 come
procuratore aggiunto, di recente ha presentato anche
domanda per concorrere al posto di procuratore capo
del capoluogo piemontese.
Il magistrato che riarrestò Mario Chiesa.Il
pm che si è messo al lavoro sulle carte, invece, è
Luca Gaglio: quarant'anni, nato a Trieste, con una
precedente esperienza alla Procura di Busto Arsizio
(Varese), dove ha chiesto e ottenuto l'arresto, per
la seconda volta dopo Tangentopoli, di Mario Chiesa
per un traffico di rifiuti. A Milano da quasi
quattro anni, ha già portato avanti molte indagini
contro la pedofilia e sulle violenze sessuali.
I testimoni sul libro paga.Tornando
alle carte dell'inchiesta, Berlusconi risponde di
corruzione in atti giudiziari perchè, secondo quanto
ipotizzato dal tribunale che lo ha condannato, "il
pagamento mensile regolare di 2mila 500 euro al
mese" alle ospiti ad Arcore, che poi hanno
testimoniato in aula, costituisce "un inquinamento
probatorio" e un "fatto illecito". Tra loro figura
anche la stessa Ruby, che vanta il record di reati:
corruzione in atti giudiziari (Berlusconi le avrebbe
promesso 5 milioni di euro "se avesse taciuto o
fatto la pazza"), falsa testimonianza e rivelazione
di segreto per avere raccontato al suo avvocato Luca
Giuliante (indagato a propria volta) i contenuti dei
primi interrogatori. Si tratta diversamenti
che Berlusconi ha sospesogiusto
qualche settimana fa. L'ex premier, inoltre, avrebbe
corrotto anche una giornalista di Mediaset, Silvia
Trevaini, che oltre al compenso mensile per la sua
professione ha ricevuto il "regolare stipendio" e
nel corso degli anni una serie di extra - la cifra è
intorno agli 800mila euro - che le sono serviti per
acquistare tre appartamenti, due dei quali nel
centro di Milano. In più, per lei l'ex premier
avrebbe comprato varie "autovetture".
Le convocazioni ad Arcore.Le
ragazze convocate a Villa San Martino. Marysthelle
Polanco, le gemelle Concetta ed Eleonora De Vivo,
Roberta Bonasia e le altre 'a stipendio fisso' sono
indagate per corruzione in atti giudiziari e falsa
testimonianza. In aula avevano parlato di "cene
eleganti e normali" con un padrone di casa
"impeccabile", certamente non quell'uomo lascivo
descritto da altri testimoni che i giudici hanno poi
ritenuto attendibili. Dall'accusa di corruzione in
atti giudiziari dovranno difendersi anche gli
avvocati Longo e Ghedini, ai quali viene contestato
di avere partecipato alla riunione del 15 gennaio
2011, quando a Villa San Martino vennero convocate
18 ragazze, poi gratificate economicamente da
Berlusconi, perché - sono parole sue - per colpa
dell'inchiesta "hanno perduto possibilità di lavoro
e anche fidanzati". I due legali si sono già detti
convinti che dagli atti "non potrà che derivare una
richiesta di archiviazione".
Sentenza Ruby, “Provato sesso con Karima. Berlusconi regista del
bunga bunga”
Le motivazioni della condanna a 7 anni: secondo i giudici la
ragazza marocchina era inserita nel "collaudato sistema
prostitutivo di Arcore". Ghedini e Longo: "Sentenza surreale, non
potrà essere confermata". Ma con il deposito di oggi nasce
ufficialmente l'inchiesta "Ruby ter" sulle presunte false
testimonianze nel processo. E il Cavaliere - con il voto sulla
decadenza alle porte - ha sempre più paura di eventuali misure
cautelari
Era ilregistadelbunga
bunga, sapeva cheRubyeraminorennee
intervenne pesantemente sullaQuesturaperché
la ragazzina marocchina, spacciata per la nipote dell’allora
presidente dell’Egitto Mubarak, fosse rilasciata la notte del
27-28 maggio 2010. Ecco perché il 24 giugno scorso i magistrati di
Milano hanno condannato Silvio
Berlusconia 7
anni di reclusione perconcussionee
prostituzione minorile. Quasi
due mesi dopo il termine naturale i giudici della IV sezione
penale di Milano hanno depositato le motivazioni del verdetto
sulle serate ad alto tasso erotico di Arcore. Per
i giudici ci fu “la sproporzione tra l’intensità e la costrizione
proveniente” dall’allora presidente del Consiglio“rispetto
allo scopo avuto di mira, nel caso di specie il rilascio di unaprostituta
di 17 anni”. Per i legali di BerlusconiNiccolò
GhediniePiero
Longola
sentenza “è surreale e non potrà essere confermata”. Ma ora il
problema rischia di spostarsi immediatamente sul piano politico
visto che il 27 novembre (anche se la data continua a ballare) si
voterà la decadenza da senatore del Cavaliere. Il che significa
che l’ex presidente del Consiglio sarebbe – per la prima volta dal
1994 – senza lo scudo da parlamentare. Si vedrebbe così
materializzata la paura di Berlusconi: il rischio che una delle
varie Procure d’Italia che lo hanno indagato chieda una misura
cautelare, che si aggiungerebbe all’esecuzione della pena (lui ha
chiesto i servizi sociali) per la condanna definitiva a 4 anni per
frode fiscale nel processo Mediaset.
Berlusconi “consapevole che Ruby fosse minorenne”.È ”provato
– scrivono i giudici nella motivazione – che l’imputato abbia
compiuto atti sessuali con “Ruby” in cambio di ingenti
somme di denaro e di altre utilità, quali gioielli”. Il
tribunale di Milano ha ritenuto che “la valutazione unitaria del
materiale probatorio illustrato evidenzi lo stabile inserimento”
di Ruby “nel collaudato
sistema prostitutivo di Arcore”. Dopo il bunga bunga
“faceva poi seguito la notte ad Arcore con il presidente del
Consiglio, inpromiscuità
sessuale, ma soltanto per alcune giovani scelte
personalmente dal padrone di casa tra le sue ospiti femminili.
Certo è che, tra queste, egli scelse El Mahroug Karima in almeno
due occasioni”. Fu proprio Ruby a rivelare che disse a Berlusconi
che erano minorenne “la seconda volta che era andata ad Arcore”
quando “l’imputato le aveva proposto di pagarle l’affitto unappartamento
in via Olgettinaintestandole
il relativo contratto di affitto…”, ma proprio il fatto di avere
17 anni e di non aver documenti avevano imposto alla marocchina di
dirglielo in quanto “ostacoli insormontabili”.
L’ex premier “regista delle esibizioni sessuali”. Ruby pagata per
mentire. ”Risulta provato che ilregista
delle esibizioni sessualidelle
giovani donne fosse proprio Berlusconi, il quale dava il via al
cosiddettobunga
bunga, in cui le ospiti si attivavano per soddisfare i
desideri dell’imputato”. Il Cavaliere aveva definito quelle serate
solo “cene eleganti”,ma
alcuni testimoni avevano descritto quelle serate come un
“puttanaio” in cui ad un certo punto tra balletti osé e
spogliarelli compariva una statuetta di Priapo”. Ruby ha
sempre negato di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi ma
per i giudici “ha
mentito perché è stata pagata per farlo dall’imputato“. Inoltre
i giudici hanno stabilito che il premio per le menzogne sarebbe
stato altissimo: le ”risultanze” del processo“comprovano” che
Ruby, dopo il 7 ottobre 2010, giorno del misterioso interrogatorio
della ragazza con l’avvocato Luca Giuliante, “Lele” e un
“emissario di Lui”, “era in attesa di ricevere la ricompensa
promessa pari acirca
cinque milioni di euro”. E’ la stessa ragazza, che in una
telefonata, raccontava di ricevere inoltre 20mila euro ogni
martedì e che il compagno Luca Risso pretendeva di conservare
perché “spendacciona”.
Sulla Questura il Cavaliere “intervenne pesantemente”. ”Deve
ritenersi” che il premier “intervenne pesantemente sullalibertà
di autodeterminazionedel
capo di gabinetto e, attraverso il superiore gerarchico, sul
funzionario in servizio quella notte in Questura (…) al fine di
tutelare se stesso, evitando” che Ruby “svelasse l’attività di
prostituzione” ad Arcore. Per questo motivo sei dei sette anni
inflitti all’imputato sono per il solo reato di concussione. “Il
presidente del Consiglio dei ministri ha chiamato nel cuore della
notte il capo di gabinetto per chiedere la liberazione” di Ruby
“al fine di ottenere per sé unduplice
vantaggio… da
un lato la ragazza veniva in tal modo rilasciata” in modo da poter
“continuare indisturbata a frequentare la privata dimora di Arcore
e dall’altro (Berlusconi, ndr) evitava che la stessa potesse
riferire alle forze dell’ordine e alle assistenti sociali di aver
compiutoatti
sessuali a pagamentocon
lo stesso imputato, garantendosi così l’impunità”.
Nel mezzo finirono i funzionari della Questura: “Il fatto che
Berlusconi” segnalasse “una presunta parentela di El Mahroug
Karima con il presidente Mubarak, lungi dal fare ritenere che
l’imputato abbia così esercitato sul dott. Ostuni (capo di
Gabinetto, ndr) un’opera di suggestione o di persuasione blanda, è
– al contrario – indice sintomatico della fortecoazione
psicologicapartita
dal capo di Gabinetto, in quanto si trattava di unacircostanza
macroscopicamente non veritieradi
cui Berlusconi era perfettamente consapevole”. Nonostante avesse
compreso che Ruby non era la nipotina di Mubarak il funzionario
continuò a insistere perché il funzionario di turno, Giorgia
Iafrate, consegnasse la ragazza aNicole
Minetti. La “frottola” era stata ben compresa, ma Ostuni
aveva un “palese timore” che opponendosi alla richiesta avrebbe
rischiato la carriera. Berlusconi,abusando
della propria qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri,
costrinse Pietro Ostuni a dare disposizioni ai funzionari della
Questura di Milano di rilasciare” Ruby, “affidandola a Minetti
Nicole”.
“Asservì funzione pubblica a interesse a privato”. ”Silvio
Berlusconi, quando era premier e telefonò al capo di gabinetto
della Questura per chiedere la liberazione di Ruby, “non ha
esitato adasservire
la pubblica funzione ad un interesse del tutto privato(…)
ossia il complessivo funzionamento di un sistema prostitutivo” ad
Arcore.
Con deposito motivazioni nasce il filone Ruby ter. Il
Tribunale aveva deciso anche la trasmissione
degli atti alla Procura perché
valutassero l’ipotesi di falsa
testimonianza per
le dichiarazioni di una lunga serie di testimoni, tra i quali la
parlamentare del PdlMaria
Rosaria Rossie l’europarlamentareLicia
Ronzullie di
suo marito Renato Cerioli, il cantante Mariano Apicella (cui il
Cavaliere aveva comprato casa), il pianista Danilo Mariani e di
sua moglie Simonetta Losi (inserita poi nelle liste Pdl), e il
commissario di polizia Giorgia Iafrate. Nella lista dei giudici
tra gli altri c’era anche l’ex consigliere per le relazioni estere
di Berlusconi, Valentino Valentini, che era con Berlusconi a
Parigi quando telefonò in questura la sera del 27 maggio 2010. La
senatrice Maria
Rosaria Rossi e l’eurodeputato Licia
Ronzulli, così come una serie di ragazze ospiti alle
serate di Arcore, il pianista di Villa San Martino Danilo Mariani
e sua moglie e Mariano Apicella, hanno “mentito” quando hanno
testimoniato in aula per “personali vantaggi economici e di
carriera loro derivanti da deposizioni compiacenti”.
Le Olgettine stipendiate dal leader del Pdl.
Berlusconi ha una ”capacità delinquere (…) consistita
nell’attività sistematica diinquinamento
probatorioa
partire dal 6 ottobre 2010 attuata anche corrispondendo” a Ruby “e
ad alcune testimoni ingenti somme di denaro”.I
giudici infatti avevano trasmesso ai pm i racconti a verbale di
alcune delleOlgettine(Elisa
Tosi, Francesca Cipriani, Elisa Barizonte, Miriam Loddo, Roberta
Bonasia, Joana Visan, Barbara Faggioli, Cinzia Molena, Marianna e
Manuela Ferrera, Raissa Skorkina),
di Joana Armin, della prostituta brasilianaMichelle
Conceiçao(cui
fu affidata Ruby dalla Minetti), dell’ex diplomatico in servizio
presso la presidenza del Consiglio Bruno Archi (inserito nelle
liste Pdl alle scorse elezioni), delle gemelle Concetta ed
Eleonora De Vivo (che hanno ricevuto almeno un bonifico da
Berlusconi). In particolare le ragazze, a processo in corso,venivano
ancora aiutate economicamente dal leader del Pdl. La
Procura di Milano dovrà valutare anche le altre testimonianze. Con
questo deposito oggi nasce ufficialmente l’inchiesta Ruby ter. I
pm dovranno stabilire quindi nel nuovo filone d’inchiesta quante e
quali sono state le ipotizzate bugie dei testi a difesa.
Anche i giudici che hanno condannatoEmilio
Fede, Nicole Minetti e Lele Moraavevano
trasmesso gli atti alla Procura: in quel caso anche le
dichiarazioni di Berlusconi, dei suoi legali e della
marocchina. Quale sarà il titolo di reato –falsa
testimonianza, corruzione in atti giudiziari o intralcio alla
giustizia–
il problema si profilerà a causa dei soldi che l’ex premier ha
continuato a versare anche durante il processo alle Olgettine.
Anche leindagini
difensivedegli
avvocatiNiccolò
GhediniePiero
Longofiniranno
nella lente gli investigatori. Alcuni verbali difensivi furono
trovati dagli investigatori della Polizia negli appartamenti di
via Olgettina 65 a Milano dove vivevano, a spese del Cavaliere,
alcune delle ragazze che partecipavano alle feste. Era il giorno
delle perquisizioni successivo all’avviso di garanzia al
presidente del Consiglio (14 gennaio 2011). I verbali poi non
furono depositati ai pm come successo invece per altridocumentinei
giorni successivi. Secondo gli investigatori i documenti con i
racconti delle ospiti delle “cene eleganti” già siglati dagli
avvocati del premier non risultavano controfirmati dalle testi
stesse. E addirittura in casa della soubrette domenicanaMarystelle
Polancogli
uomini della squadra Mobile avevano scoperto non il suo verbale
difensivo ma quello di Barbara Guerra.
Ghedini e Longo: “Sentenza surreale, non potrà essere confermata”.
“Una sentenza surreale, in totale contrasto con gli elementi
probatori, con la logica, con i fondamentali principi di diritto e
con la giurisprudenza della Corte di Cassazione”. E’ quanto
dichiarano l’avvocato Piero Longo e l’avvocato Niccolò Ghedini,
legali di Berlusconi, commentando le motivazioni della sentenza
Ruby. ”Anche con tutta la migliore volontà accusatoria non sarà
possibile confermare questa sentenza nei gradi successivi di
giudizio”.
Sulla Questura il Cavaliere “intervenne pesantemente”. ”Deve
ritenersi” che il premier “intervenne pesantemente sullalibertà
di autodeterminazionedel
capo di gabinetto e, attraverso il superiore gerarchico, sul
funzionario in servizio quella notte in Questura (…) al fine di
tutelare se stesso, evitando” che Ruby “svelasse l’attività di
prostituzione” ad Arcore. Per questo motivo sei dei sette anni
inflitti all’imputato sono per il solo reato di concussione. “Il
presidente del Consiglio dei ministri ha chiamato nel cuore della
notte il capo di gabinetto per chiedere la liberazione” di Ruby
“al fine di ottenere per sé unduplice
vantaggio… da
un lato la ragazza veniva in tal modo rilasciata” in modo da poter
“continuare indisturbata a frequentare la privata dimora di Arcore
e dall’altro (Berlusconi, ndr) evitava che la stessa potesse
riferire alle forze dell’ordine e alle assistenti sociali di aver
compiutoatti
sessuali a pagamentocon
lo stesso imputato, garantendosi così l’impunità”.
Nel mezzo finirono i funzionari della Questura: “Il fatto che
Berlusconi” segnalasse “una presunta parentela di El Mahroug
Karima con il presidente Mubarak, lungi dal fare ritenere che
l’imputato abbia così esercitato sul dott. Ostuni (capo di
Gabinetto, ndr) un’opera di suggestione o di persuasione blanda, è
– al contrario – indice sintomatico della fortecoazione
psicologicapartita
dal capo di Gabinetto, in quanto si trattava di unacircostanza
macroscopicamente non veritieradi
cui Berlusconi era perfettamente consapevole”. Nonostante avesse
compreso che Ruby non era la nipotina di Mubarak il funzionario
continuò a insistere perché il funzionario di turno, Giorgia
Iafrate, consegnasse la ragazza aNicole
Minetti. La “frottola” era stata ben compresa, ma Ostuni
aveva un “palese timore” che opponendosi alla richiesta avrebbe
rischiato la carriera. Berlusconi,abusando
della propria qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri,
costrinse Pietro Ostuni a dare disposizioni ai funzionari della
Questura di Milano di rilasciare” Ruby, “affidandola a Minetti
Nicole”.
“Asservì funzione pubblica a interesse a privato”. ”Silvio
Berlusconi, quando era premier e telefonò al capo di gabinetto
della Questura per chiedere la liberazione di Ruby, “non ha
esitato adasservire
la pubblica funzione ad un interesse del tutto privato(…)
ossia il complessivo funzionamento di un sistema prostitutivo” ad
Arcore.
Con deposito motivazioni nasce il filone Ruby ter. Il
Tribunale aveva deciso anche la trasmissione
degli atti alla Procura perché
valutassero l’ipotesi di falsa
testimonianza per
le dichiarazioni di una lunga serie di testimoni, tra i quali la
parlamentare del PdlMaria
Rosaria Rossie l’europarlamentareLicia
Ronzullie di
suo marito Renato Cerioli, il cantante Mariano Apicella (cui il
Cavaliere aveva comprato casa), il pianista Danilo Mariani e di
sua moglie Simonetta Losi (inserita poi nelle liste Pdl), e il
commissario di polizia Giorgia Iafrate. Nella lista dei giudici
tra gli altri c’era anche l’ex consigliere per le relazioni estere
di Berlusconi, Valentino Valentini, che era con Berlusconi a
Parigi quando telefonò in questura la sera del 27 maggio 2010. La
senatrice Maria
Rosaria Rossi e l’eurodeputato Licia
Ronzulli, così come una serie di ragazze ospiti alle
serate di Arcore, il pianista di Villa San Martino Danilo Mariani
e sua moglie e Mariano Apicella, hanno “mentito” quando hanno
testimoniato in aula per “personali vantaggi economici e di
carriera loro derivanti da deposizioni compiacenti”.
Le Olgettine stipendiate dal leader del Pdl.
Berlusconi ha una ”capacità delinquere (…) consistita
nell’attività sistematica diinquinamento
probatorioa
partire dal 6 ottobre 2010 attuata anche corrispondendo” a Ruby “e
ad alcune testimoni ingenti somme di denaro”.I
giudici infatti avevano trasmesso ai pm i racconti a verbale di
alcune delleOlgettine(Elisa
Tosi, Francesca Cipriani, Elisa Barizonte, Miriam Loddo, Roberta
Bonasia, Joana Visan, Barbara Faggioli, Cinzia Molena, Marianna e
Manuela Ferrera, Raissa Skorkina),
di Joana Armin, della prostituta brasilianaMichelle
Conceiçao(cui
fu affidata Ruby dalla Minetti), dell’ex diplomatico in servizio
presso la presidenza del Consiglio Bruno Archi (inserito nelle
liste Pdl alle scorse elezioni), delle gemelle Concetta ed
Eleonora De Vivo (che hanno ricevuto almeno un bonifico da
Berlusconi). In particolare le ragazze, a processo in corso,venivano
ancora aiutate economicamente dal leader del Pdl. La
Procura di Milano dovrà valutare anche le altre testimonianze. Con
questo deposito oggi nasce ufficialmente l’inchiesta Ruby ter. I
pm dovranno stabilire quindi nel nuovo filone d’inchiesta quante e
quali sono state le ipotizzate bugie dei testi a difesa.
Anche i giudici che hanno condannatoEmilio
Fede, Nicole Minetti e Lele Moraavevano
trasmesso gli atti alla Procura: in quel caso anche le
dichiarazioni di Berlusconi, dei suoi legali e della
marocchina. Quale sarà il titolo di reato –falsa
testimonianza, corruzione in atti giudiziari o intralcio alla
giustizia–
il problema si profilerà a causa dei soldi che l’ex premier ha
continuato a versare anche durante il processo alle Olgettine.
Anche leindagini
difensivedegli
avvocatiNiccolò
GhediniePiero
Longofiniranno
nella lente gli investigatori. Alcuni verbali difensivi furono
trovati dagli investigatori della Polizia negli appartamenti di
via Olgettina 65 a Milano dove vivevano, a spese del Cavaliere,
alcune delle ragazze che partecipavano alle feste. Era il giorno
delle perquisizioni successivo all’avviso di garanzia al
presidente del Consiglio (14 gennaio 2011). I verbali poi non
furono depositati ai pm come successo invece per altridocumentinei
giorni successivi. Secondo gli investigatori i documenti con i
racconti delle ospiti delle “cene eleganti” già siglati dagli
avvocati del premier non risultavano controfirmati dalle testi
stesse. E addirittura in casa della soubrette domenicanaMarystelle
Polancogli
uomini della squadra Mobile avevano scoperto non il suo verbale
difensivo ma quello di Barbara Guerra.
Ghedini e Longo: “Sentenza surreale, non potrà essere confermata”.
“Una sentenza surreale, in totale contrasto con gli elementi
probatori, con la logica, con i fondamentali principi di diritto e
con la giurisprudenza della Corte di Cassazione”. E’ quanto
dichiarano l’avvocato Piero Longo e l’avvocato Niccolò Ghedini,
legali di Berlusconi, commentando le motivazioni della sentenza
Ruby. ”Anche con tutta la migliore volontà accusatoria non sarà
possibile confermare questa sentenza nei gradi successivi di
giudizio”.
GLI DARANNO FUOCO?
Silvio Berlusconi, storia di unfuggiasco
di successo. Vent’anni di politica,
dalla discesa in campo, spinta dal timore delle
manette e del fallimento economico, all’uscita di
scena dopo una strenua lotta contro una condanna
definitiva e una legge – la “Severino” – prima
approvata e poi furiosamente rinnegata dai suoi
parlamentari. Vent’anni di fuga, agevolata però dalconsenso
di milioni di italianiche
gli hanno concesso sorprendenti resurrezioni dopo i
tanti flop di governo, le inchieste giudiziarie, gli
scandali, le gaffe, le cronache grottesche delle
“cene eleganti”. 23 novembre 1993, la prima
dichiarazione politica in sostegno del missinoGianfranco
Finicandidato
sindaco a Roma nel terremoto del dopo Tangentopoli;
27 novembre 2013,la
decadenza da senatore votata a maggioranza dopo la
condanna definitiva per frode fiscalenelprocesso
Mediaset. La cabala è mancata per poco.
Ma è davverola
fine del ventennio berlusconiano?Lui
esce dal parlamento, ma appare tutt’altro che
intenzionato a uscire dalla politica. Come in certi
film dell’orrore, nell’ultimo fotogramma il mostro
abbattuto solleva la palpebra quanto basta per
lasciare intuire un sequel.
IL TINTINNAR DI MANETTE E I DEBITI FININVEST.Silvio
Berlusconi va ripetendo che la “persecuzione” dei
giudici è iniziata dopo il suo ingresso in politica,
data l’incapacità della “sinistra” di batterlo alle
urne. A parte il fatto chei
guai giudiziari gli sono arrivati da magistrati di
tutte le correnti politiche,
le cose non stanno così. Il tintinnar di manette era
già nitido prima della discesa in campo. Nel 1993Paolo
Berlusconiera
indagato per corruzione in due diverse inchieste,
sulla compravendita di immobili di enti pubblici a
Roma e per la discarica di Cerro Maggiore.Bettino
Craxi, amico di una vita e politico di
riferimento, era già stato raggiunto da undici
avvisi di garanzia. Così come era finito in carcere
Giovanni Marone, ex segretario del ministro della
Sanità Francesco De Lorenzo, che ai magistrati aveva
raccontato di una somma di 300 milioni di lire
pagata al Pli daAldo
Brancher, dirigente della Fininvest
Comunicazioni. Ce n’era abbastanza per preoccuparsi,
e infatti il timore di quello che avrebbero potuto
fare i giudici emerge nelle riunioni sul progetto
Forza Italia, con lo stesso Craxi che esorta
Berlusconi a scendere in politica usando l’arma
delle televisioni. E poi nel 1993 pochi sanno chi
sono davveroCesare
PrevitieMarcello
Dell’Utri(non
a caso due grandi supporter della discesa in campo),
ma Berlusconi sì, dato che sono i suoi più stretti
collaboratori e consiglieri.
In quegli anni Berlusconi-imprenditore ha
un’altra grande preoccupazione: idebiti
della Fininvest. Dai verbali dei
Comitati corporate del gruppo, sequestrati dalla
magistratura e pubblicati dall’Espresso, emerge che
il 22 gennaio 1993 il direttore finanziarioUbaldo
Livolsifornisce
dati allarmanti sull’esposizione con le banche e non
solo: i debiti complessivi ammontano a oltrequattromila
miliardi di lire. “U. Livolsi segnala
che il sistema bancario italiano non è disposto ad
aumentare ulteriormente l’affidamento nei nostri
confronti”, annota l’assistente di BerlusconiGuido
Possa(poi
parlamentare di Forza Italia, come tanti manager
delle aziende berlusconiane). A questo punto
Berlusconi s’illumina: “A suo avviso”, scrive ancora
Possa, “l’attuale situazione è favorevole come non
mai per chi, provenendo da successi imprenditoriali,
voglia dedicare i propri talenti al governo della
cosa pubblica (…). Non nasconde che gli viene una
gran voglia di mettersi alla testa di un partito”.
1994, IL PRIMO TRIONFO E IL PRIMO TONFO.Quale
che sia il vero motivo della nascita di Forza
Italia, che va a coprire il vuoto lasciato daDcePsispazzati
via dall’inchiestaMani
pulite, l’operazione è un successo. La
neonata creatura di Silvio Berlusconi prendeoltre
8 milioni di voti, pari al 21%, e lancia
al governo il Polo della libertà, travolgendo la
“gioiosa macchina da guerra” diAchille
Occhetto, leader del Pds. Ma la promessa
di una “rivoluzione liberale” ha vita breve, solo
sette mesi. Pochi giorni prima di Natale, il leader
della LegaUmberto
Bossitoglie
la fiducia all’alleato,e
il Polo si sfalda in reciproche e sanguinose accuse.
Intanto arriva il temuto colpo della magistratura:
il celebreinvito
a comparirein
Procura a Milano consegnato al presidente del
Consiglio il 22 novembre, mentre è impegnato a
Napoli a presiedere un vertice sulla criminalità.
Berlusconi sperimenta le alchimie della politica
romana, finisce all’opposizione delgoverno
Dini, e nel 1996 è sconfitto dall’Ulivo
guidato da Romano Prodi.
2001, PRIMA RESURREZIONE (RINGRAZIANDO LA SINISTRA).Poteva
finire lì: invece del ventennio, un dimenticabile
biennio. A sinistra, con supponenza, molti lo
pensavano. E intanto preparavano la strada perla
prima resurrezionedel
nemico. La legge sul conflitto d’interessi finì nel
dimenticatoio (Francesco
Rutelliammise
pubblicamente il grave errore nella campagna
elettorale del 2001). LaCommissione
Bicameralesulle
riforme istituzionali (che non si faranno) rimette
in gioco il Cavaliere (che ne approfitta per porre
l’unica questione che gli sta davvero a cuore, lagiustizia).
Sulle leggi che colpiscono inchieste e processi di
Tangentopoli si registrano inquietanti convergenze
tra i due “poli” che apparentemente si combattono a
colpi di quotidiani insulti. Nel giro di cinque
anni, il centrosinistra riesce a bruciare il cavallo
vincente Romano Prodi e Ben due governi guidati daMassimo
D’Alema(già
presidente della citata bicamerale), per finire la
legislatura con l’ex PsiGiuliano
Amato. La resurrezione è compiuta.
Berlusconi riallaccia senza patemi l’alleanza con
l’ex “traditore” Bossi, infarcisce la campagna
elettorale di colpi di teatro – dai manifesti sei
metri tre con slogan tipo “meno tasse per tutti” al
“contratto con gli italiani” firmato in diretta tv
davanti a un ossequiosoBruno
Vespa–
e batte agevolmente il centrosinistra guidato
dall’ex sindaco di Roma Rutelli. La sola Forza
Italia sfiora gli11
milioni di votie
il30%nel
proporzionale. Nei collegi della Camera in Sicilia,
la Casa delle libertà batte l’Ulivo 61 a zero.
2001-2006, IL BERLUSCONISMO. QUELLO VERO.E’
nella legislatura 2001-2006 che Berlusconi e il
berlusconismo mostrano il loro vero volto. Quando
torna a palazzo Chigi, il Cavaliere di Arcore ha già
collezionato una sfilza di inchieste e processi in
corso:falso
in bilancio(casi
Lentini e Medusa Cinema),corruzione(tangenti
Fininvest alla guardia di Finanza),corruzione
giudiziaria(Lodo
Mondadori e Sme),finanziamento
illecito(al
Psi di Craxi, indagine All Iberian)… Previti e Dell’Utri
sono già coinvolti in fatti gravissimi, il primo
sotto processo per corruzione in atti giudiziari (in
favore dello stesso Berlusconi), il secondo indagato
perconcorso
esterno in associazione mafiosa(come
uomo cerniera tra Berlusconi eCosa
nostra). E’ la stagione delleleggi
ad personam(tra
le prime approvate dal centrodestra, proprio
l’ammorbidimento del falso in bilancio), degli
estenuanti dibattiti parlamentari su minuzie del
codice di procedure penale che però interessano i
processi del capo, dello scontro continuo con la
magistratura. Fuori dal Palazzo prendono corpo
rivoluzioni epocali: l’11 settembre, il boom
economico cinese, la nuova frontiera di internet.
Dentro il Palazzo ci si scanna sul legittimo
impedimento, sul funzionamento delle rogatorie,
sulla prescrizione…
E nel Palazzo chi si indigna trova scarso
ascolto. I leader del centrosinistra spiegano che di
processi e sentenze non bisogna nemmeno parlare,
sono cose da “giustizialisti” o “girotondini”,
perché Berlusconi va “sconfitto
politicamente“. Non ci riusciranno. E
intanto il fuggiasco di successo colleziona
assoluzioni, prescrizioni, attenuanti, spesso
determinate da quelle leggi contestate. Mentre a
sinistra si fa mostra di bon ton, la Casa delle
libertà assume ilcontrollo
ferreo di gran parte della Rai, che si
aggiunge ai tre canali Mediaset che certo dispiaceri
a Berlusconi non ne danno, men che meno nei tg e
negli spazi d’informazione. Anzi, per lo più
mostrano un’adesione di tipo sovietico ai voleri del
capo.
2008, SECONDA RESURREZIONE (CON PRESUNTA
COMPRAVENDITA).Berlusconi
esce a pezzi anche da questa esperienza di governo.
Dell’esecutivoFi-Lega-An-Udcpuò
vantare la durata record, ma non i successi.
L’alleanza si sfalda, i sondaggi vanno a picco ed
evidenziano un’ampia frangia di delusi intenzionati
a non votarlo più (è per limitare i danni che nel
2005 il centrodestra vara il famigeratoPorcellum).
Ecco, è fatta. Al centrosinistra non resta che
raccogliere i cocci e buttarli via. Il candidato è
ancora Prodi, che lo ha già battuto. Invece no. Il
Cavaliere non farà miracoli al governo, ma se c’è
una cosa che sa fare è la campagna elettorale.
Martella l’etere da Isoradio a Bonolis, definisce“coglioni”gli
elettori avversi, annuncia “sondaggi americani” che
lo danno appaiato a Prodi. Rimonta, e molto. Finisce
quasi in pareggio. Prodi è un’anatra zoppa. Durerà
poco.Complice,
sosterrà poi la procura di Napoli, la “compravendita
di senatori” pianificata con l’”Operazione libertà”.
Nel 2008 Prodi cade e si torna a votare. Berlusconi
stravince con il neonatoPdl.
E’ la seconda resurrezione, Berlusconi è di nuovo a
palazzo Chigi.
Ma ilcrepuscoloè
cominciato. Solo che è un crepuscolo lungo,
interminabile, come quello dell’estate nordica. Gli
alleati storici lo abbandonano: Fini e Casini ormai
lo trattano come i girotondini, gli rinfacciano i
guai giudiziari, il conflitto d’interessi, l’uso
politico delle tv… Nel 2009 scoppiano gliscandali
a sfondo sessuale: le foto rubate con le
ragazze sulle ginocchia, poiNoemi
Letizia, laescort
Patrizia D’Addario.
E, l’anno dopo, i festini di Arcore ela
minorenne Ruby. Altri scandali, altri
processi. Lo molla, e con fragore pubblico, anche la
moglieVeronica
Lario. Lo molla anche il presidente
della RepubblicaNapolitano,
che nel novembre 2011 di fatto le esautora perché
l’Italia rischia di collassare sotto il peso della
peggiore crisi economica del dopoguerra e il suo
governo è paralizzato dallo scontro con la Lega.Seguono
festeggiamenti di piazza con bottiglie di spumante.
2013, TERZA RESURREZIONE (AL CREPUSCOLO).A
Palazzo Chigi arrivaMario
Monti, inizia l’era delle grandi intese
benedette da Napolitano, che dura ancora oggi.
Larghe intese dalle quali Berlusconi entra ed esce a
seconda degli umori e delle convenienze del momento:
l’Imu,
la decadenza, la giustizia (soprattutto). A volte
sembra intenzionato a mollare, manda avantiAlfano,
poi ci ripensa. A fine 2012 toglie la fiducia a
Monti e l’Italia deve tornare al voto. Nei frequenti
videomessaggi alla Nazione,l’incarnato
di Berlusconi ricorda sempre più quello della salma
di Mao conservata nel mausoleo di Pechino.
La terza resurrezione, giocata come al solito sul
martellamento televisivo e su mirabolanti promesse,
gli riesce a metà. Il Pdl prendesette
milioni di voti, 4 milioni in meno
rispetto ai fasti della sola Forza Italia nel 2001.
La coalizione di centrosinstra, guidata daPierluigi
Bersani, vince di un soffio un’altra
partita che poteva andare molto meglio. Il fuggiasco
continua a essere determinante e, mentre la crisi
flagella imprese e lavoratori, a giocare la sua
partita personale contro i giudici.
DECADENZA, ULTIMO ATTO?L’ultimo
atto ha del tragico, come si conviene.La
condanna in primo grado a sette anni per
prostituzione minorile e conncussione, nel processo
Ruby. Lacondanna
definitiva per frode fiscale a quattro anni (di cui
tre indultati) nel processo Mediaset.
Lo spettro degliarresti
domiciliari, o dell’affidamento ai
servizi sociali, “a
pulire i cessi“. O ilcarcere,
una volta perdute le prerogative di parlamentare. E
ancora, larottura
con Alfano, la frattura del Pdl, il
ritorno al passato di Forza Italia,il
patetico voltafaccia sulla fiducia al governo Letta.
I nodi vengono al pettine. Dopo vent’anni, l’ultima
fuga si infrange contro il muro della legge
Severino,votata
e rivendicata anche dal Pdl alla fine del 2012,
per dare un segnale moralizzatore dopo loscandalo
Fiorito. La legge Severino dice una cosa
semplice: chi è condannato in via defintiva per
determinati reati decade dalla carica di
parlamentare e non è candidabile per sei anni.
Nessuno ci ha trovato nulla da ridire quando è stata
approvata, né quando è stata applicata a una sfilza
di politici locali condannati anche per reati
minori. Appena è toccato a Berlusconi, è diventata
improvvisamente “anticostituzionale”, “antieuropea”,
“irretroattiva”. Ma questa volta la fuga non ha
trovato sponde tra gli avversari. Dal 27 novembre
2013 Silvio Berlusconi è fuori da Parlamento e non
potrà rientrarci per un bel pezzo.
Però la fuga è durata vent’anni. Grazie ai suoi
soldi, alle sue televisioni, ai suoi giornali, ai
suoi giornalisti, ai suoi parlamentari. Senza i
quali, dopo tanti fallimenti e tanti scandali,
sarebbe stato lo stesso centrodestra a mandarlo a
casa per sostituirlo con un leder più presentabile,
e da un bel pezzo. Ma anche grazie a milioni di
italiani che in quella fuga dalla legge, dalle
regole, dal fisco si sono pienamente riconosciuti.
Il Senato vota sì alla decadenza. Berlusconi è fuori
dal Parlamento
Dibattito animato in Aula. Respinti gli ordini del
giorno presentati dal centrodestra. Fi contro i
senatori a vita: "Vergognatevi". Nel pomeriggio il
Cavaliere ha tenuto un comizio a Roma davanti a
palazzo Grazioli. Grillo: "Non fine di un regime, ma
di un banale uomo"
Decadenza Berlusconi, l’odiato Parlamento che il
Cavaliere non vuole lasciare
Vent'anni dopo l'appoggio a Fini sindaco, ecco la
storia politica del Caimano che detestava le Camere
e le usava soltanto per leggi ad personam e insulti
ai nemici
Mercoledì 27 novembre, salvo sorprese, perSilvio
Berlusconiè
l’ultimo giorno di Parlamento. L’ha sempre
disprezzato, da oggi lo rimpiangerà (che fa rima conimmunità).
Tutto accade a vent’anni esatti dalla sua prima
uscita politica. È il 23 novembre ’93 quando,
inaugurando un ipermercato Standa aCasalecchio
di Reno, annuncia il suo appoggio a Fini
contro Rutelli, che si giocavano al ballottaggio la
poltrona disindaco
di Roma.Forza
Italiaè
pronta da mesi.Marcello
Dell’Utrici
ha lavorato da par suo. Il primo a saperlo è stato
Craxi, il 4 aprile. La Fininvest affoga nei debiti
(2.500 miliardi di lire), il pool Mani Pulite ronza
attorno al Cavaliere da un anno, arrestandogli un
manager via l’altro. In estate, mentre adArcoreimpazzano
i provini per i candidati (uno, per l’emozione, è
caduto nella piscina), è stato avvertito ancheIndro
Montanelli: “Entro in politica, il Giornale
sarà con me?”. “Te lo puoi scordare”.
Montanelli sostienei
referendum di Segni, per un centrodestra
liberale e moderato. E il 25 novembre avverte il
Cavaliere sulGiornale:
“L’idea di mettere intorno a un tavolo Bossi, Fini,
Segni, Martinazzoli e non so chi altro mi sembra un
sogno a occhi aperti. Ma anche se Berlusconi
riuscisse a realizzarlo, con quegli ingredienti non
si fa un programma: si fa soloun
minestroneda
cui non ci si può aspettare nulla di concreto”. E,
sia chiaro, “l’unico che può cacciarmi è il
becchino”. Da quel momento sulle reti Fininvest i
vari Sgarbi, Fede e Liguori – i “manganelli
catodici” – iniziano a massaggiargli la
schiena per indurlo alle dimissioni. Il 26 novembre,
mentre Mentana, Costanzo e i giornalisti Mondadori
chiedono garanzie sull’autonomia del Gruppo, il
vecchio Indro dice aSette:
“Se oggi in Italia saltasse fuoriun
altro Mussolini, avrebbe spazio libero. Ma
abbiamo visto dove portano gli incantatori di
masse”.
Minoli anticipa un’intervista aMixerdel
Cavaliere, che intanto affronta i giornalisti allaStampa
estera, per la prima volta da politico.
Finge di non aver deciso se entrare in politica
direttamente o solo come sponsor di un rassemblement:la
candidatura è solo l’extrema ratio, lui non
se la augura. E l’iscrizione allaP2?
Una storia vecchia. E il fascismo? Un’ideologia
vecchia, “sepolta nel passato”. E chi dice il
contrario? “Si vergogni!”. La stampa di sinistra,
italiana ed europea, è più scandalizzata
dall’appoggio al “fascista” Fini che dal
finanziere-tycoon in politica. Ma ilBerliner
Zeitungscrive:
“Nessuno in Europa ha tanto potere nei media quanto
Berlusconi”, senza contare i “grossi
debitidel
suo gruppo”. La parola “conflitto d’interessi” fa
capolino anche in Italia, perché il Tg4 ha trasmesso
integralmente la conferenza stampa.Veltroniannuncia:
“Faremo subito una legge antitrust sulle tv e la
pubblicità”. Buona questa.
Si fa vivo ancheGiorgio
Napolitano, presidente della Camera con un
monito ante litteram: “Possono anche entrare in
campo nuovi soggetti dalla vita economica. Ma le
istituzioni si facciano carico di garantire il
massimo equilibrio nell’uso dei mezzi di
informazione”. Buona anche questa. Il Cavaliere
replica a stretto giro in terza persona: “Se un
editore importante dovesse scendere in campo, mi
parrebbe giusto e di buon senso scegliere tra le due
cose”. Buona pure questa. Nascono i comitatiBoicotta
Biscionedi
Gianfranco Mascia. Tina Anselmi paventa il ritorno
della P2. Sgarbi ce l’ha con “i
nipotini di Stalin”. Bossi capisce subito
che la volpe di Arcore vuole razziare nel suo
pollaio: “Un partito non si crea dall’alto,
piazzando una decina di generali: deve nascere dal
popolo”.
Berlusconi entra per la prima volta in Senatoil
16 maggio 1994. Presenta il suo primo
governo per la fiducia. E dice: “È stato
legittimamente sollevato il problema del conflitto
d’interessi… Nel primo Consiglio dei ministri
abbiamo deciso una commissione di esperti per
trovare delle soluzioni entro fine settembre”. Poi
fa gli auguri “ai nostri atleti” in partenza per iMondiali
di calcio in Americae,
già che c’è, pure al Milan che ha vinto la Champions
“per difendere i suoi colori, quelli di Milano ma
anche quelli dell’Italia”. Il 19 maggio, aMontecitorio,
parla per l’opposizione Giorgio Napolitano. Nuovo
monito ante litteram: “Ricercare il più ampio
consenso per le riforme costituzionali” e dialogo
con il governo: “una linea di confronto non
distruttivo tra maggioranza e opposizione”. Che “non
deve impedire che il governo governi”. Manco fosse aWestminster.
Il Cavaliere si arma di un sorriso a 32 denti e sale
a stringere la mano a questo “oppositore corretto,
all’inglese”.
Da allora a oggi le apparizioni del Cavaliere in
Parlamento saranno un po’ meno numerose dei suoi
capelli veri, forse anche dei suoi processi. Quasi
soltanto per le fiducie dei governi suoi e altrui, e
per le leggi sugli affari suoi. Il2
agosto ’94tuona
contro la sinistra che vorrebbe (addirittura)
“l’esproprio proletario” dellaFininvest:
“ma siamo in Italia, non nellaRomania
di Ceausescu”. Per il resto “il Parlamento
mi fa perdere tempo” (11.10.94). Ma, sia chiaro, “il
mio rispetto per il Parlamento è assoluto”. Il 21
dicembre gli tocca proprio andarci, alla Camera,
perché Bossi l’ha appena sfiduciato: “Ha una
personalità doppia, tripla, forse anche quadrupla.
Il suo mandato diventa carta straccia. Una grande
rapina elettorale”.Il
2 agosto ’95lancia
la sua riforma costituzional-presidenzialista.
L’anno seguente, per oliare l’inciucio della
Bicamerale, ottiene dal solito Violante una seduta
straordinaria della Camera per denunciare lo
scandalo del “cimicione”: “Onorevoli colleghi, il
fatto è grave. Un’attività spionistica ai danni del
leader dell’opposizione, da chiunque ordita, rientra
perfettamente nel panorama non limpido della vita
nazionale. Mai, nella storia repubblicana, sono
gravate sulla libera attività politica tante ombre e
tanto minacciose. Nellagiustizia
malatadi
questo Paese siamo alle intercettazioni virtuali”
(16.10.96). Si scoprirà poi che l’aggeggio trovato aPalazzo
Grazioliè
un ferrovecchio scassato e inservibile, piazzato lì
non dalle toghe rosse, ma dalla stessa ditta da lui
incaricata di “disinfestare” la casa.
Nel ’97 Berlusconi vota con l’Ulivo per la missione
militare in Albania, mentre Lega e Rifondazione sono
contro. Il leghista Luigi Roscia lo canzona: “Bravo,
inciucione!”. E lui: “Bravo tu, furbacchione: votate
con Rifondazione, avete proprio delle facce di cazzo!”.
Poi cade Prodi e arrivail
governo D’Alema-Cossiga-Mastella. Il
Cavaliere, alla Camera, torna a strillare al
ribaltone: “Continua con D’Alema la maledizione dei
partiti comunisti: mai riusciti ad andare al governo
con un libero voto popolare… Questo è uno sciagurato
mix fra vecchi gladiatori e vecchie guardie rosse…Moro
fu assassinato dalle Br, i cui volti
spuntavano dall’album di famiglia del comunismo
italiano. Il suo, onorevole D’Alema, è un governo
senza legittimità democratica, ha solo il 28% dei
consensi”. Fabio Mussi lo fulmina: “Quando arriva al
100 per cento, Cavaliere, ci faccia un fischio”
(24.10.98).
Nel 2001 torna al governo, ma non in Parlamento. Un
giorno i Ds gli chiedono di riferire alle Camere sulMedio
Oriente, e lui: “Sono richieste ridicole!
Basta leggere i giornali, anche l’Unità, e tutti
possono sapere la situazione in Medio Oriente”
(6.3.2002). L’Italia entra in guerra contro l’Iraq.
Scalfaro denuncia in Senato il “servilismo” di B.
verso Bush. Lui sibila: “Ma vaffanculo!”. L’ultima
impresa parlamentare degna di nota è in Senato, all’approvazione
della Devolution: “Chi non salta comunista
è!” (16.11.05). Poi più nulla fino al 22 aprile
2013, dopo l’ultimo capolavoro: la rielezione di
Napolitano. Il Re esalta l’inciucio prossimo venturo
e lui magnifica “il discorso più straordinario che
io abbia mai sentito nei vent’anni di vita
politica”. Ergo, “meno
male che Giorgio c’è”. Segue abbraccio
affettuoso. Sette mesi fa, e pare già un secolo. Il
2 ottobre, mentre Bondi alla Camera tuona contro
Letta Nipote (“vergogna vergogna!”), Berlusconi in
Senato annuncia la fiducia. Oggi – salvo colpi di
scena, o di coda, o di mano, o di testa, o di sonno
– Palazzo Madama voterà la sua decadenza. E, se sarà
presente, i commessi lo accompagneranno all’uscita.
Potrà rientrare fra sei anni, quando ne avrà 83. E
l’ordine lo darà il presidente Piero Grasso, lo
stesso che l’anno scorso voleva premiarlo per il suo
indefesso impegno antimafia. A quel punto, al
Caimano, verrà da ridere.O
forse da piangere.
Silvio Berlusconi fu ”ideatore
del meccanismodel
giro dei diritti che a distanza di anni continuava
aprodurre
effetti (illeciti)di
riduzione fiscale per le aziende a lui facenti
capo in vario modo”. Arrivanoin
meno di un mese le 208 pagine di
motivazioni dellasentenza
di condannaa
4 anniper
frode fiscalenei
confronti di Silvio Berlusconi.
Motivazioni che confermano le impostazioni dei
giudici di merito e che dipingono l’ex premier
comela
mentealla
base del meccanismo illecito atto a “consentire la
perdurante lievitazione dei costi di
Mediaset a fini di evasione
fiscale“. Per i supremi giudici è
“inverosimile” l’ipotesi alternativa “che vorrebbe
tratteggiare una sorta dicolossale
truffaordita
per anni ai danni di Berlusconi (proprio in quello
che è il suo campo d’azione e nel contesto di un
complesso meccanismo da lui stesso strutturato e
consolidato) da parte di personaggi da lui scelti
e mantenuti, nel corso degli anni, inposizioni
strategichee
nei cui confronti non risulta essere mai stata
presentata alcuna denuncia. Non è dunque
verosimile che qualche dirigente di Fininvest
Mediaset – spiegano ancora i giudici – abbia
subito per vent’anni truffe per milioni di euro
senza accorgersene”.
Il Cavaliere quindi aveva comunque il controllo
della situazione perché c’erano i suoi uomini che
sapevano quali erano le direttive e i giudici
della Cassazione accolgono in toto quelle che
erano state le conclusioni dei giudici di merito
di primo e secondo grado: “La qualità di
Berlusconi di azionista di maggioranza edominus
indiscusso del gruppogli
consentiva pacificamente qualsiasi possibilità di
intervento, anche in mancanza di poteri gestori
formali. La permanenza di tutti i suoi fidati
collaboratori ma anche correi, ne costituisce la
più evidente dimostrazione”.
Berlusconi responsabile anche dopo la dismissione
delle cariche - I personaggi chiave
della vicenda Mediaset sono stati “mantenuti
sostanzialmente nelle posizioni cruciali anche
dopo la dismissione delle cariche sociali da parte
di Berlusconi e in continuativo contatto diretto
con lui”. Per cui “la mancanza in capo a
Berlusconi dipoteri
gestorie
di posizione di garanzia nella società non è dato
ostativo al riconoscimento della sua
responsabilità”. I giudici della Suprema corte che
fanno proprie le conclusioni relative a un’imponente
evasione fiscalea
cui pervengono i giudici di merito, sottolineano
anche come questi ultimi “attraverso l’analisi del
cosiddetto ‘giro dei diritti’ ne hanno individuato
le caratteristiche di meccanismo riservato
direttamente promanante in origine da Berlusconi e
avente, sin dal principio, valenza strategia per
l’intero apparato dell’impresa a lui facente
capo”. Sempre rifacendosi ai giudici di merito la
Cassazione ripercorre il meccanismo illecito,“un
gioco di specchi sistematico”relativo
all’acquisizione dei diritti tv, che “rifletteva
una serie di passaggi privi di giustificazione
commerciale”. E “ad ogni passaggio, la
lievitazione di costi era (a dir poco)
imponente”.
“Berlusconi destinatario principale dei benefici
derivanti dall’illecito”.beneficiario
Un altro argomento speso dai magistrati è ilcui
prodest:”È argomento di
chiusura che presenta un elevato tasso di utilità
in termini di verifica dellatenuta
logica della decisione. Ebbene, il
criterio dell’individuazione del destinatario
principale dei benefici derivanti dall’illecito
fornisce – argomentano i giudici – un risultato
convergente con quello che s’è visto essere
l’esito dell’apprezzamento delle prove compiuto
dai due gradi di merito: esso indica, cioè,
proprio in Berlusconi – ideatore del meccanismo
del giro dei diritti, che a distanza di anni
continuava a produrre effetti (illeciti) di
riduzione fiscale per le aziende a lui facenti
capo in vario modo – il soggetto che in ultima
analisi, anche dopo l’assunzione della veste diazionista
di maggioranza, continuava a godere
della ricaduta economica del sistema praticato”.
Per gli ermellini i giudici di merito hanno
provato un “gioco di specchi sistematico”.
Secondo i giudici della Cassazione, che riportano
e accolgono ampi passaggi delle motivazioni di
primo e secondo grado, “i giudici del merito e,
segnatamente, la Corte territoriale, come si è
ampiamente visto, hanno ritenuto, correttamente e
motivatamente provato, in fatto, ungioco
di specchi sistematicoche
– a fronte di una realtà costituita
dall’acquisizione di diritti su opere scelte
presso l produttori da un emissario di Mediaset,
per prezzi concordati dalle stesse Major con
costui – rifletteva una serie dipassaggi
privi di giustificazione commerciale:
privi di giustificazione perché, quanto meno, (ma
a volte gli anelli della catena erano più
numerosi, e altrettanto – anzi, vieppiù –
ingiustificati), la titolarità dei diritti andava
dal fornitore USA a un primo intermediario “di
comodo”; da costui alla società IMS; quindi da IMS
alla stessa Mediaset”.
A figurare come estensore
della sentenza non è solo il relatore, come d’uso,
matutto
il il collegiodei giudici della
Cassazione. Nell’ultima pagina infatti tutti i
componenti del collegio hanno firmato la sentenza
in qualità dimagistrati
estensori. Si tratta di AmedeoFranco,
ClaudioD’Isa,
ErcoleAprile,
GiuseppeDe
Marzo, a cui segue la firma del
presidenteAntonio
Esposito. Esposito che, il primo
agosto scorso aveva letto il verdetto, era finito
al centro di polemiche molto violenteper
un’intervista rilasciata al quotidiano napoletano
‘Il
Mattino’in
cui sembrava aver anticipato le motivazioni di
condanna. Ora, la
firma della sentenza da parte di tutti i supremi
giudici sembra voler sostenere il presidente del
collegio Esposito volendo togliere ogni possibile
spazio di attacco nei confronti del magistrato.
Ieri il Pdl ha continuato
a insistere sull’inapplicabilità
della legge Severino.
I legali di Silvio Berlusconi, hanno depositato
presso la Giunta per le elezioni del Senatosei
pareri pro veritatedi
giuristi e costituzionalisti che smontano latesi
della retroattivitàal
caso della decadenza del Cavaliere (leggi
il documento).
Si tratta di una “memoria difensiva ponderosa”,
come l’ha definitaAndrea
Augello, che sarà relatore alla
riunione del 9 settembre, accompagnata anche da
una breve lettera del leader azzurro che annuncia
anche ilricorso
alla Corte europea di Strasburgoper
“pacifica violazione” dei principi contenuti
nell’articolo 7 della Convenzione europea sui
diritti dell’uomo. Con questa mossa il Cavaliere
cerca di prendere tempo e chiede alla Giunta di
sospendere i lavori in attesa di un pronunciamento
della Corte costituzionale sulla sua cosiddetta
“agibilità politica”. Ma il deposito delle
motivazioni è destinato ad agitare ulteriormente
le acque.
IL CASO LIGRESTI EX FONSAI
Inchiesta Fonsai, Jonella
Ligresti torna libera La figlia del patron del gruppo assicurativo
finito nelle mani della bolognese Unipol, dopo tre
mesi di carcere e otto mesi di
domicialiri, torna libera con l'obbligo di firma.
E' accusata di manipolazione del mercato e di
falso in bilancio
Jonella Ligresti torna libera. All'ex presidente
di Fondiaria-Sai sono stati revocati gli arresti
domiciliari dal Tribunale di Torino, con parere
favorevole della procura. Il tribunale ha comunque
dato alla figlia di Salvatore Ligresti, assistita
dagli avvocati Lucio Lucia e Salvatore Scuto,
l'obbligo di firma. Jonella Ligresti è sotto
processo a Torino per manipolazione del mercato e
falso in bilancio aggravato (conti 2010) in
relazione alla passata gestione di Fonsai. E'
stata sottoposta a misure restrittive (carcere)
per tre mesi e ai domicialiri per circa otto mesi.
Intanto nell'ambito del processo in corso a
Torino, Unipolsai ha chiesto di essere come
responsabile civile e ha proposto questioni di
competenza territoriale, spiegando che la causa
dovrebbe essere celebrata, per una serie di
ragioni, a Milano o a Firenze. Il tribunale
deciderà il 9 ottobre.
Unipol, all’ad Cimbri 3,2 milioni di stipendio dopo la fusione
con Fonsai
E' la prima "busta paga" da quando la società di assicurazioni
delle cooperative ha rilevato FonSai, la compagnia della
famiglia Ligresti finita gambe all'aria nel 2012. Ma intanto
dalla Consob arriva una multa da 1,3 milioni per violazioni
commesse dagli ex vertici Jonella Ligresti e Emanuele Erbetta
Carlo Cimbri, amministratore delegato diUnipol,
nel 2013 ha ricevuto dalla compagnia 3,24 milioni di euro tra
compensi fissi (2,03 milioni), bonus (1,14 milioni) e altri
benefit. Lo riporta Il
Sole 24 Ore. Per Cimbri si tratta della prima “busta paga”
da quando la società di assicurazioni delle cooperative, con il
sostegno diMediobanca,
ha rilevatoFonSai,
la compagnia della famiglia Ligresti finita gambe all’aria nel
2012 dopoanni
di pessima gestione e manipolazioni illecite dei bilanci.
L’atto di fusione è stato firmato il 31 dicembre 2013 e da
gennaio il gruppo ha cambiato nome inUnipolSai.
L’ad, però, deve fare i conti con lamaxi
multadecisa
dalla Consob il 20 marzo e resa pubblica nel pomeriggio: la
commissione che vigila sulle società quotate chiama UnipolSai a
rispondere per un totale di 1,3 milioni di euro perviolazionicommesse
dagliex
verticidi
Fonsai e Milano Assicurazioni, altra compagnia della galassia
Ligresti, oggi incorporata nel gruppo risultante dalla fusione.
Il gruppo è infatti responsabile “in solido” (cioè dovrà pagare,
salvo poi rivalersi sui diretti interessati) conJonella
Ligresti, presidente di Fondiaria-Sai all’epoca dei
fatti, e conEmanuele
Erbetta, ex ad di Fonsai e Milano, che a loro volta
hanno ricevuto rispettivamente sanzioni da 250mila e 400mila
euro per aver inserito false informazioni sulla riserva sinistri
nel bilancio 2010, e in più deve pagarne altri 650mila in base
alla norma sulla responsabilità oggettiva delle società per i
reati degli amministratori. Per la Ligresti e Erbetta è arrivata
anche, come pena accessoria, un’interdizione rispettivamente di
sei mesi e otto da cariche in società quotate. In base alla
delibera Consob il pagamento deve avvenire entro 30 giorni dalla
notifica. Come precisa il documento, e’ ammesso il ricorso in
opposizione alla Corte d’Appello.
Fonsai, si azzera il processo. Gli atti tornano a
Milano
Il gup ha disposto il trasferimento da Torino per
competenza territoriale, delle posizioni di Paolo
Ligresti, Pier Giorgio Bedogni e Fulvio Gismondi e
della società Fonsai, indagata sulla
responsabilità amministrativa degli enti.I tre
sono accusati di manipolazione del mercato e falso
in bilancio
MILANO-
Si divide in due il procedimento in fase di
udienza preliminare davanti al gup del tribunale
di Torino Paola Boemio a carico di Paolo Ligresti
ed ex manager, sindaci, revisori e attuari di
Fondiaria-Sai. Il gup ha disposto il trasferimento
a Milano, per competenza territoriale, delle
posizioni di Paolo Ligresti, Pier Giorgio Bedogni
e Fulvio Gismondi e della società Fonsai, indagata
sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Gli altri indagati per cui la procura di Torino ha
chiesto il rinvio a giudizio saranno invece
giudicati nel capoluogo piemontese.
Ligresti, Bedogni e Gismondi sono accusati di
manipolazione del mercato e falso in bilancio
aggravato; l'ex attuario Gismondi deve rispondere
anche della contestazione di falso ideologico. Il
tribunale ha disposto che il fascicolo a loro
carico sia ritrasmesso alla procura, che dovrà poi
trasferire gli atti a Milano. Nel capoluogo
lombardo, un nuovo pubblico ministero dovrà
valutare se formulare di nuovo le richieste di
rinvio a giudizio nei loro confronti. Si torna
quindi indietro, come se si fosse ancora alla fase
immediatamente successiva alla chiusura
dell'inchiesta.
"Siamo molto soddisfatti perchè è stata accolta la
nostra impostazione" ha detto, all'uscita
dall'udienza preliminare, l'avvocato Davide
Sangiorgio, legale di Paolo Ligresti: "Come
sostenevamo fin dall'inizio - ha continuato -
questo processo va fatto a Milano perchè
l'eventuale reato commesso avrebbe comunque avuto
luogo nel capoluogo lombardo.
Oggi sono state semplicemente applicate le regole
processuali".
Restano a Torino, invece, gli altri indagati per
cui la procura ha chiesto il rinvio a giudizio.
Alcuni di loro (Benito Giovanni Marino, Marco
Spadacini, Antonio D'Ambrosio) hanno chiesto il
rito abbreviato: una richiesta condizionata
all'audizione del professor Perini sulla soglia di
punibilità del falso in bilancio. Per le difese
non sarebbe stata superata, mentre la procura,
anche grazie all'integrazione alla perizia tecnica
depositata oggi agli atti, punta a dimostrare il
contrario.
Fonsai, processo a Paolo Ligresti a Milano. Le
difese: “Ora anche gli altri imputati”
Lo ha deciso il giudice per
l'udienza preliminare di Torino, Paola Boemio. Il
magistrato ha accolto l'eccezione di competenza
territoriale presentata dagli avvocati. Il
comunicato che turbò il mercato fu diffuso dal Nis,
la piattaforma informatica di piazza Affari. Gli
avvocati degli altri imputati chiederanno il
trasferimento nel capoluogo lombardo anche delle
altre posizioni. La procura milanese ha chiesto
nei giorni scorsi un doppio rinvio a giudizio per
Salvatore Ligresti
L’affaireFonsaisi
spacca in tre. E una parte finisce a Milano. Il
giudice per l’udienza preliminare di Torino, Paola
Boemio, ha deciso che ilprocesso
Fonsai bisnella
parte concernentePaolo
Ligresti -destinatario
di 2,5 milioni di euro sequestrati lo scorso 25
febbraio dalla Finanza, si
dovrà tenere a Milano. Il giudice ha accolto
l’eccezione di competenza territoriale presentata
dagli avvocati nella quale si sostiene appunto
l’incompetenza del tribunale di Torino.
Il legale aveva presentato un documento secondo
cui il comunicato Fonsai facente capo a Paolo
Ligesti – cittadino svizzero da poche settimane
precedenti all’ordinanza di custodia cautelare –
che, secondo l’accusa, turbò il mercato, fu
diffuso da Milano tramite ilNis,
la piattaforma informatica dellaBorsa
di Milano. La diffusione dello stesso
comunicato dalla sede di Fonsai a Torino fu
successiva, anche se di pochi minuti. Per questo
la competenza territoriale spetta al capoluogo
lombardo. Per lo stesso motivo si spostano a
Milano anche le posizioni dei consulenti FonsaiPier
Giorgio BedognieFulvio
Gismondi,
e della società Fonsai. Dunque sarà a Milano la
parte più rilevante del processo.
L’inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza e
coordinata dai pm torinesi Marco Gianoglio e
Vittorio Nessi, riguarda leirregolarità
di bilancio(e
in particolare la sottovalutazione della voce
riserva sinistri che hanno permesso alla famiglia
Ligresti, secondo l’accusa, di guadagnare
illecitamente dividendi per oltreduecento
milioni.
L’inchiesta della procura di Torino su Fonsai era
stata aperta nell’estate 2012 sulla scia di quella
milanese suPremafin,
società del gruppo Ligresti. Avviata per l’ipotesi
di falso in bilancio e ostacolo all’attività di
vigilanza relativamente al quadriennio 2008-11, si
era ampliata nel febbraio del 2013 con l’aggiunta
dell’ipotesi diinfedeltà
patrimonialedopo
la presentazione di numerose querele da parte
degli azionisti. Il 17 luglio erano poi scattati
gli arresti. In carcere erano finiteJonellae
Giulia
Maria, figli diSalvatore
Ligrestie
per il capofamiglia erano stati disposti gli
arresti domiciliari a Milano. Gioacchino Paolo
Ligresti, invece, non era stato arrestato perché
cittadino svizzero. In manette erano finiti anche
Emanuele Erbetta, Fausto Marchionni, ex
amministratori delegati di Fonsai, e Antonio
Talarico, ex vicepresidente della società; per gli
ultimi due pure sono stati disposti i domiciliari.
Mentre di fatto è stato
diviso il processo bis Fonsai: saranno processati
a Milano Paolo Ligresti, Flavio Bedogni, ex
responsabile del bilancio 2010, Fabio Gismondi, ex
attuario e la società Fonsai.Resteranno invece a
Torino gli imputati Giovanni Marino, Antonino
D’Ambrosio e Marco Spadacini, ex sindaci, e
Ambrogio Virgilio e Riccardo Ottaviani, ex
revisori. Gli imputati che saranno processati a
Milano devino rispondere difalso
in bilancioeaggiotaggio
informativo. Quelli che restano a Torino
soltanto di falso in bilancio.
È probabile che i legali degli imputati degli
altri due processi Fonsai che si stanno celebrando
a Torino (quello che vede come imputati appunto
Salvatore Ligresti e gli ex manager Antonio
Talarico, Emanuele Erbetta e Fausto Marchionni e
il procedimento a carico di Jonella Ligresti)
presentino nelle prossime udienze alle rispettive
corti eccezioni di competenza territoriale, visto
che sono sopraggiunti “elementi nuovi”,affinché
i procedimenti vengano trasferiti a Milano. “Nel
frattempo – spiega Gianluigi Tizzoni, difensore di
Salvatore Ligresti – chiederemo il rinvio
dell’udienza prevista per il 10 aprile in attesa
di conoscere le motivazioni della decisione,
previste fra 30 giorni. Tuttavia, non vediamo
motivi per cui un procedimento che si prevede
tanto lungo e complesso debba essere smembrato in
più parti. Per ora siamo contenti della decisione.
Finalmente un giudice riconosce la fondatezza
delle nostre tesi”.
Crac Ligresti, Procura Milano chiede processo
Salvatore per corruzione e aggiotaggio
Doppia richiesta di
rinvio a giudizio per il costruttore siciliano. Il
Gup Alessandra Clemente ha fissato l’udienza
preliminare per il prossimo 21 marzo
Doppia richiesta di rinvio a giudizio perSalvatore
Ligresti. Il pm di MilanoLuigi
Orsiha
chiesto il processo per l’ex patron diFondiaria
Saisia
per il filone di inchiesta nel quale è imputato
percorruzionecon
l’ex presidente dell’IsvapGiancarlo
Giannini, sia per il filone sui trust
nel quale è indagato peraggiotaggio. Per
la vicenda in cui Ligresti è imputato con altre
due persone per aggiotaggio il gup di MilanoAlessandra
Clemente,
come è stato riferito all’Ansada
fonti legali, ha fissato l’udienza preliminare per
il prossimo21
marzo.
Per questo filone di indagine, secondo l’accusa,
il costruttore siciliano, assieme all’imprenditoreGiancarlo
De Filippoe
al fiduciarioNiccolò
Lucchini,
tra il 2 novembre 2009 e il 16 settembre 2010
avrebbe manipolato il valore di Borsa del titolo
della holding di famiglia Premafincon
compravendite effettuate da due trust off-shore
con sede alleBahamas,
titolari del 20 per cento del capitale.
Nell’altro filone di inchiesta, quello in cui
Ligresti risponde di corruzione con Giannini (a
quest’ultimo è contestata anche lacalunnia)
con l’allora presidente dell’Istituto per la
Vigilanza sulle Assicurazioni Private che, per
ottenere la nomina al vertice dell’Antitrustuna
volta scaduto il mandato all’Isvap, dal 2002 fino
all’agosto 2010, avrebbe omesso qualsiasi
controllo “nei confronti della società vigilata”,
cioè la Fondiaria Sai dei Ligresti. Mentre il
costruttore siciliano caldeggiava il nome di
Giannini per l’Antitrust anche presso l’allora
premierSilvio
Berlusconi. Solo
nell’ottobre di tre anni fa, come si legge nel
capo di imputazione, Giannini dispose “in modo
tardivo e inefficace” un’ispezione per altro da
lui stesso rallentata e ostacolata. Per la Procura
avrebbe tenuto un comportamento “contrario ai
doveri d’ufficio” per avere avuto – e anche
accettato – la promessa “dell’incarico di
Presidente dell’Autorità garante della Concorrenza
e del Mercato. Promessa – hanno ricostruito gli
inquirenti – cui Ligresti faceva seguire contatti
con il Presidente del Consiglio” ma che non si
concretizzò per la caduta del governo Berlusconi e
l’insediamento a Palazzo Chigi diMario
Monti.
Giannini qualche giorno fa, prima della richiesta
di rinvio a giudizio, era stato interrogato dal pm
al quale ha depositato una memoria.
Fonsai, sequestrati 2,5 milioni destinati a Paolo
Ligresti su conto svizzero
Le Fiamme Gialle hanno
precisato che i capitali erano "in fuga" verso un
conto corrente bancario di Lugano. Il figlio di
Salvatore Ligresti, diventato cittadino svizzero
poco prima dell'emissione dell'ordinanza di
custodia cautelare che ha fatto scattare gli
arresti per la sua famiglia, è imputato nel
cosiddetto processo 'Fonsai bis'
Nell’ambito
dell’inchiesta
Fonsai, la Guardia di Finanza di
Torino ha sequestrato 2,5 milioni di euro
destinati aPaolo
Ligresti(nella
foto con la sorella Giulia). Le Fiamme Gialle
hanno precisato che i capitali erano “in fuga”
verso unconto
correntebancario
di Lugano. Il
sequestro è stato disposto “in ragione
dell’elevato rischio per la sottrazione di beni
alla possibile azione della giustizia”.
Il figlio di Salvatore Ligresti, diventato
cittadino svizzero poco prima dell’emissione
dell’ordinanza di custodia cautelare che ha fatto
scattare gli arresti per la sua famiglia, è
imputato nel cosiddetto processo ‘Fonsai bis’,
apertosi il 27 gennaio a Torino, che è nella fase
dell’udienza preliminare. Le accuse, sostenute dai
pm Vittorio Nessi e Marco Gianoglio, contro Paolo
Ligresti e altri otto sono le stesse del troncone
principale del processo Fonsai:falso
in bilancioeaggiotaggio
informativo. Oltre
a Ligresti junior sono a rischio di processo i
revisori dei conti, i membri del consiglio di
amministrazione e i membri attuariali della
vecchia Fonsai.
La Finanza ha precisato che le operazioni di
trasferimento verso un conto bancario svizzero del
denaro e dei titoli del neonatogruppo
Unipol-Saierano
già state disposte. Le Fiamme Gialle si sono
accorte “per tempo” del tentativo effettuato dai
Ligresti di trasferire “capitali
schermati da una società fiduciaria“.
L’ordine di trasferimento era stato disposto da
una società fiduciaria “dietro il cui schermo,
però – spiegano gli investigatori – si celano
l’ultimogenito della famiglia Ligresti, insieme al
padre Salvatore”.
FonSai, il gip di Torino respinge la richiesta di
patteggiamento di Jonella Ligresti
La figlia di don Salvatore aveva proposto 3 anni e 4
mesi, ma il giudice ha accolto le istanze dei
risparmiatori ritenendo la pena "non congrua"
Jonella Ligrestinon
ha la stessa sorte della sorella Giulia e ora
rischia il processo. Lapena
a tre annie
quattro mesi proposta dagli avvocati (e accolta
dalla procura di Torino) ètroppo
bassarispetto ai reati commessi e ai
danni provocati. Insufficiente anche la pena
pecuniaria di 30mila euro e non sono stati previstirisarcimenti
agli azionisti danneggiati.
“Pena non congrua”,
sintetizza il gip del Tribunale di TorinoSandra
Recchioneche
martedì 28 gennaio ha bocciato la proposta e ha
inviato gli atti a un altro gip affinché disponga ilprocesso
immediatoper
l’ex presidente di FonSai, indagata per falso in
bilancio e aggiotaggio.
Per la difesa, rappresentata dagli avvocatiLucio
LuciaeGianluigi
Tizzoni, resta aperta la possibilità di
formulare una nuova proposta, più “congrua”. E se
non dovesse andare in porto per la figlia del
costruttore sicialiano potrebbe prospettarsi il
processo insieme al padre Salvatore, all’ex
vicepresidente della compagnia,Antonio
Talaricoe
agli ex amministratori delegatiFausto
Marchionnied
Emanuele Erbetta (giovedì 30 il tribunale di Torino
deciderà se il dibattimento resta nel capoluogo
piemontese oppure se dovrà essere spostato a Milano
o a Firenze).
Molto soddisfatti gli avvocati che rappresentano
gli azionisti danneggiati e riuniti dalle
associazioni Adoc, Adusbef, Movimento Consumatori,
Federconsumatori e Codacons. Le associazioni avevano
ottenuto dal gip la possibilità di partecipare
all’udienza per il patteggiamento, un’occasione
introdotta da alcune recentidirettive
europee. In questo modo avevano potuto
spiegare la loro opposizione: sostenevano che la
pena fosse troppo bassa e non garantisse
risarcimenti ai possessori di azioni danneggiati
dalle decisioni dei Ligresti. E il gip ha ritenuto
fondate queste perplessità respingendo la proposta
di patteggiamento. “Siamo molto soddisfatti perché
ha condiviso le osservazioni che molte persone
offese hanno sottolineato – afferma l’avvocatoTiziana
Sorrientodel
Codacons -. La pena era troppo bassa per i reati
commessi. Siamo anche soddisfatti perché l’ordinanza
del gip ha ribadito che le persone danneggiate
possono portare elementi nuovi utili alla decisione
del giudice”.
Di tutt’altro avviso
l’avvocato Lucia: “Jonella Ligresti aveva la volontà
di uscire al più presto da questa vicenda per delle
ragioni personali e familiari – ha commentato fuori
dall’aula -. C’era stato l’accordo della procura sul
patteggiamento e la decisione del giudice ci lascia
un po’ perplessi”. Il collega Tizzoni precisa che
ora valuteranno con la loro cliente se formulare una
nuova ipotesi per il patteggiamento.La
Ligresti era stata arrestata in Sardegna il 17
luglio scorso nell’ambito dell’operazioneFisher
Langeed
è agli arresti domiciliari dal 19 novembre.La
difesa aspetta ancora la fissazione dell’udienza
della Corte di cassazione che dovrà decidere se
confermare o meno la custodia cautelare. La sorella
Giulia invece aveva patteggiato una condanna a due
anni e otto mesi lo scorso 3 settembre ed è tornata
libera il 19 dello stesso mese.
Ligresti, no al patteggiamento
Il gip: non ha risarcito nessuno
Il giudice di Torino ha ritenuto "incongrui", nel
caso di Jonella, ex presidente Fonsai e figlia del
costruttore, i 3 anni e 4 mesi con 30mila euro di
multa proposti da avvocati e pm. L'accusa: falso in
bilancio aggravato e manipolazione del mercato
Jonella
Ligresti, seconda da sinistra, con i fratelli e il
padre Salvatore Niente
patteggiamento di tre anni e quattro mesi, oltre a
una multa di 30mila euro, a Jonella Ligresti, ex
presidente di Fondiaria Sai, per falso in bilancio
aggravato e manipolazione del mercato: lo ha deciso
il gip del Tribunale di Torino, Sandra Recchione,
comunicando alle parti di non aver "ritenuto congrua
la pena", facendo anche riferimento alla parte
pecuniaria della sanzione proposta, 30mila euro, e
alla concessione delle attenuanti generiche. Ha
anche fatto presente che "non ci sono stati
risarcimenti alle persone offese".
Il doppio ruolo di Fonsai, indagata e parte
civile/LEGGI
La proposta di patteggiamento era stata avanzata dai
legali della figlia di Salvatore Ligresti, Lucio
Lucia e Gianluigi Tizzoni, che aveva trovato
l'assenso dei pm Vttorio Nessi e Marco Gianoglio,
titolari del fascicolo di inchiesta sulla passata
gestione di Fonsai. Erano contrarie, invece, le
associazioni dei consumatori Adoc, Codacons e
Movimento Consumatori, che si sono opposte alla
richiesta considerandola "non congrua". Secondo le
associazioni dei consumatori, i piccoli azionisti
danneggiati sarebbero circa 12mila, mentre il danno
provocato alle società dagli ex amministratori
ammonterebbe a oltre 200 milioni di euro, come
ricostruito dalla Procura di Torino.
"Siamo sorpresi dalla decisione del gip - ha detto
l'avvocato Lucio Lucia, difensore dell'ex presidente
di Fonsai, attualmente ai domiciliari - Pensavamo
che la proposta sarebbe stata accolta, anche perchè
c'era l'accordo con la procura. La nostra assistita
voleva uscire il prima possibile da questa vicenda
giudiziaria per motivi familiari e personali". Di
fronte al fatto che con il no al patteggiamento
Jonella Ligresti sarà nuovamente destinataria di un
decreto di giudizio immediato (ovvero processo senza
udienza preliminare), l'avvocato Lucia ha aggiunto
che "affronteremo il giudizio e ci difenderemo",
anche se non ha escluso un nuovo tentativo di
patteggiamento sul quale "ci confronteremo con la
nostra assistita". Il gip ha anche fatto riferimento
al mancato risarcimento: sulla possibilità che in un
nuovo patteggiamento possano essere messi a
disposizione dei fondi, l'avvocato Gianluigi
Tizzoni, anch'egli difensore di Jonella Ligresti, è
tranchant: "I suoi beni sono sotto sequestro su
decisione del Tribunale civile di Milano: sperare
che le sue finanze siano infinite, e quindi in
ulteriori risorse, appare irrealistico".
Esultano, invece, le associazioni dei consumatori
che già in mattinata, in aula, avevano aspramente
criticato la proposta di patteggiamento: "Siamo
pienamente soddisfatti. Il giudiceha
accolto in pieno tutte le nostre tesi riconoscendo
in pieno il ruolo del Codacons nella vicenda Fonsai
- commenta l'avvocato Tiziana Sorriento, presidente
del Codacons Piemonte, e aggiunge: "Questa decisione
prova che la persona offesa non è un terzo incomodo
nei procedimenti giudiziari, ma un valore aggiunto
per il giudice che continua a prendere decisioni in
totali autonomia avendo però presente anche la
posizioni dei soggetti offesi".
Ligresti, Consob risveglia l’ex azionista Bolloré
con multa da 3 milioni
Il finanziere bretone accusato di manipolazione dei
mercati nell'operazione che ha contribuito al
defenestramento di Alessandro Profumo da Unicredit
Vincent Bollorérischia
di pagar caro il tentativo di partecipare, nel 2010,
al riassetto della Premafin deiLigresti.
La Consob ha infatti multato pertre
milioni di euroil
finanziere francese socio diMediobancaed
ex vicepresidente delleGenerali,
accusandolo di aver fornito “indicazioni false e
fuorvianti sul prezzo delle azioni” della holding e
lo hainterdetto
per 18 mesidalle
cariche nelle società quotate in Italia. Una
stangata proprozionale alla delicatezza della
vecchia partita per la finanziaria che controllavaFondiaria
Sai, che del resto ha contribuito a
scalzare dalla poltrona l’allora numero uno di
Unicredit,Alessandro
Profumo, definito daJonella
Ligresti, nelle carte dell’audizione Consob
del giugno 2011, come “un amico” che “vedo spesso e
regolarmente”.
Secondo la vigilanza dei mercati finanziari, però, i
rapporti non sono proprio quelli di un’amicizia nel
senso tradizionale del termine. La ricostruzione
effettuata dagli ispettori diGiuseppe
Vegassui
fatti dell’estate del 2010, vede l’attuale
presidente delMonte
dei Paschi di Sienarivestire
un ruolo cruciale nel primo tentativo di salvataggio
del gruppo Ligresti che con Unicredit aveva ben400
milioni di debiti, su un totale superiore
ai due miliardi. Il salvataggio francese nasce
nell’incontro tra Bolloré e il banchiere genovese
del 30 giugno 2010, “presso la sede di Unicredit spa
nell’ambito del quale (Profumo) è stato avvisato
dell’interesse di Groupama (la compagnia
assicurativa francese,ndr)
di investire in Premafin”, come si legge nella
trascrizione dell’audizione Consob. Poche settimane
dopo, il 5 agosto, sempre secondo gli ispettori
della vigilanza, Profumo riferisce della proposta
francese in un incontro in cui sono presenti Bolloré,
Salvatore e Jonella Ligresti. Quest’ultima però non
lo ricorda: “E’ capitato che adesso io non ..
sinceramente non mi ricordo il 5 agosto… – spiega –
e se ci fossimo sentiti prima, ma non mi sembra, è
capitato spesso che ci sentissimo al telefono e …
come sei messo? Ci vediamo e ci incontriamo molto
spesso è capitato, quindi dirle che il 5 agosto ci
eravamo sentiti per prendere un appuntamento o no,
non mi ricordo”. (…) Ma l’ispettore insiste:
“Alessandro Profumo dice che le ha riferito
immediatamente…”. “Io non mi ricordo proprio, forse
mi sbaglio ma non mi ricordo proprio forse mi ha
detto ho incontrato Vincent”, è la risposta.
Del resto quelli erano giorni piuttosto convulsi per
i Ligresti. L’eventualità di un fallimento del loro
gruppo che iniziava a delinearsi, rischiava di
mettere in difficoltà l’interosalotto
buonodella
finanza italiana, visto che la galassia della
famiglia siciliana deteneva partecipazioni di peso
in tutto il sistema: si andava dallo 0,3% della
stessa Unicredit fino a quote più rilevanti in Rcs,Pirelli,
Generali,Mediobanca,
Impregilo, gliAeroporti
di Roma, l’Alitalia e molte altre ancora.
E’ in questo contesto che arriva l’offerta francese.
Secondo la Consob, infatti, nella riunione del 30
giugno 2010 c’è già un documento “in italiano un
pochino francesizzato (…) in cui ci sono già tutti
gli elementi della successiva offerta di Groupama”,
poi ufficializzata qualche mese dopo. “Eh…ci penso
un attimo, non vorrei dire delle cose che non mi
ricordo e non posso confermare … – dichiara Jonella
a un anno di distanza – di documenti, di scritti, di
studi interni ne abbiamo fatti una marea, una
marea”. Questo però agli ispettori non sembra uno
studio, ma una proposta vera e propria. “Cioè fra i
tanti studi anche con Bolloré sono state analizzate
diverse opzioni”, incalza la Consob nel verbale. “Eh
no con Vincent cioè no lui come tutti le persone..
avevano letto le difficoltà del gruppo e.. niente
cosa fai cosa non fai cioè non è che lo vedessi.. lo
vedevo ogni tanto in Mediobanca”, prosegue Jonella
aggiungendo che “Azema(numero
uno di Groupama,ndr)
è una persona che (Bolloré) conosce molto bene e che
stima”.
Se Jonella Ligresti non ricorda, altrettanto non si
può dire per tutto l’ormai ex salotto buono che
stava seguendo la partita con grande attenzione.
Soprattutto le Fondazioni bancarie azioniste di
Unicredit: laCassa
di risparmio di Torino, Carimonte holding
spa e laFondazione
Cassa di risparmio di Verona, Vicenza e Belluno,
non vogliono certo che finiscano in mani sbagliate
le partecipazioni strategiche della famiglia
siciliana. A partire dalla quota in Mediobanca, cui
la Fondiaria dei Ligresti dovevaoltre
1 miliardi di euroe
della quale Unicredit è il primo socio. Lo stesso
don Salvatore in qualche modo lo ammette nei verbali
dell’interrogatorio in Consob. Parlando degli
accordi e degli incontri che portano all’offerta di
Groupama, spiega: “Non è per non rispondere…non
esiste, non esiste cioé a dire tante volte passavo
di là, come va, ciao e andavo!Non
ero io l’attore”.
E in effetti l’alleato di Premafin-Fondiaria Sai non
saranno nè Groupama, nè l’amico Bollorè. Il primo
destinatario dell’offerta transalpina, Profumo,
viene defenestrato da Piazza Cordusio il 21
settembre 2010 su indiscrezioni di uno scarso
gradimento del rafforzamento deisoci
libicinel
capitale della banca, che resta senza guida per
diverse settimane prima della nomina del successoreFederico
Ghizzoni. Nelle more di una soluzione più
gradita per il caso Ligresti che ormai sta
divampando, l’offerta dei francesi formalizzata in
quei giorni, viene lasciata a bagno maria fino allo
stop del nuovo presidente della Consob, il
tremontianoGiuseppe
Vegas.E’
soltanto con l’anno nuovo che quest’ultimo nega a
Groupama l’esenzione da una costosa Opa che nel 2012
verrà invece concessa aUnipol.
E’ quest’ultima, infatti, la prescelta dai vertici
di Mediobanca capitanati daAlberto
Nagel. Tanto più che la compagnia delleCoopcon
Fondiaria Sai ha in comune una partita debitoria
aperta con Piazzetta Cuccia, a sua volta certamente
sollevata di non veder passare in mano francese i
suoi crediti subordinati.
Nel mezzo la soluzione tampone sotto la regia del
vicepresidente di Unicredit,Fabrizio
Palenzona: un aumento di capitale di FonSai
da 450 milioni varato a marzo 2011, cui Unicredit
aderirà per circa 170 milioni e in seguito al quale
invierà un suo uomo alla direzione generale della
compagnia, il figlio dell’attuale ministroAnnamaria
Cancellieri, Piergiorgio Peluso. Bollorè ha
da tempo mollato la presa su questa partita ma non
sulle poche altre che ancora rimangono aperte sullo
scacchiere italiano. E, a differenza di Profumo, che
uscendo da Unicredit aveva incassato 40 milioni di
buonuscita togliendosi dalla scena, il finanziere
bretone ora promette di dar battaglia. “La
Financière de l’Odet (società con cui nel 2010
Bollorè comprò l’1% di Premafin investendo 20
milioni,ndr)
desidera ricordare che le condizioni di incremento
della partecipazione nel capitale di Premafin sono
state in tutti i punti conformi alla legislazione in
vigore”, riferisce una nota del gruppo francese che
annuncia di fare appello contro la decisione della
Consob al Tribunale di Milano.
Fonsai, dal giudice arriva il via libera
al sequestro di 120 milioni su 440
Il Tribunale di Milano accoglie solo in parte la
richiesta di sequestro cautelativo nei confronti dei
Ligresti e degli ex manager della compagnia. Per il
giudice la manleva garantita da Unipol risulta
dunque inefficace rispetto al sequestro
MILANO-
Il giudice del Tribunale civile di Milano, Angelo
Mambriani, ha accolto parzialmente la richiesta di
sequestro di cautelativo nei confronti di Salvatore,
Giulia e Jonella Ligresti, e gli ex manager Fausto
Marchionni e Antonio Talarico, proposta dal
commissario ad acta di Fondiaria-Sai Matteo
Caratozzolo e promossa da Unipol, nuovo proprietario
del gruppo assicurativo. La decisione è stata
depositata pochi minuti fa.
Sui 440 milioni richiesti dal commissario ad acta,
il giudice ha disposto il sequestro per 120 milioni.
Il provvedimento era atteso anche per capire come
avrebbe giudicato il Tribunale la manleva. Stando ai
legali dei cinque resistenti, infatti, l'accordo tra
gli ex amministratori di Fonsai e Milano
Assicurazioni prevede da parte di Unipol la garanzia
a non promuovere azioni di responsabilità, quindi in
questa causa la compagnia bolognese sarebbe
inadempiente. Per i legali dei ricorrenti (il
commissario ad acta e 7/8 società della galassia
assicurativa Fonsai), la manleva non avrebbe
validità giuridica. Il giudice ha ritenuto la
manleva inefficace rispetto al sequestro.
Nozze FonSai-Unipol, la stangata perfetta: quando gli arbitri
scendono in campo
Dalle carte dell'inchiesta milanese sui Ligresti emerge il ruolo
di Isvap, l'organismo di controllo delle assicurazioni, per
agevolare la discussa fusione che sta a cuore a Mediobanca.
L'attivismo del vicedirettore Flavia Mazzarella e le riunioni con
Cimbri, l'ad della compagnia delle coop
E’ il 28 giugno 2012 al telefonoparlanoStefano
VincenzieFlavia
Mazzarella. Il primo è il
responsabile consulenza legale e relazioni istituzionali di
Mediobanca. La seconda è il vicedirettore generale dell’Isvap,
l’autorità di controllo sulle assicurazioni. Mediobanca, dopo aver
fatto comprare FonSai a Ligresti (nel 2002, con soldi di
Mediobanca) e dopo averlo finanziato per un decennio (con 1,3
miliardi di euro), ha ormai deciso di chiudere il rubinetto. Don
Salvatore è abbandonato al suo destino ma, per non lasciar andare
FonSai in mani non controllabili (i francesi di Groupama, o il duoMatteo
Arpe-Roberto
Meneguzzo), si è individuato lo
sposo perfetto:Carlo
Cimbri,
amministratore delegato di Unipol (a sua volta indebitata con
Mediobanca).Per
arrivare alle nozze, Mediobanca mantiene contatti stretti e
diretti con le autorità che dovrebbero vigilare: Isvap eConsob.
L’ARBITRO FA IL TIFO.Dovrebbero
esserearbitri
imparziali, ma scendono invece
in campo, schierati con la squadra che deve a tutti i costi
vincere. Ecco, come esempio, che cosa si dicono, in quel cruciale
28 giugno, la numero due di Isvap e il dirigente di Mediobanca:
“Mazzarella chiama Vincenzi il quale gli dice che ci sono due
ipotesi di lavoro”, si legge nel brogliaccio degli investigatori.
“La prima di andare avanti con i due aumenti di capitale,
lasciando la fusione da fare a settembre, e c’è una scuola di
pensiero in tal senso. Mazzarella dice di non aver capito. Si
faranno i due aumenti di capitale e poi quella di esclusione del
diritto di opzione. Mazzarella dice che su questo hanno
perplessità perché hanno autorizzato il controllo in modo
indiretto e il provvedimento riguarda il controllo diPremafin(la
holding che controllava Fondiaria,ndr).
Vincenzi chiede quanto ci vuole per modificare questo: parecchio.
Allora siamo morti”, sbotta l’uomo di Mediobanca. “Perché
l’assemblea la convocano. Vincenzi dice che ne ha parlato con
Alberto”. Cioè conNagel,
l’amministratore delegato di Mediobanca. “Mazzarella dice che
potrebbe parlare con Unipol per fare un’istanza al controllo
diretto: ci vuole tempo. Vincenzi dice che sono sotto scacco,
hanno poche mosse. Oppure il controllo diretto sull’assicurativa.
Vincenzi suggerisce il controllo di Fondiaria: Mazzarella dice che
hanno autorizzato un’altra cosa. Vincenzi dice che ha tutto pronto
per gli aumenti di capitale”.
MEDIOBANCA E L’ISTANZA DA CAMBIARE “SE NO SIAMO
MORTI”.Dunque:
un’autorità di controllo, in stretto contatto con la banca che ha
deciso le nozze, cerca di aggiustare le cose per arrivare in
fretta al matrimonio. Mediobanca chiede all’arbitro di modificare
le regole in corsa. E di fare presto. Sennò “siamo
morti”. Ma quella del 28 giugno
è solo una delle tante conversazioni tra i due. Vincenzi, annotano
gli investigatori, nei giorni caldi era in stretto contatto con la
Mazzarella e “in più occasioni, affrontava questioni inerenti al
progetto di ricapitalizzazione FonSai da parte di Unipol”. Al
punto da arrivare quasi ad accompagnare Cimbri nel suo ufficio. E
questo nonostante il fatto che formalmentePiazzetta
Cuccianon
avrebbe dovuto avere alcun ruolo ufficiale nell’iter autorizzativo
della fusione.
Ufficioso e decisivo sì, però. Per esempio
quando il direttore generale di FonSai,Emanuele
Erbetta, il 4 luglio del 2012
chiede l’aiuto della Mazzarella per sbloccare i lavori del cda
della compagnia che si erano fermati in attesa della
documentazione necessaria da parte di Mediobanca. Pronto
l’intervento di quello che avrebbe dovuto essere l’arbitro che
invece di stare a guardare alza la cornetta. Chi chiama? Vincenzi.
E lo fa intervenire d’urgenza: la delibera andava ottenuta entro
mezzanotte. “I motivi del suo intervento si palesavano durante il
successivo colloquio, allorquando la Mazzarella esplicitava il
timore che ilConsiglio
dei Ministri(che
era in corso e stava discutendo del futuro dell’Isvap) avrebbe
potuto prendere delle decisioni che le avrebbero impedito di
portare a termine il progetto di fusione”, spiegano il busillis
gli inquirenti.
UN MATRIMONIO GRADITO “AI PIU’ ALTI LIVELLI
ISTITUZIONALI”.Non
sia mai che andassero disperse le energie spese per portare a casa
il risultato, incluse le sollecitazioni allaBanca
d’Italiaperché desse anche la
sua autorizzazione.Del
resto che l’operazione si dovesse fare lo spiega chiaramente al pm
Orsi anche il testimone chiave dell’inchiesta, il consulente
attuario di FonSaiFulvio
Gismondi,
sulla base di quanto gli dice l’admministratore delegato di Unipol:
“Cimbri voleva farmi capire che l’operazione era gradita aipiù
alti livelli istituzionali…
Il senso del discorso… era quello di rappresentarmi che si
trattava diun’operazione
di sistema”.
Insomma, unabicamerale
degli affariai
tempi delle larghe intese.Dove
l’arbitro più importante, l’Isvap, è lo snodo centrale delle
intese, perché Mazzarella non è solo in gran confidenza con
Mediobanca, ma anche con il suo vigilato Unipol.
IL FRONTE COMUNE ISVAP – UNIPOL CONTRO LE “ROTTURE
DI SCATOLE”.Sono
costanti, infatti, i contatti del numero due dell’Isvap con l’ad
della compagnia delle coop, Carlo Cimbri nel corso dei quali i due
si scambiavano i diversi punti di vista con lui che aggiornava lei
sullo stato dei contatti con le banche che avrebbero dovuto
appoggiare l’operazione, su quello con le altre Autorità coinvolte
e perfino sugli articoli stampa al riguardo. La fiducia reciproca
arriva al punto che in occasione del ricorso alTar
del Lazioda
parte del concorrente (escluso) di Unipol, Sator-Palladio contro
il via libera di Isvap all’acquisizione da parte del gruppo coop,
il responsabile degli affari societari di Unipol,Roberto
Giaie
Mazzarella, si sono scambiati lememorie
difensiveda
produrre al tribunale amministrativo “con l’intento verosimile di
farefronte
comune”, come sottolineano gli
inquirenti.
Il 18 luglio 2012, ad acquisizione quasi
ultimata, Cimbri è poi al telefono con Mazzarella e le descrive i
passi successivi da effettuare per l’integrazione tra le due
compagnie sottolineandole come “lerotture
di scatolenon
non siano finite”. Al che lei replica “… no assolutamente no …
assolutamente chiaro però … però insomma…”. “Però si discute
diversamente”, conclude lui. Al che la vicedirettrice generale
dell’Isvap chiosa con due battute che “evidenziavano unospecifico
interessead
influire sulla scelta futura dei soggetti designati a costituire
gli organi sociali del nascente colosso assicurativo”, come
sottolineano ancora una volta gli investigatori.
A completare il quadro, le intercettazione
telefoniche e ambientali raccolte nella sede dell’Isvap nei giorni
caldi del via libera che forniscono riscontri concreti alle
testimonianze del dirigente di Vigilanza 1,Giovanni
Cucinotta. Quest’ultimo aveva
già parlato al pm Orsi di una gestione “anomala” della pratica da
parte dei vertici dell’authority. “Lei ha avuto modo di percepire
che i suoi superiori gerarchici abbiano rapporti particolarmente
qualificati con i vigilati FonSai e/o Unipol?”, gli aveva chiesto
Orsi nel corso di un interrogatorio. “Con riferimento a FonSai,
fin quando è stato amministratore delegatoMarchionni,
ho notato che aveva un dialogo diretto con il presidente Giannini.
I due si davano del tu come ho potuto verificare in qualche
occasione in cui sono stato presente”, era stata la risposta sul
passato ligrestiano.
I DUBBI DEL CAPO DELLA VIGILANZA: “UNIPOL-SAI
STARA’ IN PIEDI TRA DUE ANNI?”.Quanto
alla più recente vicenda dell’integrazione Unipol-FonSai ho notato
con perplessità e disappunto che tutte le volte che la dottoressa
Mazzarella incontra gli esponenti di Unipol (Cimbri) la struttura
di vigilanza interviene in un momento successivo all’incontro o
viceversa Mazzarella e Cimbri continuano la riunione dopo che noi
della vigilanza ce ne andiamo. Ho potuto rilevare che Mazzarella e
Cimbri si danno del tu e discutono anche in privato. Questa
circostanza mette a disagio le strutture tecniche dell’Istituto,
perché non è mai del tutto chiaro cosa i due si sono detti o si
diranno prima o dopo le riunioni cui partecipiamo noi della
vigilanza. In una occasione Giannini mi ha fatto sapere di aver
incontrato i vertici di Mediobanca senza riferire il contenuto
della conversazione. A causa di tutto quanto le ho fin qui
riferito da qualche tempo ho deciso di fotocopiare tutti i
documenti più significativi che inoltro ai miei vertici gerarchici
e comunque comunicare per iscritto evitando interlocuzioni
informali per quanto possibile”, era stata la descrizione sulla
situazione del 2012 durante il traghettamento di FonSai nelle
braccia di Unipol.
“In realtà la domanda alla quale Isvap deve
rispondere è se il piano di Unipoi è idoneo a salvare FonSai. Ora,
certamente l’iniezione dil,l
miliardi di euroè
un fatto del tutto positivo per FonSai, non si può dubitare. Ma
questa conclusione, del tutto plausibile ad oggi, non è
sufficiente a dirci cosa potrà succedere da qui a qualche tempo –
aveva quindi ricordato Cucinotta al pm – La questione, di certo
non banale, è se il nuovo soggetto assicurativo che si viene a
formare sarà in grado distare
in piedi tra due anni.
Consideri che il soggetto di cui parliamo dovrebbe diventare il
secondo gruppo assicurativo italiano. Non mi sentirei rassicurato
dal fatto che nell’immediato si costruisca unarealtà
industriale così importante,
quando magari questo nuovo gruppo nell’immediato futuro non avesse
le risorse per andare avanti”. Evidentemente le risposte della sua
struttura non devono averlo convinto se poi, al momento di
sottoscrivere il via libera da inviare al consiglio dell’Isvap, si
è tirato indietro.
Nozze Unipol-FonSai, la rete per avere buona vigilanza e buona
stampa
Nelle carte dell'inchiesta le mosse delle due
aziende, di Mediobanca e dell'Isvap per sostenere la fusione e
bloccare l'alternativa di Arpe
Il triangolo no: perché il rapporto è a
quattro. Mediobanca, Isvap, Consob. E i giornalisti. È in
questointreccio
mistico che cresce la fusione traFonsaieUnipol.
Le autorità che dovrebbero controllare (l’Isvap le
assicurazioni, la Consob le società quotate) invece di essere
arbitri neutrali tifano in modo smaccato per la compagnia
bolognese controllata dallecoop:
è fra le sue braccia che deve finireFonsai,
portata daSalvatore
Ligrestisull’orlo
del crac. Così ha deciso Alberto Nagel, amministratore
delegato diMediobanca,
che chiede “di non esaminare la proposta con gli altri”: cioè
la richiesta della Palladio diMatteo
Arpee
della Sator diRoberto
Meneguzzo. Usciti di scena i
Ligresti, il matrimonio va celebrato con Unipol: questa “è la
via maestra”. Nei mesi della primavera-estate 2012 le nozze
sono preparate con cura, fino al 19 luglio in cui avviene
l’aumento di capitale che porta la compagnia bolognese all’81
per cento di Premafin, la holding di Salvatore Ligresti. Ora
le carte dell’indagine milanese del pm Luigi Orsi, appena
depositate, rivelano l’incredibile groviglio tra controllati e
controllori. Le intercettazioni telefoniche realizzate dai
carabinieri del Noe dimostrano che gli arbitri tifavano
pesantemente per una delle due squadre in campo. Protagonista
di primo piano è la vice del presidente dell’Isvap, Giancarlo
Giannini (indagato dalla Procura di Milano per corruzione e
calunnia), e cioèFlavia
Mazzarella. È lei a tenere i
contatti con gli altri protagonisti dell’operazione e in
particolare con Carlo Cimbri, amministratore delegato di
Unipol. Ma è anche molto attenta ai giornalisti e a quanto
scrivono i giornali.
Notizie e indiscrezioni a
doppio senso –Il
più assiduo èRiccardo
Sabbatini, che allora
scriveva sulSole
24 Oree
oggi lavora all’Ania, la Confindustra delle imprese
assicuratrici. Telefona spesso a Mazzarella, chiede notizie
(com’è naturale per un giornalista), ma anche gliele dà. Come
quando il 1 giugno riporta ciò che ha sentito dagli advisor di
Fonsai, o il 9 le riferisce “le indiscrezioni provenienti da
Mediobanca dove dicono che potrebbe non esserci l’assemblea di
Premafin perché, se le banche non ristrutturano i crediti e
non viene approvata l’operazione, non avrebbe senso fare
l’assemblea”.
Molto apprezzato da Mazzarella è ancheMassimo
Mucchetti, allora
commentatore delCorriere
della Serae
oggi senatore del Pd. La sintonia tra i due è forte, perché
Mucchetti è (legittimamente) favorevole al matrimonio con
Unipol e lo scrive chiaramente sul suo giornale. Il 25 giugno,
Mazzarella chiama un dirigente di Mediobanca, Stefano Vincenzi,
che le detta il numero di cellulare di Mucchetti “e le dice
che questa persona domani è a Roma e non ha nulla in contrario
a prendersi un caffè con lei. Il contact name è Lorenza”
(probabilmente Lorenza Pigozzi, addetta stampa di Mediobanca).
Quegli articoli che
preoccupano –Ma
c’è anche chi dà invece molte preoccupazioni alla signora
dell’Isvap:
sono i giornalisti di Repubblica Giovanni Pons e Vittoria
Puledda e il cronista del sitoLinkiestaLorenzo
Dilena, che nei loro pezzi mettono in rilievo anche gli
aspetti critici dell’operazione
Fonsai-Unipol. Pons e
Puledda raccontano anche quanto dice uno studio di Ernst&Young
denominato “Plinio”, secondo cui i conti reali di Unipol, che
ha la pancia piena di titoli strutturati, sono ben diversi da
quelli scritti nei bilanci ufficiali. Dilena poi pubblicherà
“Plinio” integrale sull’Linkiesta. Se sono veri i numeri di
“Plinio”, la fusione non sarebbe più l’auspicato salvataggio
della disastrata Fonsai da parte di un’Unipol in ottima
salute, ma sarebbe invece un matrimonio riparatore, in cui si
uniscono due debolezze per risolvere i problemi della banca
creditrice di entrambe, e cioè Mediobanca. Il 23 giugno,
Mazzarella chiama il suo presidente, Giannini, “e gli parla
dell’articolo apparso quel giorno su Repubblica . Mazzarella
lo giudica vergognoso”. Indica anche chi ritiene essere la
fonte interna, che presume spalleggi la proposta
Sator-Palladio: è Giovanni Cucinotta, capo di una delle due
divisioni della Vigilanza di Isvap (poi spostato). “Mazzarella
e Giannini parlano del comportamento infedele e scorretto di
una persona che non ha firmato all’ultimo momento… Mazzarella
parla dell’apertura di un procedimento disciplinare nei
confronti di Cucinotta. Dice che le hanno proposto di parlare
con Dilena, ma non ne vale la pena e sta pensando di parlare
con Mucchetti”. Parole dure, il 25 giugno, perSalvatore
Bragantini, ex consigliere
Consob in quel periodo consigliere Fonsai su nomina diSator-Palladio:
“Mazzarella dà del bandito a Bragantini e dello smidollato a
Marco Cecchini”. Quest’ultimo è l’addetto stampa di Isvap,
accusato di “prendere i soldi da noi e lavorare per altri”.
“Cucinotta è un truffatore” e “un mascalzone”.
Il controllato e
il controllore-Intanto
il controllato, è cioè Cimbri di Unipol, chiama il
controllore, Mazzarella di Isvap, con cui scambia
informazioni, preoccupazioni edocumenti(“una
comparazione da mandare al consulente… dice che se ha già
qualcosa domani gliela porterà sicuramente”) e progetta
incontri a Roma con lei e con il presidente Giannini. Qualche
mese dopo, l’11 dicembre 2012, Pons e Puledda scriveranno su
Repubblica un articolo (“Consob fa le pulci ai conti Unipol”)
che costerà loro l’apertura di un’inchiesta amministrativa di
Consob per aggiotaggio informativo. In realtà è una mossa per
ottenere i loro tabulati telefonici, poi effettivamente
consegnati alla Consob dalla Procura di Milano, nel tentativo
di individuare la fonte dei due cronisti.
Fonsai, Jonella Ligresti torna a casa. Sì della Procura ai
domiciliari
La primogenita dell'ingegnere, detenuta dal 17 luglio scorso
nell'ambito dell'inchiesta Fonsai, era stata arrestata con le
accuse di manipolazione del mercato e falso in bilancio aggravato
Jonella Ligrestitorna
a casa. La donna, arrestata lo scorso luglio nell’ambito
dell’inchiesta della procura di Torino suFonsai,
è da oggi agliarresti
domiciliari. La primogenita diSalvatore
Ligresti, finita in carcere con le accuse di
manipolazione del mercato efalso
in bilancio aggravato, è uscita da San Vittore intorno
alle 19 di mercoledì ed è stata accolta dai figli minorenni, prima
di dirigersi verso casa a bordo di un Suv grigio scortato da
un’altra auto di piccola cilindrata.
La decisione è stata presa nel pomeriggio dal gip di TorinoEleonora
Monserrat Pappalettere, accogliendo un’istanza dei legali
Lucio Lucia e Marco Benito Salomone. Jonella, ex presidente della
compagnia assicurativa, è indagata dai pm di Torino Vittorio Nessi
e Marco Gianoglio.
Nell’ordinanza con cui il gip Pappalettere concede gli arresti
domiciliari si legge che l’indagata, nel chiedere il
patteggiamento, ha evidenziato di aver “cominciato a prendere
coscienza degliilleciti
commessie dei
gravissimi danni causati”. Secondo il giudice, “l’inizio di tale
percorso di ripensamento della propria condotta, benché non ancora
approdato ad una conclamata resipiscenza”, consente di allentare
la misura restrittiva.
FonSai, “L’ad Unipol aveva informazioni sulla Consob prima del
mercato”
Dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta
milanese per corruzione e calunnia a carico dell'ex presidente
dell'Isvap Giancarlo Giannini, emergono dettagli anche sulla
commissione che vigila sulla Borsa. Alti funzionari erano in
confidenza con i controllati e pronti a rassicurarli
sull'esito di decisioni che solo l'organo collegiale poteva
prendere
Non è solo l’indagine per corruzione a
carico dell’ex presidente dell’IsvapGiancarlo
Giannininello
scandaloFonsaia
sollevare perplessità sul modo in cui le autorità di vigilanza
in Italia svolgono la loro funzione. Sotto la presidenza diGiuseppe
Vegasattorno
alla Consob, la commissione che vigila sulla Borsa, si è
diffusa una percezione negativa circa l’imparzialità attesa da
un arbitro. A differenza di Giannini, Vegas può fin qui
vantarsi di essere rimasto indenne dalleindagini
giudiziarie in corso a Milano e Torino.
Quasi un anno fa fu un commissario Consob,Michele
Pezzinga, a dare voce al
crescente disagio: “Non mi pare opportuno, e non so quanto
giovi all’immagine della Consob, indossare i panni che
normalmente vestono i consulenti di gruppi privati”, disse in
un’intervista, dopo che si era saputo che il presidente della
Consob aveva incontrato Alberto Nagel, amministratore di
Mediobanca, e i vertici delle società interessate, per dare
indicazioni su come impostare l’operazione di salvataggio di
Fonsai orchestrata da Mediobanca e affidata alla compagnia
bolognese Unipol.
Le telefonate agli atti dell’inchiesta
milanese per corruzione e calunnia a carico di Giannini,
rivelanodettagli
sulla Consob: alti
funzionari in confidenza con i controllati e pronti a
“rassicurarli” sull’esito di decisioni che solo l’organo
collegiale di vertice poteva prendere, o che mostrano spiccate
preferenze per uno dei contendenti in gara.
È il 2 luglio 2012, ore 12: dal telefono di
Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol, parte una
chiamata verso Flavia Mazzarella, vicedirettore generale dell’Isvap
e braccio destro di Giannini. I due “commentano la situazione
Fonsai/Unipol/Sator/Palladio”, si legge nei brogliacci dell’intercettazione,
poi la dirigente dell’Isvap chiede “del prospetto approvato da
parte di Consob”. Cimbri si mostra sicuro: “Giovedì!”.
L’entusiasmo è giustificato dall’entità della posta. Sul
tavolo ci sono l’ok di Consob al prospetto relativo agli
aumenti di capitale paralleli di Unipol e di Fonsai e la
decisione sull’esenzione dall’offerta pubblica di acquisto a
cascata su Milano Assicurazioni, controllata di Fondiaria,
senza la quale casca tutta l’operazione.
Come faceva l’ad di Unipol a saperedella
decisione che la Consob prenderà giovedì 5 luglio e del suo
esito? L’indomani, in un’altra telefonata,Angelo
Apponi, capo della divisione
emittenti della Consob e braccio destro di Vegas, rivela alla
Mazzarella che ha visto Cimbri, che “era preoccupato ma lui lo
ha rassicurato”. Forse sull’esito dei procedimenti
autorizzativi in corso? Fonti Consob escludono qualsiasi
rivelazione di segreto e rivendicano che si tratta “normale e
fisiologico coordinamento secondo prassi di collaborazione
consolidate a beneficio del mercato e delle società quotate”
ed è il testo unico della finanza a “prescrivere una
collaborazione tra le autorità di vigilanza che lavorano sullo
stesso caso”. La “fisiologia della vigilanza”, però, non si
ferma qui. La sera del 4 luglio 2012, a fine giornata, Apponi
sente di nuovo la Mazzarella: dopo alcune considerazioni poco
istituzionali sui vigilati (“quelli di Fonsai” che “non sono
capaci, sono deficienti”), le dice che “per l’esenzione Opa
domani pomeriggio deliberato per il sì”. Dunque, un alto
funzionario Consobdava
per certo all’esterno l’esito di una decisioneche
spettava solo a un organo collegiale, la Commissione, che si
sarebbe riunita il giorno dopo. L’anticipazione, comunque, era
azzeccata: anche se non arriva l’ok al prospetto, rinviato di
qualche giorno, la Consob concede l’esenzione Opa sulla Milano
Assicurazioni. Forse quella di Apponi è una leggerezza, o
forse solo una previsione scontata. L’informazione aveva un
suo peso potenziale, spendibile con profitto sul mercato:
nella giornata del 6 luglio, quando l’esenzione Opa diventa
pubblica, il titolo Milano Assicurazioni perde il 10,72 per
cento contro il 2,44 per cento della Borsa. Un esito ben
prevedibile da chiunque fosse in possesso dell’informazione in
anticipo.
Anziché lavorareper
trasmettere una percezione di imparzialità da parte dei suoi
uffici, il presidente Consob si è premurato di chiedere alla
Procura di Milano i tabulati telefonici di due giornalisti di
Repubblica in relazione a un articolo che dava notizia,
confermatasi corretta, di errori di contabilizzazione dei
titoli strutturati nel bilancio Unipol. Questo mentre i suoi
funzionari non lasciavano dubbi circa le loro simpatie. Alla
Mazzarella che gli chiedeva “se hanno fatto pubblicare la
seconda offerta della Sator”, era l’11 giugno 2012, Apponi
risponde che “farla pubblicare vorrebbe dire dargli ancora più
“grancassa”. Non bisognava insomma favorire i concorrenti di
Unipol, il duo Sator-Palladio.
Chiude il cerchio il rapporto fra Apponi e
Stefano Vincenzi, responsabile della consulenza legale e uomo
di punta della lobby istituzionale di Mediobanca. Ma su questa
relazione a distanza ravvicinata fra controllore e controllato
non vi sono per ora telefonate. Di sicuro,Cimbri
sa quanto è stato cruciale il ruolo di Vincenzi.
Il 17 luglio, secondo giorno dell’aumento di capitale, lo
incontra per strada a due passi dalla sede milanese di
Mediobanca e lo omaggia con un “Stefano, dobbiamo tutto a te”.
Non proprio quello che gli azionisti del gruppo Fonsai possono
dire delle autorità di vigilanza.
La figlia di Ligresti che fa shopping e la troia a Milano
Le immagini diffuse dalla rivista, con il caso Cancellieri ancora
fresco, riaccendono le polemiche sulla vicenda della scarcerazione
della figlia di don Salvatore
Giulia Ligresti si è concessa un pomeriggio di shopping nel
quadrilatero della moda milanese. Le foto, che risalgono al 25
ottobre scorso, fanno parte di un servizio pubblicato dal
settimanale ‘Oggi’.
Le immagini diffuse dalla rivista, con il caso Cancellieri ancora
fresco, riaccendono le polemiche sulla vicenda della scarcerazione
della figlia di don Salvatore.
Prima in carcere, poi ai domiciliari e alla fine libera e
ufficialmente scarcerata per i suoi problemi di salute.
Fonsai, le donazioni di Salvatore Ligresti: 32 milioni.
Soprattutto alle fondazioni
Comuni, università, associazioni culturali e
ambientali, parrocchie. Ma a queste ultime arrivano sempre
pochi spiccioli in confronti alle centinaia di migliaia di
euro che sono arrivati altrove. Oltre un milione di euro alla
fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Oltre un
milione anche al centro per la ricerca biomedica mai costruito
Dal monastero delle Carmelitane Scalze alla
fondazione Bettino Craxi. DonSalvatore
Ligresticuore d’oro, ma
soprattutto con le fondazioni. In dieci anni laFondiaria
Saiha
elargito oltre32
milioni di euro in donazioni.
Comuni, università, associazioni culturali e ambientali,
parrocchie. Tantissime. Ma a queste ultime arrivano sempre
pochi spiccioli in confronti alle centinaia di migliaia di
euro che sono arrivati altrove. Nel lunghissimi elenchi degli
esercizi della società assicurativa, presenti negli atti
dell’inchiesta milanese, fino al 2011 spuntano anche voci
insolite tra i beneficiati di tanta generosità di cui parlava
anchela
compagna dell’imprenditore, Gabriella Fragni, in un verbale. Voci
insolite e un centro per la ricerca (Cerba) mai costruito ma
che ha ricevuto oltre un milione di euro.
Ci sono le inserzioni e le erogazioni pagate
aRcs(anche
se poche migliaia di euro), la quota associativa allaFondazione
Italia-Cinadi
Cesare Romiti (organizzazione di imprenditori per promuovere
gli scambitra
i due paesi), fatture a nome della concessionaria di
pubblicità Pubklicompass spa, alComunee
all’Università
di Torino(che
conferì e poi revocò una laurea in economia aziendale alla
figlia Jonella nel 2007), alla Fondazione Milan, alRotary
clube
ai Lions ma anche al Golf club, all’Associazione nazionale per
le imprese assicuratrici. Anche ilSenato
della Repubblicaha
ricevuto soldi dalla casse di FonSai per la realizzazione di
una mostra: 30mila euro per i Padri fondatori.
Ci sono tra le “erogazioni liberali
effettuate” le quote associative al seminarioAmbrosetti,a
seminari dell’Università Bocconi, alCentro
europeo per la ricerca biomedica avanzata(Cerba,
progetto voluto da Umberto Veronesi che avrebbe dovuto sorgere
sui terreni di Ligresti e oggi al centro contenzioso nel
fallimento Imco-Sinergia). Alla fondazione di un progetto mai
diventato realtà, secondo gli schemi presenti agli
dell’inchiesta ,sarebbero andati poco meno diun
milione e 200 mila euro.
Poi ci sono anche sigle un po’ misteriose;
nell’esercizio 2002 la donazione più alta, oltre 129 mila
euro, sono finiti come “contributo straordinario” Ga-SA, in
quello del 2003 ben 300mila euro partono da Fonsai e arrivano
allaFondazione
Fondiaria Sai, stessa cifra
anche nel 2004 e ben 500mila euro ne 2005. L’istituzione, già
presieduta da Giulia Maria Ligresti, ha portato avanti secondo
il sito alcuni progetti anche all’estero: dalla
ristrutturazione di un orfanotrofio in Bielorussia alla
costruzione di scuole in Burkina Faso e Mali. Che la
Fondazione possa essere il veicolo di donazioni particolari
emerge in un verbale del 13 novembre 2013. A essere sentito è
ilcapo
della securityFonsai
Luciano Gallo Modena: “Ieri sera l’avvocato Quagliana (ufficio
legale) mi ha detto che sta verificando il sospetto secondo il
quale da qualche ente morale siano partiti soldi con
destinazione la dirigenza Isvap. Gli ho risposto che non ne
sapevo nulla. In realtà esiste una Fondazione Fondiaria ma non
ho idea che finanzi occultamente la vigilanza assicurativa.
Esistono altre fondazioni nella disponibilità della famiglia
Ligresti…”.
A verbaleFulvio
Gismondi,attuario, ha
raccontato agli inquirenti milanesi che l’ex ad FonsaiEmanuele
Erbettagli
aveva riferito di aver saputo daPergiorgio
Peluso,
il direttore generale nonché figlio del ministro Anna Maria
Cancellieri, che
per corrompereGiancarlo
Gianni,l’ex
presidente Isvap “amico” dei Ligresti, i
soldi erano stati fatti passare “per l’intermedio di unaonlus
sanitaria“.
Ma nessuno sa quale sia il nome della onlus e se sia negli
elenchi delle donazioni di don Salvatore.
Ci sono di certo molte fondazioni. Nel 2004Magna
Carta, oggi presieduta da
Gaetano Quagliariello, ha ricevuto un contributo di 115mila
euro. La fondazione promuove lo studio del diritto attraverso
seminari, convegni e manifestazioni. Se bene si sa cos’è Magna
Carta non si riesce a capire cosa siano i 184mila euro
elargiti nel 2004 come “costo fuori competenza Intercoins”. In
beneficenza, nel 2005, anche 260mila euro di contributo al
gruppo Agenti Sai.
Ci sono contributi consistenti anche a molte
fondazioni culturali; per esempio alla Fondazione del Teatro
del Maggio Musicale Fiorentino 160mila
euro nel 2005, 330mila nel 2006, 330mila nel 2007 e 330mila
euro nel 2008. Proprio in quel periodo l’ingegnere aspirava a
costruire sull’area del Castello. Tra il 2008 e il 2009 al Festival
internazionale della musica Mi-To sono
andati ben 800mila euro. Cifra che fa impallidire se si pensa
che per esempio nel 2009 a un’altra importante istituzione
culturale italiana come il Teatro la Fenice di Venezia 5mila
euro, mille euro in meno del Rotary club. Notevoli anche i 250
mila euro alla fondazione nazionale del Cinema di Torino in
confronto ai 10mila donati all’Associazione nazionale dei
vigili del fuoco. Al meritorio comitato fondazione Telethon invece
solo 2mila euro nel 2009, anche se 60mila euro sono stati
donati a Telefono azzurro.
"Contatti Ligresti-Berlusconi per Giannini"
Accusa della procura nell'indagine Fonsai
Il pm di Milano Luigi Orsi ha chiuso un altro filone
dell'inchiesta: l'ex presidente dell'Isvap avrebbe ritardato la
funzione di vigilanza in cambio di una promessa dell'ingegnere di
Parternò della nomina all'Antitrust
MILANO- Il pm
di Milano, Luigi Orsi ha chiuso un altro filone di inchiesta
sull'ex galassia Ligresti. In questa indagine sono indagati
Salvatore Ligresti e Giancarlo Giannini (ex numero uno dell'Isvap)
per corruzione. Inoltre, Giannini deve rispondere anche della
contestazione di calunnia a danno della stessa famiglia Ligresti.
Al centro della vicenda di corruzione c'è la promessa che Ligresti
avrebbe fatto a Giannini di interessarsi presso Silvio Berlusconi
per una sua nomina all'Antitrust.
Il ruolo di Giannini.Giannini,
all'epoca presidente dell'organismo di vigilanza sulle
assicurazioni private (ora Ivass), "aveva improntato la funzione
di vigilanza nei confronti" di Fonsai "in modo tardivo e
inefficiente" in cambio della promessa da parte di Ligresti della
nomina a presidente dell'Antitrust, "una volta scaduto l'incarico"
all'Isvap. Di più: Giannini avrebbe ritardato i controlli già dal
2002 quando il gruppo Ligresti prese il controllo di Fondiaria.
La calunnia.L'accusa
di calunnia a carico di Giannini riguarda una denuncia che l'ex
presidente dell'Isvap ha presentato in procura a Milano nei
confronti dei Ligresti, accusandoli di ostacolo all'autorità di
vigilanza con lo scopo di "occultare il fatto di aver omesso di
svolgere al propria doverosa vigilanza su Fonsai" e di "conseguire
l'impunità". La denuncia fu fatta il 18 aprile 2012 e per il pm
Orsi, Giannini l'ha presentata nonostante sapesse che i Ligresti
fossero
innocenti e non responsabili di quanto l'ex presidente dell'Isvap
li accusava. Il reato di corruzione risale al 2011.
L'accusa a Ligresti.Giannini,
infatti, indicava che gli amministratori di Fonsai "avrebbero
occultato all'istituto gli scorretti criteri di formazione della
riserva sinistri rc auto che si sono riflessi sul bilancio di
esercizio 2010 e così veicolato all'autorità una non compiuta
informazione sulle reali condizioni economiche della società, ciò
incidendo sia sulla tempestività degli interventi di vigilanza,
sia sul processo decisionale della medesima autorità in ordine
alla considerazione, anche in termini meramente ipotetici, delle
più opportune misure da adottare, a fronte della reale situazione
aziendale, nel perseguimento della sana e prudente gestione della
società stessa".
La segnalazione.Inoltre,
il 21 marzo 2012, Giannini aveva già segnalato con una nota alla
magistratura che "a quella data era emerso che sulla base della
valutazione del contratto 20 ottobre 2003 concluso tra la
Fondiaria-Sai e Salvatore Ligresti, tacitamente rinnovabile, la
società vigilata aveva pagato a ligresti complessivi 28 milioni di
euro tra il 2003 e il 2010, erogazione anomala e indebita perché
la proroga contrattuale non era stata specificatamente valutata
dal cda" e perché "l'importo delle erogazioni successive alla
prima era contrattualmente indeterminato" e "era difficile
percepire il contenuto della prestazione".
Con tale nota, scrive il Pm "implicitamente accusava gli
amministratori pro tempore della Fondiaria-Sai di avere occultato
la vicenda alla vigilanza prima del 21 marzo 2012". Tuttavia,
continua Orsi, a fronte di queste denunce, Giannini "disponeva
nell'arco di tempo dal 2002 all'agosto 2010, che l'Isvap non
effettuasse alcuna ispezione nei confronti della società vigilata"
e "disponeva tardivamente nell'ottobre 2010 un'ispezione generale
su Fondiaria, inizialmente centrata sulla governance e
successivamente, il 28 dicembre 2010, estesa al tema della sola rc
auto".
L'ispezione tardiva.Orsi
spiega, inoltre, che l'ispezione del dicembre 2010 a Fonsai è
stata tardiva perché "assunta a distanza di un anno da quando, il
29 ottobre 2009, l'istituto chiedeva chiarimenti a Fondiaria sul
tema delle riserve relative alla rc auto e alla rc generale con
riguardo all'esercizio 2008", senza contare che "il 29 dicembre
2009" Giannini propose al dirigente che aveva rilevato ci fosse
necessità di fare una ispezione a Fonsai "di rinviare entrambe le
iniziative ispettive nella primavera successiva, quando fossero
stati acquisiti ulteriori dati".
Le parti correlate.Lo
stesso dirigente nel marzo 2010 "reiterava il suggerimento di
avviare l'ispezione nei confronti" di Fonsai, ma questa non fu
fatta che a fine dicembre dello stesso anno. Giannini avrebbe poi
interferito "rallentando e comunque ostacolando l'ispezione
disposta". Ciò lo avrebbe fatto nel dicembre 2010 "dissuadendo"
gli ispettore a "svolgere immediatamente" ulteriori accertamenti,
dopo che "erano emerse alcune operazioni condotte da Fondiaria-Sai
con parti correlate - specificatamente erogazioni di denaro da
Fondiaria-Sai a favore di Salvatore e Jonella Ligresti", e
successivamente decidendo "di non segnalare all'autorità
giudiziaria" alcuni "sospetti di illiceità delle attribuzioni
patrimoniali ai Ligresti" e invitando "l'amministratore delegato
di Fondiaria-Sai, Emanuele Erbetta, a 'inondare di carte' l'isvap,
laddove i documenti già versati da Fondiaria alla vigilanza
comprovavano già l'illiceità delle erogazioni fatte da
Fondiaria-Sai a Ligresti".
Quando Giannini difendeva Ligresti."Ha
preso i soldi? E allora? Si tratta forse di un reato?".
Nell'avviso di chiusura firmato da Orsi, con queste parole
Giannini avrebbe replicato al capo dell'ispettorato dell'istituto
di vigilanza sulle assicurazioni, Ignazio Bertuglia, che
"sollecitava l'avvio delle richieste ispettive" in relazione "al
fatto che Salvatore Ligresti aveva percepito svariati milioni di
euro di sospetta liceità" da parte di Fonsai.
Nelle carte dell'inchiesta Fonsai spuntano
le cene da migliaia di euro offerte dal finanziere Ligresti a
politici di primo piano.
Nelle intercettazioni sul caso-Fonsai ora vengono
fuori "quintali di aragoste gratis", che i Ligresti avrebbero
offerto al Tanka Village, il resort di Villasimius, a
politici e vip. Ministri, sottosegretari, direttori di giornali. Il
Fatto Quotidiano di oggi racconta che tra gli ospiti ci potrebbe
essere anche il ministro Anna Maria Cancellieri, che però ha subito
smentito.
A parlare delle cene e dei favori è l'ex amministratore delegato
Fausto Marchionni, intercettato durante una conversazione con
Alberto Alderisio, uomo vicinissimo ai Ligresti. "Pare che ci sia un
quintale, no, una tonnellata di aragoste in conto. Una tonnellata!",
dice Marchionni, che continua: "Tu sai quante cene venivano fatte al
Tanka...".
Salvatore Ligresti e i contratti Fonsai offerti ai figli dei big
Ciò che emerge con più forza dall'inchiesta su Fonsai è il ruolo di
Salvatore Ligresti: intessitore di rapporti, uomo delle telefonate
alle persone giuste, assegnatore di consulenze. Anche -scrive
il Messaggero- ai
figli dei big: "La vera storia e ricostruzione dei fatti e dei
soggetti che hanno inciso sulla gestione di Fondiaria Sai deve
ancora essere scritta" disse mister 5 per cento in un
interrogatorio.
Come riporta il Messaggero dopo mesi di indagine la realtà di cui
parlava Ligresti dunque comincia a prendere forma. E così vengono
fuori 1,2milioni pagati da Fonsai nel 2012 allo studio legale di
Marco Cardia, figlio dell'ex presidente Consob. I pm così quando
chiedono a Marchionni se il rapporto professionale con Cardia fosse
legato al ruolo del padre, l'ex manager Fonsai risponde così: "Non
so di preciso al riguardo, posso dire che l'affermazione non è
illogica".
La vigilanza silenteAltro
tema riguarda i silenzi dell'Isvap (l'istituto di vigilanza) e di
atti corruttivi nei confronti dell'allora presidente Giannini. Come
spiega il Messaggero nella cassaforte di Giannini la guardia di
Finanza ha sequestrato documento da cui emergono problemi alle
riserve Unipol dopo la fusione con Fondiaria.
Fusione Fonsai Unipol? Un'operazione politicaI
magistrati - riporta sempre il Messaggero - si sono poi chiesti se
l'operazione di pulizia dei bilanci fatta dall'ex direttore generale
Piergiorgio Peluso (figlio della Cancellieri) avesse anche
l'obiettivo di spianare il terreno alla fusione Unipol e
all'estromissione della famiglia accusata di aver spolpato la
comapgnia.
Sarkozy, Emiro e Platini: dal Psg ai mondiali, il Qatar entra nel
pallone
Il club francese è stato il primo passo: investimenti milionari per
entrare nell'elite violando le regole del Fair Paly finanziario voluta dal
presidente dell'Uefa. La misteriosa cena a tre dove è stata decisa la
candidatura oper il mondiale del 2022
(ap)PARIGI
- E' stato Zlatan
Ibrahimovic, profeta laico e assai ben stipendiato dall'alto dei suoi 15
milioni all'anno, benefit esclusi, ad annunciare l'esistenza della nuova
Trinità: "Noi rappresentiamo il Paris Saint Germain, la Francia e il
Qatar". E' una triangolazione tra poteri vecchi e nuovi, la confluenza di
interessi convergenti che ha fatto nascere l'operazione-Psg, il neomoloch
che vuole egemonizzare l'Europa del calcio. A colpi di denaro, ça va sans
dire. Secondo Deloitte, il club parigino è già il quinto nel continente
nella classifica dei ricavi, dopo averli quadruplicati rispetto al 2011.
Nell'ultima stagione ha fatto registrare i più abnormi introiti dal
settore commerciale che si siano mai verificati: 254,7 milioni, anche se
200 milioni vengono da una sola sponsorizzazione, quella della Qatar
Tourism Authority, il che ha provocato un' inchiesta Uefa sul Psg per
possibile violazione delle regole del Fair Play Finanziario. Si configura
l'aiutino, anzi l'aiutone di Stato, visto che il proprietario del Psg è la
Qatar Sports Investments che fa capo all'emiro del Qatar, che a sua volta
è anche l'ente del turismo qatariota. Non proprio un'operazione limpida,
anzi. Ma la gran macchina è lanciatissima e chissà se qualcuno vorrà
fermarla. Del resto è in moto da tempo, almeno da quattro anni. E tutto
parte da una cena all'Eliseo.
E' il 23 novembre 2010, a poche settimane dall'assegnazione dei Mondiali
del 2022. Nicolas Sarkozy è ancora il presidente dei francesi. Parte un
invito a cena per due ospiti di riguardo: Michel Platini, presidente Uefa,
e lo sceicco Tamim bin Hamad al Thani, emiro del Qatar. E' una cena
segretissima, al punto che il fatto trapelerà solo un paio d'anni dopo,
rivelato da France Football. I contenuti delle chiacchiere tra i tre non
saranno mai noti, ma notissime sono le conseguenze della cena in tema di
questioni calcistiche. Poche settimane dopo, a sorpresa, la Fifa assegna i
Mondiali del 2022 al Qatar, che batte la candidatura degli Usa, grazie al
voto compatto dell'Uefa di Platini: notare che il Qatar ha una superficie
di circa 11.000 km quadrati, poco più dell'Abruzzo, non ha impianti
sportivi per ospitare un Mondiale, d'estate la temperatura sfiora i 45
gradi ed è impossibile giocare al calcio, infatti finirà che il Mondiale
2022 si dovrà disputare per forza in inverno, stravolgendo i calendari del
calcio internazionale. Andiamo avanti. Un paio di mesi dopo la cena,
l'emittente Al Jazeera, che ha sede in Qatar, acquista i diritti tv del
campionato francese. Sei mesi e mezzo dopo la cena, la Qatar Sports
Investments acquista per 70 milioni di euro il Psg, rilevandolo da Colony
Capital, avviando una serie di investimenti massicci sul calciomercato e
affidandone la guida a Leonardo, che per intraprendere la nuova avventura
molla la panchina dell'Inter. Qualche tempo dopo Laurent Platini, figlio
di Michel, avvocato, viene assunto dalla Qatar Sports Investments. Michel
Platini, richiesto di un commento sulla famosa cena con Sarkozy e l'emiro,
tenta un dribbling dei suoi, ma gli riuscivano meglio in campo: "Fui
invitato a cena da Sarkozy, ma non sapevo che avrei trovato l'emiro del
Qatar. Comunque vi giuro con la mano sul cuore che Sarkozy non mi chiese
il voto per il Qatar, anche se capii che a lui la cosa interessava molto".
Non una bella storia, ecco. Soprattutto per quello che ora rappresenta il
Paris Saint Germain nel panorama europeo: una fantastica anomalia che
punta a conquistare la Champions e che sta immettendo fiumi di denaro sul
club parigino anche in barba al Fair Play Finanziario, il corpus di
severissime regole sui bilanci che proprio Platini ha imposto all'Uefa. Il
Psg in questi tre anni ha speso oltre 300 milioni di sole campagne
acquisti. Il budget di spesa per la stagione in corso è di 488, diconsi
quattrocentottantotto, milioni di euro, mentre un anno fa furono 430. E
dato che per il Ffp le spese non possono superare gli introiti, ecco che
il Psg immette denaro fresco nelle sue casse ma prelevandolo, è il
sospettone, dal suo stesso conto in banca. Perché l'ente del turismo
qatariota che sponsorizza con 200 milioni il Psg non è esattamente uno
sconosciuto per i proprietari del club, e non lo è nemmeno la compagnia
telefonica Ooredoo, il principale provider del Qatar, che sgancerà 75
milioni nei prossimi anni. Insomma, il conflitto di interessi sembra
solare e spetta solo all'Uefa sancirlo, ma chissà in quali termini. Anzi,
sarà interessantissimo seguire gli sviluppi della vicenda. Nel frattempo
si apprende che Nicolas Sarkozy, dovesse fallire la corsa all'Eliseo per
il 2017, sarebbe candidato a diventare presidente onorario del Paris Saint
Germain, senza contare i cospicui interventi negli ultimi anni dei fondi
di investimento qatarioti in numerose aziende francesi in difficoltà,
compreso il gruppo Lagardère. E intanto il Qatar sta continuando la sua
campagna acquisti in giro per l'Europa: non è stata forse la Qatar Airways
a sponsorizzare per la prima volta nella storia la maglia del Barcellona,
l'unico club che si era sempre fieramente rifiutato di marchiarsi,
versando 150 milioni per 5 anni? Alle spalle c'è evidentemente un progetto
di conquista, i qatarioti vogliono comprare il calcio e vogliono farlo
subito, senza troppe mediazioni, senza attendere. Gli arabi alle porte
dell'Europa, e sono già entrati a Parigi. Per questo Psg-Chelsea, quarto
di finale dellaChampions
2013-2014, è anche un crocevia della storia contemporanea. Il Chelsea può
arginare la marea, respingere l'offensiva. Josè Mourinho come Carlo
Martello a Poitiers, come Giovanni d'Austria a Lepanto, come Jan Sobieski
a Vienna: quelli che fermarono gli arabi. Forse.
UN SODALIZIO DELINQUENZIALE SPREGIUDICATO...La
reazione dopo il verdetto d'appello si era consumata, da
parte del mondo bianconero, in un rumoroso silenzio. Le
pene stabilite dal Tribunale di Napoli non lasciavano
adito a dubbi. Anzi. Rispetto alla sentenza di primo grado
aggravavano alcune situazioni (Pairetto e Mazzini) e
fotografavano inderogabilmente un sistema marcio e
corrotto. Al quale faceva capo Luciano Moggi. Al quale
collaboravano e lavoravano in molti. Difficile dire da
quanto tempo. Facile immaginare che tutto fosse nato un
po' prima del campionato 2004/2005. Quello che, secondo i
più ottimisti estrapolatori di messaggi positivi, non
aveva subito alterazioni. Già. Pensate i precedenti, di
cui non avremo mai le intercettazioni. Anzi, non
pensateci. A pagina 108 delle motivazioni si legge"appare
indubbio che sia emerso un sistema ben collaudato,
peraltro già operante dagli anni 1999-2000, fra soggetti
che sulla falsariga di ‘rapporti amichevoli’ (…) ponevano
in essere condotte finalizzate a falsare la reale
potenzialità di alcune squadre di calcio."Dal
1999/2000.
In questi giorni sono state rese pubbliche dunque anche le
motivazioni. Attese da coloro che desideravano tornare
ad aggrapparsi ad una virgola fuori posto per contestare
l'irregolarità di tutto un processo. Un metodo, applicato
anche dalle difese, che in questo processo ha pagato
pochissimo. E a dispetto delle motivazioni della sentenza
di primo grado, che peccavano di contraddizioni (e
coraggio), queste brillano per un'estrema lucidità. Pagine
durissime, che non nascondono rimproveri e appunti a
quanto sottolineato nel primo grado di giudizio, ove
lacunoso. Per nulla intimorite dalle pagine di giornali
che avevano costruito intere battaglie su presunte
innocenze. Altro che chiacchiere da bar.
Delle motivazioni, in questi giorni, sono stati già
messi in risalto diversi elementi cruciali. In tanti hanno
riportato le parti in cui si sottolineava che non vi era
traccia di convivialità negli incontri e nelle telefonate
tra gli imputati. Il fatto che Moggi, ex dg bianconero, "esercitasse un
ruolo preminente sugli altri sodali"con
una "spregiudicatezza fuori dal comune".
Il fatto che "emerge con chiarezza un ruolo
affatto secondario, ma anzi di rilievo nel sodalizio,
ricoperto dagli imputati Pairetto, Bergamo e Mazzini,i
quali in forza della funzione loro attribuita (i primi due
designatori arbitrali, Mazzini vicepresidente Figc) hanno
di fatto rafforzato il contesto e l'incidenza del
sodalizio che, proprio per la loro funzione e per il loro
contributo apicale, ha potuto operare per un lasso di
tempo cospicuo con metodiche altrimenti assolutamente
irraggiungibili, ovvero la scelta degli arbitraggi delle
partite di campionato di serie A, e in parte di serie B,
condizionata per precostituire griglie ed in parte per
sorteggi indubbiamente ambigui". E poi il ruolo
fondamentale delle sim. Un'organizzazione che spesso
esulava dal calcio, che difendeva i suoi voleri in ambito
federale, che giorno dopo giorno si era fatta consumare da
un brutto mostro. La smania per il potere. Arbitri,
carriere, favori. Per mantenere il proprio potere i
rappresentanti di questa associazione erano disposti a
tutto.
Ma queste motivazioni, per chi ha avuto il piacere di
leggerle, svelano alcuni particolari interessanti, passati
sotto silenzio. Rigettate le eccezioni, nelle motivazioni
non si lesinano continue bacchettate alle difese (e al
quadro riduttivo rappresentato in parte dalla sentenza di
primo grado). Pagina 166. "Si sottolinea
che allorché un testimone dichiari di avere ascoltato una
frase o assistito un'azione ben precisa, questo aspetto ha
rilevanza probatoria ed è ovvio che l'interpretazione
della stessa è compito del giudicante e non del teste."Pieno
titolo quindi alla testimonianza del giornalista Fabio
Monti che aveva riportato i dubbi in merito all'esistenza
di un sistema da parte di Giacinto Facchetti, confermati
anche dalla testimonianza del figlio Gianfelice ("non
può trattarsi di mero pettegolezzo", si
legge).
Significativo l'appunto che viene fatto ad altri testimoni
(si citano alcuni arbitri tra i quali Tombolini e
l'allenatore Ancelotti) di cui si evidenziala
quasi serialità delle espressioni usate e del contrasto
evidente con il tenore di alcune conversazioni
intercettate ad essi attinenti (...) una sostanziale
volontà di far passare per normali comportamenti che non
lo erano affatto".In evidente
contrasto = il vostro universo parallelo non esiste. Non
esiste quell'universo di improvvise esitazioni e amnesie
che si era palesato nelle dichiarazioni di numerosi
testimoni, che sembravano aver dimenticato dall'oggi al
domani ogni cattivo pensiero formulato in quegli anni bui.
Non esiste quell'universo così fortemente popolato e
perfezionato negli anni, nel quale tutti erano colpevoli e
per questo tutti meritavano l'innocenza. Non esiste. Non
più.
Non esistono più appigli. Non quello che recitava che non
esistessero partite truccate. Se ne citano ben 8.Udinese-Brescia
(1-2), Juventus-Lazio (2-1), Fiorentina-Bologna (1-0),
Bologna-Juventus (0-1), Juventus-Milan (0-0),
Cagliari-Juventus (1-1), juventus-Udinese (2-1),
Roma-Juventus (1-2).Non
esiste purezza, né buona fede. Le griglie erano
fraudolente, la designazione degli assistenti pilotata. I
mass media erano al servizio del sistema Moggi. Anche
quest'ultima considerazione non si legge da nessuna parte.
Quasi fosse un atteggiamento normale. Quasi non stupisse
nessuno. Sono i bianconeri che hanno seguito con
apprensione questo processo i protagonisti della più
grande contraddizione di questo processo. Paladini dei
propri colori e strenui difensori di Moggi. Quello stesso
Moggi scaricato dalla Juventus, come se agisse per propri
interessi personali e questi nulla avessero a che fare con
le vittorie della squadra di Torino. Semplici coincidenze.
No, non esitono più nemmeno quelle. Il risveglio del mondo
bianconero deve essere stato brutale e frustrante.
Scoprirsi improvvisamente così. Spregiudicati sul campo.
Dal 1999/2000.
Uefa, Platini: "Nessuna esclusione dalle coppe per i club che
non rispettano il fair play finanziario"
Il presidente dell'UEFA annuncia provvedimenti contro i club
che non rispettano i parametri sui bilanci, ma esclude
clamorosi colpi di scena. Sul "caso PSG" dice: "Non sono
sicuro che rispettino le regole, ma hanno un modello economico
unico e atipico". Sulla candidatura a presidente FIFA: "
Deciderò dopo i Mondiali"
Michel
Platini (ansa)ROMA
-Mano
pesante, ma senza esagerare. Michel Platini conferma
l'intenzione dell'UEFA di vigilare sul rispetto delle regole
del fair-play finanziario, ma esclude proveddimenti clamorosi:
"Se vi aspettate lacrime e sangue, sarete delusi. Ci saranno
provvedimenti duri, ma non esclusioni dalle competizioni
europee". Platini, intervistato da "Le Parisien", ha poi fatto
sapere che "le prime decisioni saranno annunciate a fine
maggio".
Platini, presidente Uefa, ha affrontato il tema più scottante,
ovvero la gestione dei club di proprietà dei munifici sceicchi
arabi: "Non sono affatto sicuro che il Paris Saint-Germain
rispetti il fair-play finanziario", ovvero il dispositivo che
vieta alle società di spendere più di quanto incassano.
"Diciamo che il modello economico del Psg è unico e atipico -
osserva Platini -. Hanno un contratto innovativo con l'ufficio
turistico del Qatar e questa è l'unica cosa che posso dire".
Il riferimento del numero 1 della Uefa è all'accordo che
garantisce al club parigino introiti per 200 milioni di euro
l'anno. Platini si affida agli esperti in materia che dovranno
stabilire se tutto è in regola e prosegue: "Non si può dire
che il Psg si muova ai limiti dei regolamenti, ho parlato con
il presidente Nasser Al-Khelaifi e con Jean Claude Blanc e non
è questo il loro spirito. Hanno scelto semplicemente un
percorso per finanziare gli investimenti e raggiungere
l'equilibrio". Spetterà ora agli esperti stabilire se le
strategie del club francesi siano in linea con le normative
Uefa.
Platini ostenta anche soddisfazione per i risultati fin qui
ottenuti: "Le perdite complessive dei club europei sono
passate da 1,7 miliardi di euro a un miliardo quest'anno,quindi
stiamo vincendo la nostra scommessa. Anche se alcune società
sono sempre al limite". Quanto al suo annuncio riguardo una
candidatura alla presidenza della Fifa, Platini assicura che
prenderà una decisione "qualche mese dopo la coppa del mondo".
Atletico Madrid, sofferto 2-0 all'Elche
una vittoria che avvicina al titolo che arriverà
all'ultima giornata sul campo del Barcellona(1-1) dopo 18
anni, si tratta del DECIMO TITOLO DEI COLCHONEROS. Poi
l'Atletico fallirà per una manciata di secondi la Coppa dei
Campioni consegnata ai supplementari agli odiati madridisti.
Il risultato(1-4) non ha assolutamente rispecchiato quello che
è stato l'andamento della partita.
La squadra di Simeone passa con le reti negli ultimi 20 minuti
di Miranda e Diego Costa su rigore, e consolida il suo
primato. Sono 6 ora i punti di vantaggio sul Real (rinviata al
7 maggio la gara a Valladolid) e 7 sul Barcellona
Germania, Bayern da record: campione con sette turni di anticipo
I bavaresi passano a Berlino 3-1 e conquistano il titolo con
larghissimo anticipo. Mai nessuna squadra era riuscita a tanto in
Bundesliga
Marzo non è ancora finito, e il Bayern Monaco è già campione di
Germania. Dopo la Supercoppa Europea d'agosto e il Mondiale per club
a dicembre, Pep Guardiola festeggia il suo terzo trofeo al comando
della corazzata bavarese.
Vittoria precoce, meglio di quanto fatto l'anno scorso da Heynckes,
che trionfò con sei turni di anticipo: mai nessuna squadra nella
storia della Bundesliga si è laureata campione a marzo.
I bavaresi non sbagliano il primo match point a Berlino contro l'Hertha.
Tutto facile per il Bayern, che sblocca il risultato dopo cinque
minuti con Kroos e al 14' raddoppia con Goetze. Nella ripresa i
padroni di casa accorciano con Ramos su rigore ma ci pensa Ribery a
chiudere i conti: morbido tocco sull'uscita del portiere, 3-1 e può
iniziare la festa per il titolo numero 24. Ora, con 25 vittorie e 2
pari, i bavaresi puntano al record di punti e all'impresa, fin qui
inedita, di chiudere imbattuti.
Bayern Monacouber
alles. La squadra diGuardioladopo
essersi messo in saccoccia laSupercoppa
europeaa
inizio stagione (contro Mourinho) e il Mondiale per club a metà,
si laurea campione diGermaniacon
sette turni d’anticipo: mai successo nella storia. E’ questo è
solo uno degli impressionanti numeri da record con cui le truppe
tedesche hanno asfaltato il campionato. Adesso c’è la semifinale
diCoppa
di Germaniae
i quarti diChampions,
martedì l’andata contro ilManchester
United, per completare una stagione perfetta, che
rischia di migliorare il fantastico triplete dello scorso anno
conJupp
Heynckesin
panchina.
Dal santone tedesco, che ha lasciato per sopraggiunti limiti di
età, alprofeta
catalano, che quando arrivò fu presentato come colui
che avrebbe attraversato il fiume Isar a piedi, senza ponte.
Unica nota stonata,la
dedica aUli
Hoeness, gigante del calcio tedesco ed ex presidente
del club appena condannato per evasione fiscale.First
we take Manhattan, then we take Berlin, cantavaLeonard
Cohen. E infatti Guardiola dopo i 18 titoli vinti in
Spagna con ilBarcellonadel
tiki taka si era ritirato per un anno sabbatico a New York: e daManhattanaveva
studiato la strategia per rendere il mostruoso Bayern di
Heynckes ancor più vincente. Un possesso passa ancor più
radicale,verticalizzazioniancor
più rapide, un 4-1-4-1 che ha trovato nell’ex terzinoLahmil
centromediano metodista fulcro del gioco e nella duttilità dei
variMuller,GotzeeRobbenilfalso
nueveper
disorientare le difese avversarie.
Certo il Bayern era già unamacchina
perfettain
campo e fuori, con uno stadio e unmarketingcapaci
di generare fatturati spettacolari, bilanci in ordine ein
clamoroso attivo per il dodicesimo anno consecutivo, dove si
è potuto spendere altri 60 milioni perThiago
AlcantaraeMario
Gotze, e per l’anno prossimo è già prontoLewandowsky.
Ma Pep ci ha messo del suo. Fino ad arrivare a Berlino, appunto.
Ieri sera, quando dopo avere vinto 24 partite e pareggiate solo
due in campionato (dove il Bayern non perde da 52 turni) poteva
permettersi anche un pareggio sul campo dell’Herta,
ma così non è stato, e si è vinta pure la venticinquesima: Kroos,
Gotze eRibery,
3 a 1 e tutti a casa. IlMeisterschaleresta
a Monaco come per altre ventidue volte dagli anni Sessanta in
poi in quello che prima era semplicemente uno dei club più
potenti d’Europa eora,
con Guardiola, sembra poter diventare una squadra destinata a
scrivere la storia del calcio come lo è stato il suoBarcellona.
Nel secondo capitolo della saga diDie
Hard, 58 minuti per morire, il cattivo dice aBruce
Willis: “Tu sei l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato,
nel momento sbagliato”, e l’eroe maledetto risponde: “La storia
della mia vita!”. Guardiola al contrario, come ilJack
LemmondiPrima
Pagina, ha l’incredibile capacità di essere sempre l’uomo
giusto al momento giusto, e tra le molte discriminanti sulla suabravurao
possibile fortuna, questo merito gli va sicuramente
riconosciuto.
Dopo aver vinto Supercoppa europea e
Mondiale per club, i bavaresi si laureano campioni di Germania con
7 giornate d'anticipo. Per il record mancano Champions League e
Coppa di lega
Chelsea, l'ultima di Mourinho: contro il
Liverpool in campo giovani e riserve
Via libera dalla dirigenza dei Blues, contro i Reds per
protesta contro il mancato anticipo del match nonostante il
ritorno di Champions contro l'Atletico Madrid, il tecnico
portoghese schiererà la formazione B. Le due squadre sono
divise da 5 punti in Premier League
Jose
Mourinho (reuters)LONDRA
- Clamorosa protesta del Chelsea di Mourinho. Per
protestare contro il mancato anticipo al sabato della super
sfida a Liverpool (la FA ha confermato la data di domenica
pomeriggio), per via del ritorno di Champions contro
l’Atletico Madrid, il tecnico portoghese ha avuto il via dalla
società per schierare una formazione piena di giovani e
riserve.
I MOTIVI DELLA PROTESTA - Se verrà confermato, questo
sarà sicuramente un gesto epocale. Un segno che la Champions
League è l’obiettivo numero uno del Chelsea, dopo lo 0-0
dell’andata contro l’Atletico Madrid. Eppure i Blues in
Premier League sono in corsa per il titolo, distaccati di 5
punti dal Liverpool. Mou confidava in un anticipo sabato (o
addirittura venerdì sera), così da giocarsi anche le ultime
chance in campionato, invece si giocherà domenica.
IL VIA LIBERA DI ABRAMOVICH- Secondo
le indiscrezioni trapelate sulla stampa britannica, Roman
Abramovich è stato informato delle intenzioni del suo tecnico
e non si è opposto. Non sarà contento nemmeno il Manchester
City, secondo in classifica e all’inseguimento del Liverpool.
Champions League 2014, Atletico
Madrid-Chelsea 0-0. Pari tra Mourinho e
Simeone,una delle più brutte semifinali
degli ultimi anni
La miglior palla gol arrivi su calcio piazzato al 75esimo,
quando Schwarzer deve impegnarsi per togliere dall’angolo la
punizione di Gabi. L’ultimo quarto d’ora è un assedio,
costante ma impreciso, che non scalfisce i Blues. Il muro di
Mourinho regge
Se un po’ abbiamo imparato a conoscerlo,Josè
Mourinhol’aveva
immaginata proprio così. Squadra in attesa, rischi ridotti al
minimo, pareggio zero a zero e chance di passaggio del turno
affidate ai 90 minuti della partita di ritorno da giocare con
il supporto diStamford
Bridge. E forse alla vigilia diAtletico
Madrid-Chelsea, quando gli hanno chiesto se la
carriera diDiego
Simeonefosse o no paragonabile alla sua, in quel
“credo sia sbagliato fare confronti” era racchiusa anche la
furbizia nell’approccio alla semifinale d’andata. E infatti
dopo un primo tempo da 60 per cento di possesso palla
dell’Atletico, conDavid
Luiza
terra dopo un contrasto di gioco, Simeone ha preso a
sbracciarsi chiedendo ai barellieri d’intervenire in fretta
mentre loSpecial
Oneera
seraficamente seduto in panchina. Il primo consapevole che le
possibilità dei suoi colchoneros erano in buona parte
racchiuse nella prima parte della doppia sfida; il secondo
tranquillo su qual è il vero obiettivo: uscire senza ferite da
uno stadio dove l’Atletico – imbattuto da due mesi – ha perso
una sola volta in stagione tra Liga,Champions
LeagueeCoppa
del Re.
E il Chelsea infatti lascia fare. Davanti agli occhi di mezza
famiglia reale, senzaEto’o-Hazarddall’inizio
e con il 41enne Schwarzer tra i pali dopo l’infortunio di Cech
al 18esimo, gli inglesi attendono.Mourinho
piazza tutti dietro la pallaquando
l’Atletico avanza togliendo ossigeno alla trama veloce degli
avversari, che riescono mai a saltare l’uomo e non creano
superiorità numerica. Così le prime occasioni buone arrivano
solo dopo la mezz’ora. Prima conRaul
Garciae
poi con una sventola di Suarez da 25 metri che accarezza il
palo. Il Calderon spinge l’Atletico e nel recupero èDiego
Ribasa
provarci ancora ma la sua conclusione è innocua. La fase
offensiva del Chelsea? Inesistente.Lampard(diffidato
e ammonito, salterà il ritorno) è un fantasma, David Luiz a
centrocampo è ottimo in copertura ma ha grosse difficoltà a
proporre gioco e Torres, nello stadio dov’è esploso, sbaglia
quelle poche palle che arrivano dalle sue parti. Senza cambi,
il leit-motiv è lo stesso anche nella ripresa:
la squadra di Simeone attacca a testa bassa, Mourinho
in ‘salsa italiana’ ne tiene almeno nove dietro la linea della
palla neutralizzando l’onda d’urto madrilena che finisce con
il non produrre chiare occasioni.
Non è un caso che la miglior palla gol arrivi su calcio
piazzato al 75esimo, quando Schwarzer deve impegnarsi
per togliere dall’angolo la punizione di Gabi. Passano tre
minuti e l’Atletico è di nuovo pericoloso con un colpo di
testa di Arda Turan che si spegne sul fondo.L’ultimo
quarto d’ora è un assedio, costante ma impreciso, che
non scalfisce i Blues. Il muro di Mourinho regge: pioveranno
critiche di ‘anti-calcio’ dopo una semifinale di Champions
giocata così ma al netto dell’estetica ora il favorito per
volare a Lisbona è il suo Chelsea.
PSG, i guai non finiscono: inchiesta su finanze club. Dopo
il Barcellona, a cui è stato bloccato il mercato per un anno per
gravi irregolarità sui tesseramenti dei giocatori minorenni,è il
turno del club parigino:i contratti di sponsor sono semplici
partite di giro interne...
Nel mirino dell'Authority è finito in
particolare un sontuoso contratto di sponsorship dei parigini con la
Qatar Tourism Authority, società ovviamente legata agli emiri
proprietari della squadra. Il contratto porterebbe nelle casse dei
rossoblù 200 milioni all'anno e se l'Uefa lo sanzionasse i
proprietari qatarioti potrebbero rivedere tutta la strategia di
investimenti, negli ultimi anni diventata di primissimo livello
PARIGI -I 10 punti di vantaggio sul Monaco garantiscono al Paris
Saint-Germain la conquista del quarto titolo di campione di Francia
della sua storia, ma gli ultimi giorni - con l'eliminazione in
Champions ad opera del Chelsea - e la sconfitta di ieri in
campionato contro il Lione, sono stati i peggiori della stagione. I
guai sembrano non finire mai per i parigini, che hanno cominciato la
serie nera 10 giorni fa con
l'infortunio del loro trascinatore, Zlatan Ibrahimovic, un
mese fuori per uno stiramento durante PSG-Chelsea al Parco dei
Principi. L'ultima, pessima, notizia per il club riguarda l'apertura
di un'inchiesta su aspetti poco chiari del bilancio della società,
soprattutto alla luce delle nuove regole sul fair play finanziario
volute dall'Uefa. A quanto sembra, scrive la stampa francese, il PSG
rischia di essere punito per direttissima dall'organismo di
controllo finanziario istituito dall'Uefa nell'intento di imporre la
regola secondo la quale le società non possono spendere cifre
superiori a quelle delle entrate. Nel mirino dell'Authority è finito
in particolare un sontuoso contratto di sponsorship del PSG con la
Qatar Tourism Authority, società ovviamente legata agli emiri
proprietari della squadra. Il contratto porterebbe nelle casse del
PSG 200 milioni all'anno e se l'Uefa lo sanzionasse i proprietari
qatarioti potrebbero rivedere tutta la strategia di investimenti,
negli ultimi anni diventata di primissimo livello.
Liga, Messi gol, risorge il Barça: è a -4 dall'Atletico Madrid
La squadra di Martino supera 2-1 il Bilbao e si rimette in
corsa per il titolo della Liga. Il Celta di Luis Enrique vince
in trasferta
BARCELLONA - Risorge
il Barcellona di Messi. Dopo tre sconfitte consecutive i
blaugrana ritrovano il sorriso grazie al successo interno
contro l'Atletico Bilbao per 2-1. Una vittoria in rimonta,
quella degli uomini di Martino, arrivata grazie alle reti
realizzate in due minuti da Pedro e Messi. Il Bilbao, in
vantaggio al 50' con Aduriz, non è riuscito a
mantenere il risultato. Comunque per il Barca vittoria
soffertissima...
La Commissione d’Appello accoglie la richiesta del club
blaugrana, congelando la sanzione imposta dalla disciplinare
per il tesseramento irregolare di giocatori minorenni. Il club
catalano potrà effettuare operazioni in entrata, in attesa
della sentenza di 2/o grado
Inghilterra, il Liverpool vince e scappa. La Premier è più
vicina
I Reds battono in trasferta il Norwich (2-3,
doppietta di Sterling e gol di Suarez, il 30esimo in
stagione), infilano l'undicesimo successo consecutivo e si
portano a +5 sul Chelsea e a +9 sul Manchester. A tre giornate
dalla fine la conquista del titolo è ad un passo. Vince l'Arsenal,
Manchester United ko con l'Everton
Abbraccio
Gerrard-Skrtel a fine match (reuters)LONDRA
-Il
Liverpool prosegue la sua marcia e pone un altro tassello
fondamentale verso la conquista della Premier League. I Reds
si impongono in trasferta (3-2) sul campo del Norwich
infilando l'undicesima vittoria consecutiva. Complice la
sconfitta di ieri del Chelsea contro il Sunderland, la squadra
di Rodgers sale a 80 punti, a +5 sui Blues (che affronteranno
nel prossimo turno) e può vantare un vantaggio di 9 punti sul
Manchester City che però ha due partite in meno. A tre
giornate dalla fine i Reds hanno la grande occasione di
tornare a vincere un titolo che manca dal 1990.
A Carrow Road inizio fulmineo della squadra di Rodgers che
sblocca il risultato dopo quattro minuti con Sterling e
raddoppia all'11' con il solito Luis Suarez (30esimo centro in
campionato, tra i Reds nessuno ci riusciva dal 1987, dai tempi
di Ian Rush). Nella ripresa il Norwich prova a riportarsi in
gara con Hooper (9'), ma ancora Sterling, al 17', firma il
terzo gol per gli ospiti, che non tremano quando Snodgrass
(32') accorcia nuovamente le distanze.
ARSENAL-EVERTON, DUELLO PER IL QUARTO POSTO -Continua
il duello tra Arsenal e Everton per il quarto posto che valeil
preliminare di Champions.La
squadra di Wenger mantiene un punto di vantaggio grazie al
successo in casa dell'Hull City, un 3-0 firmato da Ramsey e da
una doppietta di Podolski. I Toffees rispondono superando 2-0
il Manchester United in un pomeriggio amaro per l'ex David
Moyes.
Inghilterra, il Chelsea perde in casa. Mourinho furioso con
l'arbitro
La squadra del portoghese, che contesta il
direttore di gara, si arrende agli ultimi in classifica:
finisce 1-2, decide Borini su rigore nel finale. Il Liverpool,
impegnato domenica a Norwich, ha la possibilità vincendo di
andare a +5 avvicinando quel titolo che manda da 24 anni
Il Chelsea crolla in casa contro il Sunderland,
ed ora il Liverpool, in caso di vittoria nella gara domenicale
contro il Norwich, può allungare a +5 in vetta e fare un passo
decisivo verso quel titolo che manca da 24 anni. Un colpo
clamoroso per la squadra ultima in classifica che espugna
Stamford Bridge grazie ad un rigore all'82' di Fabio Borini,
il cui cartellino è proprio dei "reds". I "black cats"
nonostante la vittoria restano ultimi, ma devono recuperare
una gara e accorciano sulle rivali portandosi a -3 dal
Norwich. Le cose eppure si erano messe bene per il Chelsea con
il gol di Eto'o che, al 12'. Al 18' il pareggio di Wickham e
primo tempo che si chiude sull'1-1. Nella ripresa, al 37',
Borini trasforma il rigore, dubbio, dell'1-2. Potrebbe essere
la svolta della Premier League
Proprio il rigore assegnato al Sunderland, nel
post partita ha scatenato ironia e rabbia di Josè Mourinho
contro l'arbitro dell'incontro, Mike Dean, e se la prende
anche con il designatore, Mike Riley, colpevole a suo avviso
di aver indirizzato la stagione. "Ho soltanto quattro cose da
dire - spiega il tecnico ai microfoni di Sky Sports -.
Complimenti ai miei giocatori che hanno dato tutto quello che
avevano e anche quello che non avevano. Complimenti al
Sunderland perchè ha vinto. Complimenti a Mike Dean perchè ha
disputato una grande prova. E complimenti al capo degli
arbitri Mike Riley per tutto quello che ha fatto affinchè il
campionato andasse in questo modo. Complimenti a tutti e non
ho più niente da dire. Mi dispiace".
Un gol in pieno recupero permette al Melbourne Victory di
piegare ed eliminare dalle Finals gli Sky Blues. Dubbi sul
futuro dell'ex juventino. "Non so se resto in Australia,
quello che so è che voglio continuare a giocare"
Inghilterra, Fa Cup: Arsenal in finale, Wigan ko ai rigori
Sofferta qualificazione dei Gunners, sotto fino a 8' dalla
fine dei regolamentari, poi terminati 1-1 grazie ad una rete
di Mertesacker. Hull City-Sheffield Utd, domenica, l'altra
semifinale
La
gioia del portiere Lukasz Fabianski: parando due rigori ha mandato
l'Arsenal in finale di Fa Cup (ansa)Con
grande sofferenza, ma l'Arsenal riesce a centrare la finale di FA
Cup. I Gunners di Arsene Wenger hanno battuto in semifinale il
Wigan, formazione che milita in Championship e campione uscente,
dopo i calci di rigore. I tempi regolamentari si erano chiusi
sull'1-1, con il gol del Wigan al 18' della ripresa col rigore
trasformato da Jordi Gomez. Ma a otto minuti dal 90' Mertesacker,
che aveva causato il penalty, si fa perdonare e sigla l'1-1 che
manda la gara ai supplementari senza che il risultato cambi. Dal
dischetto, decisivi gli errori di Caldwell e Collison. Domenica la
seconda semifinale che opporrà l'Hull City allo Sheffield United.
Si è giocato anche in Premier League, dove un autogol di Brown basta
e avanza all'Everton per imporsi allo Stadium of Light e salire
provvisoriamente al quarto posto, in attesa che l'Arsenal recuperi
martedì la gara col West Ham. Un brutto colpo per il Sunderland,
sempre più ultimo e più lontano dalla salvezza. Le dirette rivali
infatti non sbagliano. Il Fulham fa suo lo scontro diretto col
Norwich grazie a Rodallega mentre il Cardiff ringrazia Cala e fa il
colpaccio in casa del Southampton. Continua la risalita del Crystal
Palace, che dall'arrivo di Pulis in panchina ha cambiato marcia:
altri tre punti grazie al successo sull'Aston Villa firmato Puncheon.
Il West Browmich spreca addirittura tre gol di vantaggio e impatta
3-3 col Tottenham. Vydra, Brunt e Sessegnon sembravano aver chiuso i
conti già nella prima mezz'ora (rigore sbagliato da Adebayor sullo
0-2 per gli Spurs) ma un autogol di Olsson riapre i giochi, Kane
accorcia e al 94' arriva la beffa per i Baggies siglata da Eriksen.
A chiudere il quadro l'1-0 dello Stoke sul Newcastle con gol di
Pieters.
Liverpool-Manchester City 3-2: Coutinho cancella gli incubi,
Reds verso il titolo ?
Nel giorno della commemorazione della strage di Hillsborough,
gli uomini di Rodgers fanno un passo quasi decisivo verso il
titolo in Premier. Avanti per 2-0 con Sterling e Skrtel, si
fanno raggiungere nella ripresa (Silva e autorete di Johnson),
prima dell’eurogol dell’ex interista. Il Chelsea a -2 vincendo
a Swansea 1-0
(ansa)LIVERPOOL–
Ad Anfield Road è il giorno delle emozioni, intense e
contrastanti: una domenica nata speciale può diventare
indimenticabile per il Liverpool e i suoi tifosi, che cullano
sempre più il sogno di vincere la Premier. I Reds di Rogers
tolgono al Manchester City (che ha due gare da recuperare) il
vantaggio virtuale in classifica, portandosi a +7 al termine
di una partita pazza, sulla quale aleggia anche lo spettro
dell’errore arbitrale (con un rigore negato agli ospiti al
94’). In vantaggio di due reti dopo i primi 45’, grazie a
Sterling e Skrtel, il Liverpool si fa raggiungere per effetto
del gol di Silva e dell’autorete di Johnson: è l’ex interista
Coutinho, con uno splendido destro al volo, a regalare ai suoi
un successo che vale oro. Alle spalle del Liverpool, a due
punti, insegue il Chelsea: come in Champions, anche a Swansea
è decisivo Demba Ba, che realizza nella ripresa la rete
dell'1-0 per i Blues di Mourinho.Manchester
City [Silva, Johnson OG
Germania, Bayern in letargo: il Dortmund lo travolge,0-3
Dopo aver vinto il titolo, la squadra di Guardiola mostra di
aver mollato. All'Allianz Arena i gialloneri si impongono 0-3:
segnano Mkhitaryan, Reus e Hofmann
Reus
festeggia il suo gol (ansa)ROMA
-Il
Bayern Monaco, vinto il titolo, è andato in letargo. La squadra di
Guardiola ha completamente mollato e, dopo il ko di Augsburg, è
arrivata la secca sconfitta interna (3-0) contro il Borussia
Dortmund. Non è bastato a Pep Guardiola schierare di fatto la
formazione titolare (Neuer; Rafinha, Javi Martinez, Dante, Alaba;
Lahm; Robben, Goetze, Schweinsteiger, Ribery; Mandzukic). Le
motivazioni non sono state sufficienti, mentre quelle del Borussia
Dortmund, storica rivale dei bavaresi, hanno fatto la differenza.
Nei gialloneri non ha fatto parte della formazioni iniziale il
bomber polacco Lewandowski, che ha già firmato per il Bayern in
vista della prossima stagione. Le reti del Borussia sono state
segnate da Mkhitaryan (20' pt), Reus (4' st), Hofmann (11' st). Ora,
dopo 30 giornate di Bundesliga, il Bayern rimane a 78 punti, mentre
il Borussia è secondo con 61 e +3 sullo Schalke 04. Molto serrata
invece la lotta per il quarto posto e la qualificazione ai play-off
di Champions League. Aspettando il Bayer Leverkusen, il Wolfsburg ne
ha approfitta travolgendo 4-1 il Norimberga, che era passato in
vantaggio all'8' con Feulner, con la doppietta di Perisic e i gol di
Olic e Malanda. Scavalcato il Borussia Moenchengladbach, che solo
nel finale con Arango evita la sconfitta interna con lo Stoccarda,
mentre il Mainz non molla la presa rifilando tre reti al Werder
Brema (autogol di Petersen e firme di Moritz e Malli).
Nella lotta retrocessione, vittorie preziose negli scontri diretti
per Friburgo (2-0 al Braunschweig) e Hannover (2-1 sull'Amburgo,
decide Ya Konan a quattro minuti dal 90').
L'Atletico di Simeone batte 2-0 il Getafe e torna primo in
classifica a +3 sul Real. L'attaccante dei colchoneros sbatte
contro il palo in occasione del secondo gol e si procura una
ferita profonda. Il club spagnolo: «Nulla di grave»
MADRID
-Una
vittoria amara, quella dell'Atletico Madrid sul campo del
Getafe. Il successo per 2-0 permette agli uomini di Simeone
di riprendersi la vetta in solitario della Liga con tre
punti di vantaggio sul Real e quattro sul Barça. Una
giornata di festa rovinata dall'infortunio di Diego Costa,
l'attaccante principe dei colchoneros.
Blaugrana sorprendentemente sconfitti e
scavalcati dai Blancos, 4-0 all'Almeria. Ora tocca
all'Atletico, raggiunto in vetta dalla squadra di Ancelotti ma
in vantaggio negli scontri diretti
(lapresse)ROMA
-Non
finisce mai di stupire la Liga. Il Barcellona perde
clamorosamente a Granada, ed il Real Madrid ne approfitta per
scavalcarlo in classifica. La squadra di Ancelotti, con il
netto successo sull'Almeria (4-0) aggancia l'Atletico Madrid
in vetta, ma i Colchoneros, che domenica giocano sul campo del
Getafe, sono comunque avanti per gli scontri diretti.
Partendo dal Barcellona, la squadra di Martino mostra di non
aver smaltito l'eliminazione dalla Champions League perdendo
1-0 contro il Granada. Decisiva la rete di Yacine Brahimi al
16' del primo tempo in contropiede, ma anche le parate di
Orestis Karnezis, che ha negato il gol tra gli altri a Messi e
Neymar.
Nessun problema invece per il Real Madrid contro l'Almeria.
Finisce 4-0, gara indirizzata nel primo tempo da una reete di
Di Maria. Nel secondo tempo raddoppia Bale con un sinistro
raccivinato dopo combinazione sull'asse Benzema-Di maria. Il
tris è di isco con una azione personale, chiude Morata con un
tocco morbido ravvicinato su assist di Illarramendi. Non ha
giocato l'infortunato Cristiano Ronaldo. Real Madrid e
Barcellona si troveranno di fronte mercoledì prossimo nelal
finale della Coppa del Re.
Siviglia disintegra il Porto(4-1),passeggiata del Benfica,il
Valencia distrugge il Basilea:5-0 !!
Come nelle Coppe europee anni ottanta, le squadre spagnole ribaltano
le sconfitte dell'andata smentendo in Europa un cammino in
campionato balbettante: il Valencia infatti naviga all'ottavo posto
a 10 punti dall'ultimo posto utile per entrare in Europa, mentre il
Siviglia cerca di impensierire l'Athletic Bilbao per l'ultima piazza
diponibile per la Coppa dei Ricconi.
SIVIGLIA-PORTO
4-1
Il Siviglia ribalta l’1-0 incassato in Portogallo,
travolgendo con un sonoro 4-1 il Porto. Gli spagnoli partono a testa
bassa e, dopo un’occasionissima sciupata da Bacca, passano (4’):
Danilo atterra in area lo stesso Bacca e consente a Rakitic di
rimettere in parità il computo complessivo della sfida. Il Porto
manca per due volte il pari con Quaresma e, al 26’, è punito da
Vitolo che infila la porta con un preciso sinistro in diagonale su
sponda aerea di Bacca. Al Porto frana il mondo addosso e, 3’ dopo,
incassa anche il 3-0, opera di Bacca che risolve una mischia in area
con un preciso destro in girata. I lusitani tentano di reagire ma
non trovano con Defour, Quaresma (traversa su punizione) ed Herrera
il gol che gli avrebbe consentito di tornare a sperare. Il Siviglia,
in 10 dal 54’ per l’espulsione di Coke per somma di ammonizioni,
stringe i denti ma non rinuncia a contrattaccare e, al 79’, cala il
poker. Il 4-0 porta la firma di Gameiro che riprende una corta
respinta di Fabiano su cross dalla sinistra di Vitolo. Solo al 92’
il Porto trova l’inutile gol della bandiera con una conclusione da
fuori di Quaresma. Ricordiamo che il modestissimo porto aveva fatto
fuori un borioso Napoli...
I giocatori del Siviglia festeggiano
Condividi
VALENCIA-BASILEA 5-0 dts
Impresa del Valencia che rimedia al clamoroso 3-0
incassato in Svizzera, piegando per 4-0 ai supplementari il Basilea.
Gli spagnoli devono attendere fino al 38’ per sbloccare il
risultato. Ci pensa Paco Alcacer che, lanciato in area da João
Pereira, controlla di petto e con un destro al volo ravvicinato
batte Sommer. Il Valencia insiste sulle ali dell’entusiasmo e al 42’
raddoppia con un perfetto colpo di testa di Vargas su angolo dalla
sinistra di Cartabia. Gli uomini di Pizzi insistono e dopo un palo
di Vargas e una traversa di Alcacer triplicano (70’) con lo stesso
Alcacer che infila l’incrocio con uno strepitoso sinistro dal limite
di prima intenzione su assist di Vargas. Gli spagnoli si procurano
anche la palla per il 4-0 ma ancora Alcacer, lanciato solo davanti
alla porta, e poi Vargas, che coglie un altro palo a porta vuota,
falliscono clamorosamente il bersaglio. Ai supplementari il Basilea
si innervosisce, resta in 9 per le espulsioni di Diaz (100’) e Sauro
(104’) e al 113’, dopo aver anche sfiorato il 3-1 con Dié, incassa
ancora da Alcacer il gol che lo estromette dalla competizione:
l’attaccante anticipa di destro da pochi passi Sommer su un cross
dalla sinistra di Piatti. Al 118’, poi, c’è gloria anche per Bernat
che, in contropiede, confeziona la cinquina con un preciso sinistro
in diagonale.
Con un gol in avvio di Koke i colchoneros eliminano i più
blasonati rivali e approdano in semifinale di Champions dopo
40 anni. Trionfo tattico di Simeone, solo i pali, colpiti tre
volte da Villa, impediscono ai padroni di casa una vittoria
più ampia. Venerdì il sorteggio, rischio di un nuovo derby,
stavolta con il Real Madrid. Barcellona eliminato ai quarti di
finale, non accadeva dal 2007. L'Atletico Madrid ha un
fatturato 4 volte inferiore a quello del Barcellona eppure
elimina i super campioni catalani:L'ESEMPIO LAMPANTE DI COME
UNA OCULATA GESTIONE POSSA BATTERE LE SUPER CORAZZATE
IPERMILIARDARIE !!! L'Atletico Madrid approda in semifinale
dal 1974: in quell'anno i colchoneros eliminavano il Celtic
per poi perdere in finale col Bayern di Gerd Muller nella
ripetizione della partita. C'è da aggiungere che in quell'anno
i tedeschi poi non parteciparono alla Coppa Intercontinentale,
al loro posto si presentarono gli spagnoli che la vinsero
battendo gli argentini dell'Estudiantes. Così l'Atletico di
Madrid è l'unica squadra al mondo ad aver vinto il campionato
del Mondo per club senza aver vinto la Coppa dei campioni.
L’Atletico Madrid riscrive la storia. Dopo 40
anni torna in semifinale di Champions League e dà una lezione
al più blasonato Barcellona di Messi e Neymar. Per la prima
volta in stagione batte i catalani, dopo 4 pareggi di fila, e
si gode un traguardo meritatissimo. Non tragga in inganno
l’1-0 finale. I colchoneros avrebbero meritato di vincere con
un risultato ben più ampio. Basti citare i tre pali colpiti
nel primo tempo da Villa. Ma anche nella ripresa Pinto a più
riprese ha evitato che la contesa finisse anzitempo.
Ora gli occhi di tutti sono al sorteggio delle
semifinali in programma venerdì a Nyon: nell'urna oltre
all'Atletico anche i cugini del Real Madrid, il Chelsea e il
Bayern campione in carica.
IL TRIONFO DI SIMEONE –Il
Barcellona fallisce il primo grande obiettivo stagionale e non
può che recitare il mea culpa. E’ stato tatticamente
imbrigliato da Simeone che, per l’ennesima volta, ha
dimostrato di aver capito alla perfezione come si fermano i
blaugrana: squadra bassa e corta a protezione della difesa e
poi micidiali, veloci ripartenze. Martino mediti in vista del
duello all’ultima giornata in Liga, probabilmente decisivo
anche nella lotta per il titolo.
Koke esulta dopo il gol
Condividi
ATLETICO CON ADRIAN VICE DIEGO COSTA –Per
tentare di recuperare la situazione, Martino non ha cambiato
nulla rispetto all’andata dando fiducia, in pratica, alla
stessa squadra scesa in campo al Camp Nou con l’unica novità
di Bartra al posto di Piqué, infortunato. Sul fronte opposto,
Simeone, costretto a rinunciare agli indisponibili Diego Costa
ed Arda Turan, ha lanciato Adrian accanto a Villa in attacco e
ha messo a destra a centrocampo Raul Garcia, al rientro dopo
la squalifica.
PALO DI VILLA, GOL DI KOKE –Il
Barcellona ha dato subito l’impressione di voler prendere il
comando delle operazioni ma alla prima accelerazione dei
rivali (6’) è andato in tilt: su un lancio in area sulla
destra, Villa ha colpito il palo e poi, sul prosieguo
dell’azione, ha crossato da sinistra per Adrian che ha fatto a
sponda per l’accorrente Koke, lesto a siglare l’1-0.
Festa Atletico, disperazione Barcellona
Condividi
VILLA, PORTA STREGATA –Sorpresi
dall’entusiasmo dei colchoneros, trascinati da un pubblico in
visibilio, i catalani sono andati in barca e hanno rischiato
il tracollo. Ben gli è andata che per altre due volte (11’ e
19’) i legni abbiano impedito il gol dell’ex a un tarantolato
Villa, costretto a rinviare ancora l’appuntamento con un
bersaglio che, in Champions, non centra più ormai da ben 30
mesi.
BARCELLONA TROPPO LENTO –Passata
la buriana, il Barcellona ha rialzato le vele e ha provato a
navigare con la solita lenta andatura di crociera, fatta di
fitte e ragionate trame sulla trequarti avversaria. Tutto
lavoro inutile visto che nei restanti 25’ del primo tempo non
ha prodotto alcun pericolo per la porta difesa da Courtois.
MARTINO, CAMBI IMPRODUTTIVI–
Qualcosa è cambiato nella ripresa in cui i blaugrana sono
ripartiti a testa bassa. Ma hanno fallito due occasioni
cruciali con Neymar e Xavi, soli davanti a Courtois. Martino
ha provato ad aumentare il peso specifico dei suoi in avanti
lanciando nella mischia prima Sanchez e poi Pedro al posto di
Fabregas e Iniesta ma il risultato è stato che la squadra ha
perso solidità e geometrie a centrocampo. E l’Atletico ha così
riguadagnato metri in ripartenza fallendo il raddoppio con
Diego, Gabi e Cristian Rodriguez, entrato nel finale. L’ultimo
brivido per Courtois è arrivato ancora da Neymar che, al 78’,
ha sfiorato il palo in tuffo di testa su cross di Dani Alves.
Bayern-Merdester United 3-1: Evra illude Moyes
I bavaresi centrano la terza semifinale in tre anni, pur tremando
per 73 secondi: tanti passano tra il vantaggio inglese, firmato da
Evra, e il pari di Mandzukic. Mueller e Robben mandano avanti i
campioni d’Europa in carica
MONACO DI BAVIERA –Per
il terzo anno consecutivo, il Bayern Monaco raggiunge la
semifinale di Champions League, obiettivo che Pep Guardiola
non ha mai mancato nella sua pur giovane carriera da
allenatore. Nonostante la paura instillata dal missile
terra-aria di Evra, i tedeschi hanno la meglio sul Manchester
United e continuano a sognare la riconferma sul tetto
d’Europa. Mandzukic, Mueller e Robben stendono i Red Devils al
termine di una partita a due facce, come quella dell’andata,
per un risultato che punisce troppo lo United, se non altro
per l’impegno profuso.
Il gol di Evra
Condividi
PRIMO TEMPO SENZA BRIO–
Con Rooney in campo dal 1’, seppur con un’infiltrazione, la
squadra di Moyes si chiude a riccio e lascia l’iniziativa al
Bayern, chiudendosi con ordine e vanificando il solito gran
possesso palla della squadra di Guardiola (69% all’intervallo,
63% al termine del match). Quello che manca, ai padroni di
casa, è il guizzo vincente, l’accelerazione fulminea che possa
davvero mettere in difficoltà la retroguardia ospite. Poche le
emozioni fino all’intervallo, con il solo Robben che sembra
davvero determinato a far male agli inglesi.
Mandzukic segna il gol dell'1-1
Condividi
BOTTA E RISPOSTA IN 73’’–
All’uscita dagli spogliatoi, dopo l’intervallo, lo United
sembra ricordarsi di essere in svantaggio del doppio
confronto, alla luce dell’1-1 dell’Old Trafford, e comincia a
spingere. Nonostante Rooney sia evidentemente lontano dal suo
top e Welbeck non lo aiuti, è Evra a pescare il coniglio dal
cilindro: il suo gran sinistro in corsa, dal limite dell’area,
si insacca nel sette alla sinistra dell’incolpevole Neuer. La
paura dell’Allianz Arena dura solo 73 secondi: alla prima
occasione buona, Goetze lancia Ribery sulla sinistra e il
francese pennella il traversone giusto per la zuccata di
Mandzukic. Il resto è pura accademia guardiolana: il Merdester
si squaglia totalmente e viene infilzato senza profferire
parola, l'impresa dell'Old Trafford è un lontanissimo ricordo.
I teuto-catalani volano di prepotenza in semifinale e sono in
finale di Coppa di Germania:Guardiola vuole bissare il suo
triplete del 2009 mentre per i bavaresi sarebbe il secondo
consecutivo cementando in bacheca la sesta Coppa dei Ricconi.
Sulla strada del freddo catalano gli anglo-russi di Chelsea,gli
autarchicissimi dell'Atletico - vera sorpresissima di questa
edizione - ,gli istituzionali di Madrid in cerca della
"decima".
Coppa dei Ricconi:Rimonta
Chelsea,i quatarioti tornano in.....Arabia. Incredibilmente Real
Madrid con moltissima fatica,i prussiani sfiorano l'impresa storica.
Per lo svedese continua la maledizione e non andrà nemmeno ai
Mondiali in Brasile...
BORUSSIA AD UN PASSO DALL'IMPRESA -Al
Signal Iduna Park va in scena una partita memorabile con il Borussia
di Klopp che è riuscito a far passare una serata di terrore al
grande Real Madrid. Le furie tedesche hanno per lunghi tratti del
match annichilito gli avversari - orfani dell'infortunato Cristiano
Ronaldo - mettendo in campo cuore, tattica e determinazione. Difesa
blindata e manovra avvolgente, il Dortmund è riuscito a segnare due
gol nel primo tempo con una doppietta dell'imprendibile Reus, il
migliore in campo. Per gli ospiti solo una chance con un rigore
fallito da Di Maria al 16'. La difesa merengue balla paurosamente,
rischiando a più riprese il tris tedesco. La prima frazione si
chiude con un Real mai pericoloso dalle parti di Weidenfeller. Nella
ripresa il Real si decide finalmente a cominciare la sua partita e
va vicino al gol con Bale e Benzema. La fiamma madridista è flebile
e si spegne dopo dieci minuti. A salire in cattedra è il ripudiato
Casillas che salva il Real compiendo due miracoli prima su
Mkhitaryan e poi su Grosskreutz. La spinta del Dortmund è
asfissiante, il Real è alle corde. Ancora Mkhitaryan colpisce un
palo clamoroso, Klopp in panchina è una furia.
CHELSEA, CHE RIMONTA! -Al
chelsea di Mourinho riesce la missione impossibile: battere il
Psg per 2-0 e volare in semifinale. Allo Stamford Bridge è una
notte di passione con il Chelsea all'arrembaggio e il Psg
(privo dell'infortunato Ibrahimovic) a difendere il 3-1
dell'andata. La serata per i Blues comincia male con
l'infortunio di Hazard dopo un quarto d'ora. Al suo posto,
però, entra Schurrle che si regala una serata da copertina con
un gol arrivato alla mezz'ora. Il vantaggio del Chelsea
accende l'entusiasmo dei tifosi inglesi che credono alla
rimonta. Il Psg pensa solo a difendersi senza riuscire mai ad
arrivare dalle parti di Cech per la prima ora di gioco. Nella
ripresa il solito Schurrle e Oscar colpiscono due traverse
clamorose nel giro di due minuti, poi la spinta dei padroni di
casa si fa meno intensa e il Psg riesce a farsi vedere con
pericolosità dalle parti di Cech con Lavezzi prima e Cavani
poi.Photo
source: Gettyimages
Stadium: Stamford Bridge, London
Goals: Chelsea [Schurrle, Demba Ba]
I bavaresi cedono 1-0 nel derby bavarese con l'Augsburg:
l'ultima sconfitta risaliva al 28 ottobre 2012. Guardiola non fa drammi:
"Campionato chiuso, il nostro obiettivo è la Champions". Senza Ibra, segna
Cavani: parigini provvisoriamente a +16
Arsenal, addio Premier. Il
Liverpool vola in testa
I gunners crollano 3-0 contro l'Everton e ora sono lontani dieci punti
dalla squadra di Rodgers
ROMA
-Il sogno Premier dell'Arsenal si interrompe sotto i colpi
dell'Everton. Nella trentatreesima giornata, infatti, la squadra di Wenger
crolla 3-0 (reti di Naismith, Lukaku e autogol di Arteta) contro la
squadra di Martinez. Ora i gunners sono lontani dieci dal Liverpool
capolista (74 punti) a cinque giornate dal termine del campionato.
CORSA A TRE-
La squadra di Rodgers vince infatti 2-1 in
casa del West
Ham United scavalcando in testa il Chelsea (72 punti). Protagonista della
gara Gerrard, che va a segno due volte su calcio di rigore rendendo
inutile il pareggio momentaneo di Demel. Ora la palla passa al Manchester
City, che si trova al terzo posto con 70 punti e due gare da recuperare.
Photo source: Getyyimages
Stadium: Etihad, Manchester
Goals: Manchester City (Yaya Toure, Jovetic, Nasri, Dzeko)
Southampton (Lambert)
La Fifa punisce il Barcellona: mercato vietato per le prossime 2
sessioni
Il provvedimento preso per irregolarità nei trasferimenti di
calciatori Under 18. potrà vendere giocatori ma non acquistarli. Il
club catalano, che ha annunciato il ricorso: "Siamo tranquilli"
(lapresse)MADRID
-Sembra
che l'annus horribilis per il Barcellona non abbia fine. Dopo
"l'affare Neymar" che ha portato alle dimissioni del presidente
Sandro Rosell, una nuova tegola, venutasi a creare fuori dai campi
di calcio, ha colpito la squadra catalana. La commissione
disciplinare della FIFA ha sanzionato il Club Blaugrana per
infrazioni relativo al trasferimento di giocatori stranieri minori
di 18 anni. Questo è quanto è emerso dalle investigazioni inizate
dalla FIFA lo scorso anno e che abbracciano un lasso di tempo che va
dal 2009 al 2013. Sono state prese sanzioni anche per la RFEF (Real
Federation Española de Futbol), la Federcalcio spagnola con una
multa di 410 mila euro.ARTICOLO
19 -La
causa che ha portato alla decisione la commissione del massimo
organo calcistico è la violazione da parte dle Barcellona
dell'articolo 19 del Regolamento sullo Status e i Trasferimenti
Internazionali di calciatori. L'articolo 19 riguarda la "Protezione
dei Minori" e il punto 1 di sudetto articolo recita: "I
trasferimenti internazionali di calciatori sono permessi solo se il
calciatore abbia più di 18 anni." Da quanto emerso dalle
investigazioni FIFA l'FC Barcellona ha infranto il regolamento
acquistando 10 calciatori minorenni nel periodo investigato e ha
commesso altre infrazioni relative all'annesso 2, relazionato con le
Disposizioni Finanziare e Assicurative messe a disposizione dei
calciatori, dello stesso regolamento. Per questo il Barcellona non
potrà acquistare giocatori per i due prossimi periodi di acquisto
mercato (giugno e dicembre 2014), e dovrà affrontare il pagamento di
una multa di 370 mila Euro (450.000 franchi svizzeri). LA FIFA ha
poi chiarito che il club catalano potrà invece regolarmente operare
sulla vendita dei propri giocatori. Il Barcellona, che dovrà pagare
anche un'ammenda di 450.000 franchi svizzeri (circa 369.000 euro), è
tenuto a regolarizzare la posizione dei calciatori entro 90 giorni.
Nella vicenda è coinvolta anche la federcalcio spagnola (Rfef),
sanzionata con un'ammenda di 500.000 franchi svizzeri (circa 410.000
euro) e chiamata a regolarizzare, nell'arco di un anno, il sistema
di controllo dei trasferimenti di calciatori minorenni. Dalla
Commissione disciplinare, inoltre, è partita anche una reprimenda
formale destinata al Barcellona e alla Rfef. BARCELLONA TRANQUILLO -Le
prime dichiarazioni del club catalano, che ha annunciato il ricorso,
rilasciate alla stampa spagnola non hanno lasciato trapelare alcuna
preoccupazione: "Siamo tranquili, - ha spiegato un portavoce
definito "più che autorizzato" al periodico AS - È un processo
abituale nel corso del quale avremo 90 giorni per dare spiegazioni
alla FIFA del perché abbiamo acquistato questi giocatori. In ogni
caso, - ha aggiunto il portavoce - non sarebbero due anni ma due
finestre di mercato." Una precisazione dovuta, visto che le prime
notizie parlavano di due anni senza acquisti da parte dei Blaugrana.
Sempre secondo As, le operazioni che avrebbero fatto scattare la
sanzione della Fifa riguarderebbero gli acquisti di 10 minorenni,
fra i quali anche il coreano Lee Seung Woo di 16 anni, considerato
fra i più talentuosi giocatori della cantera del Barca. Il giocatore
era stato scoperto dal club catalano in occasione della Danone Cup
disputata in Sudafrica nel 2011.INTERVIENE
IL GOVERNO SPAGNOLO -Sulla
vicenda è intervenuto anche il governo spagnolo, che ha ribadito
come la tutela dei minori sia "una priorità. "Non mi pronuncio
perché non conosco i dettagli, ma la tutela dei minori è una
priorità e il governo spagnolo è pienamente impegnato in questo", ha
dichiarato il presidente del Consiglio Superiore dello Sport, Miguel
Cardenal.Commentando
la decisione della federcalcio internazionale Cardenal aggiungeche
la violazione commessa dal Barcellona "si riferisce ad un periodo
che può coprire anche più di un decennio" e in merito alla multa
inflitta alla Rfef ricorda che l'organismo "è soggetto alle regole
della Fifa".
Real Madrid-Barcellona 3-4, Messi riapre la Liga
Al Bernabeu si gioca una partita straordinaria: apre
Iniesta, Benzema ribalta tutto, poi sale in cattedra l'argentino,
che pareggia in chiusura di primo tempo e nella ripresa risponde al
rigore di Ronaldo con una doppia esecuzione vincente dagli 11 metri.
Blaugrana a un punto dal tandem Real-Atletico
Non è lo stesso sport che si gioca in Italia. Non c’è
tentativo di persuasione che possa andare a buon fine, Real Madrid e
Barcellona praticano qualcosa di diverso, e che il Dio del Clásico
possa conservare tutto questo il più a lungo possibile. Vincono i
blaugrana al termine di 90 minuti splendidi, da guardare e
riguardare, cercando di imparare e di non stropicciarsi troppo gli
occhi per le giocate di calciatori sublimi. L’uomo copertina è
giocoforza Lionel Messi, tre gol per il presente e per la storia,
quelli che lo rendono il miglior marcatore di sempre nelle sfide tra
queste due formazioni: la tripletta odierna lo lancia a quota 21 in
29 partite, scavalcata di slancio un’icona come Alfredo Di Stefano.
Sarebbe un reato, però, non evidenziare l’impatto impressionante
sulla partita di Andres Iniesta, uno che non ha un Pallone d’Oro
sulla mensola per questione di dettagli, decisamente non ascrivibili
alla sua persona. “El Ilusionista” illumina a piacimento ed è lui il
vero segreto di un Barça che riapre di colpo la Liga, volando a -1
dalla formazione di Ancelotti, agguantata nel pomeriggio da un
Atletico Madrid che non molla un centimetro: la banda Simeone sbanca
Siviglia sponda Betis (0-2) ed è in vetta con i rivali cittadini.
VIDEO
REAL MADRID-BARCELLONA –Sintesi
e Video Real Madrid-Barcellona 3-4
Sintesi:
Spettacolo straordinario al Santiago Bernabeu, con Real e Barca
che offrono un calcio a ritmi elevatissimi ed intensissimi. Parte
subito forte il Barcellona che si porta avanti dopo 7 minuti con
Iniesta che con una fucilata di sinistro imbeccato da Messi in
area di rigore, sigla l’1-0 per i blaugrana.
Messi non fallisce e realizza la sua tripletta personale e regala
i 3 punti al Barcellona.
Video Gol Real Madrid – Barcellona 3-4: 7′ Iniesta (B),
20′, 24′ Benzema (R), 42′, 65′ rig., 84′ rig. Messi, 55′ rig.
Ronaldo (R)
RASSEGNA
STAMPA,20.03
10:34 -Sarà
una delle più importanti banche d’affari del mondo, la
Goldman Sachs, a rifinanziare l’Inter, rilevando il
debito che il club di corso Vittorio Emanuele ha con le
banche italiane. L’operazione, che secondo la tempistica
originale dovrebbe concludersi entro met&ag...
Secondo la stampa inglese il ds nerazzurro Ausilio era a
Londra per vedere all'opera lo spagnolo in Champions.
L'ostacolo è l'ingaggio. Martino ha presentato nei mesi
scorsi una lista al presidente Rosell che comprende i due
attaccanti del Manchester City e della Lazio
Clamorosa sconfitta del Manchester City in casa ancora col
Wigan settimo in classifica nella Championship !! In corsa su
4 fronti, il City cede malamente in Coppa d'Inghilterra dopo
aver vinto la Coppa di Lega la settimana prima. Cade
clamorosamente anche il Barcellona in Spagna: agli ottavi di
Coppa Campioni tuttavia i blaugrana partono in casa da 2 a 0.
La squadra presieduta dagli emiri riuscirà a ribaltare il
risultato? L'ultima rovinosa sconfitta casalinga dei catalani
risale alla semifinale scorsa:0-3 ad opera del Bayern...Inghilterra, FA Cup: maledizione Wigan si ripete, Manchester
City eliminato
Clamoroso ko interno dei Citizens, battuti in casa nei quarti
per 2-1 dai Latics, che ripetono l'impresa dell'anno scorso,
quando si imposero in finale provocando l'esonero di Roberto
Mancini
Il
Wigan festeggia la vittoria all'Etihad Stadium (afp)LONDRA-
Wigan bestia nera del Manchester City. Si ripete la
maledizione in FA Cup per i Citizens: dopo la sconfitta a
sorpresa nella finale dello scorso anno che costò il posto a
Roberto Mancini, la squadra di Pellegrini crolla davanti al
proprio pubblico contro i Latics, detentori del trofeo nel
frattempo retrocessi in Championship, perdendo per 2-1
nell'ultimo quarto di finale. Di Gomez su rigore e Perch le
reti del Wigan, il gol di Nasri al 68' invece non è servito
per evitare il clamoroso ko.
Lo sconforto di Pellegrini
Condividi
Contento dell'eliminazione del City sarà sicuramente
l'Arsenal, già in semifinale da sabato dopo il 4-1 all'Everton,
che se la vedrà proprio contro il Wigan anche se dovrà fare
attenzione al desiderio dei Latics di non abdicare. Di fronte
nella seconda delle due semifinali, che si giocheranno
entrambe a Wembley il 12 e il 13 aprile, Sheffield United (2-0
al Charlton) e Hull City (3-0 al Sunderland).
L'Inter
che si ritroverà a Pinzolo per la preparazione estiva
per la stagione 2014/2015, rischia di essere molto
diversa da quella attuale. Motivo principale di un
tale cambiamento sarà anche quello dei giocatori che
andranno in scadenza di contratto, ...
Parole
lanciate nell'acqua come piccoli macigni a disegnare
intenzioni. Desideri. Perplessità. Le esternazioni di
Moratti, i suggerimenti di Thohir, le "sentenze" di
Mazzarri. Le distanze fra Appiano Gentile e
l'Indonesia si misurano attraverso la ricerca...
Bari, Matarrese si arrende: via libera all’autofallimento
Sommerso dai debiti, il sodalizio
biancorosso si dichiarerà fallito per salvaguardare il titolo
sportivo, come previsto dalle norme della Figc: in questo
modo, la compagine pugliese non sarà costretta a ripartire
dalle serie dilettantisticheBari,
la squadra esulta dopo la vittoria sul Pescara BARI– Il
Bari fallisce... per salvarsi: nell'impossibilità di ripianare
il debito, la società del capoluogo pugliese ha annunciato
l'intenzione di adottare l'autofallimento, ovvero la procedura
giudiziaria prevista dalla Figc per salvaguardare il titolo
sportivo e preservarlo in favore dell'eventuale nuova
proprietà, risparmiando al sodalizio biancorosso di
ricominciare dalle serie inferiori.
"TUTELARE LA STORIA E IL LUSTRO DEL BARI" -La
decisione è arrivata al termine della riunione dei soci,
tenuta nella giornata di lunedì: "Il socio di maggioranza
Salvatore Matarrese spa ha comunicato l'impossibilità di
ripianare le perdite e fornire nuova finanza avendo, in data
10 febbraio 2014, depositato presso il Tribunale di Bari
istanza di concessione del termine per il deposito della
domanda di concordato preventivo - si legge nel comunicato -
Nella discussione è emersa la comune volontà di tutelare il
lustro e la storia del Bari Calcio, facendo quanto possibile
affinché la stessa possa proseguire oltre le singole vicende
societarie, in quanto patrimonio dell'intera cittadinanza. Il
socio di maggioranza ha quindi invitato l'Amministratore Unico
a predisporre ogni iniziativa volta a garantire l'integrità
del patrimonio sociale, la salvaguardia dei valori aziendali e
del ceto creditorio, anche attraverso il ricorso alla
procedura fallimentare".
Nove
punti su ventiquattro disponibili nel 2014. Rullino che
parla da solo, con l’unica soddisfazione della trasferta
del Franchi, exploit della scorsa giornata. Mazzarri e
l’Inter mancano la terza vittoria consecutiva, una
chimera questa stagione, e non mostrano d...
-Brutto
ed ennesimo, verrebeb da dire, stop casalingo
dell'Inter. L'1-1 contro il Cagliari rischiadi pesare
oltre che sulla classifica anche sul morale. Classifica,
che per quanto concerne la corsa all'Europa si sta
complicando e di molto. Dietro i nerazzurri, che
occupano attualment...
Europa League: Valencia, crollo a Basilea. Porto e Benfica ok
Gli spagnoli si fanno clamorosamente sorprendere dagli
elvetici che ipotecano il passaggio in semifinale imponendosi
per 3-0. Le due lusitane s'impongono di misura su Siviglia e
AZ Alkmaar. Tra una settimana il ritorno
E’ il tonfo del Valencia a Basilea la grande
sorpresa dell’andata dei quarti di Europa League. Gli spagnoli
cadono per 3-0 in Svizzera e ora, tra una settimana, dovranno
compiere un’impresa per approdare in semifinale. Il Porto
piega di misura il Siviglia nell’equilibrato derby iberico
mentre il Benfica ipoteca la qualificazione battendo 0-1 ad
Alkmaar l’AZ.
AZ ALKMAAR-BENFICA 0-1
Con il minimo sforzo il Benfica piega l’AZ e
mette un’ipoteca sul passaggio in semifinale. Gli olandesi
partono forte e per quattro volte impegnano Artur con Beerens
(2), Johannsson, Berghuis. Il Benfica viene fuori solo dopo la
mezz’ora ma non inquadra lo specchio con Siqueira e Rodrigo.
Poi, dopo aver rischiato su una conclusione di Berghuis,
passa, ad inizio ripresa (48′): Salvio si fa trovare pronto su
una corta respinta della difesa dell’AZ e con un bel destro al
volo in mezza girata dal limite supera Alvarado. Il gol
abbatte gli olandesi che, nel tentativo di pareggiare, si
scoprono e nel finale rischiano di subire il tris sulle
conclusioni di Rodrigo, Lima e André Gomes.
BASILEA-VALENCIA 3-0
Nonostante le porte chiuse (si è giocato senza
pubblico) il Basilea sorprende il Valencia e sogna di
proseguire il cammino in Europa League. Gli elvetici dominano
nel primo tempo e dopo aver sfiorato il bersaglio con Stocker
e Schar, mettono a segno in 3’ un uno-due micidiale che stende
il Valencia. Il protagonista è Delgado che prima (35’) batte
Guaita con un gran destro in diagonale dal limite e poi (38’)
si ripete con un pregevole tocco volante di destro in
controbalzo su cross dalla sinistra di Stocker. Nella ripresa
si gioca ad una sola porta ma al Valencia non basta costruire
occasioni in serie per riaprire la partita: a tradirlo sono
Vargas (3), Piatti e Parejo. Il Basilea stringe i denti e, in
pieno recupero (93′), cala il tris in contropiede con Stocker
che, lanciato sul filo del fuorigioco, scavalca Guaita in
uscita con un morbido pallonetto.
PORTO-SIVIGLIA 1-0
Il Porto piega di misura il Siviglia e conquista un piccolo
vantaggio in vista della sfida di ritorno in Spagna. Dopo
un’occasione per parte (Martinez e Rakitic) i lusitani
sbloccano il risultato con un bel colpo di testa in tuffo di
Mangala su cross d’esterno destro, dalla sinistra, di Quaresma.
Sulle ali dell’entusiasmo i padroni di casa insistono e
sfiorano il raddoppio con Defour, che colpisce un palo, Varela,
Quintero e Ghilas. Il Siviglia si rende pericoloso solo nel
finale quando va vicino al pari con Bacca e Gameiro. Il Porto
restain
10 all’86′ per l’espulsione per somma di ammonizioni, di
Fernando ma al 90′ va ancora vicino al 2-0 con Quaresma che
colpisce un palo su punizione. Al ritorno i portoghesi
dovranno fare a meno anche di Jackson Martinez che, diffidato,
ha rimediatoun’ammonizione.
Ma soprattutto ha calciato una splendida
punizione quando sull'1-1, su cuiDavid
Luizha
goffamente calciato nella sua porta. Il Chelsea come dicevamo
ha trovato il pareggio al 26' del primo tempo con un rigore
procurato da un fallo ingenuo diThiago
SilvasuOscar.Hazardha
spiazzato Sirigu, tornando al gol dopo oltre due mesi.
L'attaccante belga è andato vicino al raddoppio colpendo il
palo nel finale di primo tempo su splendido cross diWillian,
il migliore in campo per i Blues. La partita o la
qualificazione nella ripresa è stato un crescendo del Psg.
Cavani, unica punta dopo l'uscita di Ibra, al 39' ha avuto lo
spazio per accentrarsi e il suo tiro a giro ha sfiorato il
palo alla sinistra diCech.
Il Psg ci ha creduto e negli ultimi minuti ha cercato con
insistenza il terzo gol. L'ha trovato grazie al capolavoro diJavier
Pastore: el flaco ha scartato tre
uomini sulla linea di fondo, si è accentrato sotto la
pressione di un difensore e ha scaricato un destro sul palo di
Cech.HAZARD,
RIGORE-GOL E POI PALO -Il
Chelsea non si è abbattuto, ha preso le redini del centrocampo
con David Luiz e Ramires, e alla prima buona occasione (27'),
è andato a segno: Thiago Silva ha ingenuamente atterrato in
area Oscar, consentendo ad Hazard di pareggiare i conti dal
dischetto. I francesi hanno accusato il colpo e il Chelsea per
poco non ne ha approfittato: solo il palo (39') ha negato la
doppietta ad Hazard che ha girato al volo contro il montante
un cross dalla destra di Willian.
DAVID LUIZ, SFORTUNATO AUTOGOL -Al
rientro degli spogliatoi la gara è totalmente cambiata: il
Chelsea ha arretrato il baricentro e non è più ripartito. Il
Psg, preso in mano da Verratti, ha cominciato a macinare gioco
e, dopo aver sfiorato il bersaglio ancora con Lavezzi, ha
raddoppiato (61′), anche se con un pizzico di fortuna: una
punizione dalla sinistra del "Pocho" ha trovato la decisiva
deviazione da pochi passi di David Luiz che ha realizzato un
clamoroso autogol.
IBRAHIMOVIC KO, NIENTE RITORNO -Il
Psg ha perso, poco dopo, Ibrahimovic per un sospetto
stiramento al bicipite femorale della coscia destra (dovrà
star fermo 15 giorni) ma il Chelsea non ne ha approfittato. I
Blues, malgrado l'innesto di Torres al posto di Schurrle, non
sono riusciti più a cambiare ritmo e i transalpini hanno
continuato a gestire le operazioni a centrocampo.
IL GIOIELLO DI PASTORE -E
dopo aver mandato un'avvisaglia con Cavani (destro a fil di
palo dal limite a portiere battuto) hanno calato il tris, in
pieno recupero. Tutto merito di Pastore che, appena entrato al
posto di Lavezzi, ha fatto impazzire il Parco dei Principi con
un'azione da urlo: ha saltato tre uomini in dribbling stretto
sul fondo destra, si è accentrato e con un preciso sinistro
sul primo palo ha sorpreso Cech. E ora Mourinho dovrà davvero
confezionare la partita perfetta a Stanford Bridge per
centrare l'impresa.
Manchester Utd_ Bayern 1-1
Clamoroso in Inghilterra: un arrancatissimo United
imbrilglia la super squadra di Guardiola. I bavaresi dominano per
larga parte del match ma non riescono ad espugnare l’Old Trafford,
anzi si trovano costretti a rimontare il gol di Vidic; il pari è
firmato da Schweinsteiger che, espulso nel finale, salterà il
ritorno di mercoledì 9 all’Allianz Arena
MANCHESTER–
Si chiude in parità la sfida dell’Old Trafford tra Manchester United
e Bayern Monaco, che rinviano il discorso qualificazione alla gara
di ritorno del quarto di Champions, in programma tra otto giorni
all’Allianz Arena. A masticare amaro sono soprattutto gli uomini di
Guardiola, padroni del campo per gran parte del match ma incapaci di
colpire, se non dopo aver subito per primi lo schiaffo degli
avversari. È Vidic, il migliore tra i suoi, ad illudere i tifosi di
casa, ma bastano otto minuti a Schweinsteiger per riequilibrare le
sorti del confronto. Al di là del risultato, le brutte notizie per
il Bayern arrivano proprio dal suo marcatore, espulso nel finale, e
da Javi Martinez, che salteranno la gara di ritorno per squalifica.
BAYERN IN CONTROLLO–
Guardiola sceglie Muller come terminale offensivo del suo 4-2-3-1,
con il dinamico Kroos sulla linea di trequarti al posto di Gotze.
Valencia e Welbeck, invece, sono i due esterni d’attacco scelti da
Moyes, a supporto di Rooney nel tridente dei Red Devils. La tattica,
però, lascia il tempo che trova, perché il Bayern macina gioco senza
sosta, schiacciando lo United nella propria metà campo e
sfiancandolo col possesso palla prolungato (all’intervallo, il dato
dirà 73% di controllo del pallone per i bavaresi) ma di palle-gol se
ne vedono poche.
WELBECK DIVORA IL GOL DEL VANTAGGIO–
Solo Robben, con un sinistro a giro dei suoi, riesce ad impegnare
severamente De Gea, anche perché la difesa di casa, ben orchestrata
da Vidic, si mostra attenta e quadrata. Paradossalmente, l’occasione
più nitida è l’unica creata dallo United, ma Welbeck non sa
approfittare dello scivolone di Boateng, perché Neuer non si fa
ingannare dal suo “cucchiaio” e respinge, in uscita.
SCHWEINSTEIGER RISPONDE A VIDIC–
Più volitivo lo United nella ripresa, con l’inserimento di Kagawa
per Giggs, anche se il Bayern è tutt’altro che arrendevole. Ci vuole
un calcio piazzato per punire i tedeschi: sul corner di Rooney,
Vidic è libero di colpire con una splendida torsione aerea,
infilando il pallone là dove Neuer proprio non può arrivare.
Guardiola corre ai ripari inserendo Mandzukic, scelta che dà i suoi
frutti dopo solo 8’ dal vantaggio dei Red Devils: Ribery innesca
Robben sul fronte destro, il cross dell’olandese è perfetto per la
testa del croato che vede Schweinsteiger con la coda nell’occhio e
lo serve per il destro in corsa che vale l’1-1.
GUARDIOLA PERDE DUE PEDINE–
Sarà un altro subentrato, Gotze, a propiziare l’occasione che
potrebbe valere il successo del Bayern, ma Robben spara a lato di
pochissimo sul suggerimento del compagno. Nonostante la pressione
bavarese, la stanchezza ha il sopravvento e non ci saranno più
rischi concreti per le due porte; le ultime emozioni del match
arrivano dal taschino dell’arbitro: prima il giallo al diffidato a
Javi Martinez, poi la seconda ammonizione a Schweinsteiger, privano
la gara di ritorno di due grandi protagonisti, complicando
ulteriormente il compito del Bayern, contro uno United tutt’altro
che dimesso.
Real Madrid-Borussia 3-0
Qualificazione ipotecata per Carlo Ancelotti. Real Madrid-Borussia
Dortmund termina con un rotondo 3-0 nell’andata dei quarti di finale
di Champions League 2013/2014: in gol Bale, Isco e CR7. Gli
highlights su melty.it.
Nei primi 45’, si diceva, è un vero e proprio assolo del Real
Madrid. I padroni di casa vanno in vantaggio dopo pochi minuti con
Gareth Bale, che in allungo anticipaWeidenfellersu
suggerimento diCarvajal.
Barcellona - Atletico Madrid 1-1
Gli uomini diPablo
Simeonesono stati
competitivi fino agli inizi di febbraio, ma complice la rosa
esigua e un calo fisico generale sono calati e hanno ceduto il
passo alReal
Madridsia nella
Liga che in Coppa del Re (guarda lasemifinale
Real Madrid-Atletico 3-0). Negli ultimi quindici giorni l'Altletico
ha ritrovato lo smalto e dal 15 marzo in campionato ha ottenuto
quattro vittorie consecutive, l'ultima nell'insidiosa trasferta diBilbao.
Barcellona-Real Madrid 2-1 (derby d'andata)
"Sarà una grande doppia sfida. Sarà la gara più difficile di tutte
contro il Barcellona-
ha sottolineato el Cholo nella conferenza della vigilia -,che
è in gran forma e che darà il meglio di sé.
Liverpool, travolto il Tottenham: adesso è in testa alla Premier
League
I Reds conquistano la vetta con un netto 4-0 agli Spurs. Dopo
l'autogol di Kaboul segnano Suarez, Coutinho e Henderson. Il Chelsea
ora insegue a due punti
Brendan
Rodgers (ap)ROMA
-Il
Liverpool vola in testa alla Premier League. Confermando il suo
magnifico stato di forma, ad Anfield Road la squadra di Brendan
Rodgers travolge il Tottenham per 4-0 grazie all'autogol in avvio di
Kaboul e alle reti di Suarez, Coutinho e Henderson. Una partita
senza storia, dominata dai Reds dal primo all'ultimo minuto.
Liverpool quindi al comando con 71 punti, due in più del Chelsea,
mentre il Manchester City, che deve recuperare due partite, è 4
punti più giù. Il Tottenham resta sesto a quota 56.
Watch Liverpool vs
Tottenham Hotspur highlights and all goals videos
Highlights
L'Atletico sbanca Bilbao,2-1,campo molto difficile
Atletico Madrid-Milan 4-1, non basta Kakà: colchoneros più
forti
I rossoneri sognano l'impresa fino al 40':
replicano al gol a freddo subito da Diego Costa col brasiliano
che, poco dopo, fallisce l'1-2. Poi incassano il 2-1 da Arda
Turan e si arrendono. Chiudono i conti Raul Garcia e ancora il
neo-centravanti della Spagna
MADRID –E'
durato 40' il sogno del Milan di poter riuscire nell'impresa a
Madrid. Ha lottato con coraggio fino al 2-1 di Arda Turan
sfiorando anche il possibile 1-2 ma alla fine si è dovuto
inchinare ad una squadra che, oggettivamente, si è rivelata
più forte. I rossoneri hanno poco da rimproverarsi. Peccato
per il gol preso a freddo, dopo 3', per un errore a
centrocampo. Ma è pur vero che, da quel momento, si è visto il
miglior Milan della serata, capace almeno per un quarto d'ora
di spaventare i 'colchoneros'.
ATLETICO DI UN'ALTRA CATEGORIA -La
differenza l'hanno fatta le giocate dei campioni. In questo
momento gente come Koke, Raul Garcia, Arda Turan e soprattutto
Diego Costa rappresentano troppo per un Milan ancora alla
ricerca di un'identità, che gioca bene a tratti, ma che fatica
ancora a trovare in campo i propri leader. Male, in tal senso,
Essien, che è non è mai entrato con personalità nel vivo del
gioco, e Balotelli, al solito troppo nervoso e inconcludente.
E le invenzioni dei volenterosi Poli e Kakà hanno finito,
inevitabilmente, per rivelarsi insufficienti per costruire un
match pari.
ESSIEN SBAGLIA, DIEGO COSTA LO PUNISCE -Seedorf
si è giocato le proprie carte con lo schieramento previsto:
ovvero il trio Taarabt-Poli-Kakà dietro a Balotelli, Abate a
destra in difesa ed Essien preferito a Montolivo a mediana. Ma
proprio il ghanese, malgrado la sua grande esperienza, lo ha
tradito: ha perso banalmente palla dopo 3' sulla trequarti e
ha dato il 'là' alla prima rete dell'Atletico, realizzata dal
solito Diego Costa in spaccata su centro dal limite di Koke.
KAKA' RIANIMA IL MILAN -Il
Milan ha accusato il colpo, ha rischiato il raddoppio poco
dopo su una girata di Godin ma poi, a poco a poco, ha preso
coraggio e si è impossessato del centrocampo. Pur faticando a
trovare varchi nelle strette linee dei colchoneros, alla fine
ha trovato la verticalizzazione giusta per passare: de Jong ha
lanciato sulla destra Poli che di prima ha crossato sul
secondo palo per l'accorrete Kakà che di testa ha battuto
Courtois.
IL BRASILIANO MANCA IL 2-1, ARDA TURAN NO -Galvanizzati,
i rossoneri hanno insistito e sono andati vicinissimi all'1-2
con lo stesso Kakà che, su un altro cross dalla destra,
stavolta di Taarabt, non ha trovato lo specchio di testa da
favorevolissima posizione. Gol fallito, gol subito. L'Atletico
ha ringraziato e alla prima opportunità, al 40', è tornato
avanti: Diego Costa dal limite ha fatto da sponda di petto per
Arda Turan che con un destro al volo ha beffato Abbiati,
complice la decisiva quanto sfortunata deviazione di Rami.
Colpo di testa di Raul Garcia: Abbiati non può
nulla
Condividi
ROBINHO NON SPAVENTA L'ATLETICO -Seedorf
ha tentato il tutto per tutto gettando nella mischia una
seconda punta (Robinho) al posto di un'evanescente Taarabt ma,
paradossalmente, il Milan è peggiorato. L'Atletico ha alzato
il baricentro, ha pressato più alto e non ha consentito ai
rossoneri di ragionare. E, come se non bastasse, ha iniziato a
rendersi sempre più pericoloso di rimessa. Così, dopo aver
sfiorato il bersaglio con Diego Costa, Gabi e Miranda, ha
finito per triplicare, un attimo dopo che Seedorf si era
giocato la carta della disperazione Pazzini, togliendo Essien:
al 70', su una punizione dalla trequarti destra di Gabi, Raul
Garcia è svettato altissimo e, di testa, ha infilato il
pallone nell'angolo.
DIEGO COSTA CALA IL POKER -Il
Milan si è visto respingere dalla traversa (Robinho su assist
di Kakà) il pallone del possibile 3-2 ed ha alzato
definitivamente bandiera bianca. Diego Costa non si è
impietosito e ne ha approfittato per mettere a segno all'86'
la personale doppietta: ha strappato palla al subentrato Sosa
e con un micidiale diagonale rasoterra ha infilato Abbiati sul
secondo palo. E ai rossoneri ora non resta che concentrarsi
sul tentativo di rientrare nelle coppe internazionali anche
l'anno prossimo attraverso il piccolo spiraglio lasciatogli
dall'Europa League in campionato.
ATLETICO MADRID-MILAN 4-1 (2-1)
Atletico Madrid (4-4-2):Courtois
6.5, Juanfran 7, Miranda 6.5, Godin 6.5, Filipe Luis 6, Arda
Turan 7 (33′ st Cristian Rodriguez sv), Gabi 6.5, Mario Suarez
6, Koke 7 (37′ st Diego sv), Raul Garcia 7 (27′ st Sosa sv),
Diego Costa 8. (1 Aranzubia, 12 Alderweireld, 22 Insua, 9
Villa). All.: Simeone.
Milan (4-2-3-1):Abbiati
5, Abate 6, Rami 5, Bonera 5.5, Emanuelson 5, Essien 4.5 (25′
Pazzini 5.5), De Jong 6 (33′ st Muntari sv), Taarabt 5.5 (1′
st Robinho 6), Poli 6, Kakà 6.5, Balotelli 4.5. (1 Amelia, 2
De Sciglio, 5 Mexes, 81 Zaccardo). All.: Seedorf.
Arbitro:Clattenburg
(Ing) 6.5.
Reti:nel
pt 3′ Diego Costa, 27′ Kaka', 40′ Arda Turan; nel st 25′ Raul
Garcia, 40′ Diego Costa.
Angoli:
3 a 3.
Recupero:
3′ e 2′.
Ammoniti:
Raul Garcia, Rami, Bonera, Robinho per gioco falloso;
Balotelli per comportamento non regolamentare.
Espulsi:
nessuno.
Spettatori:
53mila.
Manchester United-Olympiacos 3-0, triplo van Persie per la
rimonta
L'olandese è il finalizzatore di una serata
perfetta per i Red Devils, trascinati da un commovente Giggs e
da un super Rooney: il tris dell'ex Arsenal ribalta il 2-0
maturato ad Atene e regala a Moyes il passaggio ai quarti di
finale di Champions League e una notte da ricordare
MANCHESTER -Una
notte da calcio di altri tempi, non soltanto perché sulla
carta d'identità del migliore in campo, alla voce data di
nascita, c'è scritto 29 novembre 1973. Nei quasi 100 minuti
disputati da Manchester United e Olympiacos c'è la grande
rimonta dei padroni di casa, il fattore campo che si fa
sentire, un fuoriclasse che per esigenze di squadra fa allo
stesso tempo la punta, l'ala, il trequartista e il mediano, un
"gregario" che gioca più di un'ora con un occhio praticamente
fuori uso, un portiere che accantona le critiche con un paio
di interventi incredibili e un attaccante letale, che tocca
soltanto pochi palloni ma con sapienza: ingredienti perfetti
per volare ai quarti di finale di Champions League, ribaltando
il 2-0 maturato ad Atene.
GLI EROI IN ROSSO -Il
migliore in campo è Ryan Giggs, quasi 41 anni e non sentirli,
che se il passo non è più quello di una volta cosa importa, il
piede è sempre quello e funziona a meraviglia. Lo stadio
capace di trascinare i suoi beniamini è il "Teatro dei Sogni",
un Old Trafford tirato a lucido per la grande occasione. Il
fuoriclasse, che ha lo stipendio della star e l'attitudine del
portatore d'acqua, è Wayne Rooney, un sublime giocatore di
squadra, apparso in ogni zona possibile del campo pur di
aiutare i compagni. Il gregario, se tale lo si può definire, è
Luis Antonio Valencia, che dopo 6 minuti va ko per una testata
con Campbell e gioca fino a un quarto d'ora dalla fine,
nonostante un'arcata sopraccigliare gonfia oltre misura. A
chiudere, David De Gea - decisivo con una doppia parata
clamorosa in coda di primo tempo - e Robin van Persie, che
mette a segno la tripletta decisiva per il ribaltone.
LA NOTTE DI MOYES -Doveva
essere il primo esame per la panchina di David Moyes, ritenuto
sull'orlo dell'esonero dopo una stagione a dir poco
travagliata: il manager scozzese risponde indovinando
praticamente tutte le scelte e dimostrando di essere
all'altezza della stima di sua maestà Sir Alex Ferguson, da
sempre un suo sostenitore. Sfida fra 4-2-3-1, nello United
Rooney agisce da regista avanzato, Welbeck trova posto in
fascia assieme a Valencia. Michel sposta Campbell in avanti,
rispetto all'andata l'unico nome nuovo è quello di Fuster. I
movimenti di Rooney sono quelli che mettono in crisi la difesa
greca, il numero 10 si sposta sulla destra e mette in mezzo
per van Persie dopo 11 minuti: l'olandese manca il taglio sul
primo palo ma il copione si ripeterà a fine primo tempo, con
esiti ben diversi. Il calcio vive di episodi, al quarto d'ora
l'Olympiacos ne maledice uno potenzialmente decisivo. Campbell
inventa da destra, scarico all'indietro per Perez, il cui tiro
di prima intenzione dal cuore dell'area è incredibilmente
svirgolato. Giggs inizia a pennellare, cross poetico da
sinistra, Rooney si inserisce alla perfezione e colpisce di
testa verso l'angolo basso: sontuoso riflesso di Roberto,
smanacciata sul palo a blindare la porta. Il fortino crolla al
23′: il lancio di Giggs è un invito che van Persie è pronto a
raccogliere, Holebas travolge maldestramente l'olandese.
Kuipers indica il dischetto, dagli 11 metri si presenta
proprio il centravanti. Sassata mancina a incrociare, Roberto
intuisce ma il tiro è troppo violento per abbozzare una
risposta, United a metà rimonta.
PORTIERI SUGLI SCUDI PRIMA DEL 2-0 -L'estremo
dell'Olympiacos brilla al 35′, alzando sopra la traversa un
colpo di testa sporco di Evra. Nulla a che vedere con quello
che riesce a fare De Gea. Perez centra da destra, Fuster
incorna a colpo sicuro, lo spagnolo ha un gran riflesso con i
piedi ma il pallone arriva a Dominguez. Tutto apparecchiato
per il pareggio? No, perché l'ex Atletico ci mette nuovamente
i piedi e respinge la conclusione a fil di palo, facendo
esplodere lo stadio con qualche minuto di anticipo rispetto al
raddoppio. Altro lancio splendido di Giggs, Rooney aggancia,
cerca un dribbling senza fortuna, alza la testa e pesca van
Persie a centro l'area: l'olandese c'è e non può sbagliare, a
45′ dalla fine della doppia sfida si è in perfetta parità.
Nella ripresa partono meglio i greci, Perez si conferma
pericoloso nell'inserimento ma impreciso al momento di fare
male: colpo di testa su cross di Salino che non inquadra la
porta.
van Persie realizza la rete del 3-0
Condividi
VAN PERSIE FA TRIPLETTA -Dall'ennesima
giocata straordinaria di Rooney nasce il tris. Il numero 10 va
in slalom sulla trequarti e serve Welbeck, atterrato ai 18
metri, posizione leggermente spostata sulla destra. L'ideale
per un mancino, Giggs ci pensa ma è van Persie a contare i
passi. La scelta dell'olandese è quella di andare sul palo del
portiere, Roberto non vede partire il tiro e fa il passetto
verso la barriera, facendosi trafiggere da una conclusione
tutt'altro che irresistibile: è il 3-0 che costringe l'Olympiacos
a lanciarsi in avanti e lo United a gestire, non la cosa che
riesce meglio alla formazione di Moyes. Dominguez cerca gloria
su punizione senza trovarla, Michel inserisce Haedo Valdez e
il paraguaiano al 18′ fa da sponda proprio per l'ex Rubin:
sinistro alto dal limite. La corsia sinistra del Manchester
traballa, Salino mette in crisi Evra ma il suo assist viene
sprecato da Fuster, che calcia centralmente. Dominguez è il
più ispirato, inserimento e conclusione da destra, sempre
attento De Gea. Il muro dei Red Devils tiene, anche grazie
agli innesti di Fletcher per Welbeck e, nel finale, di
Fellaini per van Persie, toccato duro al ginocchio - scongiuri
per l'Olanda in chiave Mondiale, ricordando anche il ko di
Strootman - e uscito in barella: la nottata dal sapore retrò
sorride allo United e fa piangere, letteralmente, i calciatori
dell'Olympiacos, sopraffatti dall'emozione al triplice
fischio.
Brutto ko del Chelsea con la quart'ultima: 0-1 col Cristal Palace!!!
L'Aston Villa si zerbina col Manc.United:1-4. Pari tra Arsenal e
Manchester City. Per ora il Chelsea mantiene il primo posto
Clamoroso in Premier!
Autogol Terry, Chelsea ko
Il Crystal Palace batte 1-0
la squadra di Mourinho. Deludente Hazard, fuori partita Lampard e
Torres. Una merdosissima Aston Villa si fa asfaltare dallo spento
United che grazie ad una massa merdosissima di risultati si ritrova
a 3 punti dall'Europa League
ROMA –Clamoroso in Premier League: il piccolo Crystal Palace batte
i giganti del Chelsea. Un autogol di Terry al 7’ del secondo tempo
condanna Mourinho ad una sconfitta imprevista. Deludente Hazard,
fuori partita Lampard e Torres. Nel finale, con i Blues tutti
sbilanciati in avanti, il Crystal Palace sfiora anche il raddoppio.
Jerome è fermato solo dal palo. Sale il Southampton, che rifila un
4-0 secco al Newcastle (doppio
Rodriguez, Lambert e Lallana). Vincono anche lo Stoke City (1-0 all’Hull
City) e lo Swansea (3-0 al Norwich). 2-2, invece tra il West
Bromwich e il Cardiff City. Ora l'attesa sfida tra Arsenal e
Manchester City.
Barcellona, nel derby basta un rigore di Messi
I blaugranasuperano i rivali cittadini dell'Espanyol con un
gol del fuoriclasse argentino e volano in testa alla Liga.
Stasera tocca al Real contro il Rayo Vallecano
Lionel
Messi (reuters)BARCELLONA
-Al Barcellona
basta un gol di Leo Messi su rigore per vincere il derby con l'Espanyol
e portarsi, almeno fino a stasera, in vetta alla Liga. I blaugrana
si sono imposti per 1-0 grazie al penalty realizzato dalla 'pulce'
al 77' e concesso dall'arbitro per un tocco di mano in aerea di Javi
Lopez. Nel finale l'Espanyol ha giocato in inferiorità numerica per
l'espulsione del portiere Kiko Casilla e, avendo esaurito i cambi,
fra i pali è andato proprio Javi Lopez. Nella classificadella
Liga il Barcellona, alla quinta vittoria consecutiva, è ora leader
con 75 punti, a +2 sull'Atletico Madrid, impegnato stasera sul campo
dell'Athletic Bilbao. Il Real Madrid, terzo con 70 punti, scenderà
in campo sempre stasera al Bernabeu contro il Rayo Vallecano.
Inghilterra, il Liverpool non molla: è a un punto dal Chelsea
I Reds nel recupero battono 2-1 il Sunderland e si portano a ridosso della
capolista, scavalcando di due lunghezze il City, che però deve recuperare ancora
due partite: in Premier sarà lotta a tre fino alla fine
Sturridge
dopo il gol al Sunderland (afp)LONDRA-
Il Liverpool non molla, in Premier è lotta aperta (almeno a tre, l'Arsenal
sembra ormai avere poche chance) per il titolo. I Reds battono 2-1
il Sunderland nel recupero della 29esima giornata e si portano a un
punto dal Chelsea di Mourinho con lo stesso numero di partite dei
Blues che, in attesa che il Mancity recuperi due partite, guida la
classifica. Il Liverpool si è imposto grazie alle reti di Gerrard
(39') e Sturridge (48'), mentre il Sunderland ha accorciato le
distanze con Ki Sung-Yong al 76'.Vince 2-1 anche il West Ham che
batte e scavalca l'Hull in classifica. Noble su rigore e l'autogol
di Chester per gliHammers,
mentre è di Jelavic la rete degli ospiti.
Liverpool 2-1 Sunderland All Goals and Full…byAll_Goals
Manchester United-Manchester City 0-3, Dzeko mette Mou nel mirino.
Arsenal fuori dai giochi:solo 2-2 in casa con lo Swansea
I ragazzi di Pellegrini vincono la prima delle tre gare da
recuperare: il bosniaco apre le marcature dopo soli 43" e nella
ripresa consolida il vantaggio, Yaya Toure chiude il derby al 90'.
Citizens a -3 dal Chelsea con due match in meno. L'Arsenal pareggia
in casa con lo Swansea
Dzeko
esulta a Old Trafford (ansa)MANCHESTER
-José
Mourinho torna a sentire il rumore dei nemici, sarà lotta a tre fino
all'ultima giornata. Il Manchester City vince senza troppi problemi
il derby contro lo United e vola a -3 dai Blues, con due partite in
meno rispetto ai londinesi. Scavalcato il Liverpool - fermo a quota
65, anche i Reds hanno una gara da recuperare - mentre l'Arsenal
riesce a mettersi i bastoni fra le ruote praticamente da solo, come
da tradizione: i Gunners non vanno oltre il 2-2 contro lo Swansea e
dicono di fatto addio alla corsa per il titolo. Edin Dzeko risolve
un derby combattuto soltanto fino all'intervallo, grazie a una
reazione dei Red Devils più di pancia che di testa: prosegue
l'annata orribile dello United, ormai lontanissimo anche dalla zona
Europa League - l'Everton ha sbancato Newcastle (0-3) - e vicino a
una mancata qualificazione alle coppe europee che avrebbe del
clamoroso.
A DZEKO BASTANO 43″ -Difficile
pensare a un approccio alla sfida peggiore di quello dei ragazzi di
Moyes. Silva si presenta in area e va a calciare, Rafael si immola
nella respinta ma per farlo lascia inevitabilmente scoperta la
corsia di destra: Fernandinho raccoglie e apre per Nasri, sterzata
dell'ex Arsenal e destro da pochissimi metri, palo pieno, Dzeko si
lancia sulla respinta e porta in vantaggio i suoi. Il tutto in 43
secondi. I primi 20 minuti dello United sono raccapriccianti, Silva
al 9′ può piazzare l'allungo dopo un errore di impostazione di
Carrick ma il diagonale mancino è troppo lento. A tenere in
equilibrio la sfida è De Gea, monumentale una sua risposta su un
destro a colpo sicuro di Dzeko: lo spagnolo leva il pallone
dall'angolo alla sua sinistra, è il segnale necessario per scatenare
una reazione d'orgoglio nei padroni di casa, che fino all'intervallo
riescono quantomeno a prevalere dal punto di vista del possesso
palla. La prima occasione capita a Fellaini - destro bloccato da
Hart - ed è sulla destra che i Red Devils riescono a sfondare, con
Rafael che spinge con insistenza, andando ad occupare una corsia
lasciata libera da Cleverley, sempre portato ad accentrarsi. Il
terzino al 39′ mette in mezzo per Rooney, il numero 10 manca la
conclusione al volo e libera involontariamente Mata: il destro alto
dello spagnolo, assieme alla chance sprecata da Fellaini, è la
fotografia del pessimo mercato dello United.
PARTITA IN GHIACCIO -Moyes
si gioca la carta Kagawa al posto di Cleverley, la lezione del primo
tempo non viene però recepita dai campioni d'Inghilterra, ancora una
volta presi d'assedio all'ingresso in campo. Subito destro di Dzeko
da posizione favorevole, respinge la difesa. Al 7′ Fernandinho
grazia gli avversari, spedendo alto di testa da pochi metri un
angolo da destra, abilmente prolungato da Kompany. Lo schema
funziona all'11′: Demichelis non riesce a girare il corner di Nasri,
alle sue spalle spunta Dzeko che calcia al volo sotto l'incrocio. Lo
United, già fragile di suo, cede di schianto. L'unico brivido ai
pali di Hart lo procura Welbeck, con un bel taglio sul cross di
Rafael, il migliore dei suoi: girata di tacco, grande risposta
d'istinto del portiere ospite. Pellegrini rinforza saggiamente il
centrocampo con i muscoli di Javi Garcia e Milner, Moyes prova a
inserire Hernandez e Valencia ma è troppo tardi e nel finale arriva
anche il tris. Yaya Toure è il più veloce a sfruttare una deviazione
di Jones su cross di Milner, l'ex Barça salta Evra e con il destro
batte De Gea. Manchester come la conoscevamo una volta non esiste
più, ora è il City a dominare la scena e a far sentire a Mourinho il
rumore dei nemici.
25 Marzo 2014-
Ancora un successo nel derby per ilManchester
Citydi
Pellegrini, vittorioso questa sera 3-0 contro i cugini delloUnited,
già battuti 4-1 nella gara d’andata.
:
Liga, Il Real scivola ancora. Atletico in testa, vince anche
il Barça
I blancos, dopo aver perso il Clasico, vengono sconfitti anche
a Siviglia per 2-1. I Colchoneros di Simeone (1-0 al Granada,
Diego Costa) allungano a +3, seguono i catalani, che battono
il celta ma perdono il portiere Victor ValdesL'esultanza
dei giocatori del Siviglia (reuters)ROMA
-Tre
giorni da incubo per Carlo Ancelotti. Domenica aveva in pugno
la Liga, mercoledì potrebbe averla persa. Il Real Madrid, dopo
il ko con il Barcellona, perde a Siviglia e si ritrova terzo
in classifica. L'Atletico Madrid batte il Granada e prende la
vetta con 3 punti di vantaggio sui Blancos e 2 sul Barcellona,
che non ha problemi con il Celta.
Eppure era iniziata bene la partita per il Real Madrid, in
vantaggio con Cristiano Ronaldo su punizione deviata dalla
barriera. Poi però, va meglio il Siviglia. Bacca pareggia al
19' su contropiede su incertezza di Xabi Alonso e, con
modalità tattiche abbastanbza simili, forma il soprasso al 72'
per il quinto successo di fila al Siviglia.
Non sbaglia l'Atletico Madrid, che piega il Granada 1-0. Gara
difficile per gli uomini Simeone, che rischiano qualcosa in
contropiede e ringraziano il solito Diego Costa, che intorno
al quarto d'ora della ripresa risolve con un tocco di testa in
mischia. Principale inseguitore del Colchoneros è il
Barcellona, che batte 3-0 il Celta ma perde il portiere Victor
Valdes. Blaugrana in vantaggio dopo appena 6' con Neymar, su
assist di Alexis Sanchez. Alla mezzora arriva il raddoppio con
Messi su assist di Iniesta,22°
centro in campionato per la Pulce. Nel secondo tempo il
Barcellona controlla ma al 22' trova comunque il terzo gol
ancora con Neymar sempre su assist di Sanchez. Nell'altro
match di giornata, il Rayo Vallecano supera 1-0 l'Osasuna con
un gol dell'ex cagliaritano Larrivey nel finale.
Inghilterra: Manchester City e Liverpool replicano al Chelsea
Lotta serrata al vertice della Premier: la squadra di
Pellegrini (5-0 al Fulham, Yaya Tourè ne fa tre) e quella di
Rodgers (3-6 a Cardiff, tripletta di Suarez) restano in scia
ai Blues
Suarez
festeggia uno dei gol contro il Cardiff (afp)LONDRA-
Manchester City e Liverpool non si fanno spaventare dal
Chelsea. Prosegue serrata la lotta al vertice della Premier
League, con Citizens e Reds che restano in scia ai Blues, in
attesa di recuperare le rispettive gare (una in meno il
Liverpool, addirittura tre il City). Dopo il clamoroso 6-0
degli uomini di Mourinho all'Arsenal, la squadra di Pellegrini
e quella di Rodgers replicano travolgendo rispettivamente 5-0
il Fulham e 6-3 il Cardiff. I Citizens dilagano all'Etihad
Stadium con tripletta di Yaya Tourè (due gol su rigore) e le
reti di Fernandinho e Demichelis. Spettacolare successo anche
per gli uomini dei Reds in Galles: due volte sotto (Mutch e
Campbell), il Liverpool reagisce con le doppiette di Suarez e
Skrtel, prima di dilagare con Sturridge e ancora Suarez, al
28esimo centro in Premier League.
A Baines dagli undici metri risponde Bony, poi a inizio
ripresa arriva l'uno-due di Lukaku e Barkley e l'Everton ha la
meglio sullo Swansea mentre il Newcastle beffa il Crystal
Palace col gol vittoria di Papiss Cissè al 94'. Per quanto
riguarda la lotta per non retrocedere, West Bromwich sconfitto
dall'Hull per 2-0, mentre con lo stesso risultato il Norwich
affossa il Sunderland: decidono Snodgrass e Tettey nel primo
tempo.
Napoli-Porto 2-2: sfortuna e rimpianti, gli azzurri salutano
l’Europa
I partenopei dominano per 70 minuti,
riequilibrando con Pandev il gol subito all’andata, ma sono i
Dragoes a raggiungere i quarti: Ghilas e Quaresma spengono i
sogni azzurri, vale solo per gli almanacchi il gol di Zapata
nel recupero
È la dura legge del gol, quella che cantava Max
Pezzali e che condanna il Napoli ad un’amara eliminazione dal
palcoscenico europeo. La squadra di Rafa Benitez mette testa e
cuore in una partita che si rivela stregata ad un passo
dall’essere quella perfetta, punita da un Porto fortunato e
cinico, che capitalizza al meglio l’unico momento di blackout
della difesa azzurra. Alla squadra partenopea resta l’applauso
del San Paolo, che prova a consolare così i propri beniamini
al termine di una gara dominata fino all’1-1 di Ghilas, che
vanifica il gol-speranza segnato da Pandev nel primo tempo. Il
gol finale di Zapata serve solo per gli almanacchi e per
evitare una sconfitta che sarebbe stata a dir poco ingiusta,
dopo il momentaneo 1-2 di Quaresma.
PANDEV ILLUDE NAPOLI–
Benitez sorprende scegliendo Pandev e Insigne invece che
Hamsik e Callejon, relegati in panca, e Henrique nel ruolo di
terzino destro. Le scelte di Rafa sembrano pagare, perché il
Napoli dei primi 70 minuti è una squadra straripante, che
corre un solo pericolo (in avvio di ripresa, su palla
inattiva) a fronte delle tante palle-gol. I partenopei
deliziano il San Paolo con l’uso sapiente delle fasce e i
letali inserimenti delle mezzepunte, tra cui quello di Pandev
che vale il vantaggio allo scoccare del quarto di gara. Già
Henrique ed Insigne avrebbero potuto sbloccare il match, prima
del gol del macedone.
DOCCIA FREDDA DA GHILAS–
Nella ripresa, ancora Insigne e Higuain (fortunato il
salvataggio di Danilo su di lui) non hanno fortuna, così come
Mertens, con un delizioso sinistro al volo dal limite. La
legge del gol, però, è impietosa: al 69’, il subentrato Ghilas
punisce la prima vera disattenzione difensiva degli azzurri,
trasformando in oro il lancio in verticale di Josué. Il gol
subito spegne la luce in casa azzurra: il Napoli rischia di
capitolare ancora sulla conclusione di Defour, fermato dal
palo, e si fa ridicolizzare da Ricardo Quaresma, che supera
tre azzurri in slalom prima di battere Reina con un gran
sinistro.
ZAPATA FIRMA L’INUTILE 2-2–
Nel finale, lo scatto d’orgoglio azzurro arriva dai tre
giocatori entrati nel finale: Hamsik in verticale per Callejon,
lo spagnolo mette in mezzo per la scivolata vincente di Zapata.
È il gol che conserva l’imbattibilità interna del Napoli in
questa campagna europea 2013-14: un po’ poco per chi, anche in
questa serata stregata, si era preso la licenza di sognare
qualcosa in più.
Chelsea-Galatasaray 2-0, Mourinho elimina Mancini
Mai in partita, i turchi si arrendono ad un
avversario rivelatosi nettamente superiore: decidono le reti
di Eto'o e Cahill nel primo tempo. Nella ripresa Muslera, con
un paio di ottimi interventi, ha evitato un passivo più
pesante
LONDRA –Il
sogno di Mancini di sgambettare Mourinho nella sua Londra
resta nel cassetto. Al Galatasaray non riesce l'impresa di
migliorare l'1-1 di Istanbul e, allora, ai quarti vola con
merito il Chelsea che supera a Stamford Bridge i turchi con un
2-0 che, alla fine, gli va addirittura stretto. Non c'è stata
partita. Troppo il divario tecnico tra le due formazioni. E,
come se non bastasse, al Galatasaray è mancato anche l'apporto
dei due giocatori di maggior classe, Sneijder e Drogba,
incapaci di incidere.
ETO'O GELA SUBITO MANCINI -Mancini
si è giocato le proprie carte affidandosi al 4-3-1-2 inserendo
Kaya in difesa e Kurtulus in mediana per cercare di arginare
le discese dei Blus. Ma a fargli saltare il banco dopo appena
4' è stato l'inossidabile Eto'o: il camerunese, preferito a
Torres da Mourinho, è scattato sul filo del fuorigioco su un
assist di Oscar e con un forte destro in diagonale ha infilato
Muslera.
Milan, Barbara Berlusconi: "Progetto a lunghissimo termine,
almeno trent' anni per vedere i risultati"
Serie A, risultati e classifica – Fatto Football Club: il
Milan di B. meriterebbe la Serie B?
Nella 28a giornata del campionato, la Juve aggiunge un altro
tassello al mosaico scudetto. Ma è il povero Diavolo a far
notizia, tra contestazioni dei tifosi ed ennesima debacle in
campo. Eppure Seedorf non si tocca
In uncampionatoche
ha già emesso il verdetto più importante, in una giornata
priva di big match, si staglia prepotentemente il crollo delMilan.
Asfaltato 4 a 2 in casa dalParmadell’amico
di famigliaDonadoni,
per i rossoneri è la terza sconfitta consecutiva in campionato
(mai successo conAllegri),
la quarta consecutiva contando la debacle di coppa con gli
altri 4 gol presi dall’Atletico
Madrid. Oltretutto, un 4-2 casalingo il Milan non lo
subiva dal 1939 contro laTriestina.
PerSeedorfè
la settima sconfitta da allenatore in dodici partite in
panchina: una media daretrocessione.
Al di là dei numeri, è l’atteggiamento in campo dei giocatori
rossoneri, molli, svogliati e superficiali, a sigillare la
fine di un’era: una volta erano fuoriclasse e guerrieri, oggi
sono giocatori modesti che non sembrano nemmeno avere voglia
di combattere e preferiscono specchiarsi nella loromediocrità.
Dalla tragedia si è passati alla farsa.
Detto che le colpe vanno come sempre divise più o meno
equamente tra la squadra, ilsettore
tecnicoe
le due società – quella diBarbarae
quella diGalliani,
costretti a una poco armoniosa convivenza nonostante i sorrisi
di facciata – è doveroso che con questi numeri sotto scrutinio
sia messo il tecnico. Seedorf ha inspiegabilmente esclusoRamieTaarabt,
spesso migliori in campo, preferendo loro l’irritanteMontolivoe
lo spentoKaka.
Interrogato nel dopopartita sulla sua presunta poca umiltà, il
tecnico rossonero ha risposto con “le certezze acquisite in 22
anni nel calcio”, ribadendo quindi l’ottima idea che ha di sé.
Dall’altra parte Donadoni, capace di reinventareMarchionnie
rivitalizzareCassanoeAmauriportando
il Parma al sedicesimo risultato utile consecutivo, con le
ultime quattro trasferte vinte. Sembra però che aMilanellolo
abbiano scartato perché poco elegante, senza il necessariophysique
du role.
La caduta della Milano rossonera coincide con la resurrezione
della metà nerazzurra. Trascinata daJonathan,
che con un passaporto italiano fa l’occhiolino a Prandelli in
vista delMondiale,
l’Inter vince e convince a Verona e lancia la rincorsa al
terzo posto. Mazzarri ha gli stessi punti diStramaccioni,
ma il tecnico romano crollò con sole due vittorie nelle ultime
dieci partite. Facile migliorare. Se la Fiorentina batte il
Chievo con più fatica rispetto al largo risultato finale,
ricacciando indietro i nerazzurri, la Juve espugna Genova con
una meravigliosa punizione diPirloa
pochi minuti dalla fine. A Marassi succede di tutto: due gol
annullati aOsvaldo,
di cui uno regolare, e un rigore diCalaiòparato
da Buffon. Quello bianconero è l’ennesimo sigillo sul terzo
scudetto di fila dell’era Conte, stasera infatti Roma e Napoli
affronteranno Torino e Udinese pensando solo al secondo posto.
Importanti vittorie in otticaEuropa
Leagueper
Atalanta e Lazio. A Bergamo i nerazzurri ottengono la loro
terza vittoria consecutiva travolgendo la Sampdoria, e
mandando su tutte le furieMihajlovicche
minaccia punizioni ai suoi. A Cagliari la Lazio conferma il
suo ottimo ruolino di marcia in trasferta, lontano
dall’Olimpico dove aleggia il fantasma della contestazione aLotito.
Ancor più importanti le vittorie di Livorno e Sassuolo negli
scontri diretti per evitare la retrocessione controBolognae
Catania. InInghilterraqueste
le chiamano “le partite da sei punti”, ma poi sarà il
calendario a deciderne le sorti. IlLivornoresiste
al ritorno del Bologna nonostante la doppia inferiorità
numerica, confermando tutti i limiti degli emiliani. IlSassuoloinvece
tira fuori proprio la voglia di vincere e lottare, rimontando
in casa il Catania e condannandolo all’ultimo posto solitario.
IL PERSONAGGIO
Il calcio come prosecuzione della politica con altri mezzi
sull’asse italo-tedesco. Dal gol del tedescoMario
Gomezal
Chievo che lancia la Fiorentina verso l’Europa, intesa come
l’Europa League, alla maglia autografata di Gomez che oggi il
premier italianoRenziconsegna
alla cancelliera tedescaAngela
Merkelprima
del vertice UE di Berlino. Il centravanti tipicamente
“panzer”che con la Nazionale tedesca e ilBayern
Monacoha
segnato caterve di gol e vinto tutto (almeno a livello di
club) è diventato quest’estate l’acquisto più oneroso della
gestioneDella
Vallee ha
fatto appena in tempo a essere presentato allo stadio Franchi
davanti a 25mila tifosi di in delirio e segnare alla seconda
giornata una doppietta in maglia viola, che un brutto
infortunio al ginocchio ha compromesso la sua stagione. Ciò
nonostante la squadra di Montella è riuscita a tenere una
media strepitosa, ma una volta rotto ancheRossiil
rientro di Gomez era fondamentale per continuare il sogno
europeo. Il suo primo gol dopo il ritorno è stato giovedì aBuffon,
manco a dirlo in Europa League. A conferma della sua vocazione
continentale.
LA SPIGOLATURA
Curiosa la contestazione dellaCurva
Suddel
Milan ieri a San Siro prima durante e dopo la partita con il
Parma. Doveroso manifestare la propria insoddisfazione nei
confronti della propria squadra, legittimo chiedere un
incontro dopo il fischio finale tra unadelegazione
di tifosie
una della squadra (Bonera, Abate, Kakà e Balotelli con Seedorf).
Fin qui nulla di strano, le contestazioni sono di casa anche
al Milan e nell’anno disastroso del Capello bis i tifosi si
erano incontrati con la squadra negli spogliatoi sempre dopo
un Milan-Parma. La cosa che stona invece è che nel mirino dei
tifosi siano finiti l’amministratore delegato “dimezzato”Adriano
Gallianie
il suo ultimo colpo di mercato,Mario
Balotelli. Risparmiata invece l’altra metà della
società, quella che fa riferimento a Barbara, e le scelte
societarie che possono essere ascritte alla famiglia a partire
dall’ingaggio di Seedorf, pupillo berlusconiano quando
Galliani avrebbe voluto promuovere Inzaghi. Unacontestazionequindi
parziale, che a molti può anche essere sembrata eterodiretta.
Nel caso sarebbe veramente triste, soprattutto per i tifosi.
Manchester United-Liverpool 0-3. Reds in avvitamento,devono
ringraziare l'Arsenal se rimangono a 5 punti dall'Europa.
Spagna, Messi da record: il Barça travolge l'Osasuna
Finisce 7-0 la sfida dei catalani ai navarri. Il fuoriclasse
argentino (tripletta), con 371 reti scavalca Paulinho
Alcantara e diventa il golador blaugrana più prolifico della
storia del club.Il
Barcellona prepara nel migliore dei modi il 'clasico' di
domenica prossima, al Bernabeu contro il Real Madrid. I
blaugrana mantengono il passo della squadra di Ancelotti e
dell'Atletico Madrid, avanti rispettimanente 4 e 3 punti,
sommergendo di gol l'Osasuna: 7-0. Scatenato Messi, che sigla
una tripletta; a segno anche Sanchez, Iniesta, Tello e Pedro.
C'è anche ilLiverpoolper
la vittoria della Premier League. La squadra diBrendan
Rodgersha
vinto e convinto nella sfida con ilManchester
Unitedbattendoli
3-0 in casa. Il Liverpool si trova quindi a soli quattro
punti dalChelseama
con una partita in meno (in programma con ilSunderland).
Le reti sono state realizzate daSteven
Gerrard(doppietta
su rigore) e daLuis
Suarez. Per i Red Devils invece si fa più dura ora per
centrare la qualificazione in Europa League e solo un passo
falso delTottenhamin
casa con l'Arsenal
Verona-Inter 0-2, Palacio-Jonathan danno il quarto posto ai
nerazzurri
La squadra di Mazzarri sbanca il Bentegodi grazie a due gol
sudamericani e scavalca per una notte la Fiorentina: risultato mai
in discussione, ottima prova dei nerazzurri, che colpiscono anche
due traverse con Icardi ed Hernanes. Scaligeri in confusione, in
casa non vincono dal 22 dicembre
Jonathan
segna la rete del raddoppio (lapresse)VERONA
- Tutta un'altra Inter. I nerazzurri si sono messi alle
spalle un gennaio da incubo e tornano ad assaporare aria di quarto
posto, anche se in attesa della sfida della Fiorentina con il Chievo:
lo 0-2 del Bentegodi tiene a distanza un Hellas disastroso fra le
mura amiche - ultima vittoria il 22 dicembre, poi due pari e quattro
ko -, vale il quattordicesimo punto nelle ultime sei uscite e
conferma i progressi della formazione di Mazzarri, sia in chiave
offensiva - due gol, due traverse e diverse occasioni importanti -
che in chiave difensiva, con la terza gara consecutiva senza subire
reti. I timbri di Palacio (solito eccelso lavoro di squadra da parte
dell'argentino) e di un Jonathan riapparso ai livelli di inizio
stagione piegano un Verona molto nervoso, abbastanza confuso e
decisamente non aiutato dalle scelte tattiche del suo allenatore,
che sin qui era stato praticamente perfetto ma che, almeno per una
volta, ha perso il duello con il rivale.
INTER, CHE PARTENZA -Mazzarri
dà fiducia a Ranocchia al centro della difesa, Mandorlini non cambia
modulo ma in un colpo solo mette in difficoltà due dei suoi uomini
migliori: Romulo parte esterno d'attacco sulla destra, il suo
spostamento dirotta Iturbe sulla sinistra. L'ala di proprietà del
Porto non può accentrarsi per sfogare il prediletto mancino, il
brasiliano ex Fiorentina non ha metri di campo da attaccare e ne
perde in imprevedibilità. E' dunque l'Inter a partire forte, con un
Mauro Icardi scatenato in avvio. Due colpi di testa del centravanti,
il primo su cross di Guarin è quello più pericoloso: traversa a
Rafael battuto. Sul secondo traversone è eccellente il taglio ad
anticipare Moras, meno l'incornata, che termina a lato. A ridosso
del quarto d'ora la pressione nerazzurra si concretizza. Jonathan
sulla destra mette a sedere Albertazzi e crossa, Palacio nel cuore
dell'area piccola si ritrova in posizione per correggere il cross a
porta sguarnita e il suo piattone è vincente.
Palacio mette a segno la prima rete dell'Inter
Condividi
HELLAS NERVOSO -I
padroni di casa non riescono a proporsi, Iturbe è tagliato fuori dal
gioco mentre prova a scuotere i suoi Marquinho: stop e botta secca
dal limite dell'area, sfera a lato. Il nervosismo dei ragazzi di
Mandorlini emerge violentemente al 27′. Toni riceve palla spalle
alla porta nei pressi del vertice destro dell'area piccola e fa il
solito gran lavoro di preparazione, portandosi il pallone sul
mancino prima di crollare a terra: Banti lascia giustamente
proseguire ed esplodono le proteste scaligere, al replay la scelta
del fischietto livornese è sacrosanta. L'Inter si rilassa nella
seconda metà di prima frazione ma riparte a mille in avvio di
ripresa, andando vicinissima al gol con un Hernanes dormiente per
tutto il primo tempo. Punizione da posizione defilata, nei pressi
del lato corto destro dell'area: mancino potente e a giro, seconda
traversa di serata. Il brasiliano entra in ritmo e serve Icardi in
area, l'argentino scarica bene per Guarin ma il destro da fuori del
colombiano è fuori misura.JONATHAN
LA CHIUDE -La
formazione di Mazzarri capisce che è il momento giusto per
archiviare la pratica, ci pensa Jonathan, fra i migliori in campo.
Il terzino riceve da Hernanes, Albertazzi è nuovamente sorpreso,
l'ex Santos e Cruzeiro si incaponisce e ignora i compagni a centro
area: destro non irresistibile, la risposta di Rafael non si fa
apprezzare più di tanto, il 2 nerazzurro è tenace, vince il rimpallo
con Maietta e da pochi passi ribadisce in rete. Anche stavolta l'Inter
si siede, Moras la grazia: Iturbe per Marquinho, sul cross del
brasiliano il greco mette incredibilmente sopra la traversa di
testa. Proprio quando Iturbe sembrava entrato in partita anche
sull'out opposto a quello solito, Mandorlini inserisce Martinho per
Cacciatore, arretrando Romulo in difesa e spostando l'ala sulla
destra. Il Verona si sbilancia e rischia in tre occasioni di subire
il tris: Hernanes ci prova da fuori - destro alto - e a conclusione
di una splendida azione sull'asse Palacio-Kovacic, il "Profeta"
scivola sul più bello e il pallone sfila via, complice una
deviazione di Moras. L'ingresso del baby croato è positivo e il
numero 10 cerca di mettersi in proprio, sinistro centrale dopo un
bel dribbling. Gli innesti di Cacia e Cirigliano per uno scampolo di
match non possono certo cambiare le cose, anche se nel finale
Handanovic ritocca verso l'alto il voto in pagella con una doppia
gran parata su un sinistro di Iturbe e sul tentativo di tap-in di
Romulo. La porta resta inviolata, è davvero un'altra Inter.
HELLAS VERONA-INTER 0-2 (0-1)
Verona (4-3-3):Rafael
5.5; Cacciatore 5.5 (31′ st Martinho sv), Moras 5.5, Maietta 5.5,
Albertazzi 4.5; Sala 6, Donati 5 (41′ st Cirigliano sv), Marquinho
6.5 (41′ st Cacia sv); Romulo 5, Toni 5.5, Iturbe 5.5. (Nicolas,
Donsah, Gonzalez, Marques, Pillud, Donadel, Jankovic, Rabusic). All.:
Mandorlini
Inter (3-5-2):Handanovic
6.5; Campagnaro 6, Ranocchia 7, Rolando 6.5; Jonathan 7, Guarin 6
(29′ st Kovacic 6), Cambiasso 6.5, Hernanes 6 (46′ st Kuzmanovic sv),
D'Ambrosio 6 (25′ st Zanetti 6); Icardi 6.5, Palacio 6.5. (Carrizo,
Castellazzi, Andreolli, Samuel, Botta, Kuzmanovic, Taider, Milito).
All.: Mazzarri
Arbitro:
Banti
Reti:
14′ pt Palacio, 18′ st Jonathan
Ammoniti:
Donati per proteste, Cambiasso e Albertazzi per gioco falloso
Recupero:
0 e 3′
Europa League:male
il Napoli,0-1 a Oporto,rovinosa sconfitta in casa del
Tottenham H.:1-3 col Benfica Squadre
inglesi in caduta libera in Europa: rimangono in corsa solo
Manchester United (che deve recuperare 2 gol all'Olimpiakos) ed il
Chelsea che deve affrontare un nebuloso Galatasaray.
Juventus-Fiorentina 1-1
Il tedesco entra e segna nel finale la rete che consente ai gigliati
di strappare un prezioso 1-1 nella gara d'andata. Bianconeri illusi
da una partenza a mille caratterizzata dal gol al 3' di Vidal che ha
colpito anche una traversa. Ritorno tra una settimana al Franchi
Il ritorno al gol di Mario Gomez, al primo sigillo del 2014,
consente alla Fiorentina di strappare un pareggio d’oro nell’andata
degli ottavi di Europa League con la Juve e di riscattare il ko
subito domenica scorsa. Una rete pesantissima, arrivata nel finale,
che ora costringerà i bianconeri ad una prova d’orgoglio nel match
di ritorno, tra una settimana, al Franchi, unico campo su cui è
caduta quest’anno in campionato. Prepariamoci, quindi, ad altri 90’
di grande intensità e passione.
Inghilterra, il City riprende quota, il City cade con l'Aston Villa
Dopo le eliminazioni in Champions ed FA Cup, i Citizens vincono 2-0
e, con tre gare da recuperare, si portano a -6 dai Blues, ko a
Birmingham
Dzeko
esulta dopo la rete del 2-0 (reuters)ROMA
-Successo
fondamentale per il Manchester City, che dopo l'eliminazione in
Champions e in FA Cup, reagisce in campionato. I citizens escono con
una vittoria dal campo dell'Hull nonostante l'inferiorità numerica
dal 10' per il rosso sventolato a Kompany per un intervento su
Jelavic. La formazione di Pellegrini sblocca il risultato quattro
minuti dopo con un gran gol di Silva. Nella ripresa, all'ultimo
minuto, raddoppia Dzeko su assist ancora di Silva. Tre punti resi
ancora più d'oro dalla battuta d'arresto del Chelsea capolista sul
campo dell'Aston Villa. La squadra di Josè Mourinho, in dieci negli
ultimi 20' per il rosso a Willian, è stata piegata di misura grazie
alla rete segnata da Delph a 8' dalla fine. Nel finale espulso anche
Ramires. City dietro 6 punti, ma con tre gare da recuperare
Aston Villa-Chelsea 1-0: decide Delph
Condividi
Nella altre gare, l'Everton batte 2-1 in casa il Cardiff e si porta
al 5° posto in classifica, mentre il Southampton ne rifila 4 al
Norwich. Fermato sullo 0-0 casalingo dal Crystal Palace il
Sunderland dei tanti italiani, mentre il West Bromwich conquista un
importante successo in chiave salvezza sul campo dello Swansea. Il
Fulham, ultimo in classifica, batte 1-0 in casa il Newcastle (Dejagah)
e torna a sperare. Netta sconfitta per il West Ham di Nocerino che
perde 3-1 in trasferta con lo Stoke City.
Inter, giudice chiude curva Nord. Stop di un turno con
sospensiva
Nerazzurri sanzionati per i cori razzisti dei propri tifosi
durante il derby contro il Milan dello scorso dicembre
La
curva nord dell'Inter chiusa in occasione di Inter-Fiorentina
del 26 settembre 2013 (ansa)MILANO
-Il
giudice sportivo ha chiuso la curva Nord dell'Inter per un
turno con la condizionale dopo i cori razzisti dei tifosi
nerazzurri durante il derby contro il Milan dello scorso
dicembre. Il giudice Gianpaolo Tosel aveva chiesto al
procuratore federale un supplemento di indagine per valutare
l'effettiva dimensione e la percettibilità reale degli ululati
razzisti dei tifosi dell'Inter all'indirizzo dei rossoneri De
Jong, Balotelli e Muntari.
La relazione della procura Figc, spiega ora il giudice
sportivo a circa due mesi e mezzo dai fatti, "consente di
esprime un sicuro giudizio, nell'esclusione di ogni
ragionevole dubbio, circa la 'dimensione' dei segnalati cori"
e "circa la loro concreta 'percettibilita".Da
qui la decisione di punire l'Inter a titolo di responsabilità
oggettiva con la chiusura per un turno del settore
interessato. La pena è sospesa per un anno in quanto la corte
di Giustizia della Figc aveva annullato la sanzione
precedentemente inflitta all'Inter che doveva scattare proprio
nel derby del 22 dicembre 2013.
GOL
ANNULLATO E TRAVERSA: ALTRI AIUTINI AI FRANCESI E PER LA VIOLA
SI FA DURISSIMA,INTER A -1. IL TERZO POSTO ORMAI E' A 10
PUNTI. LA ROMA CADE ANCORA A NAPOLI(0-1),ORA LA VETTA E' A -14
UN’ALTRA FIORENTINA–
Due episodi che faranno discutere in avvio di ripresa.
Punizione dalla trequarti, l’impressione live è quella del
fuorigioco di Diakitè: l’assistente alza la bandierina e l’ex
Lazio e Sunderland stoppa e mette in rete a gioco già fermo,
il replay alimenta più di un interrogativo, probabilmente il
difensore era in posizione regolare. Netto, invece, il rigore
negato a Pogba, steso in area da Vargas sugli sviluppi di un
corner. A ridosso del quarto d’ora la contesa potrebbe
prendere indifferentemente uno dei due binari. Quello del
raddoppio bianconero è nei piedi di Tevez, che approfitta di
una dormita di Pizarro per scappare sulla destra: Llorente è
solo in area piccola, l’invito del “Machado” è preda di Neto.
Sul ribaltamento di fronte arriva il primo pallone giocabile
per Mario Gomez: girata aerea su cross di Vargas, sfera a
lato. Al 20′ la svolta viola, iniziata con il cambio
Anderson-Fernandez, si completa. Wolski per Pizarro, i
gigliati iniziano a premere. Ogbonna rischia l’autogol sul
solito traversone velenoso di Vargas, Montella decide di
richiamare in panchina Gomez per Matos e il brasiliano, a 10′
dalla fine, grazia i bianconeri. Splendida azione sull’asse
Vargas-Wolski, il polacco di testa corregge il cross del
peruviano e mette il classe 1993 davanti a Buffon: colpo di
testa da due passi, traversa piena con Ogbonna che teneva
tutti in gioco. Conte vede il pericolo e rinforza la difesa –
significativo il cambio Tevez-Isla – pur di blindare tre punti
pesanti: la certezza è che in Europa League sarà sfida vera.
Marchisio e Matos
Inter-Torino 1-0, compleanno con vittoria per i nerazzurri
La squadra di Mazzarri supera i granata grazie
a un bel gol di Palacio, sotto gli occhi di Thohir. Il modo
migliore per festeggiare il 106° anniversario. Gli ospiti
regalano un tempo, ma dimostrano il solito bel calcio
Compleanno con vittoria. L’Inter festeggia con
un successo per 1-0 sul Torino il 106° anniversario della
società nerazzurra. A decidere è un gran bel gol di Palacio al
30′ del primo tempo con un colpo di testa. I granata hanno
regalato il primo tempo, mai pericolosi, qualche sussurro
nella ripresa, ma i padroni di casa hanno vinto meritatamente.
LA CRONACA - Mazzarri lancia Icardi al
fianco di Palacio, c’è Guarin trequartista.Ventura si affida
a Vives a centrocampo e schiera il giovane Vesovic. Dopo dieci
minuti statici con una leggera supremazia nerazzurra la prima
grande chance capita sui piedi di Immobile (che in settimana
ha esordito in nazionale maggiore contro la Spagna): angolo
dalla destra, Handanovic respinge in tuffo non benissimo,
l’attaccante di Torre Annunziata controlla in area ma il corpo
e’ troppo all’indietro e il pallone finisce sugli spalti.
Nella fasi iniziali l’Inter stenta a dare incisivita’ alla sua
manovra: gli uomini di Ventura peccano forse in prudenza ma
chiudono ogni varco sia sulle fasce sia alle incursioni
centrali di Hernanes e Guarin, con quest’ultimo che nei primi
venti minuti si segnala soltanto per un paio di improbabili
soluzioni da lontanissimo. Poi pero’ il Torino commette
l’errore di abbassarsi troppo e l’Inter guadagna campo.
Al 22′ primo squillo nerazzurro: bello scambio
a sinistra tra Nagatomo e Palacio, cross morbido
dell’argentino per Guarin che arriva a rimorchio e colpisce a
botta sicura, Vives si immola e salva tutto. Tre minuti dopo
il colombiano ricambia la cortesia e pennella dalla destra per
la testa del Trenza, ottima la risposta di Padelli in tuffo.
Alla terza occasione l’Inter passa: e’ il 30′ quando Cambiasso
premia con un pallonetto l’inserimento di Palacio, che cerca
la sponda aerea ma di fatto scavalca imparabilmente
Padelli. Troppo basso il baricentro dei granata che al duplice
fischio di Calvarese non hanno praticamente tirato in porta.RIPRESA,
CRESCE IL TORO - Il
secondo tempo si apre come il primo: sono gli ospiti ad aprire
le danze con la botta di Kurtic sventata in angolo da
Handanovic. Dopo le proteste di Mazzarri per un contatto in
area tra Rodriguez e Icardi, all’11′ altro brivido per i
tifosi di casa con il destro di Basha che finisce sull’esterno
della rete. Ma l’Inter ribatte colpo su colpo: al 17′ schema
su punizione, Hernanes dentro per il tiro al volo di Palacio,
palla alta. Ci prova anche il neo entrato Kovacic, al 28′,
facile per Padelli. Col trascorrere dei minuti la partita
prende un ritmo piu’ compassato, gli schemi saltano e il gioco
si fa abbastanza macchinoso da entrambe le parti. Al 25′ gran
giocata di Hernanes che fa ballare mezza difesa e sfiora il
palo alla destra di Padelli. Ventura sente sfuggire la partita
e getta nella mischia Meggiorini ed El Kaddouri ma i suoi
uomini tirano fuori soltanto un paio di incursioni pericolose
di Cerci e un tiro sballato di El Kaddouri. Il trio composto
da Ranocchia, Rolando e Campagnaro fa bene la guardia e
Mazzarri puo’ finalmente sorridere.
INTER-TORINO 1-0 (1-0)
INTER (3-5-2) -Handanovic
6, Rolando 6.5, Campagnaro 6 (31′ st Andreolli 6), Ranocchia
6, Jonathan 6,5, Guarin 6 (24′ st Kovacic 6), Cambiasso 6,5,
Hernanes 6,5, Nagatomo 6, Icardi 6 (45′ st Taider s.v.),
Palacio 7. Carrizo, Castellazzi, D’Ambrosio, Zanetti,
Mudingayi, Kuzmanovic, Botta, Milito). All. Mazzarri.
TORINO (3-5-2) -Padelli
6, Darmian 5,5, Rodriguez 5,5, Moretti 6, Vesovic 6, Basha 5,5
(40′ st Meggiorini s.v.), Vives 5.5 (21′ st Tachtsidis 6),
Kurtic 5 (13′ st El Kaddouri 5), Farnerud 5, Cerci 6, Immobile
5.5. L.Gomis, Berni, Barreca, Gazzi, Barreto, Aramu, Barreca,
Gyasi). All. Ventura.
ArbitroCalvarese
di Teramo
RetePalacio
al 30′
AmmonitiVives,
Darmian e Moretti
Angoli5-2
per il Torino
Recupero1′
e 3′
Va detto che non è stata una gara bellissima e tanto meno
l'Inter è stata spettacolare. Giro palla ancora troppo
lento, con Guarin ed Hernanes che non si sono integrati a
perfezione tra loro. Soprattutto il brasiliano sembra ancora
avulso dalla manovra. Ci hanno così pensato i senatori
Cambiasso e Palacio a togliere le castagne dal fuoco con il
Trenza che è volato in tuffo a raccogliere un preciso
servizio del compagno trasformandolo, un po' fortunosamente,
in gol. Appare, infatti, piuttosto chiara l'intenzione
dell'attaccante di fare da sponda piuttosto che indirizzare
in rete.
Lazio-Atalanta 0-1: Maxi Moralez ferma i biancocelesti e
regala la salvezza
Un gol nel secondo tempo dell’argentino
consegna a Colantuono la seconda vittoria esterna in
campionato. Capitolini sottotono e in dieci contro undici dal
19’ della ripresa per un’ingenuità di Candreva
La Lazio ferma la rincorsa all’Europa League e,
dopo sue vittorie consecutive, cade in casa contro l’Atalanta.
I nerazzurri conquistano infatti il secondo successo esterno
del campionato, ottenendo un risultato che all’Olimpico, semi
vuoto per la protesta dei tifosi biancocelesti nei confronti
del presidente Lotito, mancava dal 26 aprile 2009. Ci ha
pensato Maxi Moralez, proprio come nell’ultima vittoria
esterna contro il Chievo, cinque mesi fa.PARTE
BENE LA LAZIO–
4-3-3 per Reja con Candreva, Klose e Keita in attacco; in
mezzo al campo ci sono Onazi, Biglia e Gonzalez; davanti a
Marchetti difesa a quattro con Konko, Biava, Cana e Radu.
Colantuono risponde con un 4-4-1-1 con Denis e Moralez nel
reparto offensivo. Sulla corsia di destra c’è la novità
Estigarribia dal 1′, mentre a sinistra viene confermato
Bonaventura. Baselli rimpiazza l’infortunato Cigarini. La
partita, come nelle previsioni, la fa la Lazio. I padroni di
casa sono anche favoriti dalla scarsa precisione dei
nerazzurri che in fase di passaggio regalano spesso e
volentieri palloni agli avversari. Quando arrivano le palle in
area orobica è però sempre attento Consigli, così come
Stendardo e Yepes di testa. Al minuto 19 Gonzalez fa gol, ma
l’azione viene fermata per un precedente fallo in attacco.SI
VEDE L’ATALANTA–
Al 28’ l’Atalanta finalmente attacca e ha l’occasione migliore
del match: ripartenza di Denis che poi crossa in area dal
fondo e pesca Maxi Moralez tutto solo sul secondo palo; il
piccolo argentino non conclude di prima ma cerca lo stop e in
tal modo perde l’attimo giusto regalando la sfera Marchetti.
Una manciata di minuti dopo risponde Candreva con un bolide su
punizione da quasi 30 metri: Consigli vola e salva in corner.
La Lazio si innervosisce e rimedia due gialli evitabili con
Keita e Candreva. E l’Atalanta al 41’ ha una seconda ghiotta
chance: cross dalla sinistra di Moralez e colpo di testa di
Stendardo che sovrasta Radu. Ma pallone out. Il tempo si
chiude con un altro destro di Candreva che Consigli spinge in
angolo.
LA MAXI ZAMPATA–
A inizio ripresa Reja presenta in campo Lulic al posto dello
spento Onazi. Il match si fa più vivace e le due squadre hanno
due occasioni in contropiede, mal sfruttate. Al minuto 15
invece i bergamaschi rifiniscono al meglio una ripartenza:
cross dalla sinistra di Brivio, colpo di testa di Estigarribia
con miracolo di Marchetti. Ma Maxi Moralez è lesto e insacca
sulla respinta del portiere. Si tratta del quinto centro in
campionato per l’argentino.INGENUITA’
CANDREVA–
La Lazio non ci sta e reagisce: corner, rimpallo, conclusione
di Biava da pochi metri con Bonaventura che salva col corpo.
Al 19’ Candreva, già ammonito per proteste, si tuffa
platealmente nell’area nerazzurra rimediando così il secondo
giallo e la doccia anticipata. Ma la Lazio non molla e al 21’
Lulic penetra in area dimenticato da tutti, sul fondo destro.
Palla al centro ma Klose viene preso in controtempo. Al 25’
ancora Lazio con tiro di Cana che Consigli blocca. Colantuono
è disperato: in 11 contro 10 vede i suoi in sofferenza. Così
leva Baselli per inserire l’esperienza di Migliaccio. Al 28’
Atalanta va a un passo dal 2-0: contropiede a sinistra di
Denis, palla in area per Moralez che conclude, ma Marchetti
salva con la collaborazione di Cana. Sul fronte opposto
diagonale di Keita respinto da Consigli e conclusione sul
fondo da ottima posizione di Biava. Nell’azione si fa male
Stendardo: entra Lucchini.ATALANTA,
SALVEZZA IPOTECATA–
Reja tenta il tutto per tutto con Perea al posto di Cana e
poco dopo fa entrare anche Kakuta per l’irriconoscibile Klose.
Ma la spinta biancoceleste non c’è più, affiora la stanchezza
e l’Atalanta si dispone meglio per controllare il vantaggio.
In pieno recupero Carmona spreca dopo un errore di Marchetti,
ma ormai i tre punti vanno a Bergamo portando la squadra
nerazzurra a quota 34 in classifica, ben lontana dalla zona
retrocessione. La Lazio resta a 38 e la qualificazione
all’Europa League adesso si complica.
Lazio-Atalanta 0-1 (0-0)
Lazio (4-3-3):Marchetti
6, Konko 5,5, Biava 6, Cana 6 (30′ st Perea 5), Radu 5,
Gonzalez 6, Onazi 5 (1′ st Lulic 5,5), Biglia 6, Candreva 5,
Klose 4,5 (40′ st Kakuta sv), Keita 5,5. (1 Berisha, 55
Guerrieri, 2 Ciani, 17 Pereirinha, 39 Cavanda, 85 Novaretti, 6
Mauri, 7 Anderson). All.: Reja 5,5.
Atalanta (4-4-1-1):Consigli
6,5, Benalouane 6, Stendardo 6,5 (34′ st Lucchini 6), Yepes 7,
Brivio 6,5, Baselli 5,5 (25′ st Migliaccio 6), Estigarribia 6,
Carmona 6, Bonaventura 6,5, Moralez 7 (40′ Raimondi sv), Denis
6. (37 Sportiello, 78 Frezzolini, 27 Del Grosso, 4 Scaloni, 93
Nica, 5 Giorgi, 23 Brienza, 91 De Luca, 9 Bentancourt). All.:
Colantuono 6,5.
Arbitro:
Peruzzo di Schio.
Rete:
15′ st Moralez.
Ammoniti:
Keita per gioco falloso, Consigli per perdita di tempo.
Espulso:
Candreva al 19’st per doppia ammonizione.
Recupero:
0 e 3′.
Angoli:
6 a 2 per la Lazio.
Spettatori:4.000
circa.
Premier League e FA Cup: il Manchester dilagante. West
Brom sconfitto 3-0. Arsenal avanti in FA Cup, battuto
Everton 4-1. In
serata crollo del Tottenham col Chelsea :0-4. Londinesi in
testa ma Arsenal,Liverpool e Manchester City devono
recuperare dalle due alle tre partite
La squadra di Moyes super in scioltezza i "Baggies" grazie
ai gol di Jones (34'), Rooney (65') e Wellbeck (82'). In
classifica i Red Devils salgono a quota 48 punti, a -5 dal
Tottenham al quinto posto. In FA Cup, intanto, i Gunners
superano agevolmente i quarti di finale ai danni dell'Everton
vincendo 4-1
ROMA -Il Manchester United si rialza dopo la scoppola in Champions
League. La squadra di Moyes ha battuto a domicilio per 3-0
il West Bromwich in una sfida valida per la 29ª giornata di
Premier League. Una partita completamente dominata dai Red
Devils che salgono in classifica a quota 48 punti a -5 dal
Tottenham in quinta posizione. Decidono la sfida i gol di
Jones (34'), Rooney (65') e Wellbeck
ARSENAL AVANTI - Intanto
in FA Cup successo importante dell'Arsenal nei quarti di
finale di FA Cup: la squadra di Wenger ha battuto per 4-1
l'Everton grazie ai gol di Ozil (7'), Arteta (68') e ad una
doppietta di Giroud (83', 85') volando di fatto in
semifinale. Inutile il gol di Lukaku al 32' che aveva dato
l'illusorio pareggio agli ospiti.
Domani le altre sfide in programma: Sheffield United-
Charlton; Hull City-Sunderland; Manchester City-Wigan
Impresa del Valladolid che supera 1-0 i blaugrana con un gol
dell'italiano....
Cristiano
Ronaldo esulta dopo aver aperto le marcature (ap)ROMA
-I
Blancos vincono 3-0 e rimandano 3 punti dietro l'Atletico
Madrid, principale inseguitore. Ma il motivo più interessante
per la squadra di Ancelotti è che i blaugrana ora sono dietro
4 punti dopo il ko a Valladolid
Il
Real Madrid travolge 3-0 il Levante, mantiene la vetta con 3
punti di margine sull'Atletico e soprattutto allunga sul
Barcellona, ora a -4 dai Blancos dopo il ko di sabato a
Valladolid. Cristiano Ronaldo ancora protagonista, con la rete
- la 24a in campionato - che porta in vantaggio i madrileni:
con sontuoso stacco e colpo di testa che non lascia scampo al
portiere. Non solo goleador, Ronaldo fornisce a Marcelo
l'assist che il brasiliano trasforma nel 2-0 con un tiro
preciso e potente al 4' della ripresa. Gli ospiti restano
anche in dieci al 19' per l'espulsione di David Navarro dopo
un brutto fallo - ancora su Ronaldo -, e capitolano per la
terza al 36' su un'autorete di Nikos Karabelas.
Dagli Usa: il Milan è in vendita
La notizia riportata da Bloomberg, secondo cui Lazard, la
banca francese con sede negli Stati Uniti, avrebbe inviato
materiale informativo a potenziali acquirenti. Valore stimato:
688 milioni di euro. La smentita della Fininvest
Kakà
e Seedorf, due punti fermi del Milan (reuters)NEW
YORK -Silvio
Berlusconi starebbe valutando la vendita del Milan. La notizia
è riportata dall'agenzia economica Bloomberg che cita tre
fonti. Secondo queste Lazard, la banca d'affari francese con
sede negli Stati Uniti, ha inviato materiale informativo a
potenziali acquirenti. Il Milan, di proprietà dell'ex
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è valutato da
Forbes 945 milioni di dollari (688 milioni di euro). Un
portavoce di Fininvest, la holding che controlla la squadra di
calcio ha però smentito l'ipotesi. Emesso anche un comunicato:
"Nonostante le numerose smentite - si legge in una nota -
tornano a circolare illazioni su una eventuale vendita del
Milan. La Fininvest ribadisce ancora una volta che si tratta
di ipotesi totalmente prive di fondamento"
A dare credibilità alla notizia però il fatto che Lazard non è
nuova a cessioni nel mondo del calcio. L'anno scorso ha
rappresentato Massimo Moratti quando ha venduto il 70% delle
quote dell'Inter a Erick Thohir.
Il Milan sulla via della proprietà estera, come in serie A già
successo a Inter e Roma? Indubbiamente il marchio rossonero
all'estero tira molto, se Forbes lo ha valutato nello scorso
aprile come il sesto club di maggior valore del mondo. Il
fatto però che i guadagni tradizionalmenteassicurati
dalla partecipazione in Champions, dovrebbero venire meno
dalla quasi sicura non qualificazione al prossimo torneo
europeo, potrebbero indurre Berlusconi a riflettere di una
cessione. E chissà, magari in futuro si potrebbe assistere ad
un derby della Madonnina tutto asiatico...
Spagna-Italia 1-0, Pedro stende gli azzurri
La nazionale si arrende per uno 1-0 a Madrid, trafitta da una
rete al 63' dell'attaccante del Barcellona. Palo di Cerci in
avvio poi squadra quasi sempre in balia degli avversari.
Ottima prova all'esordio di Paletta
FASE OFFENSIVA DA MIGLIORARE -Prandelli
ha cercato di rialzare gli azzurri cambiando l'intero fronte
d'attacco (Giaccherini-Destro-Immobile) ma la Spagna non gli
ha mai consentito di prendere in mano il pallino del gioco. E
così non è rimasto che limitare i danni. Ora l'obiettivo del
Ct è lavorare proprio per tentare di dare maggiore spinta e
personalità alla squadra dalla cintola in su.
SPAGNA-ITALIA 1-0 (0-0)
Spagna (4-3-3):Casillas
5,5 (1′ st Victor Valdes 6), Azpilicueta 6.5, Javi Martinez
6.5, Sergio Ramos 6.5 (20′ st Albiol 6), Jordi Alba 6.5,
Thiago Alcantara 6, Busquets 6 (1′ st Xabi Alonso 6.5),
Iniesta 7 (20′ st Navas 6,5), Pedro 7 (37′ st Cazorla sv),
Diego Costa 5,5, Fabregas 6 (1′ st Silva 7) (5 Juanfran, 17
Koke, 8 Xavi, 9 Negredo, 23 Reina). All. Del Bosque.
Italia (4-3-2-1):Buffon
5, Maggio 5 (1′ st Abate 6), Paletta 7, Barzagli 6.5, Criscito
5.5 (1′ st De Sciglio 6.5), Montolivo 6.5, Thiago Motta 6 (17′
st Giaccherini 5.5) Marchisio 6, Cerci 6.5 (24′ st Immobile
5), Candreva 5 (1′ st Pirlo 6), Osvaldo 6 (24′ st Destro 5)
(12 Sirigu, 13 Astori, 3 Chiellini, 19 Bonucci, 16 Parolo, 24
Verratti, 11 Gilardino, 17 Insigne, 26 Perin). All. Prandelli.
Arbitro: Aranovskiy (Ucr) 6.
Reti:
nel st 18′ Pedro.
Angoli:
12 a 6 per la Spagna.
Recupero:
0 e 3′.
Note:
spettatori 30 mila.
La squadra di Moyes disputa una gara deludente, senza
personalità ed idee, e consente ai greci di centrare un
prezioso 2-0. Decidono le reti di Dominguez e Campbell. Per
gli inglesi ora la qualificazione ai quarti è difficilissima.
I tedeschi passano 4-2 in Russia senza problemi
Inter, ufficiale Vidic: ''Arriva un grande campione di merda''
Il 32enne difensore serbo, in scadenza di
contratto con il Manchester United, è il primo rinforzo per la
prossima stagione. Thohir: ''Uno dei più forti al mondo nel
suo ruolo, la sua esperienza e il suo carisma fondamentali per
la crescita dei nostri giovani di merda...''
Nemanja
Vidic (afp)MILANO
-Nemanja
Vidic è un giocatore dell'Inter. Dalla prossima stagione il
32enne difensore del Manchester United indosserà i colori
nerazzurri. A darne l'annuncio in tarda mattinata il sito
ufficiale del club di Erick Thohir. "Vidic è un grande
campione - dice il presidente a inter.it -. Sono estremamente
soddisfatto della chiusura dell'accordo che porterà Nemanja a
Milano. E' uno dei più forti difensori al mondo, le sue
caratteristiche, la sua esperienza internazionale, il suo
carisma da leader saranno fondamentali per la squadra e per la
crescita dei nostri giocatori più giovani. Aggiungerà valore
al club e sarà un ulteriore tassello per la costruzione di una
grande Inter. Vorrei, infine, ringraziare il Manchester United,
Nemanja e il suo entourage per la disponibilità e
professionalità dimostrata nel corso della trattativa".
L'affare - chiuso dal direttore sportivo Piero Ausilio nelle
scorse settimane - e ufficializzato oggi, è il primo tassello
dell'Inter di Thohir: un connubio di giocatori e marketing.
Come richiede il presente e ancor di più il futuro. Il tycoon,
in arrivo a Milano, nelle prossime riunioni di mercato con
Ausilio ribadirà la linea di mercato da tenere per il futuro:
un mix di campioni e leader insieme ai giovani. Strategia che
fa arricciare il naso a Walter Mazzarri. Ma poco importa ora.
Perché solo a fine stagione, dopo il faccia a faccia tra il
tecnico e il proprietario del club e a seconda dei risultati
ottenuti, verrà deciso se proseguire o separarsi.
Nel frattempo Mazzarri preferisce pensare al futuro più
prossimo, ovvero alla partita contro il Torino in programma
domenica pomeriggio a San Siro. La volontà dell'allenatore è
conquistare i tre punti davanti a Thohir nel giorno del
compleanno della società (9 marzo). Contro i granata che
arrivano a Milano orfani della difesa titolare (Glik,
Maksimovic e Bovo, squalificati) dovrebbe rientrare Hernanes.
Il brasiliano sotto gli occhi di Ausilio si è allenato con il
gruppo. Possibile l'esordio da titolare per Danilo D'Ambrosio.
Il nodo da sciogliere per l'Inter è in difesa. Samuel è
squalificato così come Juan Jesus. Il ricorso presentato
contro le tre giornate inflitte al brasiliano sarà preso in
esame venerdì a Roma.
LA SCHEDA -Vidic
ha esordito da professionista nella stagione 2000/01 con lo
Spartak Subotica, poi le esperienze con Stella Rossa e Spartak
Mosca fino all'approdo, nella stagione 2005/06, al Manchester
United. Nel suo palmares 1 campionatoserbo
(2003/04), 2 coppe serbe (2001/02 e 2003/04), 5 Premier
(2006/07, 2007/08, 2008/09, 2010/11, 2012/13), 3 coppe di Lega
inglesi (2006, 2009 e 2010), 5 supercoppe inglesi (2007, 2008,
2010, 2011, 2013) e - a livello internazionale - 1 Champions
League (2007/08) ed 1 Mondiale per club (2008).
Prestazione caparbia dell'undici di Simeone, che con Koke e
Gabi ribalta l'iniziale svantaggio firmato da Benzema: nel
finale una zampata del Pallone d'Oro regala ai blancos un pari
che fa felice soprattutto il Barcellona, ora dietro un punto
Mancini, tecnico del Galatasaray
COLPISCE TORRES -Il
primo tempo infatti si apre con il Chelsea che si fa trovare
pronto e che in pochi minuti punisce la partenza falsa dei
giallorossi di Mancini. Molli, prevedibili, anticipati, i
turchi rischiano grosso per un rinvio di Muslera in uscita,
con i piedi, calciato esattamente su Willian. Il brasiliano
allievo di Lucescu (uno che a Istanbul conoscono assai bene)
prova il pallonetto, intercettato di testa dal portiere
uruguayano che evita rocambolescamente la capitolazione. Ma il
Galatasaray non c'è in partenza, subisce troppo, ancora una
scelta azzardata di Muslera al 9' costa lo svantaggio. Facile,
fin troppo, per il Chelsea, affondare l'azione sulla sinistra
con Azpilicueta, oltre una esitante linea difensiva, il
portiere esce come andasse a comperare le sigarette e per
Torres, servito dal navarro ex Osasuna, è un gioco da ragazzi
infilare con un piattone a porta sguarnita.MANCINI
CORREGGE -Col
passare dei minuti, il Galatasaray cresce per intensità.
Mancini corregge in corsa il tiro, in mezzo, dove traballa,
chiamando Kurtulus, ala, al posto di un anonimo Hajrovic. E il
Chelsea che, si copre e riparte, diventa sempre meno
corrosivo. Ma il match non esce dai binari di tanti duelli
individuali, corpo a corpo, Telles chiama a una deviazione in
angolo Cech (ma la sfera sarebbe finita fuori) dal vertice
alto dell'area, Ylmaz trova un incredibile gol quasi dalla
linea di fondo, ma a gioco fermo, Drogba è forse travolto
dalle emozioni e non si vede quasi mai, Sneijder prova a
tessere una trama strappata diligentemente da Ivanovic e i
suoi. Insomma, francamente: match noioso.
IL RISCHIO PAGA -La
ripresa vede da un lato una squadra, quella di Mancini, che
accentuando la pressione, mette in chiara soggezione l'ospite.
Sia fisicamente, Melo è il primo ad alzare il livello del
contrasto, ben assistito da capitan Inan, da uno Yekta
Kurtulus meno timido di chi lo ha preceduto. Rischia il Mancio,
come quando un rientro in spaccata su un portatore di palla si
traduce in un assist profondo per Torres, il solito Torres,
che si infila tra le maglie difensive turche e scarica un tiro
diagonale messo in angolo da Muslera. E' il solo squillo
ospite del secondo tempo. Da quel momento in poi, il
Galatasaray schiaccia gli inglesi nella loro metacampo, fino a
raggiungere su azione d'angolo il meritato pareggio con
Chedjou che è il simbolo del trasformismo della squadra di
casa. Timida prima e leonina poi. Se Muslera resta a lungo
inoperoso, non si può dire che Cech debba fare gli
straordinari. Ma va ricordato come, ancora con il Chelsea in
vantaggio, capitan Inan sia giunto a deviare in acrobazia sul
palo un colpo di testa di Drogba.
Per l'ivoriano, totem per tanti anni del Chelsea, una serata
difficile dal punto di vista personale. Esce facendo posto al
talentuoso ma acerbo Bulut e si gode una meritata standing
ovation. Alla carriera? Chi lo sa: forse la risposta è proprio
a Stanford Bridge.
Inter nei guai:
rischia sanzioni Uefa per il Fair Play
finanziario
Brutte notizie dall'Europa per l'Inter:
i nerazzurri hanno infatti problemi con i parametri delFair
Play finanziarioe
rischianosanzioni
da parte della Uefaqualora
dovessero qualificarsi per le coppe internazionali
A spiegare la critica situazione nerazzurra è statoPaolo
Ciabattini, autore del libro "Vincere con il Fair
Play Finanziario" e grande esperto di calcio business, in un
intervista a Sportmediaset: nell'analisi dell'esperto, proprio
il club nerazzurro sono emersi come quello nella fase più
critica considerando i periodi di monitoraggio tra il2012
e il 2015
L'Inter avrebbe una perdita aggregata relativa al primo
periodo di monitoraggio Uefa (fino a giugno 2013) di ben 157
milioni: grazie ad alcune clausole tale perdita può essere
ridotta a circa67,
superiore ma in modo non eccessivo ai 45 consentiti. In questo
caso ci sarebbero sanzioni lievi.
Il problema è nel secondo periodo di monitoraggio, quando
verranno monitorate le perdite relative alla stagione
2013/2014, che potrebbero ammontare a 79 milioni, per una
perdita aggregata di quasi150
milioni, quasi il triplo dei 45 consentiti. In questi
casi, se si qualificassse per una Coppa europea, l'Inter
rischia una o un mix delle seguentisanzioni:
blocco o cancellazione dei premiprovenienti
da competizioni Uefa,blocco
del mercato calciatoriper
le competizioni Uefa,limitazione
del numero di giocatoriche
il club può registrare per la partecipazione a competizioni
Uefa.
JUVENTUS:
SITUAZIONE AL LIMITE-
Situazione decisamente migliore in casa Juventus: nei periodi
di monitoraggio della Uefa, il club bianconero ha
sostanzialmente rispettato i parametri Uefa, ad esclusione
dell'ultimo nel quale la perdita aggregata s'aggira sui 55
milioni rispetto ai 45 permessi. La società dovrebbe quindi
limare qualcosa entro giugno 2015 per non subire sanzioni,
comunque lievi
MILAN: BILANCIO IN
ATTIVO-
La lunga opera di tagli e cessioni (come quelle eccellenti di
Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva) ha risanato il bilancio in
casa Milan: se a queste si unisce la politica di mercato di
puntare ai parametri zero, il risultato è un bilancio in utile
senza problemi di Fair Play Finanziario.
NAPOLI: SESTO ANNO
IN ATTIVO-
All'ombra del Vesuvio tutto va bene: nel 2013 il Napoli ha
infatti chiuso in utile il bilancio per il sesto anno
consecutivo. Sopratutto le cessioni di Ezequiel Lavezzi e
Edinson Cavani hanno permesso al Napoli di realizzare diversi
acquisti sul mercato e aumentare quindi il monte ingaggi senza
incorrere in sanzioni Uefa
ROMA: RISCHIO DI
SANZIONE MINIMA-
La Roma ha una perdita aggregata nel primo periodo di
monitoraggio di 92 milioni ma sottraendo stipendi e costi (35
milioni), lo sforamento rispetto ai 45 milioni consenstiti
torna gestibile. Quest'anno non partecipa alle Coppe e quindi
non è nella lente d'ingrandimento Iefa mentre per il prossimo
il bilancio dovebbe permetre una perdita aggregata complesiva
di 60 milioni sui tre anni con trend in miglioramento, La
sanzione che potrebbe arrivare da parte della Uefa sarebbe
quindi in ogni caso leggera
LAZIO: TUTTO A
POSTO-
Non sarà simpatico ai tifosi ma Claudio Lotito ha gestito in
modo eccellente il club sotto il profilo finanziario e
addirittura il prossimo bilancio - grazie alla cessione di
Hernanes - tornerà ad essere in utile. Ovviamente, gli stessi
tifosi sperano che insieme all'aspetto economico torni a
sorridergli anche quello sportivo: in sostanza, i parametri
Uefa sono più che rispettati, ora c'è da qualificarsi per una
competizione Uefa
BIG D'EUROPA: TUTTE
IN REGOLA. O QUASI-
Per quanto riguarda le Big d'Europa, dal Real Madrid al
Barcellona, dal Manchester United all'Arsenal, nessun
problema, con parametri Uefa rispettati e spesso bilancio
addirittura in netto utile grazie agli enormi fatturati.
"Particolare" la situazione di Manchester City e Paris
Saint-Germain, che hanno "ammortizzato" le spese grazie ad
enormi contratti di sponsorizzazione che gonfiano la voce
"entrate" ma chei arrivano spesso da società legate alla
proprietà dei due club, per una sorta di "ripianamento
illecito". Dal canto suo, la Uefa indaga e non a caso
rappresentanti del Psg sono stati convocati a fine novembre a
Nyon per chiarire alcuni particolari del bilancio societario
della società biancorossoblù. In ogni caso tali "entrate"
saranno rivalutate verso il basso e dovrebbero così portare i
club ad una situazione tale da subire sanzioni più - Paris
Saint-Germain - e meno - Manchester City - pesanti (senza
arrivare all'esclusione dalle Coppe) da parte della Uefa.
Proprio il modo in cui punirà i francesi definirà in termini
importanti la credibilità della Uefa per quanto riguarda il
Fair Play Finanziario
Inter-Cagliari 1-1: frenata nerazzurra, il tris non arriva
Passo indietro della squadra di Mazzarri,
che al Meazza non va oltre il pari con i rossoblù, passati in
vantaggio con Pinilla su rigore CONCESSO CON ALLEGRIA DA UN
ARBITRO DI MERDA CHE POI NON NE VEDE UNO CLAMOROSO SU ICARDI,
PEZZO DI MERDA!!!. La rete del pareggio di Rolando. L'Interella
perde ennesimi punti casalinghi dopo i merdosissimi pareggi
con Sampdoria(1-1),Chievo(1-1),Catania(0-0):BEN 8 PUNTI
GETTATI NEL CESSO !!!
Come all'andata, si era giocato a Trieste, finisce 1 a 1. Ed è
il decimo pareggio stagionale delle due squadre. Che il
Cagliari a San Siro faccia soffrire l'Inter sta scritto. E'
tradizione fin dai tempi dell'epico duello Burgnich-Riva. Ma
forse Erick Thohir non lo sapeva. Sbadigli e occhiatacce, ecco
cosa accompagna dalla tribuna d'onore la prestazione sciapa
nerazzurra nella prima parte. Prova Guarin a scuotere la
squadra. Ma l'appiattimento è generale, nessuno in grado di
muoversi tra le linee o meglio, vista la classe e la stima per
Palacio, se qualcuno prova a proporsi così, nessuno in grado
di accorgersene. La manovra milanese dunque è prevedibile,
sempre uguale. E le occasioni sono più frutto del Fato che di
una reale e maggiore cifra tecnica.Quella, al contrario, è la
posta messa sul tavolo dagli isolani. Formazione addirittura
spregiudicata, Lopez risponde a testa alta al momento di
assoluta necessità che il club sta vivendo. Cossu si cala nel
ruolo di "vice Conti" con efficacia, l'ordine tattico è
assoluto, e ci sta che il solo a fare confusione, ma neanche
troppo, sia il giovane Adryan, gettato per la prima volta
nella mischia da titolare. Dessena terzino improvvisato fa
bene a destra ma è soprattutto Ibarbo a mettere in difficoltà,
con la sua velocità e il suo sacrificio, la difesa interista.
Un lavoro che consente alla retroguardia rossoblù di avere
tempo per respirare. Ed è tanto, visto che solo in una decina
di minuti, attorno alla mezz'ora, l'Inter mette in affanno i
sardi. Questione di intensità. Lo 0 a 0 pare scritto, nella
prima parte, ma arriva pure il vantaggio sardol al 40' su
rigore per un mani in area di Jesus, a braccia larghe. Ci
starebbe anche l'ammonizione, e sarebbe la seconda, per il
brasiliano. Russo non infierisce.
La ripresa si apre con Icardi al posto di Milito. Il Principe
è andato al tiro solo a fine tempo con una fiondata da fuori
che Avramov si è disteso a fermare in due tempi. Mazzarri ha
bisogno di maggiore profondità, il gioco nerazzurro deve
decollare. E deve mettere in difficoltà la coppia
Rossettini-Astori che assai bene fa su un gioco monocorde,
poggiato sugli esterni, Nagatomo e Jonathan e sui loro cross.
La presenza del giovane argentino in area si fa subito notare.
Bastano sei minuti infatti perché sul traversone del solito
giapponese, Icardi si fa trovare pronto sul palo più lontano e
di testa serve Rolando, rimasto avanti, per la deviazione
sotto misura che il pur bravo Avramov non riesce a trattenere.
Il Cagliari avverte il colpo. Il gran lavoro di annullare
soprattutto in mezzo un'Inter centralmente "piatta" si fa
sentire. Finisce la benzina Cossu, prima di lui il giovane
Adryan, Lopez fa miracoli tattici, per mantenere l'equilibrio
e ha da tutti risposte eccellenti. Col passare dei minuti,
però, la fatica accorcia il Cagliari, Ibarbo è commovente per
dedizione. Ma Handanovic non deve mai intervenire.
L'Inter non ha colpi di genio. O meglio, ce n'è
uno. Lo confeziona Guarin che indovina il passaggio ideale per
Palacio, la cui spaccata sotto misura trova pronto Avramov.
Chi deve salvarsi ha bisogno di un portiere che faccia pure
gli straordinari. La prodezza vale un punto, Avramov sa che
deve fare di tutto anzi di più. Gli va perdonata quindi
l'uscita spericolata che, nel finale, consente a Icardi di
anticiparlo e di stampare sulla traversa la seconda grossa
occasione milanese. Tutto nasce però o da Nagatomo o da Guarin.
Gli altri suggeritori, viene da dire, conoscono il copione?
Finale della serie assedio a forte Apache. Che resiste.
Qualcosa che, almeno, avrà scrollato il patron indonesiano dal
torpore...
Lazio, continua la contestazione a Lotito. Tifosi pensano di
disertare l'Olimpico
L'ambiente è compatto contro il presidente, con l'Atalanta lo
stadio potrebbe restare vuoto. Il numero uno non molla: ''La
mia era è ancora lunga''. Reja prova a pensare all'Europa:
''Ma questo clima non ci aiuta''
Uno
striscione contro Lotito (agf)ROMA
-Il
messaggio lanciato ieri dalla tifoseria della Lazio durante la
sfida con il Sassuolo è di quelli che non possono essere
ignorati. In quarantamila hanno manifestato il proprio
dissenso verso il presidente Lotito, cui è stato chiesto di
vendere il club. L'ambiente è compatto contro l'attuale
dirigenza e non intende mollare la presa. È molto probabile
che la contestazione continui anche nelle prossime gare: dopo
il corteo del prepartita con i romagnoli e la scenografia di
cartoncini con su scritto "Libera la Lazio", i tifosi
biancocelesti stanno studiando altre iniziative. Tra le
ipotesi più probabili, c'è quella di lasciare l'intero stadio
deserto in occasione del prossimo incontro casalingo (con
l'Atalanta) per poi tornare a popolare l'Olimpico nella
partita successiva con il Milan.LOTITO
NON CEDE: "LA MIA ERA È ANCORA LUNGA" -Nulla
di certo per il momento, a eccezione della volontà di
continuare a mandare messaggi forti. Che al momento non
sembrano scalfire minimante il patron biancoceleste: "Sono
disponibile a migliorare, ma non posso accettare condizioni
esterne alla società. La Lazio non è in vendita, la darò a mio
figlio. Tutte le persone che pensano di costringermi a vendere
devono cambiare atteggiamento al fine di non incorrere in
situazioni spiacevoli, analoghe a quelle verificatesi nel 2005
(quando furono arrestati tra gli altri - quattro capi ultras
con l'accusa di estorsione, ndr). C'è una regia che vuole
costringermi a vendere la Lazio, ma l'era Lotito è ancora
lunga, sono molto sereno".
REJA: "NON ERA SEMPLICE VINCERE IN UN CLIMA COSÌ"-
Lo saranno un po' meno i calciatori e Reja, che ha spiegato ai
microfoni di LazioStyleRadio i disagi nel giocare in un clima
simile: "I ragazzi sono stati bravissimi a ritrovare l'energia
per conquistare tre punti in un ambiente come quello di ieri.
La squadra ha sempre dimostrato attaccamento alla maglia e la
vecchia guardia non tradisce mai. Ho volontariamente scelto
giocatori che capissero l'atmosfera. Ora vorrei che i tifosi
ci stessero vicini". Anche perché giovedì la Lazio deve
cercare l'impresa in Bulgaria, per ribaltare l'1-0 nell'andata
dei sedicesimi di Europa League contro il Ludogorets:
"Cercherò di mandare in campo la miglior formazione possibile,
perché passare il turno è un nostro obiettivo. Serve solidità
in difesa per non farsi fregare all'inizio: l'ideale sarebbe
segnare subito".
Verona-Torino 1-3: Toni illude l'Hellas, rimonta granata nella
ripresa. bEN 4 SQUADRE IN 3 PUNTI: Inter,Parma,Torino e Verona
per il quinto e sesto posto utili per l'Europa League
Immobile (in fuorigioco), Cerci ed El Kaddouri
(autore di due assist) ribaltano il risultato nei 16 minuti
iniziali del secondo tempo: la squadra di Mandorlini era
passata in vantaggio nel primo tempo grazie al rigore
dell'attaccante, al dodicesimo centro stagionale
di MARCO GAETANI
VERONA-
Sedici minuti per sbancare il Bentegodi. Il Torino
sonnecchia per un tempo, ringrazia un errore del guardalinee
in occasione del gol del momentaneo 1-1 e infligge una
pesante sconfitta all’Hellas Verona, che non riesce a
difendere il vantaggio della prima frazione e si fa
rimontare dalla coppia d’oro dell’attacco granata. Immobile
e Cerci ribaltano il risultato, ispirati da un El Kaddouri
capace di cambiare faccia durante l’intervallo e di andare a
chiudere i conti in prima persona. Gli ospiti agganciano in
classifica proprio gli scaligeri ed entrano nella settimana
del Derby della Mole accantonando l’inatteso ko interno con
il Bologna di otto giorni fa.
TONI NELLA NOIA–
Gomez, sull’onda del gol alla Juventus, ottiene una maglia
da titolare nel tridente di Mandorlini. Ventura lancia
Kurtic dal primo minuto e restituisce fiducia a Bovo,
preferendolo a Maksimovic. La sfida è tattica al limite del
soporifero nei primi 20′, un colpo di testa di Moras sugli
sviluppi di un corner la scuote dal torpore. Ripartenza Toro
al 23′, Cerci innesca Immobile e segue l’azione: l’ex Genoa
cerca di servirlo con un tocco all’indietro, assist
impreciso, a rimorchio arriva Masiello che con l’esterno
sinistro calcia su Donadel. Al 36′ il Verona sblocca. Angolo
da sinistra, Bovo trattiene Juanito Gomez, Rocchi ha la
visuale libera e assegna il penalty: Toni apre il destro e
spiazza Padelli. Ventura decide di non cambiare nulla in
fatto di uomini
ma dopo l’intervallo, in campo, scende
tutto un altro Toro.
SBAGLIA IL GUARDALINEE, IL MATCH CAMBIA
–
Quattro giri d’orologio, El Kaddouri alza la testa e manda
in verticale Immobile: stop e destro secco, Rafael si
arrende ma il replay evidenzia il netto fuorigioco del
centravanti, fischiato dal Bentegodi per un’esultanza nella
quale ha portato polemicamente le mani alle orecchie. Il
colpo, per il Verona, è di quelli duri da digerire, anche
perché all’8′ il Torino serve il bis. El Kaddouri è ancora
perfetto nelle vesti di uomo assist, stringendo da sinistra
per poi pescare Cerci ai 16 metri: mancino chirurgico
dell’esterno, Rafael non può nulla e il ribaltone granata si
materializza. Gli ospiti non si fermano, Vives prova al volo
con un pallonetto su corner, destro di poco alto.
EL KADDOURI CHIUDE I CONTI–
Dopo un avvio di ripresa al servizio dei compagni, El
Kaddouri decide di togliersi lo sfizio di segnare in prima
persona. Cerci gli rende il favore trovandolo al limite
dell’area, il destro dell’ex Napoli non è potente ma Rafael
va giù troppo lentamente, limitandosi a una deviazione che
non salva la porta. L’Hellas ci prova più con l’orgoglio che
con l’organizzazione, è Toni a spaventare due volte i
ragazzi di Ventura: prima di testa su bel cross di
Hallfredsson – incornata centrale, Padelli respinge
d’istinto – e poi con il destro, mancando la porta dopo un
assist involontario di Moretti, che aveva anticipato Gomez
su sponda proprio del centravanti. Il Toro deve proteggere i
suoi attaccanti diffidati in vista derby: Cerci, richiamato
in panchina, non si ferma e si reca direttamente negli
spogliatoi, a differenza di Immobile, ancora beccato dai
tifosi scaligeri. Il finale non regala emozioni, vince il
Torino, a cui sono bastati 16 minuti per portare a casa tre
punti pesanti.
HELLAS VERONA-TORINO 1-3 (1-0)
Verona(4-3-3):
Rafael 5; Cacciatore 5 (21′ st Martinho 5.5), Moras 5.5,
Marques 5.5, Agostini 5.5; Romulo 6, Donadel 5.5,
Hallfredsson 5.5 (33′ st Marquinho sv); Iturbe 6 (34′ st
Sala sv), Toni 6, Gomez 5.5. (Nicolas, Albertazzi, Gonzalez,
Pillud, Cirigliano, Donati, Jankovic, Cacia, Rabusic). All.:
Mandorlini
Torino(3-5-2):
Padelli 6; Bovo 5.5, Glik 6.5, Moretti 6; Darmian 6, Kurtic
6.5, Vives 6.5, El Kaddouri 7.5 (40′ st Farnerud sv),
Masiello 6; Cerci 7 (34′ st Meggiorini sv), Immobile 7 (45′
st Larrondo sv). (Berni, Gomis, Maksimovic, Pasquale,
Rodriguez, Vesovic, Basha, Tachtsidis). All.: Ventura
Arbitro:
Rocchi
Reti:
36′ pt rig. Toni, 4′ st Immobile, 8′ st Cerci, 16′ st El
Kaddouri
Ammoniti:
Bovo, Hallfredsson e Vives per gioco falloso, El Kaddouri
per simulazione
Recupero:
2′ e 3′
I blaugrana si confermano più forti degli uomini di Pellegrini passando all'Etihad
per 0-2. Accade tutto nella ripresa: apre Messi, su rigore che costa il
rosso a Demichelis, chiude i conti Dani Alves. Inglesi troppo prudenti
Fiorentina-Inter 1-2, Icardi entra e risolve. Crolla malamente la Lazio,
sprofondano Chievo e Sassuolo. Il Parma sfonda l'Atalanta a Bergamo(4-0!!) ed è
a 3 punti dall'Inter. Gran colpo della Stalingrado d'Italia a Cagliari.
La zampata mancina dell'argentino, in netta posizione di
fuorigioco, decide l'anticipo del Franchi: Montella prova a giocarsi la carta
Gomez ma i viola non riescono a recuperare il risultato, dopo che Palacio e
Cuadrado (papera di Handanovic) avevano aperto le marcature
di MARCO GAETANI
FIRENZE-
Finire sulle prime pagine, per Mauro Icardi, non è mai stato un problema. Il
problema, semmai, era la tipologia di giornale. L’argentino spazza via mesi di
polemiche sulla sua relazione con Wanda Nara e risponde sul campo, tornando
dopo una lunga assenza (22 dicembre, spezzone nel derby) e decidendo una sfida
delicata come quella del Franchi. Un gol da centravanti vero – anche se in
fuorigioco – che riporta l’Inter a festeggiare lontano da San Siro a tre mesi
e mezzo dall’ultimo colpo esterno: lo 0-3 all’Udinese era diventato una sorta
di miraggio. Quasi sfibrata, invece, la Fiorentina. Che ritrova Mario Gomez,
ancora ben lontano dalla forma migliore, e poco altro: una squadra stanca,
complice anche la semifinale di Coppa Italia con l’Udinese e gli infortuni che
continuano ad accumularsi. La distanza in classifica, tra le due formazioni,
poteva diventare enorme: la zampata di Icardi riapre i giochi anche in chiave
quarto posto, con i nerazzurri a -5 e il bilancio dello scontro diretto a
favore.
VIOLA NON PERVENUTI–
Montella opta per un assetto senza punte e la scelta, in contumacia Borja
Valero, non appare delle più brillanti. Sull’altra sponda, Mazzarri dimentica
i timori: due intermedi di qualità e proposta offensiva come Guarin ed
Hernanes insieme a due attaccanti, Palacio e Milito. Il match inizia con
Aquilani unico italiano nei 22 e una Fiorentina estremamente sfilacciata, in
sofferenza già al quarto minuto sul pressing solitario
di Palacio: Neto rischia grosso
sul rinvio. Joaquin e Ilicic, punte “occasionali”, non attaccano mai la
profondità, preferendo andare incontro ai portatori di palla. L’esatto
contrario dei due argentini nerazzurri, che si lanciano appena possibile sulle
verticalizzazioni di Guarin: Palacio brucia Compper al quarto d’ora, diagonale
destro quasi perfetto, è il palo a salvare Neto. Monologo ospite che prosegue
con due conclusioni di Milito: centrale la prima, velleitaria ed egoista la
seconda, da posizione estremamente defilata nonostante il miglior
posizionamento di Nagatomo e Palacio.
A PALACIO RISPONDE… HANDANOVIC–
Il gol è maturo, la conclusione da lontano di Compper, bloccata a fatica da
Handanovic, non sposta nulla. Guarin pesca Palacio a tu per tu con Neto,
Vargas tiene in gioco tutti assieme a Diakité, stop di petto e tocco vincente
dell’ex Genoa. Inter all’intervallo avanti di un gol ed è un vantaggio
stretto, neanche un minuto di ripresa e il piccolo distacco è già colmato. Il
destro di Cuadrado dai 22 metri è lontano parente di quello scoccato in Coppa
Italia: lento e abbastanza centrale. Handanovic manca clamorosamente
l’intervento, è la papera che rimette tutto in equilibrio. Lo sloveno è in
confusione e al 3′ buca l’uscita su cross proprio del colombiano, Ilicic e
Joaquin non riescono ad avventarsi in tempo sul pallone. Damato, dopo un primo
tempo in cui aveva graziato Compper, Nagatomo, Samuel ed Hernanes, inizia ad
ammonire alla rinfusa. Montella perde Rodriguez, Mazzarri si affida a Icardi:
è la scelta giusta.
RITORNO DA STAR–
“Maurito” accantona mesi di gossip e si fa trovare prontissimo sul cross
mancino di Nagatomo al 20′: sinistro di controbalzo, Neto è preso di sorpresa
e viene battuto, è il gol che decide la partita. Il replay, però, è impietoso:
la posizione dell’ex doriano è di fuorigioco, topica colossale presa
dall’assistente di Damato. Montella si ispira al collega e decide di gettare
nella mischia Mario Gomez, assente da metà settembre. La manovra viola rimane
confusa, sono le palle inattive a mettere in ansia la difesa nerazzurra, anche
perché nel finale c’è spazio per il doppio centravanti, con l’ingresso di
Matri per Cuadrado. L’ex Juve prolunga verso il secondo palo un angolo
calciato da sinistra, sul fronte opposto spunta la testa di Ilicic: Hernanes,
nel tentativo di anticiparlo, gli mette un piede in faccia. Damato indica la
rimessa dal fondo, poteva andare molto peggio al brasiliano. Il finale è la
fiera delle occasioni perse. Quella dell’Inter si rivela indolore, anche se la
gestione di un 3 contro 2, da parte di Palacio e Icardi, è da bollino rosso.
Negli ultimi secondi è Matri a mangiarsi le mani: gran tiro-cross al volo dopo
una sponda di Compper deviata da Samuel, Gomez non è ancora Super Mario e il
suo tuffo in spaccata è tardivo. Vittoria meritata per l’Inter, che accorcia
in classifica e prova a mettere nel mirino proprio i viola, ancora impegnati
in Europa League: il doppio impegno, triplo considerando la finale di Coppa
Italia, potrebbe rivelarsi decisivo a gioco lungo.
FIORENTINA-INTER 1-2 (0-1)
Fiorentina(3-5-2):
Neto 5.5; Diakité 5.5, Rodriguez 6 (17′ st Tomovic 6), Compper 5.5; Cuadrado
6.5 (34′ st Matri 6), Aquilani 5.5, Pizarro 6, Fernandez 5.5, Vargas 5.5;
Joaquin 5 (23′ st Gomez 5.5), Ilicic 5.5. (Lupatelli, Rosati, Pasqual,
Roncaglia, Anderson, Bakic, Wolski, Matos). All.: Montella
Inter(3-5-2):
Handanovic 5; Rolando 6.5, Samuel 7, Juan Jesus 6; Jonathan 6.5, Guarin 6.5
(27′ st Taider 6), Kuzmanovic 6, Hernanes 6.5, Nagatomo 6.5 (42′ st D’Ambrosio
sv); Palacio 7.5, Milito 6 (11′ st Icardi 7). (Carrizo, Castellazzi, Andreolli,
Ranocchia, Campagnaro, Botta, Cambiasso, Zanetti, Mudingayi). All.: Mazzarri
Arbitro: Damato
Reti: 34′ pt Palacio, 1′ st
Cuadrado, 20′ st Icardi
Ammoniti: Matri e Palacio per
proteste, Aquilani per comportamento non regolamentare, Jonathan, Rolando,
Samuel e Guarin per gioco falloso
Recupero: 1′ e 4′
Non sappiamo se avesse studiato tutto o se gli
sia scivolato inavvertitamente il piede dal freno, ma il tecnico della Juve
ieri ha detto qualcosa di molto poco juventino. Furibondo per certe
affermazioni di Capello, ha disintegrato l’avventura bianconera dell’attuale
ct della Russia: «Qui non ha mostrato un gran gioco e i suoi due scudetti
sono stati revocati».
ROMA -Non sappiamo se avesse studiato tutto o se gli sia scivolato
inavvertitamente il piede dal freno, ma Conte ieri ha detto qualcosa di
molto poco juventino. Furibondo per certe affermazioni di Capello, ha
disintegrato l’avventura bianconera dell’attuale ct della Russia: «Qui non
ha mostrato un gran gioco e i suoi due scudetti sono stati revocati».
Revocati? Mannò, per tutta la Juve quei due scudetti esistono. Il
mondo
bianconero ha combattuto per riottenerli, ancora non si è arreso all’idea di
averli persi, ne ha fatta quasi una ragione di vita: non siamo a ventinove,
siamo a trentuno. Tanto che quel numero, trentuno, è scolpito enorme perfino
sullo Juventus Stadium, in barba a verdetti e giudizi, consigli e
opportunità. In un istante, con una parola, Conte ha cancellato otto anni di
lotta: «Revocati». Roba da interisti, magari da granata; roba che suona
stranissima in bocca a uno che è bianconero nell’anima.
Che avesse preparato tutto o meno - la sensazione però è che non abbia
calibrato bene quanto stava dicendo, andando oltre le intenzioni - Conte ha
inevitabilmente indispettito i suoi datori di lavoro. A cominciare da Andrea
Agnelli, che più di ogni altro si è esposto nella battaglia, scontrandosi a
suon di carte bollate con la Federcalcio, la giustizia sportiva e anche
l’Inter. Perciò l’allenatore, richiamato all’ordine, ha poi cercato di
ritoccare certe considerazioni. Ma la frittata era fatta.
Juventus, Conte contro Capello: "Puzza e scudetti revocati sono a casa tua"
Il tecnico bianconero risponde al ct della Russia: "I maestri
che non conoscono le situazioni si facessero i fatti loro. Dei suoi anni certo
non ricordo il gioco..."
TORINO-
''Ascolto tutto, ma sulle mie decisioni ho sentito tante fesserie...''.
Antonio Conte approfitta della facile vittoria con il Chievo per rogliersi
un sassolino dalle scarpe. E la replica a Capello che, in settimana, ne
aveva criticato la scelta di strigliare la Juve dopo Verona, è durissima.
''C'è più puzza in casa di altri'', dice, pur senza nominare direttamente
l'attuale ct della Russia. ''Dei suoi anni ricordo non tanto gioco e due
scudetti revocati... Le belle Juve che ricordo erano quelle di Trapattoni e
Lippi...''.
CERTA GENTE SI FACCIA DI PIU' I FATTI PROPRI-
Il tecnico bianconero, insomma, non ha affatto gradito i commenti sulla sua
scelta di strigliare la squadra dopo il pari di Verona di domenica scorsa.
''Io accetto tutto ma prendo le mie decisioni. Ho sentito dei referendum
sull'argomento, ha parlato la gente più varia, anche del settore. A me, se
chiedono una cosa del genere di altri, rispondo: una domanda più
intelligente, per favore... Certe persone dovrebbero farsi di più gli affari
loro, piuttosto che occuparsi di casa degli altri... Stiamo facendo una
stagione eccezionale per i risultati: a qualcuno da fastidio che il ruolino
di marcia di questa Juve sia superiore''.
“Non serve essere padroni del campo per un tempo per poi vincere,
è sufficiente unadisattenzioneper
venire puniti e oggi è successo due volte su calci da fermo – dice il tecnico,
prima di fare i nomi degli scalpitantiMarchisioeOsvaldoper
avvisare gli altri che non sono ammessi cali di tensione – Farò le mievalutazioni,
questo pareggio deve farci fare un bagno di umiltà”. Finisce 3-1 invece al San
Paolo, ma per le statistiche il punteggio poteva essere più largo. Benitez,l’uomo
che alla guida delLiverpoolfece
piangere il Milan nella notte di Istanbul, dà una
lezione di calcio al neo allenatoreSeedorf,
che quella partita la giocò. L’inserimento diJorginhorinvigorisce
Inler e rilancia Hamsik,Higuains’inserisce
nella difesa milanista tagliandola in due come il famoso grissino nel tonno, e
al Milan non basta aver azzeccato l’acquisto diTaarabt.
Anche dopo il cambio di tecnico, la primavera rossonera tarda ad arrivare.
E così il Milan sente il fiato sul collo della Sampdoria,
rinvigorita dalla curaMihajloviccon
cui sta tenendo una media da Europa League, che grazie al gol di capitanGastaldellosupera
il Cagliari in una partita tesa e nervosa. Mentre i rossoneri sono superati dalGenoa,
che dopo aver perso il derby batte il Livorno e infligge la prima sconfitta aDi
Carlodopo
una vittoria e un pari. Vince anche il Bologna, al gol diImmobile(nell’80%
dei gol granata c’è lo zampino suo o diCerci)
risponde una doppietta diCristaldo,
e i rossoblù ottengono una fondamentale vittoria in trasferta, la seconda in
tutto il campionato, proprio dopo la partenza del loro miglior giocatoreDiamanti.
Dopo cinque partite senza vittoria, e le molte polemiche culminate con il
licenziamento del dsBranca,
torna alla vittoria anche l’Inter. A salvare Walter in casa contro il Sassuolo
ci pensa un altro Walter,Samuel,
e Mazzarri può sorridere.
IL PERSONAGGIO
Arriva dal campionato Dilettanti il giustiziere della Juve. QuandoJuan
Ignacio Taleb Gomezarriva
in Italia appena compiuti i 19 anni non è la promessa su cui investe il suo
futuro l’Inter, per dire, e nemmeno la geniale scoperta di un osservatore capace
comeWalter
Sabatini. No, è uno delle migliaia di ragazzini
che finiscono nei bassifondi del calcio minore provando a costruirsi un futuro
da soli. Lui comincia dalFerentino,
provincia di Frosinone, poi passa in C2 al Bellaria. Nel 2008 lo prende l’Hellas
Verona, sprofondato in Lega Pro dopo oltre 60
anni e prossimo al fallimento. La stagione è un incubo, e Gomez non gioca
nemmeno. Comincia a ingranare in prestito alGubbio,
sotto l’attenta guida di Gigi Simoni. Con l’arrivo di Mandorlini e la promozione
in B, il Verona decide di richiamarlo, e Gomez con 14 gol si conferma degno
della B. Ma è l’anno scorso, quello della promozione dei gialloblù inSerie
Ache
il Gomez meno famoso del calcio italiano esplode: 12 gol e 10 assist. Oggi il
suo presente è noto. Quello di molti presunti fuoriclasse di belle speranze cui
è fatta saltare la gavetta per lanciarli direttamente nell’Olimpo dei grandi,
invece no.
LA SPIGOLATURA
Esce assai ridimensionato dalla batosta diNapoliil
4-2-fantasia di Seedorf: improponibile quando manca un canovaccio tattico e il
gioco è affidato a un numero eccessivo di trequartisti o presunti tali, e quando
acentrocampopianti
due pali comeDe
JongedEssien.
Ma il tecnico olandese, dopo essere stato presentato come un filosofo, accostato
a quell’Erasmo
da Rotterdamdi
cui un’edizione deL’Elogio
della Folliaporta
la prefazione nientedimeno che del presidente del Milan, e dopo aver alimentato
questa immagine con interviste in cui discorreva d’amore e di utopie, non ci
sta. E alla prima mozione contraria perde le staffe. E’ bastato che
l’intervistatore sabato sera gli chiedesse conto di alcune scelte curiose, come
quella del terzinoAbateschierato
sulla trequarti, che il tecnico zen ha perso la pazienza e ha accusato
bruscamente il giornalista “di fare domande tendenziose”. Il disprezzo nei
confronti di chi non riesce a comprendere che loro sono l’Italiadell’amore
che vuole trionfare su quella dell’odio, e hanno sempre ragione, si dimostra
ancora una volta caratteristica assai diffusa alla corte delsovrano
decaduto.
LA NORD CONTRO MORATTI: "BRANCA A TEMPO INDETERMINATO? UN
COLPO DI..."
Il presidente onorarioMassimo
Morattiè
allo stadio. E a lui è diretto un messaggio dellaCurva
Nordche
ha a che fare conBrancae
le voci che parlano di un contratto che aveva praticamente
blindato il dirigente. L'ex dt, ha lasciato con una
rescissione consensuale il club nerazzurro, dopo dieci anni,
e nei giorni scorsi è arrivato l'annuncio ufficiale. I
tifosi presenti al secondo anello verde scrivono:
"Branca a tempo indeterminato??? Solito colpo di genio
di chi in braghe di tela ci ha lasciato".
Il buttero schizofrenico (leggere
per credere) non si
smentisce e in ogni caso deve riuscire a giocare con unsarcofagoa
bordo campo, nella fattispecie quello che accoglie Milito
all’uscita dal campo e da cui deve uscire ogni volta per
prendere palla, scontando l’ovvio ritardo rispetto a
qualsiasi bipede normodotato. Altrettamento ordinariamente
il povero Don Rodrigo deve giocare intre
ruolidiversi
(ala destra, ala sinistra, punta centrale), addirittura
quattro in alcuni momenti (terzino al posto di Nagatomo,
l’unico più sciroccato di quello che siede in panchina):
manca solo che si faccia unautocrosse
poi toccherà pagargli uno psicanalista.
Nonostante la grande vena realizzativa di
Mr “non so se resto, ho offerte importanti” che ci costa
due gol fatti sbagliati in maniera improbabile, quantomeno
riusciamo a tirare in porta un po’ di volte: un bel passo
avanti rispetto ai match con Chievo e similia. Dietro la
presenza di Samuel e l’evanescenza dell’attacco neroverde
rendono la situazione meno drammatica, mentre in mezzo il
Guaro risponde alla situazione con un gran primo tempo (e
purtroppo il solito secondo tempo a intermittenza),
Hernanes dimostra anche ai più scettici perché chiunque
con Mazzarri in quel ruolo fatica (deve coprire,
impostare, fare il contropiede, verticalizzare senza alcun
movimento dei compagni, dribblare sette persone, e tirare
in porta) e Kuzmanovic sforna una prestazione dignitosa.
Peccato per il bolide del Profeta che scheggia il palo, ma
per fortuna ci pensa Walterone nostro a insaccare al
49esimo il gol partita.
La lucidità del mister si vede quando fa
scaldare Icardi e Dambrosio per 40 minuti, per poi
richiamarli in panchina e buttare dentro Taider e
Campagnaro senza neanche riscaldarsi. Sarò stupido io, ma
trovo difficile pensare che Icardi al 50% sia peggio diuno
che vive in un sarcofago per tutta la settimanae
che durante la partita perde pezzi di benda mentre si
aggira per il campo. Botta dinamizza molto la manovra
anche se fa una confusione infernale: certo con a fianco
Nagatomo e Jonathan sembra di avere in campo un orologio
svizzero, ma d’altronde D’Ambrosio lo abbiamo comprato con
un mese di trattative per farlo scaldare a bordo campo.
In ogni caso non lamentiamoci: adenti
stretti,cagandoci
sottocome
fossimo il Latina e non i nerazzurri giusti, con un
difensore che finalmente insacca un corner battuto
decentemente (erano tre anni che non se ne vedevano),
portiamo a casa tre punti che ci portano a poche lunghezze
dalla salvezza.Come
ci hanno ridotti.
"Come diceva Mazzarri a inizio stagione, «una rondine non
fa primavera». Ed è il passato recente dell’Inter a dire
che l’1-0 di domenica ha bisogno subito di conferme per
garantire un’effettiva ripartenza. Stagione 2011-2012:
Ranieri arrivava da sette sconfitte e due pareggi in casa,
vinse 2-0 a Verona e gli scappò anche una lacrima, ma le
tre partite successive lo infilarono di nuovo nel tunnel.
Stagione scorsa: Inter-Parma 1-0 spezzò una serie da tre
sconfitte consecutive, ma fu seguita da un pari e quattro
sconfitte fatali a Stramaccioni". Questo l'avviso lanciato
dallaGazzetta
dello Sport.
MILANO -"Consiglio
a Erick Thohir di essere più presente e di avere persone
di cui si fida al cento per cento perché queste possano
essere di aiuto alla squadra e trasmettere fiducia a
tutti", parola di Massimo Moratti, presidente onorario
dell'Inter. L'ex proprietario dei nerazzurri premiato
'personaggio dell'anno' dal Gruppo Lombardo Giornalisti
Sportivi prosegue tranquillizzando Mazzarri che "si
aspettava di più dalla società e dai giocatori, era una
situazione di equilibrio. Ma ci sono state difficoltà che
la stessa società e i giocatori hanno subito. Penso che
ora si normalizzerà tutto". E ancora: "Se non hai tutti i
giocatori a disposizione può capitare di avere delle
difficoltà, ma anche ieri io ho visto delle buone cose dal
punto di vista del gioco".
Parole piccate, invece, quelle che Moratti usa nel
commentare la protesta della Curva Nord contro la
dirigenza (Fassone, Branca, Ausilio): "Anche nel periodo
di Calciopoli - dice il petroliere - non si sono mai
schierati del tutto con me. Quindi non mi meraviglio, li
rispetto perché so che soffrono anche loro durante la
partita, ma non mi aspettavo nessuna riconoscenza, non c'é
mai stato questo atteggiamento".
I consigli del 'brother' sono ben accetti dal tycoon che
in tal senso sta lavorando. Ma, con calma, soprattutto per
rispetto al suo socio di minoranza. Da mesi il magnate sta
facendo monitorare il mondo Inter e il lavoro dei
dirigenti. La sua idea è
quella di
procedere come fatto nel DC United: mettere i suoi uomini
nei settori nevralgici del club. Un primo passo è stato
fatto a fine gennaio, quando prima di partire Thohir ha
annunciato al dt Marco Branca che sarebbe stato sollevato
dal suo incarico. Nei giorni successivi è stata inviata la
raccomandata e di seguito è stata comunicata con una nota
ufficiale la fine del rapporto ultra decennale. "Non
dipendono da me certe scelte - commenta Moratti - c'è
dispiacere per Branca. Per il resto la vita e i
cambiamenti proprietà portano anche a queste cose. Credo
non fosse del tutto inaspettata". Ora nel mirino
dell'indonesiano ci sono altri 3 dirigenti. La loro
ricollocazione non avverrà a fine febbraio in occasione
del ritorno del magnate a Milano. I tempi saranno medio
lunghi. Lentamente ma inesorabilmente l'Inter sta mutando.
Massimo Moratti, il presidente onorario dell'Inter, è stato
premiato dal Gruppo Lombardo Giornalisti Sportivi come
personaggio dell'anno perché lui per tanti interisti è "Il
Presidente". Nel momento della premiazione ha spiegato:"C'è
un po' di imbarazzo in questa fase, lo ammetto. Sembra
sempre che debba prendere io una decisione, poi però mi
ritraggo e lo faccio forse troppo. Devo cercare
l'equilibrio. Tutto si salva grazie all'amore per l'Inter,
soprattutto dopo la splendida vittoria di ieri (sorride.ndr).
C'è una clausola sul contratto con Thohir, che se le cose
non vengono fatte si ha il diritto/dovere di riprendere in
mano le cose per il bene dell'Inter. Ma penso che Erick stia
facendo bene quindi non ci sarà bisogno di usufruirne".
CLAMOROSISSIMA SCONFITTA INTERNA DEL TORO, UN AIUTO
INSPERATO ALL'INTER:Torino-Bologna 1-2, Cristaldo firma il colpo.La
Lazio ferma la Roma, la Juve non approfitta:IN
VANTAGGIO DI DUE GOL SI FA RAGGIUNGERE CLAMOROSAMENTE DAL VERONA.
Parma inchiodato (0-0)dal Catania,il Genoa scavalca il Milan
Napoli-Milan 3-1: Higuain stende Seedorf, lacrime per Balotelli
La doppietta del Pipita decide la partita con i rossoneri e risponde al successo
della Fiorentina sull’Atalanta; di Inler la prima rete azzurra dopo il vantaggio
ospite, firmato in apertura dal debuttante Taarabt. Serata amara per Balo, che
piange in panchina dopo la sostituzione di Seedorf
NAPOLI–
Il
primo big match dimostra a Clarence Seedorf, semmai ce ne fosse stato il
bisogno, che di lavoro da fare ce n’è ancora tanto, per riportare il Milan ai
livelli che gli competono. I rossoneri pagano dazio al San Paolo, sul campo di
un Napoli che si lascia alle spalle una settimana difficile e guarda con
maggiore fiducia alla corsa Champions, tenendo la Fiorentina a tre lunghezze,
e alla semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Roma. Decide il match
la doppietta di Gonzalo Higuain nel secondo tempo, dopo che Inler aveva
risposto all’esordiente Taarabt (il migliore dei suoi insieme ad Abbiati), in
avvio di gara.
SUBITO FUOCHI D’ARTIFICIO– Il
marocchino ex Fulham e QPR esordisce dal 1’, così come Essien, e gli bastano
sette giri d’orologio per presentarsi al pubblico della Serie A: Taarabt
riceve palla ai sessanta metri, porta palla in slalom fino al limite dell’area
e fulmina Reina con un bel destro a giro. La reazione azzurra è pressoché
immediata, con Inler che, aiutato dalla deviazione di De Jong, batte Abbiati
dalla distanza. Gli uomini di Benitez continuano a macinare gioco, andando più
volte vicini al vantaggio, soprattutto con Higuain, Mertens e Insigne, e
colpendo un palo con Maggio.
SORPASSO FIRMATO HIGUAIN– Non
cambia l’inerzia del match nella ripresa, che vede il Napoli costantemente in
attacco e il Milan in palese difficoltà, soprattutto sugli inserimenti dei tre
uomini della trequarti. Quello
che fa la differenza, nella ripresa, è la
bravura di Gonzalo Higuain nel farsi trovare tra Rami e Mexes per poi sbucare
alle loro spalle sui palloni in profondità: è così che il Pipita firma il suo
gol n.11 in campionato, depositando in rete il cross dell’ispirato Inler, e
sfiora poco dopo il raddoppio, su bel servizio di un ottimo Jorginho.
BALO PIANGE, IL PIPITA CHIUDE–
Il solo Taarabt crea veri grattacapi a Reina, mentre Balotelli ha le polveri
bagnate: il bomber della nazionale azzurra non riesce ad approfittare di un
buco del portiere avversario sul cross di Montolivo e, sostituito poco dopo,
si nasconde dietro la giacca della tuta per lasciarsi andare alle lacrime. Al
pianto di Balo fa da contraltare il sorriso di Higuain che, all’82’, conclude
a rete la bella azione ispirata da Hamsik e rifinita dal subentrato Callejon,
chiudendo l’incontro. Il risultato non cambierà più, certificando la grande
prova di un Napoli in palla e lanciato verso il retour match di Coppa con la
Roma.
NAPOLI-MILAN (1-1)
NAPOLI(4-2-3-1): Reina 6;
Maggio 6.5, Fernandez 6, Albiol 6, Ghoulam 6, Inler 7 (43′ st Dzemaili sv),
Jorginho 6.5; Insigne 6,5 (33′ st Callejon 6.5), Hamsik 7 (38′ st Behrami sv),
Mertens 7; Higuain 7,5. (1 Rafael, 15 Colombo, 3 Uvini, 4 Henrique, 5 Britos,
22 Radosevic, 13 Bariti, 19 Pandev,91 Zapata). All.: Benitez
MILAN(4-2-3-1): Abbiati 6,5;
Abate 5, Mexes 5, Rami 5, De Sciglio 5,5; Essien 6, De Jong 5.5;Emanuelson 5
(24′ st Montolivo 6), Robinho 5 (1′ st Kaka 6), Taarabt 6,5; Balotelli 5 (28′
st Pazzini 6). (1 Amelia, 59 Gabriel, 4 Muntari, 8 Saponara, 16 Poli, 21
Constant, 26 Silvestre, 37 Petagna, 81 Zaccardo). All. Seedorf
ARBITRO: Massa di Imperia
RETI: nel pt 7′ Taarabt, 10′ Inler; nel st 10′ e 36′ Higuain
ANGOLI: 5-0 per il Napoli
RECUPERO: 0′ e 3′
AMMONITI: Abbiati, Inler, Jorginho e Callejon per gioco scorretto; Taarabt
per comportamento non regolamentare
SPETTATORI: 40 mila.
Assalto dei tifosi azzurri con pietre all'arrivo dei sostenitori rossoneri nei
ditorni del San Paolo. I due gruppi separati dalle forze dell'ordine, ma una
Fiat Punto della polizia è stata colpita da un petardo e ha preso fuoco. Tre
agenti colpiti dai sassi
NAPOLI- Incidenti a
Napoli nei pressi dello Stadio San Paolo circa 30' minuti prima dell'inizio
della partita tra gli azzurri di Benitez e il Milan. All'arrivo dei tifosi
rossoneri, scortati dalla polizia, un centinaio di supporter del Napoli
incappucciati hanno lanciato pietre e petardi all'angolo tra Via Nuova
Agnano e via Terracina contro la polizia, che si è frapposta tra i due
gruppi per impedire il contatto e ha caricato. Una Fiat Punto della polizia
è stata incendiata da un petardo ed è rimasta distrutta dalle fiamme, spente
dai vigili del fuoco. Tre agenti sono rimasti feriti lievemente dal lancio
di pietre e oggetti.
Semifinale d'andata vinta dai giallorossi per 3-2. Show
dell'ivoriano (doppietta), di Strootman l'altra rete dei
capitolini. Partenopei di carattere, capaci di rimontare un doppio
svantaggio con Higuain (errore di De Sanctis) e Mertens prima di
cedere nel finale. Il ritorno mercoledì al San Paolo
Thohir: "Non vendo il Dc United, è parte del progetto insieme all'Inter e Branca
lo licenzio a calci"
THOHIR: "NON CEDO IL DC UNITED. C'È PROGETTO COMUNE CON
L'INTER CHE PREVEDE l'acquisizione di tutto..."
"Vorrei ribadire che sia l'Inter che il DC United fanno
parte del mio 'portfolio' calcistico. Questi asset sono
parte integrante della mia strategia di investimento
all'estero nello sport. Non vedo l'ora di poter contribuire
a far crescere in maniera positiva il brand di entrambe le
società. Smentisco categoricamente le voci riportate dai
media che indicano una possibile cessione del Dc United. Il
mio impegno nei confronti dell'Inter e del DC United è
incrollabile e sono impegnato per far sì che entrambi i club
producano risultati dentro e fuori dal campo".
La ribadita fiducia di Thohir gli ha fatto
piacere, ma sa bene che nei 4 mesi o salta fuori l'Europa
oppure verrà spedito a calci.
Chelsea e Manchester United sono le squadre
europee che hanno speso di più nel mercato di gennaio.
Nella classifica delle prime 10 squadre si segnala la
sorprendente presenza di Hull City e Fulham. Ma vediamo
nel dettaglio la classifica (in milioni di euro):
1. Chelsea, 52,8
2. Manchester United, 45
3. Paris Saint Germain, 25
4. Galatasaray, 18.2
5. Zenit, 18
6. Wolfsburg, 17
7. Inter, 16.8
8. Hull City, 16.3
9. Fulham, 15.2
10. Napoli, 14
Con Branca fuori dai coglioni entreranno Williamson, un
super manager stelle e strisce,la famiglia Bakrie, ex Permira
Volpi e Filucchi, quest'ultimo superstite dell'epoca Moratti
Forse non si è ancora capito, probabilmente -
anzi sicuramente - si è visto poco o nulla, ma quello che
Erick Thohir sta apportando e apporterà all'Inter sarà una
vera e propria rivoluzione. Si è iniziato ad intuire dagli
ultimi giorni di gennaio, sia grazie ai grandi colpi di
mercato D'Ambrosio e Hernanes che - soprattutto - dal lavoro
assiduo e segreto svolto dal presidente indonesiano e dai suoi
uomini (Williamson e Isenta su tutti) ai piani alti della sede
di Corso Vittorio Emanuele. Si è iniziato ad intuire qualcosa,
e pian piano il progetto e le idee del nuovo numero 1
nerazzurro cominciano ad affiorare: Branca out, questo il
primo tassello con il quale si è dato inizio ad
un'importantissima rivoluzione a livello dirigenziale. Il
primo tassello, dicevamo, ma non l'unico.
Secondo calcioefinanza.it, infatti, la
risoluzione del contratto di Branca non è che la prima pietra
di una rivoluzione dell’organigramma che si completerà di
qui all’inizio della prossima stagione. I nuovi piani di
Thohir prevedono ben altro:
- innanzitutto un allargamento delle
responsabilità dell'allenatore: un ruolo da manager
"all’inglese", per intenderci, con grosse responsabilità anche
sulle trattative di calciomercato. Questo il compito che
spetterebbe a Walter Mazzarri, qualora il tecnico toscano
dovesse rimanere sulla panchina nerazzurra. Sulla sua
permanenza, tuttavia, sarà decisivo il finale di stagione;
- a seguire, Michael Williamson, il
direttore finanziario dei DC United, diverrà l’uomo dei conti
nell’ambito delle sempre più strette strategie tra l’Inter e
la squadra americana di Washington, di proprietà dello stesso
Thohir. Il magnate indonesiano, tuttavia, vorrebbe un
ulteriore uomo forte cui affidare la gestione del club
nerazzurro. Questo dovrebbe essere un dirigente con un
notevole expertise in materia di diritti tv oltre che nel
media e marketing, un uomo che sappia gestire l’immagine e il
valore del brand Inter sui mercati internazionali. Secondo
quanto risulta a calcioefinanza.it, la ricerca di questo
profilo si starebbe concentrando sul mercato inglese e
statunitense;
SVILUPPO DEL MARCHIO PER I RICAVI: INTER CHANNEL SARÀ
INTERNA
ZIONALIZZATA PER IL SUD EST ASIATICO E PER GLI USA
L’idea è interessante, anche se, non si
potranno sfruttare le immagini delle partite, ma comunque ce
ne abbastanza per lavorarci sopra; primo steep, potrebbe
essere la trasmissione di molte trasmissioni, che già ci
sono, anche nelle tv indonesiane e in merito ci sono già
stati contatti con broad cast internazionali. L’altro
strumento è internet, L’idea sarebbe quella di mettere a
disposizione dei milioni di tifosi presenti in Asia, le
immagini del canale tematico nerazzurro, sfruttando la rete.
Il lavoro sarebbe solo all’inizio, attenzione, ma in attesa
che il tutto venga poi sviluppato da agenzie specializzate,
questo potrebbe già essere un inizio. Tra l’altro, per zone
geografiche tipo, l’Indonesia, Singapore, il Vietnam e la
Malesia è già attivo il consulente di Thohir, Anthony Macrì.
Verranno però cercate anche altre agenzie, in particolare
una per la Cina e il Giappone. I social network avranno un
impulso importante e saranno tradotti anche in altre lingue,
non solo in italiano e in inglese. Possibilità interessanti
potrebbero arrivare anche dagli USA, dove, grazie al lavoro
del direttore finanziario del DC United, Williamson si
potrebbe sfondare in quel tipo di mercato. Il tutto sarà poi
incentivato dalla tournée estiva dei nerazzurri, con il
club di Washington, che più che un’amichevole, potrebbero
essere realizzate iniziative promozionali.
Cagliari a un passo dalla vendita, in arrivo l'emiro Al Thani del
Qatar. Nel giro di due anni è il terzo club italiano a finire in
mani estere dopo Roma ed Inter.
Massimo
Cellino
Intervistato dal 'Sunsport', il presidente rossoblù annuncia i
propri progetti: "Appena avrò l’ok della Football League, andrò in
banca per comprare lo stadio di Elland Road. I miei figli
lavoreranno con me, fiducia al tecnico McDermott"
LONDRA– È un Massimo Cellino a
dir poco entusiasta quello che parla dell’acquisto del Leeds United, nobile
decaduta del calcio inglese. Il presidente del Cagliari fa subito promesse
importanti ai tifosi dei Whites, rilasciando dichiarazioni che già stanno
indispettendo, d’altro canto, i sostenitori sardi: “In Italia stavo conducendo
una Fiat 500. Ora ho la chance di guidare una Ferrari – dice Cellino in
un’intervista concessa al Sunsport – Prometto di comprare l’Elland Road
(storico impianto del Leeds, ndr): appena avrò ottenuto l’ok della Football
League, il giorno successivo andrò in banca a comprare l’impianto. Intendo
tenere l’allenatore McDermott e di far lavorare con me i miei due figli”.
Il presidente Cellino si sbilancia con un sms:
"Club praticamente venduto". La nuova proprietà punta soprattutto
ad ammodernare il S. Elia. Euforici i tifosi sul web: già sognano
l'Europa
CAGLIARI – Il
Cagliari è a un passo dalla vendita. Il nuovo proprietario
dovrebbe essere l'emiro del Qatar Al Thani, parente del
proprietario del PSG con la Qatar Foundation, main sponsor del
Barcellona. In Sardegna lo sceicco ha già alcune proprietà tra
Costa Smeralda e aereoporti. L'affare non è ancora fatto ma dal
Comune di Cagliari giungono conferme di contatti informali con i
potenziali acquirenti.
NO A CENTRI COMMERCIALI VICINI ALLO STADIO -Con
l'amministrazione Al Thani si sarebbe interessato soltanto della
questione Sant'Elia, bene di proprietà comunale, per capire
quale sarà il futuro dello stadio. Scontata la risposta del
Comune: si parte dalle linee generali del progetto di
ristrutturazione con l'impianto che potrà ospitare sport e altre
attivita', ma che non concederà spazio ai centri commerciali.
Insomma, se l'unico problema è il terreno di gioco, l'affare
potrebbe arrivare presto alla firma.
C'E' LA VOLONTA' DI AMMODERNARE IL S. ELIA -Gli
acquirenti conoscono bene problemi del presente e del passato
dello stadio Sant'Elia. Ma quello che interessa è probabilmente
partecipare, verosimilmente come unici concorrenti, alla gara
per il rilancio dell'impianto. In questo senso c'è una delibera
di Giunta che ha già tracciato un percorso molto chiaro.
CELLINO: CLUB PRATICAMENTE VENDUTO -Nei
giorni scorsi si era parlato di sirene dal Medio Oriente. Ma
anche dagli Usa. E
Massimo Cellino ha
parlato, in un sms a un giornalista sportivo, di club
"praticamente venduto". Quel praticamente va letto come accordo
di massima, ma senza la firma. Che, in questi casi, è un
dettaglio decisivo. Cellino, nello stesso sms, non nasconde che
gli eventuali compratori dovranno fare i conti proprio con la
questione stadio. Comprensibile la cautela del patron rossoblu',
da qualche giorno a Miami: non dice nè che è fatta, nè chi
potrebbero essere i futuri padroni del Cagliari. Ma tutto porta
verso la ormai imminente cessione del club.
I TIFOSI GIA' SOGNANO L'EUROPA -
L'indizio
principale è la scalata al Leeds, ormai giunta al traguardo:
difficile pensare a un Cellino in doppia versione serie A e
(possibile) Premier League. Presidente bye bye. E i tifosi
sognano - su Facebook i supporters non parlano d'altro - un
Cagliari che punta in alto già dal prossimo anno: l'obiettivo
minimo è l'Europa.
Stracittadina combattutissima dal punto di vista agonistico.
Finisce 1-0 grazie alla rete dell'argentino nel primo tempo.
Improduttiva la prolungata reazione del Genoa
Quella che sta per cominciare sarà una settimana
delicatissima per l'Inter e per il suo tecnico Mazzarri. Con il
tracollo in casa della Juventus i nerazzurri hanno raccolto la
quarta sconfitta in sei gare (Coppa Italia compresa), ma a
preoccupare oltre ai numeri è la mancanza di reazione e orgoglio
della squadra. Ma se la classifica non piange, col Sassuolo sarà
comunque l'ultima chiamata per svoltare.
"Se i tre punti dovessero mancare anche contro i
neroverdi ultimi in classifica, così come col Catania ed il Chievo
- squadre altrettanto ultime in classifica-, i campanelli si
trasformerebbero in allarme rosso e i dubbi sul tecnico potrebbero
aprire scenari impensabili, anche nell'anno zero", sostiene
Sportmediaset,e sarebbe la seconda testa a saltare dopo quella del
VENEFICO Branca. Quest'ultimo sarà cacciato dal nuovo
proprietario in relazione al disastroso mercato di gennaio 2014.
Prima vera decisione di Erick Thohir. Secondo
quanto riportato oggi da Tuttosport, nel giro di al massimo dieci
giorni, il presidente nerazzurro farà la sua prima scelta
importante e metterà alla porta Marco Branca. Si chiude di fatto
un rapporto, che legava il direttore dell’area tecnica all’Inter
da ben 10 anni.
La scelta, presa direttamente dal tycoon, è figlia
di uno studio fatto sull’operatività di Branca in questa sessione
di mercato. La colpa più evidente di Branca è stata l’incapacità
di vendere. Eppure, si era detto fin dai mesi scorsi che a gennaio
la priorità nerazzurra sarebbe stata quella delle cessioni: a
parte Ranocchia, caso ancora aperto, e Pereira, uscite non ce ne
sono state, men che meno capaci di portare soldi nelle casse
dell’Inter, che invece ha dovuto spendere parecchio per arrivare
ad Hernanes. Ma c’è pure un’altra novità nel club nerazzurro: la
carica di direttore tecnico, quella appunto ricoperta da Branca,
non sarà più compresa nel nuovo organigramma di Thohir. Che, per
il momento, ha deciso di suddividere le deleghe che erano dell’ex
attaccante tra il ds Ausilio e il dg Fassone. Nel frattempo la
classifica del 2014 indica l'Inter come ultima in classifica.
Cinque partite, due punti. Non servono molte parole per spiegare
la crisi dell'Inter. Nel 2014, i nerazzurri hanno collezionato
solo due pareggi e sono addirittura ultimi nella classifica basata
sull'anno solare.La Juventus è prima con 13 punti in 5 partite,
l'Inter è sotto anche a Catania, Sassuolo, Bologna e Chievo
Verona. Numeri davvero impietosi. Mazzarri non sa più cosa fare, i
suoi giocatori si perdono in stronzate oratoriali:"Pirlo
troppo libero? Doveva occuparsene Kovacic, che ci andava poco
perché faceva fatica a uscire. Pensavamo di averlo messo nelle
condizioni ideali, di dargli libertà sia in fase offensiva che
difensiva, doveva essere l’uomo in più, sia in attacco che in
difesa. Invece...». Più blando nelle critica per il gol subìto da
Lichtsteiner: «Ci può stare che un ragazzo perda la marcatura in
quel momento». Sui gol, Mazzarri è più arrabbiato per quelli presi
nel secondo tempo, il 2-0 e il 3-0. «Mi spiace per come sono
arrivati, per un eccesso di leziosità da parte nostra. Dà fastidio
perché non avevamo concesso granché, nel primo tempo avevamo avuto
la nostra occasione anche noi e sapevo che il pressing feroce
della Juve sarebbe calato nel secondo tempo. Ma quei due gol... Lì
si è vista la ferocia della Juve: potevamo spazzare via la palla,
invece l’abbiamo tenuta lì. Quando la palla arriva in area, si
respinge, non si va di tacco ( riferimento a Nagatomo, ndr). Se la
Juve avesse segnato con i suoi grandi campioni lo avrei accettato,
ma così no. Mi sono arrabbiato tanto" Durissimo il livore di
Roberto Boninsegna: "L'Inter
e' una squadra allo sfascio, anche sotto il profilo tattico. Ieri
si sono visti errori da scherzi a parte, sul secondo e terzo gol
della Juventus. Anche se sparare sull'Inter, in questo momento, e'
come sparare sulla Croce rossa"."L'Inter non puo', ne' deve
giocare con una sola punta, deve far paura alle avversarie. Io ho
sempre difeso Mazzarri ma, visto come ha giocato la squadra ieri,
devo coinvolgerlo in questo disastro. E' emblematico quanto
successo in occasione del mancato scambio Guarin-Vucinic, con la
curva che si e' anteposta ai dirigenti. Da questa vicenda emerge
un vuoto di potere".Secondo
il Corriere dello Sport, più che un anno di transizione, questo
per l’Inter, rischia davvero di essere un fallimento. Mazzarri, da
domenica prossima, potrà contare sul nuovo acquisto Hernanes è
vero, ma l’ex laziale non riuscirà da solo a colmare le lacune
tecniche di una squadra mediocre. Il brasiliano è un ottimo
giocatore, è vero, ma non è ne Messi ne Cristiano Ronaldo, gente
cioè che sa cambiarti la squadra. Il livello, per esempio, del
centrocampo dell’Inter è basso; quando Kuzmanovic lasciò Firenze
nessun tifoso viola si strappò i capelli; Taider ha una tecnica
modesta per giocare da titolare; Kovacic di tecnica ne avrebbe, ma
è ancora lontano dalla maturazione (vedi il primo gol della Juve).
Hernanes migliorerà il gioco, ma non potrà cambiarlo in modo
profondo, non sposterà gli equilibri incerti di una squadra vuota.
Ieri, tanto per fare due conti, la sua ex squadra ha vinto senza
di lui e si è avvicinata di 3 punti (adesso è solo a -2) alla sua
nuova squadra.. All’Inter tutti si aspettavano di più da tutti, ma
a questo punto della stagione i limiti sono evidenti. Ieri non si
sono incontrate due squadre profondamente diverse, ma due società,
due mondi distanti anni luce.
E’ pur vero che nel bene e nel male Don Rodrigo ha
sul piede e sulla testa la chance di pareggiarla, ma sarebbe statoun
insulto agli dei del calcio,
oltre che un favore eccessivo a un allenatore che lo costringe a
correre per tre (per se stesso, per Milito, entrato a far
passerella, e per Alvarez, inguardabile). Da quanto visto in
campo, non era meglio buttare nella mischia subito Ruben Botta,
che almeno ha provato a rendersi pericoloso? E Icardi è così messo
da non poter cercare il quinto centro personale contro i maledetti
gobbi?
Se Hernanes è andato all’Inter per vincere, avrà già capito di
avere sbagliato scelta. Non basterà l’ex laziale, né altri due o
tre come lui, a colmare il gap tra i nerazzurri e la Juve, la
squadra migliore d’Italia: la distanza è abissale, quasi
imbarazzante, e i 26 punti di distacco in classifica rispecchiano
quello che si è visto ieri. Poi è vero che i bianconeri hanno
battuto quasi tutti. Raramente, però, in un derby d’Italia avevamo
visto uno squilibrio così netto: fino al 3- 0 la superiorità della
Juve è stata totale e solo un calo di tensione finale - piuttosto
strano per la verità - ha consentito all’Inter di mettere fuori la
testa. Il palo di Vucinic ha salvato Thohir dall’ultima atroce
beffa: subire gol da un giocatore che aveva già sostenuto le
visite per il suo club. Sarebbe stato troppo anche per l’Inter.
Inghilterra, rivincita Arsenal: Liverpool battuto in FA Cup
Podolski
segna il secondo gol dell'Arsenal
I Gunners, dopo la disfatta in campionato, battono i reds al
termine di una sfida bellissima: segnano Oxlade-Chamberlain e Podolski, a nulla
vale il rigore di Gerrard
ROMA -Dopo
la clamorosa disfatta (5-1) rimediata in campionato, l'Arsenal si prende la
rivincita sul Liverpool nell'ottavo di FA Cup giocato all'Emirates. Finisce
2-1 per i Gunners, con gol abbastanbza simili di Oxlade-Chamberlain e Podolski,
finalizzatori di azioni magistralmente manovrate in velocità. Gerrard su
rigore (fallo di Podolski su Suarez) riapre la partita, bellissima. Nel finale
Cazorla manca il tris, ma anche Agger, con un colpo di testa, sfiora pareggio
e replay. In precedenza, lo Sheffield aveva battuto il Nottingham Forest per
3-1.
Dopo la gara, risposta secca di Wenger alle critiche di Mourinho: "Quelle di
Mourinho sono osservazioni stupide e irrispettose - dice alla 'BBC' -. Non ho
mai parlato di lui in conferenza stampa. So una cosa: sono parole più
imbarazzanti per il Chelsea che per me".
Sorteggiati già i quarti di finale. Arsenal-Everton il big match, mentre la
sfida tra Manchester City e il Wigan (in pratica un derby) è la rivincita
della finale dello scorso anno vinta a sorpresa dai "Latics". Il Sunderland
attende la vincente di Brighton-Hull in programma lunedì, mentre lo Sheffield
United la squadra che passerà il turno tra Sheffield Wednesday e Charlton.
OTTAVI DI FINALE
SABATO
SUNDERLAND - Southampton 1-0
Cardiff - WIGAN 1-2
Sheffield W. - Charlton rinviata
MANCHESTER CITY - Chelsea 2-0
DOMENICA
EVERTON
- Swansea 3-1
SHEFFIELD UTD - Nottinham Forest 3-1
ARSENAL - Liverpool 2-1
LUNEDI'
Brighton - Hull City ore 20.45
IL PROGRAMMA DEI QUARTI
Arsenal - Everton
Brighton/Hull - Sunderland
Sheffield United - Sheffield Wednesday/Charlton Athletic
La squadra di Pellegrini, sconfitta dai Blues in campionato, si vendica e si
qualifica per i quarti della Coppa d'Inghilterra imponendosi 2-0 (decidono l'ex
viola Jovetic e Nasri). Lo Special One non cerca alibi: "Hanno giocato meglio e
hanno vinto, non c'è altro da dire"
I colchoneros tornano al successo dopo tre sconfitte consecutive tra campionato
e Coppa del Re: facile 3-0 al Valladolid. Il Barça sommerge 6-0 il Rayo.
Mercoledì la sfida in Champions con i rossoneri a San Siro. Nella Bundesliga i
bavaresi superano 4-0 il Friburgo, stesso risultato del Borussia con l'Eintracht
Inghilterra, lo United stecca ancora: con il
Fulham finisce pari
La squadra di Moyes non riesce a
fare un salto di qualità, bloccata dai
londinesi, che agguantano il 2-2 in pieno
recupero. Nell'altra gara della domenica, il
Tottenham batte l'Everton
ROMA -Il
Manchester United non riesce proprio a dare
una svolta alla sua stagione tentennante. All'Old
Trafford la formazione di Moyes si fa
rimontare al 95' sul 2-2 dal fanalino di coda
Fulham, dopo aver recuperato lo svantaggio
iniziale (Sidwell) con Van Persie e Carrick
tra il 78' e l'80'. In pieno recupero Bent
gela lo United. In chiave qualificazione
europea, importante vittoria del Tottenham,
che batte e scavalca in classifica l'Everton
al quinto posto. Decide un gol di di Adebayor
a metà ripresa.
RISULTATI 25^ GIORNATA
SABATO
Liverpool - Arsenal 5-1
Aston Villa - West Ham 0-2
Chelsea - Newcastle 3-0
Crystal Palace - West Bromwich 3-1
Norwich - Manchester City 0-0
Southampton - Stoke City 2-2
Sunderland - Hull City 0-2
Swansea - Cardiff 3-0
DOMENICA
Tottenham - Everton 1-0
Manchester United - Fulham 2-2
Pastore porta avanti i parigini, ma una autorete
di Thiago Silva determina lo stesso risultato
della gara d'andata, il che permette alla
squadra del Principato di tenere vivo il
campionato
Inghilterra, l'Arsenal manca la vetta: pari con il Manchester
United
I Gunners non vanno oltre lo 0-0 con i red devils, permettendo al
Chelsea di restare al comando. Rinviata per maltempo la gara del City, avanza il
Liverpool, che supera il Fulham
ROMA -L'Arsenal
non riesce ad archiviare la tremenda batosta di Liverpool, e non va oltre lo
0-0 casalingo contro il Manchester United, mancando il sorpasso al Chelsea
(bloccato il giorno precedente dal WBA) al termine della 26a giornata. Per
l'alta classifica, si avvicina il Liverpool, che passa fuori casa (2-3) sul
campo del Fulham.
Il Tottenham vince facile sul campo del Newcastle rifilando quattro reti alla
squadra di casa tra le quali spicca la doppietta di Adebayor, mentre finisce
1-1 tra Stoke City e Swansea. Everton - Crystal Palace e Manchester City -
Sunderland sono state rinviate per il maltempo.
RISULTATI 26^ GIORNATA
MARTEDI'
Cardiff - Aston Villa 0-0
Hull City - Southampton 0-1
West Ham - Norwich 2-0
West Bromwich - Chelsea 1-1
MERCOLEDI'
Arsenal - Manchester United 0-0
Everton - Crystal Palace rinviata
Manchester City - Sunderland rinviata
Newcastle - Tottenham 0-4
Stoke City - Swansea 1-1
Fulham - Liverpool 2-3
Inghilterra: il Chelsea manca la fuga, pari con il West Bromwich
Albion
I Blues non vanno oltre l'1-1 sul campo del Wba: Anichebe
risponde a Ivanovic. La squadra di Mourinho potrebbe essere scavalcata
dall'Arsenal, che affronta il Manchester United
LONDRA-
Il Chelsea spreca l'occasione di andare in fuga e ora rischia la vetta. La
squadra di Mourinho, in uno dei quattro anticipi della 26esima giornata della
Premier, si fa imporre il pari (1-1) sul campo di una pericolante, il West
Bromwich Albion: non basta il vantaggio di Ivanovic allo scadere del primo
tempo, i Blues si fanno riprendere da Anichebe al 42' della ripresa. Il
Chelsea sale quindi in classifica a 57 punti e potrebbe essere di nuovo
scavalcato dall'Arsenal: i Gunners però, per tornare, leader, dovranno
dimenticare subito la disfatta con di Liverpool e battere una grande in grave
crisi, il Manchester United.
Nelle altre partite già giocate, 0-0 tra Cardiff e Aston Villa, mentre il
Southampton passa 0-1 sul campo dell'Hull City e il West Ham di Borriello e
Nocerino compie un ulteriore passo verso la salvezza battendo 2-0 il Norwich.
Mercoledì sera anche il Manchester City, che vuole ritrovare contro il
Sunderland la via smarrita del gol e della vittoria.
Spagna, Atletico Madrid solo: travolta la Real Sociedad. Real
fermato a Bilbao
Diego
Costa segna il gol del raddoppio dell'Altetico Madrid
I Colchoneros battono 4-0 i baschi e staccano di
3 punti il Barcellona, sconfitto sabato dal Valencia: segnano
Villa, Diego Costa, Miranda e Diego. I blancos pareggiano 1-1
sul campo dell'Athletic (espulso Ronaldo) e agganciano i
blaugrana
MADRID -L'Atletico
Madrid non fallisce l'occasione e si porta solitario al
comando della Liga. Dopo il ko interno del Barcellona contro
il Valencia, i Colchoneros piegano 4-0 la Real Sociedad,
staccando di 3 punti i blaugrana e rendendosi irraggiungibili
anche dal Real Madrid, che aggancia la squadra del 'Tata'
Martino con il pareggio per 1-1 a Bilbao. attualmente
impegnato sul campo dell'Athletic Bilbao.
ATLETICO TRAVOLGENTE-
In una gara dominata dal ricordo del grande Luis Aragones,
continuamente omaggiato dai tifosi del Calderon, l'Atletico
dopo un periodo di studio passa con David Villa, in rete con
un tocco ravvicinato. Pochi minuti dopo, inconveniente per lo
stesso attaccante, costretto a lasciare il campo per un
problema muscolare. Nella ripresa la squadra di Simeone di
scatena: Diego Costa in contropiede solitario non sbaglia.
Gara chiusa, con Miranda e Diego (nel giorno del suo nuovo
esordio in maglia Atletico) che nel finale completano il
quadro sul 4-0.
REAL PARI, ESPULSO RONALDO-
Il Real Madrid non vince ma aggancia il Barcellona a tre
lunghezze dai colchoneros. A Bilbao finisce 1-1: blancos in
vantaggio al 20' della riprese con Jesè, otto minuti più tardi
l'Athletic pareggia con Ibai Gomez. Poi la squadra di
Ancelotti resta in dieci per il rosso a Cristiano Ronaldo
(colpo in faccia a Gurpegui e poi rissa sfiorata con Iturraspe)
e il San Mames spinge i baschi ma il risultato non cambia.
Inghilterra, il Manchester City travolge il Tottenham e vola in vetta
Dzeko
festeggia il terzo gol del City
La squadra di Pellegrini si impone 5-1 a White Hart Lane e scavalca l'Arsenal.
Chelsea rallenta, bloccato 0-0 in casa dal West Ham
LONDRA-
Il Manchester City travolge il Tottenham e vola in vetta alla Premier League:
a White Hart Lane i Citizens si impongono 5-1 e scavalcano l'Arsenal. Aguero
apre le marcature, poi il Tottenham rimane in dieci per il rosso a Rose e la
squadra di Pellegrini ne approfitta con Tour�, Dzeko, Jovetic e Kompany. Di
Capoue, sempre nel mirino del Napoli, la rete degli Spurs. Non va oltre il
pari interno senza gol per il Chelsea di Mourinho contro il fanalino di coda
West Ham in cui ha esordito Nocerino. Per il resto vittoria del Sunderland
sullo Stoke (1-0) e dell'Aston Villa sul West Bromwich (4-3).