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LONGOBARDIA E ROMANIA DAL
TRATTATO DEL 603 d.C. tra l'imperatore Niceforo Foca ed il re
dei Longobardi Agigulfo. Decade la Prefettura d'Italia e nasce
l'Esarcato. I re longobardi si definiscono
Gratia Dei rex totius Italiae
("Per grazia di Dio, re dell'Italia intera") e non più soltanto
Rex Langobardorum ("Re dei Longobardi")
Agilulfo e Teodolinda garantirono i confini
del regno attraverso trattati di pace con
Franchi e
Avari;
le tregue con i Bizantini, invece, furono sistematicamente
violate e il decennio fino al
603
fu segnato da una marcata ripresa dell'avanzata longobarda. Al
nord Agilulfo occupò, tra le varie città, anche
Parma,
Piacenza,
Padova,
Monselice,
Este,
Cremona e
Mantova, mentre anche a sud i duchi di
Spoleto e
Benevento ampliavano i domini longobardi[70].
Il rafforzamento dei poteri regi avviato da
Autari prima e
Agilulfo poi segnò anche il passaggio a una nuova concezione
territoriale basato sulla stabile divisione del regno in
ducati. Ogni ducato era guidato da un
duca, non più solo capo di una
fara ma funzionario regio, depositario dei poteri pubblici e
affiancato da funzionari minori (sculdasci
e
gastaldi). Con questa nuova organizzazione il
Regno longobardo avviò la sua evoluzione da occupazione
militare a Stato[69].
L'inclusione dei vinti
Romanici era un passaggio inevitabile e Agilulfo compì
alcune scelte simboliche volte ad accreditarlo presso la
popolazione latina: per esempio, si definì Gratia Dei rex
totius Italiae ("Per grazia di Dio, re dell'Italia intera")
e non più soltanto Rex Langobardorum ("Re dei
Longobardi")[71].
In questa direzione si inscrive anche la forte pressione -
svolta soprattutto da Teodolinda, che era in rapporti epistolari
con lo stesso
papa Gregorio Magno[72]
- verso la conversione al
cattolicesimo dei Longobardi, fino a quel momento ancora in
gran parte
pagani o
ariani, e la ricomposizione dello
Scisma tricapitolino[70].
Paolo Diacono esalta la sicurezza finalmente raggiunta, dopo gli
sconvolgimenti dell'invasione e del
Periodo dei Duchi, sotto il regno di Autari e Teodolinda:
(LA)
« Erat hoc mirabile in regno Langobardorum: nulla
erat violentia, nullae struebantur insidiae; nemo aliquem
iniuste angariabat, nemo spoliabat; non erant furta, non
latrocinia; unusquisque quo libebat securus sine timore
pergebat. » |
(IT)
« C'era questo di meraviglioso nel regno dei
Longobardi: non c'erano violenze, non si tramavano insidie;
nessuno opprimeva gli altri ingiustamente, nessuno
depredava; non c'erano furti, non c'erano rapine; ognuno
andava dove voleva, sicuro e senza alcun timore. » |
(Paolo Diacono, Historia Langobardorum,
III, 16)
^
a
b Jarnut, p.44.
^
a
b Jarnut, p. 42.
^ Jarnut, p. 43.
^ Paolo Diacono,
IV, 9.
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