Standard&Poor’s taglia rating dell’Italia
a un gradino sopra il livello ‘spazzatura’.
DRAGHI NON SI MUOVE E CIO' PUO' ESSERE MOLTO PERICOLOSO....
Il sentimento di
ieri sui mercati finanziari era la delusione: la
Banca centrale europea di Mario Draghi non
annuncerà a breve l’atteso Quantitative easing,
l’acquisto massiccio di titoli di Stato, e se mai
lo farà, il programma non sarà all’altezza delle attese.
Le borse
hanno reagito male alla conferenza stampa mensile di Draghi, anche
se, in apparenza, avrebbero dovuto festeggiare: “L’acquisto di
titoli di Stato rientra chiaramente nel mandato della Bce”, ha
detto il presidente aggiungendo due dettagli. Primo: con la bassa
inflazione, nelle nuove stime sarà
0,5 per cento nel 2015,
attuare misure straordinarie non è un’opzione ma quasi un dovere,
perché non agire equivale a una stretta di politica
monetaria. Secondo: la decisione può essere presa anche a
maggioranza, cioè senza il parere positivo della Bundesbank
tedesca che continua a
opporsi. Draghi ha anche ribadito che l’obiettivo è riportare il
bilancio della Bce sui livelli di marzo 2012. Che equivale alla
promessa di comprare fino a 1.000 miliardi di titoli di
Stato e altri asset per immettere liquidità nell’economia
europea, alleggerire i bilanci delle banche, spingere la ripresa,
lasciar correre un po’ l’inflazione e quindi ridurre il
peso del debito per chi deve pagare gli interessi (erosi
dall’inflazione).
E allora perché
i mercati hanno reagito così male? Piazza Affari ha fatto -1,97,
il contagio è arrivato anche a Wall Street. La spiegazione è nei
toni e nella prudenza: Draghi ha chiarito che il Quantitative
easing, dato ormai per certo, non sarà il miracolo che in
tanti attendono. Sarà semplicemente un’operazione
di politica monetaria – visto che non si possono più tagliare i
tassi di interesse nominali, fermi allo 0,05 per cento, si usa la
leva degli acquisti di titoli per smuovere le cose – e non sarà un
sostegno ai governi. Nessuna “monetizzazione del debito”, vietata
dai trattati e dallo Statuto Bce: i soldi, par di capire, andranno
a chi ha titoli di Stato in portafoglio, non ai governi che
emettono nuovo debito, come è successo con i Quantitative easing
degli Stati Uniti attuati dalla Federal Reserve negli ultimi
cinque anni.
La Bce ha un
problema monetario, ma non si sta caricando i destini
dell’intera area euro, come fece nel 2012 lanciando le
operazioni Omt (la promessa di acquisti
illimitati del debito di un Paese che facesse richiesta di aiuto).
Questa volta gli interventi non saranno mirati, ma erga omnes,
per tutta la zona euro. “Non siamo politici, abbiamo un mandato
molto preciso”, ha sottolineato Draghi per spiegare che non può
essere lui a risolvere i problemi dei governi alle prese con la
stagnazione e la disoccupazione a due cifre. Anche i tempi sono
incerti: se mai il Quantitative easing sarà annunciato, bisognerà
aspettare almeno febbraio, o magari marzo, chissà. La Bce
prende tempo. La spiegazione di questa tattica
all’apparenza dilatoria la offriva il FinancialTimes di
ieri: i Quantitative easing funzionano
soltanto
prima di essere lanciati per davvero, perché gli investitori
comprano titoli di Stato sapendo che un domani potranno rivenderli
alla Banca centrale. E così i rendimenti scendono, assieme al
costo per i governi di emettere nuovo debito: sul mercato i Btp
italiani a dieci anni hanno un rendimento bassissimo, sotto il 2
per cento.
Ma quando il
Quantitative easing parte davvero e la Bce comincia a comprare, i
rendimenti possono salire, cioè andare nella direzione opposta a
quanto sperato. “L’unica cosa sensata da fare quando una Banca
centrale stampa denaro è vendere bond. Il fatto
che loro li comprino non importa”, spiegava al Financial Times
Laurence Mutkin di Bnp Paribas. E se tutti vendono, il
rendimento richiesto per detenere l’obbligazione in portafoglio
aumenta. Morale: il Quantitative easing di Draghi sta già
funzionando, il debito costa sempre meno e in sei mesi l’euro è
passato da 1,36 dollari a 1,21. Quando la Bce comprerà davvero, ci
potrebbe essere il contraccolpo. A Draghi conviene tenere i
mercati col fiato sospeso.