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Crisi,
doccia gelida dall’Ocse: “Nel 2014 il Pil italiano in calo dello
0,4%”
L'Italia è
fanalino di coda del G7. Il dato prefigura uno scenario molto
peggiore di qualsiasi altra previsione recente, nonostante il -0,2%
registrato dall'Istat nel secondo trimestre. L'organizzazione ha
tagliato le stime di crescita per Roma di ben 0,9 punti percentuali.
Al contrario l'area euro registrerà nel complesso un progresso dello
0,8%, con la Germania a +1,5% e la Francia a +0,4%
Doccia gelida per l’Italia dall’Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico. L’Ocse ha
tagliato drasticamente le stime di crescita per il Paese, arrivando
a prevedere che quest’anno il prodotto interno lordo
crollerà dello 0,4%, contro il +0,5% stimato solo a maggio. E’
l’unico dato negativo tra i Paesi del G7 e, se si verificasse,
sarebbe uno scenario molto peggiore di qualsiasi altra previsione
recente. Nessun istituto di ricerca, infatti, “vede” un calo del
genere, nonostante il -0,2%
registrato dall’Istat nel secondo trimestre: finora il
quadro più pessimistico era quello delineato dall’agenzia
di rating Moody’s, che in agosto ha prefigurato per
l’anno scorso una contrazione limitata però allo 0,1%. Mentre
Standard&Poor’s,
proprio lunedì, ha diffuso un report in cui prevede una crescita
zero, ammettendo di aver sopravvalutato, in precedenza,
l’impatto delle misure varate dal governo Renzi, in
particolare il bonus di 80 euro e il pagamento dei debiti arretrati
della pubblica amministrazione. Dopo la notizia, Piazza Affari ha
virato in territorio negativo scendendo a -0,9%.
Più difficile il percorso verso la legge
di Stabilità – Di fronte a un calo del pil dello 0,4%, che
fa dell’Italia il fanalino di coda dell’Eurozona, poco può fare la
revisione legata al nuovo metodo di calcolo Esa 2010,
tanto attesa al ministero dell’Economia guidato da
Pier Carlo Padoan. Quel ritocco “cosmetico”
deciso in sede europea, infatti, ha effetto solo sul livello
assoluto del prodotto ma non sulla sua variazione rispetto al
periodo precedente. L’esecutivo, che
ha deciso di rimandare all’1 ottobre
l’aggiornamento del Documento di economia e finanza
proprio per aspettare i dati rivisti relativi al 2013,
potrà dunque ancora contare su un “aiutino” per quanto riguarda i
rapporti deficit/pil e debito/pil.
Ma non evitare di tagliare in modo corposo le proprie previsioni di
crescita, che come è noto nella prima versione del Def si
attestavano allo 0,8%. Un cambiamento di scenario che,
insieme alla deflazione ormai
conclamata, complica notevolmente il lavoro
dell’esecutivo anche sul fronte del reperimento dei
20 miliardi necessari per la
legge di Stabilità. Sforbiciare la spesa rende
infatti più faticosa l’uscita dalla recessione. E la reazione
negativa dei mercati può complicare
la riuscita del piano di privatizzazioni, peraltro
già in affanno. Non solo:
sebbene ora siano ai minimi storici, anche i
tassi di interesse che il Tesoro deve pagare per
finanziare il debito pubblico potrebbero salire.
Per l’eurozona prevista
crescita dello 0,8%. Germania in progresso dell’1,5% – Solo
nel 2015, secondo l’organizzazione parigina, l’Italia vedrà una
timida ripresa dello 0,1%. Contro il “corposo” +1,1% della
precedente stima. Per l’area euro, al contrario, l’Ocse prevede una
crescita quest’anno dello 0,8%, in accelerazione all’1,1% nel 2015.
Il Pil dovrebbe aumentare in Germania
dell’1,5%
sia quest’anno che il prossimo, nonostante la frenata dello 0,2% nel
secondo trimestre, mentre in Francia
il prodotto interno lordo dovrebbe assestarsi allo 0,4% nel 2014 e
all’1% nel 2015. Una ripresa con il freno a mano tirato, insomma. Il
recupero in Eurolandia “rimane deludente, specialmente nei Paesi più
grandi: Germania, Francia, Italia”, scrive l’Ocse nell’Interim
economic essessment. Ma “mentre la ripresa in alcune economie
periferiche è incoraggiante, altri Paesi fronteggiano ancora
sfide strutturali e di bilancio, insieme al peso di un
alto debito“. L’identikit è esattamente quello di
Roma.
Tenere sotto controllo i conti pubblici
ma sfruttare la flessibilità nelle regole Ue – Al contrario
la ripresa “è solida” negli Stati Uniti, si sta rafforzando in India
ed è in linea con il potenziale in Giappone e Cina. “L’inferiore
sincronizzazione economica dei diversi Paesi si riflette in
requisiti di strategia politica divergenti. Ciò nonostante, resta
vero che le condizioni monetarie dovrebbero rimanere di
sostegno in tutte le principali economie avanzate, mentre
la maggior parte dei Paesi dovrebbero fare ulteriori progressi nel
consolidamento di bilancio per assicurare che il
debito resti sostenibile”. No ad un allentamento
del controllo sui conti pubblici, dunque. Ma, è la
ricetta dell’Ocse, occorre anche usare tutti gli spazi di
flessibilità esistenti. “Vista la debolezza della domanda,
la flessibilità all’interno delle regole europee
dovrebbe essere utilizzata per sostenere la crescita”.
Riforme “ambiziose” per aumentare
competizione e occupazione – Poi il richiamo sulla
necessità delle riforme: “Il continuo fallimento
dell’economia globale nel generare una crescita forte, equilibrata
ed inclusiva sottolinea l’urgenza di sforzi di riforma
ambiziosi”. Per rafforzare sostanzialmente la crescita”, insiste
l’organizzazione parigina, “alcuni Paesi stanno cogliendo
l’opportunità di riforme strutturali
e devono ora assicurarne l’effettiva implementazione, mentre altri
devono essere più ambiziosi
per aumentare la competizione
e l’occupazione“. In
particolare “abbassare le barriere al commercio,
ridurre gli oneri amministrativi sulle imprese” e
liberalizzare i servizi deve essere “una priorità comune delle
economie avanzate”. L’Ocse afferma che “l’occupazione deve essere
accresciuta nei Paesi con un grande carico fiscale sul lavoro”,
attraverso “la riduzione dei contributi per la
sicurezza sociale”, in particolare in Francia.
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