Tutto ha un limite. Persino laseveritàdi
Berlino e Bruxelles in fatto di bilanci pubblici. Unfiscal
compactche
davvero contemplassetagliannuali
per decine di miliardi di euro sarebbe la pietra tombale su qualsiasi
velleità di ripresa economica della zona euro. In realtà su questo
accordo messo in cantiere ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi e poi
siglato daMario
Montisonofiorite
interpretazioni inesatte che in alcuni casi sono sfociate inipotesida
far accapponare la pelle. Come quella
stando alla quale dovremmo fare50
miliardi di tagli ogni anno per vent’anni. Una
lettura attenta dei documenti suggerisce conclusioni piùprudenti:
la camicia di forza Ue – o la sana gestione dei conti, a seconda dei
punti di vista – potrebbe costarcitra
i 5 e i 7 miliardi di euro. Le
critiche sull’eccesso di austerità imposto da Bruxelles sono legittime.
Il continuo sovrapporsi e avvicendarsi di norme e trattati con dentro
regole complesse crea oggettivamente confusione. E’ però sbagliato
pensare che il fiscal compact, che saràapplicato
dal 2015e
produrrà effetti dal 2016, comporti stravolgimenti. Le nuove regole
possono diventare una zavorra, ma non una pietra al collo. Partiamo
dall’inizio: giuridicamente il fiscal compact è untrattato
internazionaleche
deve essere espressamente recepito dagli Stati membri. Non si tratta
cioè di un atto normativo dell’Unione europea che come tale entra
automaticamente (o quasi) nella legislazione nazionale. I contenuti sono
in sostanza quelli previsti dal cosiddetto “Six
Pack” della Commissione europea (il
pacchetto di misure entrato in vigore nel 2011): un sentiero di
riduzione deldebito
pubblicoin
eccesso e limiti ai deficit tarati sulle specificità dei singoli Paesi,
ma un po’ più severi rispetto alla semplice regola del 3 per cento.
La regola del debito–
E’ lospauracchiodi
molti commentatori, ma si tratta di un vincolo molto più morbido di
quanto possa sembrare. E, peraltro, già contemplato da tempo nei
trattati europei. I Paesi con un debito che supera il60%
del Pildevonoridurrela
parte eccedente diun
ventesimoogni anno fino a riportarlo
al di sotto di questa soglia. La regola può effettivamente generare
confusione e ha dato origine all’equivoco più grande. Siccome l’Italia
ha un debito di2.107
miliardi di euro, più del132%
del Pil, si è pensato che dovesse
ridurlo di circamille
miliardi(la
parte eccedente il 60%, appunto) di un ventesimo l’anno: i famigerati 50
miliardi. In realtà la diminuzione che interessa è quella delrapporto
tra il debito e il Pil, non del suo
valore assoluto. Ossia: se il Pil cresce, il debito può restare comunque
oltre i 2.100 miliardi (o persino salire) e in proporzione scendere
comunque. Non solo. Il valore del prodotto interno lordo da utilizzare
ai fini della regola del fiscal compact non è quello “reale”, di cui si
legge abitualmente sui giornali (per esempio: nel 2014 il Pil italiano
crescerà dello 0,7%) ma quellonominale,
cioè non depurato dagli effetti dell’inflazione. Per esempio, se in un
dato anno la crescita economica è pari allo 0,5% e i prezzi aumentano
dell’1% il Pil nominale crescerà dell’1,5 per cento. Questo offremargini
aggiuntiviper
ridurre il quoziente debito/pil senza tagli alla spesa. Ovviamente i
margini saranno più ampi in periodo di forte crescita economica e/o alta
inflazione, minori se, come accade ora in Italia, la crescita è
asfittica e l’inflazione è bassa. Inoltre, spiegaAngelo
Baglioni, economista dell’universitàCattolicadi
Milano, il ritmo di discesa del debito (il famoso ventesimo,ndr)
viene ricalcolato ogni anno sulla base del triennio precedente. Quindi,
se il debito inizia a scendere la quota da ridurre si assottiglia via
via: se ho un debito di 200 e lo riduco di un ventesimo arrivo a 190,
quindi l’anno successivo il ventesimo richiesto non sarà più 10, ma 9,5.
Inoltre, essendo calcolata come media annuale del triennio la riduzione
può essere nulla se si prevede che l’anno successivo sarà di un decimo.
Per farsi un’idea, si consideri che alcune simulazioni
hanno evidenziato come con un debito al 120% del Pil sarebbe sufficiente
una crescita nominale (Pil reale + inflazione) del 2,6% per ottenere
automaticamente una riduzione del debito pari al ventesimo richiesto dal
fiscal compact. Si tenga presente poi che tra il 2000 e il 2007 la
crescita nominale italiana è stata in media del 3,6% annuo. Prendiamo
per buone le stime dell’Fmi,
stando alle quali nel 2015 il Pil reale italiano salirà dell’1,1% e
l’inflazione dell’1 per cento. L’incremento del Pil nominale dovrebbe
essere quindi del 2,1 per cento. Mancherebbe quindi uno 0,5%-0,7% per
ottenere una crescita sufficiente ad abbattere il debito di un
ventesimo. Si parla insomma di7-10
miliardi di euro, ammesso che il gap
non venga compensato nei due anni successivi. Fin qui tutto bene, o
quasi. Che cosa succederebbe, però, in una situazione come quella del
2013, quando per effetto del calo del Pil reale e della bassa inflazione
il Pil nominale è addirittura arretrato? In teoria, ma solo in teoria,
una puntuale applicazione della regola comporterebbe effettivamente
esborsi nell’ordine didecine
di miliardidi
euro. Sono tuttavia previste una serie di circostanze attenuanti che
sospendono l’applicazione del vincolo in situazioni di particolare
difficoltà, precisaGiuseppe
Pisauro, economista dell’universitàLa
Sapienza. Tra queste tutti i fattori
che condizionano il ciclo economico e allontanano l’economia di un paese
dal suo potenziale di crescita.
Pareggio strutturale e deficit–
Le nuove regole europee in materia di bilanci pubblici ribadiscono il
limite del deficit al 3% del Pil ma aggiungono un nuovo parametro. Che
è, questo sì, lavera
novitàdel
fiscal compact. Si tratta del fatto che ildeficit
strutturalenon
deve superare lo 0,5% del Pil (l’1% per i paesi più virtuosi). Il
deficit strutturale è quello calcolato tenendo conto deglieffetti
del cicloeconomico:
per esempio considera se il calo delle entrate dello Stato o l’aumento
della spesa per sussidi di disoccupazione è temporaneo e legato a una
fase di crisi. Detto in altri termini, un Paese è in deficit strutturale
se le spese sono superiori alle entrate anche ipotizzando che l’economia
marci al massimo delle sue potenzialità. Qui però sorgono non pochi
problemi: quantificare l’ipotetica crescita potenziale è estremamente
complesso e non mancano gli elementi diarbitrarietà.
Un recente studio degli economistiStefano
Fantacone,Petya
GaralovaeCarlo
Milani pubblicato sulavoce.infoha
messo in luce come in tal senso stiano prevalendo orientamenti piuttostopenalizzantinei
confronti dell’Italia.
Le vere cifre–
In condizioni normali (dove per normale si intende una crescita nominale
del 2-2,5%) il pareggio strutturale, spiegano fonti dell’Unione europea,
è in linea di massima sufficiente per garantire il ritmo di riduzione
del debito richiesto dal fiscal compact. La regola sulla riduzione del
debito diventerà pienamente operativa dal 2016 e fino a quella data il
parametro che viene tenuto sotto sorveglianza è appunto ilpareggio
strutturale. Su questo fronte potrebbe
emergere qualche difficoltà. Dalla Ue non si sbilanciano su quello che
ciò potrebbe comportare in tema di aggiustamento dei conti (attraverso
tagli o nuove tasse) negli anni a venire. Ricordano però come, rispetto
a quanto previsto nell’ultima legge di stabilità, siano ritenuti
opportuni interventi aggiuntivi di aggiustamento pari allo 0,4 – 0,5%
del Pil, ossia tra i 5 e 7,5 miliardi di euro. SecondoFedele
De Novellisdel
centroRef
ricerche, le stime del governo
sull’evoluzione dei conti pubblici partono da due assunzioni molto
favorevoli ma contraddittorie. Si prevedono infatti sia un’accelerazione
dellacrescitaeconomica
siatassi
di interessesui
titoli di Stato a livelli bassissimi, anche per effetto delle misure
messe in campo dalla Bce proprio per sostenere la crescita. La vera
difficoltà, continua De Novellis, non è tanto quella di raggiungere il
pareggio di bilancio strutturale quanto il modo in cui ci si arriva.
Farlo mentre si cerca di abbassare lapressione
fiscaleè
ovviamente più complicato.
Le sanzioni–
Che cosa succede se un Paese non rispetta i vincoli di bilancio? In
teoria, se il debito in eccesso non scende può esseresanzionatoanche
se presenta un deficit “a norma” (entro il 3% del Pil). L’eventuale
avvio della procedura viene però deciso tenendo conto dei fattori che
influenzano il ciclo economico e valutando tre parametri: deviazione dal
Pil potenziale, riduzione rispetto ai tre anni precedenti, prospettive
per i tre anni successivi. Soltanto se lo Stato sotto esame è fuori dai
parametri da tutti e tre i punti di vista possono scattare le sanzioni.
Che devono comunque essere votate dalConsiglio
europeoe
precedute da una serie diavvertimenti.
Un iter barocco e tortuoso il cui esito rischia di essere quello della
montagna che partorisce il topolino.
La resilenza da Bristol, un nuovo modo di fare "resistenza" abbandonando
i canovacci novecenteschi. Il voto in ciò che si compra, l'attacco
all'economia corporate "neo-cons",lo smantellamento dei grossi gangli a
favore del tessuto connettivo locale.
Ciao, sono Rob Hopkins, uno dei fondatori del movimento “Transition
Town Transition Network”.
Uno dei progetti che abbiamo in atto è proprio la Transition Town, la
Totnes. Sono a Milano per un paio di eventi che hanno a che fare con
Transition.
Transition è un processo bottom up, parte dal basso verso l’alto per
rendere la comunità locale resiliente. Non è un movimento politico, non
è una cosa di destra odi sinistra, non è verde, non è contro la crescita
né a favore della crescita, ma mira semplicemente a coinvolgere tutte le
persone, la popolazione locale, nel creare questa forma di resilienza
come forma di sviluppo economico.
Come forma di sviluppo abbiamo la creazione di società energetiche, di
piccole società agricole, l'agricoltura urbana, il tentativo di
rivitalizzare a livello locale le comunità, dare supporto a agli
imprenditori locali. Nella città di Bristol, una delle Transition Town,
c’è la valuta locale, hanno fatto laSterlina
di Bristolcon
il supporto dell'amministrazione comunale.
Se la crescita globale e globalizzata andava bene per il ventesimo
secolo, quando c’erano combustibili fossili a basso prezzo, ora non è
più fattibile,bisogna
utilizzare la resilienza e far sì che siano le persone normali a fare
accadere il cambiamento.
Io viaggio per tutto il mondo e vedo che queste cose stanno accadendo.
I governi possono fare delle cose, le aziende e le imprese possono farne
altre, ma per superare la crisi ci vuole la gente normale, che
rappresenta la grande riserva di risorse, di energia, non sfruttata.
Uno dei progetti realizzato recentemente da Transition Network è “The
New Economy in Twenty Enterprises”,
la nuova economia in venti imprese. Abbiamo mappato tutto il territorio
del
Regno Unito e scelto venti imprese rappresentative dell’economia di
transizione, che potevano essere replicate ovunque, non dipendenti
perciò da una particolare situazione geografica o altro.Abbiamo
scelto una banca della comunità, la comunità che aveva la propria
valuta, piuttosto che il proprio sistema di trasporti, gestito dalla
comunità, l’agricoltura, le aziende agricole della comunità,fonti
energetiche, etc.. Alcune di queste iniziative nascono e si sviluppano
in modo del tutto spontaneo, la differenza che fa Transition è creare un
collegamento tra tutte queste cose.
Infatti dalla natura, dall’ecologia, abbiamo imparato che la cosa
potente è il collegamento tra i vari elementi che vanno così a formare
un sistema.Transition
fa questo:tesse
il tessuto che collega l’economia locale consentendo a queste iniziative
di parlare le une con le altre facendo sì che la resilienza della
comunità diventi una forma di sviluppo economico.
Transition è nata nel Regno Unito nel 2005, e da allora si è diffusa in
tutto il mondo, siamo presenti in 44 paesie
ci sono migliaia di iniziative Transition in tutto il mondo, che è un
movimento che si auto-organizza, nel senso che noi non siamo come un
franchising della Coca Cola, che è sempre uguale ovunque esso si trovi,
il nostro modello è diverso a seconda di dove nasce. C’è un movimento
Transition, un’organizzazione,un
Network Transition anche in Italia,
che è stato uno dei primi posti a replicarlo, con grande successo,nel
paese di Monte Veglio,
in provincia di Bologna.C’è questa storia molto positiva, dove
l’amministrazione locale ha promulgato una risoluzione per rendere il
paese più resiliente, quindi esiste Transition Italy, se c’è qualcuno
che sta ascoltando ed è interessato sappiate che ci sono a disposizione
possibilità di training, di collaborare a dei progetti,c’è
una rete molto attiva, molto vitale, in Italia,
cui ci si può collegare se si è interessati a Transition.
Spesso pensiamo che il cambiamento possa accadere soltanto attraverso le
proteste, i picchetti con i cartelli, le dimostrazioni, etc., e
sottovalutiamo quello che è il potere di ritirare il nostro supporto a
ciò che non ci piace.
C’è un movimento negli Stati Uniti che si chiamaDivest,
cioè disinvestite, che invita e incoraggia a disinvestire dal
combustibile fossile per investire invece nelle rinnovabili.
Si può disinvestire in un modo molto semplice,
cioè con la spesa che facciamo ogni giorno, invece di fare delle scelte
di acquisto che vanno a privilegiare l’economia corporate, quella delle
grandi aziende, si scelgono prodotti che stimolano la resilienza locale,
una economia locale, più inclusiva.
Oogni giorno possiamo scegliere dove depositare i nostri risparmi, se
dare supporto alle aziende locali o meno.
Ho letto, per esempio, che negli Stati Uniti, prima che scoppiasse la
guerra con l’Iraq,l’amministrazione Bush aveva previsto, le
dimostrazioni, ma era anche altrettanto sicuro che questa protesta non
si sarebbe tradotta in cambiamento di modello del consumo, infatti non
le persone non hanno smesso di comprare benzina.
Quindi il sistema è concepito proprio per lasciare sfogo a questo
rumore, a queste dimostrazioni, perché tanto questo non corrisponde a un
cambiamento delle azioni delle persone.
Oggi dare supporto all’economia locale rappresenta una delle scelte più
radicali che si
possano fare.
CHE COSA CAZZO HA FATTO RENZI FINO AD ORA?
L'Italicum è senza preferenze, Senato e
Province non vengono aboliti e non sono neanche elettivi
L'intesa Renzi-B toglie potere di indicare chi mandare nelle
istituzioni. Eppure non la pensavano così
Benvenuti nella Terza Repubblica Targata Licio
Gelli trent'anni dopo, era politica della "democrazia dei
nominati". Sembra un secolo fa quando i politici inveivano
contro se stessi, additando il "Parlamento dei nominati", che
produce scollamento tra Palazzo e territorio. Ma le riforme di
Renzi e Berlusconi non cambiano niente: l’Italicum avrà i
listini bloccati, le Province non sono state abolite ma sono
non elettive e il Senato 2.0 sarà composto da designati dai
consigli regionali,peggio
di così non si poteva....
Matteo Renzi trova il compromesso con
Berlusconi e con la fronda interna al Pd. Le modifiche: meno
sindaci e più regione. Resta fermo il caposaldo di una camera
che non voterà la fiducia al governo
IlSole
24 Oredi
ieri attirava l’attenzione critica sulpiano
per le scuole: il premier
aveva annunciato 3, 5 miliardi, ma il decreto Irpef permette
agli enti locali di spendere fuori dal patto di stabilità
soltanto 240 milioni di euro. L’intervento, più a beneficio
delle imprese di ristrutturazione che degli studenti, avrà
quindi una dimensione minima.
Nei ‘semafori’ che pubblichiamo oggi su il
Fatto Quotidiano, facciamo il punto sulladistanzache
separa gliannuncidairisultati.
A una prima analisi si può vedere come Renzi sia risultato più
efficace sui dossier che gli garantiscono il maggiore ritorno di
consenso, e questo è comprensibile visto che manca un mese alleelezioni
europee. La promessa di far
trovare in busta paga ad alcuni milioni di italiani80
euroin
più a maggio è stata rispettata, anche se con tanti compromessi
al ribasso che rendono l’intervento molto diverso da come lo
sognava il premier. La pecca maggiore è che la copertura non è
strutturale, quindi è ancora molto incerto che ilbonus
fiscalesia
garantito dal 2015 in poi.
Itaglialla
casta, simbolici (o demagogici) ma molto richiesti, ci sono:
dalla vendita delleauto
blusu
eBay al tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici a240
mila eurofino
a minuzie, ma significative, come la cancellazione delle tariffe
postali agevolate per il materiale di propaganda dei partiti.
Anche lenominenelle
società partecipate dal Tesoro sono state gestite in coerenza
con le promesse: via tutti i dinosauri, incluso il potentissimoPaolo
Scaroni. Anche se non tutti i
nomi prescelti per la successione sono all’altezza dei proclami
di rottamazione di Renzi, basti guardareEmma
Marcegagliaalla
presidenza Eni. I
problemi arrivano dove il premier non può decidere da solo ma ha
bisogno del consenso o dei voti di altri bizzosi soggetti, da
Silvio Berlusconi conForza
Italia all’ala sinistra del Pd
in Parlamento. Quando Renzi non può fare tutto da solo, il
risultato è quasi zero:
la legge elettorale si è impantanata al Senato,
il suo destino è legato al superamento del bicameralismo, ma
anche latrasformazione
del Senatoin
camera delle autonomie locali è bloccata da un’opposizione
sempre più larga.
A parte i variinteressi
politicicontrapposti,
una delle spiegazioni di merito è che nessuno ha ben chiaro cosa
dovrà fare il nuovo Senato, visto che prima (o poi) bisognerebbe
redistribuire le competenze tra Stato ed enti locali riformando
laCostituzionenel
titolo quinto.Anche l’altra
riforma ambiziosa del renzismo, quella del mercato del lavoro,
per il momento ha prodotto pochino: un decreto legge che aiutava
le imprese a ridurre il rischio di cause legali permettendo loro
una maggiore flessibilità nel ricorrere al lavoro precario (i
disoccupati sono felici alla prospettiva di diventare precari,
ma i precari sono piuttosto seccati dalla prospettiva di
rimanere in quella condizione più a lungo di prima). In
Parlamento il Pd ha iniziato a svuotarla, reintroducendo parte
dei vincoli eliminati dal ministroGiuliano
Poletti. Risultato:
impalpabile.
Quanto alla riforma
più complessiva, la legge delega che dovrebbe essere il veroJobs
Act, è un tema da affrontare
nei prossimi mesi. Anche della delega fiscale non si è più
saputo niente, eppure dovrebbe essere la leva per una vera
riforma delletasse.
Morale: se lo statista è
quello che guarda alle prossime generazioni e il politico chi
pensa alle prossime elezioni, Renzi è un politico efficace. Ma
le grandi riforme sono molto più complesse.
La Banca centrale europea ha aperto
all'ipotesi di lanciare un Quantitative Easing europeo, ovvero di
acquistare titoli per contrastare i rischi di deflazione e far
ripartire l'economia.
Uscita dall’euro: il metodo stamina della svalutazione
Tre le frange che propugnano l’uscita dall’euro, vale a dire ilmetodo
Stamina per guarire dalla recessione, i supposti effetti
miracolistico-salvifici della svalutazione costituiscono i bastioni
retorici della propaganda.
Da un elemento semplice, che anche i meno istruiti credono di capire,
nelle varie Lourdes “der webbe”, siimbastisce
la mistica della guarigionericorrendo
ad un filo logico (si fa per dire) di questo tenore:i
tedeschi sono efficienti, hanno un sistema Paese che funziona, un
mercato del lavoro che crea occupazione, la scuola forgia competenze, si
investe in ricerca, i politici pizzicati a copiare una tesi si
dimettono, quelli corrotti sono una rarità, i grandi evasori fiscali
finiscono in galera sul serio, non ad articolare riforme costituzionali.
Noi italiani invece ci troviamo metà Paese in mano alle mafie, i leader
di tre partiti sono pregiudicati, la corruzione è diffusa, la burocrazia
è demenziale, la giustizia è una tragica barzelletta, la scuola è un
somarificio, la ricerca langue, le tasse sono confiscatorie. Perònoi
Italiani, quintessenza della furbizia, fotteremmo tutti con
svalutazioni a getto continuo. In tal modo sparirebbe d’incanto il
divario con il mondo civile, l’economia si risolleverebbe senza dover
riformare alcunché, i ladri potrebbero continuare a rubare e governare
senza conseguenze di sorta. Peròi
maledetti tedeschi per impedire il dispiegarsi di cotale sopraffina
furbiziahanno
ordito un subdolo complotto avvalendosi di complicità oscure tra banche,
Bilderberg, Trilaterale, gnomi del signoraggio e WTO (mentre si indaga
sul ruolo delle Sirene).
Inoltre se solo si potesseaccumulare
altro debito pubblicoavremo
un’economia da sogno eun
futuro di bagordi tra Montecarlo e Acapulcocon
il reddito di cittadinanza finanziato da vagoni dimoneta
filosofale.
Contro la stamina eurexit purtroppo i Guariniello non possono
intervenire, anche se – come le iniezioni di intrugli che non guariscono
malattie incurabili –la
flessibilità del cambio non influisce sulla produttività dell’economia
reale(l’unico
fattore di crescita sostenibile e di benessere).
Una spiegazione densa ed esaustiva in merito si trova in due articoli aquesto
linke aquest’altro.
Se avete difficoltà con numeri e logica, un viaggio in Argentina, in
Venezuela o in Yemen dovrebbe convincervi. Oppure basta un’occhiata ai
dati giapponesi: dopo la svalutazione del 30% dello yen il deficit
commerciale ha toccato livelli
recordquadruplicando in
un anno e senza miglioramenti in vista.
Mai
Vannoni prestati all’economiae
inegazionisti
dell’euroinsistono che
il tasso di cambio dell’euro ha colpito il sistema manifatturiero
italiano. Sicuro? Iniziamo dai concetti elementari.
1) Il tasso di cambio tra due monete (alcuni usano il termine valute),
ad esempio euro e dollaro, è la quantità di una moneta necessaria per
comprare un’unità dell’altra. Oggi per comprare un euro servono circa
1,38 dollari.
2)Ogni
moneta ha almeno un centinaio di tassi di cambio, quante sono
le altre monete in circolazione nel mondo. Quindi l’euro in un anno, può
rivalutarsi rispetto al dollaro e svalutarsi rispetto allo yuan cinese.
3) Il tasso di cambio definito al punto 1) èil
tasso di cambio NOMINALE. In realtà quello che davvero conta è
il tasso di cambio REALE di cui non si fa cenno nei “toc sciò” per
telelobotomizzati.
4) Il tasso dicambio
REALE è il tasso di cambio nominale diviso per il livello dei prezzi nei
due paesi. Che significa? Lo spiego con un esempio. Comprereste
un’auto prodotta in Argentina, perché il tasso di cambio euro-peso si è
dimezzato? Chi crede al metodo stamina forse risponderebbe di si. Ma se
il prezzo in peso dell’auto prodotta in Argentina fosse triplicato, a
dispetto della svalutazione, non vi sarebbe nessuna convenienza.
5) Ergo va considerato ilcambio
REALE con tutti i paesi con cui l’Italia ha relazioni commerciali,
cioè l’indice del tasso di cambioREALE
EFFETTIVO. Che significa? Che se l’Italia, poniamo, esportasse per
metà verso gli USA e per metà verso il Giappone, il tasso di cambio
reale effettivo sarebbe una media dei tassi di cambio REALI tra euro e
dollaro e tra euro e yen. Nella realtà il tasso di cambio reale
effettivo è una media di decine di tassi di cambio reali. Questoarticolo
nel Bollettino Economico della Banca d’Italiaspiega
come viene calcolato per l’Italia,questo
articolo della BCEspiega
le varie differenze metodologiche.
Pil: crescere nonostante la deflazione sarchiaponica
Al pari del Sarchiapone nell’indimenticabilescenetta
di Walter Chiari, Carlo Campanini e Ornella Vanoni,la
deflazione è un classico spauracchioper
suscitare ad arte paure di sconquassi e incanalare acqua putrida verso
mulini parolai che macinano argomenti senza costrutto.
Al pari del Sarchiapone, è sconosciuto il motivo
plausibile per cuiprezzi
in discesasarebbero
una iattura. Qualcuno soffre perché la benzina non costa più due euro? O
perché i cellulari valgono ormai come tre pacchetti di sigarette e due
di caramelle? Misteri dei corto circuiti logico-cognitivi già
illustrati, da un punto di vista speculare, nel post sulla “leggenda
dell’inflazione stimolatoria“.
Al pari di Walter Chiari, che per impressionare i
compagni di viaggio spacciava, con tono magniloquente e assertivo, il
suo sapere in fatto di sarchiaponi (sia americani che asiatici,
precisava), un’eccelsa scuola di pensiero sostiene che la gentein
tempi di deflazionerimanda
gli acquisti in attesa di affari più ghiotti e di conseguenza
inevitabilmente ilPilcollassa.
Secondo le teorie sarchiaponiche si rinuncerebbe al ristorante perché
fra 6 mesi la carbonara costerà l’1,35% in meno? Oppure non si mandano
le camicie con patacche di unto e salsa in lavanderia in attesa del
ritocco dei listini? E le signore si acconcerebbero a vestire tailleur
sdruciti e collant smagliati? O magari si procrastina la visita dal
medico tanto fra tre mesi la parcella sarà più lieve?
Obnubilata dagli effetti stroboscopici dei millenarismi
sarchiaponici, la logica si fa evanescente e lo scompartimento
ferroviario assurge a cenacolo intellettuale. Eppure la deflazione
l’abbiamo sperimentata per decenni in tanti settori, dai computer
all’elettronica, alle telecomunicazioni. Non mi risulta che non si
vendano smartphone o tablet, anzi per tali oggetti la gente fa la fila e
si accampa la notte fuori dai negozi. Ne ho conoscenti in astinenza da
cellulare perché il prossimo trimestre le tariffe saranno più
convenienti o che reprimono il desiderio di vacanza pregustando il
biglietto aereolowest
cost.
E che dire degli abbonamenti internet? Si segnalano milioni di aspiranti
utenti in paziente attesa di sconti?
Per prevenire il riflesso condizionato di quanti, in
perenne conflitto con l’ovvio, invocano i mitici dati, esiste una
ricerca pubblicata nel 2004, in tempi non sospetti, da Andrew Atkeson e
Patrick Kehoe intitolata“Deflation
and depression: is there an empirical link?”(Deflazione
edepressione:
esiste un legame empirico?). I dati esaminati coprono 17 paesi lungo
quasi due secoli dal 1820 fino al 2000.
Tolto il periodo 1929-34 (su cui dirò in seguito) in
circa il 90% dei casi in cui venne registrata una caduta generalizzata
del livello dei prezzi non vi fu alcuna recessione. Solo in 8 casi su 73
la deflazione fu associata a unacaduta
del Pil. Inoltre, in 8 depressioni
sulle 29 esaminate non vi fu alcuna deflazione. Insomma illegame
tra deflazione e decrescita del Pilè
fievole. Se poi si eliminano dal campione gli episodi di depressione
senza deflazione legati alle due guerre mondiali e all’immediato
dopoguerra, il legame svanisce in un tenue singulto statistico.
Allora da dove si alimenta lo spauracchio? In buona
sostanza da ciò che avvenne durante laGrande
Depressionein
America. È il caso menzionato e studiatoad
libitum, su cui l’interpretazione considerata
quasi universalmente definitiva si deve allaStoria
Monetaria degli Stati Uniti(1867-1960)diMilton
FriedmaneAnna
Schwartz. Al dilettantismo dellaFedsi
aggiunse il protezionismo cialtrone e la Grande Depressione si propagò
in tutto il mondo (a
questo link, pag. 41, si trova un’esposizione
in italiano). Le serie storiche a disposizione su quel periodo coprono
16 paesi. Tutti registrarono una deflazione, ma solo in 8 vi fu una
depressione.
Conclusione di Atkeson e Kehoe (pag. 6): l’esperienza
storica insegna che “ci sono stati molti più periodi di deflazione con
crescita ragionevole che con depressione e molti più periodi di
depressione con inflazione che con deflazione”.
Gli autori fanno notare che dall’immediato dopoguerra
si è verificato un solo caso di deflazione: inGiappone.
Tuttavia crescita ed inflazione erano su un trend decrescente sin dagli
anni ‘60 e ’70, rispettivamente. Quindi è difficile attribuire alla
politica monetaria un fenomeno strutturale dipanatosi lungo 40 anni. Se
poi si attua un confronto internazionale, negli anni ‘90 la crescita del
Giappone fu in media dell’1,41%, non troppo diversa da quella
dell’Italia 1,61% (dove l’inflazione era sostenuta), o della Francia
1,84% dove rimase moderata.
Ad ogni modooggi
in Eurolandia l’inflazione annuale è bassa, non negativa,
con l’eccezione di Grecia e Cipro e in misura lieve in Spagna,
Portogallo e Slovacchia (insieme a paesi fuori della moneta unica, come
la Svizzera o la Svezia, di certo non in crisi). Pur adottando politiche
monetarie diverseEurolandia
e Usa hanno tassi di inflazione simili(idem
per i deflatori del Pil, nel 2013
rispettivamente 1,54% e 1,64%). La
frenata dell’inflazione finora deve molto al fatto che i prezzi delle
materie prime ristagnano, fenomeno per quale immagino nessuno si
dolga. Le previsioni e le aspettative insite nei rendimenti dei titoli a
reddito fisso indicano un’inflazione in risalita.
C’è però qualcuno a cui la bassa inflazione duole: i
governi e in parte alcune banche. Senza inflazione i debiti non vengono
erosi dall’illusione
monetariae
il torchio del fiscal
drag sui contribuenti si inceppa. Le tasse
non aumentano più senza dover sfidare l’impopolarità di aliquote
maggiorate e gli sprechi pubblici bisogna davvero ridurli, senza cortine
fumogene nominali. Ecco da dove si amplifica la grancassa della
deflazione sarchiaponica per continuare nei propri comodi, come faceva sul
treno lo scaltro personaggio della scenetta a danno dei gonzi.
DaThe
Telegraph del 2 aprile 2014
La paralisi deflattiva della BCE guidaItalia,
Francia e Spagna nelle trappole del debito.
Francoforte potrebbe in qualsiasi momento rimettere in carreggiata
l'euro, mostrando una ferma volontà di reagire alla situazione attuale,
ma ha scelto di non farlo.
E la Banca Centrale Europea gliel'ha consentito. Negli ultimi cinque
mesi,la
deflazione è avanzata a un tasso annuo pari a -1.5%nell'Eurozona,
in conseguenza delle tasse imposte dalle misure di austerity.
In base ai miei calcoli approssimativi (annualizzati), partendo dai dati
mensili di Eurostat, da settembre i prezzi sono calati al ritmo del 6.5%
in Grecia, del 5.6% in Italia, del 4.7% in Spagna, del 4% in Portogallo,
del 3% in Slovenia e quasi del 2% in Olanda.
Il rialzo dell'euro rispetto a dollaro, yen, yuan e alle valute di
Brasile, Turchia e paesi asiatici in via di sviluppo, è in parte
responsabile di questa deflazione importata. Il trade-weighted index di
Eurolandia è salito del 6% in un anno.
Ma questa non può essere una scusante: si tratta di unaconseguenza
diretta della politica monetaria della BCE.
Francoforte potrebbe in qualsiasi momento rimettere in carreggiata
l'euro, mostrando una ferma volontà di reagire alla situazione attuale.
Ha scelto di non farlo, nella speranza che qualche parola di pace
pronunciata senza convinzione possa in qualche modo invertire la
tendenza globale.
È arduo stabilire quale sia il punto in cui la deflazione si inserisce
nel sistema. Dalla metà del 2012, i prezzi alla produzione si sono
notevolmente ridotti e la tendenza si è velocizzata a febbraio,
raggiungendo una percentuale pari a -1.7%:il
declino più vertiginoso dalla crisi Lehman.
Ma questa volta non si tratta della diretta conseguenza di un crac
finanziario: il fenomeno è cronico, e più insidioso.
Il professor Luis Garicano, della London School of Economics, ha
affermato che i modelli economici utilizzati per prevedere l'inflazione
appaiono fuorvianti e comportano una serie di errori di valutazione. "Sono
necessari interventi molto seri,"
ha dichiarato.
Laurence Boone e Ruben Segura-Cayuela, della Bank of America, affermano
che il loro indice di "sorpresa
inflattiva"
continua a scendere man mano che l'eurozona viene scossa dauno
shock dietro l'altro,
mentre il loro misuratore della "vulnerabilità
deflazionistica"
ha cominciato a lampeggiare in rosso per la maggior parte dei paesi
della UEM.
L'effetto è pesantemente corrosivo, anche se la regione non è mai
entrata in deflazione tecnica. La “lowflation”
(bassa inflazione), vicina allo 0,5%, può scombinare le traiettorie del
debito, se prolungata, portando nuovamente l'Europa verso una crisi
debitoria. "La
più pericolosa minaccia per le dinamiche del debito pubblico è
un'inflazione inferiore alle aspettative. Anche solo un'inflazione più
bassa del previso, non una deflazione, comporterebbe un significativo
deterioramento delle finanze pubbliche dei paesi”,
ha affermato.
Secondo la banca, una “lowflation”
prolungata potrebbe provocare un aumento dei rapporti di indebitamento
entro il 2018, il che comporterebbeun
aumento di 10 punti percentuali del debito sul PILin
Francia (105%), di 15 in Italia (148%), e di 24 punti in Spagna (118%).
Questi paesi hanno di fronte un'impresa di Sisifo: qualsiasi risultato
ottengano dall'austerità verrà sbaragliato dalla forza maggiore della
deflazione del debito. Lo stesso "effetto
denominatore”
– con il peso del debito che aumenta più velocemente del PIL nominale –
ingolferà anche il settore privato, che è ancora il tallone di Achille
in Spagna, Portogallo e Irlanda.
Secondo Moody's , la "bassa
inflazione"
(dallo 0.5 all'1% fino al 2018) "rinnoverebbe la preoccupazione sulla
sostenibilità del debito”, serrando lamorsa
sulle famiglie e sulle aziende con debiti a tasso fisso.
Eroderebbe, inoltre, gli asset bancari, comportando nuovi fallimenti
delle banche, e colpirebbe gli assicuratori sulla vita per discrepanze
sulle scadenze. "Evitando
una decisa deflazione non si proteggerà completamente l'eurozona da uno
shock: la combinazione di bassa crescita e bassa inflazione ha un
impatto significativo su tutti i settori dell'economia",
ha affermato.
Secondo l'affermazione di Reza Moghadam, del Fondo Monetario
Internazionale, anche l'inflazione allo 0.5% minaccia di "soffocare
la nascente ripresa"
dell'Europa. Aggrava, inoltre, il divario nord-sud, rendendo ancora più
difficile al Club Med il recupero della competitività persa. Gli stati
indebitati dovranno apportare svalutazioni interne ancora più drastiche
per riguadagnare terreno, ma ciò spingerà in alto i loro rapporti di
indebitamento. "Ogni
punto di aggiustamento relativo dei prezzi dovrà essere perseguito a
costo di una maggiore deflazione del debito",
ha dichiarato.
“Un'inflazione
molto bassa può avvantaggiare importanti segmenti della popolazione,
principalmente i risparmiatori netti, ma nel contesto odierno dei
problemi dovuti al diffuso indebitamento, va a detrimento della ripresa
dell'eurozona, soprattutto nei paesi più fragili, dove vanifica gli
sforzi per ridurre il debito",
ha affermato.
Una volta compreso questo aspetto fondamentale, e cioè che “vanifica”
gli sforzi per controllare il debito, la spettacolare idiozia della
politica dell'UEM diviene palese.L'austerity
così concepita è controproducente.
Il fallimento principale è stato il rifiuto della BCE di
controbilanciare le conseguenze della contrazione con uno stimolo
monetario sufficiente per fare in modo che il PIL nominale crescesse più
rapidamente dello stock del debito in Italia, Francia, Spagna,
Portogallo e Grecia, ma non solo in questi paesi.
Ancora una volta, la BCE avrebbe potuto agire in modo diverso, ma ha
scelto di non farlo perché ciò avrebbe consentito che la sua politica
monetaria venisse contaminata dai giudizi su rischi morali che esulano
dal suo ambito, dalle dottrine premoderne delle banche centrali o dalla
paura di quello che potrebbe dire o non dire la Germania.
Il suo fallimento è evidente soprattuttoin
Italia, dove il debito è saltato dal 119 al 133%dal
2010, malgrado la stretta fiscale draconiana e un avanzo primario di
bilancio. Il premier rockstar Matteo Renzi ha preso possesso della sua
carica come un ciclone, portando un New Deal dei primi 100 giorni che ha
stracciato il copione dell'austerità, rischiando il tutto per tutto con
le riforme dal lato dell'offerta e una scossa fiscale per far partire la
crescita.
Antonio Guglielmi, di Mediobanca, ha riferito che i mercati stanno
scommettendo che Renzi possa essere un "catalizzatore
di discontinuità"
capace di tirare fuori l'Italia dall'apparentemente implacabile trappola
della bassa crescita, attivando un circolo virtuoso cha alla fine possa
aumentare il limite di velocità dell'economia e tagliare i rapporti di
indebitamento. Ma anche questoscommettitore
fiorentinoalla
fine può fare ben poco contro la follia granitica della costruzione UEM.
Mediobanca ha dichiarato che la sua missione ultima di salvare l'Italia
è destinata al fallimento se la BCE non lancerà un Quantitative Easing
per impedire la deflazione del debito, e se dovrà adempiere al Fiscal
Compact dell'UE, costringendo così il paese a un surplus primario di
bilancio del 6% del PIL per il prossimo anno. Secondo la banca, "Spetta
a Renzi dare un messaggio chiaro e deciso a Francoforte
sull'alleggerimento dell'austerità".
Scopriremo giovedì se la BCE è pronta ad affrontare la questione delQE,
o qualsiasi altra questione. I prestiti alle imprese si stanno
contraendo al ritmo del 3%.La
BCE ha mancato il suo obiettivodi
inflazione del 2% per 150 punti base, e continuerà a mancarlo di
parecchio nel 2015 e nel 2016, in base alle sue stesse previsioni. Si
potrebbe dire che stia violando pesantemente il suo mandato, per non
parlare dei più vasti obblighi del Trattato per sostenere la crescita e
gli obiettivi economici dell'Unione, ma ancora se ne sta con le mani in
mano.
I critici hanno evidenziato che da anni la crescita dell'aggregato M3
tedesco si attesta costantemente tra il 4 e il 5% all'anno, ma non
riescono a dire che la BCE imposta la sua politica monetaria
esclusivamente sugli interessi di un paese, indipendentemente dal grado
di devastazione degli altri paesi, devastazione che ora sta toccando
anche Finlandia e Olanda. Se gli altri governatori sono così inerti o
intimiditi dalla supremazia della Bundesbank da sopportare tutto questo,
allora si meritano questo destino.
Forse ci sarà un leggero taglio dei tassi di interesse, o un tasso
negativo sui depositi, o la fine dello sterilizzazione degli acquisti di
obbligazioni; o un po' di polvere negli occhi che arriva con un anno di
ritardo, che sarà gravemente insufficiente e che non farà alcuna
differenza. Quando la deflazione si velocizza, ci vogliono iniziative
più radicali per gestirla. Jens Weidmann, dalla Bundesbank, ha aperto le
porte al QE in modo davvero tiepido, apparentemente per ragioni
tattiche, ma le conseguenze politiche di una simile azione sono davvero
punitive in Germania.
La Bundesbank non ebbe voce in capitolo nel piano di salvataggio della
BCE del 2012 (OMT),
ma la Germania sì, e tale circostanza spesso non è ben non compresa
dagli analisti anglosassoni. Lo schema è stato progettato di concerto
con il ministro tedesco delle finanze, con il pieno supporto della
Cancelliera Angela Merkel. A una cena privata tre settimane prima dell'OMT,
ho udito un alto funzionario tedesco dichiarare che "non
vola una mosca nell'eurozona senza l'approvazione di Berlino",
e non ho dubbi che ne fosse convinto. Così funziona l'UEM. Non ci sono
segnali che lascino pensare che la signora Merkel sia pronta per un QE.
La BCE insiste nel dire che l'ultimo calo dell'inflazione sarebbe dovuto
alla diminuzione dei costi dell'energia, e che pertanto sarebbe
transitorio. Si tratta di un alibi sospetto. La BCE ha dimostrato
l'opposto nel 2008, alzando i tassi in uno shock petrolifero basato
sull'affermazione secondo cui gli effetti dell'energia non sarebbero
passeggeri.
In ogni caso, alcuni dei principali analisti energetici mondiali
affermano cheil
prezzo del petrolio ha appena iniziato a scendere,
visto l'aumento della produzione di greggio. La produzione dell'Iraq ha
raggiunto il suo massimo da 35 anni. Le esportazioni della Libia
saliranno quando le milizie ribelli termineranno il blocco. Gli Stati
Uniti potrebbero aggiungere 1 milione di barili al giorno per quest'anno,
toccando gli 11 milioni. Un calo a 80 dollari del prezzo del barile
sarebbe un toccasana per i redditi reali che sono in calo in mezza
Europa, ma potrebbe anche liberare “aspettative
inflattive”,
un effetto simile a quello che colpì il Giappone negli anni '90.
I timori per la deflazione in Europa si placherebbero se fosse vero chesiamo
giunti all'apice di un nuovo ciclo di crescita economica globale.
Se ciò sia vero, proprio mentre Cina e Stati Uniti si avvicinano, rimane
da vedere. "Potremmo
avere di fronte a noi anni di crescita lenta e inferiore alla attese",
ha dichiarato questa settimana Christine Lagarde del FMI.
"Il
rischio è che, senza una sufficiente ambizione politica, il mondo possa
cadere in una trappola di bassa crescita a medio-lungo termine. L'area
dell'euro ha bisogno di altro monetary easing, anche attraverso misure
non convenzionali".
Potremmo anche essere vicini alla fine di un ciclo quinquennale globale,
che Eurolandia ha ampiamente mancato a causa dei suoi errori. Se così
fosse, la regione è solo a un passo dal precipitare in una piena
deflazione, che porterà matematicamente l'Italia e altri paesi verso
l'insolvenza, velocizzando una crisi del debito sovrano troppo grande
per essere arginata. È una scelta politica.Ci
sono ventiquattro uomini e donne che vogliono che tutto questo accada."
Ambrose Evans-Pritchard
Seveso,
scoperta la banca della 'ndrangheta: riciclava il denaro degli
imprenditori, 40 arresti
Dalle carte dell'indagine, coordinata
dall'aggiunto Ilda Boccassini, emerge una 'nuova mafia' che spara poco e
tratta molto con il mondo produttivo. L'intercettazione: "Il capo è come
la banca d'Italia"(04-03-2014)
E'
nella produttiva Brianza, non a caso, che le cosche della 'ndrangheta
hanno pensato bene di installare una sorta di banca clandestina" che
movimentava "centinaia e centinaia di milioni di euro" attraverso un
reticolo di società usate per riciclare capitali illeciti e spesso tolte
dalle mani degli imprenditori ormai in crisi anche in quelle ricche terre.
E' l'ennesimo capitolo dell'espansione della mafia calabrese al Nord, in
Lombardia in particolare, portato alla luce da un'inchiesta della Dda di
Milano che ha fatto emergere come altro "dato nuovo e preoccupante" la
stretta collusione tra l'imprenditoria locale e i clan, oltre a una serie
di estorsioni ai danni di dirigenti di società di calcio.
Con un blitz della squadra mobile,
coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Giuseppe
D'Amico, è stata smantellata la potentissima 'locale', ossia una cosca in
termini 'ndranghetisti, di Desio (Monza e Brianza), capeggiata da Giuseppe
Pensabene, 47 anni originario di Reggio Calabria ma residente a Seveso,
che si vantava di essere una lavanderia" di denaro e che per gli altri
affiliati era il "papa" o il "sovrano" o come la "banca d'Italia". E se
nelle carte dell'inchiesta viene fuori come il clan abbia cercato di
riempire il vuoto prodotto dagli oltre 170 arresti in Lombardia del 2010
dell'operazione
'Infinito-Tenacia',
il gip che ha firmato l'ordinanza a carico di 40 persone (21
in carcere e 19 ai domiciliari) descrive anche una vera e propria 'nuova
mafia'.
I "fenomeni di compenetrazione tra mafia e
impresa", scrive il giudice, storicamente "confinati nelle ben note aree
geografiche dell'Italia meridionale", non solo si sono estesi "in
Lombardia e al Nord in genere (e questo è un dato risalente nel tempo), ma
soprattutto" vivono grazie a "un intenso e disinvolto connubio tra forme
evolute di associazioni mafiose e imprenditori calabresi e lombardi,
pronti a fare affari illegali insieme come se niente fosse". E così fra
gli arrestati figura l'imprenditore edile di origine calabrese Domenico
Zema, in passato anche assessore in un Comune della Brianza, "uomo di
storia, di fatti, di rispetto, di amicizia, di esperienza, di conoscenze",
come lo definisce Pensabene.
E c'è anche Fausto Giordano, nato in
Svizzera - dove la cosca portava i soldi (che finivano anche a San Marino)
- altro imprenditore edile che ha il compito di "procacciare nuovi clienti
e nuovi affari". Poi una serie di imprenditori e commercianti vittime di
estorsioni ed usura, ma nessuno di questi, rimarca il gip, "ha mai
presentato denunzia all'autorità giudiziaria". Non l'hanno fatto nemmeno
il vicepresidente esecutivo del Genoa, Antonio Rosati, e un ex direttore
generale della Spal, Giambortolo Pozzi, anche loro finiti nella morsa
dell'organizzazione. Nell'ottobre 2011 il clan avrebbe elargito 100mila
euro alla Spal Calcio e un altro prestito di 30mila euro sarebbe stato
erogato personalmente a Pozzi nel gennaio 2012, con interessi, scrive il
gip, "di natura chiaramente usuraia".In un incontro a Seveso, dove la
cosca aveva la sua base in una sorta di "ufficio-tugurio", Pensabene e
altri del clan "ottenevano il rilascio da parte di Pozzi di 36 cambiali
(...) per un importo complessivo di 198mila euro". Rosati, già presidente
del Varese Calcio, secondo il gip è risultato invece "in rapporti di
affari con Pensabene", tanto che avrebbe concordato con uomini del clan
"di operare alcune speculazioni edilizie". Mentre un ex presidente della
Nocerina, Giuseppe De Marinis, sarebbe stato pestato fino al distacco
della retina di un occhio per un debito usurario.
Nelle quasi 500 pagine di ordinanza il gip
elenca tutte le 39 società, un vero e proprio impero, "costituite o
acquisite dal gruppo criminale facente capo a Pensabene" e "utilizzate per
fare circolare i flussi di denaro contante, per l'acquisizione del
patrimonio immobiliare e per l'emissione di fatture fittizie". Un elemento
preoccupante, ha spiegato Boccassini, "è il fatto che ancora una volta
abbiamo trovato imprenditori usurati e malmenati che hanno preferito non
denunciare". Fra gli arrestati non mancano i cosiddetti 'colletti bianchi',
come Vincenzo Bosco e Walter Alessandro La Coce, direttore e vicedirettore
dell'ufficio postale di Paderno Dugnano (Milano), che avrebbero
autorizzato "sistematicamente presso i loro sportelli le operazioni di
prelievo di ingenti somme di denaro contante" per la cosca.
In
Ucraina la situazione è questa:
Yanucovych era stato eletto in elezioni con il 51,8 per cento dei voti.
Ora, l’Occidente ha appoggiato questa rivolta, una rivolta molto violenta,
armata. Sono stati sequestrati una sessantina di poliziotti e quindi pone
il principio che anche un regime democraticamente eletto possa essere
rovesciato legittimamente con la violenza. Quindi potrebbe essere uno di
quei casi in cui l’Occidente si dà la zappa sui piedi, perché potrebbe
accadere anche nelle democrazie ed essere considerata non più illegittima,
oltretutto questa partitocrazia è ben più ladra di Yanucovych con le sue
piscine. Quello che ha rubato in trent’anni altro che piscine, struzzi e
bottiglie di champagne!! Siamo di fronte a una seconda guerra fredda. Dopo
il crollo dell’URSS gli Stati Uniti in particolare, ma con i loro alleati
occidentali, hanno inanellato credosette
o otto guerre di aggressione, tutte!
E solo la prima, quella del Golfo, poteva essere giustificata se Saddam
Hussein sveva aggredito il Kuwait, ma le altre, Afganistan, Iraq, Libia…
Adesso che la Russia è diventata di nuovo protagonista della scena
mondiale, si ripropone la contrapposizione tra questi due blocchi e
l’Occidente è all’attacco, anche economicamente, da tutte le parti, nel
senso che è un tentativo di occupazione geopolitica del mondo intero.Prendiamo
il Venezuela, adesso, dopo la morte di Chavez,
guarda caso ci sono queste rivolte. E’ chiaro che in ogni Paese c’è del
malcontento, a parte il fatto che la politica di Chavez in Venezuela era
stata una politica non alla Castro.Chavez
non era un comunista,
ma un socialista e eletto democraticamente. E’ altrettanto chiaro che gli
Stati Uniti soffiano su questi malcontenti o li foraggiano. L’Argentina,
che ha fatto una scelta intelligente, di non integrarsi nel mercato
finanziario internazionale, che sta provocando disastri ovunque, è stata
messa in ginocchio anche economicamente dal giro finanziario
internazionale.
Quindi è in atto una sorta di guerra tra mondi dove alle due potenze
tradizionali si aggiunge la terza incognita, che è il mondo musulmano che
non ci sta a farsi né occidentalizzare, né comunistizzare, vuole seguire
una propria linea di sviluppo. Oggi la guerra non si combatte come ai
vecchi tempi, dove sarebbero entrate truppe russe o arrivati gli
americani, si combatte economicamente, quindila
Russia ricatta l’Ucrainacon
il gas e gli altri rispondono promettendo miliardi di dollari. Però tutto
ciò in qualche modo avviene sulla testa degli stessi ucraini e anche di
noi cittadini europei, Nessuno decide niente, noi siamo sudditi, questa è
una situazione che si vede ovunque e in Italia lo vediamo bene, pur
essendo governati da dei quaraquaquà. Chavez aveva un’altra consistenza e
se restiamo in Europa la Merkel ha un’altra consistenza,l’Italia
è ormai diventata una povera cosa. Suddita due volte,
degli americani e in qualche misura di una Europa più forte."Massimo
Fini
I russi di Rosneft mettono mezzo miliardo per il 13% di Pirelli
Il 26% detenuto da Camfin passa in un veicolo che per la
metà sarà controllato dalla società petrolifera. L'altro 50% si divide
tra Nuove Partecipazioni, che avrà l'80% delle quote, Unicredit e Intesa
Sanpaolo. L'operazione a 12 euro per azione
MILANO-
Si rafforza la presa della russa Rosneft sull'Italia. Dopo aver rilevato
il 20% di Saras dalla famiglia Moratti, la compagnia petrolifera russa è
pronta a mettere le mani sul 13% di Pirelli dando forza ai rumors di
fine gennaio quando pareva che insieme a Goldman Sachs fosse pronta a
lanciare un'Opa sulla Bicocca. Indiscrezioni che il numero uno della
società degli pneumatici, Marco Tronchetti Provera, aveva bollato come
"illazioni. Non è arrivata nessuna proposta al sottoscritto, nè
tantomeno ho fatto io proposte al board di Pirelli".
Certo per il momento il passaggio di controllo non è all'ordine del
giorno e anzi nei nuovi patti l'uscita di Tronchetti non è più prevista
nel 2017, anzi i tempi per decidere il futuro della Bicocca si allungano
di altri 5 anni. Nel frattempo, però, esce di scena il fondo Clessidra
di Claudio Sposito cambiando così la catena di controllo degli
pneumatici, secondo un accordo di massima del quale ha dato notizia con
una nota mattutina Intesa Sanpaolo.
Proprio Ca' de Sass, insieme a Unicredit, Clessidra, Nuove
Partecipazioni (Marco Tronchetti Provera e soci) e Rosneft è tra i
firmatari di questo accordo, secondo il quale verranno "valorizzate" le
quote indirette di Pirelli possedute attraverso Camfin "a un prezzo in
trasparenza pari a 12 euro per azione" (grossomodo l'attualeprezzo
di Borsa). Clessidra dovrebbe incassare 260
milioni, dopo averne investiti poco più di 150 milioni
nel giugno scorso.
Ai tempi dell'opa su Camfin della scorsa estate la valutazione di
Pirelli era stata di 8 euro ad azione. Di fatto, il pacchetto del 26%
circa di azioni Pirelli, detenuto oggi da Lauro 61/Camfin, entrerà in
una nuova scatola. Questa "newco", cioè una nuova società creataad
hocper
l'operazione, sarà a sua volta detenuta da due diverse realtà. Metà del
capitale andrà appunto ai russi di Rosneft, che secondo le indiscrezioni
dovrebbero pagare mezzo miliardo. L'altra metà del capitale andrà a un
nuovo veicolo nel quale continueranno a sedere Nuove Partecipazioni
(Tronchetti Provera) con l'80% delle quote, e le due banche (Intesa
Sanpaolo e Unicredit) con il 10% a testa. Entrambi gli istituti di
credito avevano investito meno di 120 milioni in Lauro-Camfin e vedranno
le proprie quote valorizzate 200 milioni circa prima di reinvestire una
cinquantina di milioni nella nuova operazione.
Le banche reinvestiranno quindi parte dei denari ottenuti liquidando le
attuali posizioni nella nuova scatola di controllo di Pirelli, mentre il
fondo Clessidra sarà del tutto fuori dai giochi. Quanto alla governance,
la nota di Intesa specifica che Nuove Partecipazioni "indicherà il
presidente e ceo di Pirelli, con pieni poteri sulla gestione ordinaria
della società.
La governance di Pirelli rimane invariata, resta centrale
il ruolo di guida del board, in linea con" le migliori prassi
internazionali. Con l'uscita di scena di Sposito e di Clessidra decade
l'obbligo di valorizzazione delle quote dopo 4 anni, la preannunciata
'exit' da Pirelli nel 2017. I nuovi accordi con Rosneft avranno, durata
di 5 anni, rinnovabili a scadenza. E' possibile ipotizzare che il gruppo
russo, con questa mossa, si candidi a rilevare il controllo della
società, anche se in base ai nuovi accordi il numero uno della Bicocca,
Tronchetti Provera, non avrà più alcun obbligo di uscire dal gruppo
italiano entro il 2017. Ci sarebbero così cinque anni per decidere del
futuro del celebre marchio italiano.
Quanto infine agli aspetti industriali, "obiettivo dell'accordo - si
legge nel comunicato - è sviluppare le attività e il business di
Pirelli, anche rafforzando la rete commerciale in Russia grazie alla
capillare presenza sul territorio di Rosneft". E ancora: "Già dalla fine
del 2012 Rosneft, la più importante società quotata nel settore oil and
gas al mondo, ha definito con Pirelli una serie di intese commerciali e
nel settore della ricerca e sviluppo, in particolare nei materiali per
la produzione di pneumatici e nella gomma sintetica". Rosneft, come
detto, è la stessa società che ha siglato un accordo con i Moratti,
storicamente legati a Tronchetti Provera, perrilevare
il 20% della Saras,
la società della raffinazione.
L'ultimo aggiornamento Consob sull'azionariato
dell'azienda della Bicocca vede Lauro 61 al 26,2% di Pirelli, seguito
dai Malacalza poco sotto il 7%, poi Edizione al 4,6%, Mediobanca al
3,95%, il fondo Harbor International al 3,94%. L'azione della Bicocca (segui
in diretta)
scivola in fondo al listino principale dopo la notizia. Secondo gli
analisti l'accordo rafforza la posizione di Marco Tronchetti in
confronto a quella delle istituzioni finanziarie. L'operazione è però
vista in modo ambivalente: per gli esperti di Mediobanca riduce l'appeal
speculativo. Nei mesi scorsi, infatti, il titolo aveva in parte
beneficiato in Borsa della convinzione del mercato che fosse imminente
un riassetto, magari anche attraverso anche un'opa. Per Intermonte,
invece, "l'ingresso di Rosneft apre una nuova fase in Pirelli: una
notizia positiva per il titolo".
E' un importante decreto voluto il 27
novembre 2013 da Saccomanni nell'ignoranza assoluta degli italioti
ipnotizzati dall'espulsione del delinquente di Arcore dal Senato.
L'opposizione pentastellata non è riferita ovviamente all'abolizione
della seconda rata IMU 2013, ma alla SELVAGGIA PRIVATIZZAZIONE IMPOSTA
DAL GOVERNO alla Banca d'Italia. Come già ampiamente descritto nel
nostro articolo
Banche, così il governo anticipa di un anno il
regalo da 4 miliardi di euro,
il Governicchio Burletta ha proceduto ad una spaventosa
rivalutazione del capitale sociale della Banca d'Italia (7,5 miliardi di
euro contro i precedenti 156.000 !!!) allo scopo di rivalutare a sua
volta le partecipazioni azionarie delle varie banchette italiote
(Unicredit ed Intesa su tutti...)per fare in modo che rastrellassero 4
miliardini di crediti in relazione alla vendita delle loro
partecipazioni che deve essere ridotta al 3%, contemporaneamente aprendo
l'intero capitale alle partecipazione privata anche estera in quanto i
soggeti devono semplicemente essere membri UE. Da questa colossale
vendita il Governo rastrellerà 1,5 miliardi di euro contro la perdita
totale della funzione pubblica della Banca d'Italia nonchè di garante a
tutela dl risparmiatore. Altresì i giganti bancari europei potranno
attingere ad una quota rivalutatissima, spuntare ottime cedole e mettere
il becco negli affari italioti. Di fronte a questa porcata allucinante
cha fa il paio con la cessione del 40% di Poste Italiote e con la messa
in vendita di quote di FinMeccanica e di Enav - la rete di gestione dei
controllori di volo - al peggior Italonia del secondo dopoguerra sta
svendendo gli ultimissimi rimasugli di patrimonio pubblico dopo aver
disintegrato telefonia (Sip-Telecom), industria metal-meccanica (Alfa,
ferriere,Italsider), autostrade (date in gestione a Bemetton), credito
al risparmio italiano (il fu Credito Italiano), chimica. Uno strapuntino
suggellato altresì dal comportamento diarroico dell'ex comunista
Boldrini che ormai si è ampiamente scordata di cosa significhi stare
all'opposizione
Banche, nuovo record dei crediti a forte rischio:
sofferenze a 155,8 miliardi (+24,6%)
Mentre Visco ragiona sulla bad bank nazionale, arrivano i
nuovi dati sulla crescita esponenziale dei prestiti a
creditori insolventi che zavorrano gli istituti
Secondo ilFinancial
Times, che cita fonti di governo, l’ipotesi non
troverebbe però sponda nel premierEnrico
Letta. Le fonti citate dal quotidiano della
City sostengono che “l’idea di una bad bank potrebbe esserecontroproducenteper
l’Italia” e che il timore del premier sarebbe quello di
“accelerare il processo di undowngradeda
parte delle agenzie di rating nei prossimi mesi”. Bad
bank o meno, secondo il direttore generale dell’Abi,Giovanni
Sabatini,
che ne ha parlato con l’agenzia Bloomberg, dall’analisi della
Bce sulle banche italiane potrebbero emergere carenze tra i10-15
miliardi di euro.
Una cifra a suo dire gestibile e in linea con le stime di
Bankitalia.
Intanto imprese e famiglie continua a fare i conti con lastretta
del credito. A dicembre, sempre secondo Bankitalia, i prestiti
delle banche italiane al settore privato hanno registrato una
contrazione su base annua del3,8
per cento(-4,3
per cento a novembre). Quelli alle famiglie sono in
particolare scesi dell’1,2 per cento (-1,5 per cento nel mese
precedente), mentre quelli alle società non finanziarie sono
diminuiti, sempre su base annua, del 5,3 per cento (-6 per
cento a novembre).
“L’aumento esponenziale di sofferenze ed incagli, non è
addebitabile esclusivamente allacrisi
sistemicaseppur
generata dai banchieri, ma in massima parte ad unagestione
del credito spesso clientelare“, fanno nel frattempo
sapere Adusbef e Federconsumatori in una nota. Un credito,
attaccano le associazioni dei consumatori, “che nega piccoli
fidi a platee vaste di richiedenti senza Santi in Paradiso,
per erogare masse creditizie di decine di miliardi di euro
privi di garanzie reali, ai soliti amici, sodali, compagni di
merende dei banchieri di sistema, come insegnano i casi di
scuola diZaleski,
Zunino,Ligresti,
che dovrebbero perfino interessare leProcure
della Repubblicaper
violazione al codice penale perincauti
affidamenti“. Reiterata, quindi, la richiesta di
chiarimenti sul progetto bad bank nazionale del governatore
della Banca d’Italia “il quale, con la usuale scusa di
liberare risorse da utilizzare per il finanziamento
dell’economia, vuole rifilare l’ennesima patacca agli
italiani”.
Dal canto suo ilComitas,
l’associazione delle microimprese italiane, ricorda come “la
causa della crescita delle sofferenze è delle banche stesse.
Negli ultimi anni, infatti, gli istituti di credito da un lato
hanno fortemente ridotto il credito concesso a imprese e
privati, dall’altro hanno incrementato la revoca dei fidi,
rendendo insolventi aziende e cittadini. Se quindi non si
concedono più i soldi ai privati e si ritirano – spesso
immotivatamente – i prestiti già elargiti, si getta benzina
sul fuoco accentuando le difficoltà economiche di una
pluralità di soggetti, con effetti diretti sul tasso di
sofferenza”. Quanto alla bad bank, “auspichiamo che l’ipotesi
avanzata di costituire un fondo dove far confluire i crediti
in sofferenza possa alleggerire la situazione a patto che,
contemporaneamente, le banche allarghino icordoni
della borsae
ridiano ossigeno alle aziende, soprattutto piccole, che sono
in grado di crescere, innovarsi, internazionalizzarsi, e
assumere giovani”.
Berlino contro la Bce sull'acquisto Bond.
Ma il tasso Btp scende ai minimi dal 2006
I mercati leggono positivamente il rimando tedesco
alla Corte di giustizia europea sul programma di
acquisto di titoli di Stato della Bce: di fatto
riconosce l'autorità del tribunale comunitario su
quello nazionale. Milano chiude in rialzo dello
0,96%, spread in area 200. Negli Usa la
disoccupazione cala come previsto al 6,6%, ai minimi
da cinque anni, ma i nuovi posti di lavoro sono
'solo' 113mila
MILANO-
L'Alta Corte federale tedescachiede
l'intervento della Corte europeasul
programma Omt della Bce, lanciato a settembre da
Mario Draghi, che prevede l'acquisto di titoli di
Stato di Paesi in difficoltà in cambio di rigorosi
piani di austerità di bilancio. Una mossa di cui l'Eurotower
prende atto ribadendo seccamente che "il programma
Omt rientra nel suo mandato". La lettura dei mercati
è, tuttavia, positiva: "La Germania - spiegano gli
addetti ai lavori - riconosce di fatto di non poter
deliberare senza aver interpellato la Corte europea.
Proprio quello che voleva la Bce secondo cui è
competente solo il tribunale comunitario". Questa
versione è sufficientemente accreditata da allentare
- dopo un primo scossone - le tensioni sul debito
pubblico dell'Eurozona in scia anche alle parole di
ieri del governatore BceMario
Draghi, che ha promesso costo del denaro basso
ancora a lungo e ha assicurato che l'Eurozona non si
trova in deflazione.
I primi a beneficiarne sono i Btp italiani che ben
comprati sul mercato secondario hanno visto il
rendimento precipitare al 3,68% ai minimi dal
febbraio 2006 (lospreadè
in calo in area 200 punti), quando la crisi del
debito sovrano pareva impossibile. La mossa della
Germania si aggiunge
al trend delle ultime settimane con i grandi
investitori internazionali che spostano capitali dai
paesi emergenti verso i più sicuri mercati
occidentali premiando gli ex Piigs: dal Portogallo
all'Italia, dall'Irlanda alla Spagna fino alla
Grecia. La convizione è che la crisi sia alle spalle
e oggi, quindi, si tratta di Paesi che offrono buoni
rendimenti (se comparati ai treasury americani o ai
bund tedeschi) con rischi limitati.
A questa importante novità si aggiungono i dati sullavoro
negli Stati Uniti,
che erano molto attesi dai mercati. Come da
previsioni, la disoccupazione Usa è scesa al 6,6% a
gennaio e si è portata ai minimi da cinque anni;
d'altra parte, però, la creazione di nuovi posti di
lavoro si è fermata a 113 mila unità e ha deluso le
aspettative per 170-180 mila nuovi occupati.
Nell'intero 2013 l'economia ha creato in media 194
mila nuove buste paga al mese, secondo i dati
rivisto oggi dal Dipartimento del lavoro, non
lontane dalle 200mila poste come obiettivo dalla
Fed. L'andamento degli ultimi due mesi è stato però
ben più lento e questo sarà oggetto di discussione
in seno alla Banca centrale Usa, chiamata sotto la
nuova guida di Janet Yellen a continuare o meno la
stretta agli stimoli monetari. E così aWall
Streetil
Dow Jones sale dello 0,4%, l'S&P 500 dello 0,55%,
mentre il Nasdaq avanza dello 0,9% alla chiusura dei
mercati europei.
Chiusura che avviene in terreno positivo: a Milano,Piazza
Affaririmbalza
positivamente al dato americano sul lavoro e termina
gli scambi a +0,96%. Rispetto allo scorso venerdì,
il Ftse Mib ha guadagnato un punto percentuale
circa, dopo un avvio di ottava decisamente negativo.
In rialzo anche gli altri listini:Londrachiude
a +0,2%,Francoforteaggiunge
lo 0,49%, eParigilo
0,96%. Sulla Borsa milanese è stata volatileTelecom,
che è partita a razzo, è passata in negativo e poi
ha chiusotra
i migliori;
in evidenza ancheMediolanum,
dopo il giudizio positivo degli analisti di
Citigroup. In rialzo ancheMediaset,
grazie alle dichiarazioni del vice presidente Pier
Silvio Berlusconi, che ha parlato di "qualche
segnale positivo" per la pubblicità dall'inizio
dell'anno. L'eurochiude
sopra quota 1,36 dollari dopo i deludenti dati
sull'occupazione Usa, mentre il biglietto verde
arretra. La moneta europea passa di mano a 1,3616
dollari, dopo aver toccato in precedenza un minimo
di 1,3551 dollari.
Prima dei dati sull'occupazione Usa si sono
registrate alcune indicazioni macroeconomiche dal
Vecchio continente. InGermaniala
bilancia commerciale ha segnato un surplus di 18,5
miliardi a dicembre con un avanzo di 198,9 miliardi
nel 2013. L'export è diminuito dello 0,9% su mese a
dicembre e aumentato del 4,6% su anno, mentre
l'import è sceso dello 0,6% congiunturale e salito
del 2% tendenziale. Dati sulla bilancia commerciale
anche inGran
Bretagna,
dove il deficit di dicembre scende a 7,7 miliardi di
sterline. InSpagna,
invece, la produzione industriale è salita del 3,5%
tendenziale a dicembre. Nell'intero 2013 la
produzione industriale è scesa dell'1,8% sul 2012.
Numeri che dimostrano come la ripresa a Madrid sia
cominciata.
Draghi esclude il “rischio deflazione”. E annuncia:
“Azioni decisive se servirà”
L'Eurotower non tocca il costo del denaro e lo
lascia agli attuali minimi storici. Il presidente:
"Politica Bce non si riflette sui tassi in Italia e
Francia". E poi rassicura sul rischio di un calo dei
prezzi. Ma per gli analisti resta una reale minaccia
per la ripresa
Mario Draghitenta
di allontanare lospettro
delladeflazione.
“L’Eurozona
sperimenterà un lungo periodo dibassa
inflazione“, ha avvertito il presidente
dellaBanca
centrale europea, ma “seguirà poi un rialzo
graduale dei prezzi” e per questo motivo è presto
per parlare di “deflazione”. Rispondendo ai
giornalisti a Francoforte, l’ex numero uno di
Bankitalia ha spiegato che la Bce ”monitora
attentamente” gli sviluppi sui mercati monetari ed è
pronta ad “azioni
decisive“ se necessario, promettendo tassi
ai livelli attuali o inferiori “ancora a lungo”.
L’Eurotower ha poi annunciato che iltasso
d’interessedi
riferimento resta invariato alminimo
storicodello
0,25 per cento. “Gli effetti della politica
monetaria di bassi tassi della Bce non si riflettono
a quelli applicati inItaliae
inFrancia“,
ha affermato il presidente dell’istituto centrale
durante la conferenza stampa.
Tornando al rischio deflazione, Draghi ha precisato
che “non c’è alcuna analogia con la situazione delGiapponenegli
anni ’90″ e ha ricordato che l’inflazione nell’area
della moneta unica “non è molto diversa dagliStati
Uniti, dopo la ripresa è in corso da più
tempo”. Il numero uno dell’Eurotower ha quindi
spiegato che l’andamento dei prezzi al consumo è
condizionato “dai prezzi di energia e cibo” ma anche
“dalla debole domanda, dovuta all’elevato tasso di
disoccupazione”.
Ma molti analisti -
come riportava nei giorni scorsi il Financial
Times - restano convinti che un periodo
prolungato di calo
dei prezzi possa rappresentare unareale
minacciaper
la ripresa. “I rischi di deflazione ora sono
maggiori”, affermano gli osservatori, sottolineando
che se la minaccia deflazione si realizzasse questo
potrebbe esacerbare le pressioni sui Paesi della
periferia dell’area euro aumentando ilcosto
del debitoe
soffocando le spese di famiglie e aziende. Tra gli
economisti, poi, non manca chi sostiene che alcuni
settori economici abbiano già crescita negativa.
Anche per questo laBanca
d’Inghilterraha
lasciato i tassi di riferimento invariati allo 0,50%
confermando il piano di riacquisto Bond a 375
miliardi di sterline.
Proprio l’inflazioneera
uno dei dossier alla base dell’incontro dei
banchieri centrali, che si sono riuniti
oggi. Continua infatti a preoccupare l’aumento dei
prezzi,inulteriore
rallentamento nell’Eurozona (0,7% a gennaio), in
Paesi come l’Italia (0,6%) e inferiore alle attese
persino inGermania(1,3%),
che assottiglia pericolosamente la distanza di
sicurezza dal rischio-deflazione. Draghi – come
aveva già fatto in passato – non ha nascosto che
l’inflazione è molto bassa e ci rimarrà “a lungo”,
promettendo di agire se i rischi di deflazione si
facessero troppo concreti.
E ha cercato di rassicurare sul rischio deflazione.
Ogni crisi finanziaria, ha detto, “è sempre seguita
da un periodo di bassa inflazione”. E quella in
corso è dovuta ai bassi prezzi alimentari ed
energetici globali e a Paesi come Portogallo,
Irlanda e soprattuttoGrecia,
il Paese più in difficoltà che secondo Bloombergpotrebbe
ricevere dall’Ue una estensione a 50 anni dei suoi
prestiti, con un taglio dei tassi su alcuni degli
aiuti già ricevuti.
L’altro dossier all’ordine del giorno sono
itassi
troppo altiche
le banche si applicano sui prestiti di liquidità fra
loro. Gli stress test sulle banche non hanno infatti
ancora fatto chiarezza sui bilanci. C’è quindi poca
fiducia a prestare liquidità, specie verso il Sud
dell’Eurozona. Aggiungendosi allospreadsui
titoli di Stato, che fa salire i tassi pagati dalle
banche e applicati poi sui prestiti a famiglie e
imprese, tutto ciò amplifica la stretta
creditizia che
sta frenando la ripresa in Paesi come l’Italia.
ARTIFICI CONTABILI PER INVENTARSI LA CRESCITA
Si può!Truccare
i dadi si può!Cambiare
le statistiche pur di nascondere la verità si può. A giugno 2013 l’Istat
trasformò il calcolo dell’indice di fiducia degli italiani ottenendo un
aumento di ben 20 punti celebrato da Saccomanni (regalategli un
lampadario) e Letta come l’ennesima luce in fondo al tunnel. Da allora gli
italiani sorridono alla vita. Ora ci risiamo. A settembre 2014 la
Commissione Europea utilizzeràuna
nuova metodologia di calcolo del PIL.Spese
militari (?!) e di ricerca e sviluppo diventeranno investimenti.
La valutazione delle spese relative alla bilancia dei pagamenti e al
sistema previdenziale cambierà. Il tutto al fine di abbandonare l'ESA 95 (European
system of national accounts) e allineare il calcolo del PIL europeo alla
analoga metodologia di calcolo americana. L'Europa riparte alla grande.
Alcuni Paesi europei hanno già fornito i nuovi risultati con delle
simulazioni. Siamo tutti più ricchi e la luce splende in fondo al tunnel.
Per l'Italia, durante il periodo 2010-2012, vi è un aumento di PIL di più
di un punto percentuale.I
cacciabombardieri F-35 diventano un ottimo investimento,
in fondoportano
lavoro.Gli
altri Paesi europei anticipano addirittura un sensibile miglioramento: la
Gran Bretagna di 4%, Svezia e Finlandia di 5%.
Se il risultato di 1-2 punti percentuali in più sarà confermato per
l'Italia avremo 500 dai ai 900 milioni di euro da spendere in quanto
diventati virtuosi per la UE. Il problema è chei
soldi non ci sono.
Preparatevi a sei mesi di chiacchiere su un tesoretto che attribuiranno
alle capacità di Capitan Findus Letta e di Gelatina Saccomanni senza
spiegare che è solo artificio contabile. Più Pil e più bombe per tutti.E'
l'Italia che va...
Ma dove va?
Leagenzie
di ratingnon sono
sempre affidabili, sappiamo bene i danni che hanno fatto certificando come
investimenti sicuri i derivati tossici e amplificando la speculazione suldebito
pubblicodei Paesi
dell’euro tra 2010 e 2012. Ma ogni tanto hanno il pregio di sottolineare
l’ovvio, come ha fatto ieriStandard&Poor’s,
la più importante delle tre agenzie americane che dominano il mercato. Nel
suo report sull’Eurozona, S&P avanza un certo scetticismo sull’Italia:
“Siamo ancora incerti se i trend economici e nelle decisioni politiche
reggeranno”.
Non è ovviamente solo la situazione politica, difficile da decodificare, a
inquietare gli analisti. Ci sono i numeri. Due in particolare. Quello
sulla crescita è il più preoccupante: “Ladomanda
di lavoroe le
condizioni del credito strette limiteranno la crescita media del Pil in
Italia al +0,5 per cento annuo tra il 2014 e il 2016″. Le previsioni del
governo sono ormai così chiaramente gonfiate che perfino lo stesso premierEnrico
Lettadice
pubblicamente che la crescita dell’1,1 per cento nel 2014 è un
“obiettivo”, anche se nei documenti ufficiali è indicata come previsione.
E la differenza non è ovviamente solo semantica ma di credibilità.
Secondo dato: dice S&P che a fine anno il debito pubblico sarà del 134 per
cento delPil,
inutile che Letta celebri riduzioni temporanee di qualche zero virgola. Ci
vorrebbero delleliberalizzazioniper
liberare la crescita, non potendo usare la leva della spesa pubblica. Ma
di queste non c’è traccia nel programma di Letta e neppure in quello diMatteo
Renzi, per la verità. Purtroppo ormai il governo, sia con Letta
che con il ministro dell’EconomiaFabrizio
Saccomanni, ha scelto la linea dello struzzo: negare sempre,
contro ogni evidenza, contro ogni numero. E promettere, promettere,
promettere.
O si cambia tutto o fra 9 anni il nostro tenore di vita
sarà il 60% di quello statunitense, come negli anni’60
Niente luci e ombre, solo bianco e nero. L’Europa corre veloce nella sfida
economica con gli Stati Uniti, ma corre all’indietro, talmente veloce che
anche l’incerta economia statunitense sembra una locomotiva che porterà la
differenza tra i livelli di vita del Vecchio continente nel 2023,
praticamente domani, al 60% dei quelli Usa. Peggio di quanto era negli
anni’60.
Questo, naturalmente in assenza di profonde riforme economiche. Ma se ne
vedono così tante?
A spaventare è che questa previsione, basata su 50 pagine di cifre e
grafici complessi, la fa la normalmente tranquillizzante Commissione
europea, che non fa altro, da mesi e mesi, che parlare di luce in fondo al
tunnel, di ripresa difficile ma che c’è e così via. Lo fa nel suo ultimo
report trimestrale sull’area euro, uscito alcuni giorni fa a Bruxelles.
Le voci sulla ripresa sono dunque troppo ottimistiche? Il Trattato
commerciale che stiamo negoziando con gli Usa è forse solo un menù che
Washington si sta servendo in Europa? Oppure alla Commissione hanno già
considerato che questo importante accordo commerciale si incastrerà
perfettamente con una serie di riforme decisive a livello europeo e
nazionale (Italia compresa) e dunque il rischio non c’è davvero? Tutti gli
sforzi fatti dopo il boom della fine degli anni ’50 sono stati bruciati da
cinque anni di crisi? Eravamo arrivati quasi alla pari con i ricchi
spendaccioni statunitensi e invece, tra nove anni, la nostra economia sarà
andata così male che il nostro livello di vita sarà solo il 60% del loro:
Loro dieci bistecche? Noi sei. Loro dieci posti di lavoro? Noi sei. Loro
dieci giorni di ferie? Noi sei, e via così…
Vale la pena di leggere il passaggio originale: “On the assumption that
the euro area and US forecasts underpinning this scenario prove accurate,
the euro area is forecast to end up in 2023 with living standards relative
to the US which would be lower than in the mid-1960′s. If this was to
materialise, euro area living standards (potential GDP per capita) would
be at only around 60% of US levels in 2023…”
Eravamo diventati alleati con pari dignità, stavamo nella Nato tutti
insieme a gestire le sorti del Mondo e ci ritroviamo invece (tutti noi
dell’eurozona) a dover pietire una commessa da un’industria di Cincinnati
per tirare avanti?
Secondo i dati diffusi dalla Commissione il crollo europeo è evidente nei
dati sulla produttività del lavoro: un’ora di produttività del lavoro
nella zona euro era quasi il 90 per cento del valore negli Stati Uniti
nella metà degli anni ’90 , ma la cifra è scesa oggi di un 10% e si
prevede che arrivi al 73% entro il 2023. Qui si concentreranno le
principali motivazioni della differenza, per il resto sarà colpa dei tassi
di occupazione e delle ore lavorate procapite.
Secondo la Commissione dunque gli Usa sono usciti dalla crisi meglio di
quanto stia facendo la zona euro, con un tasso medio annuo di crescita
potenziale del 2,5% nei prossimi 10 anni, mentre la zona euro sarà in
media solo all’1% . I tassi di crescita procapite saranno anche qui la
metà di quelli statunitensi.
Marco Buti, direttore generale Affari economici cerca di trovare un
aspetto positivo in questo dramma, e scrive nella sua introduzione che “il
messaggio incoraggiante, tuttavia, è che le prospettive di crescita
modesta non sono ‘scolpite nella pietra’. Le proiezioni riportate sono
basati su uno scenario “del far nulla”, assumendo cioè che le politiche
attuali rimangono invariate. I responsabili politici – ammonisce Buti –
possono evitare il terribile scenario di crescita mediante l’attuazione di
riforme che contribuiscano a sviluppare appieno il potenziale
dell’economia”.
Monte dei Paschi, il mistero dei bilanci è un
segreto di Stato
Da due mesi il governo italiano
impedisce agli uffici di Bruxelles di rendere nota
la decisione con cui la Commissione europea il 27
novembre scorso ha imposto alla banca senese di
restituire entro il 2014 tre dei quattro miliardi di
aiuti di Stato ottenuti un anno fa
Il documento chiave è secretato. Da
due mesi il governo italiano impedisce agli uffici
di Bruxelles di rendere nota la decisione con cui la
Commissione europea ha imposto il 27 novembre scorso
alMonte
dei Paschi di Sienadi
restituire entro il 2014 tre dei quattro miliardi di
prestito statale (i cosiddettiMonti
bond) ottenuti un anno fa. Il ministro
dell’EconomiaFabrizio
Saccomannisi
avvale del diritto di espungere dal testo
“informazioni considerate confidenziali”. Un lavoro
di sbianchettatura evidentemente laborioso che
indica come la vicenda Mps sia ormai affare di
Stato.
Il triangolo delle
Bermude - Il
comunicato emesso lunedì scorso dallaBanca
d’Italialo
conferma. Il governatoreIgnazio
Viscoe
il direttore generaleSalvatore
Rossihanno
ricevuto – con un rappresentante del ministero
dell’Economia – il presidente di MpsAlessandro
Profumocon
l’amministratore delegatoFabrizio
Violae
il presidente della Fondazione Mps (azionista di
controllo della banca)Antonella
Mansicon
il direttore generaleEnrico
Granata. Banca,
vigilanza e governo – intorno a un tavolo
triangolare sempre più somigliante al triangolo
delle Bermude – comunicano la loro compattezza:
“L’incontro si è svolto in un clima costruttivo,
nella responsabile consapevolezza di tutte le parti
che il Monte possa continuare a rappresentare una
realtà bancaria importante nell’economia del Paese,
a condizione di poter contare su un adeguato
supporto patrimoniale e su un assetto azionario
stabile”. In termini calcistici lo schema di gioco
adottato è il catenaccio. Adesso tenete bene a mente
l’espressione “adeguato supporto patrimoniale” per
capire che cosa c’è sotto.
Tutto comincia nell’autunno del 2011.
Lo spread supera quota 500, nasce il governo Monti.
L’Eba (European banking authority) ordina a Mps una
trasfusione di capitali freschi da 3,3 miliardi di
euro. La banca senese è pesantemente esposta sui
titoli di Stato italiani, la cui perdita di valore è
misurata dall’impennata dello spread. Scatta
l’allarme. Il direttore generaleAntonio
Vigniviene
sostituito con un uomo di fiducia della Banca
d’Italia, Viola. Il presidente del Monte,Giuseppe
Mussari, prima
minaccia un ricorso alla Corte di giustizia europea
contro la raccomandazione Eba, ma poco dopo si
dimette. I suoi amici del Pd senese e nazionale
chiamano Profumo.
Per quasi tutto il 2012 il nuovo
vertice tratta la crisi Mps come difficoltà
fisiologica. Il 9 ottobre 2012, agli azionisti che
invocano l’azione di responsabilità contro Mussari,
Profumo replica seccamente: “Non abbiamo elementi”.
È vero che già dai primi di maggio il Monte dei
Paschi è oggetto di perquisizioni a tappeto per
l’inchiesta sulla acquisizione dellabanca
Antonveneta,
l’operazione del novembre 2007 che segna l’inizio
della fine. Ma il 20 giugno Mussari è stato
confermato presidente dell’Abi, l’associazione delle
banche, all’unanimità. E, soprattutto, il 9 ottobre
Profumo non ha elementi, però il 10 ottobre Viola
scova in fondo a una cassaforte in uso al suo
predecessore Vigni l’ormai celebre mandate
agreement, la prova che inchioderebbe Mussari, oggi
a processo per ostacolo alle autorità di vigilanza.
Nei giorni scorsi la dirigente della ConsobGuglielmina
Onofriha
testimoniato al tribunale di Siena che gli uomini di
Viola avevano già trovato il 20 settembre – venti
giorni prima – copia di contratto, con l’indicazione
che l’originale si trovava in quella cassaforte.
Elio Lannutti, presidente dell’associazione di
risparmiatori Adusbef, ha denunciato Viola per falsa
testimonianza.
Per capire tante stranezze va
spiegato il mandate agreement. Nel 2009 Mussari sta
andando con i conti in rosso sotto il peso della
sciagurata acquisizione di Antonveneta, pagata 9
miliardi quando ne valeva forse la metà. Per
rinviare i problemi convinceNomuraeDeutsche
Banka
ricontrattare operazioni che vedono Mps in forte
perdita. Le due banche fanno il favore, ma a fronte
della ricontrattazione con cui rinunciano ai
guadagni di due operazioni (rispettivamente
Alexandria e Santorini) ottengono una nuova
complicata manovra su titoli di Stato (Btp a
scadenza 2034) con cui si rifanno abbondantemente ma
a lungo termine, consentendo a Mussari di nascondere
per un po’ il buco del bilancio.
Gli ispettori di Consob e Bankitalia
notano già a fine 2011 queste operazioni in pesante
perdita, ma fare cattivi affari non è vietato. E al
processo, incalzati dalle domande della difesa di
Mussari, argomentano che senza il mandate agreement,
il contratto che appunto lega le due operazioni (Btp
2034 e ristrutturazione Alexandria), l’operazione in
Btp restava un’operazione in Btp, anche se
somigliava terribilmente a un “derivato sintetico”
con perdita automatica incorporata.
Come cambia il
pensiero di Profumo - La
distinzione è decisiva per capire la portata
dell’affare di Stato.L’esistenza
del mandate agreement viene rivelata dal Fatto il 22
gennaio 2013, con un articolo diMarco
Lillo. Lo
scandalo esplode e Mussari si dimette dall’Abi. Due
giorni dopo a Siena si svolge un’infuocata assemblea
degli azionisti, chiamati a un aumento di capitale
da 4,1 miliardi al servizio della eventuale
conversione dei Monti Bond. Infatti a dicembre 2012,
prima dello scandalo, Profumo ha avuto dal governo
Monti un prestito di quell’importo, perpetuo ma
convertibile in azioni quando lo decida la banca.
Trattandosi di un aiuto di Stato, la Commissione
europea dà la necessaria approvazione, provvisoria
in attesa di un piano di ritrutturazione della
banca. All’assemblea del 25 gennaio, nonostante la
fresca scoperta dei derivati nascosti di Mussari,
Profumo non perde l’aplomb: “La necessaria richiesta
del supporto pubblico si riconduce prevalentemente
alla crisi del debito sovrano e solo in misura
minore anche alle attività di verifica ancora in
corso sulle operazioni Alexandria, Santorini e Nota
Italia di cui tutti parlano”. Profumo ha dunque
chiesto gli aiuti di Stato lamentando difficoltà
esogene, come si dice in gergo, cioè non dovute alla
gestione di Mussari ma alla crisi mondiale. Il
commissario europeo alla Concorrenza,Joaquin
Almunia, se ne
ricorderà.
Il 6 febbraio Mps comunica di aver
calcolato in 730 milioni la perdita su Alexandria e
Santorini. All’assemblea degli azionisti del 29
aprile successivo torna in ballo l’azione di
responsabilità contro Mussari, e Profumo sfodera un
argomento opposto rispetto a tre mesi prima: “La
rilevazione operata a fini Eba a fine settembre 2011
ha evidenziato per la Banca una riserva AFS negativa
per 3,2 miliardi circa (di cui 1,2 miliardi
imputabili all’operazione Nomura e 870 milioni
imputabili all’operazione Deutsche Bank),
costringendo la Banca a ricorrere a onerose azioni
di rafforzamento patrimoniale”. Dunque le operazioni
di Mussari hanno lasciato in eredità un buco
patrimoniale di 2,07 miliardi, che Profumo fino a
quel giorno aveva ascritto alla “crisi del debito
sovrano”.
Qui parte l’attacco di Almunia. A
luglio 2013 scrive a Saccomanni (fino a due mesi
prima direttore generale della Banca d’Italia)
minacciando l’Italia di una procedura d’infrazione
sugli aiuti di Stato a Mps. Ai primi di settembre, a
Cernobbio, scopre le carte. Prima dichiara che
l’aumento di capitale da un miliardo prospettato da
Profumo è insufficiente. Poi concorda con Saccomanni
che l’aumento dovrà essere da tre miliardi,
finalizzati alla rapida restituzione del 74 per
cento dei Monti Bond. Strano. Profumo lavora su un
rafforzamento patrimoniale da 5,1 miliardi (4,1 di
Monti Bond più un miliardo di aumento di capitale).
Almunia invece impone di restituire 3 miliardi di
Monti Bond, e, siccome un decimo dell’aumento di
capitale da 3 miliardi va in spese, la banca ci deve
mettere 300 milioni suoi, mentre svanisce anche il
miliardo di maggior patrimonio che Profumo voleva
chiedere al mercato. Risultato: il di cui sopra
“adeguato supporto patrimoniale” scende da 5,1 a non
più di 3,8 miliardi, e per Mps non è una bella
notizia.
Le ragioni del castigo inflitto da
Almunia a Mps – compreso il ridimensionamento da
terza banca italiana a banca regionale – sono
scritte nel documento che il governo italiano non
vuole rendere pubblico. All’assemblea del 28
dicembre scorso l’azionistaGiuseppe
Bivona,
rappresentante del Codacons, ha sostenuto, logica e
Trattato europeo alla mano, che Almunia, imponendone
la restituzione, ha di fatto bocciato gli aiuti di
Stato ai sensi dell’articolo 108 del trattato
europeo, secondo il quale una mazzata simile è
ammessa se “tale aiuto e` attuato in modo abusivo”.
Ma attenzione: la scelta di rimborsare i Monti Bond,
indebolendo la banca e ribaltando una decisione di
pochi mesi prima, è tutta italiana. Per Almunia
andava bene anche la conversione in azioni dei Monti
Bond, che avrebbe nazionalizzato il Monte quasi
azzerando gli azionisti attuali, a cominciare dalla
Fondazione. Per Bruxelles basta che gli azionisti
non risolvano i loro problemi con i soldi di
Pantalone. Perché dunque gridare in coro “tutto ma
non la nazionalizzazione!”, visto che isoldi
dei contribuentierano
stati già versati senza rimpianti un anno fa? Forse
per evitare che un giorno emergano altre sorprese
che – trattandosi di banca controllata dallo Stato –
gravino sui conti pubblici. Qui si può solo
formulare un’ipotesi, visto che il documento
ufficiale è segretato nell’evidente imbarazzo di
banca, vigilanza e governo.
Fino a che Mussari era presidente
dell’Abi… - Per
tutto il 2012 Profumo e Viola, in sintonia con
Bankitalia e Consob, non hanno visto i perniciosi
derivati del presidente dell’Abi in carica,
continuando a battezzarli come operazioni in Btp.
Così anche dopo la scoperta del mandate agreement
Mps ha continuato a contabilizzare quelle operazioni
esattamente come le contabilizzava Mussari, che è
sotto processo per ostacolo alla vigilanza ma non
per falso in bilancio. Lo ha confermato Viola il 28
dicembre scorso: “In data 10 dicembre 2013, la
Consob ha di fatto confermato il trattamento
contabile applicato dalla banca, che risulta
conforme ai principi contabili IAS/IFRS ed è stato
concordato con i revisori esterni Kpmg sino al 2010
e Ernst & Young dal 2011”. È quel “di fatto” a
segnalare una continuità quantomeno sospetta.
Infatti, a dimostrazione di una situazione confusa,
la stessa Consob ordina a Mps anche di allegare al
bilancio i cosiddetti prospetti pro-forma, che
mostrano il bilancio come sarebbe se quelle
operazioni in Btp fossero considerate derivati: con
miliardi di euro che vanno e vengono da una partita
all’altra. Adesso l’unico obiettivo del triangolo
Mps-Bankitalia-governo è portare a casa al più
presto l’aumento di capitale da 3 miliardi:
eviterebbe le insidie della nazionalizzazione e
coprirebbe tutto, prima che dal nuovo esame europeo
di fine anno (in gergo asset quality review) emerga
un nuovo fabbisogno di capitale. O che dal documento
secretato di Almunia i mitici mercati scoprano
qualche scomoda verità.
Banche, così il governo anticipa di un anno il regalo da 4 miliardi di
euro
All'indomani della cacciata dal Senato di Mister B., ancora a piede libero
per la dimenticanza generale di questo popolo di rincoglioniti, avevamo
parlato di come il Governo, nel silenzio più assoluto, avesse
INCREDIBILMENTE PRIVATIZZATO LA BANCA D'ITALIA. (VEDERE
: L'ULTIMA SVENDITA SILENZIOSA). Il Governo BURLETTA,
infatti, con un bel decretino ad hoc fatto per rastrellare un miliardo di
euro senza sforare IL DEFICIT DEL 3% SECONDO GLI OBBLIGHI DELLA LETTERA
DRAGHI-TRICHET DEL 5 AGOSTO 2011( SOTTO IL IV GOVERNO BERLUSCONI), HA
RIVALUTATO LE QUOTE DELLA BANCA D'ITALIA. Cosa significa?? Fino ad
ieri, le quote della Banca d'Italia, PRIVATIZZATA DA AMATO NEL 1993 PER
LA FAMOSA MANOVRA DA 94.000 MILIARDI DI LIRE FATTA PER LA BANCAROTTA DELLA
LIRA SUL MERCATO MONETARIO,con temporanea uscita della stessa dallo
SME,fruttavano lo 0,5% delle riserve. In soldoni il capitale originario
della Banca d'Italia di 156.000 euro,mai toccato nemmeno da Amato,fruttava
al massimo 70 milioni di euro agli azionisti privati come INTESA SAN
PAOLO,UNICREDIT,POPOLARE DI MILANO,ecc. Incredibilmente, come
descritto ne
L'ULTIMA SVENDITA SILENZIOSA,
il III Governo Berlusconi riesce a partorire l'unica legge buona in 20
anni: ovvero il ritorno in mani pubbliche di tutte le quote della Banca
d'Italia detenute dalle merdose mani private. La legge, del 2005,
non viene attuata. Non solo, nella notte del 27 novembre 2013, mentre
tutti applaudono all'espulsione di Berlusconi dal merdoso Senato di Roma,
Saccomanni fa un decretino che stabilisce La Banca d'Italia come una
PUBLIC COMPANY, il solito neologismo inglese del cazzo PER DIRE CHE
L'ISTITUTO DIVIENE A TOTALE PARTECIPAZIONE PRIVATA !!! Il termine english
COMPANY non sta per "COSA PUBBLICA", ma per "APERTO AL PUBBLICO", cioè
aperto a PINCO PALLA O VATTELAPESCA. Il patrimonio originario di 156.000
euro viene portato a 7.500.000.000 di euro !!! Non solo: il limite dello
0,5% sulle riserve viene portato al 6% così al posto dei 70 milioni di
euro di utili si passa a 450 milioni di euro per la gioia di INTESA-SAN
PAOLO,UNICREDIT,BPM,UBI,ecc. !!! Infine tutte le quote detenute dal
pubblico vengono messe sul mercato a chi le vuole, ovvero BARCLAYS,
CITYGROUP,DEUTCH BANK,PNB PARIBAS, perchè il soggeto non deve essere
italiota ma comunitario !!! Tutto questo giro delle "tre tavolette" doveva
garantire un miliardo allo stato e utili alle Banche private
italiote con PERDITA TOTALE DELLA SOVRANITA' BANCARIA PUBBLICA DELLA BANCA
D'ITALIA. Purtroppo non è bastato: BURLETTA ha dovuto imporre la
retroattività al decreto per far incassare subito AD INTESA ED UNICREDIT
una rivalutazione tra i 2,7 ed i 4 MILIARDI DI EURO !!!
“Il governo presenterà un emendamento per confermare che le modifiche allo
statuto di Bankitalia sono valide a partire dal bilancio del 2013 – hanno
rivelato i relatori al decreto legge Imu Bankitalia, Andrea Fornaro e
Andrea Oliviero, entrambi in quotaPartito
Democratico. La proposta di modifica, che sarà presentata
nell’aula di palazzo Madama, si rende necessaria perché il provvedimento è
stato pubblicato nella gazzetta ufficiale del 31 dicembre e quindi,
entrando in vigore il giorno successivo, si correva il rischio di poter
applicare la misura solo a partire da quest’anno”.
Un rischio che evidentemente il sistema bancario italiano, sotto pressione
per via della crisi del mattone, dei grandi debitori inadempienti e
dell’arrivo di nuovi paletti internazionali, non può correre. L’intera
faccenda non ha però mancato di generare malumori in Parlamento. ConSelche
non ha esitato a parlare diincostituzionalitàdel
decreto legge.
”Questo ennesimo decreto in esame non risponde ai requisiti di
costituzionalità per vari motivi – ha dichiarato il senatoreLuciano
Uras che ha posto la pregiudiziale di costituzionalità poi
respinta dall’Aula. Si scrive dl Imu si legge dl Bankitalia. Infatti, si
tratta in realtà della copertura di un’operazione ingannevole ed
artificiosa a favore di una parte del sistema bancario italiano in vista
di importanti scadenze europee, del tutto lontane ed estranee dalla
necessità di ridefinire la governance dell’Istituto”. Uras ha contestato
l’assenza di un vero dibattito politico procedendo “per decreto ad una
riforma storica dell’assetto proprietario e della governance della Banca
d’Italia che pregiudica palesemente latutela
del risparmio”.
Senza contare che il governo ha già trovato un compratore per le
partecipazioni superiori alla nuova soglia di proprietà del 3/5%, cioè
quelle di Intesa e Unicredit. E che il guadagno delle banche venditrici
sarà tassato al 12% contro il 16% inizialmente previsto e il tradizionale
20 per cento. “Il testo che ci apprestiamo a votare, sottolinea il
senatore M5S,Francesco
Molinari è un regalo alle banche private e ai suoi padroni e una
truffa ai danni del popolo italiano. Ormai la svendita delpatrimonio
dello Statoper
mantenere intatti gli sprechi di una classe politica corrotta non conosce
limiti”.
L’aula del Senato ha approvato (9 gennaio) in prima lettura la conversione
in legge del discusso decreto che rivaluta le quote
di partecipazione al capitale della Banca d’Italia(1).
In questa fase, sono state introdotte modifiche opportune che, come giàavevamo
notato, seppelliscono l’idea iniziale di creare un libero mercato
internazionale delle “azioni” della banca centrale.
Nel frattempo, è stato reso noto (27 dicembre) il parere della Banca
centrale europea sulla bozza di decreto. Il parere richiede
“ulteriori dettagli” sul metodo di valutazione, che ha condotto alla cifra
di 7,5 miliardi per il capitale complessivo della Banca d’Italia, e
richiama il rispetto delle regole prudenziali e contabili europee nelle
operazioni di ricapitalizzazione che le banche italiane, azioniste della
Banca d’Italia, potranno fare sfruttando la rivalutazione delle loro
quote. Ma al di là di questi aspetti tecnici, quello che colpisce sono due
richiami espliciti, seppure formulati nel linguaggio soft dei
banchieri centrali.
Troppa fretta
A pagina 2 del parere leggiamo: “La Bce ha ricevuto la richiesta di
consultazione il 22 novembre 2013, mentre il decreto legge è stato
approvato il 27 novembre 2013”. Il Governo italiano ha dato solo tre
giorni lavorativi alla Bce per emanare il parere che, secondo quanto
previsto dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, doveva
precedere l’approvazione del decreto. Ciò equivale in sostanza a “un caso
di non consultazione”, ragion per cui “la Bce desidera richiamare
l’attenzione del Ministero circa il rispetto della procedura di
consultazione”. In altre parole, Mario Draghi (firmatario del parere in
qualità di Presidente della Bce), ha dovuto tirare le orecchie al suo
ex-collega Saccomanni, che prima di diventare Ministro sedeva al vertice
della Banca d’Italia, parte dell’Eurosistema.
Possibili trasferimenti dalla Banca d’Italia alle banche azioniste
Ma veniamo a un aspetto di sostanza, anziché di procedura. Il decreto
prevede un limite
massimo alle singole quote, pari al 3 per cento del capitale
della Banca (2).
Esso autorizza la Banca d’Italia a effettuare operazioni di acquisto
(temporaneo) delle proprie quote, presso quegli azionisti che detengano
partecipazioni superiori a quel limite. A pagina 5 del parere si legge:
“La Bce prende atto che la possibilità, per la Banca d’Italia, di
effettuare tali operazioni, può comportare un trasferimento di risorse
finanziarie agli azionisti”. In sostanza, la Bce richiama l’attenzione sul
potenziale costo, a carico della banca centrale, di quelle operazioni a
favore dei suoi azionisti. Poiché la Bce non quantifica questo costo,
proviamo a farlo noi. Naturalmente, il costo effettivo dipenderà dalle
decisioni del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Noi possiamo solo
indicare una forchetta, che va da un minimo pari a zero, qualora il
Consiglio decidesse di non fare alcuna operazione di riacquisto, a
unmassimo indicato nella tabella sottostante. Gli importi massimi,
indicati nella terza colonna della tabella, sono stati calcolati
moltiplicando la quote di capitale che devono essere cedute da alcuni
azionisti della Banca d’Italia (in pratica le partecipazioni in eccesso
rispetto alla soglia del 3 per cento, indicate nella seconda colonna) per
il valore nominale del capitale della Banca, che rappresenta il prezzo
massimo d’acquisto da parte della Banca d’Italia. Come si vede, si tratta
di importi rilevanti, che sommano a un totale di quasi 4,2 miliardi di
euro (corrispondente a quasi il 56 per cento del capitale della Banca).
Trasferimento massimo a carico della Banca d’Italia, a favore di:
È
bene sottolineare che quello esposto qui è solo un esercizio.
Siamo sicuri che la Banca d’Italia eserciterà con la massima prudenza e
parsimonia l’autorizzazione ricevuta con il decreto legge, facendo in
modo che gli azionisti che hanno partecipazioni eccedenti il 3 per cento
trovino altri acquirenti delle eccedenze. Forse però si poteva evitare
di introdurre una discrezionalità, il cui esercizio potrebbe esporre la
banca centrale al rischio
di acquistare le proprie quote a un prezzo superiore a quello al quale
le dovrà rivendere in un momento successivo. Si può obiettare
che questa autorizzazione era necessaria, per agevolare il processo di
smaltimento delle quote in eccesso rispetto al limite del 3 per cento.
Tuttavia, lo stesso decreto prevede che le quote eccedenti siano
“sterilizzate”: private del diritto di voto e di ricevere dividendi
(dopo un periodo transitorio). Quindi, i “grandi azionisti” hanno tutto
l’incentivo a trovare acquirenti per le partecipazioni in eccesso; al
giusto prezzo, s’intende. Perché allora introdurre una agevolazione?
Forse anche alla Bce se lo sono chiesto…
(1) Su questo sito siamo più volte intervenuti sull’argomento: si
vedano gli articoli raccolti nel dossier.
Si vedano anche gli interventi di Marco Onado e di Luigi Zingales sul
Sole-24-Ore del 20/12/2013.
(2) La soglia era pari al 5 per cento nel decreto originale; è
stata abbassata al 3 per cento in fase di conversione.
Inps, 2013 in rosso per altri 14,4 miliardi.
Quest’anno atteso un buco nel patrimonio
I conti non migliorano neanche nel 2014, quando è
previsto un passivo di 11,9 miliardi. Lo si apprende
dall'ultimo documento firmato da Mastrapasqua, che
ha lasciato sabato scorso la presidenza
dell'Istituto. Pensioni, effetto Fornero: nuovi
assegni crollano del 43%
risultato
d’esercizio dell’Inpsper
il 2013 sarà negativo per14,4
miliardi. Continuano quindi a peggiorare,
anno dopo anno, i conti dell’Istituto nazionale
della previdenza sociale, a pochi giorni dall’addio
di “mister 25 poltrone”, Antonio
Mastrapasqua, che ha lasciato sabato scorso
la presidenza dopo l’approvazione di un ddl sul
conflitto di interessi. Ma il dato più
preoccupante è un altro: l’azzeramento
del patrimoniodell’Istituto
atteso nei prossimi mesi. Dal preventivo per
l’esercizio appena iniziato emerge infatti che negli
ultimi quattro anni il patrimonio netto è passato
dai circa 40 miliardi di euro del 2009 a 7,47
miliardi del 2013. E per il 21 dicembre 2014 è
atteso unrosso
di 4,5 miliardi.
Le attese per il 2014 non sono quindi più
rassicuranti. Per l’esercizio appena iniziato è
previsto un ulteriore passivo di 11,99 miliardi in
attesa di chiarire però se lo Stato si accollerà in
via definitiva l’onere dellepensioni
dei dipendenti pubblicidal
2012 in poi, cioè dall’anno in cui l’ente di
previdenza pubblica,Inpdap,
è stato fuso nell’Inps in scia allariforma
Fornero.
Pensioni, effetto Fornero: nuovi assegni crollano
del 43%
Dal confronto tra il bilancio preventivo Inps per il
2014 (nel quale sono contenuti i dati 2013 assestati
che risentono della riforma Fornero) e il bilancio
sociale per il 2012 emergono poi dati preoccupanti
sullepensioni.
Nel 2013 sono stati stati liquidati 649.621 nuovi
assegni con uncalo
del 43%rispetto
ai 1,14 milioni di nuovi assegni liquidati nel 2012.
E il divario dovrebbe aumentare ancora nel 2014, con
596.556 nuove pensioni previste e 739.924 assegni
che si prevede di eliminare. Tra il 2013 e il 2014
si prevede un crollo deinuovi
trattamenti di anzianità. Nel 2013 –
secondo i dati assestati – sono stati nel complesso
170.604, mentre nel 2014 si stima che scendano a
quota 80.457 (57.891 delle quali ai lavoratori
dipendenti) con un calo del 52,8 per cento.
“Conti poco trasparenti, separare previdenza e
assistenza” “Sono anni che ci battiamo perfare
chiarezza sui contidell’Inps
chiedendo innanzitutto la separazione dellaspesa
previdenzialepura
da quellaassistenziale“,
ricorda il segretario confederale Uil,Domenico
Proietti, sottolineando che “il dato che
emerge dal documento di previsione 2014 dell’Inps è
frutto di questa commistione, sulla quale bisogna
far chiarezza attraverso un’operazione ditrasparenza
finanziaria“. E aggiunge: “Sui conti
dell’Inps pesa anche l’altissimo livello didisoccupazionedegli
ultimi anni che, in un sistema a ripartizione,
incide negativamente attraverso la diminuzione della
contribuzione versata”.
Consumatori, azione di responsabilità verso
Mastrapasqua Di fronte al buco di bilancio
dell’Inps,AdusbefeFederconsumatoriauspicano
invece che venga avviata una “doverosaazione
di responsabilitàverso
l’artefice unico di questa catastrofe, l’ex
presidente e collezionista di poltrone il
dimissionario Antonio Mastrapasqua”. E’ quanto si
legge in una nota dei consumatori. “Come mai – si
chiedono – sono stati disattesi i richiami dellaCorte
dei Contie
le segnalazioni alle commissioni parlamentari su una
situazione allarmante dei bilanci Inps, che gettano
ombre su una gestione quanto meno discutibile?”.
Nel 2013 il mondo ha
raggiunto nuovi vertici di benessere:
+ 8% la produzione industriale, + 11% il
commercio mondiale rispetto al 2008 …Le banche
centrali hanno
collaborato allo stimolo fiscale garantendo
tassi d’interesse prossimi a zero; stabilità
dei titoli pubblici qualunque
fosse il livello del debito e del deficit;
finanziamenti diretti all’economia reale;
acquisti sul mercato dei titoli pubblici e
versamento degli interessi nelle casse del
Tesoro.
Questi risultati mettono in
luce, per contrasto, l’inaccettabile e
gratuita performance dell’Eurozona:
qui la produzione industriale e il PIL sono
ancora inferiori del 15% e dell’1,6%
rispetto al 2008; la crescita è minima,
tutta importata dall’estero, non in grado di
abbattere la disoccupazione (…) Se l’Europa
– solo l’Europa – adotta un sistema
monetario simile al gold
standard, a
cui aggiunge politiche del cambio,
monetarie, e fiscali Hooveriane, non
sorprende che le conseguenze siano simili a
quelle degli anni ‘30.
Fra queste conseguenze, vi è
anche l’isolata prosperità di un
grande paese europeo che
gode di un tasso di cambio sottovalutato. Il
suo enorme surplus commerciale drena domanda
dal resto del continente; i capitali
affluiscono copiosi; (…) il bilancio è in
pareggio senza austerità. Scambiando la
buona sorte per virtù, impartisce
lezioni ai
vicini. “La nostra nazione merita
l’ammirazione di tutti” – diceva nel ’32 il
Presidente del Consiglio francese, Tardieu –
per la sua “struttura economica armoniosa”,
la “parsimonia” dei suoi abitanti, “la
flessibilità del sistema economico”, la sua
“modernità (…)”. La Francia (…) insegna che
un paese in surplus non ha alcun incentivo a
modificare la situazione. Così è per la
Germania. Nel suo recente discorso al Bundestag,
la Cancelliera ha ribadito che la deflazione
è la strada obbligata per i paesi in deficit
commerciale. Dunque, tagli ai salari e ai
bilanci pubblici; aiuti, sotto pesanti
condizioni, solo quando si fosse sull’orlo
di una crisi sistemica. Ed in futuro,
‘contratti’ per imporre le riforme
strutturali: le nazioni europee – ha
osservato Carlo Clericetti – dopo aver
rinunciato alla moneta e alla sovranità di
bilancio, dovrebbero anche lasciare ad altri
le decisioni su quali riforme fare e come;
se non sono d’accordo, dice la Merkel,
“li
spingeremo” ad
accettare (…)
La storia degli anni ‘30
offre un altro insegnamento: nonostante i
pessimi risultati, le politiche
deflazioniste non vennero mai abbandonate
dalle élite democratiche del tempo,
trincerate dietro il motto: “l’austerità non
ha alternative!”. Solo i partiti
anti-sistema o perfetti outsider come F.D.Roosevelt risposero
al grido d’aiuto dei disoccupati. La crisi
odierna è per certi versi ancora più
complessa: l’Euro è più rigido del gold
standard, non è così facile uscirne (…) Ma
negli anni ‘30 non esisteva la
teoria macroeconomica,
oggi la scusa dell’ignoranza non vale più. O
non dovrebbe valere. Eppure, in questi anni
ci è stato detto, prima, che non c’era una
crisi della domanda; poi, che
l’insufficienza della domanda era reale, ma
‘di breve termine’; infine, si fa capire che
la crisi è necessaria per imporre le
riforme. La saldatura degli interessi della
Germania, dei riformatori neoliberali, e
degli eurocrati che puntano all’Unione
Politica Europea sta prolungando la crisi.
Il problema non è economico, è interamente
politico.
Ha notato Paolo Savona sulSoledel
22 Dicembre che le ricette deflazioniste –
sconfitte alla prova dei fatti – tuttavia
hanno vinto sul piano politico. Ma questa
‘vittoria’ comporta alti prezzi politici:
una deriva tecnocratico-autoritaria in
Europa, e una forte riduzione dei consensi
alle istituzioni democratiche
nazionali. Perciò un compromesso dovrebbe
essere nell’interesse anche
dell’establishment, per favorire la vera
pacificazione nazionale: quella fra chi non
ha lavoro e chi governa. In Italia, si tende
a cavalcare le pulsioni maggioritarie,
peroniste, e anti-costituzionali nella
speranza di contenere gli
effetti del calo
dei consensi. Ma la Corte
Costituzionale ci
ricorda che non si può favorire la
governabilità a scapito della rappresentanza
oltre un certo limite. Bisogna essere
davvero miopi per non vedere la fragilità di
questo disegno. Meglio sarebbe rappresentare
gli interessi del corpo elettorale, e
ritrovarne il consenso. Come fare?
Una strada c’è. La
Confindustria prevede una crescita dello
0.7% quest’anno e dell’1,2% nel 2015. Sono
cifre che non cambiano il quadro generale
(…) La nostra proposta è questa. Stabiliamo
un obiettivo
di crescita del 2% nel 2014 e
del 3% nel 2015. Supponendo che, in assenza
di politica economica, gli andamenti siano
quelli previsti dalla Confindustria, si
tratta di aggiungere 1,3% di crescita nel
2014 e 1,8% nel 2015. A parità di politica
monetaria e di tasso di cambio dell’euro,
l’onere di una accelerazione della crescita
ricade sul deficit pubblico. A sua volta la
misura del deficit necessario dipende dai
moltiplicatori fiscali. Recentemente i
moltiplicatori in Italia sono stati pari a
circa 1, ma quelli di alcune poste del
bilancio – in particolare gli investimenti
pubblici, gli acquisti di beni e servizi, i
trasferimenti alle fasce in condizioni di
povertà assoluta (come le spese sociali
studiate dal sottosegretario
Guerra per le
famiglie più bisognose) – paiono avere
valori pari o superiori a 2.
Sarebbe dunque sufficiente
uno stanziamento – rispetto alle cifre di
finanza pubblica indicate nella Legge di
Stabilità – dell’ordine dell’1% del PIL nel
2014 e del 0,6% nel 2015. L’impatto iniziale
degli aumenti di spesa parrebbe portare il
deficit dal 2,7% al 3,8% nel 2014 e dal 2,4%
al 3% nel 2015. Ma già nel 2014
l’allargamento della base imponibile darebbe
un maggiore gettito fiscale e risparmi di
spesa, per 0,5% del PIL (deficit al
3,3%) e nel 2015 per 0,7% (deficit al 2,3%).
Il rapporto debito/Pil nel
2017, grazie all’effetto sul denominatore,
cioè sul PIL, sarebbe inferiore di 3,5 punti
percentuali rispetto a quello che si avrebbe
in assenza di tale manovra; e vi sarebbero
quasi mezzo milione di disoccupati di
meno. Inoltre questi scostamenti modesti,
rispetto al vincolo del 3%, non farebbero
scattare alcuna sanzione nei confronti
dell’Italia.
Questo è il minimo che le
classi dirigenti devono al paese. Se non lo
si vuol fare, si ha il dovere di spiegare il
perché.
PierGiorgio Gawronski
Il bitcoin: un paradosso e un atto di fede.
Chi ci guadagna?
Il successo deibitcointra
glispeculatorinon
solo è un paradosso ma conferma che dietro
la moneta, di qualsiasi tipo essa sia, non
c’è nulla di concreto, soltanto un atto di
fede.
Iniziamo dalparadosso.
All’inizio di gennaio del 2009 compare in
rete il bitcoin, nessuno sa bene chi lo
abbia inventato, sicuramente si è trattato
di uno o piùhackerche
hanno scelto lo pseudonimo Satoshi Nakamoto.
La leggenda vuole che il bitcoin fosse la
risposta di costui o costoro allacrisi
del credito del 2008, all’uso del
denaro pubblico, dei risparmi dei
contribuenti per salvare i giganti di Wall
Street. Si dice anche che Satoshi, chiunque
esso sia, facesse parte delmovimentoCypherpunk,
nato negli anni Ottanta sulla scia
dell’omonimo movimento musicale, che vuole
liberalizzare l’informazione e distruggere
un sistema basato sul suo controllo e suiprivilegi.
La leggenda vuole insomma che Satoshi ed i
bitcoin siano pane per ilpopolo,
il primo sicuramente vuole sostituire un
sistema equo, trasparente ed accessibile a
tutti alla creazione della moneta da parte
delle banche centrali, controllate da un
élite bancaria che ne è la sola beneficiaria
e che ormai governa il mondo – fa eleggere i
presidenti, gestisce ilFondo
monetarioe
de facto controlla anche i nostri conti in
banca. Il bitcoin è lo strumento attraverso
il quale il popolo, o almeno quello che
naviga in rete, può riconquistare la
sovranità monetaria. Insomma come Prometeo
Satoshi ci ha dato il fuoco per conquistare
la libertà.
Non è facile in poche parole spiegare il
meccanismo attraverso il quale ci liberemo
della schiavitù della moneta cartacea
stampata dallaBceo
dallaFed,
ma proviamoci.All’origine
della creazione dei bitcoinci
sono complessissimeformule
matematicheche
offrono soltanto una soluzione e che non
sono reversibili, lehash.
Ogni volta che qualcuno ci riesce crea
bitcoin, ma prima che l’operazione si
concluda c’è bisogno dell’approvazione di
tutta lacomunitàche
li maneggia. Ogni soluzione è poi legata a
quella precedente ed alla successiva in una
catena temporale che è iniziata a gennaio
del 2009 e finirà quando tutti i 21 milioni
di bitcoin nascosti in rete saranno stati
letteralmente ‘estratti’ dal web. Chi si
dedica a questa attività infatti lavora come
in miniera, così nel gergo si parla diestrazionee
diminatori.
La concatenazione delle soluzioni, come le
vene minerarie, è il filo conduttore della
produzione dei bitcoin e garantisce il
massimo ditrasparenzae
disicurezzacontro
la contraffazione.
E veniamo al paradosso: dal 2009 quando è
comparso ilvaloredel
bitcoin è passato da0fino
a1200
dollari(il
picco dello scorso novembre). Il motivo? Laspeculazione.
E chi specula non sono gli adolescenti che
passano la vita in rete o su facebook,
neppure gli impiegati ai quali viene
tagliato lo stipendio ad ogni manovra
finanziaria, ma i giovanotti di Wall Street.
Sono nate squadre di minatori pagate dalle
grandi banche e finanziarie che usano
computer velocissimi e tecniche sempre più
complesse per estrarre i bitcoin. Per ora
grazie all’aumento della complessità delle
soluzioni man mano che si estraggono i
bitcoin (siamo a quota nove milioni) ed al
sistema di verifica, la creazione dei
bitcoin è stabile ma il valore, il valore
non fa che salire perché tutti vogliono far
parte di questa ennesima speculazione. E chi
ci guadagna? I soliti noti.
E veniamo all’atto
di fede. Che il valore di una
moneta creata in rete da non si sa bene chi,
la cui produzione è legata a soluzioni
matematiche complessissime che richiedono
programmi informatici passi da 0 a 1200
dollari in 3 anni, non sorprende perché
rientra nellapassioneper
ilgioco
d’azzardoche
brucia dentro gran parte dell’umanità, e
quindi su questo c’è ben poco da dire, ma
che questa stessa moneta inizi ad essere
usata per gli scambi da individui comuni,
ecco questo può essere spiegato soltanto
come un atto di fede.
In fondo tutte le monete oggi esistono in
base ad un atto di fede che chi le maneggia
esprime nel momento in cui le usa per
scambiare bene e servizi. Dietro aldollaroo
all’euronon
c’è una riserva diricchezza,
e cioè lingotti d’oro o tonnellate
d’argento, ne’ si può parlare di industrie o
risorse, come il petrolio o il gas naturale,
la creazione di moneta avviene invece
attraverso l’emissione del debito, un
principio che come la soluzione delle
formule dei bitcoin non ha nulla a che
vedere con la ricchezza di una nazione, anzi
in un certo senso le va contro. E’ però un
principio come un altro accettato come undogmareligioso
da chi queste monete le usa ed in nome del
quale, a giudicare dalla storia, si è
disposti a tutto.
Riflettiamo su questi principi:
nell’immaginario collettivo il dollaro,
l’euro come il bitcoin,monete
prodotte dal nulla, sono simboli di
una divinità monetaria, l’ultimo sicuramente
rientra in una categoriasui
generisperché
potenzialmente tutti noi possiamo farne
parte ma de facto solo chi ha strumenti
costosissimi e particolari può produrlo.
Come le indulgenze medioevali chi stampa o
estrae queste monete si arricchisce, e chi
le usa non solo non va in Paradiso ma
finisce per impoverirsi.
Il muro delle Sparkassen tedesche:417 CASSE DI RISPARMIO LOCALI CHE
TRATTENGONO 1000 MILIARDI DI EURO FUORI CONTROLLO BCE, DI QUESTI , 67
MILIARDI SONO ANDATI A COPRIRE I BUCHI DELLE LANDESBANKEN SPROFONDATE
SOTTO I COLPI DEI SUBPRIME
contro una piena unione bancaria
La Germania è riuscita a tenere le sue 417 casse locali, di proprietà
pubblica, fuori dai meccanismi di supervisione della Bce. Ma nel complesso
questa rete di istituti ha attivi per mille miliardi. Trascurata così la
lezione delle Landesbanken, le casse regionali: per salvarle Berlino ha
speso più soldi (67 mld) di quelli a disposizione dell'intero fondo di
salvataggio Ue
ROMA- I soliti
tedeschi che, pur di non correre il rischio di dover sborsare un solo euro
per conto di un istituto straniero, stanno sabotando e castrando l'unione
bancaria europea, rendendola inutile, se non dannosa? Il giudizio, assai
diffuso dopo le ultime contorte trattative sulla futura regolamentazione
delle banche europee, è, in realtà, ingeneroso. Nella cocciuta,
insormontabile resistenza tedesca ai progetti di integrazione bancaria
europea, la diffidenza e l'avarizia non sono gli elementi cruciali. Per i
politici di Berlino, di qualsiasi colore, si è trattato soprattutto di
difendere un intero sistema politico: quello costruito e alimentato dalle
Sparkasse, le Casse di risparmio.
Le 417 Sparkassen sono, insieme, il sale e il lubrificante della
politica tedesca. Di proprietà pubblica, riversano al pubblico i loro
profitti, ma, soprattutto, con le loro attività locali di beneficenza
finanziano molte delle più vistose iniziative (dalla squadra di calcio al
parco per bambini) delle amministrazioni locali nonché il grosso delle
imprese locali. Chi ricorda le Casse di risparmio italiane della prima
Repubblica ha un'idea dell'intreccio strettissimo che, attorno a questi
istituti, si crea fra politica locale, nazionale e finanza. Su questa
trincea, i politici tedeschi non hanno ceduto un centimetro. Un fondo
comune europeo di assicurazione dei depositi non si farà, perché le
Sparkassen non vogliono rinunciare al loro fondo di categoria e non
vogliono che i loro soldi vengano utilizzati
per salvare banche estranee. Le regole europee sulle riserve obbligatorie
di capitale per loro non saranno applicate, consentendo alle Sparkassen di
risparmiare miliardi di euro. Infine, continueranno ad essere sorvegliate
da controllori tedeschi e non da quelli della Bce. Berlino ha infatti
ottenuto che gli uomini di Draghi si occupino solo di banche con più di 30
miliardi di euro di attivo, soglia che supera una sola cassa di risparmio
(quella di Amburgo).
Non è un'esclusione marginale, perché, tutte insieme, le Sparkassen hanno
attivi per mille miliardi di euro, su un totale, per tutte le banche
europee, di 27 mila miliardi: stiamo quindi parlando del 3-4 per cento
dell'intero sistema bancario europeo. Inoltre, il trattamento
preferenziale delle Sparkassen ha fondamenta assai poco solide. Le banche
sono tenute ad una gestione prudenziale ed agiscono solo a livello locale,
ma questo non ha impedito, negli Usa di Reagan o nella Spagna di questi
anni, crisi drammatiche di istituti del tutto analoghi. Basta che esploda
una bolla immobiliare e i tassi d'interesse salgano all'improvviso:
improbabile oggi, ma non domani. Infine, l'anello debole del sistema è la
sua proiezione extralocale: le Landesbanken, emanazione, insieme, delle
Sparkassen e dei governi regionali. E' attraverso le Landesbanken che lo
sbandierato localismo delle Sparkassen si affaccia sui mercati
internazionali.
Con esiti che sono stati disastrosi. Le Landesbanken sono state fra i
protagonisti negativi della bolla dei subprime e ne sono state travolte.
Poiché fanno parte del sistema Sparkassen è intervenuto l'apposito fondo
di salvataggio (quello preservato nei confronti della futura unione
bancaria). Ma le Landesbanken erano troppo grosse ed è dovuto intervenire
il governo di Berlino. Sborsando, per il salvataggio di queste medie
banche regionali, dalle tasche dei contribuenti tedeschi, ben 67 miliardi
di euro. Ora, per capire perché molti pensano che l'unione bancaria che
verrà trionfalmente presentata la prossima settimana sia solo una scatola
vuota, basta confrontare quei 67 miliardi con le disponibilità teoriche
massime del fondo di salvataggio europeo (quello che si deve confrontare
con 27 mila miliardi di attivi): 55 miliardi di euro. E neanche subito.
Fra dieci anni.
Debito pubblico, chi lo crea sta
mpando moneta e chi lo paga con le tasse
Nel 2014 diventerà operativo il fiscal compact, per chi voglia
rinfrescarsi la memoria ecco la definizione che riportaWikipedia:
“IlPatto
di bilancio europeooTrattato
sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione
economica e monetaria, conosciuto anche con
l’anglicismoFiscal
compact(letteralmenteriduzione
fiscale), è un accordo approvato con un trattato
internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 stati membri
dell’Unione europea, entrato in vigore il 1º gennaio 2013.”
L’accordo contiene le regole d’oro della gestione fiscale
degli stati membri, tra queste c’è l’impegno del nostro paese
aridurre
il rapporto tra debito pubblico e Pil al 60 per centoattraversouna
maxi manovra finanziaria all’anno per i prossimi 20 anni,
la prima avverrà quest’anno. Dato che al momento questo
rapporto supera il 132 per cento (equivalente a 2080 miliardi
di euro circa) bisogna ridurlo di almeno900
miliardidi
euro, il che equivale a circa 45 miliardi l’anno per due
decadi. Per chi voglia cifre aggiornate al nano secondo sul
debito pubblicoquitrovate
dove il conteggio avviene in tempo reale.
Naturalmente nel dibattito italiano non si parla del fiscal
compact, ma di questo non dobbiamo sorprenderci, se ne parlerà
a josa quando bisognerà tirar fuori i soldi per rispettarlo,
tra qualche mese. In pratica il pagamento dei 45 miliardi
avverrà o attraversol’aumento
delle tasse o attraverso la contrazione della spesa pubblica,
che può comprende sia la riduzione dell’occupazione che dei
salari pubblici, o in tutti e due i modi. Morale: saremo più
poveri perché dobbiamo tirare la cinghia ulteriormente per
ridurre il volume totale dei nostri debiti.
La prima domanda da porre ai lettori di questo giornale ed a
tutti coloro che commentano quasi religiosamente i suoi
articoli è la seguente:a
chi dobbiamo restituire questi soldi?La
risposta più semplice è la seguente: alla banche straniere che
ce li hanno prestati. Ma dal 2011 in poi la percentuale delle
banche straniere nostre creditrici è scesa ed oggi è inferiore
al 40 per cento. Chi ha in portafoglio gran parte del nostro
debito pubblico sonole
banche italiane, tra le quale c’è anche il Monte dei
Paschi, chedeve
allo Stato, e cioè a noi poveri debitori, 4 miliardi di euro.
Creditori e debitori sono le stesse persone, direte voi,
perché fanno tutti parte dello Stato, della collettività. Ma
questa spiegazione non è del tutto corretta perché né lo Stato
dei contribuenti né le banche nazionali controllano la massa
monetaria, detto in parole povere,non
stampano moneta. Entrambi la ricevono dalla banca
centrale attraverso il debito. Assurdo? Succede in quasi tutto
il mondo a pare qualche eccezione, come la Svezia e la Cina
dove la banca centrale è di proprietà dello Stato, quindi si
potrebbe dire che la collettività si indebita con se stessa.
La Banca Centrale Europea è l’unico organismo che ha il
diritto di stampare moneta, lo dovrebbe fare secondo parametri
fissi ma data la crisi Draghi è riuscito ad aggirarli ed è lui
alla fine che stabilisce quanta moneta cartacea si stampa. Da
notare che nessuno di noi europei lo ha eletto.La
Bce è una banca privata, di proprietà degli azionisti
delle banche centrali dell’Eu, tutti enti ed organismi non
statali, tra costoro ci sono anche alcune delle nostre banche.
Come funziona il meccanismo? La Bce crea dal nulla euro, nel
gergo comune trasforma carta straccia in banconote, questi
soldi vengono dati in prestito, oggi a tassi vicini allo zero,
alle banche di Eurolandia. Con questi soldi le banche
acquistano i buoni del Tesoro dello Stato con i quali i
governi nostrani ripagano ogni anno solo gli interessi sul
debito pubblico, di più infatti non si riesce a fare.
Idealmente questi soldi dovrebberoalimentare
l’economia e farla crescere: prestiti all’industria,
per l’innovazione o per le opere pubbliche ecc. La crescita
economica dovrebbe far aumentare il gettito fiscale con il
quale ripagare il prestito. Ma non è così nel nostro caso, e
questo lo sanno tutti ormai, l’austerità taglia le gambe alla
crescita quindi il circolo virtuale appena descritto diventa
un circolo vizioso di impoverimento.
Il punto cruciale su cui i lettori di questo giornale
dovrebbero riflette è il seguente:perché
la Bce e non lo Stato o l’Ue ha il diritto di produrre dal
nulla il bene denaro?E
perché i contribuenti in crisi di Eurolandia devono ripagare
questo bene creato dal nulla, in un momento in cui per farlo
si rischia di finire nella depressione economica, alla Bce –
tutti i soldi alla fine lì infatti finiscono dato che la banca
centrale, ed i sui azionisti privati, sono il solo creditore
dell’intero sistema? Dato che dietro gli euro, come dietro
qualsiasi moneta cartacea non c’è nulla, ma solo la fiducia di
chi queste banconote le continua ad usare indebitandosi, cioè
noi, e dato che il diritto a stampare moneta dal nulla alla
Bce glielo abbiamo dato noi, cittadini di sistemi democratici,
attraverso la delega ai nostri governanti,perché
non azzerare questo debito e ripartire da zero?In
passato ciò è avvenuto con le guerre, oggi si potrebbe farlo
per evitarle.
Fed, Bce e il controllo democratico delle banche centrali. Si
può disturbare il conducente?
Il dibattito pubblico su euro, Europa e Bce si fa sempre più
petulante e ripetitivo: da un lato, ci sono quelli “che
la BCE non stampa moneta perché è in mano ai tedeschi”,
dall’altro quelli “che
senza l’euro siamo tutti morti”. La classica discussione
all’italiana tra sordi, insomma.
Si dovrebbe parlare d’altro.
Potremmo ad esempio discutere di quali debbano essere le forme
di controllo democratico sull’operato dellaBanca
Centrale Europeae,
soprattutto, chiederci se sia giusto delegareall’opaca
diplomazia europea la nomina dei suoi vertici.
Vediamo perché.
Dal 2007 al 2013 sia la BCE, sia la Fed (banca centrale
americana, n.d.r.) hanno combattuto i devastanti effetti della
crisi dei subprime con l’arma dellapolitica
monetaria: una produzione di nuovo denaro senza
precedenti nella storia dell’economia occidentale, che ha
cambiato decisamente il modo di intendere il governo della
moneta. Per apprezzare meglio la dimensione del fenomeno, vi
prego di dare un’occhiata al grafico qui sotto, che espone
l’andamento di M2 (indicatore di riferimento per misurare
l’offerta di moneta) tra il 2007 e il 2013:
Non facciamoci ingannare dalla derivata piuttosto simile delle
due curve.
Pur essendo entrambe crescenti, le scale di valore raccontano
due storie diverse: mentre l’offerta di moneta nell’area euro
aumenta del39%,negli
Stati Uniti il progresso è del57%e
una bella parte dello scarto matura da fine 2011 in poi.
Il dato è ancora più interessante se riletto alla luce
dell’andamento dell’economia reale dei due sistemi, illustrato
da quest’altro grafico:
Come si può osservare facilmente, le duecurve
di evoluzione del Pilsono
praticamente incollate l’una all’altra nella primissima fase
della crisi e fino alla fine del 2011; in seguito i due trend
si disallineano in maniera radicale, con gli Stati Uniti
avviati a una ripresa economica stabile e l’Europa ancora in
affanno.
Non ci vuole un esperto per capire chec’è
una relazionetra
l’andamento nettamente migliore dell’economia americana e la
politica monetaria più coraggiosa della Fed.
Perché la BCE si è comportata così?
Normalmente i sostenitori del modello tedesco di banca
centrale difendono l’atteggiamento della BCE sottolineando ilrischio
di inflazione e sventolando il vincolo di mandatoche
obbliga Mario Draghi a non superare la fatidica soglia del2%di
incremento dei prezzi. Eppure la realtà dei fatti dice che il
rischio di un’inflazione eccessiva è piuttosto lontano. Anzi:
alla fine del 2013,l’area
Euro si trova davanti alla concreta prospettiva di deflazione,
mentre gli Usa mostrano una dinamica dei prezzi decisamente
più sana.
La realtà è che la BCE ha fatto (e continua a fare, ogni
giorno) una precisascelta
politica: avere una moneta forte che favorisca le
importazioni a buon mercato, tenere alta la pressione sui
salari e ricercare la competitività internazionale attraverso
la leva della produttività e rifiutando quella della
svalutazione.
E allora torniamo all’interrogativo iniziale: è giusto che
questa scelta politica (il cui prezzo è peraltro pagato in
misura maggiore dalle economie deboli dell’Eurozona) non sia
sottoposta ad alcun sindacato democratico? E’ giusto che la
politica monetaria sia derubricata a questione meramente
burocratica e delegata a funzionari che non rispondono a
nessuno?
Io, francamente, lo trovo assurdo.
Come trovo assurdo l’intero impianto ideologico della BCE,
frutto di una filosofia “ipertecnicista” secondo la quale le
questioni monetarie vanno protette dalla perniciosa influenza
della politica e dalle pressioni dell’elettorato.
Cosa deriva da questa impostazione? Prima di tutto ne deriva
il mito “dell’indipendenza del banchiere centrale”: il
banchiere centrale non è unmandatario
del Governo o del popolo, ma agisce nel superiore
interesse dellastabilità
dei prezzi.
Divertente vero? Ve la immaginate “la stabilità dei prezzi”
che chiama al telefono Draghi e lo sgrida perché sta facendo
male il suo mestiere? Ce la vedete “la stabilità dei prezzi”
che si lagna del fatto che la Fed funziona meglio?No.
Succede invece che, per il principio dell’horror vacui, quella
BCE che non risponde ai governi, ai Parlamenti e alle altre
istituzioni democratiche, finisce per rispondere solo a sé
stessa, esponendosi alla gravissima responsabilità didecidere
senza alcuna legittimazioneil
futuro di milioni di cittadini.
Mi pare che questo sia esattamente ciò che è successo
nell’ultimo quinquennio: andando per la maggiore il pensiero
economico di matrice rigorista,la
BCE ha perso una straordinaria occasione di intervento,
non approfittando di questi anni di inflazione contenuta. La
frigidità dei nostri banchieri centrali ci ha costretto, da un
lato, a subire gli effetti negativi della concorrenza cinese
(aziende che delocalizzano, disoccupazione) e, dall’altro a
rinunciare a una politica monetaria molto più aggressiva che
avrebbe favorito una crescita a inflazione bassa (proprio
grazie alla pressione sui prezzi di quella stessa concorrenza
cinese).
Ma, ribadisco, non mi preme tanto criticare la BCE: mi preme
di più mettere in luce la gravissimacarenza
di legittimazione democraticadi
chi ha fatto quelle scelte (sbagliate). Queste persone non
rispondono a nessuno, non possono essere sfiduciate, non si
ripresenteranno alle prossime elezioni.
E’ giusto?
Gli americani, ad esempio, non la pensano così.
E, a tal proposito, concludo raccontandovi un esemplare
episodio accaduto dall’altra parte dell’Atlantico: a maggio
2013 Ben Bernanke (governatore della FED) annuncia a sorpresa
che la banca centrale americana potrebbe a breve adottare una
politica monetaria meno lassista. La dichiarazione determina
un’improvvisa impennata dei rendimenti del debito pubblico e
mette in difficoltàObama. Dopo
circa un mese, quando si comincia a discutere del possibile
rinnovo dell’incarico dello stesso Bernanke (in scadenza a
gennaio 2014), Barack Obama dichiara:“Credo
che Bernanke sia stato Governatore più a lungo di quanto
volesse”.
Aplomb anglosassone, ma messaggio chiaro, che tradurrei così:
“Caro
Bernanke, la politica monetaria la decido io, poiché il popolo
ha eletto me. Accomodati fuori, grazie”.
Risultato del dibattito? Il nuovo Governatore della Fed saràJanet
Yellen, signora di sinistra e notoriamente favorevole
alla politica monetaria ultra-espansiva degli ultimi anni.
Ben Bernanke, invece, tornerà a fare l’insegnante.
Irlanda, lo scudo anti-spread ora pare un bluff
L’Irlandaprova
a rinascere e vuole farcela da sola, basta con latroikaUe-Bce-Fmi
e niente sostegno dal Fondo salva Stati Esm. Per l’Italia non è una buona
notizia. La Tigre celtica è stata travolta nel 2008 dallacrisidelle
sue banche, salvate da uno Stato che ha visto ildebito
pubblicopassare dal 36 per cento del Pil nel 2007 all’86 per
cento del 2012.
Nel 2010 Dublino ha chiesto ilsalvataggioeuropeo
tramite il fondo salva StatiEfsf:
85 miliardi per un Paese che non poteva finanziarsi al tasso dastrozzinaggiochiesto
dal mercato, il 7 per cento. In tre anni di sacrifici l’Irlanda ha rimesso
in discussione tutto tranne latassazione
agevolatache le
permette di fare dumping fiscale attirando la sede delle grandi
multinazionali, che così sottraggono gettito ai Paesi in cui operano (tipo
l’Italia). Oggi la ex-Tigre celtica è l’allieva prediletta delle
istituzioni europee: nel 2013 il suodeficitè
al 7,4 per cento, il prossimo anno sarà il 5 e quello dopo l’agognato 3
fissato da Maastricht, lacrescitaè
ripartita (piano), +0,5 quest’anno, +1,7 e +2,5 in quelli successivi. Sui
mercati lo Stato si finanzia alla metà del tasso di cinque anni fa, un
comodo 3,5 per cento. Per Bruxelles il fatto che il tasso di
disoccupazione resti molto alto, nel 2015 sarà ancora l’11,7, è un
dettaglio secondario.
Il premierEnda
Kennyha annunciato
che, quando a dicembre 2015 l’Irlanda uscirà dal programma di
aggiustamento, non chiederà la “linea di credito precauzionale” dal fondo
salva Stati Esm. Cioè quello strumento che in Italia abbiamo sempre
chiamato“scudo
anti-spread”, un intervento di sostegno dal fondo salva Stati con
acquisti di titoli di debito sul mercato secondario (o direttamente alle
aste) come premio ai Paesi che hanno fatto le riforme, senza sottoporsi
alle richieste umilianti e terribili della troika. L’intesa alConsiglio
europeodi giugno 2012
e poi le operazioni OMT annunciate dalla Bce di Mario Draghi prevedevano
la possibilità anche per i Paesi virtuosi, ma con conti difficili
(l’Italia), di beneficiare di un sostegno europeo presentandolo ai mercati
come unpremio,
invece che un salvataggio. Alla Bce non sarebbe dispiaciuto chel’Irlanda
chiedesse la linea di credito: tutta l’architettura di difesa dell’euro di
Draghi ne sarebbe uscita rafforzata. Invece niente. Lo “scudo” è soltanto
quello che si temeva: non quadro di premi e punizioni, ma un piano di
emergenza che, in caso di utilizzo vero potrebbe rivelare le sue
fragilità.
Un bluff che è meglio non andare a vedere. La mossa dell’Irlanda lascia
quindi l’Italia più scoperta, la fragile corazza che ci eravamo illusi di
avere attorno è carta velina. Per fortuna i mercati, distratti dallaliquiditàimmessa
dalle Banche centrali, sembrano non essersene accorti.
LA NECESSITA' IMPROROGABILE DI RIDISCUTERE I PATTI
I
dati ormai parlano chiaro e solo una disastrosissima classe dirigente
italiota,che il popolo non riesce e non vuole scrostarsi di dosso,si
ostina a rifiutare millantando fantasie senza senso.
I dati sul PIL appena usciti, la crisi annunciata dell’INPS (dopo
Alitalia Telecom Finmeccanica ecc.), il nuovo record della disoccupazione
e del debito pubblico, la forte deflazione dei prezzi alla produzione,
descrivono uno scenario digraduale
asfissia economica. La crisi dell’Eurozona sta portando alla
disperazione decine di milioni di Europei: tra questi, sei milioni di
italiani che vorrebbero lavorare ma non trovanolavoro.
Si tratta di una crisi strutturale: perciò a politiche vigenti essa è
destinata a trascinarsi a indefinitamente. Gli effetti diisteresi sull’offerta
aggregata consolideranno definitivamente, nei prossimi anni, il crollo di
civiltà in attonei
paesi Mediterranei.
L’Euro venne varato senza che vi fossero le condizioni perché i paesi
aderenti potessero condividere una moneta unica. I padri dell’Euro
speravano che in corso d’opera opportune riforme istituzionali avrebbero
creato tali condizioni. Ma taliriforme(ammesso
che siano sufficienti) non sono mai state fatte. Anche dopo l’esplosione
della crisi, l’Europa si è limitata ad adottare:
provvedimenti tampone;
misure minime, al limite della violazione dei Trattati Europei,
strettamente necessarie per evitare il crollo dell’Euro, senza
correggere i Trattati;
modifiche ai Trattati inadeguate e controproducenti.
Insomma, i progressi istituzionali sono stati deludenti.Ad oggi chi ne
ha beneficiato è la Germania e l'Europa del Nord: i secondi mantenendo una
socialdemocrazia ad ogni costo con la compressione estrema della dinamica
salariale a fronte di uno stato sociale finanziato per oltre il 50%
dell'imponibile, contrazione adottata dai tedeschi sotto il cancellierato
Schroeder, che ereditava i costi ingenti dell'Unificazione tedesca del
1990. Ancorando poi l'euro ad una valuta forte come il marco, il risultato
è stato che la Germania sola ha beneficiato di una valuta pesantissima che
grazie alla compressione interna ha finito per generare un SURPLUS
COMMERCIALE AD OGGI DI QUASI 1800 MILIARDI DI EURO !! Uno "sterminio"
economico che ha finito per massacrare tutte le economie tipiche
d'esportazione di paesi che non hanno alcuna materia prima interna, come
Italia,Spagna,Portogallo,Grecia,Irlanda fino ad allora scudate da monete
nazionali deboli. Se in PIIGSF la crescita della
produttività accelerasse, non è detto che ciò determinerebbe un recupero
di competitività sulla Germania. Perché nel frattempo la produttività
tedesca non si ferma. Dunque non può essere questo il meccanismo di
riequilibrio: non esiste al mondo. Anche perché trasformerebbe l’Eurozona
in una micidiale macchina per sopprimere i diritti
dei lavoratori. (Guarda caso…). In ogni caso, in Germania
l’aritmetica è… un’opinione?! Non tutti i paesi possono avere
simultaneamente un avanzo commerciale. E per recuperare competitività la
Germania nel 2000-08 beneficiò di un’inflazione al 3-4% in PIIGSF, mentre
oggi l’inflazione tedesca è all’1,4% e non ci lascia margini.
In ogni caso, il surplus
commerciale tedesco
è illegittimo (accordi G20), devastante perciò immorale. La Germania
potrebbe crescere come tutti i paesi del mondo avvalendosi della domanda
interna. Ai tedeschi è riuscito con il sorriso e lo spread ciò che è
sprofondato con le panzer divisioni di Hitler. Il dominio economico
tedesco ha un pesante riflesso politico con i Trattati europei d'acciaio
non modellabile. Peggio
ancora, a peggiorare l’assetto normativo dell’Eurozona grazie alla
preminenza finanziaria acquisita: essa rende gli altri paesi vulnerabili e
perciò sensibili a minacce ed incentivi, dunque all’influenza politica dei
paesi in surplus. Perciò l’alleanza fra Italia, Spagna, Portogallo,
Irlanda, Grecia, e Francia non è mai nata.
L’ideologiamacro-liberista
è molto forte in Europa: e porta a negare le analisi e le evidenze
empiriche che smentiscono la bontà delle politiche, degli assetti
istituzionali, e della filosofia di cui l’Eurozona è impregnata.
Non che la crisi sia stata provocata: ma non deve essere risolta se non
facendo funzionare il meccanismo di flessibilizzazione dei prezzi (quindi
dei salari) e di riduzione della spesa pubblica: sono questi i Valori
Prioritari, rispetto ai quali la disoccupazione e il PIL diventano non
solo secondari, ma strumentali.
La crisi in atto è dunque fondamentalmente politica.La
Storiaci insegna come
finiscono crisi di questo genere. Negli anni “30, un’intera classe
dirigente di politici, banchieri centrali, diplomatici, funzionari,
economisti, ecc., aveva legato il proprio cuore e il proprio destino algold
standard. Ma fu proprio l’abbandono del gold standard a
consentire la fine della crisi. Eppure, l’establishment fino alla fine
lottò per conservare il sistema aureo. L’Inghilterra fu espulsa (per sua
fortuna) dai mercati, a causa dell’assenza di unlender
of last resortinternazionale;
ma la BCE è stata costretta ad accettare, più o meno, questo ruolo nel
Luglio 2012, il che ha escluso tale evenienza. In altri casi, fu
necessaria la grande vittoria politica di un leader nuovo (Roosevelt,
Hitler), determinato a mettere fine alla crisi, a costo di ‘provarle
tutte’, anche sconvolgere gli equilibri esistenti. Tali vittorie politiche
richiedono: disoccupazione di massa; e una democrazia che lasci qualche
possibilità agli outsiders. L’establishment europeo sta cercando di
impedire l’insorgere di tali condizioni: applicando un po’ di flessibilità
al paradigma dominante; costituzionalizzandolo; e prevedendo penalità per
chi dovesse abbandonare l’Eurozona (l’uscita dall’Euro è vietata).Ora
laCommissione,
vista l’aria che tira,fa
la voce grossa con la Germania. Ma si tratta sempre di un’ammoina: il
limite per il surplus dei conti con l’estero è stato fissato a uno
stratosferico 6% del PIL. La Germania viaggia fra il 6 e il 7% da alcuni
anni. Ma un surplus tedesco al 5,9% non cambierà granché. Ora laBCEspiega
che ha tutti gli strumenti a disposizione per evitare la deflazione: se
necessario, interverrà.Dunque
la BCE dice che è perfettamente in grado di attenuare la depressione, ma
non muoverà un dito a meno che l’inflazione non diventi negativa. Com’è
possibile accettare una Banca Centrale i cui obiettivi politici sono così
contrastanti con quelli della società?
COLLABORAZIONISMO E CESSIONE DI SOVRANITA' POLITICA,ECONOMICA E
MONETARIA:dal Cavaliere di Arcor al Quisling Letta
L'italia così come la conosciamo fuoriusciva dopo due anni di occupazione
del Centro -Nord da parte della Germania nazista e del Sud da parte degli
Alleati. Sconfitta nel fascismo
con la defenestrazione del Duce del 20 luglio 1943,ad opera dei suoi
stessi accoliti in camicia nera coadiuvati dal re d'Italia - che poi prese
a scappare a Brindisi una volta firmato l'armistizio il 2 settembre 1943,
responsabile di aver trascinato un paese fragilissimo in una guerra di
massa,la penisola cercò il riscatto nella guerra partigiana di retrovia
che non sortì tuttavia l'effetto di indurre una sollevazione di massa
contro l'occupante nazista prima della vittoria Alleata finale contro la
Germania. Anzi:l'Italia, in relazione alla ferocissima campagna di
bombardamento alleato del territorio del Reich, divenne una preziosa
leva produttiva per i nazisti che pareggiavano gli ammanchi in patria con
il lavoro delle fabbriche italiane. Per espressa volontà americana,
l'Italia,all'indomani dello sbarco ad Anzio, che aggirava la noce di
Cassino,divenne fronte secondario,col risultato di trascinare la guerra
per altri due anni volendo sfondare il Reich da ovest e da est piuttosto
che da sud. Il 2 maggio 1945 i plenipotenziari tedeschi firmavano la resa
incondizionata delle truppe tedesche sul territorio italiano e da quel
momento le potenze vincitrici, ad eccezione dell'URSS,stabilirono la
propria sfera di influenza. Sostanzialmente l'Italia, pur essendosi
sganciata due anni prima dal crollo del nazismo e pur avendo combattuto
una guerra di retrovia,all'interno degli Accordi di Jalta,veniva trattata
come una semplice colonia e da colonia aderì, dopo l'espulsione dei
comunisti dalla compagine governativa ed all'indomani della vittoria della
DC alle elezioni democratiche del 1948, al Patto Atlantico che entro la
cornice della difesa contro l'espansionismo sovietico, stabiliva il
controllo statunitense dell'intera politica italiana soprattutto in
relazione all'esistenza del più grosso partito comunista occidentale.La
disintegrazione dell'URSS e del Patto di Varsavia non liquidò affatto
l'Alleanza Atlantica che anzi prese ad espandersi proprio in Europa
Orientale dando modo agli USA di aumentare il potere di controllo politico
dell'area in relazione alla globalizzazione dei mercati che ponevano
all'orizzonte nuovi "nemici" come le Tigri Asiatiche
(Cina,Vietnam,Singapore,Malesia,Indocina) ed i paesi ricchi di petrolio
che contrastavano l'ingerenza statunitense(Iran,Iraq,Siria,Libia).
Il disastro delle Torri gemelle di New york,con parziale danneggiamento
del Pentagono a Waschington, del settembre 2001 diede il via alla
strategia dell'attacco preventivo statunitense contro i così detti "stati
canaglia":prima l'Afghanistan e poi l'Iraq nel giro di due anni furono
investiti dalla potenza di fuoco nord americana, il tutto affiancata dal
codicillo di colonie del Patto Atlantico secondo quelli che sono i
precetti dello stesso in quanto gli USA vengono considerati potenza
attaccata senza alcuna dichiarazione di guerra da parte di alcuna nazione
!!! La guerra planetaria ed il controllo portarono ben presto gli USA
sull'orlo del tracollo economico che non tardò a palesarsi col crollo del
colosso bancario Lemhan Brother, punta di un gigantesco Iceberg costituito
da centinaia di miliardi di dollari di debiti basati sulla così detta
cartolarizzazione dei mutui immobiliari.La crescita abnorme dei contratti
derivati da mutui insolventi generò uno spaventoso effetto domino su tutta
l'economia mondiale che improvvisamente si contrasse a tal punto da
portare il governo nord americano ad un soffio dalla bancarotta con ben
due occupazioni da finanziare. L'onda lunga della crisi non tardò ad
investire anche l'Italia che con i governi propagandistici finto
imprenditoriali non adotto' alcuna misura di contrasto e difesa dal crollo
finanziario. Il paese, già infiacchito nei debiti da una unione monetaria
che impose un pesantissimo cambio 1 a 2000 contro il marco tedesco
trasformatosi in euro,venne pesantemente travolto nelle finanze
nell'estate del 2011 ed il 5 agosto dello stesso anno la Banca Centrale
Europea spedì al governicchio Berlusconi una Lettera d'intenti ovvero di
obblighi del governo da attuare CHE SANCIVA LA CESSIONE DI SOVRANITA'
ECONOMICO-FINANZIARIA DELL'INTERA NAZIONE ALL'EUROPA in cambio del
mantenimento in vita artificiale.
Saccomanni, qualche tempo fa,si
lasciò sfuggire una frase"Bisogna
dire la verità agli italiani".
Si riferiva allo sfascio economico. Poi è rimasto in silenzio, in attesa
di essere cacciato dal governo. Da allora ogni giorno è in bilico. Nel
frattempoCapitan
Findus Letta racconta le sue menzogneagli
italiani. Sposta sempre la linea della ripresa più in là, mentre il Paese
sprofonda con bollettini quotidiani di guerra vera, di deserto delle
aziende, degli investimenti. Questo doppio registro, l'Italia che viene
distrutta dalla mancanza di una politica economica e le
falsità di Letta propagandate dai giornalie
dalle televisioni ha assunto ormai una dimensione grottesca, fumettistica.
Letta interpreta una nuova parte della Commedia dell'Arte, il Mentitor
Cortese. Ogni sua dichiarazione si è dimostratafalsa
come un soldo bucato,
ma lui, imperterrito, continua conle
sue fandonie.
Ora vede la luce nel 2013, ora un po' più in là, alla fine del 2014.
Questa rappresentazione stucchevole di un ometto graziato dalla sorte e
politico a carico dei contribuenti dalla nascita (non ha mai fatto altro
nella vita, eoni fa, nel 1998 è stato ministro per le politiche
comunitarie del governo D'Alema) ha però un suo significato, quello di
garantire gli interessi dei nostri creditori internazionali, in primis la
Germania. Non sarà sfuggito che Capitan Findus ha quasi speso più tempo
all'estero dalla sua elezione che in Italia a farsi accreditare dalle
segreterie internazionali. Come Rigor Montis prima di lui, Letta
rappresenta l'assicurazione che l'Italia onorerà i debiti contratti dalle
nostre banche attraverso la BCE e i rimborsi dei titoli pubblici e degli
interessi. E' il novelloQuislingitaliano,
il collaborazionista norvegese al servizio dei nazisti durante l'ultima
guerra mondiale. Il suo è ungoverno
fantoccio che rappresenta gli interessi di Stati stranierie
non dell'Italia. La cassa integrazione in deroga è al collasso,350mila
lavoratori sono senza sussidioda
nove mesi.Le
partite Iva sono crollate
dal 2008 al giugno del 2013 di 400mila unità. Disoccupazione fuori
controllo, debito pubblico esplosivo, chiusure di negozi e piccole e media
imprese come se piovesse. Il disastro Italia assomiglia a un bombardamento
quotidiano dove a una cattiva notizia ne succede una pessima.
Quisling Letta non ha fatto nulla per risollevare il Paese.Gli
ordini li prende dall'estero.E'
un procuratore fallimentare che deve garantire i creditori. Quanto potremo
andare avanti così? A venderci persino le spiagge? Due misure sono
improrogabili.Vanno
tagliati gli sprechi, le spese inutiliche
ammontano a circa 100 miliardi. Queste voragini nel bilancio dello Stato
non possono però essere eliminate da chi ne gode i benefici, dai partiti e
dai Letta, che appunto per questo vanno mandati a casa. Vanno rinegoziati
con la UE il tetto del 3% che ci strangola, che va superato da subito per
gli investimenti in attività produttive, ristrutturato il nostro debito,
cancellati gli impegni impossibili assunti con ilFiscal
Compactcon
nuove tasse per 50 miliardi all'anno per vent'anni, una pazzia.Primum
vivere, prima gli interessi nazionali.Ma non finisce quì: oltre agli
sprechi dovuti ad una classe politica sconfinata nei numeri e nei costi,
esistono montagne di miliardi dirottati in opere infrastrutturali senza
senso come il TAV Torino-Lione. Questa linea ferroviaria inutile
rappresenta il PRIMO CASO EUROPEO DI CESSIONE INFRASTRUTTURALE DI
SOVRANITA' A LATERE DI QUELLA POLITICA-ECONOMICA-FINANZIARIA TRATTEGGIATA
FINO AD ORA.
"Quando si tratta di TAV il Governo è un treno: il 20 novembre c'è
l'incontro con la Francia e occorre convincere i francesi a proseguire
un'opera sulla quale hanno espressoconcrete
perplessità.
In Italia s'ha da fare, per i soliti oscuri interessi, e quindi ci si
dispone a tutto pur di forzare la mano alla Francia. Anche acedere
la nostra sovranità ai cugini d'oltralpe:
sulla tratta italiana vigerà la legge francese. Un treno
extraterritoriale! E ciò torna assai comodo alle imprese italiche, perché
i francesi non chiedono certificati antimafia. Si sta seguendo una prassi
pazzesca per simulare di corsa l'approvazione del Trattato: se ne ratifica
mezzo. Cioè si vota alla Camera, e si presenta poi ai francesi senza che
sia passato al Senato. Una cosa inaudita e del tutto anticostituzionale.
Nessuna Commissione parlamentare se ne è mai occupata: il Ministro Lupi ha
accentrato su di sé ogni decisione. Chissà di quali interessi è garante.
Il M5S ha presentato ben 1082 emendamenti all'obbrobrioso impiccio
chiamato "Trattato".
Glielo faremo sudare."
IL MODELLO CIPRO ESTESO A TUTTA EUROPA AD USO E
CONSUMO DELLA MERDOSA GERMANIA
Il futuro dell’Unione Bancaria europea si decide in
questi giorni tra Bruxelles e Francoforte.
Un altro pezzo disovranità
nazionale ci abbandonasenza
il parere degli italiani ALL'INDOMANI DELLA FAMOSA E
MISCONOSCIUTA LETTERA DELLA BCE DEL 5 AGOSTO 2011.
Cosa contano ormai gli italiani?
L’Euro ci ha sottratto sovranità monetaria, l’Unione
Bancariaci
sottrarrà sovranità bancaria,
la funzione primaria della banca, la tutela del
risparmio.
E si tratta di un diritto sacrosanto scolpito nell’articolo
47della
nostra Costituzione: "La
Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte
le sue forme; disciplina, coordina e controlla
l'esercizio del credito"...
Macosa
conta ormai la Costituzione?
La nostra economia è strozzata dalla scarsa
liquidità erogata da un sistema bancario che, a sua
volta, è strozzato da140
miliardi di euro di sofferenzee
da una BCE sempre più minacciosa con lo "stress
test"
del 2014, sui bilanci bancari nei quali per la prima
volta verrà inserito il rischio di titoli di Stato.
Un esame che, per essere superato, costringerà le
banche italiane a rastrellare miliardi di euro di
nuova liquidità sul mercato.
L'Unione Bancaria aveva all'inizio due obiettivi
positivi, ha fatto l'opposto. L'Unione doveva sia
ricapitalizzare le banche in difficoltà per evitarne
il fallimento che spezzare il legame perverso tra
banche e Stati dovuto al debito pubblico nei bilanci
bancari con la condivisione del rischio a livello
UE. E, per inciso,le
banche italiane traboccano di oltre 400 miliardi di
nostri titoli.
Dopo due anni di dibattiti la vincitrice è sempre la
Germania. La Merkel vuole infatti solo mettere tempo
e ostacoli tra il fallimento di una banca in Europa
ed il rischio che i tedeschi debbano pagarne il
prezzo, ECCEZION FATTA PER IL
FALLIMENTO DELLE SUE MERDOSISSIME BANCHE FEDERALI,
LE BANKLANDEN, RIFOCILLATE IMMEDIATAMENTE DA BERLINO
CON 100 MILIARDI DI EURO PRELEVATI DALLE BANCHE
LOCALI TEDESCHE ESCLUSE MOTU PROPRIO DAL CONTROLLO
INTEGRATO BANCARIO.
La lista delle vittorie tedesche sancita nel summit
della scorsa settimana a Bruxelles è lunga.
Ci sarà un fondo europeo comune per la
ricapitalizzazione delle banche
in crisi che verrà costituito con contributi delle
banche stesse. Però...
Tale contributo inizierà solo nel 2016 e sarà
completato nel 2026. Alla fine di questo periodo il
salvadanaio che le banche avranno costituito per
tutelare loro stesse sarà di appena 55 miliardi di
euro. Meno di 1% del totale dei bilanci delle banche
coinvolte.
Per capire l’esiguità della cifra si pensi che
dall’inizio della crisi i cittadini europei,
attraverso gli Stati, hanno sostenuto salvataggi
bancari per circa 550 miliardi.
Cosa succederà se da qui al 2026 una
banca dovesse trovarsi in difficoltà? In caso di
fallimento saranno coinvolti i gli obbligazionisti (bail-in)
e i depositi superiori a 100mila euro. Dopo aver
applicato il bail-in minimo dell’8%, gli Stati
potranno fare ricorso a fondi pubblici, ma solo
dietro autorizzazione di Bruxelles.Rischiamo
di non avere neppure il diritto di nazionalizzare
MPS,
o altre banche prossime al fallimento, ed essere
costretti a venderle allo straniero per un piatto di
lenticchie,cosi' come e' gia' stato fatto per la
banca d'italia nel silenzio assoluto.("Le
quote della Banca di Italia che dovevano passare
allo Stato potranno essere vendute e potranno essere
vendute a soggetti stranieri purché comunitari.Attraverso
il decreto sulla rivalutazione delle quote della
banca di Italia, per avere 900 milioni di Euro senza
sforare il tre per cento del deficit.Ne
regaleremo 450 all’anno agli azionisti della Banca
di Italia, che come sapete sono privati.Il
mostro in passato è stato in qualche modo limitato,
perché? Perché la ripartizione degli utili prodotti
dalla Banca di Italia è sempre stata riservata in
minima parte ai suoi azionisti privati, non più
dello 0,5 per cento delle riserve, che ammontano più
o meno a 22 miliardi di Euro. Per cui anni buoni e
anni cattivi non hanno consentito agli azionisti di
prendere più di 50 - 70 milioni di Euro all’anno dal
capitale della Banca di Italia.
Nel 2005 il governo Berlusconi
fa per miracolo una legge giusta e stabilisce che le
quote nel capitale della Banca di Italia, detenute
da soggetti non pubblici debbano passare entro tre
anni allo Stato. Sono passati otto anni e quella legge è
rimasta inattuata.
Il 27 novembre notte tempo, mentre il Parlamento
dichiara la decadenza di Berlusconi e tutti i
cittadini sono distratti,Saccomanni
fa una clamorosa marcia indietro,
conun
decreto leggestabilisce
che la Banca di Italia non sarà più destinata a
diventare un istituto di diritto pubblico detenuto
dallo Stato, ma una
public
company,
ovvero una società a azionariato diffuso con
azionisti tutti privati.Inoltre,il
capitale della Banca di Italia passerà dagli attuali
156 mila Euro a 7,5 miliardi di Euro,
con un forte vantaggio patrimoniale per tutti
partecipanti,la
cosa più importante è che fino a oggi la Banca di
Italia non poteva distribuire un utile superiore al
10% dell’attuale capitale sociale, di 156 mila Euro,
più una quota delle riserve, che per prassi non
superava mai lo 0,5 per cento all’anno.
Nel progetto del governo Letta questo limite viene
alzato al 6% del nuovo capitale sociale di 7,5
miliardi di Euro,vale
a dire ben 450 milioni di utili distribuibili
all’anno.La
fine è peggio dell’inizio, perché un’altra
incredibile novità di questo magnifico progetto è
che le quote della Banca di Italia che dovevano
passare allo Stato potranno essere vendute e
potranno essere vendute a soggetti stranieri purché
comunitari.)
Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco
nel sistema europeo delle banche centrali,
immaginate quanto potrà contare se la sua banca
centrale sarà di proprietà degli stranieri!"
E' il modello del salvataggio diCiproscritto
ora nero su bianco. Oltretutto, l’Italia è il Paese
che maggiormente in Europa colloca le sue
obbligazioni bancarie presso le famiglie.
Coinvolgerle nella ricapitalizzazione vuol dire
condividere con loro (e non con la Germania...) il
rischio di perdite. Alla fine
vuol dire sottrarre risparmio alle famiglieper
tappare i buchi delle banche.
I Paesi in difficoltà, i cosiddetti Pigs, hanno
provato ad alzare la voce. Addirittura "Gelatina"
Saccomanni ha trovato il coraggio di scrivere una
lettera di Natale a Bruxelles per chiedere che gli
Stati in difficoltà con le banche nazionali possano
attingere ai 700 miliardi di euro del fondo
salva-Stati (ESM)
a cui l’Italia peraltro contribuisce con 117
miliardi, metà dei quali già versati grazie nuove
emissioni di titoli pubblici su cui paghiamo
profumati interessi. La Germania non solo ha
risposto picche. Ha anche detto che sarà possibile
solo se un Paese accetterà di sottomettersi ad un
piano di aiuti della Troika.
Non è cambiato quindi nulla erestiamo
nello scenario del disastro greco.
Hai bisogno di aiuto? Io Europa (quindi io Germania)
ti presto i soldi, ma solo se mi lasci governare il
tuo Paese a botte di austerità e recessione. Martin
Schulz, l'amico fraterno del pdexmenoelle,
presidente dell’Europarlamento, ha annunciato che
Bruxelles sarà durissima su questo punto, la cui
supervisione sarà affidata alla BCE con il compito
di vigilare su 130 banche europee (di cui15
italiane). La vigilanza unica della BCE si
applicherà solo a banche al di sopra di 30 miliardi
di euro di attività su richiesta della Germania per
tutelare sotto la vigilanza domestica le sue
Landesbanken e Sparkasse, quasimetà
del sistema bancario tedesco,
quello spesso definito "zombie"
per l'incapacità di reggersi in piedi senza il
sostegno pubblico e proprio per questo sottratto
alla vigilanza di Draghi.
Non si spiega quindi cosa celebrino i tromboni di
regime nello sventolare l’accordo sull’Unione
Bancaria come un successo. Saremo, peggio di prima,costretti
a risolverci i problemi a casa nostra con i nostri
risparmi.
Perché dovremmo allora privarci del diritto di
regolare e agevolare il sistema bancario nazionale
senza ricevere nulla in cambio?
La morale di tutto questo è che con400miliardi
di euro di BTPnella
pancia delle nostre banche se lo spread dovesse
ripartire, e ci sono tutte le premesse, questa
Unione Bancaria non farà nulla per evitare che la
crisi si abbatta sulle nostre banche con potenziali
perdite e fallimenti che dovremo comunque ricoprire
attingendo alle tasse ed al risparmio nazionale.
LE DISASTROSE
TRAPPOLE DEI
FONDI
PENSIONE
La trappola dei fondi integrativi si è estesa ai
dipendenti pubblici, da circa un anno sono attivi i
fondiSirioePerseorivolti
ai dipendenti pubblici, che si aggiungono aEspero.Tre
trappoline per i dipendenti della Scuola, della
Sanità, dei Ministeri.
Poi soprattutto è ripresa da alcuni mesi una forte
campagna a favore della previdenza integrativa dei
fondi pensione con articoli abbastanza indecenti su
“Il
Sole 24 ore”,
su Il Corriere della sera, etc.. Gli articoli che
appaiono su questi giornali, anche su un supplemento
del lunedì del Corriere della Sera che leggeranno
ben pochi, non sono rivolti ai lettori, gli articoli
sulla previdenza, come quelli sui fondi comuni,
servono per essere fotocopiati e usati come supporto
per le vendite, questo è il fine di questi articoli!
L’Italia ha una stampa economica, e in particolare
nel settore della previdenza, che non è cattiva, ma
pessima La regola è gonfiare i vantaggi parziali,
tacendo tutti i difetti e in compenso per quanto
riguarda ilTFR(Trattamento
di Fine Rapporto) tacere tutti i vantaggi.
Vorreismontare
alcune cose regolarmente scritte nei giornali,
pronunciate dai vari economisti di regime
intervistati, spinte in tutte le maniere dalla
propaganda. Il vero rischio non è la pubblicità, si
sa che è di parte, ma gli articoli dei giornali, dei
cosiddetti esperti e a volte anche dei miei,
sciaguratamente colleghi, docenti universitari.
Chiariamo alcune cose.Non
è vero che la previdenza integrativa è
indispensabile per integrare la propria pensione.
Totalmente falso, la propria pensione si può
integrare risparmiando, mettendo da parte i soldi,
investendoli in qualche maniera e usando quelli. Non
è vero che il TFR della pensione, deve essere messo
nei fondi pensione, assolutamente no, menzogna
spudorata, uno si tiene il TFR, se è un dipendente
pubblico ilTFS(Trattamento
di Fine Servizio) e quando lo incasserà se vuole lo
utilizzerà per una rendita integrativa, tenendosi
però la sicurezza del TFR e del TFS fino a quell’età
e non dandola agli sfasciacarrozze del risparmio
gestito che gestiscono i fondi pensione.
Vantaggi fiscali? E’ falso come viene detto da
giornalisti,
sindacalisti, banche, assicuratori che la previdenza
integrativa ha forti vantaggi fiscali. Non è vero,
soprattutto per un giovane. Facendo i conti giusti
che sa fare chiunque conosce questa materia il
famoso vantaggio di pagare al 15 o al 9% di imposta
su quanto accantonato, all’inizio della pensione,
per un giovane significa un vantaggio di rendimento
in termini annui nell’ordine dello 0,5%. Una
miseria.Il
vantaggio fiscale è divorato dai costi,
è irrilevante.
Aggiungiamo il fatto che non è sicuro perché
nell’arco di 30/40 anni le leggi cambiano, quelle
tributarie tantissime volte. Nell’ultima legge di
stabilità hanno tolto un’agevolazione sulla
previdenza integrativa che riguardava le polizze
vita, cosiddette previdenziali, quindi questi
vantaggi fiscali sono incerti e comunque già adesso
insufficienti, al massimo potrebbero andare bene per
chi ha un reddito sui 300 mila Euro l’anno e a 5
anni dalla pensione, non è esattamente la categoria
di persone a cui sembra rivolgersi la previdenza
integrativa, quindi buttiamo via il discorso dei
vantaggi fiscali. È falso anche quello che che per
un lavoratore di un’azienda dove c’è un fondo di
categoria, c’è un grande vantaggio che rende
conveniente aderire ai fondi pensione, che è il
contributo datoriale, bruttissima parola, cioè del
datore di lavoro, non è vero che questo sia
determinante. Si può vedere con qualche semplice
simulazione che bastano un po’ di anni negativi e
viene divorato; non è affatto garantito, ma il
contributo del datore di lavoro ci sarà soltanto
finché dura il contratto collettivo di lavoro, 4/5
anni.E'
un’ingiustizia pagare di più alcuni lavoratori
rispetto a altri.
Di più quelli che aderiscono al fondo pensione, di
meno gli altri, questo è buttare a mare una
conquista sindacale nell’arco di più di un secolo:
stesso lavoro, stessa retribuzione. Invece no:
stesso lavoro ma chi aderisce al fondo pensione
viene pagato di più. Altra cosa falsa che Il
confronto tra fondi pensione e TFR è sempre
vantaggioso per il fondo pensione se si considera il
periodo positivo, ma se si prende un altro periodo
storico, senza risalire all’impero romano,
semplicemente a dal '62 al '82 con un fondo pensione
un lavoratore avrebbe perso circa l’80% in potere di
acquisto, 81% nel caso delle azioni, quindi avrebbe
perso i 4/5. In quello stesso periodo con il TFR
avrebbe perso soltanto il 18% che è già molto meglio
che perdere l’80 %.Quindi
falsità una dopo l’altra.
Oltre alla falsità vi sono cose che non vengono
dette. Per i fondi pensione aperti, chiusi, i piani
previdenziali e tutta l’altra congerie di
prodottacci per portare via soldi ai lavoratorinon
c’è quasi nessuna trasparenza,
solo qualche dato generico e soprattutto regola
ferrea del risparmio gestito e della previdenza
integrativa. L’interessato che ha messo i suoi soldi
non ha diritto di sapere che titolo viene comprato,
quando, a che prezzo, che titolo viene venduto. A
questo punto è facile dire che nel torbido si pesca
bene, e altre battute per dire che lasciare la
possibilità al gestore di fare quello che vuole, lo
spingerà logicamente a fare porcherie varie,
porcherie che peraltro vengono fuori. Dare i propri
soldi a un fondo pensione a un piano individuale
previdenziale, soprattutto un fondo pensione, vuole
dire rischiare con i mercati finanziari , perché
vuol dire avere il risultato legato all’andamento ai
titoli azionari, obbligazionari.Non
è opportuno giocarsi la pensione alla roulette dei
mercati finanziari.
Nessun prodotto della previdenza integrativa, nessun
fondo pensione chiuso, aperto, socchiuso che sia,
nessun piano individuale previdenziale o
pensionistico, nessuna polizza vita garantisce in
potere d’acquisto i soldi messi dal lavoratore- La
garanzia in potere di acquisto c’è al massimo per un
periodo breve, mentre il TFR dà una base garantita
in potere d’acquisto per tutta la sua durata quanto
essa..
Questo è fondamentale perché nell’arco del ‘900,per
tre volte i risparmi previdenziali o non
previdenziali degli italiani vennero decimatidall’inflazione,
a cavallo della Prima Guerra Mondiale, a cavallo
della Seconda Guerra mondiale e al tempo petrolifero
dal '73 all’84/85. Non c’è nessun lavoratore
nell’arco del ‘900 che abbia vissuto senza
incontrare un momento in cui i risparmi risparmi
mobiliari venivano distrutti dall’inflazione. La
garanzia nei confronti dell’inflazione i fondi
pensione la danno per un periodo brevissimo! Questo
è il vero rischio di tutta la previdenza
integrativa, vedere il fondo che non fallisce,
formalmente non fallisce, "i
fondi pensione non falliscono, ma in potere di
acquisto possono perdere il 90%".
Mi rendo conto di essere la voce di colui che grida
nel deserto, quasi nessun altro lo dice, perchéla
torta della previdenza integrativa è una torta ricca,
succosa, gustosa. Perché a differenza dei fondi
comuni, se uno mette i soldi nella previdenza
integrativa non può riscattarli, deve aspettare
l’età della pensione, quindi fino a 65/67/70 non può
riscattarli e per giunta la trasparenza è ancora
minore che nei fondi comuni dove già è bassissima.Questi
prodotti interessano alle banche alle assicurazioni,
ai gestori e alle società di gestione, ai sindacati
che ci mettono i loro amici, sono centinaia di
poltrone strapagate di parassiti che non fanno nulla
perché, e questo è veramente buffo, gli
amministratori dei fondi pensione, non gestiscono il
fondo pensione, subappaltano a un altro la gestione,
come spesso è stato subappaltato ad altri
l’amministrazione della raccolta delle quote.
Poltrone fatte per dare soldi, prese metà dai
sindacati e metà degli amici di Confindustria,
Confcommercio, dalle associazioni patronali.
Conclusione:evitare
tutti i prodotti previdenziali: fondi comuni,
aperti, chiusi, piani individuali pensionistici,
polizze vita.
Tutti da evitare, se uno li ha sottoscritti,
interrompere i versamenti, tenersi il TFR. Non
affidare i propri soldi a nessuna gestione, non solo
alla previdenza integrativa, ma neanche affidarla ai
fondi comuni, alle gestioni né italiane né estere,
sono uguali, sono scatole nere dove i gestori
mangiano, non dico mangiare tutto, ma possono
raschiare tanti soldi, con 2,5 di commissioni annue
di gestione, è uno sproposito!
Accordo Ecofin, ecco chi pagherà per le crisi
bancarie in Europa
Il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni lo ha
definitoun
accordo “storico”. L’accordo raggiunto nella
notte di martedì a Bruxelles è il primo passo
concreto verso l’unione bancaria.La
materia è delicata ma cruciale. Il
presidente della BceMario
Draghilo
considera “un grande passo avanti”. Il presidente
dell’EuroparlamentoMartin
Schulzparla
di “un primo passo” e promette un esame
“durissimo”.
1. Perché l’accordo europeo è così importante?
Stabilisce come funzionerà ilfondo
di risoluzione europeo, che dovrà
intervenire quando una banca andrà in difficoltà e
il nascenteorganismo
di Supervisione unica(di
fatto un’emanazione della Bce) dovrà decidere come
gestire la crisi, pilotando verso il salvataggio o
la bancarotta controllata. Operazioni costose, che
qualcuno deve pagare: prima gli azionisti, poi i
creditori, in parte anche i risparmiatori (è
l’approccio bail-in). Quel che resta sarà coperto
dal fondo.
2. Ogni Stato pagherà per le sue banche o la
gestione sarà europea?
Questo era il punto delicato. Si è trovato un
compromesso: il fondo nasce concontributi
nazionali tenuti separati,a
compartimenti stagni. Nel corso di dieci anni
diventerà unfondo
davvero europeo, così che i mercati
sappiano che in caso di dissesto di una banca esiste
uno strumento comunitario pronto a intervenire.
Questo, assieme alla supervisione rafforzata da
parte della Bce, dovrebbe rendere molto più
credibile il sistema bancario europeo, agevolando
quindi i finanziamenti a imprese e famiglie.
3. Quali sono le banche coinvolte?
In teoria tutte, anche i Paesi fuori dalla zona euro
possono entrare in questo progetto di Unione
bancaria. I130
istituti principalisaranno
sottoposti alla supervisione diretta della Bce che
vigilerà anche sugli altri ma per tramite delle
autorità nazionali (nel nostro caso la Banca
d’Italia).
4. Chi decide che una banca deve essere chiusa?
Il processo decisionale è complicato, c’è un board
del Meccanismo unico di supervisione che è composto
da un presidente, cinque membri della Bce e 18 delle
autorità nazionali, poi trasmette la sua decisione
al consiglio dei governatori della Bce, che poi
rimanda la palla al Meccanismo unico di
supervisione. Salvo che la Commissione o il
Consiglio (cioè l’esecutivo europeo e gli esecutivi
nazionali) non si oppongano, le decisioni del board
del Meccanismo unico di supervisione diventanooperative
in 24 ore. Sono previsti poteri che
permettono di agireanche
contro il volere di alcuni Stati o delle autorità di
vigilanza nazionali(nessun
governo o supervisore locale gradisce vedere
esplodere una crisi bancaria in casa propria).
5. Da dove arriveranno i soldi?
Il fondo per la risoluzione sarà finanziato dai
privati,cioè
dalle singole banche nazionali, ma potrà
attingere risorse anche dalfondo
salva Stati Esm(i
cui capitali per ora non vengono utilizzati) nella
fase transitoria, cioè finché il fondo non sarà
pienamente operativo.
6. Quando entrerà in vigore tutto questo?
Il meccanismo sarà pienamente operativo tra 10 anni
e serve prima l’approvazione di untrattato
intergovernativo, cioè devono ratificarlo i
singoli Stati membri (o meglio, un numero
sufficiente a garantire l’80 per cento delle risorse
al fondo di risoluzione). Il processo partirà dal
2016, salvo sorprese.
7. Quali sono i buchi in questa rete di protezione?
I tempi sono lunghi, le incognite tante, i dettagli
da chiarire decine. Il negoziato è appena
all’inizio. Se è rassicurante che si sia imposta la
logica che il “backstop”, cioèil
fondo per il pronto intervento, sia
europeo, per anni resterà frammentato su base
nazionale. Riducendo così l’effetto rassicurante per
gli investitori, che avranno ragioni per continuare
a preoccuparsi soprattutto delle crisi bancarie che
riguardano istituti operanti su diversi Paesi.
"A
chi obbediscono i partiti?Ai
loro elettori o ai lobbisti? La legge di Stabilità
non è fatta per i cittadini ma per tutelare
interessi e affari, caste e cordate. Vi sembra
eccessivo? Sentite questa: il Pd, prima firma il
capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, presenta
un emendamento alla stabilità per salvaguardare le
casse dell’Inps. Viene previsto un tetto massimo di
150mila euro fra pensione e altri incarichi,
pubblici e privati. Bene. Parte la discussione in
commissione che si protrae per la notte.Le
trattative fervono nei corridoi.
Ma dopo una lunga gestazione, il Pd partorisce una
riformulazione che azzera il contenuto della norma:
il tetto sale fino a 294mila euro ed è applicabile
solo a chi cumula pensione e incarico nella pubblica
amministrazione salvando tutti i contratti in
vigore. Come dire: “abbiamo
scherzato, ci siamo sbagliati”.
Cos’è accaduto nel mentre, fra il prima e il dopo?
Quale manina è intervenuta? Per capirlo bisogna
uscire dalla commissione, farsi un giro, entrare
nella saletta fumatori nel cuore di Montecitorio e
immergersi nellafolla
dei lobbisti che assedia il Parlamento.
E ascoltare:
“Tu
non avresti potuto fare niente al di sopra dei 150
mila euro compresa la pensione–
si sente dire a una persona che parla al telefono -ho
dovuto scatenare mari e monti. È stata una battaglia
durissima–
spiega compiaciuto mentre tesse le sue stesse lodi -
…ehhh,
è questo il Parlamento oggi. Io lo potrei portare…
scrivere in un manuale come caso di eccellenza di
azione di lobby… ho dovuto smuovere tutto”.
È tutto vero! Ma chi è che parla al telefono? La
voce è quella di un vecchio “lupo”
di Palazzo, consigliere parlamentare in pensione con
un incarico alla Camera dei Deputati. A nome di chi
parla lo rivela lui stesso: “Io
sono stato questa settimana in full immersion,
giorno e notte perché la commissione ha lavorato
giorno e notte per fare cazzate dietro... dietro a
queste faccende qua, perché avevo una marea di gente
che mi chiamava in questa condizione, chi per il
lavoro autonomo, chi perché c'hanno privilegi che
fanno i Consiglieri di Stato, i professori
universitari, ste cose qua, e quindi si sono salvati
pure quelli”.
Il "misterioso"
lobbista ha fatto calare la testa al Pd per conto
dei detentori di pensioni d’oro, accumulatori
seriali di incarichi, professoroni in quiescenza mai
andati (veramente) in pensione. Gente come Giuliano
Amato e Lamberto Dini.
Ecco a chi obbedito il Pd di Renzi(e, ndr). Mentrele
vittime sono i soliti noti. Noi."M5S
Camera
Porcellum bocciato dalla Consulta, accolto il ricorso dei cittadini. ALTRO
SILURO DEL POTERE GIUDIZIARIO ALLA POLITICA ITAGLIOTA. Solo una settimana
prima era stato affondato il finanziamento pubblico ai partiti...
La Corte Costituzionale ha bocciato la norma ideata dal
leghista Roberto Calderoli in tutti e due i punti sottoposti al vaglio di
legittimità rispetto alla legge fondamentale dello Stato: ovvero il premio
di maggioranza e la mancanza delle preferenze. Berlusconi: "Organo
politico della sinistra"
Il Porcellum è incostituzionale. E’ quanto ha deciso laConsulta,che
aveva respinto i quesiti referendari nel gennaio 2012 e
che, dopo un ricorso presentato dai cittadini, era stata chiamata a
pronunciarsi sulla
legittimità della norma con cui sono eletti gli ultimi tre parlamenti
(2006, 2008 e 2013). Incostituzionali, secondo gli ermellini, sia il premio
di maggioranza che
la mancanza
delle preferenze(cioè le liste
bloccate),
ovvero i punti sottoposti al vaglio della Corte. Tradotto: gli italiani
non andranno più a votare con la ‘porcata’ (copyright del suo ideatore, il
leghistaRoberto
Calderoli),
o almeno non con le caratteristiche con cui era nata. A spiegarlo alcuni
costituzionalisti. Tra questiValerio
Onida,
secondo cui con la pronuncia di oggi sono ‘morti’ premio di maggioranza e
liste bloccate, ma non il Porcellum. Onida
(uno dei saggi di Napolitano), del resto, ha praticamente tradotto quanto
fatto sapere dai giudici costituzionali, i quali dopo la sentenza avevano
fatto sapere che “resta fermo che ilParlamentopuò
sempre approvare nuoveleggi
elettorali, secondo le proprie scelte
politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”.
I TEMPI DELLA SENTENZA E GLI EFFETTI NON IMMEDIATI
Sembrava che la legge,dopo
il rinvio della discussione nelSenato,
dovesse resistere ancora e invece di fatto i giudici impongono ai
parlamentari quella riformache
è stata a lungo chiesta dal presidenteGiorgio
Napolitano. L’efficacia
del verdetto, comunque, decorrerà dal momento in cui le motivazioni
saranno pubblicate. “Nelle prossime settimane” fa sapere la Consulta. E
comunque, fino a nuova legge, non c’è un ritorno di fatto alMattarellum. L’approdo
in Consulta della legge elettorale ha alle spalle una vicenda giudiziaria
di ricorsi e bocciature, alla
cui base c’è la testardaggine di un avvocato 79enne, Aldo
Bozzi. Nel
novembre 2009, in qualità di cittadino elettore, il legale aveva citato in
giudizio la Presidenza
del Consiglio e
il ministero dell’Interno davanti al Tribunale
di Milano, sostenendo
che nelle elezioni politiche svoltesi dopo l’entrata in vigore della legge
270/2005, il cosiddetto Porcellum, e nello specifico nelle elezioni del
2006 e del 2008, il suo diritto di voto era stato leso, perché non si era
svolto secondo le modalità fissate allaCostituzione–
ossia voto “personale ed eguale, libero e segreto (art. 48)” e “a
suffragio universale e diretto”. Il tenace avvocato è riuscito ad arrivare
fino in Cassazione. Che poi con
un’ordinanza del 17 maggio scorso aveva rimesso la questione ai giudici
costituzionalisti.
BERLUSCONI: “CONSULTA E’ DI SINISTRA”. BOZZI: “E’ TORNATO
MATTARELLUM”
La Corte costituzionale “è un organismo politico della sinistra” ha dettoSilvio
Berlusconi, secondo cui ”la nostra
architettura istituzionale è fatta non per decidere, ma per vietare. Il
presidente del Consiglio italiano ha solo il potere di stendere l’odg del
Consiglio dei ministri. Non ho ancora un’informazione precisa, non posso
fare commenti. Bisogna vedere cosa hanno dichiarato incostituzionale” ha
aggiunto il Cavaliere. Entusiasta, invece, l’avvocato Aldo Bozzi: “Quattro
anni di battaglie andate a buon fine – ha detto all’Adnkronos – E adesso
bisogna sottolineare che non si creanessun
vuoto giuridico: a mio parere, con la
pronuncia della Consulta, di fatto si torna alla legge elettorale
precedente, ilMattarellum.
Molto probabilmente torneremo a votare in estate. Ma intanto oggi ci
godiamo la vittoria, da domani penseremo a riassumere la pronuncia inCassazione,
dove è pendente un altro procedimento”.
ONIDA: “NON C’E’ RITORNO AUTOMATICO AL MATTARELLUM” Dopo la pronuncia della Consulta, i
costituzionalisti sono sostanzialmente d’accordo nel ritenere che uno
degli effetti sarebbe il ritorno alproporzionale,
ma le valutazioni “politiche” sul pronunciamento della Corte sono diverse.
“Non si torna alla legge precedente”, ossia ilMattarellum,
“ma si ha una conferma del proporzionale senza premio di maggioranza.
Questo sembrerebbe l’effetto della prima parte della sentenza” ha spiegato
il presidente emerito della ConsultaValeria
Onida, aggiungendo che “solo col
deposito della sentenza si produrrà l’effetto di far cessare l’efficacia
delle norme dichiarate incostituzionali. Quindi, per ora – ha precisato –
formalmente non è ancora cambiato nulla”. Uno dei saggi di Napolitano,
però, è andato anche oltre. “LaCorte–
ha continuato il costituzionalista – ha fatto venir meno la previsione delpremio
di maggioranza. Quindi, si dovrebbe
immaginare che, se non intervenisse nessun altramisura
legislativa, si applica il proporzionale
senza premio di maggioranza. Per l’altro aspetto”, ossia leliste
bloccate, “è stata dichiarata
incostituzionale la parte in cui non consente di esprimere preferenze. Ma
qui è più difficile capire l’effetto pratico se non ci fosse un intervento
legislativo: si può immaginare non solo che l’elettore possa dare
preferenze, ma che poi l’ordine di elezione sia determinato dalle
preferenze e non dall’ordine di lista? Su questo punto credo dovremo
attendere le motivazioni, per capirne bene la portata” della sentenza.
PELLEGRINO: “PARLAMENTO DELEGITTIMATO, 150 DEPUTATI DA
SOSTITUIRE”
Più drastico il giuristaGianluigi
Pellegrino, secondo cui “dopo il
pronunciamento della Consulta, il Parlamento è delegittimato; dal punto di
vista istituzionale è una decisione clamorosa. Nelle motivazioni della
sentenza, la Corte si sforzerà di dire il contrario. Ma l’effetto reale è
quello di una potente delegittimazione delle Camere”. Non solo. A sentire
Pellegrino le due camere andrebbero sciolte immediatamente. “Il Parlamento
e il governo – ha osservato il giurista – non sono intervenuti con una
riforma. Ora la sanzione costituzionale, priva le due Camere di ogni
minima legittimazione costituzionale e politica. A questo punto vi è un
dovere civico di procedere allo scioglimento, potendosi solo procedere
come indica laConsultaad
una riforma elettorale che sia ampiamente condivisa, perché certo non si
possono usare lemaggioranze
incostituzionaliper
approvare la legge elettorale”.
Per Pellegrino si pone, inoltre, un altro problema:
quello dei parlamentari eletti con ilpremio
senza sogliabocciato
dalla Corte: “Sono stati eletti sulle base di una norma illegittima e ora
devono essere sostituiti. Alla Camera, dove non si sono concluse le
operazioni di convalida, la giunta deve espellere circa150
deputatie
sostituirli con altri: dovrebbero uscire esponenti Pd, ed entrare
esponenti Pdl-Fi,Movimento
5 Stellee
Lista civica”. Proprio Pellegrino, all’indomani delle ultime elezioni, a
nome di un’associazione di cittadini presentò ricorso alla giunta delle
elezioni di Camera e Senato contestando l’elezione deiparlamentarientrati
grazie al premio. “Ora presenteremo una nuova memoria alle giunte, che
dovranno accogliere i nostri ricorsi” ha annunciato. “A mio parere – ha
sostenuto il giurista -, il governo deve fare un decreto legge per
introdurre un sistema per l’elezione di collegio al primo turno con premio
su base nazionale al secondo turno. Il decreto deve essere convertito in60
giorni: se lo sarà prima di eventuali
elezioni, si voterà con questo sistema. Altrimenti con la legge di stampo
proporzionale consbarramentoin
entrata, che si configura dopo la sentenza della Consulta”.
Consulta e Porcellum, ritorno agli anni '80
Una manciata di righe. Non di più. La nota della Corte
Costituzionale che ammette il ricorso anti-Porcellum è stringata, rimanda
alle motivazioni della sentenza che verranno diffuse tra qualche
settimana. Ma il testo è sufficiente per capire che oggi dalla Consulta è
stata partorita quella che può ben definirsi una svolta storica per gli
scenari politici e istituzionali presenti e futuri. Un colpo secco, tre
risultati: la Suprema Corte ha 'asfaltato' il sistema maggioritario,
affossato le pretese delfuturo
segretario del Pd Matteo Renzi e azzoppato la credibilità di questo
Parlamentocon
tutti gli atti che ha prodotto, compresa l'elezione del presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano. Questo terzo punto non è vero, ma è già
vero per i social network: il che è un fatto.
1. La Corte ha dichiarato incostituzionale il premio di
maggioranza del Porcellum. Non solo. Incostituzionale è anche la mancanza
delle preferenze, prevista dal sistema di liste bloccate. Che significa?
Di fatto, la sentenza di oggi indica i binari lungo i quali il Parlamento
potrà legiferare per approvare un nuovo sistema elettorale. Se non lo
farà, se non riuscirà a trovare un accordo su una nuova formula, quando si
tornerà alle urne, si voterà con quello che rimane del Porcellum al netto
dell'intervento della Consulta. E cioè con un sistema proporzionale, cioè
il Calderolum spogliato del premio di maggioranza. Quanto alle preferenze,
per reinserirle sarà necessario un intervento legislativo, che però
comunque è molto più semplice della reistituzione dei collegi, che
andrebbero ridisegnati.
2. Se questa è la prospettiva, si riducono i margini di
manovra di Matteo Renzi. Il sindaco avrebbe voluto un sistema
maggioritario a doppio turno, che di fatto coronerebbe la sua leadership,
premierebbe lo sforzo fatto per arrivare a fare il segretario del Pd,
santificherebbe la sua visione politica bipolarista. Ora se lo può
scordare. La sentenza della Consulta non porta buon vento per Renzi. Anzi.
Di fatto, lo annulla. Annulla il suo potere contrattuale verso Angelino
Alfano, interessato ad un impianto proporzionale e comunque assolutamente
interessato a restare al governo il più a lungo possibile, ad allontanare
lo spettro delle elezioni anticipate, per avere tempo di organizzare il
suo neonato Ncd. Ora, nell'era del post Consulta, nell'era del post
Porcellum, se Renzi non scende a compromessi con Alfano e la truppa
governista sulla legge elettorale, finisce in minoranza e non ha nemmeno
armi da agitare. La sentenza della Consulta lo ha infatti privato
dell'arma più preziosa: quella del ritorno al voto. Ora non gli
converrebbe più, visto che si voterebbe con quel che resta del Porcellum.
3. Però la sentenza della Consulta ha prodotto anche un
terzo effetto. Uno di quegli effetti perniciosi che non corrispondono alla
realtà ma diventano realtà sui media. Subito dopo la notizia sulla
bocciatura del Porcellum, i social si sono riempiti di commenti arrabbiati
sull'illegittimità di questo Parlamento, eletto a febbraio con una legge
elettorale evidentemente incostituzionale. Non è vero, la Corte
Costituzionale è chiara al proposito: gli effetti della sentenza di oggi
riguarderanno le prossime elezioni e non quelle passate. Però, anche se
non è vero, non ci si può nascondere che la riflessione sull'illegittimità
di questo Parlamento contiene suggestioni che troveranno spazio nel clima
attuale dell'anti-politica. Tant'è vero che Berlusconi e Forza Italia la
stanno già cavalcando alla grande. Un pasticcio. Che rischia di riportarci
alproporzionale
anni '80. In nome della stabilità e delle larghe
intese forever.
L'ULTIMA SVENDITA
SILENZIOSA:LA BANCA D'ITALIA
Dal 1999 il governo impastato centro
sinistrato presieduto dalla jattura storica Dalema ha iniziato una
poderosa svendita del patrimonio pubblico italiano costruito faticosamente
dalla crisi degli anni Trenta allo scopo di foraggiare IL CAPITALISMO
FAMILISTICO DI RELAZIONE ITALIOTA A PESANTE DANNO DEL PATRIMONIO DI TUTTI
che infatti proprio da quel momento storico ha iniziato ad erodersi fino
ad arrivare alle ossa odierne. La prima disastrosa operazione fu lo
smantellamento della rete telefonica nazionale, Telecom, che oggi è finita
di proprietà degli spagnoli. Via via scomparirono industrie
automobilistiche, Alfa Romeo-Innocenti-AutoBianchi-Lancia, industrie
siderurgiche, Italsider-Ferriere,industrie chimiche,SNIA-Viscosa,come
detto telecomunicazioni telefoniche e poi televisive con lo strapotere
concesso a costo zero a Mister B che gode tutt'oggi di una Legge
monopolistica, la Legge Gasparri, nonchè del pagamento concessionario
dell'1% sul fatturato effettivo (a lui che è stato condannato PER FRODE
FISCALE !!!),ISTITUTI DI CREDITO come il CREDITO ITALIANO, banche solide
con bilanci floridi gettate nelle mani di delinquenti come Geronzi che
fuse il Credito con Capitalia, piena zeppa di debiti, per dar vita ad
Unicredit. Questa formalina CAPITALISTOIDE ha generato mostruosità come le
ECO-MAFIE, la devastazione ambientale, la cementificazione scomposta, LE
FONDAZIONI PARTITICHE BANCARIE che hanno assoggettato l'intero credito
nazionale, LA DISINTEGRAZIONE DEL PATRIMONIO TECNICO ED INDUSTRIALE
SACCHEGGIATO DALLE AVIDISSIME MANI STRANIERE. Tra le ultime SVENDITE, E'
PASSATA NEL SILENZIO ASSOLUTO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA BANCA D'ITALIA.
All'interno della distrazione nazionale PER LA DECADENZA DI UN
GERONTOCRATE PEDERASTA FRODATORE FISCALE PLURIMO, il governo
DISASTROSISSMO LETTA ha firmato il decreto ultimo per lo smantellamento
della Banca d'Italia.
"Le quote della Banca di Italia che
dovevano passare allo Stato potranno essere vendute e potranno essere
vendute a soggetti stranieri purché comunitari.
Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo
delle banche centrali, immaginate quanto potrà contare se la sua banca
centrale sarà di proprietà degli stranieri!"Lucio
Di Gaetano
di Lucio di Gaetano,
ex-dipendente Banca d'Italia
"Sono Lucio Di Gaetano, nella vita mi
sono sempre occupato di banche, per cinque anni ho lavorato in Banca di
Italia, per altri sette ho lavorato nel settore privato e ora faccio il
consulente di azienda.
Sono qui per parlarvi della fregatura che il governo Letta, di nascosto,
mentre si dichiarava la decadenza di Berlusconi ha fatto a danno di tutti
gli italiani, attraverso il decreto sulla rivalutazione delle quote della
banca di Italia, per avere 900 milioni di Euro senza sforare il tre per
cento del deficit.Ne
regaleremo 450 all’anno agli azionisti della Banca di Italia, che come
sapete sono privati.
Ma facciamo un passo indietro, perché la banca di Italia nella governance
ha azionisti privati? Perché c’è questa situazione da mondo di Oz dove un
istituto di diritto pubblico è partecipato da banche private che sono
detenute da fondazioni controllate dai partiti?
La Banca di Italia nasce nel 1893 ed è completamente detenuta da azionisti
privati, all’epoca si usava così. Nel '26 il governo fascista la
pubblicizza e espropria i suoi azionisti. Successivamente le quote del
capitale della Banca di Italia vengono cedute alle banche, nel frattempo
pubblicizzate a causa della crisi degli anni '30. Nel '93, a seguito della
crisi finanziaria il governo Amato concepisceun
mostro giuridico, la privatizzazione delle banche italiane
mediante la'attribuzione delle loro quote di controllo alle fondazioni
nominate dai partiti.
Il grosso del capitale viene quotato in borsa e di conseguenza oggi ci
troviamo nell’azionariato della Banca di Italia, banche che agiscono con
logiche di soggetti privati.
Per fortuna il mostro in passato è stato in qualche modo limitato, perché?
Perché la ripartizione degli utili prodotti dalla Banca di Italia è sempre
stata riservata in minima parte ai suoi azionisti privati, non più dello
0,5 per cento delle riserve, che ammontano più o meno a 22 miliardi di
Euro. Per cui anni buoni e anni cattivi non hanno consentito agli
azionisti di prendere più di 50 - 70 milioni di Euro all’anno dal capitale
della Banca di Italia, che non si è mosso dalla cifra originaria di 156
mila Euro con cui era stato valorizzato.
Nel 2005 il governo Berlusconi fa per miracolo una legge giusta e
stabilisce che le quote nel capitale della Banca di Italia, detenute da
soggetti non pubblici debbano passare entro tre anni allo Stato. Sono passati otto
anni e quella legge è rimasta inattuata.
Il 27 novembre notte tempo, mentre il Parlamento dichiara la decadenza di
Berlusconi e tutti i cittadini sono distratti,Saccomanni
fa una clamorosa marcia indietro, conun
decreto leggestabilisce
che la Banca di Italia non sarà più destinata a diventare un istituto di
diritto pubblico detenuto dallo Stato, ma unapublic
company, ovvero una società a azionariato diffuso con azionisti
tutti privati.
Inoltre,il
capitale della Banca di Italia passerà dagli attuali 156 mila Euro a 7,5
miliardi di Euro, con un forte vantaggio patrimoniale per
tutti partecipanti, che saranno obbligati a pagare una imposta, per di più
agevolata, del 12%, e avranno, poi, tutto il tempo per eseguire l’obbligo
di vendita della quota eccedente il 5% eventualmente detenuta, con una
fortissima plusvalenza.
E torniamo alla fregatura di cui parlavamo all’inizio, la cosa più
importante è che fino a oggi la Banca di Italia non poteva distribuire un
utile superiore al 10% dell’attuale capitale sociale, di 156 mila Euro,
più una quota delle riserve, che per prassi non superava mai lo 0,5 per
cento all’anno.
Nel progetto del governo Letta questo limite viene alzato al 6% del nuovo
capitale sociale di 7,5 miliardi di Euro,vale
a dire ben 450 milioni di utili distribuibili all’anno.
Non è cosa di poco conto, perché se i grandi banchieri possono brindare a
champagne i cittadini non hanno proprio nulla da festeggiare! Quei 450
milioni, se non fossero dati ai banchieri privati andrebbero dritti nelle
casse dello Stato. Come è stato fino a oggi.
Ma non finisce qui, anzi la fine è peggio dell’inizio, perché un’altra
incredibile novità di questo magnifico progetto è che le quote della Banca
di Italia che dovevano passare allo Stato potranno essere vendute e
potranno essere vendute a soggetti stranieri purché comunitari.
Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo
delle banche centrali,immaginate
quanto potrà contare se la sua banca centrale sarà di proprietà degli
stranieri!
Interessa?
Una intercettazione e un accertamento fiscale
sull'ex socio occulto Frank Agrama le carte che dovrebbero
cambiare la storia del processo. Ma la nuova mossa potrebbe essere
l'ennesima manovra dilatoria: fra due giorni il Senato deciderà
per la sua decadenza. Già lo scorso settembre l'ex presidente del
Consiglio aveva annunciato una svolta parlando di una sentenza
svizzera risultata inesistente
Berlusconi: “Chiederò la revisione del processo a
Brescia”.
Le novità importanti, per quanto riguarda il processo Mediaset,
sono che in Usa il fisco americano sta per procedere con una causa
verso Frank Agrama e altre persone, ritenute responsabili dievasione
fiscaleimportante,
e da queste situazioni emergonotestimonianzedi
importanti dirigenti del gruppo Agrama, che dimostrano come la
vicenda che vede il gruppo Agrama protagonista sia una vicenda da
cui Silvio Berlusconi è assolutamente, completamente estraneo,
altri sono i protagonisti e sono dichiarati in modo chiaro, senza
possibilità che si possa interporre alcun dubbio – spiega l’ex
premier parlando in terza persona -. Probabilmente ne leggerò
anche una parte, e darò la notizia che noi intendiamo presentare
quanto prima unadomanda
di revisione del processoalla
Corte competente, la Corte d’appello di Brescia, fidando sul fatto
che questa domanda possa essere assolutamente accolta, per la
chiarezza di queste notizie, che oltretutto sono anche confermate
da molti testimoni, che i giudici di primo e secondo grado non
hanno voluto nemmeno ascoltare. Abbiamo le deposizioni di tutti
questiinascoltati
testimoni,
che fanno riferimento alla realtà, una realtà che mi vede
completamento estraneo, che esclude assolutamente ogni mia
partecipazione a qualsiasi fatto illegittimo”.
L’intercettazione tra Frank Agrama e Bruce Gordon. Ci
sarebbe anche una intercettazione tra il produttoreFrank
Agrama, condannato in via
definitiva a 3 anni dalla Cassazione come “socio
occulto”del
sistema di frodi ideato dal Cavaliere, eBruce
Gordon, presidente della
distribuzione Paramount, tra le carte che dovrebbero cambiare la
storia del processo. Una conversazione in cui i due direbbero:
“Stiamo diventando veramente ricchi”. Cosa questo significhi lo
spiegherà Berlusconi alle 15.30 in conferenza stampa. Certo
è ed è nelle motivazioni della sentenza che la testimonianza di
Gordon è tra quelle considerate importanti dai giudici della
Cassazione per il verdetto finale. Il 21 dicembre 1993 il top
manager in una lettera al collega Lucas aveva confermato “latotale
sovrapponibilità tra Agrama e Berlusconi,
posto che non vi è distinzione né tra le società né tra le
persone, né tra le cifre’. (…) A conferma del legame a doppio filo
tra il produttore e il Cavaliere. Ora invece il Cavaliere vorrebbe
far pensare che i due avrebbero tramato alle sue spalle per
truffarlo.
I testimoni inascoltati. Era
il 26 settembre del 2011 quando il presidente del collegio di
primo grado tagliò una decina di testi della difesa. Il giudiceEdoardo
D’Avossa in quell’occasione
aveva parlato di prescrizione ritenendo stringere i tempi perché
il dibattimento era iniziato nel 2006 e ancora non si riusciva a
chiudere. I testimoni tagliati all’epoca era tutti residenti
all’estero e nonostante le convocazioni da parte del Tribunale non
si erano mai presentati in aula. Adesso a processo definito e
fuori tempo massimo però dovrebbero dare il loro contributo.
Come con la tangente a Bettino Craxi.In
passato tante volte il Cavaliere in conferenza stampa ha tentato
di sviare l’attenzione sulle indagini che lo hanno coinvolto.
Quando i magistrati milanesi scoprirono la mazzetta aBettino
Craxi(processo
prescritto grazie alle attenuanti generiche) il Cavaliere, era la
fine del 1995, convocò una conferenza stampa e annunciò
l’equivoco: quei soldi erano il pagamento “per la
commercializzazione di diritti televisivi” all’imprenditoreTarak
Ben Ammar(poi
entrato nel consiglio di amministrazione di Mediaset nel 1996 ).
Il Tg5 intervistò l’imprenditore franco tunisino che confermò la
versione dell’allora premier. Ma quelle parole non entrarono mai
in un verbale: convocato tre volte i magistrati milanesi non sono
mai riusciti a interrogarlo.
Intanto l’Europa, come riporta il Corriere della
Sera, ha messo sotto accusa l’Irlanda per il ritardo accumulato,
ben sette anni, nel rispondere alla richiesta diassistenza
giudiziariadell’Italia
su due società: la Olympus trading Ltd e la Olympus trading
Ireland Ltd per i processi Mediatrade e Mediaset. Un’altra
rogatoria quella diHong
Kongsarebbe
stata bloccata per anni grazie ai buoni ufficidell’ex
senatore Idv Sergio De Gregorio.L'attaccante,
apparso svogliato contro il Genoa, per la seconda volta in fila
non rispetta l'orario del raduno. La squadra in vista della
delicata sfida di Glasgow contro il Celtic è spronata dalla
dirigente. Intanto Seedorf si fa sentire: "Voglio diventare il
miglior allenatore del mondo"
Lega nord, verso il processo Bossi e figli. “Truffa
allo Stato per 40 milioni di euro”
Chiuse le indagini sullo scandalo che ha travolto il
Carroccio: in qualità di legale rappresentante al
Senatur è contestato l'intero ammontare del
finanziamento pubblico. Lui e i figli devono
rispondere di appropriazione indebita per 500mila
euro: 77mila per la laurea in Albania. Richiesta di
archiviazione per Roberto Calderoli, Matteo Brigandì
e Manuela Marrone
Quaranta milionidi
finanziamento pubblico alla Lega.Cifra
maggiore rispetto ai 18
milioni di euro venuti alla luce finora. La
Procura di Milano contesta al fondatore della LegaUmberto
Bossi–
nuovamentein
corsa per la segreteria del partito controMatteo
Salviniil
prossimo 7 dicembre – la “truffa
aggravataper
il conseguimento di erogazioni pubbliche” ossia irimborsi
elettoraliricevuti
dal Carroccio in base ai rendiconti al Parlamento
del 2008 e 2009.Unatruffa
allo Statocommessa,
secondo i pubblici ministeri, in concorso con Maurizio
Balocchi, segretario amministrativo
della Lega ormai deceduto, per quanto riguarda il
rendiconto dell’esercizio 2008 e conFrancesco
Belsito, ex tesoriere leghista per il
2009 e 2010. Con tanto di inganno ai presidenti di
Camera e Senato e ai revisori pubblici delle due
assemblee che autorizzavano i rimborsi basandosi su
rendiconti volontariamente falsati “in assenza di
documenti giustificativi di spesa e in presenza di
spese effettuate per finalità
estranee agli interessi del partito
politico”.
La Procura di Milano ha
chiuso le indagini relative all’inchiesta “The
family” in vista del prossimo passo: la richiesta dirinvio
a giudizio per dieci persone, tra cuiUmberto
Bossie i
suoi due figliRiccardo
e Renzo. Al centro, la gestione deifondi
della Lega, caso scoppiato nella
primavera del 2012. Tra gli indagati, anche l’ex
vicepresidente del Senato Rosi
Mauro, l’ex
tesoriere della Lega Francesco
Belsito e
l’imprenditore veneto Stefano
Bonet, l’uomo degli investimenti in
Tanzania con i soldi del partito.
Chiuse le indagini anche
nei confronti diRosi
Mauro, l’ex senatrice del Carroccio, che
ora è accusata di unaappropriazione
indebitadi
99.731,50 euro, denaro proveniente dalle casse del
partito. Tra i soldi di cui l’ex esponente lumbard
si è appropriata, secondo l’accusa, ci sono anche
77.131,50 euro “per acquistotitolo
di laurea albanese (in sociologia) – si
legge nel capo di imputazione – presso l’Università
Kristal di Tiranaa
favore diPierangelo
Moscagiuro”,
ex guardia del corpo della Mauro. Laurea presa il 29
giugno 2011nella
stessa università scelta da Renzo Bossi,
detto ‘il Trota’, che consegue il titolo (in
Gestione aziendale) il 29 settembre 2010 con un
“corso di studi” duratoun
solo anno, senza tuttavia mettere mai
piede in Albania.
Per la laurea del Trota a Tirana 77mila euro–
A Renzo e Riccardo Bossi, i due figli del ‘Senatur’
Umberto, viene contestato di aver usato a fini
personali circa303mila
eurodi
soldi pubblici ottenuti dalla Lega comerimborsi
elettorali. Renzo detto ‘il Trota’,
accusato come Riccardo di appropriazione indebita,
avrebbe speso tra le altre cose oltre 77mila euro
per l’“acquisto” dell’ ormai famosalaurea
albanese“presso
l’Università Kristal di Tirana”. Ma non solo. Il
secondo figlio di Bossi, che, nel 2010, a 21 anni
diventa il più giovaneconsigliere
regionalemai
eletto in Lombardia, pare avere una passione per le
auto e per la velocità. Con la suaAudi
A5scorrazza
per la Lombardia accumulando oltre 7mila euro dimulte.
Contestazioni che vengono pagate con i soldi del
partito. E nonostante la cattiva condotta
automobilistica, il Trota passa a una macchina più
potente, un’Audi
A6pagata
48mila euro più 3mila di assicurazione. Ovviamente a
spese dei contribuenti.Il
10 aprile 2012 Renzo è costretto alledimissionidalla
sua carica in Regione.
Lo scandalo dei soldi pubblici girati dall’ex
tesoriere Francesco Belsito agli esponenti del
Carroccio fa terminare l’incarico tre anni prima del
previsto. Tuttavia, i due anni trascorsi al
Pirellone gli fruttano, secondo la legge,40mila
euro di indennità.
La passione per le auto di lusso di Riccardo Bossi - Il
primo figlio del Senatur avuto nel 1979 dalla prima
moglie Gigliola Guidali, i giudici contestano 52
pagamenti. Soprattuttomulte–
per oltre 2mila euro – ma non solo: con i soldi del
partito Riccardo paga anche ilmantenimentodella
moglie, l’affittocon
tanto di bollette, ilveterinario,
l’abbonamento
Sky, ilgaragee
le spese di carrozzeria, nonché le rate per
l’Università dell’Insubria. E poi debitipersonali,bonifici, assegni
circolari.Infine,
le auto: 20mila euro per il riscatto del contratto
dileasingper
la Bmw X5 e oltre 21mila per una Mercedes.
Per Belsito, oltre due milioni di appropriazione
indebita–
E’ di diverse pagine ildettaglio
delle spesecontestate
all’ex tesoriere del CarroccioFrancesco
Belsitotra
cui, oltre amultevarie,
risultano spese perbar,
ristoranti,rosticcerieed
enoteche, nonché composizioni floreali, abiti,
hotel, scontrini di rivenditori di elettronica e
serramenti, 1.500 euro per acquisto diarmi
e munizioni,ricarichetelefoniche,
pagamenti diparcheggi,
cartelle esattoriali, diversiprelievidalle
casse del partito. E, per non farsi mancare nulla,
anche unservizio
di bonificaambientale
e telefonica per un valore di 8200 euro.
Richiesta di archiviazione per Calderoli e moglie di
Bossi-
Richiesta di archiviazione perRoberto
Calderoli,Matteo
BrigandìeManuela
Marrone, moglie di Umberto Bossi. Una
archiviazione parziale, solo per alcuni episodi, è
stata richiesta inoltre per Francesco Belsito,
Umberto Bossi e Rosy Mauro. “Pagare
le spese di un’abitazione a Roma,
luogo dove principalmente si svolge l’attività
politica e parlamentare, a un esponente di punta del
partito, può in definitiva a nostro giudizio essere
una scelta di impegno finanziario legittima (salvo
il dovere di darne conto in contabilità, qui non
rispettato, non decisivo ai fini del reato di
appropriazione indebita)”, scrivono i magistrati in
riferimento alla posizione di Calderoli. Per quanto
riguarda, invece, la posizione della Marrone, si
ricorda come fin dalla prima relazione del
procuratore generale, la moglie di Bossi sia stata
inserita, insieme alla Mauro e ad altri famigliari
del leader del Carroccio, all’interno del
“cosiddetto‘cerchio
magico’che
sarebbe stato alimentato confavoritismi
ed elargizionia
danno del patrimonio della Lega”. “Certo – scrivono
i pm di Milano – non si può escludere che delle
somme corrisposte per lascuola
Bosinain
denaro contante la Marrone possa aver profittato a
titolo personale. Ma per tutti gli indagati, come in
questo caso per la Marrone, è stata applicata una
rigorosa regola probatoria”.
Salvini: “Mafiosi e assassini possono attendere…”.
Bossi: “Sconcertato”–
Il vicesegretario del Carroccio Matteo
Salvini inneggia all’indipendenzae
chiede “giudici eletti dal popolo” come unica via
per sfuggire ai tribunali. Candidato insieme a
Bossi alle primarie
per la segreteria del partito in
programma il 7 dicembre, scrive su Facebook: “Finito
(forse) conBerlusconi
e Ruby, adesso il Tribunale di Milano
torna a ‘occuparsi’ di Bossi e della Lega. I
processi a mafiosi e assassini possono attendere”.
Bossi invece accusa i magistrati di “strano
tempismo” rispetto alle primarie: “Questa cosa non
mi aiuta certo…una cosa che esce proprio adesso e mi
lascia sconcertato”.
Silvio Berlusconi, esce "Il Cavaliere nero" scritto da Paolo
Biondani e Carlo Porcedda. Pubblichiamo il capitolo "I numeri
della frode"
I numeri della frode
Una condanna da 10 milioni
La sentenza definitiva del 1° agosto 2013 ha inflitto a Silvio
Berlusconi quattro anni di reclusione, una condanna che però è
soltanto teorica: tre anni sono cancellati dall’indulto del 2006 e
il quarto potrà scontarlo da uomo libero, grazie al beneficio
dell’«affidamento in prova ai servizi sociali». Sul piano
economico, la condanna finale lo obbliga a risarcire il danno
provocato dalla frode fiscale: l’imposta evasa, naturalmente, e un
rimborso allo Stato, costretto a un’attività d’indagine resa
«difficilissima e costosa», come spiega la sentenza, proprio dalla
«particolare complessità dell’operazione di occultamento del reale
risultato fiscale» delle sue aziende. I giudici però hanno dovuto
commisurare il risarcimento a una piccola parte dell’evasione
totale: soltanto quei 7,3 milioni che sono sopravvissuti alla
prescrizione. Berlusconi è stato quindi condannato a rimborsare
allo Stato, in totale, 10 milioni di euro. Meno di un
trentaseiesimo dei profitti che ha potuto nascondere all’estero
con il reato di cui è stato dichiarato colpevole.
I numeri del nero
La massa di denaro nero che, fin dai primi anni Ottanta, si è
riversata sulle società offshore gestite e finanziate dalla
Fininvest, ma che oggi risultano «di proprietà personale di
Berlusconi», è, come scrivono i giudici, «colossale». Nel solo
processo All Iberian, che riguardava il primo gruppo di offshore,
attive nel periodo 1989-1994 (con ricadute fino al 1995), l’atto
d’accusa finale ha ricostruito una lunga serie di operazioni
riservate, per un valore totale di 1550 miliardi di lire: 775
milioni di euro. Il processo Mediaset interessa altre società
anonime, con un nuovo sistema di conti bancari: ci sono le
offshore più segrete del sistema Fininvest, a cui si aggiungono
società di copertura intestate a intermediari di comodo e
prestanome. Qui l’accusa ha come limite temporale il periodo
successivo: dal 1994 al 1998.
Finché il processo All Iberian è stato trattato
unitariamente, il reato asseritamente commesso fino
al 1992 era ancorato al falso in bilancio contestato
fino al 1996; ciò tuttavia non modificava l'aspetto
relativo alla possibile estinzione perprescrizione,
in quanto essa decorre autonomamente per ciascun
reato, salva la contestazione (secondo la normativa
all'epoca in vigore) della continuazione (art. 81
c.p.). Avvenuta la separazione dei processi, il
finanziamento illecito fu perseguito da solo, con la
conseguenza che il termine prescrizionale di sette
anni e mezzo sarebbe decorso dal 1992, mettendo in
pericolo la pronuncia di una sentenza definitiva di
merito.
Nel processo di primo grado, concluso il 13 luglio
del 1998, il proscioglimento per prescrizione era
stato dichiarato solo per il versamento di 10 dei 22
miliardi di lire contestati; per la restante parte
dell'accusa Berlusconi era stato condannato a 2 anni
e 4 mesi di reclusione e al pagamento di una multa
di 10 miliardi di lire.[28]
Il processo All Iberian si è concluso il 22 novembre
2000, quando laCorte
di Cassazione, confermando la sentenza d'Appello
emessa il 26 ottobre 1999,[29]ha
dichiarato il proscioglimento dell'imputato per
intervenuta prescrizione del reato. La Corte non ha
ritenuto di assolvere l'imputato nel merito in
quanto «la prova della innocenza era incompleta ed
erano necessari ulteriori attività istruttorie»;
attività che non sono consentite in sede di giudizio
di legittimità.[30]
Oltre a dover ricominciare da zero per un vizio
procedurale, come deciso dai giudici nel giugno del
1998, la secondatranchedel
processoAll
Iberiandovette
una seconda volta essere azzerata in quanto, il 12
marzo 1999, il tribunale, accogliendo un'eccezione
relativa alla «totale indeterminatezza dei fatti»
contestati, dichiarò nullo il precedente rinvio a
giudizio per una «sostanziale equivocità
dell'imputazione», rinviando il procedimento alla
fase dell'udienza preliminare.[31]
Il nuovo rinvio a giudizio portava la data del 23
novembre 1999, e fissava l'inizio del processo di
primo grado al 7 aprile 2000.[32]Ma
una pronuncia dellaCassazionedel
9 febbraio 2001, rilevata l'incompatibilità di un
giudice con il processo,[33]riportò
nuovamente il giudizio all'apertura del
dibattimento. Il dibattimento riprese davanti ad un
nuovo giudice il 22 febbraio dello stesso anno.
Il processoAll
Iberian 2si
è definitivamente concluso con l'assoluzione di
Silvio Berlusconi (con formulaperché
il fatto non costituisce più reatoin
seguito alla riforma del diritto societario delGoverno
Berlusconi[34])
emessa dal Tribunale di Milano il 26 settembre 2005.
Il processoAll
Iberian 2è
stato ed è tuttora un argomento di polemica
politica. Lo schieramento del centrosinistra (e con
esso i suoi sostenitori), infatti, ha accusato il
Parlamento di aver approvato delleleggi
ad personam, ossia delle norme che sarebbero
state emanate al solo scopo di influire sui processi
pendenti nei confronti dell'allorapresidente
del ConsiglioBerlusconi.
Le polemiche cominciarono già a seguito
dell'emanazione della legge 367 del 2001 sullerogatorieinternazionali,
che si diceva avrebbe portato alla conclusione
anticipata del processo per sopravvenuta
inutilizzabilità di alcuni documenti, ritenuti
decisivi dall'accusa, provenienti dalla Svizzera.
Tuttavia, la polemica non trovò conferma nei fatti.
I documenti, infatti, furono utilizzati dal
Tribunale a norma della stessa legge criticata.[35][36]Successivamente
alla riforma deldiritto
societario, approvata dal Parlamento sotto il
governo presieduto da Berlusconi, i critici del
centrodestra rinnovarono la loro accusa al
Parlamento, reo, a loro dire, di aver legiferato
così da venire incontro aidesideratagiudiziari
di Silvio Berlusconi.
L'applicazione della nuova normativa in materia di
falso in bilancio, infatti, ed in particolare dei
riformulati articoli 2621 e 2622 delcodice
civile, ha reso la condotta imputata a
Berlusconi non più perseguibile penalmente. La norma
infatti prevede la perseguibilità del reato aquereladi
parte, querela che non era stata presentata a suo
tempo e che avrebbe costretto i giudici a
prosciogliere l'imputato per difetto di causa di
procedibilità. Il Tribunale, invece, ritenne di
accogliere le richieste della difesa – l'accusa
aveva chiesto che Berlusconi venisse prosciolto per
prescrizione del reato[37]–
volte ad ottenere la più ampia formula diproscioglimento(la
citatail
fatto non costituisce più reato). Con la
riforma, infatti, il reato di falso in bilancio, che
vedeva ridursi i termini prescrizionali, è diventato
perseguibile solo quando l'entità della falsa
dichiarazione sia tale da aver creato degli effetti
nocivi, non bastando che questi effetti rimangano
potenziali.[38]
La condanna definitiva quantifica il totale dei fondi neri, solo
per questo quinquennio, in altri 368 milioni 510.000 dollari.
Anche in questo caso, non si tratta di ipotesi, stime o deduzioni,
ma di soldi veri, bonificati sui conti bancari scoperti dai
magistrati.Le stesse sentenze considerano provato che Berlusconi
avesse un mare di nero già negli anni Ottanta, anche se le
indagini hanno dovuto concentrarsi fin dall’inizio, per effetto
della prescrizione, sul periodo successivo al 1989. L’avvocato
Mills però ha confessato di aver creato le prime offshore per la
Fininvest già «a metà degli anni Ottanta», quando operavano
effettivamente le prime tesorerie offshore dei diritti televisivi,
come Accent e Timor, da cui sono nate le famose Century One e
Universal One, quelle che Berlusconi progettava di donare ai
figli.
Tesoretto alle Bermuda per la figlia Marina
Le carte del processo Mediaset documentano anche una ricca
donazione offshore di papà Silvio alla figlia Marina, la
primogenita, oggi al vertice del gruppo editoriale Mondadori e
azionista di controllo della Fininvest. Al centro del caso c’è una
società anonima delle Isole Vergini. Si chiama Bridgestone
Properties Limited ed è una delle società offshore create
dall’avvocato David Mills tra gli anni Ottanta e Novanta per
gestire il nero uscito dalla Fininvest. La Bridgestone è una
cassaforte immobiliare: è intestataria di una favolosa villa alle
Bermuda, chiamata Blue Horizons, e della sua dotazione, che
comprende uno yacht.
Le indagini dei magistrati milanesi hanno ormai ricostruito anche
la storia di questo tesoretto offshore: paradisi fiscali,
proprietà non dichiarate, documenti sottratti alle perquisizioni.
Tutto comincia nel 1987, quando Silvio Berlusconi compra
personalmente la villa Blue Horizons pagandola 12 milioni di
dollari. Pochi anni dopo, la rivende per circa 9 milioni e mezzo.
Sulla carta sembra solo un affare sbagliato: una lussuosa
residenza ai Caraibi comprata a caro prezzo, che viene ceduta
perdendo un paio di milioni di dollari. L’acquirente di quella
villa alle Bermuda, però, è proprio la Bridgestone, che compare
nell’elenco delle offshore targate Fininvest (il famoso Gruppo B)
sequestrato nel 1996 nello studio Mills.
L’avvocato inglese, negli interrogatori dell’epoca, conferma che
anche quella società anonima è collegata al gruppo di Berlusconi,
ma giura di saperne pochissimo, sostenendo che non era lui a
gestirla. A quel punto i magistrati concludono che la Bridgestone,
in sostanza, serviva a scaricare sull’azienda italiana le spese
personali per la villa e lo yacht: è una delle accuse che, dopo le
elezioni del 2001, vengono cancellate dalla legge che ha
annientato il reato di falso in bilancio. A partire dal 2002 le
nuove indagini su Mediaset, quelle che nel 2013 porteranno alla
condanna definitiva di Berlusconi, permettono anche di ricostruire
la reale proprietà di quella offshore con annessa villa alle
Bermuda. Prima di tutto i magistrati scoprono un altro depistaggio:
l’avvocato Mills aveva sottratto proprio i documenti sulla
Bridgestone alla perquisizione della polizia inglese, il 16 aprile
1996, insieme alle carte su altre società anonime.
Era la prima parte dell’operazione completata tre giorni dopo dal
banchiere-tesoriere Paolo Del Bue, incaricato di far sparire le
tre offshore personali di Silvio Berlusconi: Principal Network,
Century One e Universal One, le grandi fabbriche del nero dei
diritti televisivi. Scoperto così il doppio depistaggio, i
magistrati chiedono direttamente a Mills, nell’interrogatorio del
18 luglio 2004, a chi appartiene veramente la Bridgestone.
L’avvocato inglese, nervosissimo, ammette: «Bridgestone è la
società che aveva acquistato la villa di Silvio Berlusconi alle
Bermuda e un’imbarcazione: so che apparteneva a Marina Berlusconi.
E ne ho avuto conferma quando ho consegnato le carte di
Bridgestone al suo avvocato Maurizio Cohen, di Montecarlo, che mi
disse che le avrebbe consegnate a Marina Berlusconi».
La confessione di Mills smentisce la versione ufficiale, riportata
nei contratti d’affitto della villa Blue Horizons sequestrati
dalle autorità britanniche: fino al 2003 Marina Berlusconi
continuava ad apparire come semplice inquilina e firmava gli atti
come teorica controparte della misteriosa immobiliare Bridgestone.
Alla fine del 2004 i magistrati riescono a interrogare a
Montecarlo anche il suo avvocato, Maurizio Cohen, che conferma
tutto: «Ricordo di aver ricevuto nel 1999 o 2000, mi sembra
dall’avvocato Mills, il dossier concernente la proprietà Blue
Horizons, che è una villa alle Bermuda». E a chi appartiene quella
villa? Cohen, in francese, risponde sicuro: «Marina Berlusconi ha
il godimento esclusivo della proprietà e lei stessa mi ha indicato
che è registrata come proprietaria nei registri fondiari delle
Bermuda. Mi ha detto che ne è diventata proprietaria per
donazione». Un magnifico regalo di papà: una villa da sogno in
formato offshore.
Miliardi al portatore
Non bastasse, c’è il nero italiano. Nel verdetto definitivo del
processo per le tangenti alla guardia di finanza, la Cassazione
spiega che il proprietario della Fininvest, almeno fino all’inizio
degli anni Novanta, aveva notevolissime «disponibilità
extra-bilancio» anche dentro i confini nazionali. La stessa
Suprema corte (cioè i giudici che in quel caso lo hanno assolto)
ha quantificato questi fondi neri in «circa 130 miliardi di lire»:
altri 65 milioni di euro. Il metodo era ancora artigianale: i
soldi erano depositati in «libretti di risparmio al portatore»
(poi vietati dalle
norme antiriciclaggio), che venivano gestiti dai due manager che
erano anche i suoi tesorieri personali, Livio Gironi e Giuseppino
Scabini.
Il meccanismo si basava su un sistema di anticipi e restituzioni,
tutti in contanti, che veniva chiamato «sospesi di cassa».
L’intera inchiesta sulle «toghe sporche» è nata da un modesto
prelievo da uno di quei libretti, battezzato con un nome in codice
calcistico: «Inter». Attraverso l’inchiesta All Iberian, inoltre,
i magistrati hanno scoperto anche una rete di «depositi
fiduciari», rimasti attivi almeno fino al 1995: soldi custoditi
riservatamente dalla Banca Arner (con il fondo «Pennine») o dalla
Bil del Lussemburgo. Si tratta di un altro giro di denaro non
ufficiale, che però non finisce alle offshore. In totale, su
questi depositi fiduciari, c’erano altri 150 miliardi di lire: 75
milioni di euro. Anche questi soldi sono spariti. Le indagini,
arenate nei testardi silenzi delle banche interessate, non hanno
potuto accertare dove siano stati nascosti per sfuggire ai
controlli.
Stando ai risultati delle inchieste giudiziarie, normalmente il
sistema delle offshore serviva a far uscire soldi dalla Fininvest
ufficiale, per riversarli all’estero sui conti non dichiarati di
Silvio Berlusconi. Ma qualche volta è successo il contrario: è il
Cavaliere che, in circostanze eccezionali, sposta denaro proprio,
depositato in Italia, nelle tesorerie estere. Tra le operazioni
che interessano personalmente Silvio Berlusconi, la più misteriosa
si svolge poco prima che esploda Tangentopoli. Tutto parte dal
«mandato 500», il deposito riservato aperto da Berlusconi alla
Fiduciaria Orefici di Milano. Tra il 1991 e il gennaio 1992, più
di 90 miliardi di lire (45 milioni di euro) fanno uno stranissimo
tour internazionale: la Fiduciaria Orefici compra titoli di Stato,
due manager Fininvest vanno a ritirarli, li portano a San Marino,
li cambiano in contanti e ne depositano un terzo. Gli altri due
terzi, esattamente 55 miliardi di lire, tornano subito in Italia,
negli uffici della Fininvest, da dove ripartono per la Svizzera.
Sempre in contanti, stipati nei furgoni blindati di una ditta
italiana di trasporto valori prima, e di un corriere elvetico poi.
Gli autisti, sentiti come testimoni, ricordano un commento
scherzoso su quell’incredibile traffico di valigette di banconote
tra Milano, San Marino e Lugano: «Ma che ci fate con tutti questi
soldi? Gli fate prendere aria?».
Anche i dirigenti della Fiduciaria Orefici, che non avevano mai
visto prelevare simili somme in contanti, testimoniano di aver
chiesto spiegazioni ai dirigenti della Fininvest e ricordano una
loro risposta allusiva: «I politici costano cari». Quella frase a
verbale ha sollevato sospetti e illazioni, perché proprio in quei
mesi a Roma era stato varato il chiacchieratissimo piano nazionale
delle frequenze televisive, ma è rimasta per anni enigmatica. Solo
le inchieste sulle offshore hanno permesso ai magistrati di
decifrare, almeno in parte, l’incauta battuta dei cassieri della
Fininvest. Al processo «Toghe sporche», infatti, i pm milanesi
hanno potuto affermare che quei 55 miliardi di lire del «mandato
500», alla fine del tour, sono approdati sul conto svizzero di All
Iberian: sono serviti a finanziare le tangenti pagate da una parte
a Craxi, dall’altra ai giudici corrotti. In questo caso, quindi,
erano i soldi personali di Berlusconi che entravano nelle
offshore, usate come schermo per cancellare le tracce della
provenienza di quelle tangenti. Nell’ottobre 1992, però, le
tesorerie estere restituiscono il «prestito»: i 55 miliardi che
hanno preso aria in Svizzera si riuniscono ai 35 di San Marino e
tornano tutti in Italia, «nella disponibilità di Silvio Berlusconi»,
che li utilizza in parte per «spese familiari», in parte per
finanziare una sua società personale, la Mercurio Fincom, che si
occupa di film.
L’inarrestabile Agrama
Un altro tesoro nascosto è invece attualissimo. Nel processo
Mediaset il ruolo di principe del nero, appena un gradino sotto
Berlusconi, spetta indubbiamente a Frank Agrama, imprenditore con
base a Los Angeles, condannato a tre anni di reclusione. La
sentenza definitiva lo bolla come un «intermediario fittizio» che,
almeno fino al 1998, incassava il nero e lo spartiva segretamente
con Berlusconi in persona, tanto da presentarsi di fatto come suo
«socio occulto». L’inchiesta non ha potuto documentare come siano
stati divisi e dove siano finiti i 170 milioni di dollari che
Agrama ha incassato dal Gruppo Fininvest solo fino a quell’anno. I
soldi infatti sono stati «appositamente dispersi in mille rivoli
finanziari», tra società anonime e conti offshore, sparsi in
svariati paradisi fiscali impenetrabili alle rogatorie. Dopo
decine di pagine di motivazioni, i giudici spiegano però che è
«del tutto logico», alla luce della massa di prove raccolte,
concludere che Agrama abbia restituito a Berlusconi una grossa
fetta del tesoro nero accumulato vendendo a Mediaset, in
esclusiva, i film della Paramount. Mentre «non vi è alcun elemento
di prova» per sostenere la tesi contraria, cioè che l’amico
americano possa aver truffato Berlusconi «per decenni», per «cifre
colossali» e senza provocare la minima reazione, anzi continuando
a lavorare per le sue televisioni perfino mentre era già in corso
il procedimento per frode fiscale.
Ancora una volta non si tratta di deduzioni o illazioni. I giudici
lo dimostrano e lo spiegano per filo e per segno nelle motivazioni
della condanna definitiva. Ma se è vero che Agrama, in sostanza, è
un tesoriere occulto di Berlusconi, questo significa che il
Cavaliere nasconde ancora, in giro per il mondo, una nuova
montagna di denaro nero. Una cassaforte segreta tutt’ora in
funzione. Il consulente tecnico della procura, Gabriella Chersicla,
ex revisore della Kpmg, si è guadagnata il plauso di tutti i
giudici, dal tribunale alla Cassazione, illustrando al processo i
risultati economici oggettivi del «sistema Agrama». Nel solo
quinquennio 1994-98, le tv di Berlusconi hanno speso 199 milioni e
mezzo di dollari per acquistare film della Paramount attraverso
quel fortunatissimo mediatore di Los Angeles. Ma di tutti quei
soldi, al colosso del cinema americano ne sono arrivati meno di un
terzo. Le società di Agrama, che erano il primo anello della
catena degli intermediari, hanno incassato 55 milioni di dollari
«senza svolgere alcuna attività reale». Altri 80 milioni sono
finiti direttamente sui conti delle offshore televisive di Silvio
Berlusconi.
Dunque, la spesa totale dichiarata da Fininvest e Mediaset ha
quasi raggiunto quota 200, ma ben 135 milioni di dollari se li
sono divisi, in nero, Berlusconi e Agrama, che è fortemente
sospettato di aver dovuto girare anche una parte della quota
personale, di nascosto da tutti, al suo benefattore. A dispetto di
inchieste e processi, però, Frank Agrama sembra aver continuato
serenamente a vendere film al gruppo Mediaset attraverso una nuova
rete di società estere, con uffici tra Hong Kong e l’Irlanda, in
cui formalmente non compare.
Su questi ultimi affari non c’è ancora una sentenza: il
processo-bis è ancora in primo grado. Il risultato economico,
però, è già chiarissimo,
grazie a una nuova consulenza tecnica che il pm De Pasquale ha
affidato alla stessa superesperta, Gabriella Chersicla. Che ora,
grazie alle nuove indagini internazionali, ha potuto ricalcolare
tutte le entrate e le uscite dei conti bancari targati Agrama fino
al 2008. Il bilancio finale ha dell’incredibile. Il gruppo
Fininvest/Mediaset versa a questo mediatore, in totale, quasi
mezzo miliardo di dollari: esattamente 486 milioni e mezzo. Ma ai
grandi produttori di Hollywood, per pagare i reali costi dei
diritti televisivi, le società di Agrama versano soltanto 169
milioni. Mentre gli altri soldi, cioè più di 300 milioni di
dollari, finiscono in tasca a società o persone che
E chi incassa tutto questo denaro? Anche questa è una caccia al
tesoro, tutta interna al pianeta Agrama. Più di 30 milioni di
dollari escono dalle società dell’amico americano per finire sui
conti esteri di dirigenti o rappresentanti dello stesso gruppo
Fininvest/Mediaset. Primo fra tutti il solito Daniele Lorenzano,
condannato a tre anni e otto mesi al processo Mediaset. Sono soldi
non dichiarati al fisco e, stando agli avvocati, nemmeno
all’azienda. In mezzo a tutto quel nero, insomma, una cordata di
dirigenti italiani si è sicuramente ritagliata una bella cresta
Altri 46 milioni di dollari sono rimasti in tasca alla famiglia
Agrama, che ne ha restituiti solo 22 alle società. La differenza è
il suo guadagno personale finora accertato: il premio per i rischi
che si è assunto.
Almeno 25 milioni (ma tra le uscite dubbie ce ne sono altri 35,
per un totale di circa 60) sono molto sospetti, perché finiscono a
società-fantasma che sono state già schedate nel processo Mediaset
come «intermediari fittizi». Sono quelle stesse società di comodo,
senza alcuna struttura, che fino al 1998 avevano restituito soldi
in nero, ovviamente senza dichiararlo, soprattutto alle offshore
personali di Silvio Berlusconi. Dopo il 1999, invece, si ignora
chi abbia intascato i soldi delle nuove mediazioni. Di sicuro
Agrama continua a pagare tutti fino al 2008.Nel bilancio
dell’amico americano, però, la sorpresa più grande è che ben 198
milioni di dollari sono spariti. È certo soltanto che sono usciti
dai conti di Agrama e non sono stati incassati da nessun vero
fornitore di film o programmi televisivi. Sono transitati sui
conti esteri di misteriose società anonime, che li hanno dispersi
da un capo all’altro del mondo. Su questi circa 200 milioni di
dollari, la Procura di Milano continua a indagare.
LA FINANZA DEI ROBOT E
DEI CAVI SOTTOMARINI
TRANSOCEANICI
Lecoste
della Cornovagliasono
oggi oggetto di grande
interesse da parte disocietà
finanziariee
ditelecomunicazione.
Ed infatti, nel 2012,
laCrown
Estate,
impresa che gestisce
il fondale marino nel
Regno Unito e che
vende licenze per
tutto ciò che lo
attraversa, ha
registrato un aumento
delle entrate del 104
per cento. Circa il 95
per cento delle
notizie finanziarie
viaggiano via cavo e
non via satellite e
questo spiega perché
ogni anno si investono
intorno ai 2 miliardi
di dollari per
produrre 50 mila
chilometri di
autostrade difibre
ottiche,
lungo le quali
viaggiano lenotizie
finanziarieal
altissima velocità.
L’arteria più
importante è quella
che attraversa
l’Atlantico. I cavi
partono dalla costa
est e riemergono in
Portogallo ed in
Cornovaglia. Anche se
il primo è il paese
più vicino agli Stati
Uniti, è sempre stato
un mercato finanziario
marginale, mentre in
Gran Bretagna si trova
la piazza affari più
importante d’Europa.
Nel Vecchio continente
il nodo principale
dell’informazione
finanziaria è dunque
la Cornovaglia, ed è
dal profondo dei suoi
fondali che emergono
dati e notizie cheWall
Streetha
prodotto appena 65
millesimi di secondo
prima. Questi
alimentano computer
sofisticatissimi e
velocissimi, abilitati
alla contrattazione
finanziaria, ubicati
nellaCitydi
Londra.
Il trading ad alta
frequenza utilizza
formule matematiche edalgoritmiper
scambiare prodotti
finanziari nel modo
più veloce possibile e
con la frequenza più
elevata. L’obiettivo è
battere sul tempo laconcorrenzanelle
contrattazioni
finanziarie. A
differenza degli
investimenti
tradizionali, una
posizione può essere
mantenuta soltanto per
pochi istanti o anche
per molto meno ed il
computer può vendere e
comprare da solo
migliaia di volte al
giorno lo stesso
prodotto, sfruttando
variazioni di prezzo
infinitesimali.
La tecnologia non è
però l’unica variabile
da tener presente,
anche lageografiagioca
un suo ruolo. Persino
i computer più veloci
sono svantaggiati se
geograficamente
lontani dal centro di
smistamento dei dati.
Chi si trova a Londra
ha un vantaggio di 5
millesimi di secondo
rispetto a chi è a
Francoforte o a
Parigi. A parità di
tecnologia, tra Londra
e Francoforte ci sarà
sempre uno scarto di 5
millesimi di secondo,
un vantaggio non
indifferente in questo
settore. Per capire
perché basta dire che
alcune società private
comeHibernia
NetworkseReliance
Globalcomstanno
investendo circa 300
milioni di dollari per
migliorare le fibre
ottiche ed i cavi che
corrono sul letto
dell’Atlantico per
poter risparmiare 6
millesimi di secondo.
Siamo nella
fantascienza? No, il
trading ad alta
frequenza è più
diffuso di quanto si
creda, negli Stati
Uniti il 50 per cento
delle contrattazioni
sul mercato azionario
è gestito da macchine.
I rischi sono tanti ed
infatti l’Unione
Europea sta indagando
sulla possibilità di
proibirlo. Al trading
ad alta frequenza, ad
esempio, è attribuito
il crollo delDow
Jonesdel
6 maggio del 2010 – il
più grosso nell’arco
di una giornata nella
storia di questo
indice – che perse tra
le 14:42 e le 15:05
1000 punti (circa il 9
per cento) per poi
recuperarli subito
dopo. In un mercato
molto frammentato,
quale quello del 6
maggio del 2010 a
causa dellacrisi
greca, una
singola operazione
riprodotta da migliaia
di computer ad alta
frequenza ha creato
una spirale negativa,
o una situazione di
panico, che ha spinto
macchine ed operatori
finanziari a vendere
in blocco.
Inostri
risparmipotrebbero
finire in una di
queste macchine ed
essere investiti da un
complesso di microchip
e dipendere dalla
velocità con la quale
i dati corrono lungo
cavi seppelliti negli
abissi o riemergono
dalle sabbie bianche
della Cornovaglia. Un
pensiero che si,
sarebbe meglio se
appartenesse alla
fantascienza che alla
realtà finanziaria.
Il Senato vota sì alla decadenza. Berlusconi è fuori
dal Parlamento
Dibattito animato in Aula. Respinti gli ordini del
giorno presentati dal centrodestra. Fi contro i
senatori a vita: "Vergognatevi". Nel pomeriggio il
Cavaliere ha tenuto un comizio a Roma davanti a
palazzo Grazioli. Grillo: "Non fine di un regime, ma
di un banale uomo"
Decadenza Berlusconi, l’odiato Parlamento che il
Cavaliere non vuole lasciare
Vent'anni dopo l'appoggio a Fini sindaco, ecco la
storia politica del Caimano che detestava le Camere
e le usava soltanto per leggi ad personam e insulti
ai nemici
Mercoledì 27 novembre, salvo sorprese, perSilvio
Berlusconiè
l’ultimo giorno di Parlamento. L’ha sempre
disprezzato, da oggi lo rimpiangerà (che fa rima conimmunità).
Tutto accade a vent’anni esatti dalla sua prima
uscita politica. È il 23 novembre ’93 quando,
inaugurando un ipermercato Standa aCasalecchio
di Reno, annuncia il suo appoggio a Fini
contro Rutelli, che si giocavano al ballottaggio la
poltrona disindaco
di Roma.Forza
Italiaè
pronta da mesi.Marcello
Dell’Utrici
ha lavorato da par suo. Il primo a saperlo è stato
Craxi, il 4 aprile. La Fininvest affoga nei debiti
(2.500 miliardi di lire), il pool Mani Pulite ronza
attorno al Cavaliere da un anno, arrestandogli un
manager via l’altro. In estate, mentre adArcoreimpazzano
i provini per i candidati (uno, per l’emozione, è
caduto nella piscina), è stato avvertito ancheIndro
Montanelli: “Entro in politica, il Giornale
sarà con me?”. “Te lo puoi scordare”.
Montanelli sostienei
referendum di Segni, per un centrodestra
liberale e moderato. E il 25 novembre avverte il
Cavaliere sulGiornale:
“L’idea di mettere intorno a un tavolo Bossi, Fini,
Segni, Martinazzoli e non so chi altro mi sembra un
sogno a occhi aperti. Ma anche se Berlusconi
riuscisse a realizzarlo, con quegli ingredienti non
si fa un programma: si fa soloun
minestroneda
cui non ci si può aspettare nulla di concreto”. E,
sia chiaro, “l’unico che può cacciarmi è il
becchino”. Da quel momento sulle reti Fininvest i
vari Sgarbi, Fede e Liguori – i “manganelli
catodici” – iniziano a massaggiargli la
schiena per indurlo alle dimissioni. Il 26 novembre,
mentre Mentana, Costanzo e i giornalisti Mondadori
chiedono garanzie sull’autonomia del Gruppo, il
vecchio Indro dice aSette:
“Se oggi in Italia saltasse fuoriun
altro Mussolini, avrebbe spazio libero. Ma
abbiamo visto dove portano gli incantatori di
masse”.
Minoli anticipa un’intervista aMixerdel
Cavaliere, che intanto affronta i giornalisti allaStampa
estera, per la prima volta da politico.
Finge di non aver deciso se entrare in politica
direttamente o solo come sponsor di un rassemblement:la
candidatura è solo l’extrema ratio, lui non
se la augura. E l’iscrizione allaP2?
Una storia vecchia. E il fascismo? Un’ideologia
vecchia, “sepolta nel passato”. E chi dice il
contrario? “Si vergogni!”. La stampa di sinistra,
italiana ed europea, è più scandalizzata
dall’appoggio al “fascista” Fini che dal
finanziere-tycoon in politica. Ma ilBerliner
Zeitungscrive:
“Nessuno in Europa ha tanto potere nei media quanto
Berlusconi”, senza contare i “grossi
debitidel
suo gruppo”. La parola “conflitto d’interessi” fa
capolino anche in Italia, perché il Tg4 ha trasmesso
integralmente la conferenza stampa.Veltroniannuncia:
“Faremo subito una legge antitrust sulle tv e la
pubblicità”. Buona questa.
Si fa vivo ancheGiorgio
Napolitano, presidente della Camera con un
monito ante litteram: “Possono anche entrare in
campo nuovi soggetti dalla vita economica. Ma le
istituzioni si facciano carico di garantire il
massimo equilibrio nell’uso dei mezzi di
informazione”. Buona anche questa. Il Cavaliere
replica a stretto giro in terza persona: “Se un
editore importante dovesse scendere in campo, mi
parrebbe giusto e di buon senso scegliere tra le due
cose”. Buona pure questa. Nascono i comitatiBoicotta
Biscionedi
Gianfranco Mascia. Tina Anselmi paventa il ritorno
della P2. Sgarbi ce l’ha con “i
nipotini di Stalin”. Bossi capisce subito
che la volpe di Arcore vuole razziare nel suo
pollaio: “Un partito non si crea dall’alto,
piazzando una decina di generali: deve nascere dal
popolo”.
Berlusconi entra per la prima volta in Senatoil
16 maggio 1994. Presenta il suo primo
governo per la fiducia. E dice: “È stato
legittimamente sollevato il problema del conflitto
d’interessi… Nel primo Consiglio dei ministri
abbiamo deciso una commissione di esperti per
trovare delle soluzioni entro fine settembre”. Poi
fa gli auguri “ai nostri atleti” in partenza per iMondiali
di calcio in Americae,
già che c’è, pure al Milan che ha vinto la Champions
“per difendere i suoi colori, quelli di Milano ma
anche quelli dell’Italia”. Il 19 maggio, aMontecitorio,
parla per l’opposizione Giorgio Napolitano. Nuovo
monito ante litteram: “Ricercare il più ampio
consenso per le riforme costituzionali” e dialogo
con il governo: “una linea di confronto non
distruttivo tra maggioranza e opposizione”. Che “non
deve impedire che il governo governi”. Manco fosse aWestminster.
Il Cavaliere si arma di un sorriso a 32 denti e sale
a stringere la mano a questo “oppositore corretto,
all’inglese”.
Da allora a oggi le apparizioni del Cavaliere in
Parlamento saranno un po’ meno numerose dei suoi
capelli veri, forse anche dei suoi processi. Quasi
soltanto per le fiducie dei governi suoi e altrui, e
per le leggi sugli affari suoi. Il2
agosto ’94tuona
contro la sinistra che vorrebbe (addirittura)
“l’esproprio proletario” dellaFininvest:
“ma siamo in Italia, non nellaRomania
di Ceausescu”. Per il resto “il Parlamento
mi fa perdere tempo” (11.10.94). Ma, sia chiaro, “il
mio rispetto per il Parlamento è assoluto”. Il 21
dicembre gli tocca proprio andarci, alla Camera,
perché Bossi l’ha appena sfiduciato: “Ha una
personalità doppia, tripla, forse anche quadrupla.
Il suo mandato diventa carta straccia. Una grande
rapina elettorale”.Il
2 agosto ’95lancia
la sua riforma costituzional-presidenzialista.
L’anno seguente, per oliare l’inciucio della
Bicamerale, ottiene dal solito Violante una seduta
straordinaria della Camera per denunciare lo
scandalo del “cimicione”: “Onorevoli colleghi, il
fatto è grave. Un’attività spionistica ai danni del
leader dell’opposizione, da chiunque ordita, rientra
perfettamente nel panorama non limpido della vita
nazionale. Mai, nella storia repubblicana, sono
gravate sulla libera attività politica tante ombre e
tanto minacciose. Nellagiustizia
malatadi
questo Paese siamo alle intercettazioni virtuali”
(16.10.96). Si scoprirà poi che l’aggeggio trovato aPalazzo
Grazioliè
un ferrovecchio scassato e inservibile, piazzato lì
non dalle toghe rosse, ma dalla stessa ditta da lui
incaricata di “disinfestare” la casa.
Nel ’97 Berlusconi vota con l’Ulivo per la missione
militare in Albania, mentre Lega e Rifondazione sono
contro. Il leghista Luigi Roscia lo canzona: “Bravo,
inciucione!”. E lui: “Bravo tu, furbacchione: votate
con Rifondazione, avete proprio delle facce di cazzo!”.
Poi cade Prodi e arrivail
governo D’Alema-Cossiga-Mastella. Il
Cavaliere, alla Camera, torna a strillare al
ribaltone: “Continua con D’Alema la maledizione dei
partiti comunisti: mai riusciti ad andare al governo
con un libero voto popolare… Questo è uno sciagurato
mix fra vecchi gladiatori e vecchie guardie rosse…Moro
fu assassinato dalle Br, i cui volti
spuntavano dall’album di famiglia del comunismo
italiano. Il suo, onorevole D’Alema, è un governo
senza legittimità democratica, ha solo il 28% dei
consensi”. Fabio Mussi lo fulmina: “Quando arriva al
100 per cento, Cavaliere, ci faccia un fischio”
(24.10.98).
Nel 2001 torna al governo, ma non in Parlamento. Un
giorno i Ds gli chiedono di riferire alle Camere sulMedio
Oriente, e lui: “Sono richieste ridicole!
Basta leggere i giornali, anche l’Unità, e tutti
possono sapere la situazione in Medio Oriente”
(6.3.2002). L’Italia entra in guerra contro l’Iraq.
Scalfaro denuncia in Senato il “servilismo” di B.
verso Bush. Lui sibila: “Ma vaffanculo!”. L’ultima
impresa parlamentare degna di nota è in Senato, all’approvazione
della Devolution: “Chi non salta comunista
è!” (16.11.05). Poi più nulla fino al 22 aprile
2013, dopo l’ultimo capolavoro: la rielezione di
Napolitano. Il Re esalta l’inciucio prossimo venturo
e lui magnifica “il discorso più straordinario che
io abbia mai sentito nei vent’anni di vita
politica”. Ergo, “meno
male che Giorgio c’è”. Segue abbraccio
affettuoso. Sette mesi fa, e pare già un secolo. Il
2 ottobre, mentre Bondi alla Camera tuona contro
Letta Nipote (“vergogna vergogna!”), Berlusconi in
Senato annuncia la fiducia. Oggi – salvo colpi di
scena, o di coda, o di mano, o di testa, o di sonno
– Palazzo Madama voterà la sua decadenza. E, se sarà
presente, i commessi lo accompagneranno all’uscita.
Potrà rientrare fra sei anni, quando ne avrà 83. E
l’ordine lo darà il presidente Piero Grasso, lo
stesso che l’anno scorso voleva premiarlo per il suo
indefesso impegno antimafia. A quel punto, al
Caimano, verrà da ridere.O
forse da piangere.
Processo Mediaset: il caso delle rogatorie mai arrivate.
L'Europa mette sotto accusa l'Irlanda
Nel giorno in cui Silvio Berlusconiha
deciso di convocare una conferenza stampaper
illustrare le nuove carte americane che, secondo le sue
intenzioni, potrebbero riaprire il processo Mediaset e rimettere
in discussione la condanna definitiva a quattro anni per frode
fiscale, si è aperto un nuovo fronte (questa volta europeo) che
potrebbe minare le nuove certezze del Cav.
L'Irlanda, come spiega Luigi Ferrarella su il
Corriere, infatti è stata messasotto
accusa da Eurojustperché
da sette anni non dà risposte a una richiesta di rogatoria
italiana su due società di Frank Agrama, il produttore americano
condannato, nello stesso processo di Berlusconi, per frode
fiscale.
Ricostruiamo i fatti. È il 17 luglio del 2006 il Pm
De Pasquale chiede prima la rogatoria all'Irlanda sulle società
irlandesi Olympus Trading e Olympus Trading Ireland Ltd di
proprietà proprio di Frank Agrama poi accoglie l'invito irlandese
di richiederla con altre formalità l'11 gennaio 2008. Dopo due
anni però nulla accade, il 19 marzo 2010 De Pasquale apprende che
Dublino, senza dire nulla a Milano, ha rivelato ad Agrama alcune
comunicazioni confidenziali tra la Procura milanese e la Central
Authority irlandese.
Il 14 ottobre 2011 l'Irlanda comunica che il
giudice ha deciso mezza questione ma per l'altra metà servirà
ancora tempo. Da lì passano mesi, settimane e poi anni.
Ufficialmente la rogatoria (è il 2011) sarebbe partita
destinazione Italia però il ricorso alla corte Suprema dei legali
di Agrama blocca tutto. Questa è la goccia che fa traboccare il
vaso, De Pasquale scrive una lettera al vetriolo minacciando di
chiedere l'intervento di Eurojust. Richiesta che viene accolta. Il
direttorio europeo, dopo aver votato a larga maggioranza, avvia
formalmente la procedura per l'emissione di un parere non
vincolante. Un paese dell'Unione europea messo sotto accusa dagli
altri 26: da quando esiste Eurojust non era mai successo.
L’Italia è in bancarotta
Una clamorosa notizia. Quello che non ci dicono. Abbiamo i mesi
contanti. Ecco cosa potrebbe succedere al nostro Paese.
Entro sei mesi tutto sarà chiaro: o l’Italia ritrova un po’ di
crescita sfruttando le riforme iniziate dal governo Monti, oppure il
peggioramento della crisi, nell’economia reale e sui mercati
finanziari, “potrebbe costringere il Paese alla richiesta di
salvataggio”. Lo scrive l’analista Antonio Guglielmi in un
report di Mediobanca Securities, la controllata di Londra di
Mediobanca specializzata in intermediazione finanziaria, che è stato
consegnato soltanto ai clienti. Le banche sono restie a
divulgare analisi pessimistiche sullo stato della situazione
italiana per non creare allarme. Ma il Fatto Quotidiano ha avuto
modo di leggere il report di Guglielmi, le cui analisi nei mesi
scorsi hanno suscitato vivaci polemiche.
Enrico Letta e i suoi ministri continuano a rimandare i problemi,
dall’Iva all’Imu, ma secondo il report di Guglielmi non c’è più
tempo: la situazione “è peggiore” che nel 1992, il contesto
macroeconomico “sta colpendo l’economia italiana più pesantemente” e
l’Italia “non può più contare sulla leva della svalutazione”. E
quindi? Il rapporto di Guglielmi sottolinea un fenomeno inquietante:
di recente sul mercato in vari momenti (anche l’altro ieri) il
rendimento dei Btp ha superato quello dei Bot di pari durata. Perché
i mercati chiedono un interesse più basso per un Bot che dovrà
essere rimborsato tra sei mesi rispetto a un Btp ventennale emesso
19 anni e sei mesi fa? “Questa differenza di rendimento non ha
alcuna ragione di esistere a meno che i mercati non stiano facendo
differenza tra i bond a rischio ristrutturazione (Btp) e quelli che
non sono soggetti a ristrutturazione (Bot e strumenti di mercato
monetario )”. Traduzione: gli investitori si aspettano che nei
prossimi sei mesi l’Italia possa dichiarare una parziale bancarotta
sul suo debito. Come ha fatto la Grecia. La fuga dei grandi fondi
dai Paesi mediterranei è ricominciata.
Islanda chiama Italia
L’Islanda è stato il primo Paese ad accusare la crisi
economica per il problema deimutui
subprime americani,
mal’Islanda
è anche stato il primo Paese a superare la crisi.
L’Islanda non ha salvato le proprie banche nel momento in
cui sono entrate in crisi di liquidità. Operavano su mercati
finanziari internazionali e erano paragonabili alla
grandezza delle banche internazionali, lo Stato islandese,
con una economia relativamente piccola, non era in grado di
salvarle, quindi le ha dovute lasciare fallire, ma con il
senno di poi si è rivelata una ottima scelta.Gli
islandesi sono riusciti a fare cadere un governo corrottoche
negli anni aveva portato il Paese sull’orlo del baratro.
Avevano liberalizzato tutto il sistema finanziario senza le
capacità per gestire quello che avevano creato. C’era una
parte del debito accumulato da queste banche verso l’estero,
soprattutto verso Inghilterra e Olanda, pratica che ormai è
comune quasi ovunque in tutto il mondo. Tutti i profitti
delle banche erano privati, il debito accumulato nel momento
del fallimento si convertì in debito pubblico. Questa
pratica è stata fermata dagli islandesi che con un movimento
di partecipazione e con una petizione sono riusciti abloccare
la legge che convertiva il debitoe
a non pagare il debito,grazie
a un referendumche
poi è stato indetto dal Presidente della Repubblica.
Un elemento importante che ha consentito all’Islanda di
uscire in tempi rapidi dalla crisi economica è una moneta
sovrana perché, se da una parte la corona si è svalutata
all’improvviso, ha causato problemi, chi aveva mutui, debiti
si è trovato sommerso da questi debiti e in grossa
difficoltà, dall’altro la svalutazione ha ridato
competitività all’economia Islandese in tempi molto rapidi.
C’è stato un momento iniziale di rabbia, che ha portato a
una sete di giustizia diffusa e ha avuto come conseguenza il
processo di molte persone che in vari modi si erano resi
colpevoli della crisi. Sono stati resi noti pochi giorni fa
i nomi diuna
ventina di banchieri attualmente sotto processoe
che facevano parte del consiglio di amministrazione delle
due banche principali islandesi. L’unica condanna definitiva
per ora è quella chepende
sul capo del primo ministrodi
allora, condannato per frode. Una delle conseguenze più
positive dell’intera vicenda è che poi da questo momento
iniziale di rabbia si è riusciti a passare a una seconda
fase molto più costruttiva, che ha avuto vari frutti tra cui
la riscrittura della Costituzione.
Lavecchia
Costituzioneera
un retaggio di quando l’Islanda faceva parte del regno
danese e quindi di fatto era la costituzione danese
riarrangiata, però non raccontava i valori veri della
nazione Islandese, degli islandesi come popolazione, delle
loro origini e tradizioni. Quello che si è fatto èriscrivere
la Costituzione in modo innovativo e rivoluzionario.
Si è cercato di aprire a una fetta sempre più grande di
popolazione e si è fatto prima eleggendo una assemblea
costituente. Alle elezioni si poteva presentare chiunque.
Questa assemblea costituente quando si riuniva trasmetteva
le proprie sedute attraverso i social network, attraverso
vari strumenti per coinvolgere il più possibile chi non
poteva essere di persona. Di fatto anche da casa si poteva
inviare spunti, seguire come evolveva la scrittura della
Costituzione.Questa
Costituzionecosì
bella, così partecipata, non è ancora entrata in vigore
perché attende il vaglio definitivo del Parlamento.
L’utilizzo
di Internet come strumento di partecipazioneè
una costante di tutto il caso islandese ed è anche stato
messo a sistema. Sono state create leggi ad hoc per rendere
internet uno strumento il più libero possibile. Addirittura
a una legge, varata nel 2011, ha partecipato lo stesso
Julian Assange che ha contribuito insieme a un’attivista
Islandese,Birgitta
Jonsdottir.
Un’eccellenza per la libertà della Rete, di fatto molti
attivisti della Rete chiedono asilo all’Islanda quando si
trovano in difficoltà.
Si è innescato un cambiamento storico di grossa portata. A
livello di popolazione si riesce comunque a percepire questo
cambiamento, sia negli stili di vita, sia negli argomenti di
cui parla la gente in un bar. E' rimasto un sentire diffuso
e delle connessioni tra persone che via via si sono attivate
per cambiare le cose e per riprendersi in mano la facoltà di
decidere del proprio futuro. Una delle obiezioni che viene
fatta al caso islandese è che non è replicabile, perché ci
sono delle caratteristiche specifiche dell’Islanda e della
popolazione islandese che non appartengono a molti altri
Paesi. In Islanda ci sono pochissime persone su un
territorio relativamente vasto, ricco di risorse e c’è una
cultura diffusa, anche molto all’avanguardia su quanto
riguarda la rete internet. Tuttavia ci sono alcuni messaggi
che sono già alla base di molti movimenti che, anche da noi,
cercano di cambiare le cose. Il concetto di base èriprendersi
in mano il potere di decidere sulla propria vitae
sulla società in cui viviamo, un potere che ci è sfuggito
negli anni, in un periodo in cui ci è stato detto che non
era affare nostro decidere della società in cui viviamo, che
ci avrebbero pensato altri, che noi dovevamo pensare a noi
stessi e basta. Il messaggio di riappropriazione del potere
di decidere e della sovranità intesa come idea di
partecipazione alla cosa pubblica, l'idea di costruire un
percorso collettivo, è il messaggio più bello e anche più
universale che si possa cogliere dall’esperienza islandese.
Tecnicamente si definiscono fondidistressedma
nel gergo finanziario sono meglio noti comevultures,avvoltoi,
per via della palese somiglianza “strategica” con la nota
specie di predatori. Sono ifondi
speculativi che prendono
di mira i debiti in default acquistando crediti e diritti
sugli asset spaventosamente svalutati. Gli speculatori
comprano i titoli dai creditori, tipicamente a prezzo
stracciato, alla ricerca di una successiva liquidazione a
prezzo maggiorato. La differenza costituisce il profitto.
Gli esempi non mancano. Ne sanno qualcosa
le casse statali della Repubblica democratica del Congo,
protagoniste di una storica battaglia con la società di New
YorkFG
Hemisphere, ma ne sa
qualcosa soprattutto l’Argentina,
impegnata a fronteggiare con estrema difficoltà la contesa
legale con il fondo Nml, di proprietà dellaElliot
Capital Management. La
strategia tende a funzionare. Ma talvolta, evidentemente, i
ruoli rischiano di invertirsi e a patire le maggiori
difficoltà possono essere i fondi stessi. Esattamente come
accade da cinque anni a questa parte in un Paese
profondamente colpito dalla crisi ma non per questo troppo
propenso a scendere facilmente a patti: l’Islanda.
La storia è tornata d’attualità negli
ultimi tempi rimarcando il braccio di ferro tra il governo
di Reykjavik, dallo scorso aprile guidato dai conservatori,
e un’ottantina di hedge fund internazionali comeDavidson
Kempner, Taconic Capital e
soprattuttoPaulson
& Co, la creatura del
“mitico”John
Paulson, l’uomo che, si
narra a Wall Street, sarebbe riuscito nell’impresa di
guadagnare un miliardo di dollari dal collasso Lehman
Brothers con un investimento iniziale di appena 22 milioni
di dollari in Credit default swaps, i derivati che
assicurano dal rischio bancarotta. Sul tavolo, assicuraBloomberg,
ci sono miliardi di dollari di asset bancari,
prevalentemente concentrati in un paio di istituti. Un
tesoro sul quale i fondi tentano da anni di mettere le mani.
Ad oggi del tutto invano.
Un passo indietro. L’Islanda è andata
incontro al default nel 2008, l’anno in cui sono fallite le
sue tre grandi banche private: Landsbanki, Kaupthing e
Glitnir. Un fallimento da85
miliardidi
dollari per un Paese che l’anno successivo avrebbe
registrato un Pil totale di poco superiore ai 12 miliardi.
La maxi bancarotta ha escluso qualsiasi possibilità
materiale di salvataggio bancario costringendo il Paese a
chiedere un prestito d’emergenza da 4,6 miliardi al Fmi. Il
governo islandese ha quindi ha imposto un limite molto
severo all’ammontare di corone convertibili in valuta estera
con l’obiettivo di bloccare, o comunque limitare, le tre
piaghe tipiche di ogni default sovrano che si rispetti:
svalutazione, fuga di capitali e inflazione. I tre istituti,
infine, sono stati scorporati secondo lo schema classico
della bad bank: gli asset di valore sono finiti in nuovi
istituti, quelli svalutati sono invece rimasti nelle vecchie
banche. I creditori hanno ottenuto quote delle nuove banche
e diritti sugliasset
svalutati.
La battaglia odierna si svolge proprio
attorno alla conclusione del processo di riorganizzazione.
Ad oggi, segnalaBloomberg,
il valore nominale degli asset reclamati dai creditori nei
confronti di Glitnir e Kaupthing ammonta a 44 miliardi di
dollari mentre quelli su Landsbanki sarebbero
sostanzialmente trascurabili (718 milioni circa). Il valore
reale degli asset totali in mano alle due banche principali
si aggira sui 14 miliardi. Buona parte degli asset
reclamati, precisa ancora l’agenzia, sono denominati in
valuta estera ma alcuni di essi sono invece denominati in
corone islandesi (per un controvalore di 3,8 miliardi di
dollari) e come tali sono bloccati dai limiti sul
trasferimento di valuta nazionale imposti all’alba del
default. La banca centrale islandese avrebbe il potere di
fare un’eccezione ma al momento non ha ancora preso alcun
provvedimento.
Il governo, nel frattempo, ha deciso di
bloccare anche il trasferimento degli asset in valuta estera
in attesa di prendere una decisione definitiva sul fronte
delle corone. Nel frattempo resta ancora da stabilire la
dimensione finale del cosiddetto haircut sul valore dei
titoli reclamati. Ovvero a quanta parte del valore nominale
dovranno rinunciare i fondi creditori. Da qualche tempo
circola l’ipotesi di un taglio definitivo del 75% che
garantirebbe comunque un profitto agli investitori (visto
che li hanno acquistati dai creditori originari ad un prezzo
inferiore) ma per il momento non esistono certezze. Nei
giorni scorsi, ha riferito ancoraBloomberg,
il ministro delle finanze di ReykjavikBjarni
Benediktssonha
definito quella del 75% un’ipotesi “non ufficiale”
specificando il taglio finale potrebbe essere inferiore o
eventualmente anche superiore.
IL DENARO,LA PROPENSIONE
ALL'INFINITO,IL DISASTRO DEL TAGLIO DEL COSTO DEL DANARO,IL
CATTOLICESIMO POLITICO E LA MISERICORDINA
Il denaro che c’è nel mondo, in tutte le forme, azioni,
obbligazioni, crediti di qualunque tipo, fatto 100 questa quantità
di denaro con l’1% compri tutti i beni e i servizi del mondo, il 99%
che cos’è? Non è nulla, se non una folle proiezione.
Il denaro nella sua prima forma appare inLidia,
nell’ambito della cultura greca intorno al tremila avanti Cristo, lì
inizia la storia del denaro, inizialmente è un intermediario nello
scambio per evitare le triangolazioni del baratto, che sono
faticose. C’è un geroglifico nelle piramidi egiziane dove uno per
avere una focaccia deve prima andare da un altro, perché quello che
ha lui non interessa a quello che ha la focaccia, e quindi fare una
triangolazione. E sostanzialmente così resta per molto tempo, un
utile mezzo di scambio.
Poiil
denaro prende invece la forma di fine, non più di mezzoe
diventa protagonista del sistema. Con la rivoluzione industriale
diventerà fondamentale, perché come diceAdam
Smithè
“la
tecnica che unisce tutte le tecniche”,
è ciò che permette questo tipo di sistema che abbiamo oggi e, piano
a piano, si smaterializza, si svincola dal supporto materiale, prima
c’è la banconota, che Adam Smith considera una invenzione pari a
quella della macchina a vapore e poi diventa virtuale. Questo ha
alcune conseguenze, questasmaterializzazione
del denarodalla
moneta fisica e la sua finanziarizzazione. Oggi ci sono i derivati e
le opzioni si moltiplica il denaro esistente in modo enorme, perché
sono scommesse su scommesse su scommesse. Si parte da un’azione di
una azienda a una scommessa su quanto varrà questa azione due mesi
dopo e poi una scommessa su questa scommessa. Insomma è un
moltiplicatore di denaro, motivo per cui c’èquesta
bolla enorme che prima o poi ci ricadrà addosso.
Ci ricadrà addosso anche per una ragione più di fondo, perché il
nostro modello di sviluppo è basato sulle crescite esponenziali, che
esistono in matematica ma non in natura, per cui a un certo punto tu
arrivi a un limite e noi siamo molto vicini a questo limite.Non
possiamo più crescere e chiunque parla di crescita mente sapendo di
mentire.
E’ come una potentissima macchina che partendo dalla rivoluzione
industriale ha corso velocissima in questi due secoli e mezzo e
adesso si trova davanti a un muro e continua a dare di gas e
naturalmente a un certo punto fonde.
Ragionevolmente bisognerebbe fare qualche passo indietro. Le
correnti di pensiero che si sono occupate di queste cose,
soprattutto americane, perché essendo gli Stati Uniti la punta di
lancio del modello sono anche quelli che esprimono per primi gli
anticorpi, anche se sono pensieri di nicchia, ma non sottovalutati.
In America, parlano di un ritorno graduale, ragionato a forme di
auto-produzione e autoconsumo che passi attraverso il recupero della
terra e il ridimensionamento drastico dell’apparato industriale
finanziario.Se
tu hai autoproduzione e autoconsumo non hai bisogno di denaro,
quando si dice che certi Paesi vivono poveramente perché hanno il
reddito pro capite due dollari al mese, bisogna vedere, perché può
essere che neanche quei due dollari gli servano, se sono
autosufficienti.
Lo dice molto bene, devo dire, Ta-Tanka I-Yotank , il vecchioToro
Sedutoa
fine Ottocento “Quando
avrete abbattuto l’ultimo bisonte, tagliato l’ultimo albero,
prosciugato l’ultimo fiume vi renderete conto che non potrete
mangiare il denaro accumulato nelle vostre banche”.Prima
della rivoluzione industriale c’era l’abitudine del maggese, una
parte della terra la facevi riposare. Adesso invece la si sfrutta a
sangue e a un certo punto la terra diventa totalmente improduttiva.
Il popolo ha sempre avuto una estrema diffidenza nei confronti del
denaro.
Voglio fare prima un esempio che riguarda l’Africa esposto in un
libro che mi è costato molta fatica: “Il
denaro, sterco del demonio”,
sterco del demonio sono parole diMartin
Lutero.Quando
i colonialisti arrivarono in Africa i neri non volevano saperne di
denaro, loro vivevano di autoproduzione e di baratto e allora che
cosa fecero? Imposero una tassa su ogni capanna, per cui questi
dovevano procurarsi un surplus, e lì inizia la storia dello scambio
attraverso il denaro e non più attraverso un baratto.
C’è una bella poesia di un poeta africano che dice “Ah
che bello il tempo quando se io avevo sale e tu pepe io ti davo sale
e tu pepe senza stare a pensare se il sale valeva più del pepe o il
pepe più del sale”.
Il denaro favorisce quei soggetti che avendone capito profondamente
l’essenza lo sanno maneggiare, e sono i grandi finanzieri, ma la
gente comune non sa, non solo, si fa totalmente ingannare,il
risparmiatore è la vittima designata del sistema del denaro,
perché finanzia attraverso le banche i ricchi perché diventino
sempre più ricchi, se le cose a costoro vanno bene tanto meglio per
i ricchi, se vanno male la cosa cade sulla testa dei risparmiatori.
In qualche forma la rapina del cosiddetto risparmio avviene già,
perché o è l’inflazione o il fatto che a un certo punto vieni
tassato, il risparmiatore non può uscirne.Non c’è qualcuno alla
guida di questo treno, è un meccanismo che si autoriproduce,
autopotenzia e che indebolisce l’uomo, più si indebolisce e più
diventa prigioniero del meccanismo.
Questo me l’ha confermatoRubbia,
uno scienziato positivista, quando gli ho fatto questo esempio ha
ammesso che è così, cheil
treno è lanciato a mille all’ora e che noi non sappiamo se anche
fermandolo adesso non abbiamo già superato il punto di non ritorno e
quindi andiamo a schiantarci contro la montagna.Fuori
di metafora verso quel momento in cui crollerà questo tipo di mondo
e di sistema.
E’ chiaro che l’Occidente pur di salvarsi scatenerà guerre, ma si
salveranno coloro che saranno fuori da questo tipo di logica,
pochissime società marginali, autosufficienti.
In guerra si vede bene. La città diventa il luogo della prigionia e
in campagna tu puoi autosostentarti. Una mucca può perdere anche un
po’ di valore, ma continua comunque a brucare e trasformare in
latte, a cagare come Dio comanda.Non
può mai azzerarsi il valore di una mucca. Il denaro può azzerarsi
totalmente in qualsiasi momento,si
è visto in alcune crisi famose, il denaro non valeva più niente,la
crisi diWeimar:
un francobollo costava quattro miliardi di marchi! Il Messico doveva
50 miliardi ai Paesi industrializzati e era sull’orlo della
bancarotta, la bancarotta in realtà fa più male al creditore che al
debitore, cosa fecero? Prestarono al Messico 50 miliardi di dollari
perché potesse restituire 50 miliardi di dollari.
Questa cosa sembra non avere nessuna logica. Se io ti devo 100 Euro
e tu mi dai 100 Euro perché ti restituisca i 100 Euro non è logico.
Nel sistema globale ha una sua logica, perché in questo modo tu
tieni agganciato il Messico, quindi continui a vendergli Coca Cole e
altre stronzate di questo genere. Nel 2008 la crisi subprime come è
stata risolta? Gli americani hanno tirato fuori tre trilioni di
dollari che o li avevano prima, e non si capisce perché non li
avessero usati, o se li sono stampati e a che cosa corrispondono? A
niente! Servono per mandare avanti ancora per un po’ il sistema, ma
in realtà creano una bolla speculativa che ricadrà addosso a loro,
agli europei, a tutti quanti.Più
o meno tutti i Paesi hanno reagito in questo modo, immettendo altro
denaro non esistente sperando che il cavallo già dopato faccia
ancora qualche passo avanti, ma prima o poi crolla per eccesso di
overdose
Il lavoro diventa un valore con la rivoluzione industriale, sia da
parte marxista che liberista, perMarxl’essenza
è il valore e per i liberisti è quel fattore che combinandosi con il
capitale dà il plusvalore, ma prima il lavoro non era affatto un
lavoro, era uno spiacevole sudore della fronte. Non era proprio
lavoro, ma mestiere, che è una cosa diversa, comunque la gente
lavorava per quanto gli bastava, il resto è vita! Noi oggi invece
siamo tutti degli schiavi salariati costretti a lavorare, sotto un
qualche padrone. Che in questo caso è l’imprenditore, che a sua
volta è schiavo di certe dinamiche, ma l’essere usciti in questo
modo clamoroso dalla autoproduzione e autoconsumo per creare questo
mondo così complesso alla fine si è rivelata una scommessa perdente.La
rendita è in se parassitaria, perché è denaro fatto su altro denaro,
cioè è un nulla fatto sul nulla, che poi si materializza, nel senso
che poi tu compri una cosa magari, ma di fondo nel complesso
mortifica tutti gli altri. A lungo termine questo crea una bolla
speculativa che prima o poi ti cade addosso, in modo drammatico,
perché è quello che succede a tutti i sistemi totalitari e
totalizzanti a un certo punto. L’impero romano aveva appena finito
di conquistare tutto il mondo conosciuto che implose su se stesso,
qui accadrà la stessa cosa, solo che l’impero romano era uno sputo
nel vasto mondo di allora, qui il sistema si pone come planetario,
quindi il crollo quando sarà planetario e provocherà sconvolgimenti
straordinari. Noi ci stiamo, si dice, risollevando dalla crisi, ma
in realtà l’occupazione diminuisce. E allora dove ci stiamo
risollevando? Ci stiamo risollevando a danno delle persone, e del
resto tutte le volte che in America una grande multinazionale dice
che i suoi profitti sono aumentati. ma contemporaneamente hai il
licenziamento di decine di migliaia di lavoratori, allora il
meccanismo è fatto per noi uomini o per altro?Il
progresso si è trasformato in uno straordinario regresso dal punto
di vista umano. L’unico Dio veramente condiviso è il Dio quattrino e
tutti gli altri valori sono spariti, lo vediamo, chi ha vissuto come
me da anni appunto in questo Paese sa che alcuni valori pre-politici,
come onestà, lealtà, dignità, esistevano anche nel nostro sciagurato
Paese, negli anni ‘50 era così, l’onestà era un valore per tutti,
per la borghesia, se non altro perché dava credito, nel mondo
contadino lo sanno tutti, se tu violavi la stretta di mano eri
emarginato e anche per il mondo proletario.
Tutti questi valori il benessere li ha cancellati.Ecco
perché ho scritto un pezzo che ha suscitato molte polemiche, dico a
noi occorrerebbe una guerra, non quelle che facciamo sugli altri, ma
quelle da subire, perché almeno ci ridarebbero una scala di valori,
ciò che è importante e ciò che non è importante..
Bisognerebbe ritornare all’essenziale, senza esagerare.
Queste teorie americane, del neo comunitarismo, delbioregionalismo,
non è che pretendano che si ritorni all’età delle caverne e neanche
al medioevo, però non abbiamo bisogno ancora di ingozzarci di beni.
Quando trionfa in questo modo il principio individualistico la
comunità si spezza.Riscontriamo
in Italia, nell’interpretazione migliore,una
diffusa insensibilità per i problemi dei risparmiatori.Giovedì
scorso la Banca Centrale Europea (Bce) ha abbassato il tasso di
riferimento allo 0,25%, consolidando così una situazione già
molto critica.
Un investitore non sfugge infatti a un’imbarazzante alternativa. Se
ricerca la sicurezza (titoli di Stato tedeschi e simili), deve
accettare rendimenti sotto l’inflazione, il che implica il
progressivo assottigliarsi del valore reale di quanto accantonato.
Se vuole di più, deve accollarsi il rischio di perdite anche
significative, implicite nei prestiti di Stati malconci (Spagna,
Italia, Portogallo ecc.) e peggio ancora nelle azioni. Un altro
mondo rispetto agli anni Ottanta e Novantacon
facili guadagni persino coi Bot: nel 1986 fruttarono
addirittura un 8,5% pulito pulito, tolta l’inflazione e senza
imposte. Intanto gonfiava, altra faccia della medaglia, ildebito
pubblico.
Ora uno si sarebbe atteso reazioni negative alla decisione della Bce
da parte dei sedicenti difensori dei risparmiatori, come è stato per
esempio in Germania. Attesa prontamente delusa.
Peggio ancora sul fronte specifico della previdenza integrativa. Contassi
reali negativi, i soldi (Tfr compreso) a essa destinati non
s’incrementano col passare degli anni, ma anzi si contraggono. In
Germania la Lega degli Assicurati (Bund der Versicherten) denuncia
che così“vengono
puniti quanti risparmiano per la vecchiaia”, in sintonia per
altro con l’associazione degli assicuratori:si
vedaDer
Spiegel.
Zitte zitte invece tutte quelle cosiddette associazioni di
consumatori italiane che sgomitano solo per entrare in bislacche
fondazioni, comitati, tavoli paritetici ecc. finanziati e quindi al
servizio di banche e assicurazioni. Zitti zitti anche i sindacati,
occupati a spartirsi con le associazioni padronali le poltrone dei
fondi pensione,incassando
laute prebende: dire la verità ne frenerebbe le vendite.
Qualcuno penserà che io abbia la fissa della Germania, ma come si fa
a prescindere da essa per tutto quanto riguarda la moneta comune,
tassi d’interesse compresi? Comunque il punto non sono i meriti
tedeschi, ma le colpe italiane.
Entrando un po’ dentro gli eventi, scopro che ifautori
della finta «scissione» da Berlusconisono quasi tutti «cattolici»,
con qualche escrescenza di contorno:Cicchitto(P2),Saccomanni,
cattolico perché già socialista craxiano. Alfano, Formigoni, Lupi,
Mauro, Lorenzin, Di Gerolamo, Giovanardi (ah! Beato chi ha un
Giovanardi tra le costole, non avrà mai male di schiena), et similia.
O meglio, costoro dicono di essere «cattolici», manon
lo sono. Come può essere cattolico un Formigoni o peggio
unoSchifaniche
è ancora indagato per mafia?Beh,
mi direte che mafia e religione sono sempre andati a braccetto. Ed è
vero! Non basterà un Francesco anche Papa a salvare il grano dal
loglio.
Tornando a bomba, ma ci siamo dentro fino al collo, pare che la
«scissione» sia stata voluta daRuini,
da parte dellaCeie
spezzoni delVaticanoche
mal sopportanoPapa
Francesco che ha dato ordini di non volere ingerenze nelle politiche
dei Paesi e dei partiti. Costoro infatti, tramano nell’ombra e
come sicari si muovono rasenti i muri, in silenzio, travestiti per
la «maggior gloria di Dio».
La Cei e il Vaticano non hanno rinunciato al sogno dell’unità
politica dei cattolici, cioè quelli che sono pronti a
ubbidire per spartirsi il potere e la carogna che resterà
dell’Italia e ci provano ogni volta, anche contro la logica, la
grammatica, la sintassi e anche contro la Storia. Non demordono mai,
perché pensano di essere al di sopra di Dio, il quale Dio se vuole
mantenere il posto a tempo indeterminato deve ubbidire a loro,
miscredenti e pagani senza ritegno e senza scrupoli. Dio è lo
strumento del loro potere.
Ecco come è nata la santa scissione che mantiene le mani libere a
Berlusconi einguaia
il Pdperché una
parte, quella che resterà delusa, si aggregherà al «Nuovo
Centro Destra», nome che prova che non ci credono nemmeno
loro. Resta l’amara conclusione che in Italia chi comanda è sempre
una sottana di prete che fa e disfa pretendendo anche l’inchino e il
baciapiedi da governo e collaterali.
Un mio amico di Siracusa, Aurelio Caliri, mi informa che aLampedusadurante
un tg abbia detto: «Una scena orribile che spero la Divina
Provvidenza abbia fatto verificare per fare aprire gli occhi
all’Europa». Se questo scempio deve essere detto da un cattolico,
protetto dagli eminentissimi cardinali, allora voglio essere ateo,
miscredente, agnostico e altro ancora. Come si fa a dire una
bestialità del genere, sufficiente per una scomunica nella debita
forma? Siamo in mano di questa gentaglia qua, che dice l’ignominia
di una gravità inaudita. Nessun
prete ha risposto.
Papa Francesco?Poveretto,
ce la mette tutta, ma presso di lui la «scissione» è già riuscita:
lui fa il papa delle folle e quelli tramano incontri, fanno piani di
guerra, disegnanostrategie
elettoraliperché il gioco non è la veste bianca, per giunta
povera, ma il cuore dello Stato italiano che deve diventare
l’espressione visibile del Regno di Dio – pardon! – del regno
ecclesiastico. La loro forza è nel fatto che il Papa non conosce la
situazione italiana.
LA NECESSITA' IMPROROGABILE DI RIDISCUTERE I PATTI
I
dati ormai parlano chiaro e solo una disastrosissima classe dirigente
italiota,che il popolo non riesce e non vuole scrostarsi di dosso,si
ostina a rifiutare millantando fantasie senza senso.
I dati sul PIL appena usciti, la crisi annunciata dell’INPS (dopo
Alitalia Telecom Finmeccanica ecc.), il nuovo record della disoccupazione
e del debito pubblico, la forte deflazione dei prezzi alla produzione,
descrivono uno scenario digraduale
asfissia economica. La crisi dell’Eurozona sta portando alla
disperazione decine di milioni di Europei: tra questi, sei milioni di
italiani che vorrebbero lavorare ma non trovanolavoro.
Si tratta di una crisi strutturale: perciò a politiche vigenti essa è
destinata a trascinarsi a indefinitamente. Gli effetti diisteresi sull’offerta
aggregata consolideranno definitivamente, nei prossimi anni, il crollo di
civiltà in attonei
paesi Mediterranei.
L’Euro venne varato senza che vi fossero le condizioni perché i paesi
aderenti potessero condividere una moneta unica. I padri dell’Euro
speravano che in corso d’opera opportune riforme istituzionali avrebbero
creato tali condizioni. Ma taliriforme(ammesso
che siano sufficienti) non sono mai state fatte. Anche dopo l’esplosione
della crisi, l’Europa si è limitata ad adottare:
provvedimenti tampone;
misure minime, al limite della violazione dei Trattati Europei,
strettamente necessarie per evitare il crollo dell’Euro, senza
correggere i Trattati;
modifiche ai Trattati inadeguate e controproducenti.
Insomma, i progressi istituzionali sono stati deludenti.Ad oggi chi ne
ha beneficiato è la Germania e l'Europa del Nord: i secondi mantenendo una
socialdemocrazia ad ogni costo con la compressione estrema della dinamica
salariale a fronte di uno stato sociale finanziato per oltre il 50%
dell'imponibile, contrazione adottata dai tedeschi sotto il cancellierato
Schroeder, che ereditava i costi ingenti dell'Unificazione tedesca del
1990. Ancorando poi l'euro ad una valuta forte come il marco, il risultato
è stato che la Germania sola ha beneficiato di una valuta pesantissima che
grazie alla compressione interna ha finito per generare un SURPLUS
COMMERCIALE AD OGGI DI QUASI 1800 MILIARDI DI EURO !! Uno "sterminio"
economico che ha finito per massacrare tutte le economie tipiche
d'esportazione di paesi che non hanno alcuna materia prima interna, come
Italia,Spagna,Portogallo,Grecia,Irlanda fino ad allora scudate da monete
nazionali deboli. Se in PIIGSF la crescita della
produttività accelerasse, non è detto che ciò determinerebbe un recupero
di competitività sulla Germania. Perché nel frattempo la produttività
tedesca non si ferma. Dunque non può essere questo il meccanismo di
riequilibrio: non esiste al mondo. Anche perché trasformerebbe l’Eurozona
in una micidiale macchina per sopprimere i diritti
dei lavoratori. (Guarda caso…). In ogni caso, in Germania
l’aritmetica è… un’opinione?! Non tutti i paesi possono avere
simultaneamente un avanzo commerciale. E per recuperare competitività la
Germania nel 2000-08 beneficiò di un’inflazione al 3-4% in PIIGSF, mentre
oggi l’inflazione tedesca è all’1,4% e non ci lascia margini.
In ogni caso, il surplus
commerciale tedesco
è illegittimo (accordi G20), devastante perciò immorale. La Germania
potrebbe crescere come tutti i paesi del mondo avvalendosi della domanda
interna. Ai tedeschi è riuscito con il sorriso e lo spread ciò che è
sprofondato con le panzer divisioni di Hitler. Il dominio economico
tedesco ha un pesante riflesso politico con i Trattati europei d'acciaio
non modellabile. Peggio
ancora, a peggiorare l’assetto normativo dell’Eurozona grazie alla
preminenza finanziaria acquisita: essa rende gli altri paesi vulnerabili e
perciò sensibili a minacce ed incentivi, dunque all’influenza politica dei
paesi in surplus. Perciò l’alleanza fra Italia, Spagna, Portogallo,
Irlanda, Grecia, e Francia non è mai nata.L’ideologiamacro-liberista
è molto forte in Europa: e porta a negare le analisi e le evidenze
empiriche che smentiscono la bontà delle politiche, degli assetti
istituzionali, e della filosofia di cui l’Eurozona è impregnata.
Non che la crisi sia stata provocata: ma non deve essere risolta se non
facendo funzionare il meccanismo di flessibilizzazione dei prezzi (quindi
dei salari) e di riduzione della spesa pubblica: sono questi i Valori
Prioritari, rispetto ai quali la disoccupazione e il PIL diventano non
solo secondari, ma strumentali.
La crisi in atto è dunque fondamentalmente politica.La
Storiaci insegna come
finiscono crisi di questo genere. Negli anni “30, un’intera classe
dirigente di politici, banchieri centrali, diplomatici, funzionari,
economisti, ecc., aveva legato il proprio cuore e il proprio destino algold
standard. Ma fu proprio l’abbandono del gold standard a
consentire la fine della crisi. Eppure, l’establishment fino alla fine
lottò per conservare il sistema aureo. L’Inghilterra fu espulsa (per sua
fortuna) dai mercati, a causa dell’assenza di unlender
of last resortinternazionale;
ma la BCE è stata costretta ad accettare, più o meno, questo ruolo nel
Luglio 2012, il che ha escluso tale evenienza. In altri casi, fu
necessaria la grande vittoria politica di un leader nuovo (Roosevelt,
Hitler), determinato a mettere fine alla crisi, a costo di ‘provarle
tutte’, anche sconvolgere gli equilibri esistenti. Tali vittorie politiche
richiedono: disoccupazione di massa; e una democrazia che lasci qualche
possibilità agli outsiders. L’establishment europeo sta cercando di
impedire l’insorgere di tali condizioni: applicando un po’ di flessibilità
al paradigma dominante; costituzionalizzandolo; e prevedendo penalità per
chi dovesse abbandonare l’Eurozona (l’uscita dall’Euro è vietata).Ora
laCommissione,
vista l’aria che tira,fa
la voce grossa con la Germania. Ma si tratta sempre di un’ammoina: il
limite per il surplus dei conti con l’estero è stato fissato a uno
stratosferico 6% del PIL. La Germania viaggia fra il 6 e il 7% da alcuni
anni. Ma un surplus tedesco al 5,9% non cambierà granché. Ora laBCEspiega
che ha tutti gli strumenti a disposizione per evitare la deflazione: se
necessario, interverrà.Dunque
la BCE dice che è perfettamente in grado di attenuare la depressione, ma
non muoverà un dito a meno che l’inflazione non diventi negativa. Com’è
possibile accettare una Banca Centrale i cui obiettivi politici sono così
contrastanti con quelli della società?
IL MIRACOLO POLONIA
L’ex quartier generale delPartito
comunistadella
capitale polacca oggi ospita un
negozio diFerraried
uno diMontblanc,
dal 1991 al 2000, durante il primo
decennio post-comunista, fungeva da
sede dellaBorsadi
Varsavia. Ecco un’immagine che ben
descrive il successo economico polacco
dalla caduta del muro di Berlino fino
ai giorni nostri. Per una serie di
motivi, che andremo qui di seguito ad
analizzare, l’economia polacca si è
mossa lungo un sentieroanticiclicorispetto
a quello dell’Unione Europa, di cui fa
parte dal 2004, e questo ha reso
possibile l’attuarsi di un piccolo
boom economico.
Nel 2009, quando il prodotto interno
lordo dell’Ue si e contratto dell’4,5
per cento, l’economia polacca è stata
l’unica a crescere dell’1,6 per cento.
Oggi, le dimensioni dell’economia
comunitaria sono ancora minori di
quelle di cui godeva nel 2008 (e di
certo le perdite subite non verranno
recuperate nel 2013). Ebbene, durante
questi anni dicontrazionein
Europa, l’economia polacca è cresciuta
complessivamente del 16 per cento. La
crisi in Polonia, insomma, non c’è
stata.
Il miracolo economico polacco è in
parte legato allosfasamentotemporaledei
flussi di capitale: la Polonia ha
avuto la fortuna di entrare
nell’Unione Europea alla vigilia della
crisi del credito. In altre parole,
l’economia non ha fatto in tempo ad
indebitarsi come è avvenuto nelle
altre nazioni. Ma questo è un destino
che altri ex paesi dell’est europeo
condividono, eppure nessuno gode di
unacrescita
economicasimile
perché nessuno ha affrontato con la
stessa determinazione latransizioneverso
un’economia di mercato aperto.
Dal 1989 al 2007 l’economia polacca è
crescita del 177 per cento, e cioè ad
un tasso superiore a quello di tutti
gli altri paesi del centro ed est
europeo, grazie a politiche economiche
aggressive edespansive.
I calmieri su pressi sono stati
aboliti, i salari statali controllati,
ilcommercioliberalizzato
e loZloty,
la moneta nazionale, è stato
convertito sul mercato dei cambi.
Queste politiche hanno gonfiato le
file dei disoccupati (la
disoccupazione rimane alta al 10,3 per
cento, ma a livelli di gran lunga
inferiore a quelli della Periferia di
eurolanida) ma hanno anche liberato
l’economia da decenni di cattiva
gestione. Nel 2004, quando la Polonia
è entrata nell’Ue, era già in grado dicompeterecon
le economie più avanzate.
Mentre i paesi della periferia di
Eurolandia perdevano competitività la
Polonia l’acquistava grazie alla
decisione di rimanere fuori dell’euro.
Da settembre 2008 a febbraio 2009 lo
Zloty ha perso un terzo del valore
rispetto all’Euro, prima di
stabilizzarsi, alla fine di quell’anno,
a circa il 70 per cento del suo valore
massimo. Ciò ha dato una grande spinta
allacompetitivitàdel
Made in Poland. Ed infatti mentre in
euro il valore delle esportazioni
polacche dal 2008 al 2009 è sceso del
15,5 per cento, in Zloty è salito del
4,4 per cento.
Lasvalutazionedello
Zloty ha reso le importazioni più
costose e spinto le imprese nazionali
a concentrarsi sulla qualità e non
sulla quantità delleesportazioni.
Il mercato di sbocco principale è la
vicina Germania, che assorbe il 25 per
cento del fatturato polacco. Ed è
grazie a questa domanda che nel 2014
il Pil polacco dovrebbe crescere del
2,5 per cento.
Ma non basta, la Polonia non ha dovuto
sottomettersi alle politiche di
austerità imposte alla Periferia, al
contrario ha perseguito politiche
espansive, ad esempio la riduzione
dellealiquote
fiscalidal
40 al 32 per cento proprio quando la
crisi si abbatteva sul eurolandia.
Paradossalmente, poi, grazie alle
dimensioni e prossimità dell’economia
polacca alla Germania, la più grande
economia europea, la Polonia riceverà
dal2014in
poi 105,9 miliardi di euro dall’Ue,
trasformandola nella più grandebeneficiariain
assoluto.
Una favola a lieto fine? E’ quello che
molti polacchi pensano. A scriverla,
secondo loro, è stata unaclasse
dirigenteche
invece di fare gli interessi della
casta ha fatto quelli del paese.
Privatizzazioni: chi ci garantisce dai garanti?
Il governo Letta vuole dimostrare di fare sul serio con leprivatizzazioni.Ieri
il ministero del Tesoro ha presentato i membri del comitato che
dovrà gestirle. Premesso che in Italia si guarda sempre con un
certo scetticismo alla nascita di nuove stratificazioni
burocratiche, specie nell’ambito di un processo che dovrebbe ridurre
il ruolo dello Stato, i nomi indicati legittimano qualche dubbio
sulla cultura pro-mercato dell’esecutivo.
Niente da dire suVincenzo
La Via, è il direttore generale del Tesoro, è giusto che
presieda il comitato per vigilare su come vengono vendute (o
svendute) le quote azionarie di Eni, Sace, Fincantieri, Enav di
proprietà del ministero.
Ma gli altri? Secondo il decreto di nomina, il Tesoro doveva
scegliere “quattro esperti di riconosciuta indipendenza e di notoria
esperienza nei mercati nazionali e internazionali, individuati nel
rispetto del principio di pari opportunità tra uomini e donne”.
L’unica donna èAnna
Maria Artoni, guida il gruppo di famiglia che si occupa di
trasporti, da Reggio Emilia, ha avuto momenti di celebrità quando
era a capo dei giovani della Confindustria, ma a parte l’amicizia
con Enrico Letta a quale titolo siede nel comitato?
Gli altri nomi sono ancora più singolari. C’èPiergaetano
Marchetti, notaio milanese al centro dei gangli del
capitalismo di relazione italiano, è a lungo stato presidente della
Rcs, il salotto buono in cui siedono banche e imprenditori che
potrebbero essere interessati alle quote azionarie messe in vendita
dal Tesoro.
Un altro membro è l’ex rettore della BocconiAngelo
Provasoli, che ha preso il posto di Marchetti alla
presidenza di Rcs. É anche membro del cda di Telecom e presidente
del collegio sindacale della Cassa depositi e prestiti per conto
della quale ricopre anche la carica di presidente del collegio
sindacale del Fondo strategico italiano. In pratica Provasoli decide
come e cosa il Tesoro venderà e, negli altri suoi incarichi, vigila
su come la Cassa depositi nazionalizza una parte crescente del
sistema economico.
L’ultimo componente del comitato èMassimo
Capuano, oggi banchiere a Iwbank (gruppo Ubi), è stato
amministratore delegato della Borsa italiana, e forse è l’unico dei
membri che un investitore internazionale si aspetterebbe in un
comitato privatizzazioni.
Ma forse è giusto così: in fondo quelle del governo non sono vere
privatizzazioni, soloun
disperato tentativo di fare cassavendendo
asset che hanno già un facile mercato. Quindi non servono persone
che conoscono il mercato, ma che ragionano pensando al “sistema”,
per evitare che questa pur minima dose di incertezza introdotta
dalla crisi turbi troppo gli equilibri dello spompato capitalismo
italiano.
Scattano le ultime Privatizzazioni, 12 mld per abbattere il debito.
Sul mercato vanno Eni, le reti Cdp e Fincantieri. L'Italonia agli
strapuntini finali ultimi:dopo aver disintegrato autostrade(cedute
ai benetton),
aereonautica(ceduta ai capitani coraggiosi 2),chimica,telefonia
(ceduta agli spagnoli),industria(ex Iri),energia(Enel),
rimangono SOLO gli ultimi due colossi...
Al via il piano di cessioni per convincere la Commissione Ue a
garantire all'Italia la possibilità di maggiori investimenti senza
appesantire il rapporto deficit/Pil. Slittano il congelamento della
seconda rata Imu - per il quale resta il nodo dei terreni agricoli -
e la rivalutazione di Bankitalia.
Slitta a martedì prossimo l'esame e il varo del decreto per
cancellare la seconda rata dell'Imu sulla prima casa, che era
all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi. Stessa
sorte per la rivalutazione delle quote di Bankitalia, mentre prende
forma l'intervento sulle privatizzazioni finalizzato ad abbattere il
debito pubblico e aconvincere
la Commissione Uea
liberare la possibilità di fare investimenti aggiuntivi senza che si
intacchi il rapporto tra deficit e Pil. I nodi ancora da sciogliere
riguardano l'estensione della cancellazione della seconda rata dell'Imu
anche ai terreni agricoli e la ricezione di un parere della Banca
centrale europea, che deve dare il proprio "ok" alla decisione sul
valore di via Nazionale.
Nella conferenza stampa dopo il Cdm, il premierEnrico
Lettaha
spiegato che si "tratta solo di motivi formali", ma "come sempre
abbiamo sostenuto la seconda rata dell'Imu non sarà pagata dalle
famiglie e dai cittadini. Questo è il nostro impegno e sarà
rispettato". Anche in considerazione di questi passaggi tecnici
necessari, il pagamento degli acconti fiscali che dovrebbero coprire
la seconda rata Imu "viene spostato dal 30 novembre al 10 dicembre".
Doveroso il pensiero alla Sardegna, che ha aperto la conferenza:
"Sentiamo una voglia di partecipare da parte
dell'intera comunità nazionale alla tragedia che è accaduta in
Sardegna. Ora non dobbiamo lasciarli soli".
Il ministro dell'Economia,Fabrizio
Saccomanni,
ha invece spiegato che domani l'Eurogruppo dirà la sua suigiudiziche
la Commissione Ue ha stilato per la Legge di Stabilità. Il ministro
ha ricordato che la Commissione "non ha bocciato" la Manovra, "ma ha
preso atto del fatto che il debito pubblico, per la recessione e la
decisione di rimborsare i debiti della Pa (27 miliardi nel 2013 e 20
nel 2014), sarebbe salito". Ma "già a Bruxelles avevo ricordato che
i provvedimenti in via di definizione avrebbero riportato sotto
controllo il debito" e ilcommissario
Rehn"ha
detto che di fronte a questi" passi operativi ulteriori "l'Italia
avrebbe potuto sfruttare la clausola sugli investimenti". Saccomanni,
in sostanza, spera che già domani i ministri delle Finanze della
moneta unica diano indicazioni di apprezzare il piano di
privatizzazioni e lascino aperte le porte a Roma perché possa
sfruttare lo spazio di investimenti aggiuntivi.
Partecipazioni.
Una quota di controllo di Sace e Grandi Stazioni, poi quote non di
maggioranza di Enav, Stm, Fincantieri, Cdp Reti, il gasdotto Tag.
Sono queste le società per le quali si è previsto un pacchetto di
privatizzazioni in rampa di lancio nei prossimi giorni. Letta ha
anche annunciato il via libera all'operazione di cessione di un
pacchetto del 3% di Eni, affiancato a un buyback del Cane a Sei
zampe che non farà scendere lo Stato sotto il 30% del capitale, la
famosa soglia d'Opa. In pratica, con il riacquisto di titoli
azionari effettuato dalla società petrolifera, la partecipazione del
Tesoro, in mano principalmente alla Cdp, crescerebbe al 33%; proprio
di quel 3% aggiuntivo si avvia la dismissione e Saccomanni ha
spiegato che dovrebbe valere 2 miliardi. Il titolare delle Finanze
ha aggiunto che sul mercato andranno una quota del 60% di Sace e
Grandi Stazioni. Per Enav e Fincantieri si tratta del 40%, mentre
"nel complesso delle privatizzazioni che riguarderanno le reti in
mano alla Cdp saremo nell'ordine del 50%". "Da queste operazioni -
ha aggiunto Letta - dovrebbero entrare tra i 10 e 12 miliardi di
euro, di cui la metà vanno a riduzione del debito nel 2014 e l'altra
parte a ricapitalizzazione della Cdp".
Imu.Per
esentare dal pagamento dell'Imposta municipale anche iterreni
agricoli,
rispetto alle risorse finora trovate, servono 400 milioni, ai quali
se ne associano altri 500 perassicurare
ai Comuni il gettito atteso per il 2013.
In pratica, nel calcolare le coperture necessarie all'esenzione sia
dalla prima che dalla seconda rata, il governo ha sempre fatto
riferimento agli introiti dell'ultimo anno di pagamento, il 2012.
L'anno scorso dall'Imu sulla prima casa e su terreni e fabbricati
agricoli a dicembre entrarono 2,4 miliardi di euro. Ma nel 2013, 600
Comuni hanno aumentato l'aliquota base del 4 per mille, portandola
in molti casi al 6 per mille, con una differenza rispetto al 2012
che ammonta appunto a circa mezzo miliardo di euro. Risorse che ora
mancano dai bilanci comunali e che le amministrazioni chiedono
dunque come compensazione allo Stato centrale.
Già ieri, laColdirettiaveva
ammonito il governo su una possibile impasse: "Un dietrofront nei
confronti degli impegni assunti per abolire l'Imu sui terreni e i
fabbricati strumentali all'attività agricola sarebbe inaccettabile e
metterebbero a rischio la credibilità delle Istituzioni. Le imprese
hanno bisogno di certezze e stabilità e non certo di una tassa
ingiusta che colpisce i fattori di produzione". Lamentele raccolte
dal ministro Nunzia de Girolamo, che ha insistito perché si trovasse
la quadra e piuttosto rinviasse la trattazione del provvedimento.
Bankitalia.Oltre
alla seconda rata Imu, sul tavolo del Cdm - iniziato con un minuto
di silenzio per ricordare le vittime dei nubifragi in Sardegna -
c'era anche un dl per la rivalutazione delle quote delle banche inBankitalia.
Ma anche su quest'ultimo fronte, una decisione verrà presa solamente
nella prossima settimana in attesa di una comunicazione da parte
della Bce, che dovrebbe arrivare a giorni.
Tra le altre misure, Letta ha spiegato che il Cdm ha deciso di
presentare un emendamento alla Legge di Stabilità che riguarda il
"ripristino completo delle somme legate alla non autosufficienza" e
fra queste quelleper
i malati di Sla.
Quanto alla revisione della spesa, oggi "Carlo
Cottarelliha
presentato ai ministri il piano sulla 'spending
review'.
C'è stata una discussione di metodo e di merito. Sulla spending
review ci giochiamo molto del lavoro prossimo", ha aggiunto Letta.
"Abbiamo valutato e deciso che le risorse che saranno trovate
saranno finalizzate a tre grandi obiettivi: un ulteriore carico di
riduzione delle tasse sul lavoro; alcuni investimenti produttivi
mirati di spesa pubblica; una quota andrà alla riduzione del debito
e del deficit", ha osservato il premier. Quanto infine allaStabilità,
si registra un'uscita del viceministro Stefano Fassina
sull'emendamento che riguarda le agevolazioni per lacostruzione
degli stadi:
"Così come formulata la bozza di emendamento del governo sugli stadi
"non va", ha affermato, aggiungendo che "potrebbe non essere
presentata".Opionione
condivisa dal ministro Orlando.
Critico Renzi.
Per il sindaco di Firenze, le privatizzazioni annunciate dal governo
suonano più come una svendita, perché cadono in una fase di crisi e
saranno fatte al ribasso.
L’ultimo default
dell’Italia è del 3 settembre 1992
quando il presidente del Consiglio
Amato annunciò in diretta televisiva
la svalutazione della lira. Svalutare
una moneta che si controlla in cui è
espresso il proprio debito pubblico
equivale a ristrutturare il debito
verso i creditori esteri. Nel caso
dell’Italia la svalutazione fu
innescata dalla impossibilità di
pagare gli interessi sul debito nel
regime a cambi fissi del Sistema
Monetario Europeo (SME).Ventuno
anni dopo l’Italia ha ancora le mani
legate, allora c'era lo SME, adesso
l'Euro. L'Italia ha interessi sul
debito pubblico, che ha raggiunto2047
miliardi,
sempre più alti. Nel solo mese di
maggio con 32 miliardi di nuovo debito
pubblico pagheremo circa 1,5 miliardi
di euro in più di interessi annui.
L’esperienza del passato ci serve per
capirecosa
avverrà del nostro Paese.
Nel decennio 1982 – 1992 il rapporto
debito/PIL quasi raddoppiò: dal 60% al
110%, questo perché nel 1981 Tesoro e
Banca d’Italia divorziarono. Da allora
lo Stato non ha più potuto contare su
un prestatore interno con cui
indebitarsi e ha dovuto offrire
rendimenti sempre più elevati per
vendere il debito. Se nel 1982
l’Italia pagava un interesse reale
vicino a 0 per indebitarsi, nel
decennio successivo raggiunse una
media del 5.5% con picchi dell’8%. E’
quindi l’esplosione degli interessi
sul debito cumulato ad aver portato il
debito a livelli insostenibili. Un
immenso schema Ponzi in cui gli
interessi in assenza di crescita sono
pagati emettendo nuovo debito. In
sostanza, come analizza Alberto Bagnai
nel suo "Tramonto
dell’Euro",
il risultato è stato un trasferimento
netto di reddito nazionale dai servizi
primari ai contribuenti, sanità,
scuola, sicurezza, ai detentori del
debito, soprattutto alle banche
italiane e estere. Ma perché questo
divorzio assurdo? Perchéce
lo chiedeva l’Europadello
SME nel quale eravamo entrati nel 1978
legandoci mani e piedi ad un cambio
rigido penalizzante che ci fece
rinunciare alla leva della
svalutazione. Nulla di diverso
rispetto a oggi.
- Allora fu lo SME a
legarci le mani, oggi l’Euro
- Allora emettevamo debito in una
valuta nazionale di cui non
controllavamo il valore rigidamente
fissato nello SME. Oggi è peggio
perché ci indebitiamo in una valuta
estera (tale è l’Euro per aver
rinunciato alla nostra sovranità
monetaria) non potendo usare la leva
del cambio
- Oggi come allora i rendimenti che
l’Italia dovrà offrire per rendere
appetibile il suo debito non potranno
che salire
- Oggi come allora sarà il mercato ad
imporci una decisione: allora si
trattò di abbandonare lo SME e
svalutare, oggi si tratterà didecidere
se ristrutturare il debito restando
nell’euro o tornare alla lira.
Solo così l’Italia tornerà a vedere la
luce. Una prova? Usciti dallo SME nel
1992, svalutata la lira di quasi il
20% e riguadagnata la sovranità
monetaria, il rapporto debito / PIL
scese dal 120% del 1992 al 103% del
2003. Nel primo trimestre del 2013
abbiamo raggiunto il130,3%
nel rapporto debito/PIL,
secondi solo alla Grecia.
La Storia è piena di entrate e uscite
di Paesi da aree monetarie comuni.
Queste sono normalmente imposte da
Paesi forti (USA conBretton
Woods,
Germania con l’Euro) con fini di
annessione economica via export verso
le zone più deboli e/o al fine di
tutelare i propri crediti in tale area
monetaria. Il sistema a cambi fissi di
Bretton Woods ad esempio servì agli
Stati Uniti per tutelare la propria
posizione creditoria verso l’Europa
dovuta al Piano Marshall dopo la
Seconda guerra mondiale.
Il credito della
Germania verso l’Europa è il lato
oscuro della medaglia del debito di
Italia e Spagna. Invece di prestare ai
PIGS il Nord Europa preferisce
prestare alla BCE che a sua volta
fornisce liquidità ai PIGS. Con tale
sistema, chiamato "Target
2",la
Germania ha accumulato 600 miliardidi
euro di crediti verso la periferia
dell’Europa via BCE. La tutela di tali
crediti è l’unico criterio che la
guida. Non importa che i 600 miliardi
siano stati costituiti da parte della
Germania violando gli stessi accordi
europei che oggi essa impone agli
altri. Infatti sforando ampiamente il
3% di deficit nel 2003 la Germania ha
finanziato riforme strutturali che nel
decennio successivo le hanno dato un
vantaggio competitivo grazie ad
un'inflazione minore dei partner
europei e ad un basso costo del lavoro
ottenuto grazie alla forza lavoro
della Germania dell’Est. Ciò si è
tradotto in vantaggi di prezzo e nel
boom delle esportazioni verso
l'Europa..
Sarebbe bastato imporre il pareggio
della bilancia commerciale invece del
pareggio di bilancio per avere una
storia completamente diversa che
avrebbe tarpato le ali alle politiche
mercantiliste del Nord Europa. La
politica italiana prona al volere
della Germania ha permesso che la
tutela del nostro debito privato e
pubblico detenuto dall’estero (in
buona parte generato dal meccanismo
perverso dell’Euro e dello SME)
diventasse la priorità.La
politica italiana ha venduto l’anima
al diavolo teutonicoin
cambio della propria sopravvivenza a
spese della collettività su cui ha
riversato austerità e deflazione.
Se non sarà l’Italia a
reagire lo farà per lei il mercato con
il suo linguaggio universale, ci sarà
un prossimo rialzo degli interessi
richiesti fino a rendere insostenibile
il nostro debito.
L'EUROPA DEL FRANCO/SUD
CONTRO L'EUROPA DEL NORD??
"Nel
2014 l'Italia rischia il collasso",
intervista a Pritchard, International
Business Editor del The Daily
Telegraph dal'Antidiplomatico,di
Alessandro Bianchi.
Alessandro Bianchi:
Dalle colonne del Telegraph, Lei ha
scritto spesso come i Paesi
dell'Europa del sud dovrebbero formare
un cartello e parlare con un'unica
voce nel board della Bce e nei vari
summit per forzare quel cambiamento di
politica necessario a rilanciare le
loro economie. Ritiene che il sistema
euro possa ancora salvarsi o giudica
migliore per un Paese come l'Italia
scegliere il ritorno alla propria
valuta nazionale?
Pritchard:
Quello che serve in Europa oggi è uno
shock economico sul modello dell'Abenomics(serie
di iniziative macroeconomiche attuate
nel 2013 per risollevare il Giappone
dalla decennale depressione economica,
ndr).Italia,
Spagna, Grecia e Portogallo, insieme
alla Franciadevono
smettere di fare finta di non avere uninteresse
in comune da tutelare.
Questi Paesi hanno i voti necessari
per forzare un cambiamento. La BCE
oggi non sta rispettando gli obblighi
previsti dai trattati e non solo per
il target del 2%, dato che nei
trattati non si parla solo
d'inflazione, ma anche di crescita e
di occupazione. Il dato dello 0,8% di
ottobre è un autentico disastro per
l'andamento della traiettoria di lungo
periodo del debito. Senza un cambio di
strategia forte,l'Italia
sarà al collasso nel 2014.
Il Paese ha un avanzo primario del
2.5% del PIL e ciononostante il suo
debito continua ad aumentare. Il
dramma dell'Italia non è morale, ma
dipende dalla crisi deflattiva cui è
costretta per la sua partecipazione
alla zona euro.La
politica è fatta di scelte e di
coraggio. Fino ad oggi non si è agito
per impedire che si dissolvesse il
consenso politico dell'euro in
Germania. Ma oggi c'è una minaccia più
grande e se Berlino non dovesse
accettare le nuove politiche, può
anche uscire dal sistema.Il
ritorno di Spagna, Italia e Francia ad
una valuta debole è proprio quello di
cui i Paesi latini hanno bisogno.
Del resto, la minaccia tedesca è un
bluff ed i Paesi dell'Europa
meridionale devono smascherarlo. L'ora
del confronto è arrivato.
Alessandro Bianchi:
Il problema è che i governi attuali
dell'Europa meridionale sembrano
ipnotizzati dall'incantesimo del "più
Europa"
e non prendono in considerazione altre
soluzioni. Da cosa dipende?
Pritchard:
Recentemente ho avuto modo di
incontrare a Londra il primo ministro
italianoEnrico
Lettaed
abbiamo parlato proprio di questo.
Alla mia domanda sul perché non si
facesse promotore di un cartello con
gli altri Paesi dell'Europa in
difficoltà per forzare questo
cambiamento, il premier italiano mi ha
risposto che secondo lui sarà Angela
Merkel a mutare atteggiamento nel
prossimo mandato e venire incontro
alle esigenze del Sud. Si tratta diun
approccio assolutamente deludente.
Enrico Letta, come anche Hollande in
Francia, è un fervido credente del
progetto di integrazione europea e non
riesce ad accettare che l'attuale
situazione sia un completo disastro.
Questo atteggiamento non gli permette
di comprendere le ragioni per cui
l'euro sia divenuto così disfunzionale
per i Paesi membri.
Alessandro Bianchi:Coloro
che sostengono che i Paesi dell'Europa
meridionale non possono tornare alle
loro monete nazionali utilizzano due
motivazioni in particolare: l'enorme
inflazione conseguente all'inevitabile
svalutazione ed il fatto di non poter
poi reggere la concorrenza di colossi
commerciali come la Cina. Le giudica
corrette?
Pritchard:
Si tratta, in entrambi casi, del
contrario esatto della realtà.L'euro
è un'autentica maledizione per le
esportazioni,
che dipendono dai prezzi e dal tasso
di cambio. I Paesi europei
sopravvalutati a causa della moneta
unica hanno perso una quota importante
del loro mercato globale a discapito
della Cina. Con Pechino che tiene lo
yuan sottovalutato e con una moneta
enormemente sopravvalutata, molte aree
dove l'industria italiana eccelle sono
inevitabilmente in crisi.Una
crisi che dipende dal tasso di cambio.
Per quel che riguarda l'inflazione,
qualora l'Italia dovesse procedere ad
un collasso disordinato e caotico
dell'euro, il Paese potrebbe perdere
nella prima fase il controllo dei
prezzi. Ma oggi quest'ultimi sono già
fuori controllo. Nei Paesi dell'Europa
meridionale è in corso una grave crisi
di deflazione che rischia di
riproporre il "decennio
perso"
del Giappone con contorni inquietanti
per quel riguarda l'andamento debito/Pil.
In Italia è passatodal
120% al 133% in due anni:
si tratta di una trappola che sta
portando il Paese al collasso. Il
problema da combattere oggi è la
deflazione e non l'inflazione.
L'esperienza attuale dell'Italia e
degli altri Paesi della zona euro è
molto nota in Gran Bretagna. Nel
nostro Paese ci sono stati due esempi
similari di crisi di deflazione e
svalutazione interna: agli inizi degli
anni '30 con il sistema delGold
Standarde
nella crisi delloSMEdel
1991-1992. In entrambi i casi, il
Regno Unito ha determinato la rottura
del sistema e restaurato il controllo
totale della propria valuta nel
momento in cui gli interessi del Paese
erano messi a rischio. I critici al
tempo utilizzavano la stessa
argomentazione dell'inflazione, ma nel
1931 all'uscita del Gold Standard, in
una situazione di deflazione interna,
non vi è stato alcun aumento
incontrollato dei prezzi, con lo
stimolo monetario e la svalutazione
che sono stati la premessa per la
ripresa dalla Grande Depressione. La
stessa identica esperienza l'abbiamo
vissuta nel 1992 con la crisi dello
SME. Spesso si tende ad avere un
approccio superficiale alle questioni
economiche e questo non aiuta il
dibattito politico. Se dovesse
lasciare l'euro, l'Italia dovrebbe
optare per un grande stimolo monetario
da parte della Banca d'Italia, una
svalutazione ed una politica fiscale
sotto controllo. Questa combinazione
garantirebbe al Paese una transizione
tranquilla e nessuna crisi fuori
controllo.
Alessandro Bianchi:
Molto spesso coloro che reputano
insostenibile il ritorno alle monete
nazionali paventano anche
l'insostenibilità di poter sopportare
le inevitabiliritorsioni
economiche della Germania.
Si tratta di una minaccia credibile?
Pritchard:
Non c'ènulla
di più falso.
E' negli interessi della Germania
gestire l'eventuale uscita di un Paese
membro nel modo più lineare, regolare
e tranquillo possibile. Nel caso di un
deprezzamento fuori controllo della
Lira, ad esempio, il più grande
sconfitto sarebbe Berlino: le banche
ed assicurazioni tedesche che hanno
enormi investimenti in Italia
sarebbero a rischio fallimento; ed
inoltre, le industrie tedesche non
potrebbero più competere con quelle
italiane sui mercati globali. Sarebbe
interesse primordiale della Bundesbank
acquisire sui mercati valutari
internazionali le lire, i franchi,
pesos o dracme per impedirne un
crollo. Si tratta di un punto molto
importante da comprendere: nel caso in
cui uno dei Paesi meridionali dovesse
decidere di lasciare il sistema in
modo isolato, è nell'interesse dei
Paesi economici del nord Europa, in
primis la Germania, impedire che la
sua valuta sia fuori controllo e
garantire una transizione lineare.
Tutte le storie di terrore su
eventuali disastri che leggiamo non
hanno alcuna base economica.
Alessandro Bianchi:
In diversi suoi articoli recenti, Lei
dichiara come la spinta al cambiamento
arriverà dalla Francia. Quale sarà
l'elemento che lo determinerà in
concreto?
Pritchard:
Con la disoccupazione che cresce a
livelli non più controllabili,
Hollande, che ha posto come suo
obiettivo primario della sua
presidenza quello dell'occupazione, ha
perso ogni credibilità e sta arrivando
al limite di sopportazione con
l'Europa. Quello che sta accadendo
oggi alla Francia è l'esatta
riproposizione delle dinamiche
economiche che il Paese ha vissuto dal
1934 al 1936, quando con il Gold
Standard il Paese si trovava in una
situazione di deflazione,
disoccupazione di massa e non aveva
gli strumenti per ripartire. I dati
sono arrivati ad un livello
insostenibile nella presidenza Laval
nel 1935 ed hanno determinato un
cambiamento politico rivoluzionario
nel 1936: la vittoria del Fronte
Popolare.La
Francia di oggi è in una situazione
simile al 1935, con i dati economici
che continuano a peggiorare di mese in
mese,
ed una svolta come quella del 1936 si
avvicina. Basta vedere la tensione dei
movimenti di protesta in Bretagna o i
risultati crescenti del Fronte
Nazionale per comprenderlo.
Alessandro Bianchi:
Sarà Le Pen ad imprimere questo
cambiamento?
Pritchard:L'ascesa
del Fronte Nazionaleè
incredibile, ma non penso che prenderà
mai il potere. Quello che accadrà sarà
però altrettanto rivoluzionario, in
quanto costringerà gli altri partiti,
soprattutto i gollisti, a modificare
la loro politica. Il programma di Le
Pen è chiaro: uscita immediata
dall'euro - con il Tesoro francese che
proporrà un accordo con i creditori
tedeschi, e se questi non
l'accetteranno la Francia tornerà lo
stesso al franco e le perdite
principali saranno per la Germania – e
poi referendum sull'UE sul modello
inglese. Sono argomenti che incontrano
la simpatia di un numero crescente di
persone in modo trasversale e gli
altri partiti non possono più
ignorarli. Il Fronte Nazionale sta
forzando gli altri partiti a cambiare
la loro agenda e realizzare che non
possono semplicemente avere la stessa
opinione di Berlino e Bruxelles.
Alessandro Bianchi:
In molti Paesi stiamo assistendo alla
fusione dei partiti conservatori e
socialisti a difesa dell'austerità di
Bruxelles e contro le intenzioni di
voto degli elettori. Il voto dei
Parlamenti nazionali sulle leggi di
stabilità ormai non conta più ed i
governi aspettano solo l'approvazione
della Commissione. Infine, i Paesi si
stanno indebitando per finanziare
organizzazioni inter-governative come
ilMES,
che prenderà decisioni fondamentali
per la vita delle popolazioni nei
prossimi anni e non ha all'interno
meccanismi di trasparenza e di
controllo democratico. Ma cosa sta
diventando l'Unione Europea?
Pritchard:La
difficoltà oggi è quella di
comprendere il perché la creazione dei
vari strumenti di coesione federale
decisi dall'UE abbiano creato un
sistema così disfunzionale.Il
problema fondamentale è la mancanza
del controllo delle imposte e della
spesa da parte di un Parlamento eletto
democraticamente.
Non è un caso che la guerra civile
inglese sia iniziata nel 1640 quando
il re ha cercato di togliere questi
poteri al Parlamento o che la
rivoluzione americana sia scoppiata
quando questo potere è stato tolto da
Londra a Stati come Virginia o il
Massachusetts, che lo esercitavano da
tempo. Sono esempi anglosassoni, ma ce
ne sono tanti altri di come le
fondamenta della democrazia risiedono
nel controllo del budget e delle
imposte da parte di organi eletti dal
popolo. Quello che sta accadendo
all'UE è, al contrario, il tentativo
di darne la gestione a strumenti e
strutture sovranazionali, che non
hanno alcun fondamento con nessun
Parlamento.E'
estremamente pericoloso e chiaramente
antidemocratico.
L'argomento che viene usato spesso in
sua difesa è che si tratta di un primo
passo antidemocratico si, ma che serve
per completare la federazione sul
modello statunitense. Il sistema
americano sarebbe il modello logico da
imitare, ma non è realizzabile: non
c'è il consenso politico nei cittadini
europei e per gli USA vi erano
sistemi, istituzioni e tradizioni
completamente differenti.François
Heisbourgnel
suo ultimo libro centra alla
perfezione questo punto: non si può
creare un'Unione politica con
l'obiettivo di salvare l'euro. E'
ridicolo. La federazione deve essere
subordinata ai grandi ideali che
plasmano una società e non per salvare
una moneta.I
Paesi devono tornare alla realtà
socialeal
più presto e non devono pensare a
strumenti di ingegneria finanziaria
per far funzionare qualcosa che non
può funzionare.
Alessandro Bianchi:
Il referendum voluto da Cameron per la
rinegoziazione della partecipazione
del Regno Unito all'UE trova il favore
di un numero crescente di Paesi,
soprattutto nel nord Europa. Cosa si
attende dal voto inglese?
Pritchard:
La prima reazione in Europa quando
Cameron ha lanciato il referendum è
stata quella di definire gli inglesi "stupidi
suicidi".
L'argomento era quello che Londra
avrebbe perso mercato e si sarebbe
rassegnata al declino economico. Si
tratta di argomentazioni ridicole. Le
persone che hanno ancora ben compreso
come funziona l'Unione Europea, come
quelle con cui mi sono confrontato
alla Conferenza Ambrosetti a Como in
settembre, sanno che l'uscita del
Regno Unito sarebbe si un disastro, ma
non per Londra, per l'UE. Il progetto
europeo si basa su tre gambe, una
delle quali è la Gran Bretagna,
l'Olanda ed i Paesi scandinavi. E
senza una di queste, l'UE è finita,
perché la chimica interna cambierebbe
e sarebbe particolarmente difficile
soprattutto per la Francia mantenere i
sottili equilibri con la Germania. La
decisione inglese è un enorme avviso a
Bruxelles:l'integrazione
è andata troppo oltre il volere
popolare e le popolazioni vogliono
indietro alcuni poteri.
La Costituzione europea è stata
rigettata da un referendum in Francia
ed Olanda. I trattati recenti non sono
stati posti al giudizio del popolo,
tranne che in Irlanda, ma
costringendola a votare fino
all'accettazione.Questa
fase in cui si procede senza
consultare i cittadini è finita.
Questo tipo di arroganza è finito.
Alessandro Bianchi:
Nel maggio del prossimo anno ci
saranno le elezioni per il Parlamento
europeo, un test fondamentale per i
partiti e movimenti scettici verso
Bruxelles. L'UE non sarà più la
stessa?
Pritchard:
Da studioso dell'economia mi trovo in
difficoltà a rispondere. Posso dire
che oggi il pericolo maggiore per i
Paesi dell'Europa meridionale si
chiama crisi deflattiva, che potrebbe
presto trasformarsi in una depressione
economica in grado di portare fuori
controllo la traiettoria debito/Pil.
E' un potenziale disastro. In questo
contesto, la politica si deve porre
l'obiettivo del recupero di una serie
di poteri sovrani delegati a Bruxelles
ele
elezioni europee del prossimo maggio
saranno un evento potenzialmente
epocale:
i partiti scettici dell'attuale
architettura istituzionale potrebbero
essere i primi in diversi Paesi – l'Ukip
in Gran Bretagna, il Fronte Nazionale
in Francia, il MoVimento Cinque Stelle
in Italia, Syriza in Grecia ed in
altri Paesi – e sarà la possibilità
per le persone di esprimere la loro
irritazione e frustrazione contro le
scelte da Bruxelles. Un blocco
politico importante potrà distruggere
questo "mito
artificiale"
che si è costruito: l'UE non sarà più
la stessa e sarà costretta ad essere
meno ambiziosa e comprendere che molte
delle sue prerogative devono tornare
agli Stati nazionali.I
governi di Italia, Spagna, Francia
devono riprendere il pieno controllo
delle vite dei loro cittadinie
non pensare all'allargamento
all'Ucraina o alla Turchia. Si tratta
dell'ultima battaglia.
Ci piacerebbe che essa fosse ispirata
da una riflessione di uno dei più
grandi filosofi della seconda metà del
novecento, John Rawls, il quale
scriveva (***): "Un
punto sul quale gli europei dovrebbero
interrogarsi riguarda, se mi si
concede di azzardare un suggerimento,
quanto lontano vogliono che si proceda
con la loro unificazione. Mi sembra
che molto sarebbe perduto se l’Unione
europea diventasse un’unione federale
come quella degli Stati Uniti. In
quest’ultimo caso, infatti, esiste un
linguaggio condiviso del discorso
politico e una completa disponibilità
a passare da una all’altra forma di
Stato. Inoltre, non sussiste un
conflitto tra un ampio e libero
mercato comprendente tutta l’Europa,
da una parte, e dall’altra i singoli
Stati-nazione, ciascuno con le proprie
istituzioni, memorie storiche, e forme
e tradizioni di politica sociale.
Sicuramente questi elementi sono di
grande valore per i cittadini di tali
paesi, poiché danno senso alle loro
vite. Un ampio mercato aperto che
includa tutta Europa rappresenta
l’obiettivo delle grandi banche e
della classe capitalista, il cui
principale obiettivo è semplicemente
quello di realizzare il più alto
profitto. L’idea di crescita economica
progressiva e indeterminata
caratterizza perfettamente questa
classe. Quando parlano di
redistribuzione, lo fanno di solito in
termini di redistribuzione a
gocciolamento. Il risultato a lungo
termine di questa politica economica —
già in atto negli Stati Uniti —
conduce ad una società civile travolta
da un consumismo senza senso. Non
posso credere che ciò è quanto
desiderate"
NEO-KEYNES SI O NO??
"In relazione ai punti di riferimento
mondiali delle strategie economiche
del M5S, va precisato che le idee
espresse da economistineo-KeynesianicomeStiglitzeKrugmansono
molto interessanti perché sottolineano
come le cure neo liberiste per il
problema del debito sovrano siano non
solo ingiuste, ma anche sbagliate
perché mortificano le risorse e i
talenti dell’Europa (il suo capitale
umano, fisico e naturale),
privilegiando gli interessi di gruppi
finanziari a cui sono asserviti gli
interessi dei cittadini, e determinano
la svendita del patrimonio pubblico e
dei beni comuni delle nazioni.
È interessante come Stiglitz
sottolinei che "denunciare
questo enorme spreco di risorse non
può essere demagogia o populismo",
e che l'Europa deve ritrovare una
coerenza e una visione comune perchè
non può "continuare
a prestare soldi alle banche per
salvare gli Stati e agli Stati per
salvare le banche".
Paul Krugman è estremamente chiaro nel
denunciare lainattendibilità
dell'affidabilità di Paesi sovrani sui
criteri delle agenzie di rating,
che sono contraddittori e usati
opportunisticamente per alimentare la
speculazione. Non si capisce perché se
la spesa sociale è il problema, i
Paesi scandinavi, che hanno la spesa
sociale più elevata del mondo, hanno
tutti la tripla A, e se il problema è
il debito, i Paesi più indebitati del
mondo (Giappone e USA) godono di
valutazioni elevate? Forte è il
sospetto, ci ricorda Krugman, delconflitto
di interessi,
perché chi emette titoli speculativi
contro i Paesi indebitati fa parte
degli stessi gruppi delle agenzie che
emettono le valutazioni, e perciò quei
titoli possono farli salire o scendere
con valutazioni interessate.
In questa situazione, ricorda sempre
Stiglitz, "l’Unione
monetaria ed economica dell’UE è stata
concepita come uno strumento per
arrivare ad un fine, non un fine in sé
stesso. L’elettorato europeo sembra
aver capito che, con le attuali
disposizioni, l’euro sta mettendo a
rischio gli stessi scopi per cui è
stato in teoria creato".
AncheJean-Paul
Fitoussiconcorda
che l'Europa abbia preso un "colossale
abbaglio"
concentrandosi sulle finanze pubbliche
e trascurando ilproblema
urgente dell'impoverimento della gentecon
la disoccupazione che dilaga. Non si
può non condividere la sua idea che "il
rigore imposto dai tedeschi e
l'austerity difesa da tutti i leader
europei non sono serviti ad arginare
la crisi, anzi, sembra abbiano
peggiorato la situazione",
e che "occorre
rivedere dalle fondamenta la
costruzione dell'euro, modificandone
le basi ideologiche, e dando una
scossa alla macchina europea".
In altre parole, economia subordinata
ai cittadini e non viceversa.
Condivisibile anche il rifiuto
dell'ideologia secondo cui per
preservare il potenziale di crescita
economica va accettata una maggiore
precarietà, in una logica
mercantilistica in cui la finanza e i
mercati si sostituiscono alla
democrazia, fenomeno che Fitoussi
chiama “l’impotenza
della politica”,
suggerendo di "restituire
alla democrazia quel vigore che mai
avrebbe dovuto perdere".
Resta da vedere se tutto possa
risolversi con "una
banca centrale vera, eurobond,
vigilanza bancaria unificata"
come sembra suggerire Fitoussi, che
ammette che bisogna inventare un nuovo
futuro per individuare "compensazioni"
fra soggetti vincitori e soggetti
perdenti della globalizzazione e per
questo è necessario chiamare "tutti
i cittadini a discuterne apertamente
sulla pubblica piazza".
Se queste visioni sono condivisibili,
sul piano delle soluzioni concrete il
nostro punto di riferimento rimaneJeremy
Rifkin,
secondo il quale "i
regimi energetici determinano la forma
e la natura delle civiltà: come sono
organizzate, come vengono distribuiti
i proventi della produzione e dello
scambio, come viene esercitato il
potere politico, e condotte le
relazioni sociali."
In altre parole,la
crisi che siamo vivendo è la crisi
della società creata dalla seconda
rivoluzione industriale,
basata sul petrolio e sulle fonti
energetiche concentrate, che hanno
creato una società altrettanto
concentrata con ricchezza e potere
nelle mani di una élite mondiale che
condiziona tutte le scelte e la vita
di tutti i cittadini. Questo modello
ha prodotto ingiustizia sociale e
danni ambientali che sono sotto gli
occhi di tutti, ma soprattutto ha
ormai raggiunto i limiti della propria
entropia. In altre parole è diventato
inefficiente.
Buttiamo via tonnellate di cibo ogni
giornomentre
un bambino muore ogni tre secondi di
malnutrizione; sprechiamo milioni di
tonnellate d'acqua potabile per
riscaldare le nostre case con i
fossili o raffreddare le centrali
nucleari e termoelettriche, consumiamo
una bibita in 20 secondi per lasciare
una bottiglietta di plastica
nell'ambiente per 5 secoli, compriamo
zucchine o grano cinesi per
risparmiare, facendo morire
l'agricoltura di qualità locale;
immettiamo gas a effetto serra
nell'atmosfera con conseguenze
catastrofiche sul clima e anche
sull'economia (il rapporto Stern del
2006 prevede una perdita fino al 20%
del PIL mondiale).
Quando una cosa non funziona più si
cambia.
Rifkin suggerisce unatransizione
dal ciclo fossile al ciclo solare,
verso modelli energetici ispirati alle
immutabili leggi della termodinamica
solare e basati sulle tecnologie di
terza rivoluzione industriale a bassa
intensità finanziaria e alta intensità
di lavoro. Questo permette di
redistribuire la ricchezza dalla
grande speculazione finanziaria (PIL
concentrato) ai salari di milioni di
lavoratori (PIL distribuito). Questa
infrastruttura, che è l' "internet
dell'energia",
si basa su cinque pilastri
(rinnovabili, idrogeno, smart grid,
costruzioni a zero emissioni,
trasporti a zero emissioni) per
introdurre i quali bisogna far
lavorare un sacco di gente. Sono posti
di lavoro qualificati e legati al
territorio, non soggetti al ricatto
occupazionale della delocalizzazione.
E soprattutto sono posti di lavoro che
forniscono un redditto adeguato senza
distruggere la vita sociale dell'uomo,
per sua natura "animale
empatico"
che lasciano il tempo di occuparsi
della vita personale, degli affetti,
delle relazioni umane.
Perchési
lavora per vivere, e non si vive per
lavorare,
e questo è un altro pilastro della
visione di Rifkin, espresso nel libro
"La
fine del lavoro",
che ridefinisce il concetto di lavoro
davanti all'esaurirsi progressivo del
lavoro nelle fabbriche (sostituito
dall'automazione), e indica un futuro
in cui i beni verranno prodotti dalle
macchine mentre il lavoro dell'uomo
sarà esclusivamente rivolto ai servizi
verso l'altro uomo, conferendo dignità
a lavori che oggi vengono considerati
"volontariato"
o "lavori
socialmente utili"
(cura dei bambini, assistenza a
anziani e invalidi, valorizzazione del
patrimonio culturale, servizi
energetici integrati avanzati,
educazione e istruzione, ricerca e
sviluppo).
Questa è l'idea del futuro dell'Italia
e dell'Europa. Il "Sogno
Europeo"
di cui scriveva Rifkin qualche anno fa
per il momento è diventato un incubo.
Questa idea non è compatibile con
nessuna delle forze politiche
tradizionali rassegnate a fare
dell'Italia un hub del gas e delle
trivellazioni petrolifere, che
penalizza l'industria del solare e
della green economy distribuita sul
territorio imponendo assurde procedure
burocratiche e regole instabili e
mutevoli, che brucia risorse
chiamandole "rifiuti",
che favorisce le speculazioni
finanziarie sulle derrate alimentari
come sui derivati, praticate da tutte
le banche con la complicità della
politica, invece che obbligare le
banche italiane a investire nel
talento locale, nell'efficienza
energetica e nelle tecnologie solari
che garantiscono un ritorno rapido
degli investimenti. Una politica che
si rassegna a vendere al miglior
offerente la nostra intelligenza,
facendo emigrare i talenti o
invogliando le multinazionali a
investimenti in Italia che alla fine
convengono solo a loro, promettendo
forza lavoro qualificata "flessibile"
(cioè precaria) e svendendo loro i
nostri beni comuni.
Dobbiamo ripartire dalla
valorizzazione dell'essere umanoe
dalla biosfera che ci ospita
promuovendo sul territorio modelli
economici che vadano verso una
riduzione graduale dell'entropia.
Pratiche commerciali a rifiuti zero,
pratiche energetiche e industriali a
emissioni zero e pratiche alimentari a
chilometro zero, secondo il modello
del manifesto Territorio Zero che
mette in sinergia le visioni di Jeremy
Rifkin,Paul
ConnetteCarlo
Petrini,
possono rapidamente creare sviluppo e
occupazione e nuovi contratti per le
piccole e medie imprese locali legate
al territorio, che praticano standard
di profitto accettabili e etici, senza
pratiche corruttive, anticipando la
terza rivoluzione industriale e
diventando leder mondiali.Si
può fare!"Angelo
Consoli, Direttore dell'Ufficio
Europeo di Jeremy Rifkin, Fondatore e
Presidente del CETRI-TIRES
Nozze FonSai-Unipol, al via la fusione
a freddo che piace a
Mediobanca,l'unica acquisizione
italiana del 2013 zeppa di
intromissioni politiche e non...
Oggi si apronole
assemblee societarie da cui nascerà laGrande
Unipol.
Con la fusione per incorporazione di
Unipol,Premafine
Milano Assicurazioni inFonSai,
dal cappello a cilindro della
compagnia delle coop “rosse” usciràUnipolSai,
un colosso, la seconda impresa
assicurativa italiana dopoGenerali.
Chissà come la prenderàGianni
Consorte,
che era arrivato ai vertici di Unipol
quando questa era “l’assicurazione dei
comunisti”, l’aveva fatta entrare nel
giro della grande finanza e poi nel
2005 aveva provato a conquistare una
banca (laBnl).
Fu fermato, come gli altri “furbetti
del quartierino” che senza andare
troppo per il sottile avevano tentato
di scalare a debitoAntonvenetaeCorriere
della sera.
Oggi l’aria è
cambiata e il colpaccio provato dal
suo successore,Carlo
Cimbri,
sta per riuscire, malgrado i dubbi sui
conti di Unipol, inzeppati di
derivati, e i comportamenti delleautorità
di vigilanza,
che sembrano la fotocopia aggiornata
di quello che successe nel 2005.
Questa volta peròMediobancaè
della partita e l’aria di larghe
intese ha steso un velo di silenzio
sui buchi neri dell’operazione.
Confessione per
lettera. È
una lunga storia che inizia nel 2001,
quando la Mediobanca diVincenzo
Maranghisi
mette in moto per impedire allaFiat,
che si era lanciata alla conquista diMontedison,
di mettere le mani su Fondiaria, una
bella compagnia d’assicurazione con
base a Firenze che era controllata da
Montedison. Il successore diEnrico
Cuccianon
voleva farla uscire dalla sua sfera
d’influenza. La mette allora nelle
mani di un amico silenzioso e fedele
che ha molti motivi di riconoscenza
nei confronti di Mediobanca:Salvatore
Ligresti,
che possedeva già la torinese Sai.
Nasce così Fonsai, non senza trucchi
da brivido per aggirare le regole che
proteggono il mercato ed evitare l’Opa.
Maranghi sa di aver
fatto delle forzature e lo ammette in
una lettera del 30 maggio 2002 a
Ligresti resa nota ieri dalCorriere,
in cui dice che l’operazione Fonsai è
stata un “obiettivo raggiunto pagando
un prezzo assai elevato in termini di
immagine e di rapporti personali”.
Chiede poi proprio per questo un
“cambio di passo” nella conduzione del
gruppo, che non potrà più avere, si
raccomanda Maranghi, “un taglio
famigliare”. Resterà una predica senza
risultati. Ligresti governerà la
Fonsai per un decennio proprio come
fosse unbene
di famiglia,
mettendo ai vertici manager di sua
assoluta fiducia. E spolpandola via
via fino al buco che lo ha portato al
crollo.
Mediobanca è sempre
stata al suo fianco: è stato Maranghi
a concedergli il prestito subordinato
di400
milioni di europer
permettergli di impossessarsi di
Fondiaria. E già nel 2001 il debito
totale di Ligresti nei confronti di
Mediobanca era di930
milioni.
Uscito di scena Maranghi, arrivaAlberto
Nagel,
ma Mediobanca continua a seguire passo
passo Ligresti, che si lancia in bagni
di sangue come le acquisizioni diLiguria
assicurazionio
della compagnia serbaDdor.
Nel 2008, arriva l’ultimo regalo di
Mediobanca,350
milioni.
Poi il rubinetto si chiude. In un
decennio l’istituto di Nagel ha
buttato ben1,2
miliardi di euroin
Fonsai. Comincia allora a cercare una
via d’uscita da una situazione ormai
ingestibile.
Ligresti tenta
un’alleanza con i francesi diGroupama,
ma senza risultati. Nel 2011Unicredit(che
aveva messo un mucchio di soldi in
Premafin, la holding dei Ligresti che
controllava Fonsai) tenta di salvare
la baracca con un aumento di capitale
da450
milioni.
Operazione oggi sotto inchiesta a
Torino, dove ha sede Fonsai, perché la
ricapitalizzazione sarebbe stata
realizzata barando sullariserva
sinistri,
taroccata di 538 milioni. Seguirà
l’arresto di Salvatore Ligresti e
delle figlie Jonella e Giulia. Ma già
prima Mediobanca aveva trovato come
sostituirli: che cosa c’è di meglio,
in Italia, che unire due debolezze,
mantenendo Fonsai in mani amiche?
Il prescelto questa
volta è Carlo Cimbri. La sua Unipol,
indebitata con Mediobanca, dal
matrimonio con Fonsai potrà uscire
rafforzata e rigenerata. Ecco allora,
dal gennaio 2012, le grandi manovre
per arrivare alle nozze.
Il ruolo di Consob.Il
piano iniziale prevede che Unipol
compri (a buon prezzo) la maggioranza
di Premafin (che vale poco o niente,
avendo più debiti che attivo): così
Ligresti può uscire di scena contento
e con un po’ di soldi; e Unipol se la
cava con un’opa facile e concordata,
perché le azioni di Premafin sono
quasi per l’80 per cento nelle mani
dei Ligresti. Una volta acquisita la
holding, è conquistata anche la vera
preda, cioè le sottostanti Fonsai e
Milano Assicurazioni, senza bisogno di
Opa e alla faccia degliazionisti
di minoranzae
del mercato. C’era un’offerta
alternativa, che era stata avanzata
nel dicembre 2011 dallaPalladio
Finanziariadi
Roberto Meneguzzo e daMatteo
Arpe.
Ma questi volevano
comprare Fondiaria, non Premafin, che
era una scatola vuota, anzi piena di
debiti, che sarebbero restati sul
groppone di Mediobanca. Ecco allora
che la loro offerta è stoppata, anche
grazie alla puntigliosità della Consob
diGiuseppe
Vegas,
che invece è molto più “fluido” nei
confronti della soluzione Unipol,
voluta da Nagel. Il primo progetto (Opa
su Premafin) è chiaramente al di sotto
delle soglie minime di decenza, così
Nagel a gennaio riunisce nella sede di
Mediobanca i protagonisti della
vicenda e mette a punto il piano
definitivo. Alla presenza di Vegas:
l’arbitro si presta a fare da “consulente
privato”
per un’operazione su cui dovrebbe
vigilare. Manca soltanto il bacio in
fronte che il banchiereGianpiero
Fiorani,
evidentemente più espansivo, nel 2005
scoccò in fronte a un altro arbitro
non proprio sopra le parti, l’allora
governatore di BankitaliaAntonio
Fazio.
Il nuovo piano
prevede non l’acquisto, ma un aumento
di capitale riservato di Premafin,
sottoscritto da Unipol, senza obbligo
di opa sulle società sottostanti: così
la compagnia bolognese conquista il
controllo della holding e, a cascata,
delle vere prede sottostanti, cioè
Fonsai e Milano Assicurazioni. Eppure
ai francesi di Groupama era stato
detto, pochi mesi prima, che se
volevano Fonsai dovevano fare l’Opa.
Unipol no: lo certifica laConsobnella
sua delibera del 24 maggio 2012,
sostenendo che la sua è considerata
un’operazione di salvataggio, dunque
esente da Opa. Anche se poi dovrà
essere l’Ivass(l’autorità
di controllo sulle assicurazioni) a
formulare il giudizio finale sulla
questione.
Questo è arrivato,
ma non si esprime in modo chiaro.
Unipol, con la fusione, salirà dal 42
al 50 per cento nella nuova Fonsai:
con questo salto, è d’obbligo l’Opa
“di consolidamento”. Ma noi non la
dobbiamo fare, ribatte Cimbri, perché
stiamo completando, con la fusione e
gliaumenti
di capitale,
un’unica, anche se lunga e complessa,
“operazione di salvataggio” già
autorizzata dalle autorità di
vigilanza ed esente da Opa. Dunque
niente “consolidamento”? Il problema
resta aperto e Ivass dovrebbe
sciogliere le ambiguità.
La bomba a orologeria.Invece
finora si è limitata a raccomandare a
Cimbri di non occupare troppe poltrone
nella catena di società che
controlleranno Fonsai. Più delicata
l’altra “raccomandazione” di Ivass,
che riguarda il portafoglio derivati:
per alcuni analisti una vera e propria
bomba a orologeria nei bilanci della
società. A proposito dei derivati in
pancia a Unipol, la Consob di Vegas,
più che vigilare, sembra aver finora
proseguito quella azione di
“consulenza privata” che ha già
prodotto alcune rettifiche di
bilancio, per circa 280 milioni. Ma la
chiarezza su quanto pesino i titoli
strutturati non è ancora stata
raggiunta, anche perché Vegas ha
rallentato in tutti i modi le
verifiche della struttura interna alla
Consob diretta daMarcello
Minenna.
L’unica cosa certa è
che i Ligresti sono usciti di scena.
Non prima però di aver tentato di
portare a casa quello che ritenevano
fosse loro dovuto. Sfumato il piano
iniziale (Opa su Premafin), pensavano
di aver comunque ottenuto, nella
riunione con Nagel e Vegas a
Mediobanca, garanzie su buonauscita emanleva
legale(la
rinuncia a cause civili per danni nei
loro confronti). Dovute, secondo i
Ligresti, perché convinti che
Mediobanca e Unicredit abbiano sempre
“eterodiretto” Fonsai. Ma nel maggio
2012 la Consob aggiunge i “paletti”:
per concedere a Unipol l’esenzione
dall’opa, devono essere escluse
manleve e buonuscite. Ecco allora
saltar fuori il “papello”:
l’elenco delle cose a cui ritenevano
di aver diritto, 45 milioni di euro,
consulenze, auto, segretarie, posti al
villaggio vacanze…
Nagel nega,
sostenendo che la sua firma su quel
foglio a quadretti scritto a mano da
Jonella non era un patto segreto con i
Ligresti, ma soltanto una sigla per
presa visione, un modo per far star
buono don Salvatore. “Volevamo salvare
la compagnia e non Ligresti”, dice
Nagel ai magistrati di Torino. Ma i
progetti iniziali tentavano di
“salvare” entrambi: con un’operazione
che, come dice l’amministratore
delegato di Mediobanca a proposito del
primo aumento di capitale Premafin,
“proteggeva la nostra esposizione”.
Quanto a proteggere ilmercatoe
gli azionisti di minoranza, pochi in
questa storia sembrano pensarci.
IL BIENNIO 2010-2011 E COME L'ITALONIA
HA INIZIATO A SPROFONDARE. LA CORSA DI
UN GERONTOCRATE PER SACRIFICARE UNA
INTERA NAZIONE AL SUO BENESSERE. Dalla
compravendita parlamentare del
dicembre 2010 alla sua fuga dell'8
novembre 2011,fino alla condanna
definitiva del 2 agosto 2013...
L'ex premier era
imputato per rivelazione di segreto
d'ufficio. Due anni e tre mesi al
fratello Paolo
La sentenza del Tribunale di Milano.
Il Giornale aveva pubblicato la
conversazione sul caso Unipol
VIDEO -
INTERCETTAZIONI E RICATTI, IL
WATERGATE ITALIANO (primaesecondaparte)Il
tribunale di Milano ha condannato
Silvio e Paolo Berlusconi nel
processo per la vicenda della
pubblicazione sulle pagine del
Giornale della conversazione tra
Piero Fassino, allora segretario Ds,
e Giovanni Consorte, numero uno di
Unipol: “Allora abbiamo una banca?”
in riferimento alla scalata del
colosso assicurativo all’istituto di
credito nel 2005, sulla quale si
sono aperti poi un’inchiesta e il
relativo processo. Per Paolo
Berlusconi cadono però le accuse di
ricettazione e millantato credito.
All'ex segretario Ds un risarcimento
di 80mila euro
VideoAssalto
media/Pm
e avvocati/I
fan
VideoE
fuori si litiga-FotoUn
collegio femminileviI
giudici, presieduti da Giulia Turri,
hannocondannato
Silvio Berlusconia
7 anninell’ambito
delprocesso
Ruby. I
giudici hanno rimodulato l’accusa in
concussione per costrizione invece che
per induzione come ipotizzato
dall’accusa. Berlusconi è stato
condannayo anche per prostituzione
minorile. Il verdetto è arrivato dopo
sette ore di camera di consiglio.Disposta
l’interdizione perpetua dai pubblici
uffici. I giudici hanno stabilito
anche l’interdizione legale per la
durata della condanna. Il Tribunale ha
deciso anche la trasmissione degli
atti alla Procura perché valutinio le
dichiarazioni di una lunga serie di
testimoni;e
la trasmissione all’ordine degli
avvocati degli atti riguaranti
dell’avvocato Luca Giuliante, primo
legale di Ruby.
DAL SOGNO LIBIALIA AL GRAN
FALLIMENTO:L'EPOPEA LIGRESTI
La ricchissima e tangentocrate
famiglia siciliana trapiantata in
Milano riceveva i buoni uffici del duo
MEDIOBANCA-UNICREDIT -IL SALOTTO
MERDOSO ITAGLIOTA - nel 2002 PER
L'ACQUISIZIONE A DEBITO DI FONDIARIA -
SAI. Per 10 anni questa famiglia di
merda non ha fatto altro che
saccheggiare e saccheggiare per usi
personali la seconda compagnia
assicurativa italiota fino ALLA
DISINTEGRAZIONE FINANZIARIA DEL 2012.
In quell'anno quello che era il così
detto salotto buono della finanza
itagliota dei miei coglioni decideva
di lasciare al proprio destino la
regale famiglia - non senza
buoneuscite miliardarie - e consegnare
il polmone senza ossigeno per OLTRE UN
MILIARDO DI EURO AD UNIPOL, l'ex
compagnia assicuratrice rossa ormai
divenuta, come il suo partito di
riferimento,ROSA. Tutta questa merda
tossico nociva è stata scaricata sulla
popolazione in tutta la sua portata,
con i piccoli azionisti completamente
scuoiati e disintegrati con tonnellate
di carta da culo come azioni, mentre
UNIPOL acquisiva il polmone con un
gettone da 400 milioni di euro SENZA
IL LANCIO DI UNA COSTOSISSIMA OPA CHE
NON AVREBBE POTUTO SOSTENERE, il tutto
taroccando mercato e regole a mani
basse DIETRO LA SOLITA DECISIONE
OCCULTA TUTTA POLITICA CHE VOLEVA LA
COMPAGNIA DI ASSICURAZIONE NON FINIRE
IN MANI STRANIERE IN UN MOMENTO
STORICO CHE VEDE L'INTERA NAZIONE
PERDERE PEZZO DOPO PEZZO TUTTE LE
AZIENDE FATICOSAMENTE COSTRUITE DAL
SECONDO DOPOGUERRA.Nell'agosto 2012 le
assemblee dei soci estromettevano i
Ligresti dai consigli di
amministrazione, le procure di Milano
e Torino partivano con le
inchieste di FALSO IN BILANCIO ED
AGGIOTAGGIO CHE PORTAVANO ALL'ARRESTO
DELL'INTERA FAMIGLIA LIGRESTI, AD
ECCEZIONE DI PAOLO SCAPPATO IN
SVIZZERA, nell'estate del 2013.
Nozze FonSai-Unipol, la stangata perfetta: quando gli arbitri
scendono in campo
Dalle carte dell'inchiesta milanese sui Ligresti emerge il ruolo
di Isvap, l'organismo di controllo delle assicurazioni, per
agevolare la discussa fusione che sta a cuore a Mediobanca.
L'attivismo del vicedirettore Flavia Mazzarella e le riunioni con
Cimbri, l'ad della compagnia delle coop
E’ il 28 giugno 2012 al telefonoparlanoStefano
VincenzieFlavia
Mazzarella. Il primo è il
responsabile consulenza legale e relazioni istituzionali di
Mediobanca. La seconda è il vicedirettore generale dell’Isvap,
l’autorità di controllo sulle assicurazioni. Mediobanca, dopo aver
fatto comprare FonSai a Ligresti (nel 2002, con soldi di
Mediobanca) e dopo averlo finanziato per un decennio (con 1,3
miliardi di euro), ha ormai deciso di chiudere il rubinetto. Don
Salvatore è abbandonato al suo destino ma, per non lasciar andare
FonSai in mani non controllabili (i francesi di Groupama, o il duoMatteo
Arpe-Roberto
Meneguzzo), si è individuato lo
sposo perfetto:Carlo
Cimbri,
amministratore delegato di Unipol (a sua volta indebitata con
Mediobanca).Per
arrivare alle nozze, Mediobanca mantiene contatti stretti e
diretti con le autorità che dovrebbero vigilare: Isvap eConsob.
L’ARBITRO FA IL TIFO.Dovrebbero
esserearbitri
imparziali, ma scendono invece
in campo, schierati con la squadra che deve a tutti i costi
vincere. Ecco, come esempio, che cosa si dicono, in quel cruciale
28 giugno, la numero due di Isvap e il dirigente di Mediobanca:
“Mazzarella chiama Vincenzi il quale gli dice che ci sono due
ipotesi di lavoro”, si legge nel brogliaccio degli investigatori.
“La prima di andare avanti con i due aumenti di capitale,
lasciando la fusione da fare a settembre, e c’è una scuola di
pensiero in tal senso. Mazzarella dice di non aver capito. Si
faranno i due aumenti di capitale e poi quella di esclusione del
diritto di opzione. Mazzarella dice che su questo hanno
perplessità perché hanno autorizzato il controllo in modo
indiretto e il provvedimento riguarda il controllo diPremafin(la
holding che controllava Fondiaria,ndr).
Vincenzi chiede quanto ci vuole per modificare questo: parecchio.
Allora siamo morti”, sbotta l’uomo di Mediobanca. “Perché
l’assemblea la convocano. Vincenzi dice che ne ha parlato con
Alberto”. Cioè conNagel,
l’amministratore delegato di Mediobanca. “Mazzarella dice che
potrebbe parlare con Unipol per fare un’istanza al controllo
diretto: ci vuole tempo. Vincenzi dice che sono sotto scacco,
hanno poche mosse. Oppure il controllo diretto sull’assicurativa.
Vincenzi suggerisce il controllo di Fondiaria: Mazzarella dice che
hanno autorizzato un’altra cosa. Vincenzi dice che ha tutto pronto
per gli aumenti di capitale”.
MEDIOBANCA E L’ISTANZA DA CAMBIARE “SE NO SIAMO
MORTI”.Dunque:
un’autorità di controllo, in stretto contatto con la banca che ha
deciso le nozze, cerca di aggiustare le cose per arrivare in
fretta al matrimonio. Mediobanca chiede all’arbitro di modificare
le regole in corsa. E di fare presto. Sennò “siamo
morti”. Ma quella del 28 giugno
è solo una delle tante conversazioni tra i due. Vincenzi, annotano
gli investigatori, nei giorni caldi era in stretto contatto con la
Mazzarella e “in più occasioni, affrontava questioni inerenti al
progetto di ricapitalizzazione FonSai da parte di Unipol”. Al
punto da arrivare quasi ad accompagnare Cimbri nel suo ufficio. E
questo nonostante il fatto che formalmentePiazzetta
Cuccianon
avrebbe dovuto avere alcun ruolo ufficiale nell’iter autorizzativo
della fusione.
Ufficioso e decisivo sì, però. Per esempio
quando il direttore generale di FonSai,Emanuele
Erbetta, il 4 luglio del 2012
chiede l’aiuto della Mazzarella per sbloccare i lavori del cda
della compagnia che si erano fermati in attesa della
documentazione necessaria da parte di Mediobanca. Pronto
l’intervento di quello che avrebbe dovuto essere l’arbitro che
invece di stare a guardare alza la cornetta. Chi chiama? Vincenzi.
E lo fa intervenire d’urgenza: la delibera andava ottenuta entro
mezzanotte. “I motivi del suo intervento si palesavano durante il
successivo colloquio, allorquando la Mazzarella esplicitava il
timore che ilConsiglio
dei Ministri(che
era in corso e stava discutendo del futuro dell’Isvap) avrebbe
potuto prendere delle decisioni che le avrebbero impedito di
portare a termine il progetto di fusione”, spiegano il busillis
gli inquirenti.
UN MATRIMONIO GRADITO “AI PIU’ ALTI LIVELLI
ISTITUZIONALI”.Non
sia mai che andassero disperse le energie spese per portare a casa
il risultato, incluse le sollecitazioni allaBanca
d’Italiaperché desse anche la
sua autorizzazione.Del
resto che l’operazione si dovesse fare lo spiega chiaramente al pm
Orsi anche il testimone chiave dell’inchiesta, il consulente
attuario di FonSaiFulvio
Gismondi,
sulla base di quanto gli dice l’admministratore delegato di Unipol:
“Cimbri voleva farmi capire che l’operazione era gradita aipiù
alti livelli istituzionali…
Il senso del discorso… era quello di rappresentarmi che si
trattava diun’operazione
di sistema”.
Insomma, unabicamerale
degli affariai
tempi delle larghe intese.Dove
l’arbitro più importante, l’Isvap, è lo snodo centrale delle
intese, perché Mazzarella non è solo in gran confidenza con
Mediobanca, ma anche con il suo vigilato Unipol.
IL FRONTE COMUNE ISVAP – UNIPOL CONTRO LE “ROTTURE
DI SCATOLE”.Sono
costanti, infatti, i contatti del numero due dell’Isvap con l’ad
della compagnia delle coop, Carlo Cimbri nel corso dei quali i due
si scambiavano i diversi punti di vista con lui che aggiornava lei
sullo stato dei contatti con le banche che avrebbero dovuto
appoggiare l’operazione, su quello con le altre Autorità coinvolte
e perfino sugli articoli stampa al riguardo. La fiducia reciproca
arriva al punto che in occasione del ricorso alTar
del Lazioda
parte del concorrente (escluso) di Unipol, Sator-Palladio contro
il via libera di Isvap all’acquisizione da parte del gruppo coop,
il responsabile degli affari societari di Unipol,Roberto
Giaie
Mazzarella, si sono scambiati lememorie
difensiveda
produrre al tribunale amministrativo “con l’intento verosimile di
farefronte
comune”, come sottolineano gli
inquirenti.
Il 18 luglio 2012, ad acquisizione quasi
ultimata, Cimbri è poi al telefono con Mazzarella e le descrive i
passi successivi da effettuare per l’integrazione tra le due
compagnie sottolineandole come “lerotture
di scatolenon
non siano finite”. Al che lei replica “… no assolutamente no …
assolutamente chiaro però … però insomma…”. “Però si discute
diversamente”, conclude lui. Al che la vicedirettrice generale
dell’Isvap chiosa con due battute che “evidenziavano unospecifico
interessead
influire sulla scelta futura dei soggetti designati a costituire
gli organi sociali del nascente colosso assicurativo”, come
sottolineano ancora una volta gli investigatori.
A completare il quadro, le intercettazione
telefoniche e ambientali raccolte nella sede dell’Isvap nei giorni
caldi del via libera che forniscono riscontri concreti alle
testimonianze del dirigente di Vigilanza 1,Giovanni
Cucinotta. Quest’ultimo aveva
già parlato al pm Orsi di una gestione “anomala” della pratica da
parte dei vertici dell’authority. “Lei ha avuto modo di percepire
che i suoi superiori gerarchici abbiano rapporti particolarmente
qualificati con i vigilati FonSai e/o Unipol?”, gli aveva chiesto
Orsi nel corso di un interrogatorio. “Con riferimento a FonSai,
fin quando è stato amministratore delegatoMarchionni,
ho notato che aveva un dialogo diretto con il presidente Giannini.
I due si davano del tu come ho potuto verificare in qualche
occasione in cui sono stato presente”, era stata la risposta sul
passato ligrestiano.
I DUBBI DEL CAPO DELLA VIGILANZA: “UNIPOL-SAI
STARA’ IN PIEDI TRA DUE ANNI?”.Quanto
alla più recente vicenda dell’integrazione Unipol-FonSai ho notato
con perplessità e disappunto che tutte le volte che la dottoressa
Mazzarella incontra gli esponenti di Unipol (Cimbri) la struttura
di vigilanza interviene in un momento successivo all’incontro o
viceversa Mazzarella e Cimbri continuano la riunione dopo che noi
della vigilanza ce ne andiamo. Ho potuto rilevare che Mazzarella e
Cimbri si danno del tu e discutono anche in privato. Questa
circostanza mette a disagio le strutture tecniche dell’Istituto,
perché non è mai del tutto chiaro cosa i due si sono detti o si
diranno prima o dopo le riunioni cui partecipiamo noi della
vigilanza. In una occasione Giannini mi ha fatto sapere di aver
incontrato i vertici di Mediobanca senza riferire il contenuto
della conversazione. A causa di tutto quanto le ho fin qui
riferito da qualche tempo ho deciso di fotocopiare tutti i
documenti più significativi che inoltro ai miei vertici gerarchici
e comunque comunicare per iscritto evitando interlocuzioni
informali per quanto possibile”, era stata la descrizione sulla
situazione del 2012 durante il traghettamento di FonSai nelle
braccia di Unipol.
“In realtà la domanda alla quale Isvap deve
rispondere è se il piano di Unipoi è idoneo a salvare FonSai. Ora,
certamente l’iniezione dil,l
miliardi di euroè
un fatto del tutto positivo per FonSai, non si può dubitare. Ma
questa conclusione, del tutto plausibile ad oggi, non è
sufficiente a dirci cosa potrà succedere da qui a qualche tempo –
aveva quindi ricordato Cucinotta al pm – La questione, di certo
non banale, è se il nuovo soggetto assicurativo che si viene a
formare sarà in grado distare
in piedi tra due anni.
Consideri che il soggetto di cui parliamo dovrebbe diventare il
secondo gruppo assicurativo italiano. Non mi sentirei rassicurato
dal fatto che nell’immediato si costruisca unarealtà
industriale così importante,
quando magari questo nuovo gruppo nell’immediato futuro non avesse
le risorse per andare avanti”. Evidentemente le risposte della sua
struttura non devono averlo convinto se poi, al momento di
sottoscrivere il via libera da inviare al consiglio dell’Isvap, si
è tirato indietro.
Nozze Unipol-FonSai, la rete per avere buona vigilanza e buona
stampa
Nelle carte dell'inchiesta le mosse delle due
aziende, di Mediobanca e dell'Isvap per sostenere la fusione e
bloccare l'alternativa di Arpe
Il triangolo no: perché il rapporto è a
quattro. Mediobanca, Isvap, Consob. E i giornalisti. È in
questointreccio
mistico che cresce la fusione traFonsaieUnipol.
Le autorità che dovrebbero controllare (l’Isvap le
assicurazioni, la Consob le società quotate) invece di essere
arbitri neutrali tifano in modo smaccato per la compagnia
bolognese controllata dallecoop:
è fra le sue braccia che deve finireFonsai,
portata daSalvatore
Ligrestisull’orlo
del crac. Così ha deciso Alberto Nagel, amministratore
delegato diMediobanca,
che chiede “di non esaminare la proposta con gli altri”: cioè
la richiesta della Palladio diMatteo
Arpee
della Sator diRoberto
Meneguzzo. Usciti di scena i
Ligresti, il matrimonio va celebrato con Unipol: questa “è la
via maestra”. Nei mesi della primavera-estate 2012 le nozze
sono preparate con cura, fino al 19 luglio in cui avviene
l’aumento di capitale che porta la compagnia bolognese all’81
per cento di Premafin, la holding di Salvatore Ligresti. Ora
le carte dell’indagine milanese del pm Luigi Orsi, appena
depositate, rivelano l’incredibile groviglio tra controllati e
controllori. Le intercettazioni telefoniche realizzate dai
carabinieri del Noe dimostrano che gli arbitri tifavano
pesantemente per una delle due squadre in campo. Protagonista
di primo piano è la vice del presidente dell’Isvap, Giancarlo
Giannini (indagato dalla Procura di Milano per corruzione e
calunnia), e cioèFlavia
Mazzarella. È lei a tenere i
contatti con gli altri protagonisti dell’operazione e in
particolare con Carlo Cimbri, amministratore delegato di
Unipol. Ma è anche molto attenta ai giornalisti e a quanto
scrivono i giornali.
Notizie e indiscrezioni a
doppio senso –Il
più assiduo èRiccardo
Sabbatini, che allora
scriveva sulSole
24 Oree
oggi lavora all’Ania, la Confindustra delle imprese
assicuratrici. Telefona spesso a Mazzarella, chiede notizie
(com’è naturale per un giornalista), ma anche gliele dà. Come
quando il 1 giugno riporta ciò che ha sentito dagli advisor di
Fonsai, o il 9 le riferisce “le indiscrezioni provenienti da
Mediobanca dove dicono che potrebbe non esserci l’assemblea di
Premafin perché, se le banche non ristrutturano i crediti e
non viene approvata l’operazione, non avrebbe senso fare
l’assemblea”.
Molto apprezzato da Mazzarella è ancheMassimo
Mucchetti, allora
commentatore delCorriere
della Serae
oggi senatore del Pd. La sintonia tra i due è forte, perché
Mucchetti è (legittimamente) favorevole al matrimonio con
Unipol e lo scrive chiaramente sul suo giornale. Il 25 giugno,
Mazzarella chiama un dirigente di Mediobanca, Stefano Vincenzi,
che le detta il numero di cellulare di Mucchetti “e le dice
che questa persona domani è a Roma e non ha nulla in contrario
a prendersi un caffè con lei. Il contact name è Lorenza”
(probabilmente Lorenza Pigozzi, addetta stampa di Mediobanca).
Quegli articoli che
preoccupano –Ma
c’è anche chi dà invece molte preoccupazioni alla signora
dell’Isvap:
sono i giornalisti di Repubblica Giovanni Pons e Vittoria
Puledda e il cronista del sitoLinkiestaLorenzo
Dilena, che nei loro pezzi mettono in rilievo anche gli
aspetti critici dell’operazione
Fonsai-Unipol. Pons e
Puledda raccontano anche quanto dice uno studio di Ernst&Young
denominato “Plinio”, secondo cui i conti reali di Unipol, che
ha la pancia piena di titoli strutturati, sono ben diversi da
quelli scritti nei bilanci ufficiali. Dilena poi pubblicherà
“Plinio” integrale sull’Linkiesta. Se sono veri i numeri di
“Plinio”, la fusione non sarebbe più l’auspicato salvataggio
della disastrata Fonsai da parte di un’Unipol in ottima
salute, ma sarebbe invece un matrimonio riparatore, in cui si
uniscono due debolezze per risolvere i problemi della banca
creditrice di entrambe, e cioè Mediobanca. Il 23 giugno,
Mazzarella chiama il suo presidente, Giannini, “e gli parla
dell’articolo apparso quel giorno su Repubblica . Mazzarella
lo giudica vergognoso”. Indica anche chi ritiene essere la
fonte interna, che presume spalleggi la proposta
Sator-Palladio: è Giovanni Cucinotta, capo di una delle due
divisioni della Vigilanza di Isvap (poi spostato). “Mazzarella
e Giannini parlano del comportamento infedele e scorretto di
una persona che non ha firmato all’ultimo momento… Mazzarella
parla dell’apertura di un procedimento disciplinare nei
confronti di Cucinotta. Dice che le hanno proposto di parlare
con Dilena, ma non ne vale la pena e sta pensando di parlare
con Mucchetti”. Parole dure, il 25 giugno, perSalvatore
Bragantini, ex consigliere
Consob in quel periodo consigliere Fonsai su nomina diSator-Palladio:
“Mazzarella dà del bandito a Bragantini e dello smidollato a
Marco Cecchini”. Quest’ultimo è l’addetto stampa di Isvap,
accusato di “prendere i soldi da noi e lavorare per altri”.
“Cucinotta è un truffatore” e “un mascalzone”.
Il controllato e
il controllore-Intanto
il controllato, è cioè Cimbri di Unipol, chiama il
controllore, Mazzarella di Isvap, con cui scambia
informazioni, preoccupazioni edocumenti(“una
comparazione da mandare al consulente… dice che se ha già
qualcosa domani gliela porterà sicuramente”) e progetta
incontri a Roma con lei e con il presidente Giannini. Qualche
mese dopo, l’11 dicembre 2012, Pons e Puledda scriveranno su
Repubblica un articolo (“Consob fa le pulci ai conti Unipol”)
che costerà loro l’apertura di un’inchiesta amministrativa di
Consob per aggiotaggio informativo. In realtà è una mossa per
ottenere i loro tabulati telefonici, poi effettivamente
consegnati alla Consob dalla Procura di Milano, nel tentativo
di individuare la fonte dei due cronisti.
Nozze Unipol-FonSai, il pressing di Mediobanca sull’Isvap
prima del papello
Le pesanti accuse dell'attuario di Fondiaria Sai che chiama in
causa l'ad di Piazzetta Cuccia, insieme a Isvap, Consob e
Unipol. Le incongruenze di Peluso
Non solo papelli con scambi di favori,dalle
carte dell’inchiesta milanese sul dissesto del gruppo Ligresti
e il cosiddetto salvataggio da parte di Unipol,
emergono nuove ombre sull’operato dell’amministratore delegato
di Mediobanca,Alberto
Nagel. SecondoFulvio
Gismondi, attuario di FonSai,
ben prima della firma del noto papello, il banchiere sarebbe
intervenuto sulla vigilanza delle assicurazioni, l’Isvap,
perchè nel 2012 sollecitasse iLigrestiad
accelerare gli accordi conUnipolper
la fusione conFondiaria-Sai.
“Intanto devo dire che Giannini (l’ex
presidente dell’Isvap indagato sia a Milano che a Torino,ndr)
mostra di essere favorevole all’operazione, comeCimbri(Carlo,
amministratore delegato di Unipol,ndr)
mi ha riferito. Ma non va sottovalutata la posizione della
dottoressa Mazzarella (Flavia, dirigente Isvap e ora all’Ivass,ndr)
la quale, se possibile, mostra un atteggiamento ancora più
esplicitamente favorevole. La dottoressaMazzarellaha
una familiarità esibita con Nagel”, ha dichiarato Gismondi al
pm di Milano, Luigi Orsi che sta chiudendo l’indagine sulle
cause ultime del dissesto del gruppo Ligresti e sui punti
oscuri della fusione con Unipol voluta da Mediobanca,
creditrice di entrambi i gruppi per almeno 1,5 miliardi di
euro.
L’interrogatorio è del 16 aprile 2012 e
Gismondi, che a Milano è solo un testimone mentre
nell’inchiesta di Torino figura tra gli indagati, continua
parlando anche di uno “speciale rapporto che Nagel ha
instaurato con i vertici dell’Isvap”, che lui deduce dal fatto
che di fronte alla “inaffidabilità” dei Ligresti
nell’operazione Unipol-Fonsai, “venerdì 16 marzo Nagel si è
recato all’Isvap e quello stesso giorno è partita una lettera
indirizzata aPremafin(la
ex holding di controllo del gruppo assicurativo,ndr)
da parte di Isvap”. Secondo l’attuario “il senso di questa
missiva è che Premafin e i Ligresti definiscano quanto prima
gli accordi con Unipol”. Anche perché il 15 marzo 2012, il
giorno prima, Nagel aveva detto a Gismondi, “qualcosa come
‘bisogna che la vigilanza dia un messaggio ai Ligresti e li
riporti in carreggiata’”.
La settimana successiva, il 21 marzo 2012,
l’amministratore delegato di Unipol parla a Gismondi di un
incontro tenutosi a Roma nella sede dell’Isvap alle 16.30, nel
corso del quale “Giannini gli aveva assicurato che avrebbe
assicurato l’operazione” tra FonSai e Unipol. Le
rassicurazioni arrivarono con alcune settimane di anticipo
rispetto al via libera dell’Authority a Unipol per l’acquisto
di FonSai. “Il lavoro dell’Isvap è ancora in corso e
ovviamente non si sa ufficialmente quale ne sarà l’esito”,
ricordava infatti Gismondi al pm. “Con quell’incontro Cimbri
voleva farmi capire che l’operazione era gradita aipiù
alti livelli istituzionalie
che il mio atteggiamento (Gismondi era consulente di FonSai
nell’operazione,ndr)
poteva essere influente. Nella circostanza Cimbri aggiunse
anche che avrebbe avuto altresì il via libera della Consob”.
Chi della Consob rassicurò Cimbri, chiede il pm: “Lui non me
lo ha spiegato – dice Gismondi – probabilmente avrà parlato al
più alto livello”.
Dei nodi della fusione tra le due compagnie,
poi, sempre secondo Gismondi, avrebbe parlato il figlio del
ministro Cancellieri,Piergiorgio
Pelusoche
con lui ha sostenuto di essersi dimesso da direttore generale
di FonSai nell’ottobre 2012 perché temeva “di essere coinvolto
in un illecito” derivante “dalla irregolarità” nel prezzo
fissato per la fusione (che è stato definito tra novembre e
dicembre 2012) attraverso i concambi determinati con Unipol
per le nozze delle due compagnie. Nessun accenno, invece, allaclausola
sul cambio di azionista di riferimento(change
of control) inserita nel suo
contratto con una curiosa preveggenza quando ancoranon
era previsto che i Ligresti uscissero di scena e che gli ha
garantito una buonuscita milionaria.
Nel corso di un incontro occasionale, è il
racconto dell’attuario a Orsi datato 22 ottobre 2012, “Peluso
casualmente mi ha detto che si è dimesso ed ha trovato una
nuova collocazione lavorativa”, alla direzione finanziaria diTelecom
Italia, anch’essa
nell’orbita degli interessi di Mediobanca e in una situazione
disastrosa, nonché in procinto di cambiare azionista, come si
è visto nelle ultime settimane. Il perché del passaggio? “Non
intendeva trovarsi nella posizione di direttore generale di
Fondiaria nel momento in cui i concambi smettessero di essere
delle mere opinioni e determinassero la partecipazione di
Fondiaria e Unipol alla nuova costituenda società frutto della
fusione”, racconta Gismondi a Orsi.
“Peluso mi ha spiegato che il suo timore di
essere coinvolto in un illecito nasce dalla irregolarità che
lui ravvisa nel procedimento di definizione dei concambi. Mi
ha riferito in particolare cheGoldman
Sachs, consulente
finanziario officiato da Fondiaria, pare starebbe
disattendendo le valutazioni che io stesso ed altri consulenti
di Fondiaria avevamo fatto di Unipol. Ricordo che la
valutazione secondo la quale Unipol mostrerebbe oggi unvalore
intrinseco negativo, si basa
sul criterio base che sempre si segue in questi casi e che è
quello dell’’embedded value”, prosegue l’attuario. “Questo
criterio base viene poi riscontrato facendo ricorso ad
ulteriorimetodi
valutativi, quali il metodo
dei multipli, metodo di Borsa, metodo del consensus. Questi
criteri sono estremamente aleatori e mai costituiscono il
criterio principale di valutazione di una società
assicurativa”, continua Gismondi affermando dunque che “in
venti anni di carriera non ho mai visto valutare una società
assicurativa senza far capo principalmente alcriterio
del patrimonio” al punto che
“i bonus dei top manager assicurativi a livello internazionale
sono individuati facendo ricorso al criterio patrimoniale”.
All’attuario il figlio della Cancellieri
avrebbe poi raccontato che “Goldman Sachs sta mettendo da
parte del tutto il lavoro mio e diErnst
& Young e sta facendo
ricorso a qualche altro criterio diverso da quello
patrimoniale”. L’obiettivo, secondo quanto Pelusoavrebbe
riferito a Gismondi, è “riconoscere ad Unipol un concambio più
favorevole rispetto agliaccertamentisecondo
i quali essa avrebbe patrimonio netto negativo. Mi si chiede
chi sia l’esponente di Goldman che sta seguendo questa
valutazione e rispondo che si tratta del dott. Della Ragione”.
Lo stesso nome che compare tra i destinatari diuna
e-mail di Peluso del marzo 2012 pubblicata dalFatto
Quotidianolo
scorso 25 ottobrenella
quale il manager trasmetteva a colleghi e consulenti le “
Considerazioni su criticità bilancio civilistico Unipol 2010”
e dove si sottolineava che “a quanto pare non siamo gli unici
ad avere problemi di solvibilità …” e si suggeriva di
organizzzare una riunione per fare il punto su “quanto stiamo
scoprendo”. Documenti che, insieme alle intercettazioni dellaGuardia
di Finanza di Torinoche
hanno alzato un velo sulle modalità discutibili con cui sono
stati definiti i concambi della fusione, non sono state
ritenute degne di attenzione dalla Consob diGiuseppe
Vegas
Fonsai, le donazioni di Salvatore Ligresti: 32 milioni.
Soprattutto alle fondazioni
Comuni, università, associazioni culturali e
ambientali, parrocchie. Ma a queste ultime arrivano sempre
pochi spiccioli in confronti alle centinaia di migliaia di
euro che sono arrivati altrove. Oltre un milione di euro alla
fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Oltre un
milione anche al centro per la ricerca biomedica mai costruito
Dal monastero delle Carmelitane Scalze alla
fondazione Bettino Craxi. DonSalvatore
Ligresticuore d’oro, ma
soprattutto con le fondazioni. In dieci anni laFondiaria
Saiha
elargito oltre32
milioni di euro in donazioni.
Comuni, università, associazioni culturali e ambientali,
parrocchie. Tantissime. Ma a queste ultime arrivano sempre
pochi spiccioli in confronti alle centinaia di migliaia di
euro che sono arrivati altrove. Nel lunghissimi elenchi degli
esercizi della società assicurativa, presenti negli atti
dell’inchiesta milanese, fino al 2011 spuntano anche voci
insolite tra i beneficiati di tanta generosità di cui parlava
anchela
compagna dell’imprenditore, Gabriella Fragni, in un verbale. Voci
insolite e un centro per la ricerca (Cerba) mai costruito ma
che ha ricevuto oltre un milione di euro.
Ci sono le inserzioni e le erogazioni pagate
aRcs(anche
se poche migliaia di euro), la quota associativa allaFondazione
Italia-Cinadi
Cesare Romiti (organizzazione di imprenditori per promuovere
gli scambitra
i due paesi), fatture a nome della concessionaria di
pubblicità Pubklicompass spa, alComunee
all’Università
di Torino(che
conferì e poi revocò una laurea in economia aziendale alla
figlia Jonella nel 2007), alla Fondazione Milan, alRotary
clube
ai Lions ma anche al Golf club, all’Associazione nazionale per
le imprese assicuratrici. Anche ilSenato
della Repubblicaha
ricevuto soldi dalla casse di FonSai per la realizzazione di
una mostra: 30mila euro per i Padri fondatori.
Ci sono tra le “erogazioni liberali
effettuate” le quote associative al seminarioAmbrosetti,a
seminari dell’Università Bocconi, alCentro
europeo per la ricerca biomedica avanzata(Cerba,
progetto voluto da Umberto Veronesi che avrebbe dovuto sorgere
sui terreni di Ligresti e oggi al centro contenzioso nel
fallimento Imco-Sinergia). Alla fondazione di un progetto mai
diventato realtà, secondo gli schemi presenti agli
dell’inchiesta ,sarebbero andati poco meno diun
milione e 200 mila euro.
Poi ci sono anche sigle un po’ misteriose;
nell’esercizio 2002 la donazione più alta, oltre 129 mila
euro, sono finiti come “contributo straordinario” Ga-SA, in
quello del 2003 ben 300mila euro partono da Fonsai e arrivano
allaFondazione
Fondiaria Sai, stessa cifra
anche nel 2004 e ben 500mila euro ne 2005. L’istituzione, già
presieduta da Giulia Maria Ligresti, ha portato avanti secondo
il sito alcuni progetti anche all’estero: dalla
ristrutturazione di un orfanotrofio in Bielorussia alla
costruzione di scuole in Burkina Faso e Mali. Che la
Fondazione possa essere il veicolo di donazioni particolari
emerge in un verbale del 13 novembre 2013. A essere sentito è
ilcapo
della securityFonsai
Luciano Gallo Modena: “Ieri sera l’avvocato Quagliana (ufficio
legale) mi ha detto che sta verificando il sospetto secondo il
quale da qualche ente morale siano partiti soldi con
destinazione la dirigenza Isvap. Gli ho risposto che non ne
sapevo nulla. In realtà esiste una Fondazione Fondiaria ma non
ho idea che finanzi occultamente la vigilanza assicurativa.
Esistono altre fondazioni nella disponibilità della famiglia
Ligresti…”.
A verbaleFulvio
Gismondi,attuario, ha
raccontato agli inquirenti milanesi che l’ex ad FonsaiEmanuele
Erbettagli
aveva riferito di aver saputo daPergiorgio
Peluso,
il direttore generale nonché figlio del ministro Anna Maria
Cancellieri, che
per corrompereGiancarlo
Gianni,l’ex
presidente Isvap “amico” dei Ligresti, i
soldi erano stati fatti passare “per l’intermedio di unaonlus
sanitaria“.
Ma nessuno sa quale sia il nome della onlus e se sia negli
elenchi delle donazioni di don Salvatore.
Ci sono di certo molte fondazioni. Nel 2004Magna
Carta, oggi presieduta da
Gaetano Quagliariello, ha ricevuto un contributo di 115mila
euro. La fondazione promuove lo studio del diritto attraverso
seminari, convegni e manifestazioni. Se bene si sa cos’è Magna
Carta non si riesce a capire cosa siano i 184mila euro
elargiti nel 2004 come “costo fuori competenza Intercoins”. In
beneficenza, nel 2005, anche 260mila euro di contributo al
gruppo Agenti Sai.
Ci sono contributi consistenti anche a molte
fondazioni culturali; per esempio alla Fondazione del Teatro
del Maggio Musicale Fiorentino 160mila
euro nel 2005, 330mila nel 2006, 330mila nel 2007 e 330mila
euro nel 2008. Proprio in quel periodo l’ingegnere aspirava a
costruire sull’area del Castello. Tra il 2008 e il 2009 al Festival
internazionale della musica Mi-To sono
andati ben 800mila euro. Cifra che fa impallidire se si pensa
che per esempio nel 2009 a un’altra importante istituzione
culturale italiana come il Teatro la Fenice di Venezia 5mila
euro, mille euro in meno del Rotary club. Notevoli anche i 250
mila euro alla fondazione nazionale del Cinema di Torino in
confronto ai 10mila donati all’Associazione nazionale dei
vigili del fuoco. Al meritorio comitato fondazione Telethon invece
solo 2mila euro nel 2009, anche se 60mila euro sono stati
donati a Telefono azzurro.
"Contatti Ligresti-Berlusconi per Giannini"
Accusa della procura nell'indagine Fonsai
Il pm di Milano Luigi Orsi ha chiuso un altro filone
dell'inchiesta: l'ex presidente dell'Isvap avrebbe ritardato la
funzione di vigilanza in cambio di una promessa dell'ingegnere di
Parternò della nomina all'Antitrust
MILANO- Il pm
di Milano, Luigi Orsi ha chiuso un altro filone di inchiesta
sull'ex galassia Ligresti. In questa indagine sono indagati
Salvatore Ligresti e Giancarlo Giannini (ex numero uno dell'Isvap)
per corruzione. Inoltre, Giannini deve rispondere anche della
contestazione di calunnia a danno della stessa famiglia Ligresti.
Al centro della vicenda di corruzione c'è la promessa che Ligresti
avrebbe fatto a Giannini di interessarsi presso Silvio Berlusconi
per una sua nomina all'Antitrust.
Il ruolo di Giannini.Giannini,
all'epoca presidente dell'organismo di vigilanza sulle
assicurazioni private (ora Ivass), "aveva improntato la funzione
di vigilanza nei confronti" di Fonsai "in modo tardivo e
inefficiente" in cambio della promessa da parte di Ligresti della
nomina a presidente dell'Antitrust, "una volta scaduto l'incarico"
all'Isvap. Di più: Giannini avrebbe ritardato i controlli già dal
2002 quando il gruppo Ligresti prese il controllo di Fondiaria.
La calunnia.L'accusa
di calunnia a carico di Giannini riguarda una denuncia che l'ex
presidente dell'Isvap ha presentato in procura a Milano nei
confronti dei Ligresti, accusandoli di ostacolo all'autorità di
vigilanza con lo scopo di "occultare il fatto di aver omesso di
svolgere al propria doverosa vigilanza su Fonsai" e di "conseguire
l'impunità". La denuncia fu fatta il 18 aprile 2012 e per il pm
Orsi, Giannini l'ha presentata nonostante sapesse che i Ligresti
fossero
innocenti e non responsabili di quanto l'ex presidente dell'Isvap
li accusava. Il reato di corruzione risale al 2011.
L'accusa a Ligresti.Giannini,
infatti, indicava che gli amministratori di Fonsai "avrebbero
occultato all'istituto gli scorretti criteri di formazione della
riserva sinistri rc auto che si sono riflessi sul bilancio di
esercizio 2010 e così veicolato all'autorità una non compiuta
informazione sulle reali condizioni economiche della società, ciò
incidendo sia sulla tempestività degli interventi di vigilanza,
sia sul processo decisionale della medesima autorità in ordine
alla considerazione, anche in termini meramente ipotetici, delle
più opportune misure da adottare, a fronte della reale situazione
aziendale, nel perseguimento della sana e prudente gestione della
società stessa".
La segnalazione.Inoltre,
il 21 marzo 2012, Giannini aveva già segnalato con una nota alla
magistratura che "a quella data era emerso che sulla base della
valutazione del contratto 20 ottobre 2003 concluso tra la
Fondiaria-Sai e Salvatore Ligresti, tacitamente rinnovabile, la
società vigilata aveva pagato a ligresti complessivi 28 milioni di
euro tra il 2003 e il 2010, erogazione anomala e indebita perché
la proroga contrattuale non era stata specificatamente valutata
dal cda" e perché "l'importo delle erogazioni successive alla
prima era contrattualmente indeterminato" e "era difficile
percepire il contenuto della prestazione".
Con tale nota, scrive il Pm "implicitamente accusava gli
amministratori pro tempore della Fondiaria-Sai di avere occultato
la vicenda alla vigilanza prima del 21 marzo 2012". Tuttavia,
continua Orsi, a fronte di queste denunce, Giannini "disponeva
nell'arco di tempo dal 2002 all'agosto 2010, che l'Isvap non
effettuasse alcuna ispezione nei confronti della società vigilata"
e "disponeva tardivamente nell'ottobre 2010 un'ispezione generale
su Fondiaria, inizialmente centrata sulla governance e
successivamente, il 28 dicembre 2010, estesa al tema della sola rc
auto".
L'ispezione tardiva.Orsi
spiega, inoltre, che l'ispezione del dicembre 2010 a Fonsai è
stata tardiva perché "assunta a distanza di un anno da quando, il
29 ottobre 2009, l'istituto chiedeva chiarimenti a Fondiaria sul
tema delle riserve relative alla rc auto e alla rc generale con
riguardo all'esercizio 2008", senza contare che "il 29 dicembre
2009" Giannini propose al dirigente che aveva rilevato ci fosse
necessità di fare una ispezione a Fonsai "di rinviare entrambe le
iniziative ispettive nella primavera successiva, quando fossero
stati acquisiti ulteriori dati".
Le parti correlate.Lo
stesso dirigente nel marzo 2010 "reiterava il suggerimento di
avviare l'ispezione nei confronti" di Fonsai, ma questa non fu
fatta che a fine dicembre dello stesso anno. Giannini avrebbe poi
interferito "rallentando e comunque ostacolando l'ispezione
disposta". Ciò lo avrebbe fatto nel dicembre 2010 "dissuadendo"
gli ispettore a "svolgere immediatamente" ulteriori accertamenti,
dopo che "erano emerse alcune operazioni condotte da Fondiaria-Sai
con parti correlate - specificatamente erogazioni di denaro da
Fondiaria-Sai a favore di Salvatore e Jonella Ligresti", e
successivamente decidendo "di non segnalare all'autorità
giudiziaria" alcuni "sospetti di illiceità delle attribuzioni
patrimoniali ai Ligresti" e invitando "l'amministratore delegato
di Fondiaria-Sai, Emanuele Erbetta, a 'inondare di carte' l'isvap,
laddove i documenti già versati da Fondiaria alla vigilanza
comprovavano già l'illiceità delle erogazioni fatte da
Fondiaria-Sai a Ligresti".
Quando Giannini difendeva Ligresti."Ha
preso i soldi? E allora? Si tratta forse di un reato?".
Nell'avviso di chiusura firmato da Orsi, con queste parole
Giannini avrebbe replicato al capo dell'ispettorato dell'istituto
di vigilanza sulle assicurazioni, Ignazio Bertuglia, che
"sollecitava l'avvio delle richieste ispettive" in relazione "al
fatto che Salvatore Ligresti aveva percepito svariati milioni di
euro di sospetta liceità" da parte di Fonsai.
LA
LIBIALIA DEL GRAN VISIR
HO IN
MANO PIU' DEL 20% DI MEDIOBANCA,
OVVERO SONO DENTRO IL BUCO DEL CULO DI
VOLTA DELL'INTERA ECONOMIA D'ITALIA,
UN PAESE ORMAI DEINDUSTRIALIZZATO,DELOCALIZZATO
E FINANZIARIZZATO(Ocse:
"Cala il Pil italiano"Il nostro Paese
ultimo del G7
La
nostra è l'unica tra le sette
maggiori economie mondiali che nel
terzo trimestre del 2010 ha
registrato, con un -0,3% su base
annua, una variazione negativa del
Prodotto interno lordo,numeri poi
smentiti dall'ISTAT per la gioia di
Tremorti. Non è solo il paese a
tracollare: sentite questa storia. Tre
anni fa le azioni Rcs quotavano in
Borsa intorno ai 4 euro. Adesso
viaggiano vicino a 1,20, dopo essere
scese fino a 0,5 euro a marzo 2009.
Questo terremoto ha finito per avere
conseguenze pesanti per il povero
(si fa per dire) Rotelli.Rotelli
è un nobile che con 350 milioni di
euro si è comprato l'11% di RCS
quando le azioni valevano 4 euro.
Oggi perde 150 milioni a botta....Ma
anche altri protagonisti della
vicenda, a cominciare dai soci più
influenti del patto di sindacato, si
sono trovati in bilancio azioni
acquistate a quotazioni di gran
lunga superiori rispetto a quelle
correnti. E allora, nel tentativo di
limitare i danni, gli azionisti di
comando hanno escogitato le
soluzioni più diverse. Giochi
contabili, peraltro perfettamente
legali, per attutire l’effetto Rcs
sui conti delle loro aziende.
Il trucchetto si chiama "valore
d'uso". Cioè: l'azione vale in borsa
1,20 euro?? Si, ma siccome il
marchio RCS è unico, ovvero CorSer,
vale di più. In questo modo limiamo
le perdite. Ecco
qualche esempio. La Pirelli di
Tronchetti già nel 2008 ha svalutato
per 65 milioni la sua quota nel
Corriere (il 5,3 per cento). La
perdita sarebbe stata ancora
maggiore se si fosse mantenuta
la quotazione di Borsa come criterio
di valutazione. La Pirelli, però, ha
sfoderato una perizia che fissa in
1,7 euro per azione il cosiddetto
“valore d’uso” della partecipazione.
E questo basta per evitare di
allineare la voce di bilancio al
prezzo di Borsa. Un fatto, quest’ultimo,
che avrebbe obbligato la Pirelli a
contabilizzare una perdita maggiore.L’Italmobiliare
di Pesenti si è mossa nello stesso
modo. Nel 2008 il gruppo del signore
del cemento ha perso 55 milioni su
Rcs (7,7 per cento del capitale).
Ma questa volta il valore d’uso è
inferiore: 1,6 euro. Anche questo
calcolo è certificato da una perizia
ad hoc. A Mediobanca invece sono
ottimisti. Per loro la società del
Corriere vale 1,9 euro per azione.
Ovviamente anche qui è tutta
questione di valore d’uso. Nel
bilancio al 30 giugno 2009, l’ultimo
disponibile, gli amministratori
della banca all’epoca guidata daCesare
Geronzispiegano
una valutazione tanto distante dalla
quotazione di Borsa con “l’unicità
di taluni asset posseduti” da Rcs.
Come dire: di Corriere ce n’è uno
solo e il marchio di per sé fa la
differenza. C’è poco da festeggiare,
però. Mediobanca, primo azionista
con una quota del 14,3 per cento,
l’anno scorso ha perso più di 90
milioni sulla sua partecipazione
editoriale. Intesa invece ha
bruciato 78 milioni.
AncheLigrestiviaggia
in rosso, almeno a giudicare dai
bilanci. La sua Fondiaria infatti è
in crisi e passa da un piano di
ristrutturazione all’altro. Poco
male. Le ambizioni di Ligresti di
dire la sua nella gestione del
Corriere hanno causato perdite
supplementari per 109 milioni nel
bilancio 2008 della compagnia.
Probabilmente i piccoli azionisti
del gruppo assicurativo ne avrebbero
fatto volentieri a meno. Nei conti
della Fiat, invece, la voce Corriere
vale 131 milioni. In Borsa la quota
del 10,1 per cento in mano agli
Agnelli costerebbe circa 90 milioni.
Svalutare? Nemmeno per sogno, perchè,
come si legge nella relazione degli
amministratori, “la misurazione in
base ai valori borsistici è poco
significativa”. )
,CONTANO SOLO I SOLDI NON LA
PRODUZIONE(ormai non produciamo niente
ad eccezzione di megamiliardi di
debiti che riusciamo a vendere
all'estero. Germania, Gran Bretagna e
persino la Cina hanno in pancia fette
del nostro debito, ecco perchè ci
lasciano in piedi, perchè se cadiamo
noi, loro si ritrovano con qualche
tonnellata di carta da culo...) E CON
I SOLDI DI GHEDDAFI, E DI QUALCHE
ALTRO MAMELUCCO, SONO DENTRO IN
UNICREDIT E SONO AD UN SOFFIO
DALL'ESSERE IL PRIMO AZIONISTA DI
RIFERIMENTO DELL'INTERA NAZIONE
CONTROLLANDO L'ASSE
MEDIOBANCA-GENERALI-UNICREDIT. HO IN
MANO IL MINISTERO CHIAVE PER BLINDARE
TOTALMENTE IL DOMINIO ASSOLUTO DELLE
MIE TELEVISIONI NEL DITALINO TERRESTRE
E LANCIARE L'OPA AL RIBASSO E SENZA
CONCORRENTI SULLA CONNESSIONE INTERNET
A BANDA LARGA, EPPURE NON E'
SUFFICIENTE. DEVO SBATTERE FUORI LA
MIA SERVA CHE SI E' RIVOLTATA MA NON
SO COME FARE PERCHE' IL MIO ALLEATO
PRINCIPALE STA CRESCENDO A DISMISURA E
PUO' VANIFICARE IL MIO SOGNO IMPERIALE
DI DOMINIO TOTALE, ALTRESI' NON
CONOSCO UN CAZZO DELLA COSTITUZIONE,
MENTRE LEI NE CONOSCE I PUNTI E LE
VIRGOLE. DEVO MANTENERE IL BASTONE
POLITICO IN MANO PER CHIUDERE
DEFINITIVAMENTE TUTTI I MIEI PROCESSI
PENALI E PROCEDERE ALL'OCCUPAZIONE IN
MASSA DEL PAESE SENZA LIMITI: DEVO
LEGALIZZARE LA PEDERASTIA, LA
COPROFILIA,LA PROSTITUZIONE("Non
escludo che senatrici o deputate siano
state elette dopo essersi prostituite.Purtroppo
può essere vero e questo porta alla
necessità di cambiare l'attuale legge
elettorale. E' chiaro che, essendo
nominati, se non si punta sulla scelta
meritocratica, la donna spesso è
costretta, per avere una determinata
posizione in lista, anche a
prostituirsi o comunque ad assecondare
quelle che sono le volontà del padrone
di turno". Non lo ho detto io, ma ladeputata
Angela Napoli,
una delle firmatarie delle19
querele presentate contro di meda
deputate e senatrici attraverso lo
Studio Legale Bongiorno e respinte dal
Tribunale di Roma per aver pronunciato
la frase: "Sei persone hanno deciso i
nomi di chi doveva diventare deputato
o senatore, Hanno scelto 993 amici,
avvocati e, scusate il termine,
qualche zoccola, e li hanno eletti".
Incredible Italy!"ma
non è finita:Non
solo Ibrahimovic e Robinho per i
tifosi del Milan (24 milioni il primo,
18 milioni il secondo secondo la
formula del PRESTITO':CIOE' COMPRI
OGGI E PAGHI DOMANI, MA SEMPRE DI
PAGARE SI TRATTA...).Il
Cavaliere spende e spande anche per
garantire una degna dimora alle sue
preferite. Investendo centinaia di
migliaia di euro.Francesca
Pascale (VIDEO trash da TeleCapri),
già fondatrice, nel 2006, del comitato
"Silvio ci manchi" e habituée di Villa
La Certosa,occupa
a Roma un mini appartamento del
premier in zona Trionfale, pagato
470mila euro. Altri 380mila euro se ne
sono andati, invece, per una casa
sulla Cassiache,
una volta ristrutturata, sarà abitata
daAdriana
Verdirosi, la ragazza che in tv diceva
di essere raccomandata da un politico
chiamato, in privato, "Cicci" (VIDEO).
Non è finita.Oltre
2 milioni di euro è costato (nel 2006)
l'immobile di Campo dei Fiori dove
viveva l'annunciatrice RaiVirginia
Sanjust. Mentre grazie a uno
sconto del 50% nel 2004 una società di
Silvio Berlusconi versò solo900mila
euro per un attico in cui ora risiedela
conduttrice della tv di Stato, Sonia
Grey (LEGGI).Insomma,
avere buoni rapporti con il Capo
conviene: se non si entra in politica
ci scappa almeno un bilocale)E
TUTTI GLI ISTINTI PIU' BESTIALI E
RECONDITI,IMPASTARE TUTTO CON LE
GROSSE MAFIE CHE VOGLIO QUOTARE IN
BORSA
CREARE
UNA CERNIERA DI CENTRALI ATOMICHE PER
FORMARE UN INDOTTO DA 20 MILIARDI DI
EURO, UNA FINANZIARIA,PER TENERE IN
PIEDI CIO' CHE RESTA DELL'INDUSTRIA
ITALIOTA RASTRELLANDO INVESTIMENTI
ANCHE DAL COMPARTO FARMACEUTICO VISTO
CHE I LIVELLI DI CANCEROSITA'
ARRIVERANNO ALL'EMERGENZA SANITARIA.
TUTTAVIA NON POSSO FARLO SE MI VENGONO
A MANCARE I NUMERI NEL PARLAMENTO CHE
DOVREBBE SEMPLICEMENTE, IN FUTURO,
RATIFICARE TUTTO CIO' CHE SMERDO ED
APPLAUDIRE TUTTO IL CAZZO CHE FACCIO,
PARLAMENTO CHE DOVRA' ESSERE
TRASFERITO NEGLI STUDI DI CANALE 5 E
DIRETTO DAL MARITO DI COSTANZO IN
MEZZO A SGUALGE, PAPPONI,UNTORI,SEMIDEFICENTI,
GERONTOCRATI,DELINQUENTI,L'INTERA
DIVISIONE DIRLEWANGLER (*).... DUE
MESI FA ERO SICURO DI VINCERE LE
ELEZIONI, MA ORA,NONOSTANTE LA
FARAONICA CAMPAGNA ACQUISTI SIA IN
PARLAMENTO, SIA NEL MONDO DELLO
SPETTACOLO TIPO IL CALCIO - CHE MI
PORTA UN BEL 3% DI VOTI...TUTTE LE
TESTE DI CAZZO CHE FANNO IL TIFO PER
IL MERDAN - , I SONDAGGI MI DICONO
PICCHE. DEVO PRENDERE TEMPO, DEVO
INCASINARE ANCORA DI PIU' LE COSE,
DEVO AMMORBARE, ASFISSIARE,
CONFONDERE, METTERE ZIZZANIA, DEVO
PORTARE IL VOMITO ALL'ENNESIMA
POTENZA...
103 MILIARDI DALLA BCE
DAL 5 AGOSTO 2011...
Quasi
la metà dell'intervento della Banca
centrale europea a sostegno dei Paesi
periferici dell'Eurozona ha riguardato
l'Italia. Nell'ambito dell'Smp (Securities
Markets Programme),
cioè l'acquisto di titoli di debito
pubblico da parte della Bce sul
mercato secondario, pari in totale a
218 miliardi di euro, ben 103 miliardi
sono serviti a contenere l'aumento
dello spread dell'Italia. E' quanto
emerge dai dati al 31 dicembre 2012
resi noti dall'Eurotower, in linea con
la politica di trasparenza dopo la
creazione del cosidetto meccanismo
anti-spread (Omt, Outright Monetary
Transactions).
La Bce ha acquistato
102,8 miliardi di euro in bond
italiani, iscritti a libro per 99
miliardi, la quota maggiore tra i
Paesi dell'eurozona colpiti dalla
crisi del debito. Seguono Spagna (44,3
miliardi), Grecia (33,9), Portogallo
(22,8) e Irlanda (14,2). La durata
media residua del debito italiano in
pancia all'Eurotower è di quattro anni
e mezzo. La durata maggiore è quella
irlandese, mentre la Grecia è quella a
più breve termine (circa tre anni e
mezzo). Il programma Smp era stato
avviato dalla Bce alla metà del 2010,
allo scoppio delle crisi del debito
ellenico, ed terminato lo scorso
settembre quando è stato sostituito
dall'Omt. Quest'ultimo non è stato
finora mai attivato in quanto, a
differenza del precedente programma,
richiede, a chi ne fa richiesta, di
sottoporsi alle condizioni di
aggiustamento strutturale fissate dal
fondo europeo salva-Stati.
E l’ipotesi di chiusura
dei mercati dell'agosto 2011?Nessuno
dei protagonisti di quei mesi,
interpellati dalFatto,
ha voglia di scendere nei dettagli,
“circolava l’ipotesi di chiudere la
Borsa e c’erano pressioni per
sospendere le aste del debito
pubblico”, dice una fonte informata.
Ma il provvedimento era pronto, anche
se oggi risulta difficile rievocare
quanto vicini eravamo al baratro.
Nell’estate 2011 arriva la lettera
della Bce che regala a Berlusconi
l’ultima occasione, rimane al governo
ma per applicare il programma deciso
da Francoforte. Ma è così
inconcludente che si presenta al
vertice del G20 del 4 novembre, a
Cannes, senza niente in mano. E nel
giro di un paio di settimane deve
farsi da parte per lasciare il posto a
Monti.
In quei giorni la Consob cerca di
bloccare ilpanico
sul mercatovietando
le vendite allo scoperto (cioè le
scommesse al ribasso), a livello
europeo vengono bloccate le
speculazioni sui Cds,i
derivatiche
assicurano contro il fallimento di uno
Stato sovrano, la Commissione europea
pensa di eliminare il rating per il
debito dei Paesi che chiedono aiuto. E
in quel contesto qualcuno a Roma –
governo Monti e Bankitalia, dice De
Bortoli – pensa di chiudere i mercati.
Anche se al massimo il decreto
avrebbero potuto arginare le vendite
sulla piattaforma di Milano, non
nel resto delle piazze finanziarie
mondiali. Monti però non ha poi fatto
nulla di simile.
La sua linea era
chel’Italia
dovesse rimanere indipendente, a
qualunque prezzo:
chiedere aiuto all’Europa e alla
Troika (Bce, Fondo monetario e
Commissione) avrebbe significato
ridurre il Paese come la Grecia.
Bloccare i mercati poteva essere utile
solo per guadagnare il tempo
necessario a negoziare il salvataggio,
e Monti non voleva essere salvato. Ma
le pressioni dall’esterno erano
fortissime: molti soggetti, dai
creditori internazionali alle banche
piene di Btp e interessate a
privatizzazioni drastiche, spingevano
per la capitolazione.
A gennaio 2012,
secondo quanto ha raccontato una fonte
alFatto,
l’allora viceministro dell’Economia
Vittorio Grilli convoca la
responsabile del debito pubblico,Maria
Cannata,
e i dirigenti di vertice che si
occupano di finanza e dice: “Avete due
ore per convincermi a non chiedere
l’intervento del fondo salva Stati”.
Devono essere stati convincenti. In
questa estate incerta al Tesoro sono
tranquilli: come d’abitudine hanno
sospeso le aste ad agosto, invece che
approfittare del momento con i tassi
bassi. Confidano che anche a settembre
la situazione rimarrà tranquilla sul
mercato obbligazionario. La Banca
d’Italia invece sta completando
un’analisi della situazione dei
bilanci delle banche italiane che
verrà chiusa in questi giorni. I guai
dell’estate 2013 possono venire più da
lì che dallo spread.Il
vero obiettivo di questo governo è ladistruzione
dell'impianto costituzionaleper
poter cambiare le regole del gioco
democratico e assicurare ai partiti il
potere e la greppia di Stato. Per
cambiare la Costituzione senza
impedimenti da parte dell'opposizione
in Parlamento e senza il consenso dei
cittadini, che ne sono i veri custodi,i
partiti vogliono cambiare l'articolo
138,
l'architrave. In seguito, sarà
istituita una Bicamerale per rivedere
la Costituzione con statisti del
calibro di Berlusconi (o dei suoi
servi, non fa differenza) e di D'Alema
e degli altri caporioni del pdmenoelle.
Per questo è nato il governo di larghe
intese che di tutto si preoccupa
tranne che dei problemi del Paese.
Cosa dice l'articolo 138?
"Le
leggi di revisione della Costituzione
e le altre leggi costituzionali sono
adottate da ciascuna Camera con due
successive deliberazioni ad intervallo
non minore di tre mesi, e sono
approvate a maggioranza assoluta dei
componenti di ciascuna Camera nella
seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a
referendum popolare quando, entro tre
mesi dalla loro pubblicazione, ne
facciano domanda un quinto dei membri
di una Camera o cinquecentomila
elettori o cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum non è
promulgata, se non è approvata dalla
maggioranza dei voti validi. Non si fa
luogo a referendum se la legge è stata
approvata nella seconda votazione da
ciascuna delle Camere a maggioranza di
due terzi dei suoi componenti."
L'articolo 138 è la
barriera tra la Costituzione e i
partiti.
Impedisce che ne sia fatta carne da
porco. Prevede due volte il voto delle
Camere e un referendum popolare di
conferma. I saggi, prima 10 e poi 40,
di stretta osservanza governativa,
solo pdl, pdmenoelle e scelta civica,
nessuno del M5S, stanno operando
laboriosamente per spossessare il
Parlamento delle sue (poche)
prerogative. I colpi di Stato, come
scrisseCurzio
MalaparteinTecnica
di colpo di Stato,
quasi mai ricorrono alla violenza, di
solito avvengono in modo
apparentemente legale, nel silenzio
ovattato delle cosiddette istituzioni.
Il cambiamento della Costituzione
discusso ieri in Commissione Affari
Costituzionaliin
soli 55 minutiper
poter essere votato in aula, in tutta
fretta, il primo di agosto, senza
neppure la possibilità di emendarlo,
con gli italiani in ferie e con la
stampa e le televisioni di Stato
asservite e mute, è un colpo di Stato
annunciato. Ei
colpi di Stato vanno combattuti,
in nome della democrazia.
LA FORESTA PIETRIFICATA DELLO PSEUDO
CAPITALISMO ITALIOTA
Rapporto della
Commissione europea: 'Iberici più
competitivi, Roma ha
deindustrializzato troppo'"Vorrei
ricordare che Telecom è stata
privatizzata, e che di tutte le
privatizzazioni italiane non credo sia
stata uno dei più grandi successi",
dice il premier Enrico Letta, che
martedì riferirà alla Camera. E D'Alema
rivendica:"Fu
una scelta giusta, decise il ministro
del Tesoro Ciampi" (leggi).
Mentre l'Italia discute del passaggio
dell'azienda di telecomunicazione in
mani spagnole, un rapporto della
Commissione Ue mette in luce una forte
deindustrializzazionein
corso nel Bel Paese: "La Spagna è più
competitiva" (leggi)
OggiTelecom,
gravataab
origine da
miliardi di euro di debiti mai
ripianati. Domani Alitalia,
che potrebbe diventare francese con
sei anni di ritardo rispetto
all’ipotesi originaria contro cuiBerlusconicostruì
la retorica elettorale dei
patrioti. Il capitalismo senza
capitali all’italiana svende i suoi
antichi gioielli, ma non prima di
averli spogliati di tutto. E se il
casoParmalatfece
esplodere il marcio del sistema – e
regalò ai francesi diLactalisuna
azienda produttivamente sana ma
economicamente fondata sui falsi in
bilancio – non c’è bisogno dei
processi per avere il quadro di unPaese
in saldo.
Il caso della compagnia di bandiera,
che doveva restare italiana e oggi
rischia di cambiare nazionalità a
prezzo da outlet, rimane la cartina di
tornasole di un osso – l’industria
italiana – spolpato fino al midollo e
poi lasciato al suo destino. E se nel
2007 Air
Franceera
pronta ad offrire sei miliardi per
accollarsi il nostro vettore,oggi
prende tempo, chiede rassicurazioni e
punta a spendere il meno possibile
senza prendersi i debiti, mentre
l’operazione italianità ha accumulato
più diun
miliardo di rossoe
i cittadini si sono accollati i4,5
miliardidi
costi dell’operazione.
Telecom, insomma,
non fa eccezione alla logica deipoteri
(ex) forti.
Non a caso, immediatamente dopo
l’ufficializzazione della vendita,Mediobancaha
diramato una nota per proclamare
l’utile del trimestre. In dettaglio,
si legge, a seguito dell’aumento di
capitaleTelcosottoscritto
da Telefonica, operazione che
valorizza Telecom Italia con un premio
dell’85% rispetto alle attuali
quotazioni, la partecipazione
Mediobanca al capitale sociale di
Telco si riduce dall’11,6% al 7,3% (e
quella in trasparenza in Telecom
Italia dal 2,6% all’1,6%). Inoltre a
seguito del parziale acquisto da parte
di Telefonica del prestito soci,
Mediobanca riduce il prestito soci di
pertinenza per 35 milioni (da 78 a 43
milioni) attraverso il concambio in
azioni Telefonica e realizza un utile
di circa 60 milioni, registrato nel
1°trimestre del corrente esercizio.
Tradotto, dopo
essersi contesi per16
anniil
controllo diTelecom
Italia,
trofeo ambito nelle loro guerre di
potere, gli ex poteri forti l’hanno
consegnata, per pochi spiccioli, aTelefónica
España,rattoppando
in questo modo i propri bilanci. Nel
frattempo Telecom è stata una macchina
da soldi che ha propiziato
arricchimenti e carriere. Adesso non
c’è più niente da spolpare ed è un
problema di cui liberarsi al più
presto. Le cosiddette “banche di
sistema” e i profeti dell’italianità
riscoprono gli imperativi categorici
del mercato. Il governo tace. Il
viceministro alle Comunicazioni,Antonio
Catricalà,
ha detto ieri: “Vorremmo che tutte le
aziende fossero italiane, ma non
viviamo nel mondo dei sogni”. Altro
cheAgenda
Digitale:
l’Italia rischia di restare senzaInternete
pure senza telefoni. Un’esagerazione?
La complessa partita a scacchi che sta
portando all’eutanasia di Telecom
rende fondato il timore.
Al centro della
scena c’è il presidente di Telecom
Italia,Franco
Bernabè.
Ha bisogno di capitali da investire
sulla rete del futuro ma l’azienda non
li ha perché è ancora gravata da 40
miliardi di debiti accumulati daRoberto
Colaninno(che
scalò il colosso a spese della stessa
Telecom nel 1999) e daMarco
Tronchetti Proverache
la rilevò nel 2001. Bernabè punta a a
un aumento di capitale, cioè i soci
che iniettano denaro nell’azienda.
Ma i padroni di
Telecom non vogliono scucire un euro,
perché quando hanno comprata lo hanno
fatto per il controllo (in italiano
corrente: il potere) e non per
investire nelle telecomunicazioni. E
del resto è comprensibile, basta
guardare come è composto il salotto
buono denominatoTelco.
Questa scatola appositamente
costituita nell’aprile 2007 ha
acquistato dalla Pirelli diTronchettile
azioni Telecom a 2,8 euro l’una, con
un investimento di 4,5 miliardi.
Oggi il 22,45 per
cento di Telecom, che basta a Telco
per comandare, vale inBorsacirca
750 milioni (ieri il titolo ha chiuso
a 0,59 euro: in sei anni hanno perso
tre quarti dell’investimento). I soci
di Telco sonoTelefónica
Españacon
il 46,18 per cento,MediobancaeIntesa
Sanpaolocon
l’11,62 per cento a testa eAssicurazioni
Generalicon
il 30,58 per cento. Il numero uno di
Mediobanca,Alberto
Nagel,
ha detto a chiare lettere che lui
vuole sbarazzarsi dell’imbarazzante
investimento, e che certo non si sogna
di mettere altri soldi. Il boss di
Generali,Mario
Greco,
è sulla stessa linea: come spiegare
agli azionisti che la compagnia ha
perso un miliardo e mezzo per giocare
con i telefoni? Nagel e Greco hanno
dichiarato all’unisono guerra a
salotti,patti
di sindacatoe
capitalismo di relazione, e si
comportano di conseguenza. Tace con
vivo imbarazzoEnrico
Cucchiani,
capo di Intesa Sanpaolo, che si è
autoeletta “banca di sistema” (ha
all’attivo il capolavoro della difesa
dell’italianità di Alitalia).
Il numero uno di
Telefónica si è rassegnato a offrire
agli altri soci Telco fino a 1,09 euro
per azione, più del doppio del valore
di mercato (perché loro possono, ai
piccoli azionisti invece non tocca
niente se il controllo delle società
quotate si scambia con meno del 30 per
cento delle azioni). Le trattative
sono ferventi, con varie riunioni
nella sede milanese diMediobanca.
In praticaCesar
Aliertapagherà
al massimo 850 milioni, probabilmente
in due tranche. Per una società che
vale inBorsaoltre
11 miliardi è un sacrificio
accettabile, soprattutto se serve a
paralizzarla.
Alierta non intende
mettere un solo euro nella società
italiana. Ha già detto a Bernabè che
se vuole investire sulle tlc italiane
può vendereTelecom
ArgentinaeTim
Brasil,
cioè i due unici pezzi del residuo
impero che producono utili. Il fatto è
che inArgentinaeBrasileci
sono anche le controllate di
Telefónica, alle quali le società
italiane fanno una fastidiosa
concorrenza. E la sorte di Telecom
Italia senza l’America Latina è
segnata.
Gli azionisti italiani
in fuga hanno un alibi perfetto: anche
se non vendono è uguale. Infatti nel
2007, all’inizio dell’avventura, hanno
consegnato ad Alierta un diritto di
veto su ogni decisione importante, per
esempio gli aumenti di capitale.
Quindi Bernabè, anche se Mediobanca,
Intesa e Generali non vendessero, non
potrebbe mai portare al cda la
proposta di aumento di capitale,
perché Alierta la bloccherebbe. E
neppure un aumento di capitale
riservato a un nuovo socio: siccome si
parla di 3/5 miliardi, chi paga
diventa padrone e Alierta non vuole.
Bernabè ha fatto sapere che se le cose
vanno avanti così, il suo addio sarà
automatico. Ma la Telecom è stata
consegnata al suo concorrente
Telefónica nel 2007, e la politica se
ne accorge (forse) solo adesso che è
tardi. Infatti fa finta di niente.
Quando stamattina si è
svegliato, Franco Bernabé forse si
sarà sentito come Bill Murray nel film
il Giorno della Marmotta, quello in
cui il protagonista rivive sempre la
stessa giornata. Esattamente
quattordici anni fa Bernabé guidava la
Telecom post privatizzazione,
controllata dal nocciolino duro degli
Agnelli e delle banche. Fu preso in
contropiede dall'Opa da 116 miliardi
di vecchie lire di Roberto Colaninno.
Avvisò tutti che quell'operazione
sarebbe stata la rovina di Telecom e
provò a reagire organizzando le
difese. Trovò un cavaliere bianco,
Deutsche Telekom, al quale appoggiarsi
e provò a fondere Telecom con Tim per
far salire alle stelle il prezzo dell'Opa
di Colaninno.
Non ci riuscì perché,
in quell'occasione, il governo D'Alema
appoggiò gli scalatori non usando la
golden share e facendo mancare le sue
quote (insieme a quelle di Banca
d'Italia) nel momento di deliberare la
"poison pill" della fusione
orchestrata da Bernabé. Ora il film
sembra lo stesso. Non è un mistero che
la Telecom targata Telefonica non gli
piace. Così ha iniziato a sondare il
governo per capirne l'orientamento.
Questa mattina ha incontrato il
ministro dell'Economia, Fabrizio
Saccomanni, a margine dell'assemblea
di Assonime. Poi ha visto anche il
vice ministro delle Comunicazioni
Antonio Catricalà. Domani mattina
Bernabé sarà ascoltato in Senato sul
nuovo piano industriale che sarà
presentato il 3 ottobre e che potrebbe
permettergli di scoccare qualche
freccia.
Nella sua faretra
Bernabé ne ha più di una. Innanzitutto
stamattina ha derubricato l'operazione
Telefonica ad un mero riassetto
azionario di Telco, il veicolo
societario che controlla il 22% di
Telecom e nel quale oltre agli
spagnoli ci sono Intesa, Mediobanca e
Generali. Un modo per dire che in
realtà tutto cambia perché nulla
cambi. E se nulla cambia, i problemi
finanziari di Telecom, con i suoi 29
miliardi di debito, rimangono tutti
sul tappeto, compreso il rischio di
downgrading fino al livello
spazzatura. Non a caso Moody's si è
subito affrettata a far sapere che
l'operazione Telefonica non impatta
sul giudizio (che rimane negativo) e
sul rating (a un passo dallo "junk").
Bernabé è convinto che
per mettere al sicuro Telecom serva
una ricapitalizzazione e nella sua
veste di capo azienda, sarebbe pronto
a tirare dritto per la sua strada e
proporre un aumento di 3-5 miliardi di
euro al consiglio di amministrazione.
Questo costringerebbe Telefonica a
venire allo scoperto, dimostrare il
reale interesse per il destino dell'ex
monopolista mettendo seriamente mano
al portafoglio. Per ora, infatti, il
vero esborso per gli spagnoli per
prendere Telecom è limitato a 324
milioni, mentre altri 117 milioni
saranno versati più avanti. Il resto è
un accollo di debiti. Se Telefonica
non lo facesse Bernabé potrebbe trarne
le conseguenze e dimettersi.
Oltre all'aumento di
capitale Bernabé potrebbe proporre al
consiglio anche un altro investitore
come fece nel 1999 con Deutsche
Telecom? Difficile dirlo.
Dall'egiziano Naguib Sawiris, al
cinese Li Ka Shin, tavoli ne ha aperti
tanti, ma di conclusioni ne ha tirate
poche.
C'è poi un altro
argomento forte che Bernabé potrebbe
usare in chiave anti-Telefonica: la
rete. Gli spagnoli sono sempre stati
contrari allo scorporo e all'ingresso
della Cassa Depositi e Prestiti.
L'investimento in Telecom, per
Telefonica, ha senso solo se la rete
rimane saldamente di proprietà. Le
altre due galline dalle uova d'oro,
ossia Tim Brasil e Telecom Argentina,
dovranno essere vendute quando gli
spagnoli oltre alle azioni, di Telco
acquisiranno anche i diritti di voto
(per ora congelati proprio per evitare
la reazione delle Authority). La rete,
che vale 2,5 miliardi di margini sul
conto economico di Telecom, è l'unico
vero pezzo pregiato che rimarrebbe
all'ex monopolista. Di certo gli
spagnoli non ci rinunceranno. Ma la
domanda è anche un'altra. Ci
investiranno per sviluppare la banda
larga? Con 51 miliardi di debito, con
la prospettiva di accollarsi anche i
30 di Telecom, anche le casse di
Telefonica potrebbero avere qualche
difficoltà a finanziare lo sviluppo di
internet veloce in Italia.
Il governo Letta farà
diversamente dal governo D'Alema e
darà ascolto alle tesi di Bernabé? Dai
segnali, almeno quelli captati fino a
questo punto, si direbbe di no. Fonti
dell'esecutivo citate da Reuters,
fanno sapere che il governo si terrà
fuori dalla partita. Solo ieri il vice
ministro Catricalà ha frenato sull'uso
della golden share e sullo scorporo
della rete. La partita è chiusa? Forse
solo cominciata.
CHE LA "BATTAGLIA" DI FINI FOSSE
FARLOCCA LO SI SAPEVA BENISSIMO: I
finiani prendono tempo e si preparano
ad approvare il documento del
presidente del Consiglio per non
rimanere con il cerino in mano,OVVERO
PER NON RIMANERE SENZA SCRANNI
PREBENDE ED ALTRA MERDA ASFALTATA.
D'ALTRA PARTE SI STA PER SCATENARE UNA
SECONDA ONDATA DA 130-150 MILIARDI DI
EURO IN SCADENZA CHE L'ITALIA DEVE
ONORARE ATTRAVERSO MANOVRE DI
"AGGIUSTAMENTO" DA 300.000 MILIARDI DI
VECCHIE LIRE !!! QUESTO SOLO PER
PARARE UNA PROBABILE ESPULSIONE DALLA
UE UNA VOLTA CHE VERRANNO LASCIATI
ANDARE AL LORO DESTINO DI MERDA
IRLANDA E PORTOGALLO. PER I PAPPONI AL
PARLAMENTO DELINQUENZIALE ITALIOTA E'
CHIARO CHE UNA CADUTA ANTICIPATA
FINIREBBE PER PREGIUDICARE LA
PAPPATOIA NEL MOMENTO PIU' BUIO DEL
PAESE. ALTRESI' LA PATTA , SI NON
PATATA, perchè per i nostri Papponi è
la Patta dei pantaloni ad essere al
centro delle loro attenzioni, BOLLENTE
DA 300.000 MILIARDI DI VECCHIE LIRE
CHE SI STA PER SCATENARE NELLA PANCIA
MOLLE DI UN PAESE MESMERIZZATO:Edmondo
Bersellichiude
il suo ultimo libro, L’economia giusta
(Einaudi). E uno studio dell’Ires, il
centro studi della Cgil, conferma che
la diagnosi del giornalista scomparso
pochi mesi fa si sta già rivelando
corretta.Negli
ultimi dieci anni i salari reali, cioè
al netto dell’inflazione, si sono
ridotti di oltre 5 mila euro. Per la
precisione di 5.453 euro. Il
conto è semplice: per ogni anno si
considera l’aumento del salario a cui
va sottratto l’aumento dell’inflazione
(che diminuisce il valore reale,
perché con gli stessi soldi si
comprano meno cose). Poi si considera
il cosiddetto fiscal drag, cioè
l’effetto per cui un aumento di
salario fa scattare un’aliquota Irpef
più elevata e quindi il beneficio si
riduce di molto o scompare.
Nonostante le apparenze, la tabella
sui salari sembra quasi invitare
all’ottimismo: il grosso della perdita
dei salari è da attribuire al
passaggio all’euro (-3.364 euro nel
2003), mentre negli anni della crisi
si notano aumenti. I problemi veri si
intravedono in filigrana: le
prospettive e le disuguaglianze.
I prossimi anniSe
consideriamo il triennio 2008-2011,
scrive la Cgil basandosi su dati
Eurostat e del Fondo monetario, si
nota la gravità della situazione:il
Pil dell’Italia diminuisce, nel
complesso, del 4,4 per cento. Nello
stesso arco di tempo quello della
Francia arretra solo dell’1,2, quello
della Spagna dopo lo scoppio della
bolla immobiliare del 2,5. L’epicentro
della crisi finanziaria, cioè gli
Stati Uniti, ha addirittura il segno
positivo, +3,4 per cento.Ancora
peggio se si guarda alla produttività,
che è l’altro parametro – assieme al
livello dei salari – per misurare
quanto sono competitivi i lavoratori
italiani.L’Italia
è sostanzialmente allo stesso livello
di produttività del 1995: in quindici
anni è cresciuta soltanto dell’1,8 per
cento. E questo mentre i lavoratori
inglesi diventavano più produttivi del
32,2 per cento, quelli francesi del
24,8 per cento e quelli tedeschi del
27 per cento. Proprio il caso della
Germania è interessante. Mentre la
produttività aumentava, dice sempre la
Cgil, i salari crescevano meno che in
Italia. Confrontando gli aumenti delle
retribuzioni di fatto lorde
(considerando cioè l’inflazione ma non
le tasse), si vede che tra il 2000 e
il 2008 mentre in Italia si assisteva
a una crescita del 2,3 per cento, in
Germania i salari diminuivano
dell’1,20 per cento.È
chiaro che è difficile risultare
competitivi in queste condizioni.
Anche perchè l'Italia retta dai voti
del FLI di Fini è un protettorato
statunitense colonizzato dalla Libia,
con una produttività da Terzo Mondo,
il cui debito è in mano A Francia,
Germania e Gran Bretagna.
ALL'INTERNO DI QUESTO IMPASTAGGIO
SPAVENTOSO ABBIAMO ANCHE UN
DISCENDENTE DEGLI AZTECHI:DOPO
GAUCCI CANDIDATO PREMIER PER L'ARMATA
DELLE TENEBRE, ECCO SORGERE
DALL'INFINITO MONTEZUMA-MONTEZEMOLO
PER L'ARMATA AZTECA ANTI TESTA
D'ASFALTO: il confine tra pubblico e
privato è stato disegnato negli ultmi
vent'anni da TESTA D'ASFALTO e verrà
riempito per i prossimi vent'anni da
MONTEZUMA-MONTEZEMOLO.Ma
chi è questo imperatore ancestrale?
Luca Cordero di
Montezemolo nasce già con il
caratteristico ciuffo da gentiluomo.
Da bambino fa il testimonial per lo
shampoo "Libera
e bella", soprannome che gli
rimarrà per tutta la vita. A cinque
anni incontra su una spiaggia di
MontecarloGianni
Agnelliche
gli regala un modellino di FIAT 500.
Non lo dimenticherà mai. Da ragazzo in
coppia con l'amico Cristiano Rattazzi,
gareggia in tutta Italia a bordo di
una Fiat 500 color corallo. Fa il
navigatore, ma la sua indecisione di
fronte a ogni bivio gli è fatale,
accumula sempre giornate di ritardo.
Lascia la carriera di pilota per la
FIAT dove vede persone, fa cose e
soprattutto organizza incontri di
gruppo con l'Avvocato. Cesare Romitine
premial'intraprendenza
mandandolo alla Cinzano.
Luca fa il secondo incontro della sua
vita in un cinema di periferia
guardando il film: "Quel
gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e
tutta calda". Lo
spettatore seduto al suo fianco è il
famoso attoreAlvaro
Vitaliche
si offre di presentargliEdwige
Fenech. Nasce un grande
amore. Montezemolo non si scorderà di
Vitali e gli affiderà la Ferrari sotto
lo pseudonimo diJean
Todt. Vitali vincerà
tutto grazie all'applicazione del
motto che tira più un pelo di f..a che
quattro Ferrari, insegnamento in
seguito applicato anche da Briatore. IMondiali
di Italia '90sono
per Montezemolo la grande occasione
per lanciare un nuovo modello di
edilizia, gli stadi e le strutture
fatiscenti e i gli appalti a costi
crescenti faranno scuola nei decenni
successivi. Gianni Agnelli si ricorda
ancora di lui egli
affida la Juventusche
si classifica settima e viene esclusa
da tutte le competizioni
internazionali, un fatto che non si
verificava dal dopoguerra. La politica
lo tenta, ma lui tentenna e si consola
fondando "Charme"
un fondo finanziario imprenditoriale
per l'investitore che non deve
chiedere, ma solo dare.
Montezemolo è unarisorsa
del Paese, quando nessuno sa
che pesci pigliare tutti pensano a
lui. Lui riflette, si inalbera,
dichiara, si indigna, si guarda allo
specchio e poi si ispira ai Savoia
serviti dalla sua famiglia per
generazioni. Da Vittorio Emanuele III,
il re sciaboletta fuggito a Pescara, a
Carlo Alberto, detto ilre
Tentenna. "AlRe
Travicello/ piovuto ai
ranocchi/ mi levo il cappello/ e piego
i ginocchi/ Lo predico anch'io/
cascato da Dio:/ oh comodo, oh bello/
un Re Travicello!/ Calò nel suo regno/
con molto fracasso;/ le teste di
legno/ fan sempre del chiasso:/ ma
subito tacque,/ e al sommo dell'acque/
rimase un corbello/ il Re Travicello."
Montezemolo, ilGalleggiantedella
Repubblica.
Effetto domino
Uno dopo
l'altro, stanno cedendo gli anelli
deboli del capitalismo europeo: dopo
l'Islanda e la Grecia, ora l'Irlanda,
nonostante i suoi trionfali incrementi
del PIL neppure troppo remoti,
richiede il salvataggio alla Banca
Centrale Europea. All'orizzonte
si profilano salvataggi anche per
Portogallo e Spagna. Qualcuno aggiunge
anche l'Italia. Mancando una politica
unitaria, ciascun paese cercherà di
rimediare al proprio deficit agendo
sulle condizioni di vita della
popolazione, cosa che d'altronde
stanno già facendo anche paesi "forti"
come USA, Francia, Inghilterra
e perfino Germania. Il Capitale
avrebbe bisogno di un
fascio-keynesismo centralizzatore
mondiale e le singole borghesie si
trastullano con la difesa delle
prerogative liberal-nazionali.
Antistoriche su tutta la linea.
La
critica marxista all'economia
politica poggia sulla differenza fra
la percezione soggettiva del
Capitale da parte delle classi e la
dinamica oggettiva regolata da
leggi. Questa è energia che si
accumula per il prossimo terremoto
sociale. La crisi attuale dimostra
una volta di più che la "pletora di
capitali" senza valorizzazione è il
risultato di una sovrapproduzione di
merci e servizi. E' pertanto
assurda l'ipotesi di un ritorno a
"investimenti produttivi". Del resto
è assurdo anche fare differenza fra
speculazione e
produzione: nell'epoca del Capitale
autonomizzato non è più la fabbrica
che usa i capitali ma è il Capitale
che usa le fabbriche. Marchionne
insegna. Di fronte a questo
rovesciamento storico l'enorme balla
secondo cui le banche italiane
sarebbero rimaste immuni rispetto
alla crisi non sta in piedi: c'è
ovviamente il tacito accordo di
parlarne poco, ma il Banco Emiliano
Romagnolo è stato commissariato e i
depositi bloccati, mentre la stessa
sorte hanno seguito Carim, Credito
di Romagna e Credito Di Firenze,
quello di Denis Verdini, fenomenale
coordinatore del Partito dei Padroni
che elargiva linee di credito a
ventaglio e senza sosta. Fra le
accuse, usura e riciclaggio
internazionale. Nel cuore del
capitalismo ben temperato e
produttivo! E intanto si aprono i
giornali e spiccano nomi di banche
in crisi a livello globale:
Unicredit, Fineco, UBS, Barclays,
RCI Banque, Lloyds, ABN Amro, Ing
Bank... e 98 banche locali
americane.
La
borghesia dirigente non ammette che
la crisi "finanziaria" in atto sia
la conseguenza di una cronica crisi
di sovrapproduzione di merci e
perciò di capitali. E
vuole aumentare comunque la
produttività, l'utilizzo degli
impianti e l'investimento sui
"fondamentali". Eppure il crollo
della produzione industriale e
dell'occupazione, l'impennata del
debito pubblico, la contrazione dei
consumi e il ristagno del prodottto
lordo sono proprio dovuti a fattori
che hanno mandato a rotoli i
suddetti "fondamentali". Ogni
provvedimento pone un rattoppo ma
non fa che spostare a livello più
alto il potenziale esplosivo della
crisi. La risposta degli sfruttati
incoscienti per adesso consiste in
focolai di lotta isolati.
Ma Francia, Inghilterra, Grecia,
Cina e altri paesi sono stati teatro
di scontri sempre più significativi,
e anche la gioventù condannata alla
disoccupazione si ribella. La
chiacchiera riformista ha il fiato
sempre più corto e scoppiamo con una
cadenza sempre più accentuata
rivolte.
Le
manifestazioni che scaturiscono,
ad esempio, dalla rabbia dei
giovani cozzano tuttavia contro i
propri limiti, rappresentati dagli
obiettivi (la riforma Gelmini),
dai programmi (una riforma
diversa) e dagli alleati (tutti i
politici, i giornalisti, i
cantanti, ecc. dell'opposizione
parlamentare). Nonostante la
grande "visibilità mediatica" lo
scontro non è ancora al livello
raggiunto in altri paesi dove
analoga è la disperazione di
fronte a un futuro certo di
disoccupazione e precariato. Le
motivazioni ufficiali coprono in
effetti un qualcosa di più
profondo che non il disagio per la
politica del governo o il vago
desiderio di riforma. In gioco c'è
un istinto elementare, alimentato
da uno sguardo realistico sul
futuro già segnato dal presente.
Nel presente, ad esempio, ha
vinto Marchionne per 400 voti
degli impiegati, che alla Fiat
sono la parte escrementizia del
proletariato. Gli operai hanno
votato no, mostrando il coraggio
mancato alla FIOM che non ha
dato indicazioni. Ma non è
questo il problema. Il problema
è che gli operai sono andati a
votare.E' il risultato ultimo
della malattia ordinovista che
da Torino impesta da novant'anni
il proletariato italiano e che
nel dopoguerra aveva già
partorito i Consigli di
Gestione. I proletari decidono
di sé stessi unicamente con la
lotta , tantomeno votano con la
pistola del ricatto puntata alla
tempia, costretti a sancire la
tesi dell'interesse comune fra
proletari e padroni. Il
battilocchio Marchionne farà
comunque ciò che gli ordina il
capitale azionario in rapporto
al mondo intero fregandosene di
quei 5.139 dipendenti, qualunque
cosa abbiano votato. I proletari
in tutto sono un miliardo e
mezzo, ma se non si uniscono e
lottano, per i Marchionne del
mondo sono solo carne da lavoro.
Una rivolta per spinte reali
appare meschina fin che si
vuole, ma ha invece un
contenuto sovversivo
universale. In Cina il numero
di rivolte contro il Capitale
e il suo Stato è ormai fisso
sulle decine di migliaia ogni
anno. Le banlieues di
tutto il mondo sono in
fermento continuo. Oggi
esplode l'ennesima rivolta del
pane nel Nordafrica. Ci vuol
poco a capire che si tratta di
un'esplosione dovuta al
contrasto fra ciò che il
Capitale promette e ciò che in
realtà elargisce. Chi scende
in piazza rischiando la vita
non sventola roboanti
programmi, ma partecipa con
tutto sé stesso
all'affermazione del programma
adatto alla rivoluzione.
Sempre più spesso i media
scoprono allarmati che vige
la legge marxiana della
miseria
crescente. Ovviamente per
via empirica e senza
comprenderne i meccanismi
sistemici, al più
addebitandola alle
"ingiuste" politiche di
redistribuzione del reddito.
La Repubblica,
giornale della piccola
borghesia intellettuale
piagnona, titola: Quasi
la metà della ricchezza è in
mano al 10% delle famiglie. L'economista
Mario Sarcinelli, ad un
intervistatore incerto
sull'opportunità
di indignarsi o meno per la
miseria rampante, ribatte:
"Ma lei lo sa che viviamo in
un sistema ad economia
capitalista?" (per la
cronaca: negli Stati Uniti
il 10% delle famiglie
possiede il 96% della
ricchezza).
Paradisi in Terra
I socialisti di inizio '800, inorriditi
dagli effetti sociali del
capitalismo, ad esso
contrapponevano modelli di società
ideali. Erano utopisti ma, critici acuti
di una società disumana, sapevano bene
che la soluzione sarebbe stata il suo
superamento, non il suo rattoppo. Oggi
non si riesce a progettare niente di
meglio che città come la PlanIT Valley
in Portogallo, Masdar negli Emirati
Arabi, Eco City in Jakuzia o le New
Towns che stanno spuntando come funghi
in Cina. Meravigliose città cosiddette
ecosostenibili, occasioni altrettanto
meravigliose di lucrosi investimenti
(vedi il sito
extraordinaryprofits). Un rimedio
per pochi eletti all'alienazione
contemporanea, comunità fittizie per
sfuggire alle ipertrofiche metropoli, ma
nello stesso tempo isolamento sociale
riproposto a scala più elevata.
Che si
tratti di una manifestazione operaia,
di una rivolta urbana, di un tentativo
di costruire isole felici o anche di
un processo di autodistruzione
individuale o sociale, la dittatura
ideologica della borghesia per adesso
impera. La manifestazione nazionale
della FIOM svoltasi a Roma si apriva
con parole d'ordine della borghesia:
"Diritti, Democrazia, Lavoro". Come
se gli schiavi potessero avere
garanzie sotto il capitalismo,
potessero mitigare lo sfruttamento
scegliendo chi li sfrutta o potessero
affrancarsi dalla schiavitù del lavoro
salariato senza distruggere questa
forma sociale. Parole d'ordine cui
Marx irrideva, relegandole,
quando era costretto a redigere
documenti collettivi, in paragrafi
dove non dessero fastidio, ma Marx è
passato di moda, meglio seguire gli
articoli de LA REPUBBLICA...
Infine
il governo francese ha dovuto usare
la forza per stroncare i blocchi
realizzati al di fuori dei soliti
ambienti concertativi. S'era infatti
formata un'intelligenza collettiva e
anonima capace di indirizzare la
lotta sfuggendo al controllo dei
sindacati e dei giornali. Gli operai
non si sono lasciati confinare in
sterili manifestazioni pacifiche o all�interno
delle fabbriche e delle categorie.
Anche se la lotta "al minor costo"
come quella che blocca dei punti
nevralgici per produrre il maggior
impatto economico possibile è
stata spesso indice di
debolezza e non di forza, lo
sciopero francese contro il governo
Sarkozy ha travalicato i confini
francesi assumendo un carattere
internazionale. Mettere a nudo i
nodi sensibili
dell'approvvigionamento energetico è
stato molto istruttivo per il
proletariato. Non a caso sicurezza
ed energia sono stati gli argomenti
centrali dell�incontro di Deauville
tra i capi di Stato di Francia
Germania e Russia.
Il
17 ottobre scorso è stato
l'anniversario della grande
manifestazione dei colonizzati
algerini a Parigi nel 1961,
stroncata con le armi dal governo
De Gaulle. Vi furono circa 200
morti e centinaia di feriti, il
numero esatto non si è mai saputo
perché la polizia gettò i cadaveri
nella Senna e molti algerini
morirono per le ferite fuggendo
dagli ospedali oggetto dei
rastrellamenti della polizia. Fu
la più grande strage dalla Comune,
e ancora oggi nelle banlieues
cova la rabbia per quei giorni;
rabbia che si aggiunge a quella
provocata dalla consapevolezza di
un futuro sempre più
precario. L'illusione che
un'economia forte sia il
presupposto di un miglioramento
delle condizioni di vita sta
svanendo. La battaglia dei
banlieusard nel cuore di
Lione, città con tradizioni di
lotte operaie, è un avvertimento
terribile per quelli che credevano
di poter separare la racaille
di vecchia e nuova immigrazione
dal proletariato.
Instabilità
strutturale del Capitalismo
Il
capitalismo è nato sottomettendo il
Capitale allo Stato e morirà dopo aver
sottomesso completamente lo Stato al
Capitale. La Cina è ancora nella prima
fase ma si è già abbondantemente
finanziarizzata. Ostenta ancora la sua
potenza industriale di fronte al mondo,
ma la sua sovrapproduzione di merci non
può che essere sovrapproduzione
di capitali. I quali in parte sono stati
trasformati in dollari, tra bond
americani e riserve valutarie, in parte
sono penetrati in Africa e Sudamerica con
progetti di sviluppo e accordi
commerciali sulla base dello Yuan e delle
valute locali. Adesso si affacciano in
Europa investendosi in titoli sinistrati e
perciò ad alto rendimento (Spagna, Grecia,
Irlanda) e in infrastrutture,
soprattutto portuali (Grecia, Portogallo,
forse Italia). Essendo per adesso
impossibile una generale guerra
rivitalizzante, gli Stati Uniti abbozzano
un inconsistente protezionismo. Ma è come
spararsi sui piedi. Einstein disse
"Non so con quali armi si combatterà
la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì:
con bastoni e pietre". I politologi
ipotizzano da anni che il prossimo
conflitto mondiale, se ci sarà (molti ne
sono certi), vedrà il confronto tra
Cina e USA,
le due superpotenze di questo secolo. La
prima in ascesa, la seconda in declino.
Una guerra per le risorse, non ideologica.
Un confronto già in atto per l'energia,
dove la Cina ha raggiunto il
primato mondiale dei consumi e
da due anni è il primo importatore di
petrolio dall'Arabia Saudita,
superando gli Stati Uniti.
Il renminbi, o yuan, (la
valuta cinese) e il dollaro
sono destinati a una inevitabile guerra
monetaria a livello mondiale. Il valore
dello yuan è per ora mantenuto basso in
modo artificiale dal governo cinese per
aumentare le esportazioni. Una manovra
contestata dall'Occidente e che ha portato
il deficit commerciale statunitense verso
la Cina a 250 miliardi di dollari nel
2010. In futuro si passerà probabilmente
dai petroldollari ai
petrolyuan. La Cina è la prima nazione
detentrice di titoli pubblici americani
con 895,6 miliardi di dollari.
Se li vendesse l'economia a stelle e
strisce crollerebbe, per ora non le
conviene per via delle esportazioni, ma il
futuro è incerto per la richiesta di un
nuovo protezionismo da parte delle aziende
americane. Lo shopping cinese del debito
pubblico, e quindi delle sovranità
nazionali, avviene anche in Europa.
La Cina detiene 630 miliardi di
euro di titoli UE e continua ad
acquistare come è avvenuto la scorsa
settimana in Portogallo. A Bruxelles la
Cina è la vera banca europea.
Il presidente cinese
Hu Jintao è stato definito da
Forbes l'uomo
più potente del mondo. La
diminuzione delle risorse agricole e
l'aumento della popolazione ha creato un
nuovo colonialismo:
quello agricolo. Si conquistano immensi
terreni in Sudamerica e in Africa con la
valuta al posto delle armi. In prima fila
c'è sempre la Cina. Le basi americane
circondano la Cina nel Pacifico con una
doppia linea dal Giappone alle Filippine,
da Guam a Okinawa. La Cina importa l'80%
del petrolio attraverso lo
stretto di Malacca. Il
predominio navale nel Pacifico è
fondamentale per la sua esistenza, ma sui
mari comandano gli Stati Uniti. Gli
investimenti cinesi nelle armi hanno avuto
una forte accelerazione negli ultimi anni.
La Cina è ancora lontana dal gigantesco
apparato militare USA che
conta, ad esempio, 11 portaerei verso
nessuna cinese, 900 aerei da combattimento
vs 290 e 56 cacciatorpedinieri vs 28. Il
tempo è dalla parte della Cina se non
viene interrotta prima la sua espansione
militare e economica.
Eredi dell'Inghilterra imperialista e
navale, gli Stati Uniti fondano la loro
potenza sul controllo degli Oceani. I
vascelli inglesi furono fondamentali per
numero e qualità tecniche, mentre oggi
la portaerei rimane l'arma regina della
politiguerra americana. Ma è una
mastodontica e costosa città militare
galleggiante, sempre più vulnerabile.
Tra le armi in grado di sconvolgere lo
statu quo
c'è un nuovo missile cinese, il Dong
Feng 21D. Esso pare in grado di
superare i sistemi di difesa aeronavali.
Ha una gittata di 1500 Km, quindi può
essere lanciato da terra senza che
occorra portarlo vicino al bersaglio con
aerei o navi. E siccome le armi sono
merci come le altre, anche il
neo-missile avrà il suo mercato
internazionale. E' la prima volta che
gli americani, scorazzando con le loro
portaerei davanti alle coste altrui,
sono messi nella condizione di non
essere più troppo sicuri. Altresì non
sono solo i cinesi a preoccupare per il
futuro la leadership statunitense: il
riscaldamento globale infatti sta
sghiacciando l'Artico. Sembrerebbe
una tragedia, ma non tutto il male viene
per nuocere. Infatti per la legge di
Archimede non salirà il livello del mare
e al massimo ci sarà un po' meno
concentrazione salina. Orsi e foche
traslocheranno, ma su quei fondali ci
sono grandi risorse che diverrano
accessibili. Si libereranno nuove rotte
commerciali (le navi cinesi
risparmieranno 6.000 Km da Shanghai ad
Amburgo) e saranno messi in discussione
gli attuali equilibri riguardo al
controllo dei mari. Stati Uniti, Canada
e Russia stanno già gareggiando in
velocità per una nuova diplomazia
marittima. I toni non sono proprio
tranquilli. La Russia si sta dimostrando
la principale protagonista: ha piantato
bandierine sui fondali, ha regolato i
confini artici con la Norvegia,
insomma, non perde occasione per marcare
il territorio. Il riscaldamento è
globale davvero, il consumo globale
invece è surriscaldato:
nel 2010, dal 1°
gennaio al 21 agosto, abbiamo
consumato tutte le risorse che la
biosfera rinnova in un anno. Da agosto
in poi stiamo attaccando
insensatamente le riserve del futuro.
L'anno scorso il Giorno del
Sorpasso fu il 23 settembre. Nel 2007
il 26 ottobre. Vent'anni prima, nel
1987, il 19 dicembre. Come si vede,
l'andamento è esponenziale, appena
mitigato dagli ultimi tre anni di
crisi. Se ci fosse l'agognata ripresa
la curva s'impennerebbe ancor più. La
voracità capitalistica di plusvalore,
cioè sfruttamento di forza lavoro,
pone un limite politico all'esistenza
del Capitale, la voracità di risorse
aggiunge un limite fisico. Il mondo
non basta più ed incominciano a
capirlo gli USA del "palmare" Obama.
La Cina è ingombrante, per ora, e
rischia di essere molto ingombrante.
Così
Obama è volato in India. Il paese è
solo 14° nella graduatoria degli
scambi commerciali con gli USA, ma ha
1,2 miliardi di abitanti e una robusta
crescita economica. Duecento
amministratori delegati delle maggiori
imprese americane e un esercito di
portaborse hanno seguito il
presidente: l'apparato diplomatico e
industrial-commerciale più vasto della
storia. Durante un incontro
all'università di Mumbai uno studente
ha però messo in dubbio gli intenti di
reciprocità americani chiedendo perché
mai Washington blocchi l'espansione
dei servizi telematici in outsourcing
di cui l'India è il primo fornitore
mondiale. Comprare senza vendere,
esportando solo debito, per Washigton
incomincia ad essere un problema.
Il keynesismo non
è stato affatto abbandonato, anche
perché il liberismo nella realtà
non è mai esistito. L'economia si
fa sempre più statalizzata come
dimostrano le cifre tirate in
ballo dal volontarismo statale per
l'attuale crisi. L'intero sistema
ormai si barcamena -
keynesianamente appunto - per
"scavare buche al solo scopo di
riempirle e distribuire reddito".
Il livello di raffinatezza del
grande ammortizzatore sociale è
rivelato dal proliferare negli
Stati Uniti di posti di lavoro
finti come quelli garantiti
dal sistema di sicurezza.
Centinaia di migliaia sono quelli
creati nelle carceri privatizzate
e nel loro indotto per ingabbiare
un americano su cento; centinaia
di migliaia di contractors
alimentano guerre private un po'
dovunque; ottocentomila spioni
"lavorano" al servizio di ben
sedici agenzie statali e in
centinaia di succursali, occupati
a livello planetario nel produrre
overdosi di casinistica (dis)informazione.
Forse in questo campo vale
davvero la legge di Say
sull'offerta che crea da sé la
propria domanda. Tra le nuove
occupazioni statali abbiamo quelle
dei moderni campi di
concentramento. Per alimentarli e
tenere alta l'offerta - di nuovi
posti di lavoro - si cerca di
togliere cittadinanza PER CREARE
NUOVI DELINQUENTI.
Le
continue rivolte nei "Centri di
identificazione ed espulsione",
destinati a imprigionare gli
immigrati clandestini non fanno
quasi più notizia per gli organi
d'informazione. Eppure il fenomeno
dei lager per alieni sociali è in
crescita e incomincia a riguardare
i nativi dei vari paesi, non solo
gli "altri". In
Francia il governo propone di
togliere la cittadinanza a chi
sgarra contro lo Stato. Negli
Stati Uniti oltre alle carceri
d'ordinanza ci sono già 800 campi
di concentramento attrezzati,
mentre non si parla quasi più del
prototipo costruito a Guantanamo.
Dice Marx nel Manifesto
che la borghesia non può fare a
meno di rivoluzionare
continuamente i propri rapporti di
produzione. Spingendo alle estreme
conseguenze socializzazione
e divisione del lavoro, essa
preannuncia la futura
ricomposizione comunista del
lavoro stesso. Di fronte alla
catastrofe del Golfo del Messico
il governo americano è stato
costretto a rimanere passivo
essendo privo delle conoscenze
tecniche in mano alle grandi
compagne petrolifere. E queste,
approfittando del disastro, hanno
fatto tesoro delle nuove
conoscenze che ne sono scaturite,
tanto da unirsi per una risposta
comune in caso di eventi analoghi.
Un esperimento pratico
di socializzazione dei capitali e
delle conoscenze che va oltre
tanto alla cartellizzazione dei
prezzi quanto alla feroce
concorrenza. La socializzazione
contraddistingue anche la mega
borghesia italiota:la borghesia
localista, individualista e
bottegaia italiota sta cercando da
quasi vent'anni un partito
d'ordine, moderatamente
riformatore, capace di gestire lo
stato corporativo demofascista, di
affrontare la globalizzazione e di
obbedire a Washington senza
strisciare troppo. Ha tentato con
il comitato d'affari craxiano, con
i residui prodiani dell'IRI, con
il partito-azienda berlusconiano e
con l'intermezzo di governi
tecnici. La sinistra
liberal-riformista amarcord è
annientata; la gelatina bersaniana
di centro-destra è imbozzolata
nella sua insipienza; la
holding di destra-destra s'è
rivelata un'orda famelica
assatanata; i cespugli sono
all'asta e la Chiesa è sotto
schiaffo. Una vera classe
industriale punterebbe a un
governo tecnico che durasse
abbastanza per far fuori l'intera
banda di incapaci, ma la povera
Marcegaglia è lasciata lì, a
balbettare qualche luogo comune su
tasse e riforme, mentre il suo
mondo è sull'orlo della
catastrofe. Ad ogni estate c'è una
novità che dura il tempo della
stagione. Quest'anno c'è il gossip
intorno alla "Fabbrica di Nichi".
Vendola non è diverso dai suoi
compari di sinistra ma riscuote un
certo successo elettorale e ciò
gli permette di auto-candidarsi
alla guida del PD. Il guaio per
lui è che Casarini & C. si sono
buttati nella mischia, cosa che
garantisce un mix di comicità e di
bordello (confusione, rumore), per
cui La sinistra oltre la
sinistra è destinata a
perpetuare il suo fallimento. Un
fallimento strisciante ed a 360
gradi, nel senso che la destra ha
investito ed investe tutto: Quando
la Sinistra Comunista disse che il
fascismo aveva perso la guerra ma
si era imposto nell'economia
politica si levò un canaio
d'indignazione. A nulla servì far
notare che il Patto del
Lavoro siglato dalla CGIL era una
riedizione del corporativismo
fascista di Bottai. Ci furono
processi stalinisti ed espulsioni
dalla Fiom quando al XIV Congresso
del 1964 gli operai si
ribellarono a un sindacato che
accettava il principio della
responsabilità verso l'economia
borghese. Molti ricordano l'infame
chiusura a tradimento della lotta
alla FIAT nel 1980 e la mezza
insurrezione operaia del 1992 di
fronte al famigerato protocollo
poi firmato nel '93. Oggi la serie
continua e la non firma della FIOM
a Pomigliano è una farsa, posta la
dichiarata responsabilità, sua e
della CGIL, verso le esigenze
dell'industria. E siccome
l'ennesimo patto
fascio-corporativo è in contrasto
persino col Contratto Nazionale,
ecco che s'innesca il dibattito
sul referendum vincolante rispetto
alle clausole capestro, votate in
un clima terroristico: "Basterebbe
approvare una legge di due
articoli, probabilmente senza
opposizione da sinistra, dato che
questa norma di democrazia
sindacale [referendum] è da tempo
richiesta dalla Cgil", dice
Franco Debenedetti, democratico di
sinistra, appunto.
Al vertice dell'Eurogruppo
del 7 maggio, il presidente
della Banca centrale
europea, Jean-Claude Trichet,
ha messo in guardia i
leader: "Attenzione, siamo
di fronte ad una crisi
sistemica". Davvero? Ma
guarda! Fa eco
The Economist che negli
ultimi due numeri,
significativamente, riporta
in copertina: "Acropolis
now, la crisi europea del
debito va fuori controllo"
e "Verso
una città a te vicina? La
Grecia, l'Euro e il contagio".
Ecco il problema: il
contagio. Portogallo,
Spagna, Irlanda e Italia
sono in coda sulla soglia.
L'Inghilterra è senza
l'ombrello dell'Euro. Sotto
la pressione dei capitali
fittizi vaganti i maggiori
paesi europei hanno trovato
un'unione che non esisteva
il giorno prima e che
quindi durerà quanto
deciderà un Capitale che
muove i governi a bacchetta.
Gli Stati hanno salvato le
banche, ora chi salverà gli
Stati? Il sociologo
Ulrich Beck scriveva qualche
giorno fa sulle pagine di
Repubblica:
"L'anno scorso il problema
erano le banche; quest'anno
lo sono i governi. Ma chi
salverà gli Stati dalla
bancarotta statale? Il
rischio della bancarotta
statale non equivale alla
bancarotta statale. Rischio
significa l'anticipazione
della catastrofe nel
presente, che va chiaramente
distinta dall'effettivo
avverarsi di un evento
futuro. Questa distinzione è
importante perché le
asserzioni di rischio
prefigurano proprio quel
futuro che si tratta di
evitare. In questo senso i
governi europei combattono
contro ciò che finora era
impensabile, ossia lo
spettro della possibile
bancarotta statale e del
crollo dell'euro, uno
spettro che si aggira per i
mercati finanziari". Ci
sono effettivamente molti
spettri in giro per
l'Europa. Ad esempio uno
spettro è la totale
digitalizzazione: per certi
primitivisti la tecnologia è
nemica. Ma per piacere:
nemico è chi usa la
tecnologia contro la
vita. La smaterializzazione
delle merci e lo sviluppo
del cervello sociale sono
oggettivi bastoni fra le
ruote alla formazione del
valore. Fra poco sparirà un
altro pezzo di storia del
computer: Sony smetterà
produzione e vendita dei
floppy disk. Altri
produttori seguiranno a
ruota e già si profila
all'orizzonte la scomparsa
di Cd e Dvd, sostituiti
ovunque dalle chiavette Usb.
Un domani non lontano
spariranno anche queste,
sostituite da memorie remote
accessibili con collegamenti
veloci. Ma allora spariranno
anche il
personal computer e i
suoi programmi, i
libri, gli archivi pieni di
dossier...Nello scorato
libro Soffocare, lo
scrittore americano Chuck
Palahniuk descrive così
l'utente televisivo-zombie,
tanto più convinto d'essere
libero quanto più è preda
dell'ideologia dominante:
"Accende la televisione e si
mette a guardare una soap
opera, avete presente, no?
Gente vera che interpreta
gente finta e con problemi
inventati, a uso e consumo
di gente vera che le guarda
per dimenticare problemi
veri". Accidenti, fa venire
in mente governanti finti in
un parlamento vero a parlare
di riforme che tutti
considerano una finzione per
esorcizzare problemi
veri...Ogni giorno i voli
civili e militari sui cieli
europei liberano nell'aria
340.000 tonnellate di CO2,
mentre il povero vulcano
islandese in eruzione non ne
produce che 15.000. In
compenso butta
nell'atmosfera polvere
silicea che sembra avere
effetti micidiali sulle
turbine dei motori a
reazione anche in piccole
concentrazioni. Quindi
quando gira il vento, aerei
a terra. Piccole vendette
della natura. Davanti alle
coste della Louisiana
continua, anzi aumenta, la
fuoruscita di greggio dopo
il disastro della
piattaforma incendiata e
affondata. Ogni giorno 6.000
barili (ma alcuni tecnici
dicono 60.000) salgono in
superficie alimentando una
macchia oleosa di migliaia
di chilometri quadrati. Vari
tentativi di bloccare il
flusso sono falliti e i
tecnici non sanno più cosa
fare. Ce ne sono migliaia di
piattaforme come la Deep
Water Horizon."Un possibile
strumento di controllo dei
potenziali nemici della
società è il ripristino, in
qualche forma conciliabile
con la tecnologia e le
procedure politiche moderne,
della schiavitù. Il fatto
che questa istituzione sia
tradizionalmente associata
con antiche culture
preindustriali non dovrebbe
renderci ciechi di fronte
alla sua adattabilità a
forme sociali progredite. Né
dovremmo lasciarci accecare
dalla convinzione
tradizionale che sia
incompatibile con i valori
morali e religiosi
dell'Occidente. E' invece
possibilissimo che una forma
progredita di schiavitù
diventi indispensabile per
il controllo sociale. In
pratica la conversione del
codice di disciplina
militare in una forma di
schiavitù richiederebbe un
numero sorprendentemente
esiguo di modifiche" (Rapporto
segreto da Iron Mountain,
un documento - fantapolitico
ma non troppo - di autore
sconosciuto, forse Kenneth
Galbraith, pubblicato nel
1967).
Il peggior nemico del
capitalismo è il capitalismo
stesso
Altro
che "contraddizioni
intrinseche
del capitalismo": qui stiamo
vivendo un incubo
horror dove il
cadavere ambulante ammorba
tutto con la sua
putrefazione. Perfino un
Giulio Tremonti è costretto
ad ammettere che "i governi hanno dato alla finanza i soldi per salvarsi, la finanza usa
ora questi soldi per
speculare contro i governi
stessi". Comunque
è da un secolo e mezzo che
ciò si chiama "sottomissione dello Stato al Capitale". L'Europa Disunita
proprio non ce la fa a darsi
un minimo di libertà
d'azione rispetto
all'America, e anche la
proposta di un Fondo
Monetario Europeo è durata
lo spazio di un mattino. Ma,
mentre dalla Grecia al
Baltico si suonerà ancora la
musica di Washington tramite
il Fondo Monetario
Internazionale, le città
greche sono insorte con un
magnifico
sciopero generale preventivo.
C'è qualcosa di nuovo sul
Fronte Occidentale. Nel
frattempo ad est i
debiti nell'ex blocco
sovietico hanno raggiunto i
1.700 miliardi di dollari.
La valuta della Polonia è
crollata del 50% in pochi
mesi. L'Ucraina è
praticamente insolvente con
il PIL crollato del 12%.
La Lettonia ha un'economia "clinicamente
morta", dice il
direttore della sua Banca
Centrale, e masse infuriate
hanno assaltato il
Parlamento. L'Ungheria è
incapace di ripianare i
debiti. E così i principali
Paesi balcanici . Nonostante
i 155 mld di dollari
stanziati dal FMI per
sostenerne le economie,
quello che doveva essere
l'Eldorado di un capitalismo
in cerca di sbocchi si sta
rivelando come il peggiore
degli incubi, assorbe
capitali in perdita invece
di produrre plusvalore.
Dall'estremo oriente
maggiore è il ritardo di un
grande paese nello
sviluppo capitalistico,
maggiore è la sua necessità
di darsi uno Stato dirigista
e pronto a un'azione
mondiale, coordinata e
aggressiva. La Cina, che si
muove strappando spazio
vitale ai concorrenti, è un
buon esempio. Oscillando tra
diplomazia e pressione
economica, in Africa si
assicura appalti in ogni
settore e vi
sfoga
la sua sovrapproduzione di
merci e soprattutto di
capitali. La China Eximbank
ha superato persino la Banca
Mondiale nel fornire credito
al Continente africano e non
teme di penetrare anche in
America Latina e in Eurasia
(comprando ad esempio debito
sovrano italiano, Tremorti
docet...), dove l'attenzione
americana è assai più
robusta.
Goldman Sachs è sotto
inchiesta per insider
trading e truffa nei
confronti dei maggiori
clienti. La banca in
questione è tanto potente
da poter inserire suoi
uomini nei centri di
potere nel mondo, a
cominciare dal governo
degli Stati Uniti. E'
anche accusata di aver
prestato consulenza alla
Grecia per nascondere lo
stato dei conti
pubblici. Insomma, è
accusata oggi di aver
fatto quello che ieri era
considerato un modo
brillante per valorizzare
il Capitale finanziario
nonostante il collasso del
saggio di profitto
industriale. Se fossimo
dei capitalisti avremmo
davvero paura del livello
"scientifico" di
consapevolezza borghese
sulla struttura della
crisi.
Sono 150 i morti, 200 i
dispersi e 4.000 gli
sfollati per una pioggia
torrenziale che s'è
abbattuta su Rio de
Janeiro. Nelle favelas si
muore sempre in modo
innaturale. Del resto,
nell'innaturale reso
naturale dal capitalismo,
già si muore senza
alluvione e non si vive ma
si sopravvive, finché è
possibile. In Brasile come
ovunque. Troppe Favelas da
Rio a Mumbay, da Rosarno a
Nairobi. Questo globo
unico e irripetibile,
ormai pare un'arca sotto
il diluvio, ma senza una
colomba che annunci la
terra d'approdo. Le
esortazioni al buon
governo cadono
inevitabilmente nel vuoto,
la pietà cristiana si
esaurisce nello spazio di
un notiziario, gli "uomini
di buona volontà" sfilano
sugli schermi incorporati
negli eserciti, ormai gli
unici organismi in grado
di rispondere
ordinatamente alle
emergenze... e agli
interessi di chi li
comanda.
All'interno della guerra
commerciale per
l'accaparramento di
risorse in Africa, la Rio
Tinto, azienda estrattiva
anglo-australiana, è stata
brutalmente costretta a
siglare un accordo con la
cinese Chinalco. Secondo
il Sydney Morning Herald
il presidente cinese Hu
Jintao avrebbe
"personalmente appoggiato"
le indagini per accusare
quattro dirigenti della
filiale della Rio Tinto di
Shanghai, arrestarli per
spionaggio e farli
confessare con metodi
sbrigativi. Grande
indignazione per i violati
diritti umani. Il giornale
afferma che tutte le
agenzie di sicurezza
cinesi sono impegnate in
un piano strategico di
penetrazione economica
internazionale. Ah, ecco.
Se c'è un imperialista
senza peccato, scagli la
prima pietra. C'è da
chiedersi da chi e con
quale scopo siano stati
sferrati i recenti
attacchi alla Chiesa di
Roma. Chi ha interesse
infatti a colpire questo
robusto puntello della
società capitalistica?
Oppure,
semplicemente, nell'attuale
clima di disgregazione
sistemica anche questo
aspetto della società non
riesce a tenere? Nel
chiuso delle sue mura, il
personale ecclesiastico
non ha mai rinunciato alla
sessualità di ogni tipo,
pur proclamando coram
populo la propria
castità, ma oggi sembra
impossibilitato
a mantenere la coesione
interna e soprattutto il
segreto. La
Chiesa somiglia sempre
più agli altri racket
dell'ordine borghese.
Fallimenti a catena
L'ondata recessiva
cominciò con
l'insolvibilità dei titolari
di mutui
subprime e la crisi di
banche grandi e piccole. S'innescò
una reazione a catena che ne
fece chiudere centinaia nel
mondo (più di 100 solo negli
USA dove altre 400 sono
sull'orlo del fallimento).
La maggior parte di
esse e qualche industria,
specie quelle "troppo grandi
per fallire", furono però
salvate dagli Stati. Adesso
gli stessi Stati, indebitati
fino al collo, rischiano il
fallimento. Il mondo
della finanza anglosassone
s'era inventato l'acronimo "Pigs"
(maiali) per sfottere i
paesi
mediterranei (Portogallo,
Italia, Grecia e Spagna), ma
la crisi corre e incomincia
a parlare anche inglese
(Irlanda, USA e Regno Unito)
o altre lingue (Dubai,
Giappone, Est Europa). Chi
salverà gli Stati? Al di
sopra di essi non c'è altro,
a meno di non pensare agli
extraterrestri...la
crisi di oggi non è altro
che una delle oscillazioni
entro un ciclo di crisi più
lungo e cronicizzato,
databile dall'inizio degli
anni '70 e da allora sempre
uguale a sé stesso.
E' capitale reale la massa
di valori che entra ed esce
dal ciclo produttivo,
compresa quella che serve
alla circolazione del denaro
e delle merci, e
capitale fittizio la massa
monetaria derivata, cioè
quella che si forma
esclusivamente nella
circolazione, ad
esempio una cambiale che,
servita a una transazione
materiale (denaro contro
merci o servizi), viene
scontata in una banca che a
sua volta la adopera come
mezzo di pagamento, cioè
come denaro. E se è
capitale fittizio ogni
sopravalore che
apparentemente si formi
nella circolazione è
capitale fittizio anche il
reddito di un azionista
d'industria che venda la
proprie azioni ricavandone,
oltre ai dividendi
(plusvalore), anche un
sopravalore di mercato.
Quando l'estensione della
carta (oggi dei byte nella
rete computerizzata) va
molto al di là del
fabbisogno sociale, quando i
pagherò derivati
incominciano a rappresentare
ogni genere di attività
finanziaria, legale o
truffaldina, la crisi è
inevitabile."Una
legislazione bancaria
insensata può peggiorare una
crisi creditizia, ma nessuna
legislazione bancaria può
eliminare le crisi".La crescente autonomia
del Capitale nei confronti
dei suoi possessori privati,
ormai quasi completamente
spodestati dalle loro
funzioni, la crescente
socializzazione del lavoro
sotto il comando del
capitale globale, non è
altro che la soppressione
del Capitale come proprietà
privata nell'ambito stesso
del capitalismo. Nella
storia del capitalismo non
si era mai verificato il
collasso simultaneo del
credito, del valore degli
immobili, dei mutui, delle
azioni, delle obbligazioni,
dei fondi di investimento
aperti e chiusi, con
relativo fallimento di
banche e con l'esplosione
dei prezzi delle materie
prime (speculazione sulla
loro crescente scarsità
effettiva) subito seguito
dal loro crollo
(segno evidente di
deflazione, molto più
temuta dell'inflazione
perché sintomo di
soffocamento nella sfera
della produzione
industriale). Tutto ciò
nella prospettiva di una
recessione, ormai data per
scontata e durevole.
Entro un mese le società di
rating potrebbero
abbassare l'affidabilità
della Grecia di due o tre
punti. L'Unione Europea ha
già stabilito di intervenire
con qualche decina di
miliardi di euro, ma il
piano di "risanamento" sarà
elaborato dal Fondo
Monetario Internazionale,
cioè dagli Stati Uniti, con
il solito criterio dei
"sacrifici". Ciò è stato
meravigliosamente recepito
dal proletariato greco che,
prima ancora di sapere quali
saranno le misure adottate,
è sceso in piazza con un
possente sciopero generale
preventivo. Solo chi
ha adottato il motto secondo
cui il lavoro nobilita, o
santifica, o "rende liberi"
com'è scritto sul cancello
di Auschwitz, crede che sia
un paradosso lottare contro
il lavoro quando il lavoro
manca. Più una società
è moderna, più libera
forza-lavoro e la rende
superflua. Nessuno può
impedirlo. E' un processo
reale che relega
economisti, sindacalisti,
preti e tutti i cultori del
"diritto al lavoro" al rango
di mediocri utopisti,
sacerdoti della Religione
del Capitale. Essi
contribuiscono a castrare
l'istinto di classe.
Spostano il problema
dall'uso della forza dei
milioni di proletari alle
trattative avvocatesche caso
per caso. ( Anche perchè
spesso l'istinto di classe
cessa di esistere anche nei
milioni di lavoratori che
vogliono diventare
"velini","calciatori" o
"imprenditori avvelenatori
del prossimo"...)
Dalla rivendicazione storica
e inconfutabile del salario
ai disoccupati e
della riduzione del tempo di
lavoro, alla disperazione di
chi sale sui tetti o
s'incatena sperando che ci
sia in giro qualche
telecamera. C'è stato un
nuovo suicidio tra i
dipendenti della France
Telecom, il
quarantaduesimo. E ce ne
sono ovunque. Gli operai di
un secolo fa lottavano
durissimamente e
orgogliosamente contro il
lavoro e non si sognavano di
far violenza a sé stessi,
semmai riversavano il loro
furore sull'avversario. Sarebbe sempre più
necessario, per il
capitalismo, un governo
mondiale dell'economia
globalizzata, e invece si
assiste a una regressione
nel controllo dei capitali,
al consolidarsi di una
gestione familistico-mafiosa
di traffici. La moderna
forma di proprietà
capitalistica non è più la
vecchia, capace e feroce
oligarchia, bensì una
melmosa
rete anonima di interessiche si esprime con
la forma fenomenica di
cricche, o racket.
Che oggi, tronfi della
propria impunità, diventano
pasticcioni, incauti, rozzi,
esposti al reciproco
ricatto. Quando nella
società il valore totale
prodotto è scarso, si fatica
non solo a distribuirlo
keynesianamente fra le
classi, ma anche a farlo
fluire nelle tasche dei
pochi capitalisti e dei
tanti
rentier strappa-cedole
nullafacenti. Come risultato
del tutto naturale si
intensifica la lotta con
ogni mezzo
per l'accaparramento del
poco che c'è, lotta
che ovviamente esula da ogni
regola giuridica. E in
modo altrettanto naturale
sboccia la schiera
dei bofonchianti moralisti,
piazzaioli violacei o
parlamentaristi in
doppiopetto, ma sempre
paladini di un capitalismo
senza effetti collaterali,
giustizialisti adoratori
della Legge, anzi, sbirri
del Potere Etico. Mentre gli
esecutivi nazionali (mai
accoppiata
sostantivo-aggettivo fu così
fuori luogo), si allineano
passivamente alle
aspettative del mercato
internazionale, i politici
si dedicano
all'intrattenimento serale
dei talk show.
Sappiamo così che,
accantonati i discorsi sulle
veline, nelle liste del Pdl
appariranno il dentista di
Berlusconi, il
fisioterapista del Milan e
il geometra di Arcore. Nel
Pd la precaria di Alitalia,
il ballerino e il ciclista.
Per carità, non faranno
danni imputabili a
dilettantismo, tanto le
decisioni non si sono mai
prese nei parlamenti. Con
buona pace dello stupido
mito democratico, come
sottolinea da tempo persino
un borghese come
Massimo Fini.
Antichi residui di
comunità organiche:non c'erano
schiavi
Nella
necropoli di Giza, in Egitto, sono
state trovate alcune sepolture dei
costruttori di piramidi.
Contrariamente a quanto credeva
Erodoto e a quanto molti credono
ancora adesso, le immense
strutture furono costruite da
uomini liberi e non da schiavi. La
società borghese tende a
proiettare le sue categorie
classiste anche su epoche
lontanissime, quindi le prove che
i pretesi schiavi di allora
fossero meglio sistemati e
alimentati della maggior parte
della popolazione mondiale ''di
oggi'' sono dure da digerire. In
realtà, come annotava Marx, essi
vivevano in una delle società più
vitali e self-sustaining
che siano mai esistite, senza
proprietà privata, senza denaro,
senza Stato e non schiavista. E le
copiose raffigurazioni di composta
bellezza che essa ci ha lasciato
riflettono una serenità sociale
che oggi ci sogniamo.
Il fumo e l'arrosto
Barack Obama fa il duro inviando
truppe d'invasione in Afghanistan
e ad Haiti, ma si mostra delicato
e sensibile di fronte ai pescecani
della Big pharma che gli
affossano la miniriforma sulla
sanità (Miniriforma, nemmeno
riforma....). Abbaia contro le
banche vampire, ma queste sanno
che non morde e macinano
imperterrite immani profitti
speculativi. Tuona contro le
lobbies industriali e
finanziarie, ma lascia che la
Corte Suprema, controllata dai
repubblicani, cancelli ogni
limitazione al finanziamento dei
partiti da parte di quelle stesse
lobbies. In compenso
nella sua veste di presidente dei
liberals nomina con un
"fondamentale" gesto
politically correct la
transessuale Amanda Simpson a
Consigliere Capo del Dipartimento
al Commercio. Le pubbliche
relazioni sono salve, l'America è
sempre la stessa e i demo-sinistri
di tutto il mondo continuano a
chiedersi perché diavolo siano
sempre perdenti. Demo sinistri
come sinistrati in un paesaggio
che li vede solo come cornice.
In un mondo globalizzato i salari
si confrontano al di là di ogni
frontiera; ma i capitali nazionali
sono comunque costretti a
competere e quindi sfruttano il
differenziale che spinge i
proletari dei paesi emergenti
verso i paesi maturi. Cresce la
febbre xenofoba come a Rosarno, ma
cova sotto la cenere ben altra
devastante antitesi che non ha
nulla di "rivendicativo": quella
fra l'operaio e il Capitale. Non
un'ingiustizia specifica, ma
"l'ingiustizia tout-court".
Il serbatoio di manodopera a basso
prezzo si fa infinito. In Italia
siamo all'8,3% di disoccupazione
(il 26,5% quella giovanile), il
9,5% in Europa, il 10,5% negli
Stati Uniti, il 30% nel mondo. E
gli economisti chiedono a gran
voce che si aumenti ancora la
produttività, cioè che si produca
di più con meno operai. Cioè che
si aumenti ovunque a dismisura
"l'ospizio di invalidità
dell'esercito operaio attivo".
Mentre cresce a dismisura la massa
di schiavi, questi si, non quelli
dell'Antico Egitto, i sinistri nel
cervello cosa vogliono?? Ancora
più schiavi: infatti il
facondo ministro I-POD NANO dice
che l'articolo 1 della
Costituzione, quello della
repubblica fondata sul lavoro, non
ha senso. Insorge la CGIL in
difesa del sacro lavoro (???!!).
Fanno coro echi sinistri. Il
termine però, senza un aggettivo,
vuol dire tutto e nulla. "Lavoro"
è quello dello schiavo, del
borghese, dell'operaio, del pio
bove o della macchina???
L'aggettivo che bisognerebbe
aggiungere, se avessero senso le
costituzioni, è: "salariato", in
modo da specificare l'origine di
tutto il valore prodotto
in una società. Senza di esso
l'articolo 1 è una presa per i
fondelli corporativa e
fascio-togliattiana. Anche il Papa
si è accorto che qualcosa non
quadra. La soluzione arriva dal
Cielo:"I
problemi non mancano, nella Chiesa
e nel mondo, come pure nella vita
quotidiana delle famiglie. Ma,
grazie a Dio, la nostra speranza
non fa conto su improbabili
pronostici e nemmeno sulle
previsioni economiche, pur
importanti". Ce l'ha con gli
astrologi e con il loro
equivalente accademico, gli
economisti. Anche il ministro
Tremonti era stato critico nei
confronti degli
economisti-astrologi e non
sappiamo se, come il Papa, confidi
anch'egli nel divino. Sta di fatto
che la dinamica reale si specchia
nella legge della miseria
crescente e non nei miracoli. Che
a quanto pare sono rari come i
funghi magici, oppure sono in
difficoltà a causa della crescente
massa di problemi. Notizie di un
giorno qualunque dal fronte
"proletario": a Brembio (Lodi) il
picchetto alla Fiege prosegue; a
Venafro (Isernia) la Geomeccanica
è occupata dagli operai; anche il
Pastificio Chirico di Teverola
(Caserta) è occupato dai
lavoratori; a Milano i lavoratori
della Omnia bloccano i manager
dentro l'ufficio e interviene la
Digos a liberarli (giusto 5 mesi
fa le televisioni inquadravano i
"gruisti" dell'ex Lambretta che
raggiungevano un accordo di
massima: tutti ad urlare la fine
dei problemi....); a Torino e
altrove continua la lotta dei
lavoratori Eutelia... Milioni di
proletari in situazioni identiche
lasciati a sé stessi divisi in
piccoli gruppi dediti a innocue
scalate dei tetti od occupazioni
invisibili. Difficoltà enormi, al
momento, a rompere con la natura
corporativa dei sindacati e con il
miraggio del lavoro-galera.
Compaiono però embrionali segni di
coordinamento. Là dove l'agoniato
lavoro c'è, si trasforma in
schiavitù vera: in posti come
Rosarno c'è schiavitù, certo, ma
per niente antica. La 'ndrangheta,
come le altre mafie, è un'azienda
multinazionale e il lavoro
precario con il salario ridotto
all'osso è la norma globale.
Alcuni dei neri furibondi avevano
dipinto sui volti segni antichi di
guerra, rivendicando una "comunità
umana" che non c'è più, ma la loro
esplosione era quella del
salariato moderno, per il quale si
sta facendo sempre più indistinto
il confine fra la rivendicazione
sindacale e la ribellione
all'intero sistema. No, non è un
problema solo dei neri. Anche
degli italioti cretini: Craxi ad
esempio eccelleva nello sfruttare
il cretinismo italiota, ma è stato
vittima del suo stesso gioco. I
suoi eredi hanno esasperato la
questione: bisogna esagerare,
andare fino in fondo con media,
mafie, spartizioni del malloppo. E
quindi è giusto che celebrino il
precursore dichiarando l'avvento
del Tempo dell'Amore. Persino De
Mita, storico avversario di Craxi,
dice che "è giusto
riabilitarlo, era parte di un
sistema." Delizie da basso
impero, un "sistema" decadente
anche quello. Decadente è anche
l'assistenzialismo americano: con
uno scatto d'orgoglio se n'è
accorto il "ginnico" Bertolaso
sbarcato ad Haiti. Haiti era già
un territorio a sovranità
limitata, dove il governo
nazionale era praticamente
sostituito dai soldati dell'ONU.
Dopo il terremoto, con curioso
tempismo, gli Stati Uniti hanno
inviato un notevole contingente
militare, subito accusati
d'invasione militare da alcuni
governi sudamericani. In effetti
neppure dopo l'uragano che a casa
loro aveva distrutto New Orleans
erano stati così solerti e
"generosi" nei soccorsi. C'è
ovviamente una logica: occupati
gli aeroporti e i centri
nevralgici, ad Haiti dirigeranno
di fatto tutto quel che si muove.
La guerra umanitaria non è solo un
ossimoro. Ossimoro è anche il muro
sicuro e l'appartamento coibentato
anti-incendio, sentite cosa sta
succedendo:
Israele
innalzerà il quarto muro. Uno si
snoda già intorno alla
Cisgiordania, uno al confine del
Libano e uno intorno alla
striscia di Gaza. Il prossimo
sorgerà al confine con l'Egitto.
Il governo sionista dice che è
per tener fuori i nemici; ma se
guardiamo una mappa qualsiasi
vediamo che in realtà gli ebrei
si sono rinchiusi all'interno di
un piccolo territorio circondato
da un miliardo di islamici.
Sempre in Medio Oriente, a
Dubai, c'è stata l'inaugurazione
del grattacielo più alto del
mondo e alcuni video ne hanno
mostrato la soluzione
antincendio: siccome a 800 metri
d'altezza non si può scappare da
nessuna parte, in caso di
pericolo ci si barrica dentro a
un locale blindato, coibentato e
ventilato. Pregando che arrivi
aiuto dal cielo prima di finire
arrosto.
Fuori
dalla crisi?
La
parola d'ordine è: ottimismo. Di
fronte al collasso dell'economia
mondiale vi è stato il più
massiccio intervento delle
maggiori nazioni, il più
coordinato, il più veloce, il più
costoso. E sembra aver avuto
risultati, se non positivi, almeno
in termini di blocco della
catastrofe. Il problema è proprio
questo: il blocco. La produzione
industriale non ha recuperato ciò
che ha perduto; la disoccupazione
è al 9% nei paesi OCSE e al 10,5%
negli Usa; il costo del denaro è
praticamente a zero e facilita
semplicemente l'effetto leva della
speculazione. Tutti i parametri
della produzione e della finanza
sono al momento mediamente
peggiori di quelli del 1929
(vedi
link) e sarà veramente
interessante vedere gli effetti
dei tanto sbandierati futuri
"investimenti produttivi" nel
corso di una crisi che è già di
sovrapproduzione.
Tuoni in lontananza
Ibrahim M�Bodi, un operaio
senegalese cerca di riscuotere due
mesi di salario arretrato dal
padrone il quale per tutta
risposta lo uccide con nove
coltellate. Vegim Spahiu, un
operaio albanese di 24 anni, fa
irruzione in un residence di lusso
sequestrando e terrorizzando la
famiglia dell'imprenditore presso
cui lavorava. Per adesso è
stupefacente che certe isole
felici per ricchi, dove persiste
l'odore dell'erba appena rasata e
luccicano le cromature dei SUV,
vengano trasformate in territorio
di guerra. Non c'erano protezioni
in quel residence, "non era mai
successo niente", regnava un senso
di impunità sociale. Frasi che
incominciano ad essere usate con i
verbi al passato.
Stato d'assedio
Non è una novità che lo stato
d'assedio venga utilizzato come
istituzione organica al
funzionamento dello Stato. Già a
metà Ottocento, in Francia, lo
stato d'assedio liberò la società
borghese dalla necessità di darsi
strumenti articolati di governo.
L'esecutivo era tutto ciò di cui
aveva bisogno lo Stato per
salvaguardare i rapporti sociali
capitalistici. Fascismo e
stalinismo completarono l'opera, e
solo dopo la Seconda Guerra
Mondiale s'inventò l'attuale
fascismo democratico mantenendo il
teatrino dei parlamenti. Ogni
tanto la mistificazione cade:
negli USA si rispolvera il Patriot
Act, in Iran si spara sulla folla,
in Grecia il passo pesante dei
reparti di polizia e dell'esercito
sovrasta le chiacchiere
parlamentari. L'eccezione si sta
facendo norma ecologica, di
pulizia ecologica.
Per noi è evidente che solo
l'estinzione dell'esistente
lascerà il posto alla vera
ecologia, cioè a un
metabolismo naturale che
armonizzi la
produzione-riproduzione della
nostra specie con l'esistenza
delle altre specie e l'integrità
della biosfera. Altri pensano
che sia possibile "fare
qualcosa" all'interno di questa
società. Ma i sistemi
legislativi ed esecutivi attuali
non possono far altro che agire
su produzione, consumo e
profitto, cioè sempre dal punto
di vista del capitalismo cui
viene aggiunto l'improbabile
aggettivo "sostenibile". Oggi il
bisogno di ecologia non si
trasforma che in bisogno di
produrre e consumare ideologia e
merce ecologistica.Secondo
The Economist l'aumento
delle aziende "ibride", cioè
operanti a cavallo fra il
privato ed il pubblico sarebbe
deleterio per la salute del
capitalismo (una situazione
tipica è quella del settore
energetico, dove le 13 maggiori
compagnie mondiali sono a
controllo statale). Queste tarde
lamentazioni liberali fanno
sorridere. Nelle sue estreme
manifestazioni la società
capitalistica, ormai regressiva
e conservatrice, non può più
fare a meno dell'assistenza
dello Stato.(VEDERE IL SISTEMA
DELLA RISERVA FRAZIONATA
BANCARIA E DEL DOMINIO DELLA
IPER BORGHESIA BANCARIA COL
SIGNORAGGIO...) Il capitalismo
romantico del rischio d'impresa
appartiene agli strati fossili
del Capitale. Quello affarista
attuale vive e prospera solo in
simbiosi con lo Stato in quanto
garante degli interessi
complessivi della borghesia.
Quest'intima alleanza ha
dimostrato il superamento
''definitivo'' del capitalismo
privato. Indietro non si può
tornare, né si possono rendere
efficienti i mostri statali
super-inflazionati.
Dinamica suicida
Negli Stati Uniti il terzo trimestre
del 2009 ha visto aumentare la
produttivita', nel settore dei beni
durevoli, dell'8,1% rispetto
all'anno precedente.
Il Sole-24 Ore
commenta:
"E' un
aumento davvero rapido, frutto
anch'esso della crisi, dell'enorme
perdita di posti di lavoro. [...]
Con una crescita sostenuta a questo
ritmo in tre/quattro anni, il
settore potrebbe fare a meno quasi
del tutto di lavoratori!".
C'e'
solo un problema: aumento della
produttivita' vuol sempre dire,
globalmente, diminuzione del saggio
di profitto, crisi di
sovrapproduzione e aumento della
sovrappopolazione relativa.
Gli analisti richiamano
l'attenzione sul considerevole
aumento dei prezzi di copertura dei
derivati su titoli emessi dagli
Stati contro il rischio della
propria insolvenza. La crisi del
Dubai, emirato in cui avevano
trovato rifugio capitali di altri
paesi, da Abu Dhabi all'Inghilterra,
ci ha fornito
un'ulteriore dimostrazione del
perche' la crisi generale non sia
solo "finanziaria": la
triviale rendita dei grattacieli e
delle pseudo-isole di Dubai doveva
essere pagata con rendita
petrolifera e capitale
fittizio. Siccome ogni rendita e'
parte del plusvalore, la
stretta/CRESCITA produttiva ha
provocato, oltre alla fibrillazione
del capitale fittizio, una
restrizione della sorgente della
rendita: con la chiusura dell'80%
dei tanto magnificati cantieri.
Hanno detto che la crisi era
finanziaria, che le banche erano
corresponsabili e che bisognava
prendere provvedimenti. Intanto il
Federal Reserve System rifiuta
qualsiasi ipotesi di controllo da
parte del presunto onnipotente Stato
americano; la UBS, colosso bancario
svizzero, minaccia di spostare il
suo quartier generale all'estero se
il governo dovesse approvare norme
di controllo; alcune delle piu'
grandi banche salvate dal crack
stanno restituendo i miliardollari
ricevuti per non essere sottoposte
ai vincoli statali che ne derivano.
Tutto ricomincia come prima, alla
faccia di chi crede che siano i
governi a governare e non il
Capitale.
Le banche europee stanno emergendo
dalla crisi creditizia piu' grandi
di quanto non fossero prima dello
scoppio dei problemi finanziari,
mettendo a rischio le loro
rispettive economie nazionali.
BNP Paribas, Barclays e Banco
Santander sono tra i 352 istituti
del Vecchio Continente le cui
dimensioni sono aumentate
dall'inizio del 2007, stando ai dati
raccolti dall'agenzia Bloomberg.
Quindici di queste banche possono
contare su asset maggiori di quelli
delle loro rispettive economie. Tre
anni fa erano 10 gli istituti a
poter vantare un tale record.
Negli ultimi due anni nel complesso
i governi del Vecchio Continente
hanno sborsato $5.300 miliardi in
aiuti alle banche in difficolta'.
Gli istituti bancari salvati dai
governi nazionali sono i nove
peggiori titoli delle 64 componenti
dell'indice del settore bancario
europeo di Bloomberg dal fallimento
di Lehman Brothers, il 15 settembre
del 2008, ad oggi.
No-B-day
Dal flash-mob allo
smart-mob
Nonostante tutto,
riteniamo che la manifestazione di
sabato sia molto importante. Non per
l'esempio di democrazia diretta
della quale non c'importa nulla (i
centomila oggi uniti da un
"sentimento contro" saranno disuniti
domani su altro), ma per il sordo
borbottìo sociale che prende forma
non appena si stabilisca una rete
polarizzata su un interesse preciso.
I giovani organizzano flash-mob (che
non servono a niente), qualche
sociologo ha già individuato gli
smart-mob (finalizzati). Non
scandalizzatevi: Lenin guardando
alla rete di fabbrica (fatta di
acciaio e non di bit) la chiamava
spontaneità organizzata.
Piu' di due milioni
di disoccupati in Italia, ai quali
bisogna aggiungere circa 6 milioni
di precari, ci offrono un quadro
della situazione sociale. C'e' da
aggiungere che la maggior parte dei
contratti in scadenza non vengono
rinnovati e i cosiddetti
ammortizzatori sociali risultano
sempre più inadeguati rispetto alla
valanga in arrivo. Quando
addirittura gli economisti parlano
di "generazione lavoro zero", ha
ancora senso battersi per un posto
di lavoro che non c'è più invece di
rivendicare senza tante storie
salario per i disoccupati?
Mattanza artigianale,
sfruttamento globale
In Peru' hanno
arrestato quattro "mostri"
sospettati di aver assassinato
almeno 60 persone a scopo di lucro.
Estraevano dai cadaveri grasso umano
che vendevano ad aziende europee di
prodotti cosmetici. Si sapeva del
commercio di organi dei vivi, ma
questa del grasso dei morti e'
nuova. Con i tempi che corrono e con
la spaventosa cifra cui e' salita la
sovrappopolazione relativa, il
business e' assicurato.
L'indignazione della stampa
internazionale e' fuori posto: nella
fabbrica globale, il corpo dell'uomo
e' incorporato al sistema
di macchine come appendice
biologica.
La morte fa parte del
tutto ed e' abbondante senza
bisogno di "mostri"
assassini, addetti a un settore
artigianale rozzo e poco efficiente.
Ad esempio l'industria europea
dell'automobile produce incidenti
stradali per 130.000 morti all'anno
e quella della "salute" milioni,
senza contare i morti per fame in
tutto il mondo (forse un po' troppo
magri per estrarre grasso da
cosmetici).
La
borghesia ha festeggiato
rumorosamente i venti anni dalla
caduta del muro. Che, tra l'isteria
dei sinistri paventanti un Quarto
Reich e la stupidita' dei
destri inneggianti allo Spirito
Tedesco, nessuno era riuscito a
prevedere. Mentre gli ideologi (la
testa)
avevano guardato ad un futuro in cui
non avevano affatto creduto, il
futuro era loro precipitato addosso
nella veste di una massa (la pancia)
transitante sotto lo sguardo
sbigottito degli sbirri orientali e
dei grassi cittadini occidentali.
Una pancia
fatta di sacchetti di plastica che
muoveva vuota verso Occidente e
tornava ad Est piena ("di banane e
di riviste porno", dissero gli
ineffabili pennivendoli). Incurante
di essere o no rappresentata al
futuro Bundestag o di cosa avrebbe
pensato Hegel sul nuovo Stato.
Impotenti
comunque
tutti, testa e pancia, a capire
perché mai dopo vent'anni si stia
peggio di prima.
Mentre nel
presunto ovest si festeggia il
nulla, gli equilibri internazionali
si modificano, eccome: la Turchia si
muove ormai come potenza locale,
consapevole della sua crescente
importanza geopolitica. Ha preso
posizione contro l'invasione di Gaza
da parte di Israele; ha vietato il
suo spazio aereo durante le recenti
manovre Nato; ha mostrato
un'apertura verso Hamas; ha firmato
con l'ex arcinemica Armenia un
protocollo d'intesa; ha intavolato
colloqui per un avvicinamento con
Siria e Iran; ha preso contatti con
la popolazione turcofona dal Caucaso
allo Xinjiang, spiazzando persino il
governo cinese. Tutte mosse di un
vasto giuoco geostrategico che
coincidono con la sua storica
vocazione euroasiatica. Voltando le
spalle ad una Unione Europea Ottusa
e inconsistente. Insomma, un "paese
amico" che all'interno dello
schieramento occidentale sta
diventando assai scomodo. Alla
modifica degli
equilibri”geostazionari” si unisce
la trasformazione dell’industria:
mero supporto della mercificazione
totale. La costruzione in molti
Paesi asiatici di cargo civili
rapidamente convertibili in navi da
guerra trova corrispondenza in un
significativo
spot
pubblicitario
per il reclutamento delle Forze
Armate taiwanesi. In una
sequenza hollywoodiana, aerei, carri
e navi
transformer
diventano scintillanti
robot. Un
bambino saluta militarmente il nuovo
videogame.
Nell’altro capo del mondo, il
programma Constellation varato da
Bush per il ritorno sulla Luna e la
"conquista" di Marte sara'
interrotto. Più che di Marte si
trattava di una conquista dei crani,
pura propaganda (e ovviamente
business) a colpi di
tecno-ideologia, ma si e' rivelata
troppo costosa per i tempi che
corrono. A dispetto degli affaristi
della NASA, Obama avra' in cambio
maggiori fondi per l'Education.
Prendera' così due piccioni con una
fava: chiudera' uno stolto progetto
mangiadollari e continuera' la
campagna ideologica con uno
strumento come il rincoglionimento
scolastico, senz'altro piu'
economico e piu' efficace. Barack
Obama, Nobel per la Pace, non perde
tempo: dopo aver annunciato l'invio
di altri 30.000 mercenari in
Afghanistan ordina ai burattini
d'Europa di dare una mano.
Senza neppure chiedere il
loro parere. Gli "alleati" abbozzano
pubblicamente: manderanno anche loro
ulteriori truppe. In segreto pero'
sbuffano. Primo perche' se un
soldato americano costa 770.000
dollari all'anno l'omologo della
coalizione non costa tanto di meno.
Secondo perche' nessuno al momento
ha capito bene che cosa dovrebbero
fare i nuovi soldati. Se quelli gia'
inviati fossero serviti a rendere
autosufficiente l'esercito del
governo fantoccio, come si dice, il
loro numero dovrebbe diminuire, non
aumentare. Anche in Vietnam c'erano
basi mai sufficientemente piene di
soldati e un esercito fantoccio mai
abbastanza addestrato. Obama e' il
presidente della “svolta”…..a non si
sa che cosa. Tutti si sono
rincoglioniti di internet per via
dei voti presi on line, ma la
politica, quella e' ancora tutta da
“internettizzare”: in un afflato di
ottimismo orientaleggiante,
Super-Obama ha dichiarato alla
platea dei Paesi dell'APEC:
"Una marea crescente
solleva tutte le navi".
Ma,
mr. President,
il suo ministro del tesoro mr.
Geithner le avra' pur detto che
questa non e' una marea ma una
super-crisi che gli esperti hanno
chiamato "tempesta perfetta". E il
suo segretario di stato mrs. Clinton
le avra' pur riferito,
di ritorno da
Pechino, che il tradizionale trucco
americano del super-protezionismo
interno e super-liberismo per gli
altri ormai non lo digerisce piu'
nessuno, Cina in testa. Oltre tutto
e' un tantino controproducente dire
ai super-esportatori cinesi: "non
contate sui consumi americani",
accampando il livello della
super-disoccupazione USA. Il suo
paese ha un super-debito con la Cina
e questa, oltre al complementare
super-credito, ha anche una
super-riserva in dollari, vi terra'
d'occhio.
Qualche
super-problema? Hollywood,
anticipando le tendenze meglio degli
economisti e dei sociologi, fara'
super-bingo
con il film super-apocalittico
2012
per il quale si prevedono
super-incassi. "Punire e rieducare"
diceva una volta la borghesia di
fronte a quelle che considerava
"devianze sociali". Oggi la
sovrappopolazione relativa
rispetto
al tempo di lavoro disponibile e' in
aumento, e cresce in via del tutto
naturale anche la sovrappopolazione
carceraria. La "rieducazione" passa
in ombra, il problema carcerario
diventa l'ennesima "emergenza". E
siccome la fabbrica sociale di
criminalita' non è riformabile, ecco
che scatta l'annientamento. In
Italia quest'anno sono stati
sessanta i suicidi in carcere, senza
contare i tentativi. Centocinquanta
i morti per cause non naturali.
Sovraffollamento, certo, al quale
guarda con cupidigia la
lobby
dell'edilizia carceraria in attesa
dei campi di concentramento
all'americana. E i sinistri che
piagnucolano sulle riforme avranno i
loro bravi cantieri.
La strada per l'inferno è lastricata di buone
intenzioni
Dai giornali borghesi traspare - magnifica per noi - la
preoccupazione della classe al
potere per la propria... impotenza.
E' la volta del Financial Times
che a settembre stima per il mercato
azionario una sopravvalutazione del
30-40%. Di fronte a un fatturato
industriale che non cresce, è
difficile prendere per buono l’auspicio
degli economisti per una ripresa che
riporti i livelli del PIL al 2007
entro il
2014. Perciò il giornale inglese non
fa che riconoscere una rinnovata
corsa alla collocazione del capitale
fittizio, insomma, un'altra bolla
finanziaria, alla faccia delle buone
intenzioni produttivistiche dei
governanti.
Secondo
CreditSights,
una società di ricerca americana, le
grandi banche USA salvate dal
disastro e praticamente
nazionalizzate stanno rimettendosi
in sesto e marciando verso un'altra
bolla. Il guaio è che esse
rappresentano solo la punta
dell'iceberg, il resto per adesso
non fa notizia. Dall'inizio del 2008
sono fallite in USA 118 banche sulle
8.200 esistenti. Ma secondo la
suddetta società altre 1.100 banche
potrebbero aver bisogno di essere
salvate. Dicono che sia a causa dei
titoli tossici di ogni tipo che
continuano ad essere sul
mercato. Sarà, ma intanto non
arrivano segnali da quella che
chiamano economia reale, dove si
produce il plusvalore. Nel
frattempo
la curva ascendente della produzione
cinese di automobili ha appena
incrociato quella discendente della
produzione americana. Nel 2001 Cina
e Stati Uniti producevano
rispettivamente 2,5 e 19 milioni di
automobili; oggi entrambi i paesi ne
producono 12 milioni. L'incrocio
dell'intera produzione industriale
si era già verificato nel 2003. Il
prossimo incrocio sarà quello delle
produzioni ad alta tecnologia e fra
una dozzina di anni, se le cose
continuano così, ci sarà quello
dell'intero prodotto nazionale. Già
oggi la Cina possiede 2.000 miliardi
di dollari in titoli di stato
americani e riserve monetarie, vale
a dire un settimo del PIL americano:
fra dodici anni possiederà
virtualmente gli interi Stati Uniti.
E' evidentemente in corso una sfida
al possibile. Interessante.
Le cannonate non mancano, ma per il
momento la guerra preventiva degli
USA al resto del mondo si
configura come guerra economica per
il controllo dei flussi di valore.
Difficile però condurla sul piano
valutario come al tempo della
supremazia totale del Dollaro. Oggi
la valuta americana viene lasciata
cadere a 1,50 contro l'Euro. Si
avvantaggiano le esportazioni USA e
si svaluta anche un poco il debito
americano. Ma gli Stati Uniti sono
un paese importatore netto, con un
deficit commerciale intorno ai 3-400
miliardollari all'anno, quindi
pagano caro quel che producono
altri. Inoltre i paesi asiatici,
Cina e Giappone in testa, hanno
forti crediti e riserve in dollari,
quindi mal sopportano giochetti su
quel terreno. Così spingono - specie
la Cina - per un'alternativa, magari
una moneta internazionale al posto
del Dollaro. Equilibrii
delicatissimi: il maggiore paese
imperialista collasserebbe se la sua
non fosse più la moneta di riserva
mondiale.Anche
l’Europa Unita non se la passa molto
bene: di fronte ai 27
ministri dell'agricoltura
dell'Unione Europea riuniti,
cinquemila contadini hanno gridato:
"Cambiare il sistema del latte o
sarà guerra". Questa
volta le sovvenzioni (280 milioni di
euro, circa 1.000 euro a produttore)
garantite dall’Unione
non sono bastate a fermare la
protesta. Al contadino europeo
produrre latte costa mediamente 40
centesimi al litro, ma sul mercato
egli ne spunta solo 28. Il resto lo
paga lo Stato, come
avviene
per altri prodotti agricoli, con un
trasferimento di valore dal resto
della società al contadiname, al
fine di calmierare il prezzo del
cibo (un po' come se ci fosse la
"mutua" per gli alimenti, di cui
paghiamo solo il
ticket). Questo valore è
per definizione profitto, salario e
rendita; quando la crisi esplode
proprio per carenza di valore reale,
lo scontro si acuisce. In Italonia
poi la NON crisi esposta dalla
stampa pagata dallo stato si inventa
una pseudo opposizione di zombie che
raccolgono con le primarie
all’americana 15 milioni di euro per
eleggere una stronzata: con le
primarie per l'elezione del capo del
PD(meno elle, solo una consonante
per distinguersi ) la farsa
elettorale si è ripetuta e
aggravata. Il proletario in veste di
elettore "libero e sovrano" non solo
è chiamato a scegliere ogni cinque
anni i rappresentati di chi lo
sfrutta (Lenin); adesso dovrebbe
anche votare per la scelta di chi lo
chiamerà... a votare. Siamo al
delirio. Niente programmi, niente
proposte, neanche in ambito
beceramente riformista. Neanche un
minimo di pragmatismo stalinista
residuo. Solo puro parlamentarismo
clownesco, ma con effetti dolciastri
da pubblicità del Mulino Bianco. Se
i sinistrati mendicano briciole
sventolando la pseudo difesa del
“liberalismo-democratico”, parolone
nel quale ficcarci di tutto, i
“destrati” rispondono con il loro
ministro delle Piramidi Tremorti:
questa volta, forse memore del suo
passato "socialista", s'è lanciato
in difesa del posto fisso e di tutti
i valori collegati, compreso il
welfare, che c'entra con
il mettere su casa e famiglia,
garanzia di stabilità sociale.
Impossibile dargli torto: con
Mussolini funzionò benissimo.
Berlusconi approva. Marcegaglia,
capa della Confindustria, ingrana la
protesta automatica. I sinistri sono
spiazzati. I sindacalisti prendono
in parola il ministro "nemico".
Intanto fuori dalla sala, lontano
dalle chiacchiere, milioni di senza
riserve agognano un salario che
non avranno mai. Caro ministro, il
posto fisso col
welfare vi converrebbe
un sacco, ma è acqua passata. Come
la stabilità sociale.
Il solito riformismo fascista
Sembra che il fondo del barile non
sia mai raschiato abbastanza. Al
meeting di Comunione e Liberazione
il ministro dell'economia Tremonti
ha lanciato una proposta per la
compartecipazione dei lavoratori
agli utili delle aziende. Le
modalità non sono ancora note, ma lo
scopo è chiaro: una indicazione
viene dal ministro del lavoro
Sacconi che a Cortina ha accolto
entusiasticamente il progetto
sottolineando nel contempo il
"bisogno di liquidità" delle
imprese. I lavoratori, già truffati
con i fondi pensione cui hanno
affidato il Tfr, ora vengono
chiamati di nuovo a trasformare il
loro salario in capitale... altrui.
Tra proclami trionfali e applausi a
scena aperta avanzano i vittoriosi
operai della INNSE. Che siano
vittoriosi non ci sono dubbi, è una
questione di cosa si chiede in base
a ciò che viene offerto. Lo ha
affermato persino Tremonti
davanti alla platea dei ciellini
riuniti a convegno (che si sono
spellati le mani dagli applausi):
quegli operai non hanno fatto
violenza ad altri cittadini... ma l'han
fatta alle nostre coscienze
obbligandoci alla riflessione. E
coscienzioso è stato il nuovo
padrone, uno dei "nostri", così
sensibile a quella violenza tanto
dolce da sembrare una supplica. E ci
ha messo i soldi, i "suoi" questa
volta! E così, in un tripudio di
luddismo al contrario e di spudorato
interclassismo, gli operai hanno
"salvato" quella che nelle
interviste chiamavano la
"loro" azienda. Loro sono stati
bravi, hanno lottato. E' il copione
che è sbagliato, fin dai tempi dell'ordinovismo,
quando gli operai si
autoimprigionarono in fabbrica e
l'esercito restò, con i fascisti,
padrone della piazza. Nel ribollire
dinamico della moribonda società ,
la necessità di una nuova
appartenenza si manifesta con
comportamenti anti-sociali. Comunità
informali emergono senza ordine
apparente e migliaia di persone
vengono coinvolte in lotte
spasmodiche. Ribellioni cieche e
inconsapevoli delle implicazioni,
incapaci di affermare il nuovo ma
ben determinate contro
l'insopportabile esistente. E già
questo, per i guardiani dell'ordine,
è preoccupante. Basti segnalare
quanto accaduto a Pozuelo, nella
periferia di Madrid: al termine di
una serata di festa centinaia di
giovani incazzati si sono scontrati
con la polizia, danneggiandone le
auto e cercando di assaltare un
commissariato. La polizia ha dovuto
sparare per aria e usare pallottole
di gomma. Teppisti ubriachi è stato
il solito verdetto. Mezza verità,
stupidaggine totale. Il fatto è che
nell'Occidente evoluto e democratico
le battaglie di strada si fanno
sempre più frequenti e devastanti. E
sempre più capaci di
auto-organizzazione. Un vero incubo
per la borghesia. Il livellamento
dei salari e delle condizioni
sociali si fa mondiale e quindi
altrettanto mondiale si fa lo
scontro . Per ora sono episodi
trattati in modo marginale dai
media: qualche sequestro di
dirigenti o fabbriche minate in
Francia, un dirigente ammazzato di
botte o una fabbrica inquinante rasa
al suolo dagli operai in Cina,
scioperi violentissimi in Sudafrica
e in Corea, ecc. Al momento in
Italia prevalgono comportamenti
lamentosi e autolesionisti, e ancora
rari sono gli episodi di scontro
classista. Ci s'incatena su di una
torre, si minaccia i suicidio, si fa
uno sciopero della fame. Qualcuno si
suicida davvero, uccidendo magari
chi gli sta vicino, e allora se ne
svela la ragione: era rimasto
disoccupato e non poteva più
mantenere la famiglia. Il fatto è
che non è un problema di "crisi": la
diminuzione irreversibile di "lavoro
necessario" è una legge sociale, non
un fatto contingente o la politica
di un qualsiasi governo. E’ talmente
vero che la Impala Platinum, in Sud
Africa, aveva concesso il 10% di
aumento ai i minatori che chiedevano
il 14%. Tre settimane di sciopero
durissimo ad oltranza per quattro
punti di differenza erano sembrate
eccessive ai sindacalisti della
National Union of Mineworkers, che
avevano quindi chiamato gli operai
alla ragionevolezza. Ora, il
"ragionare" dei proletari è ben
diverso da quello dei dirigenti
d'azienda e dei bonzi sindacali.
L'operaio deve campare, se ne frega
dei ragionamenti da contabile, delle
statistiche sui salari condotte
secondo le leggi del mercato. I
salari sono sempre "giusti", com'è
"giusto" il medio profitto secondo
le stesse leggi. Quindi da che
esiste capitalismo esiste un diritto
del lavoratore e uno del
capitalista. Si sa, diritto contro
diritto decide la forza. Con buona
pace di ragionieri e
sindacalisti:LEGGE SOCIALE. Altresì
la senescenza mortale del
capitalismo sta producendo un
rigurgito di tutti gli "ismi" che
sembravano condannati dalla
storia. Il primo posto va allo
stalinismo, il più efficace
travestimento dell'ideologia
borghese infiltrata nelle file
proletarie. Per quanto faccia un po'
ridere uno stalinismo senza Stalin,
senza i suoi discendenti diretti e
senza l'URSS, l'effetto
controrivoluzionario continua ad
essere tremendo. Il secondo posto va
al proudhonismo, sia nella versione
anarcoide (niente a che vedere con
gli anarchici di una volta), sia
nella versione borghese, ecologista
e no-global. Tutto il resto deriva
da questi due grandi ceppi storici.
L'insieme possiede a sua volta un'invarianza
di fondo: il travestimento parolaio
e non di rado truculento di vuote
istanze borghesi come libertà,
uguaglianza, fraternità, giustizia,
ecc., e quindi democrazia
interclassista. Di fronte
all'emergere della nuova forma
sociale, che si impone classicamente
come struttura che non sopporta più
la sovrastruttura, tutta la
"politica" tradizionale non è altro
che accanimento terapeutico sul
cadavere del capitalismo. Proprio
mentre s'intravede entro i rapporti
attuali l'emergere potente della
nuova forma, mai come oggi abbondano
gli atteggiamenti auto-referenziali
dei politicanti in crisi. La
borghesia mostra sempre più la
propria incapacità di porre i fatti
economici in un quadro teorico e
sistematico, riducendosi a trattare
lo stato dell'economia attuale come
un episodio passeggero. Con qualche
contraddizione. Ad esempio Tremonti,
a un anno dal precipitare della
crisi (il fallimento della banca Lehman
Brothers), con una perifrasi da
catastrofe atomica, si sbilancia ad
ammettere che il capitalismo è stato
prossimo a un
meltdown del nocciolo
sistemico. Poi, come tutti i suoi
colleghi nel mondo, procede come se
non fosse necessario capire quel che
è andato succedendo da
almeno trent'anni a questa parte. Perciò
è stato celebrato il compleanno
della crisi in clima di scampato
pericolo, senza che ci si facessero
troppe domande sul perché e sul
percome di eventi che non possono
certo ripetersi all'infinito.
Condannando l'eccessiva
finanziarizzazione del capitalismo,
gli economisti, echeggiati dai
governanti, hanno sostenuto la
necessità di un robusto sostegno
alla cosiddetta economia reale.
Naturalmente. Ma intanto Il
Sole 24 Ore documenta la
progressiva riduzione del credito
concessa dalle banche alle imprese.
Ma come: se solo negli USA la
quantità di moneta circolante è
aumentata del 100%! Dunque il denaro
ci sarebbe. Solo che non arriva alla
suddetta economia reale perché essa
è in crisi e perciò non è
affidabile. Quindi il denaro c'è ma
non può far altro che diventare
capitale fittizio. Perché? Con
criteri anticapitalistici la
risposta diventa facile:
semplicemente, siamo di fronte a una
crisi
industriale che si
manifesta solo in secondo luogo come
crisi finanziaria. Piaccia o no, è la marxiana legge della caduta
del saggio di profitto. Scrive Guido
Rossi, avvocato, manager, esperto di
conflitti intercapitalistici: "La
soluzione che appare più sicura nei
suoi risultati per dominare una lex
mercatoria, frammentaria,
interscambiabile e facilmente
eludibile sarebbe quella della
creazione di un'autorità politica
mondiale che avesse i necessari
poteri per applicare un diritto di
governo finanziario ed economico
globale". Luigi Spaventa,
economista, docente universitario,
manager ed ex ministro dell'economia
aggiunge: "Un dittatore
universale onnipotente e benevolo
risolverebbe la questione manovrando
leve opportune (segue l'elenco)".
Anche Sua Santità Benedetto XVI non
è indifferente al problema e
suggerisce nella sua ultima
enciclica: "Urge la presenza di
una vera Autorità politica mondiale".
Il guaio per ogni borghesia è che il
suo potere ha base nazionale e
questo vuol dire concorrenza e
guerra, altro che governo
universale. Nel frattempo, a livello
locale, il prossimo congresso della
CGIL si terrà nel mezzo di
un drammatico peggioramento
dell'occupazione, dei salari e delle
condizioni di vita e di lavoro in
generale. Le varie sinistre, non
solo sindacali, affermano che il
congresso sarà decisivo e avrà
conseguenze sulla natura del
maggiore sindacato per l'avvenire.
Purtroppo per
tutti
costoro, la natura dei sindacati è
stata storicamente determinata
dall'affermarsi del corporativismo
interclassista e sancita dal patto
del lavoro del dopoguerra. Questo
processo, perdurando le condizioni
attuali, è irreversibile e la prova
sta nel fatto che di fronte al
suddetto peggioramento delle
condizioni proletarie non
corrisponde una mobilitazione reale
ma tante dichiarazioni sulla
responsabilità verso l'economia in
crisi….Dalle sale cinematografiche è
passato VIDEOCRACY.
"La malvagità del banale",
così s'è espressa la critica
antiberlusconiana parlando
dell'ultimo film di Erik Gandini. Nel
quale si parla del
presidente-imprenditore tanto caro
agli elettori italiani, di come egli
abbia adattato a sé stesso una
"società civile" che non ha fatto
alcuna resistenza nel farsi
adattare. Nel film c'è molto
moralismo sinistrorso, ma oltre
all'indignazione piccolo borghese
emerge anche qualcosa di
interessante. La società del
Capitale è ormai mera contemplazione
onanistica dell'immane accumulo di
merci (materiali, immateriali e
soprattutto ideologiche) che la
inzeppa. E quindi non ha più freni
inibitori né un qualche tipo di
Etica Pubblica. Persino il
cervello singolo diventa un
terminale del Capitale impersonale,
per cui la vita stessa è ridotta a
pura rappresentazione egoistica di
tipo televisivo, senza un briciolo
di memoria sull'appartenenza comune
di specie.
"Signor
Cardinale Bertone,
apprendo dalla stampa che il giorno
7 ottobre 2009, memoria liturgica
della Madonna del Rosario, lei ha
intenzione di inaugurare la
mostra dall’emblematico
titolo: "Il potere e la grazia"
con il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi
che non posso chiamare "onorevole"
perché di "onorevole" nella
sua vita pubblico-privata, nella sua
politica e nel suo sistema di
menzogne non vi è nulla. Se la
notizia fosse vera, lei agli occhi
della stragrande maggioranza della
Chiesa italiana e del mondo si
renderebbe complice
e si assumerebbe la responsabilità
di molti abbandoni "dalla"
Chiesa da parte di credenti che sono
stufi che la politica della
diplomazia sovrasti e affossi la
testimonianza limpida del Vangelo.
Lei sicuramente sa, come lo sa ogni
parroco che vive sulla breccia dei
marciapiedi, che quest’anno vi è
stata una emorragia nei
confronti dell’8xmille che
moltissimi cattolici, anche
praticanti, hanno devoluto ad altre
istituzioni pur di toglierlo alla
Chiesa cattolica per le sue
ingerenze e connivenze con un
governo legittimo, ma ad altissimo
tasso di illegalità e immoralità.
Questo argomento credo che vi
interessi non poco sia come Vaticano
che come
CEI.
Dopo tutto quello che è successo, le
testimonianze, le registrazioni, le
inchieste, lo spergiuro pubblico in
televisione sulla testa dei suoi
figli, gli immigrati morti in mare
che il governo ha sulla coscienza;
dopo la legge infame che dichiara "reato"
lo "stato personale", cioè
la condizione esistenziale di "immigrato"
divenuto "clandestino" in
forza della
legge
Bossi/Fini;
dopo tutto
questo lei non può far finta
di nulla e farsi vedere in
pubblico con Berlusconi o qualcuno
dei suoi scherani.
Se parlate di morale pubblica e di
etica politica, dovete essere
coerenti con i vostri stessi
principi che spesso esigete dagli
altri che non hanno il
potere immondo di Silvio
Berlusconi, il quale si crede il
Messia e "solutus omnibus
legibus", visto che concepisce
se stesso come sultano e l’Italia il
suo sultanato personale. Egli pensa
di potere comprare tutto: i
tribunali, le sentenze, la
compiacenza di prosseneti e
lenoni che gli procurano
donnine a pagamento per sollazzarlo
con orge (e forse anche droga) di
cui egli continua a vantarsi
pubblicamente fino a dichiarare con
spudoratezza che: "il popolo
italiano vuole essere come lui".
Crede di potere comprare
anche il Vaticano, offrendo
leggi e favori a richiesta. Valuti
lei se le lenticchie fuori stagione
valgano una Messa.
Lei deve sapere che serpeggia nella
Chiesa uno scisma ormai non tanto
sotterraneo che sta emergendo di
giorno in giorno e bisogna stare
attenti che non diventi movimento o
peggio ancora separazione,
anche perché molti vescovi stanno
zitti, ma in cuor loro meditano e in
privato imprecano. Non prenda a cuor
leggero quello che le dico. Il mio
vescovo, cardinale
Angelo
Bagnasco,
e anche lei che mi ha conosciuto
bene, sapete che non dico bugie e
non parlo mai per sentito dire e di
ogni mia affermazione o gesto mi
assumo sempre la responsabilità
pubblica.
Per una volta, come Segretario di
Stato, sia prete, solo prete,
intimamente prete e disdica
ogni appuntamento con un
trafficante senza morale e senza
dignità che la sta usando solo per
affermare che i suoi rapporti con il
Vaticano e con il Papa "sono
eccellenti".
Le accludo la "Lettera
di ripudio"
che ho inviato a Silvio Berlusconi,
e che tante adesioni sta
raccogliendo nel mondo credente e
non credente. Se lei riabilita
Berlusconi, come ha già fatto
Gian Maria Vian,
direttore dell’Osservatore Romano
con l’intervista al Corriere della
Sera, nella Chiesa di Dio lei perde
il diritto di parlare di Vangelo,
etica e moralità.
Se Berlusconi riesce a comprare
anche il Vaticano con uno scambio di
leggi, favori e denaro, sappia che
non potrà mai comprare le
nostre coscienze di
credenti che ogni giorno pregano Dio
per la salvezza della "povera
Italia" e per la conversione
delle gerarchie ecclesiastiche che
spesso sono di scandalo e non di
esempio al popolo dei battezzati.
Preoccupato e amareggiato, la saluto
sinceramente." Paolo Farinella,
prete
COME ANTICIPATO
UN PAIO DI ARTICOLI FA, TESTA
D'ASFALTO GOVERNA IN ASSENZA DI
OPPOSIZIONE: IL SOGNO DI VIDELA,
PINOCHET, NORIEGA, SALAZAR, BATISTA,
KIM IL SUN, NIXON. Le nostre
affermazioni sono suffragate da
fatti precisi e scritti: D'Alema e
la soluzione un per cento
Se il
cane è il più fedele amico
dell'uomo, D'Alema lo è, da
sempre, dello psiconano. Da ogni
punto di vista. Politico con la
bicamerale. Giudiziario con il
mantenimento del conflitto di
interessi. Ed economico, con l'un
per cento da corrispondere
annualmente per la concessione
governativa delle frequenze
nazionali delle tre reti
televisive di Mediaset. Il grande
imprenditùr di Arcore paga allo
Stato italiano per le concessioni
solo l'un per cento del fatturato
della sua azienda. Grazie a chi? A
Massimo D'Alema, a quello che il
burro lo porta lui. Alla sua
legge 488
del 1999, pagina 32, articolo 27,
comma 9. Testa d'Asfalto paga 24
milioni di euro all'anno allo
Stato su un incasso di 2,4
miliardi. La famosa opposizione
del menga del PDmenoelle. E NON
FINISCE QUI'. IL BIS LO FA L'EX
SEGRETARIO DEI DS, EX PDS, EX PCI,
tutta una storia di ex: "Fassino,
basta la parola!
Fassino ha quel viso un po' così
che abbiamo noi quando ci danno
un calcio nei coglioni. Un
signore che farebbe la felicità
dei pubblicitari di lassativi.
Eppure ha una sua verve comica
che induce al riso, alla
sganasciata senza controllo. Il
PDmenoelle ha regalato le
televisioni allo psiconano, come
ha dichiarato Violante
in Parlamento, ma Fassino si
batte per la libertà di stampa,
"la
stampa è una forma di controllo
del potere". Per il lodo
Alfano non si pronuncia, aspetta
di vedere le motivazioni della
Corte Costituzionale, poi
deciderà sul da farsi.
Il confetto Fassino
dal dolce sapore di prugna
regola l'organismo, basta la
parola! Mentre GLI ALLEATI
SCODINZOLANTI DI TESTA D'ASFALTO
AFFILANO LE ARMI PER LA PROSSIMA
GENUFLESSIA, all'interno del PDL
tenta di uscire dal coma J.F.
Fini, non accorgendosi DI AVER
GIA' LIQUIDATO IL SUO PARTITO.
Gli rimangono le querele allo
SCAGNOZZO FELTRI, suo ex
picchiatore. Che i sinistrati di
sinistra avevano commesso danni
da 10 anni a questa parte lo
dice anche la NOSTRA SIGNORA
FETISH GELMINI:
Bocciata. La riforma
dell'università voluta dal
ministro Luigi Berlinguer,
che ha istituito le lauree
3+2 "non ha prodotto i
risultati attesi". Lo
sostiene il ministro
dell'Istruzione Mariastella
Gelmini in un documento che
è stato recapitato ai
rettori degli atenei nei
giorni scorsi. Come
riportato da La Stampa,
nella lettera il ministro
sottolinea il calo del
numero dei diplomati che si
iscrivono all'università e
sottolinea il "costante
aumento" dei fuori corso,
mentre un giovane su cinque
abbandona alla fine del
primo anno. Una situazione
di grave difficoltà, alla
quale si aggiunge un altro
problema: "Sono invece
fortemente aumentate -
scrive Gelmini - le
dimensioni dell'offerta
formativa e i costi, anche a
causa della proliferazione
delle sedi decentrate, un
numero estremamente levato e
difficilmente sostenibile".
Il ministro punta di nuovo
il dito contro le sedi poco
efficienti: "In oltre 70
sedi è attivo un solo corso,
in 30 due. [...] Appare
difficile sostenere che
questo aumento costituisca
una risposta efficiente alle
esigenze di miglioramento
dell'offerta e della sua
attrattività. Sembra anzi
che risponda a logiche
interne degli atenei o di
diffusione territoriale". Ad
aumentare non sono solo le
sedi, ma anche i docenti,
cresciuti del 20 per cento
in dieci anni, "pari a due
volte e mezzo l'aumento
delle immatricolazioni. Si è
inoltre verificato -
aggiunge il ministro - un
sensibile aumento del numero
dei professori a contratto,
esterni ai ruoli
universitari, cresciuti del
67%". Come rispondere a
questa situazione? Il
ministro Gelmini invoca "una
partecipazione molto
incisiva del sistema
universitario statale agli
obiettivi di contenimento
della spesa pubblica". Il
che significa riduzione dei
corsi di laurea e pieno
utilizzo dei docenti. "I
corsi con un numero di
immatricolazioni inferiore
ai valori minimi - ha
ripetuto Gelmini - vanno
disattivati". NEL FRATTEMPO,
DA UNA PARTE TUTTI PARLANO
CHE LA CRISI E' FINITA: "Disoccupazione,
l'allarme dell'Ocse
'In Italia il peggio deve
ancora venire' La Fiat: incentivi o
sarà un disastro
.
L'Organizzazione dedica uno
studio alle ricadute della
crisi sull'occupazione. 15
milioni i senza lavoro
nell'area. Nel nostro Paese
erano 1,1 milioni nei primi
tre mesi del 2009.
Marchionne preoccupato
chiede nuovi interventi.
I conti del terzo trimestre
in linea con le previsioni,
confermati gli obiettivi per
l'anno. Fiat, da sola con
Chrysler, raggiungerà
l'obiettivo di 5,5-6 milioni
di vetture
FRANCOFORTE - "Spero che
gli incentivi verranno
rinnovati, altrimenti sarà
un disastro". Lo ha
dichiarato
l'amministratore delegato
della Fiat Sergio
Marchionne al Salone
dell'Auto di Francoforte.
Marchionne ha sottolineato
l'importanza degli
incentivi per il mercato
dell'automobile in Italia
anche nel 2010 "per il
bene del paese".
Fiat, da sola con Chrysler,
raggiungerà l'obiettivo di
5,5-6 milioni di vetture,
ha aggiunto. Il piano
industriale di Chrysler
sarà presentato a
novembre: la
ristrutturazione del
gruppo americano è un
processo lento ma sono
attesi miglioramenti
significativi nel 2010.
Sul fronte Opel, "io ho
chiuso totalmente", è
stata la risposta di
Marchionne ai cronisti.
Quanto ai conti, "I target
del terzo trimestre sono
in linea, alla virgola,
con quanto previsto", ha
dichiarato l'a. d. del
Lingotto, che ha anche
confermato gli obiettivi
per l'intero 2009.
Marchionne non ha voluto
fornire indicazioni
sull'andamento del mercato
dell'auto italiano a
settembre: "Non voglio
portare jella", ha
affermato scherzando.
DAI CINEGIORNALI
GOEBBELSIANI LEGGIAMO:
"La
salma di
Kim Il Silvio è
stata composta e
mummificata nella terza
camera del Parlamento
italiano, la camera
ardente di
Porta a
Porta,
alla presenza
dell’imbalsamatore
ufficiale
Bruno Vespa.
Le laboriose operazioni
hanno richiesto quasi tre
ore e mezza di diretta,
mettendo in fuga gran
parte del pubblico di
Raiuno.
Nemmeno la
desertificazione dei
programmi sulle altre reti
per costringere la gente a
guardare solo lui ha
sortito l’effetto sperato.
I più hanno preferito
qualunque cosa, persino
L’onore e il rispetto
con Gabriel Garko
su Canale5 e la trentesima
replica di
Dirty dancing su
Italia1, pur di non
assistere alla
raccapricciante
decomposizione e
ricomposizione del
premier. E dire che
martedì la platea
televisiva era
particolarmente nutrita:
28 milioni di persone. Di
queste, ben 16 milioni
sono transitate per
qualche istante su Porta a
Porta (i famosi
“contatti”), ma solo una
media di 3,2 milioni si è
fermata lì. Nulla ha
potuto il poderoso traino
di
Affari tuoi, che ha
lasciato all’insetto una
dote del 25% di share. Il
tempo della pausa
pubblicitaria e, alle
prime note di Via col
vento, la comparsa
dell’asfaltato capino
presidenziale in penombra
ha messo in fuga
quasi la metà del pubblico
di Raiuno verso
altri lidi.
Solo il 13,4% ha deciso di
sorbirsi il miglior
presidente del Consiglio
degli ultimi 150 anni che
vanta il 68% di consensi.
In proporzione, meno di un
terzo degli elettori della
sua coalizione ha deciso
di starlo a sentire:
magari lo votano, ma non
lo vogliono nemmeno
vedere.
La fuga di
telespettatori è
proseguita incessante per
tutta la serata (senza
contare quelli che,
essendosi addormentati,
non son riusciti a
cambiare canale): dopo il
primo spot, gli iniziali 4
milioni si erano già
ridotti a 2,5, con qualche
successiva risalita fino a
3. Un’emorragia
inesorabile che nemmeno il
ritorno del pubblico alla
fine delle partite, dei
film e delle fiction è
riuscito a compensare.
Solo i quattro cosiddetti
giornalisti presenti sul
luogo del disastro
(specialmente l’eroico
Sansonetti)
hanno totalizzato ascolti
inferiori alla mummia del
premier, con le loro
domande persino più
mortifere delle risposte.
Naturalmente, se Kim Il
Silvio piange, Mediaset
ride: grazie a Porta a
Porta e alla cancellazione
di Ballarò, la prima
serata è stata vinta da
Canale5 e Italia1 (e per
non far vincere pure
Rete4, si è dovuta
riesumare una boiata
pazzesca come
Selvaggi dei fratelli
Vanzina).
E dire che il pover’ometto,
nonostante i maggiordomi
che lo assediavano, le ha
provate tutte per bucare
ancora una volta il video,
come ai bei tempi, quando
il grande comunicatore era
ancora in vita. Il
“sopralluogo” con insetto
al seguito fra le
betoniere e le gru del
“più grande cantiere del
mondo” è destinato a
entrare nella storia della
tv subito dopo i fratelli
De Rege. La scena del
premier che scopre
l’edilizia antisismica e
la illustra al mondo come
una sua invenzione
è meglio del Sarchiapone.
Quando poi s’introduce
nello chalet pagato dalla
Provincia di Trento, se ne
appropria e comincia a
spalancare le antine della
cucina componibile e
l’armadio della camera da
letto spiegandone l’uso ai
terremotati, supera la
Cuccarini nelle
televendite della
Scavolini, la più amata
dagli italiani. E ancora
:“Presto manderemo
batterie di pentole,
piatti, posate e
bicchieri”, evidente
omaggio a Vanna Marchi
(che però in questi casi
aggiungeva “cinque pentole
antiaderenti a gratisss,
siori e siore!”). La
pronuncia “niu tauns”
ricordava il miglior
Arbore che pluralizzava
tutto, anche i “tams tams”.
Notevole anche il “ma
quali casette in legno!
Queste sono vere e proprie
ville nelle quali tutti
noi vorremmo abitare”:
soprattutto chi ha la
fortuna di averne sette in
Costa Smeralda, due in
Brianza, una sul lago di
Como, una a Portofino, una
alle Bermuda e un’altra ad
Antigua.
Ma il top, pressochè
inarrivabile, Kim Il
Silvio l’ha toccato con
l’annuncio: “Useremo il
know how unico al mondo
maturato con queste case,
per costruire
nuove carceri”.
Qui l’audience,
agonizzante nel resto del
Paese, ha avuto un picco
improvviso nei
penitenziari. La promessa
di nuove carceri
prefabbricate in legno ha
suscitato grande interesse
presso i detenuti di oggi
e di domani. Gli amici si
vedono nel momento del
bisogno.
"Caro
giornalista italiano,
sei come gli
scarafaggi che
sono sopravvissuti a
tutto, che esistevano
prima dell'uomo e dei
dinosauri e che
esisteranno anche dopo la
nostra scomparsa. Le ere
glaciali e la caduta dei
meteoriti non li hanno
distrutti. Hai digerito
Forlani, Andreotti, Craxi
e digerirai Berlusconi e
ogni altro padrone che
servirai. La
Metamorfosi di Kafka
è il tuo libro di
riferimento, con Gregor
Samsa che si trasforma da
impiegato in insetto
ripugnante. Altri aspirano
a diventare farfalle da
bruchi che sono, tu, più
modestamente, uno
scarafaggio. E ci riesci
quasi sempre. Le
eccezioni sono
così rare da confermare la
regola.
Lo psiconano ci sta
lasciando, ieri in Duomo a
Milano
pregava per sé,
non per Mike. Tu sei già
pronto a scaldare i
motori. Sei in pole
position come Ferrara o
più attardato come
Minzolini e Belpietro, in
libera uscita come Mentana
o a contare le margherite
come Giordano. Aspetti il
prossimo padrone. Non sei
di destra o sinistra.
Queste definizioni
non ti si addicono.
Potrebbero pregiudicarti
un futuro impiego. Un
salto della quaglia. Oggi
qui, domani lì. Ieri Lotta
Continua, oggi P2, domani
chissà. E' la forza della
penna sul libretto degli
assegni.
Sei riuscito a fare
dieci domande dopo
venti anni a
Berlusconi: quelle
sbagliate. Quelle innocue
che non possono
coinvolgere i tuoi
padroni, i tuoi azionisti
di riferimento, i Veltroni
e i D'Alema. Le domande su
Dell'Utri e su Gelli,
sulla mafia e sulla P2 le
hai tenute di riserva. Sei
stato capace di ignorare
il conflitto di interessi
dello psiconano fino a
quando è arrivato il tuo
turno di farne le spese.
Per te Grillo è
peggio di Mussolini,
di Craxi, di Berlusconi e
De Benedetti, il
distruttore della Olivetti,
un grande imprenditore. Tu
servi il tuo padrone, non
il tuo lettore. In fondo è
lui che ti sceglie, che ti
paga con i finanziamenti
pubblici che gli regala lo
Stato.
I soldi disponibili per
scrivere le tue menzogne,
semi menzogne, quasi
verità quotidiane sono
sempre meno. La pubblicità
è diminuita del
40%, senza le
nostre tasse saresti tra i
disoccupati. Sei un
informatore assistito, un
conflitto di interessi
permanente. Come puoi
criticare Tremorti che
finanzia il tuo giornale o
il pregiudicato
Scaroni
dell'ENI e il tronchetto
delle infelicità che
pubblicano pagine di
pubblicità? I giornali per
cui scrivi sono un
retaggio del passato, come
le carrozze a cavalli.
La Rete
ti sta scavando la fossa.
Per questo la attacchi
ogni volta che puoi. In
Rete il tuo editore è il
lettore. Quanti lettori
avrebbe Scalfari in Rete?
Un numero a piacere da uno
a cento. In Rete i
programmi televisivi più
visti sono Report
e Anno Zero,
quelli che la nuova
dirigenza RAI vuole
chiudere. Vuol dire che
riapriranno solo in
Rete...
Il
V2Day
sulla Libera Informazione
che chiedeva, tra l'altro,
l'abolizione della
legge Gasparri
fu boicottato, deriso da
ogni giornale. Dall'Unità
a Libero, dalla Repubblica
al Corriere della Sera.
Ora è in programmazione,
sui grandi schermi
dell'informazione
italiana, una giornata di
protesta il
19 settembre
a Roma per la libertà di
stampa. In realtà, come
sempre, tu pensi a una
sola cosa, a come salvare
il culo con il portafoglio
dentro." Beppe Grillo
ALL'INIZIO DI QUESTO PERIODO ESTIVO,siamo
nel 2009,
AVEVAMO PARLATO DEI 5 PROBLEMINI DI
TESTA D'ASFALTO:"
IL
PRIMO E' IL LODO ALFANO-SCHIFANI.
QUESTA PSEUDO LEGGE E' AL VAGLIO
DELLA CORTE COSTITUZIONALE: PER
RENDERLA LECITA DEVE CORROMPERE I
GIUDICI DELLA SUDDETTA CORTE. IL
SECONDO E' IL DIVORZIO: L'EX MOGLIE
VUOLE UNA MONTAGNA DI SOLDI. IL
TERZO SONO LE PUTTANE D'ALTO BORDO
CHE HA PAGATO: NON SI SONO
ACCONTENTATE E VOGLIONO DECISAMENTE
DI PIU'. IL QUARTO SONO I DANARI CHE
DEVE A LOMBARDI, DELL'MPA, PER NON
CREARE UNA OPPOSIZIONE INTERNA AL
SUO INVOLUCRO ASIATICO.
IL QUINTO E' IL RISARCIMENTO CHE
DEVE A DE BENEDETTI PER IL FURTO
DELLA MONDADORI DEL 1990, BEN UN
MILIARDO DI EURO. Le cose si sono
allargate nel frattempo: abbiamo la
dirittura d'arrivo dell'inchiestina
MEDIATRADE, il solito rigonfiaggio
dei prezzi fatto da società occulte
estere berlusconiane allo scopo di
intascarsi "la cresta" in nero IN
CONTI OCCULTI ESTERI OVVIAMENTE...L'affare
Mediatrade si spacca in due trance:
da una parte quella che dagli anni
novanta si sposta fino al 2001,
dall'altra quella che dal 2001 si
spinge fino ai nostri giorni. Infine
arriviamo a PALERMO: quì CIANCIMINO
JUNIOR sta parlando, con lettere
alla mano, dei legami di PROVENZANO
CON TESTA D'ASFALTO...
il killer
della televisione italiana annuncia
alla Nazione alcune buone notizie.
La prima è che
non siamo ancora tecnicamente una
dittatura perché “un
dittatore di solito prima attua la
censura e poi chiude i giornali”
e lui s’è fermato per ora al primo
punto del programma: i giornali,
bontà sua, non li ha ancora chiusi.
Anzi, “in
questi giorni in Italia si è
dimostrato che c'è stata la libertà
di mistificare, calunniare e
diffamare”, come dimostra
il Giornale. Che naturalmente
non è suo, ma del fratello Paolo:
lui ne è soltanto l’utilizzatore
finale.
La seconda è che
le Procure di Milano e di Palermo “cospirano
contro di noi”. Ora, che
in questo povero paese ci sia ancora
qualcuno che cospira contro il
padrone di tutto, mentre la
cosiddetta opposizione se ne guarda
bene, è una notizia che induce
all’ottimismo. Ormai si disperava
che potesse ancora accadere. Si
spera soltanto che sia tutto vero.
Certamente Silvio Berlusconi è
persona informata sui fatti e, se lo
dice lui, bisogna credergli. Lui sa,
per esempio, che la Procura di
Milano sta chiudendo non una
cospirazione,
ma un’indagine giudiziaria che lo
vede
indagato dall’aprile
del 2007 per appropriazione indebita
(con conseguente evasione fiscale)
insieme al presidente Mediaset
Fedele Confalonieri e ad altre sette
persone. L’indagine, di cui lui e i
suoi legali hanno ricevuto copia
della richiesta di proroga
nell’ottobre del 2007 e che è
“scaduta” alla vigilia delle ferie,
è uno stralcio del processo che vede
imputati Berlusconi e altri dinanzi
al Tribunale di Milano per le
“creste” sugli acquisti di diritti
televisivi e cinematografici in
America da parte di una miriade di
società offshore del
gruppo Fininvest-Mediaset.
In quel processo (congelato dal lodo
Alfano in attesa che dal 6 ottobre
la Consulta si pronunci sulla
costituzionalità o meno del
Salva-Silvio) il premier è imputato
per appropriazioni indebite da 276
milioni di dollari, evasioni fiscali
per 120 miliardi di lire fino al
1999 e relativi falsi in bilancio.
L’inchiesta-stralcio che sta per
chiudersi, invece, riguarda l’accusa
- come ha scritto Luigi Ferrarella
sul Corriere il 25 giugno scorso -
di avere “mascherato la formazione
di
ingenti fondi neri”
dirottati dalle casse
Fininvest-Mediaset su “conti esteri
gestiti dai suoi fiduciari”. Il
tutto attraverso la solita
compravendita di diritti sui film,
negoziati - secondo l’accusa - a
prezzi gonfiati con operazioni
fittizie tra agenti (fra i quali il
produttore egizian-americano Frank
Agrama e l’italiano Daniele
Lorenzano) e società riconducibili a
Berlusconi ma occultate ai bilanci
consolidati del gruppo. Un replay
della vicenda già approdata in
Tribunale, solo che quella si
riverbera sui bilanci del gruppo
fino al 2001, mentre questa si
spinge anche negli anni successivi
per via dell’ammortamento
pluriennale dei diritti tv.
Qui il Cavaliere è indagato per
appropriazione indebita a
proposito di
100 milioni di euro
nascosti in Svizzera e
lì sequestrati dai giudici milanesi
nell’ottobre del 2005: un tesoretto
occulto intestato al produttore
Agrama sui conti di una sua società
con sede a Hong Kong, la Wiltshire
Trading. Secondo l’accusa, quei
soldi non sarebbero di Agrama, ma di
Berlusconi del quale il produttore
non sarebbe altro che un prestanome
o un “socio
occulto”.
L’inchiesta-stralcio prende nome da
Mediatrade, cioè dalla società
berlusconiana che dal 1999 è
subentrata alla maltese Ims per
l’acquisto dei diritti tv, e
riguarda una serie di conti esteri
dai nomi variopinti (“Trattino”,
“Teleologico”, “Litoraneo”, “Sorsio”,
“Pache” e “Clock”). Il Cavaliere sa
bene che, scaduti in estate i
termini per indagare, la Procura sta
per depositare alle difese “l’avviso
di conclusione delle indagini e
deposito degli atti”: una mossa che,
in mancanza di una richiesta di
archiviazione, prelude alla
richieste di rinvio a giudizio che
lo trasformeranno
da indagato a
imputato.
Poi c’è Palermo. Qui il presidente
del Consiglio ha voluto essere più
preciso: “E'
una follia che ci siano frammenti di
Procura che da Palermo a Milano
guardano ancora a fatti del '92, del
'93, del '94”. In realtà non
c’è niente di folle a indagare sulle
stragi politico-mafiose che
hanno insanguinato l’Italia fra il
1992 e il 1993. L’unica follia è
che, a 17 anni dalle bombe di
Palermo, Milano, Roma e Firenze, non
se ne siano ancora smascherati e
ingabbiati i mandanti occulti,
nonché gli autori e gli ispiratori
delle
trattative fra pezzi dello Stato e
Cosa Nostra. Ora le indagini
paiono a buon punto, grazie alle
rivelazioni di persone molto
informate sui fatti, come il mafioso
pentito Gaspare Spatuzza (dinanzi
alle procure di Caltanissetta,
Firenze, Milano e Palermo) e il
figlio dell’ex sindaco mafioso di
Palermo, Massimo Ciancimino. L’altro
giorno, su Libero, Gianluigi Nuzzi
parlava di importanti acquisizioni
da parte di Ilda Boccassini, che
indaga sulla strage di via Palestro
del 27 luglio 1993, e della
possibile riapertura del filone
investigativo che aveva portato
all’iscrizione di
Marcello Dell’Utri (ma anche
di
Silvio Berlusconi) per
concorso in strage.
Intanto, la prossima settimana,
riparte per il rush finale davanti
alla Corte d’appello di Palermo il
processo di secondo grado a carico
di Dell’Utri, condannato in primo
grado a 9 anni per
concorso esterno in
associazione mafiosa:
la Corte dovrà decidere se ammettere
nel fascicolo processuale la lettera
che - secondo Ciancimino jr. -
Provenzano inviò a Berlusconi
tramite Vito Ciancimino e Dell’Utri
nei primi mesi del 1994, in cui
prometteva
appoggi politici in cambio della
disponibilità di una rete televisiva,
e in caso contrario minacciava un
“triste evento” (forse il sequestro
o l’uccisione di Piersilvio
Berlusconi). Una possibile prova
regina del ruolo di cerniera fra
Cosa Nostra e Berlusconi svolto per
decenni da Dell’Utri, rimasta finora
nei cassetti della Procura grazie
alla “distrazione” dei suoi vecchi
dirigenti, ora fortunatamente
sostituiti da gente più sveglia.
Nulla di segreto: tutto noto e
stranoto, almeno nelle segrete
stanze (giornali e telegiornali non
si occupano di certe quisquilie).
Noto, soprattutto, al Cavaliere. Il
quale ha deciso di giocare
d’anticipo. Così quando gli atti di
Mediatrade saranno depositati a
Milano e quelli di Palermo saranno
acquisiti al processo Dell’Utri, lui
potrà dire: ve l’avevo detto che
stavano cospirando. Quella di oggi è
un’esternazione preventiva. A
orologeria.
Nei nostri articoli
appena citati diciamo: almeno dalla
metà degli anni '70; ma se
consideriamo come insieme coerente
tutta l'epoca dell'imperialismo
moderno, quello individuato da
Hobson, da Hilferding e trattato da
Lenin nel suo "saggio popolare"
(effetti del capitale finanziario),
dobbiamo risalire alla grande crisi
del 1907, che segna lo spartiacque
fra l'epoca d'oro del capitalismo e
l'epoca dannata delle due guerre
mondiali, della Grande Depressione e
dei tentativi per ossigenare il
comatoso ciclo di valorizzazione del
capitale. La crisi del 1907 ha
alcune notevoli analogie con quella
attuale, ma anche una differenza
sostanziale: era la prima volta che
un movimento massiccio di capitale
finanziario provocava il collasso
del credito in quanto sistema. Tutte
le crisi successive sono avvenute in
un mondo che aveva già sperimentato
metodi per salvarsi o che era già
piombato in catastrofici
aggiustamenti come quelli dovuti
alle guerre mondiali. Quindi un
mondo che aveva visto ad ogni nuova
occasione attenuarsi gli effetti
delle ricette escogitate in
precedenza.
Nel 1907, al culmine
di uno sviluppo relativamente
pacifico del capitalismo, esplose
una crisi di portata mondiale. Il
capitale americano e quello tedesco
stavano subentrando a quello inglese
e francese proprio mentre altri
protagonisti come Italia, Russia e
Giappone accumulavano velocemente
alimentando l'eccedenza di merci e
perciò di capitali. L'elevarsi del
livello di vita nei paesi
interessati dall'andamento positivo
provocava l'aumento della richiesta
di merci, che si rifletteva
sull'importazione di materie prime
da tutto il mondo e, per quelle
tessili e alimentari, specialmente
da Argentina, Australia, Brasile,
Austria-Ungheria, paesi che già
possedevano eccedenze commerciali.
Come in tutte le crisi di
sovrapproduzione, ad un certo punto
l'impossibilità di reimmettere nel
ciclo produttivo l'eccedenza di
capitali, provocò il consueto
tentativo di trarre valore dalla
circolazione e la crisi prese subito
l'apparenza "finanziaria". Ma
siccome il commercio e il movimento
dei capitali si erano
internazionalizzati come non mai, la
crisi fu per la prima volta
mondiale, con epicentro negli
Stati Uniti, il paese più attraente
per i capitali dal punto di vista
della dinamica bancaria.
Il fatto che
l'eccedenza di capitali avesse
ingigantito il potere delle banche
private nei confronti di quelle
centrali, e che le banche stesse
avessero varato operazioni di
finanza "innovativa" a livello
internazionale, fece esplodere la
psicosi della speculazione. In
effetti il capitale era davvero
diventato altamente speculativo,
grazie al fatto di potersi spostare
in quote crescenti ai quattro angoli
del mondo, anche in seguito
all'estensione della rete di
telegrafia e alla posa dei cavi
sottomarini.
L'apparente successo
della "creazione" di valore dalla
circolazione del denaro alimentò la
circolazione stessa inducendo una
proliferazione di titoli di ogni
genere, anche se in maggior parte
ancora basati sui valori azionari.
Il "valore" borsistico delle aziende
diventò un multiplo di quello reale
in virtù degli "investimenti"
facilitati dal denaro prestato dalle
banche, le quali contribuivano a
surriscaldare il mercato proprio con
i guadagni sulla gran quantità di
denaro prestato. Alcune banche
europee più esposte di altre
incominciarono con cautela a
rientrare dei capitali prestati, e
quando l'operazione divenne di
dominio pubblico si scatenarono il
panico e la conseguente corsa agli
sportelli, per cui fallirono alcune
fra le maggiori banche degli Stati
Uniti. La risposta alla crisi
finanziaria fu di tipo
protezionistico e ovviamente non
fece che precipitare la situazione.
Gli Stati Uniti erano
diventati l'epicentro naturale della
crisi in corso a causa della loro
crescita sostenuta . Ai paesi
imperialistici in declino, specie
l'Inghilterra, non sembrava vero che
vi fosse sfogo per i loro capitali
pletorici. Le banche americane non
solo erano totalmente libere di
agire, ma facevano parte di colossi
industrial-finanziari, i quali si
ingigantivano per virtù del loro
stesso potere monopolistico.
Paradossalmente fu proprio la Banca
d'Inghilterra, resasi conto che
stava addirittura finanziando il
tramonto della propria egemonia
finanziaria, a interrompere il
flusso di capitali, suscitando la
catastrofica emulazione degli altri
paesi imperialisti europei.
La conseguenza del
crollo finanziario degli Stati
Uniti, la crisi economica e
l'accresciuto protezionismo
provocarono una drastica diminuzione
delle esportazioni di merci europee
in America, tanto che alcune delle
maggiori industrie del vecchio
continente (compresa ad esempio la
Fiat) si trovarono sull'orlo del
fallimento e furono salvate da
cordate bancarie. Anche nel 1907,
come succederà poi nel 1929 e nel
2008, la crisi prese dunque, e
dappertutto, l'apparenza di crack
finanziario incentrato sulle banche
e sul traffico di titoli emessi in
relazione ad attività speculative
poco chiare. La finanza fu
considerata responsabile della crisi
industriale (dell'economia reale
come si dice oggi, come se ne
esistesse una "irreale"), ma in
realtà l'esuberanza di capitali che
si dirigevano in America, e di qui
in buona parte dei paesi in grado di
assorbirli, era già il frutto di una
sovrapproduzione di merci (non c'è
mai pletora di capitali senza
pletora di merci). La crisi del 1907
portò alla produzione in massa di
armamenti e fu la premessa economica
alla Prima Guerra Mondiale.
Perdere l'Afghanistan
, l’Asia Centrale e forza lavoro
Mentre si celebra il
sospetto risultato di elezioni più
che altro simboliche, lo scontro
militare sta producendo il più alto
numero di caduti della coalizione
occidentale da quando è incominciata
la guerra nel 2001. Nel frattempo la
guerriglia si è normalizzata e le
complesse componenti tribali e
internazionali che per convenzione
vengono chiamate "Talibani" si sono
coordinate dilagando in Pakistan.
Cresce in Occidente il timore di una
"disfatta strategica" (The
Economist).
L'esercito di occupazione non può
ormai andarsene, ma ha difficoltà a
restare, a meno di non intensificare
una guerra che però già destabilizza
i rapporti fra le potenze che hanno
interessi nell'area. Con un
corollario importante: dopo i 3.000
miliardi di dollari spesi per la
guerra irachena, non ci sono più
soldi per un'altra guerra che si
preannuncia più dura e lunga, in un
territorio che ha già visto
l'umiliazione dell'esercito inglese
nell'800 e di quello sovietico nel
'900. Con la liberazione delle
colonie portoghesi si consideravano
poi definitivamente terminate le
funzioni rivoluzionarie delle
"questioni nazionali". Da allora
quelle non risolte - e irrisolvibili
fino a quando durerà il capitalismo
- vengono utilizzate dalle borghesie
antagoniste come teste di ponte
all'interno di aree storicamente
determinate. Un esempio di
nazionalismo crescente è quello
dell'area turcofona che va
dall'Anatolia allo Xinjiang
(Turkestan Orientale, Cina)
attraversando tutta l'Asia. Ankara,
ponte fra l'Europa e l'Asia, coltiva
questo nazionalismo, Cina e Russia
l'avversano, mentre gli Stati Uniti
appoggiano solo quello dello
Xinjiang in funzione anticinese.
Fatalmente attratti dalle forze
geostoriche centripete che puntano
sull'Asia centrale in un intreccio
di azioni e reazioni ormai
inestricabile, i maggiori paesi
imperialisti "fumano come turchi"
accendendo zolfanelli seduti su una
polveriera. Un’altra polveriera è
quella della sovra-produzione.
Nonostante le fanfare ufficiali
suonino ottimistiche partiture, i
tentativi di rianimare il
capitalismo malato con medicine
stataliste scadute sembrano inutili.
E' ovvio: la forza produttiva
sociale cresce più velocemente della
capacità del sistema di assorbire
l'enorme quantità di merci
potenzialmente producibili. E' la
formula inesorabile della morte del
capitalismo. Per adesso sono state
escogitate due nuove ricette
asiatiche: a Shanghai è stata
abolita la legge del figlio unico
per forzare la riproduzione della
forza-lavoro; in Giappone è stato
proposto di sottodimensionare la
potente macchina produttiva che,
secondo stime del governo, impiega
sei milioni di uomini in eccesso. Su
sei miliardi e mezzo di esseri
umani, i salariati sono 1,3
miliardi. Anche molto al di sotto
dei criteri giapponesi, una massa
enorme sarà "liberata" dal lavoro
nel mondo. Ma non ancora dalla
necessità del salario. Sarà una
bomba sociale.
“Le caratteristiche
del denaro sono le mie stesse
caratteristiche e le mie forze
essenziali, cioè sono le
caratteristiche e le forze
essenziali del suo possessore. Ciò
che io sono e posso, non è quindi
affatto determinato dalla mia
individualità. Io sono brutto, ma
posso comprarmi la più bella tra le
donne [...] Io sono un uomo
malvagio, disonesto, senza scrupoli,
stupido; ma il denaro è onorato, e
quindi anche il suo possessore. Il
denaro è il bene supremo, e quindi
il suo possessore è buono; il denaro
inoltre mi toglie la pena di esser
disonesto; e quindi si presume che
io sia onesto. Io sono uno stupido,
ma il denaro è la vera intelligenza
di tutte le cose; e allora come
potrebbe essere stupido chi lo
possiede?”(1844)
Forzare,
sottodimensionare, scorporare,
incorporare, tutte terminologie
usate anche nelle stime dell’OCSE
che si spertica in previsioni
meravigliose, in un RALLENTAMENTO
DELLA CRISI. Non si capisce molto
bene cosa significhi RALLENTAMENTO:
è come quando la corazzata Bismark
affondata, cadeva pesantemente sul
suolo sottomarino, ma sempre
sott’acqua…..anche la corazzata ad
un certo punto rallentò la sua
corsa…..
In Italia quarantunomila ultras, la maggior parte di estrema
destra
Interessante soprattutto il dato sulla 'colorazione
politica' delle curve. E' l'estrema destra la più diffusa
negli stadi. Dall'ultimo censimento effettuato ad agosto
scorso, "risultano attivi 388 gruppi ultras, composti da
41.120 supporters -spiega Ambra- Di questi 388 sodalizi, 45
sono di estrema destra, 15 di estrema sinistra e 9 'misti',
perchè al proprio interno comprendono sia elementi di
estrema destra sia gruppi di estrema sinistra".
Dei gruppi di estrema destra "17 sono in serie A, 18 in
serie B, 6 in Lega Pro-prima divisione e 4 in seconda
divisione". I 15 di estrema sinistra sono così distribuiti:
"3 in serie A, 4 in serie B, 5 in Lega Pro-Prima divisione e
3 in Lega Pro-seconda divisione". Mentre nei 'misti' la
radiografia ne mostra "5 in serie A, 3 in serie B e uno in
Lega Pro-Prima divisione". Tra i gruppi misti, "convivono
diverse anime. Si possono trovare simpatizzanti
di destra e
sinistra nello stesso pulmann per le trasferte o
nell'organizzazione delle coreografie. A riprova del fatto
che la fede calcistica, in alcuni casi, è più forte
dell'appartenenza politica". A Genova ad esempio, "c'è il '5
Rosso', a Torino per i Granata 'Stendardi' o Weiss Schwarz
Brigaden per il Cesena".
La regione che ha più gruppi è la Lombardia, ben 56
sodalizi. A seguire la Campania con 50; Liguria e Toscana ne
hanno 42, mentre il Piemonte ne conta 32. Ce ne sono 29
inoltre in Sicilia e 24 in Veneto. Nello scorso campionato,
spiega ancora il vice questore aggiunto Ucigos, "si sono
sciolti 30 gruppi, a fronte di 22 che si sono creati ex
novo". Tra le cause della 'scissione', la fa da padrone "in
14 casi, il venir meno degli aderenti. In 7 casi si sono
disgregati per conflittualità interna, in 3 casi per
protesta al programma della tessera del tifoso. E in altri 3
casi a seguito di attività repressiva. In un solo caso si è
registrata una fusione tra club".
Da considerare anche alcuni dati sulla disponibilità al
dialogo di questi gruppi con le forze dell'ordine: se "43
gruppi non accettano dialogo, ve ne sono invece 138 che
hanno un'altra predisposizione" e perciò più inclini alla
mediazione. Nella scorsa stagione calcistica, si evince
ancora dai dati Ucigos, per violazione della Legge Mancino
sono state arrestate 3 persone, 15 le persone denunciate.
"Le tifoserie che più si sono messe in evidenza per questi
aspetti -sottolinea Ambra- sono quella della Lazio, con 8
episodi, seguiti dalle tifoserie di Juventus (3 casi) e Roma
(2 casi)".
Sono stati "18 gli episodi di cori razzisti. La quasi
totalità si è concretizzata con il 'buuu', il verso
scimmiesco all'indirizzo dei calciatori di colore. La nostra
attività è mirata alla prevenzione. Per l'80% è
quotidianamente rivolta al monitoraggio dei gruppi ultras".
Ben 50 gruppi ultras su 338 "distribuiscono 'fanzine, sorta
di riviste-opuscoli, che si possono trovare anche sul web.
Ma nella missione delle 'squadre tifoserie' "c'è anche il
dialogo con i supporters e operazioni che nascono a seguito
di attività investigative". L'obiettivo è "analizzare
attività esterne e interne dei gruppi, e capire le loro
motivazioni, anche durante le trasferte". "Le squadre
tifoserie -conclude Ambra- sono un altro tassello nella
costruzione di quella sicurezza partecipata che è
l'obiettivo primario delle forze di polizia".
La
mappa sulle tifoserie italiane è stata tracciata dal
vicequestore Carlo Ambra. Intervistato dall'AdnKronos, il
dirigente dell'Ucigos ha analizzato attentamente il dna dei
gruppi organizzati nel nostro paese: quasi 400 gruppi più di
41mila ultras. I dati evidenziano il riaffacciarsi del
problema della "discrimazione
territoriale"
e la diminuzione degli episodi di razzismo. Le curve
mantengono la loro
colorazione politica: l'estrema destra è la
più diffusa negli stadi: "Risultano
attivi 388 gruppi ultras, composti da 41.120 supporters-
dice Ambra -Di
questi 388 sodalizi, 45 sono di estrema destra, 15 di
estrema sinistra e 9 'misti', perché al proprio interno
comprendono sia elementi di estrema destra sia gruppi di
estrema sinistra''.
Nella scorsa stagione calcistica, per violazione della Legge
Mancino, sono state arrestate 3 persone, 15 le persone
denunciate.''Le
tifoserie che più si sono messe in evidenza per questi
aspetti - sottolinea Ambra - sono quella della Lazio, con 8
episodi, seguiti dalle tifoserie di Juventus (3 casi) e Roma
(2 casi)''.
Meglio una vergogna sul viso che una macchia sul cuore, non c’è
dubbio.
Meglio quindi aver fatto marcia indietronell’operazione
di scambio Guarin-Vucinic dopo averla praticamente conclusa e
condivisa a tutti i livelli, cedendo alle pressioni della piazza
come una società seria e organizzata mai dovrebbe fare, che
rompere completamente il rapporto di appartenenza,
passione e fiducia con una tifoseria che nella mediocrità del
momento resta l’unica certezza attorno alla quale ricostruire
l’Inter.
La figuraccia restae
non potrà che portare nei prossimi mesi a queicambiamenti
nella dirigenzaormai
indifferibili, anche se costosi e sanguinosi per un bilancio già
dissestato, per una proprietà impegnata a trovare i soldi per far
ripartire la macchina (concretamente a pagare i debiti con banche
e fornitori) e che ha accettato malvolentieri e con una certa
impreparazione di assumere a stagione inoltrata tutte le
responsabilità, specie quelle mediatiche, per il fermo e
irremovibile passo indietro di Massimo Moratti.
Non si deve aver paura di ammetterlo, anche nell’amore per questi
colori, perchè serve per accelerare il processo di rinnovamento,
per una volta da iniziare fuori dal campo e non solo con
l’acquisto di nuovi calciatori e magari di un tecnico più adatto
al progetto di Thohir.
Ogni nuova breccia nel granitico muro di incapacità,
clientele, superficialità, egoismoche
da tempo permea corso Vittorio Emanuele è benedetta ed
auspicabile, anche se stavolta ha leso pesantemente la nostra
immagine. Non ricordo alle nostre latitudini una contestazione e
uno sdegno, posti in essere in primo luogo nelle moderne forme
virtuali dei social network e poi sotto la sede da ultras e
semplici appassionati, tali da mostrare in maniera così drammatica
la fragilità e le inefficienze di un club e di una impresa tra le
più conosciute nel mondo nel loro ambito.
E’ ovviamente conseguenza della precarietà derivante dal cambio di
proprietà, ma se prima ognuno avesse sempre risposto delle
conseguenze delle proprie azioni e assuntosi le relative
responsabilità, invece di difendere il proprio orticello e
sfruttare le lacune di una gestione famigliare, la confusione ed
il vuoto di potere sarebbero stati molto meno evidenti.
LE FIGURACCE DEGLI ALTRI
E’ anche vero che in queste occasioni la buona stampa dovrebbe
anche ricordare per onestà intellettuale anche altri episodi di
figuracce più o meno simili capitati ad altre grandi.
Non ho dimenticato lo stop alle trattative per l’interista e
mancinianoStankovic
alla Juventusrisalita in A nel post Calciopoli imposto
dai tifosi bianconeri furenti per la precedente cessione di
Ibrahimovic e Vieira al club ritenuto il fantomatico mandante
della loro condanna.
Non ho dimenticato lo stop alle trattative da 40 milioni
conseguente alle furiose polemiche veicolate dalle radio locali
per la bandiera presente e futuraDe
Rossi ad un club inglesenella
Roma della triade americana capeggiata da Thomas Di Benedetto,
interessato ad una ricchissima plusvalenza che gli permetteva di
non sganciare un euro sul mercato.
Non ho dimenticato Galliani con la penna in mano per firmare il
clamoroso trasferimento diPato
al Psg per qualche decina di milioni da girare in parte per Tevez,
costretto a scusarsi con gli interlocutori perchè la fidanzata del
brasiliano, figlia del proprietario, aveva perorato la sua causa
tanto da far mandare all’aria un accordo tale da consentire ai
rossoneri di fare il bis tricolore (e non solo forse). E neppure
l’ormai celebre apparizione diKakà
alla finestrasventolando
la maglia rossonera per far marcia indietro all’accordo con il
Real (solo rinviato).
Non ho dimenticatola
Fiorentina d’accordo con Berbatoved
il Manchester, imbarcato su un volo destinazione Toscana e
stoppato insieme all’agente allo scalo di Monaco dall’inserimento
della Juve, rinfocolando l’atavica rivalità tra le tifoserie ma
denotando anche l’episodica ingenuità di Pradè e Macia.
Non è tanto la consolazione per il mal comune mezzo gaudio quanto
la convinzione di poter ristabilire la propria reputazione
cambiando strada o semplicemente modus agendi. Ora va fatta
passare la buriana, si deve restare fermi fino all’arrivo di
Thohir, chiudere il mercato e poi settimana dopo settimana porre
in essere scelte idonee a non ripetere certi errori.
PERCHE’ L’INTER VENDE GUARIN
Sistemata la forma, passiamo al merito di questo scambio tra Inter
e Juventus: come è nato, chi l’ha condotto, chi ne era a
conoscenza, chi l’ha fermato.
Le premesse da fare sono due:perchè
Fredy Guarin era/è in vendita e perchè la scelta della seconda
punta è caduta su Mirko Vucinic.
La condizione del centrocampista colombiano, di fatto un titolare
da quando è arrivato nel gennaio 2012 e uno dei pochi interpreti
del reparto atleticamente e modernamente normodotato, non è stata
influenzata dal suo rendimento inferiore alle attese nel girone di
andata, anche se, nonostante i tanti errori di mira e le frequenti
pause di concentrazione e lucidità, si è spesso rivelato un
fattore incisivo e determinante nella nostra prolificità
offensiva. Il suo zampino, direttamente o indirettamente, c’è in
molti gol della stagione, sia quando si è disimpegnato come
trequartista sia quando era in linea con Cambiasso e Taider
all’inizio.
I motivi per cui dalla scorsa estate ci si vuole liberare di lui,
edi
questa intenzione è sempre stato informato Mazzarri, sono
essenzialmente quattro:
UNO DEI POCHI MONETIZZABILI.Guarin
è nazionale, ha alle spalle una esperienza importante al Porto,
ha disputato buone partite anche in serie A e in Europa League.
Mantiene una valutazione accettabile tra i 15 e i 20 milioni,
superiore a quello pagato per strapparlo al Porto e al valore
dell’ammortamento del cartellino iscritto a bilancio, inferiore
probabilmente alle sue potenzialità fisiche e tecniche. Per un
club che ha assoluta necessità finanziarie, era ed è una delle
migliori opzioni di cessione, per chi compra la possibilità di
fare un buon affare e impiegarlo nelle coppe europee.
CARATTERE ANARCHICO IN CAMPO E FUORI.Il
solo Villas Boas, inserendolo in un complesso rigidamente
organizzato e proiettato all’attacco, è riuscito a sfruttarne
appieno i pregi e a nasconderne i limiti di attenzione,
concentrazione e disciplina tattica. All’Inter ha finito per
dover avanzare il suo raggio d’azione perchè protagonista di più
di uno svarione e incertezza in fase di protezione della difesa,
contribuendo ad indebolirla ulteriormente in zona centrale. Se a
ciò aggiungiamo una certa mancanza di continuità nei doveri
professionali quando c’è qualcosa che non lo soddisfa (siano
essi i risultati della squadra o adeguamenti contrattuali), ne
escono i contorni di un quadro in cui la monetizzazione di una
cessione non è una bestemmia.
RAPPORTI NON IDILLIACI CON I SENATORI E SCARSA CONVINZIONE SUL
SUO RUOLO. Fredy la scorsa stagione in particolare si
lamentò più di una volta per l’usura e lo scarso dinamismo dei
compagni di reparto tali da influenzare i carichi di lavoro
penalizzandone una duratura condizione. Inoltre non manca
occasione per ribadire che è e si sente un centrocampista
prestato all’attacco per colmare le lacune in sede di
costruzione della rosa
IMPOSSIBILITA’ DI CONCEDERGLI L’AUMENTO DI INGAGGIO. Le
positive prestazioni della prima parte della scorsa stagione e
la conferma estiva dopo aver respinto qualche (timido) affondo
di club importanti della Premier League, gli valsero la promessa
di adeguargli l’ingaggio ora di poco superiore ai 2 milioni di
euro. Il cambio di proprietà ha bloccato e rinviato ogni
discorso all’autunno, ma anche dopo lo sbarco di Thohir nè la
dirigenza nè la nuova proprietà hanno mostrato alcun passo
concreto per accontentarlo. Inoltre l’evidenza della necessità
di sistemare i conti e la necessità di autofinanziarsi hanno
fatto così che le sue richieste potessero essere esaudite solo
attraverso un cambio di casacca.
Il mister nel frattempo, nella prospettiva di recuperare Milito o
di rinforzarsi sul mercato degli attaccanti, conscio che al 3511
delle prime giornate gli avversari potessero trovare facilmente
contromisure,ha
virato il suo schema verso un tridente d’attaccoin
cui Guarin non è una prima scelta nè in mediana nè davanti. Troppo
discontinuo in interdizione per affiancare Cambiasso, troppo
pesante per dare nei 16-20 metri freschezza, velocità, profondità
e gol meglio di una punta vera.
Walter ne ha avallato la cessione in estate e ora (non poteva fare
altrimenti), in cambio di un acquisto più adatto alla sua
concezione di calcio.
L’IDENTIKIT DI MAZZARRI
E l’identikit corrisponde a quello di unaseconda
punta, duttile, con capacità di corsa e resistenza, con
almeno una decina di reti a stagione nel curriculum e giàesperto
e pronto per recitare da protagonista in serie Aa
certi livelli.
E’ novembre quando il procuratore di Lavezzi (e di Campagnaro),
Alejandro Mazzoni, contatta Branca per studiare la possibilità di
portare via il suo assistito da Parigi dove Blanc lo tiene spesso
e volentieri in panchina, lo impiega come ala per coprire le
spalle a Ibra-Cavani e non lo ha preparato al meglio in estate per
esaltarne le caratteristiche.
La richiesta di prestito (l’Inter non può offrire cash se non si
autofinanzia) si scontra con l’opposizione dei parigini e con la
rinascita del Pocho a discapito di Lucas e Menez.
Poi viene il turno di Lamela e di Jovetic, ma a dicembre come
testimoniato dal mio tweet del 5,l’area
tecnica bussa alla porta di Marotta per chiedergli la
disponibilità di Vucinic o Quagliarella. Pirlo si è
appena infortunato e il nome di Kovacic come contropartita blocca
ogni approfondimento, rinviando ogni discorso al futuro e a nuove
condizioni.
Il montenegrino si è visto superare nelle gerarchie da Tevez e
Llorente, gioca scampoli di partita ed è tormentato dai guai
fisici. Inoltre il lavoro ed i movimenti che gli chiede da sempre
Conte per favorire gli inserimenti dei centrocampisti ne hanno
tarpato istinto e genialità offensive, tanto da convincerlo che il
suo ciclo alla Juventus è finito.
Per non essere vittima dei ricatti del calciatore essendo in
scadenza nel 2015 , meglio provare a monetizzare fin da subito.
Sui quotidiani appaiono sondaggi delle big inglesi, ma l’offensiva
non la porta nessuno anche perchè in questi casi più si aspetta
più si risparmia.
IL TIMORE DI UN ACCORDO CON LA JUVE
Nel frattempo a Milano ci si concentra solo sulle uscite, ma la
buona volontà di Branca e compagnia non è accompagnata da adeguate
capacità negoziali e non basta neppure per piazzare Belfodil,
Mariga e Mudingayi, figurarsi per ottenere 15 milioni per Guarin o
almeno 10 per Ranocchia.
Thohir da Giacarta, mentre la squadra inanella una serie di
risultati negativi nel 2014 che fanno dimenticare l’exploit nel
derby di Natale,si
stupisce per la richiesta della piazza di acquisti in condizioni
di pre-fallimento e con la scure del Fair Play
Finanziario sulla testa per chi si qualifica alle coppe.
Il colombiano entra nel mirino delChelsea,
come ammette con incomprensibile soddisfazione Ausilio, sebbene
una offerta congrua in contanti non sarà mai presentata, ma solo
elementi fuori dal progetto di Mourinho.L’Inter
però si insospettisce quando Ferreyra, l’agente del
centrocampista, chiede il posto da titolare, spara una richiesta
agli inglesi folle, superiore ai 3,5 messi sul piatto dai Blues.
comprensiva di bonus alla firma assolutamente senza senso perchè
non c’è un’asta e non è in scadenza.
E’ prassi che i procuratori si affianchino al club di appartenenza
per cercare la migliore destinazione al proprio assistito in
partenza, nulla di eclatante.La
nostra dirigenza teme che ci sia qualcuno dietro,
viene informato Thohir che rilascia parole di fuoco verso Guarin
in merito al suo rinnovo e al suo desiderio di cambiare aria fin
da subito.
Lo United si propone, ma probabilmente fuori tempo massimo.
L’ULTIMA SETTIMANA
Siamo a 8 giorni fa e l’Inter, su pressione di un Mazzarri sempre
più teso e insofferente,attraverso
il pontiere Fassone, artefice negli ultimi due anni del
riavvicinamento tra i due club, contatta la Juve per
affondare l’assalto per Vucinic a tutti i costi.
Kovacic e Ranocchia escono subito dal novero delle
candidature,così pure il prestito semplice, i bianconeri voglionosoldi
subito, concedono una dilazione di pagamento attraverso
la formula della comproprietà o del prestito oneroso con obbligo
di riscatto.
Il nome di Guarin esce dopo, quando noi non possiamo dare
nessuna garanzia (dall’Indonesia altro no…) e non trova
l’opposizione ferma dei nostri, ormai interessati a dare una
svolta al mercato senza chiedere un euro alla proprietà e anzi
permettendogli, con la plusvalenza, di ripianare meno
nell’immediato.
A quanto mi risulta, nei giorni successivi, Inter e Juve trovano
l’accordo sulla valutazione dei due calciatori, restando divisi
minimamente (un paio di milioni, i nerazzurri ne chiedevano 4)
solo sul conguaglio economico, tanto che danno agli agenti il via
libera per trattare i rispettivi ingaggi. Fredy
informa amici e conoscenti in Colombia, un giornalista di
Caracol viene avvisato che entro poche ore si saprà la sua
destinazione.
Dopo Genoa-Inter, i club si danno appuntamento per il giorno
successivo per mettere nero su bianco ma quando la notizia diventa
di pubblico dominio scoppierà una reazione della gente nerazzurra
così violenta da rimettere tutto in discussione nel breve volgere
di 24 ore.
Nonostante un accordo NON totale ma non in grado di farlo saltare,
tanto che Agnelli e Thohir l’hanno avallato, tanto che Guarin e
Vucinic hanno trovato l’accordo economico, tanto che hanno fatto
anche le visite mediche (superate ed il tentativo di fornire
all’Ansa una versione diversa è stato maldestro).
THOHIR, ERRORE E SOLUZIONE
Da una situazione difficile, dal primo vero passo falso della sua
gestione, il presidente ne è uscito alla grande.
Ha ascoltato la spiegazione dei suoi, si è confrontato con Massimo
Moratti (orgogliosamente in disparte fino a quando la tensione ha
raggiunto livelli di guardia), ha sfruttato anche la mediazione di
Filucchi per apparecchiare un confronto con i tifosi, si è
affidato allo staff di comunicazione che ne ha curato lo sbarco in
Italia e ieri ha pubblicato sul sito ufficialeun
comunicato in cui si prende di fatto tutti i meriti della
decisionedi
interrompere in prima persona le trattative con la controparte,
senza distribuire colpe (son di tutti, anche sue) e senza derogare
dalla necessità di fare mercato (in altro modo, ossia vendendo
Guarin altrove).
I bersagli sono stati individuati inMarco
Fassone, Marco Branca e, più defilato, Piero Ausilio, pagati anche
per questo, oggetto di una serie di cori e striscioni
sicuramente esagerati nei contenuti, ma non senza fondamento per
come hanno gestito le rispettive responsabilità nella trattativa.
Il punto non è rinfacciare al primo il passato juventino ed al
secondo di avere dei personali e illeciti vantaggi da certe poco
comprensibili operazioni di mercato (tutti da dimostrare e
passibili di querela), quanto di capire
perchè dobbiamo avere sempre le spalle al muro, perchè
tutti, agenti, calciatori, dirigenti, sanno che prima o poi saremo
noi a cedere alle loro condizioni, perchè in questa vicenda non
son state previste i possibili effetti collaterali derivanti da
una trattativa con la Juve in posizione di oggettiva debolezza, se
non sottomissione.
Di certo affermare che bisogna cedere prima di comprare non aiuta,
ma forse basterebbe aggiungere che senza offerte congrue si
resterà così e si ha completa fiducia nel gruppo perevitare
guai maggiori.
E cedere Guarin per Vucinic lo è, indipendentemente dal fatto che
a noi servisse una punta più del colombiano.
VUCINIC SOLO IN PRESTITO
Il montenegrino è il classico calciatore slavo di grandissimo
talento con una carriera inferiore alle potenzialità tecniche per
colpa di una innata indolenza e mancanza di cattiveria.
Non è un bomber, ma sa destreggiarsi sia come prima che seconda, sulla
carta compatibile sia con Palacio, sia con Milito, sia con Icardi.
Gli manca quella profondità, quel peso in area che un Borriello
avrebbe, tuttavia Mazzarri da qui a giugno pensa di potersela
cavare anche senza.
Quando è in giornata, è uno spettacolo, quando attraversa un
periodo di scarsa forma è un peso per la squadra.
Avesse cinque anni in meno, non guadagnasse circa 3 milioni di
euro, non pretendesse un triennale e non fosse reduce da tanti
problemi fisici, in questa Inter (non in quella del Triplete e
neppure in quella del Mancio)sarebbe
la stella e ci garantirebbe un sicuro upgrade.
A gennaio 2014, senza obiettivi realistici in classifica, dovendo
rifondare e guardare in prospettiva, si può e si deve trovare
altro, a meno dicondizioni
meno pesanti (prestito di 6 mesi). Senza sacrificare
Guarin in uno scambio quasi alla pari, un Guarin più giovane e a
pochi mesi da un Mondiale.
Il ragazzo ha voglia di riscatto e rivincita, vuole l’Inter, ma il
dubbio che possa voler strappare l’ultimo contrattone della
carriera è lecito. Ed in uno stadio come San Siro tradizionalmente
poco indulgente con i talenti discontinui e indolenti, significa
voler sfidare gli dei del calcio.
Ascoltata poi la conferenza stampa di ieri di Marotta, ulteriori
passi in avanti dovranno essere fatti solo lasciando trascorrere
qualche giorno in cui nè lui nè il colombiano presumibilmente
saranno a disposizione dei relativi allenatori per scendere in
campo nel prossimo turno di campionato.
MAZZARRI PUNTO FERMO
Thohir infatti è in arrivo per Inter-Catania e per gli ultimi
giorni di calciomercato.
L’attenzione non sarà tanto rivolta alle risposte e ai contatti
con la Juve o alla conferma su quell’sms di via libera alla
chiusura dello scambio,quanto
presumibilmente alle prime vere decisioni sui cambiamenti in
società.
Occupare ufficialmente due-tre caselle nell’organigramma con suoi
uomini, individuare chiaramente IL plepotenziario o solamente il
front man in sua vece ( può esserlo ancora Fassone? Non è ora che
sia Mao a confrontarsi con il giovine Agnelli?) sarebbe il primo
passo per quella ristrutturazione da compiere in estate o al più
tardi entro 16 mesi (se si intende aspettare la scadenza di molti
contratti pesanti).
Nel frattemposi
deve solo restare all’angolo, incassare le bordate e i
pugni che arrivano da ogni direzione e lentamente rialzarsi, se
possibile con gambe più salde e testa più lucida. La stagione non
ha veri obiettivi, ma lasciarla andare completamente a rotoli
costringerebbe la società a fare un repulisti, anche nella guida
tecnica, a cui probabilmente vuole sottrarsi, anche per motivi
economici.
Mazzarri andrà accontentato in qualche modo visto che finora è
stato solamente preso in giro o illuso(non
c’è neppure D’Ambrosio e Pereira è già in Brasile…). Il tecnico
resta uno dei pochi punti fermi, con l’esperienza di chi ne ha
viste tante anche in provincia e con il pragmatismo per uscire
passo dopo passo da una crisi di risultati abbastanza
preoccupante.
Non sarà la certezza del futuro, ma quella del presente
sicuramente sì. E ben più salda di chi attorno a lui aspetta
solamente di sapere quando lascerà l’Inter e quanto incasserà per
andarsene.
Il tempo per criticarne le scelte ci sarà nonappena
noi ritroveremo un barlume di serietà, credibilità e competitività.
Potendo finalmente smettere di arrossire per la vergogna.
LA DISASTROSA CAMPAGNA ESTIVA
2013, L'ULTIMA DELLA GESTIONE MORATTI
1-MANCATA
CESSIONE DEI BIG A VALUTAZIONI INFERIORI A QUELLE DI MERCATO.Avendo
la ragionevole certezza che in autunno ci sarebbe stata una
consistente iniezione di denaro fresco, l’area tecnica ha potuto
mantenere la schiena dritta davanti alle manifestazioni di
interesse, in realtà non molto convinte e decise, verso Samir
Handanovic, Andrea Ranocchia e Fredy Guarin, ossia i tre patrimoni
tecnici più importanti (assieme a Rodrigo Palacio e Kovacic) di
questo gruppo. Concretamente nessuno ha mai presentato una offerta
scritta superiore ai 20 milioni e sono così rimasti in rosa senza
impedire che si facesse comunque mercato in entrata. La stessa
partecipazione di Thohir all’aumento di capitale di
settembre-ottobre ha permesso di imputare il riscatto dello
sloveno e di Silvestre allo scorso esercizio di bilancio,
peggiorandolo ulteriormente ma sgravando il prossimo di circa una
decina di milioni.
2-CAMPAGNA
ACQUISTI ORIENTATA VERSO I GIOVANI E MANCATO SACRIFICIO DEI
PRIMAVERA.Mentre
la scorsa estate, in palese controtendenza con quanto ripetuto
ossessivamente, si puntò sull’esperienza, con calciatori attorno
ai 30 anni, quest’anno si è investito cash solo per i cartellini
di under 23 con l’ingaggio contenuto quali Icardi, Taider,
Belfodil, Laxalt e Capello (Campagnaro e Andreolli sono arrivati a
parametro zero, Rolando in prestito). E’ vero che gli obiettivi
erano i più maturi e pronti Dragovic, Isla e Nainggolan, ma, non
avendo ricevuto alcuna offerta congrua per i big, si è preferito
puntare sulla prospettiva. Così come sempre in funzione di un
progetto a lungo termine, non sono stati concessi diritti di
riscatto ai club in cui sono finiti in prestito i vari Bardi,
Duncan, Benassi, Longo, Mbaye, ossia gli elementi considerati
potenzialmente da Inter nel futuro. Abbiamo rinunciato a Donati,
Caldirola e Faraoni per un giudizio di valore che solo il tempo
potrà giudicare.
MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLA CHAMPIONS E ROSSO DI BILANCIO
Abbiamo visto come non solo il Milan, ma anche Arsenal ed in parte
lo Schalke 04, abbiano aspettato la certezza di partecipare alla
prossima Champions per far decollare il loro mercato in entrata.
I 30-40 milioni garantiti dalla Uefa, dai diritti tv e
dall’indotto pesano ormai enormemente sulla salute finanziaria di
una societàe
sulla loro capacità di attrarre campioni (a meno di avere alle
spalle un magnate arabo o russo che sborsa ingaggi plurimilionari).
Dopo il nono posto in serie A, era quantomai evidente come
l’Inter, già gravata da un rosso di bilancio ancora fermo attorno
ai 70-80 milioni,non
potesse ambire ad essere protagonista questa estatee
dovesse ridimensionare le proprie ambizioni sportive.
La stessa scelta di operare prevalentemente in Italiadove
esistono le comproprietà, dove sono possibili operazioni più o
meno fittizie sulle plusvalenze, dove esiste la camera di
compensazione che di fatto ha la funzione di limitare l’esborso di
contanti, dove tra presidenti esistono anche interessi
extracalcistici, va nella direzione sopra riportata.
Con un budget già intaccato dall’acquisto di Icardi a febbraio
(13 milioni per l’intera cessione diventati la metà grazie ai
buoni rapporti con i Garrone),Branca
e Ausilio avevano a disposizione altri 15 milioni circa per
accontentare Mazzarri e rinforzare la rosa.
POLITICA DEGLI INGAGGI
E’ proseguita, seppur in misura minore e inferiore alle
aspettative, la politica di abbassamento del monte ingaggiverso
la soglia degli 80 milioni di euro lordi.
L’Inter si è liberata diCassano
e Stankovic, over 30 con uno stipendio superiore alla
soglia psicologica dei 2,5 milioni tetto per gran parte dei nuovi
arrivi, mentre, nonostante la volontà di Branca e dello staff
tecnico, non ha avuto la stessa risolutezza versoChivu,
a cui è stato concesso di andare in ritiro per testare lo stato
del suo piede dolorante e, di fronte alle risultanze negative, di
farsi operare con un tempo di recupero ad oggi impossibile. Si
sarebbe risparmiato transando i 2,5 milioni comprensivi di bonus
che ha garantiti fino al 2014.
L’impasse societarioha
poi impedito che si affrontassero i discorsi sulla spalmatura dei
ricchissimi ingaggi diCambiasso
e Milito, gli ultimi superstiti dela ghigliottina
monetaria post 2010, nonchè i delicati adeguamenti e rinnovi di
Ranocchia, Guarin e Juan Jesus.
Se ne riparlerà nei prossimi mesi, quando sarà più chiaro il nuovo
assetto azionario e potrebbe anche esserci un veto ai
prolungamenti degli over 30.
Tutti quelli che sono sbarcati alla Pinetinasono
ben lontani dai 2 milioni nettie
proprio questo limite (per certi versi assurdo perchè in molti
casi fa più differenza in positivo un campione da 5netti che due
buoni calciatori da 2,5) costituisce il freno maggiore per chi
deve rinforzare una big, seppur in parte decaduta, come l’Inter.
SVALUTAZIONE DELLA ROSA DOPO I FALLIMENTI SPORTIVI
Due anni fuori dalla Champions, i frequenti cambi di panchina e di
politica di mercato, gli acquisti di elementi dal costo contenuto
ma dalla mediocrità certificata, gli evidenti errori nella scelta
dei rinforzi e gli addii di campioni vecchi e non adeguatamente
sostituiti,hanno
fatto crollare il valore della rosa e di conseguenza degli
introiti.
Al di là deilimiti,
ai più evidenti, di Brancadi
porvi rimedio, si intrecciano la generalizzata crisi del sistema
Italia (non ti permette più di scaricare gli indesiderati verso le
medio piccole ormai ridimensionate) e lo scarso appeal di molti
nerazzurri sul mercato nazionale e internazionale.
Ne esce un cocktail micidiale che finisce per peggiorare
ulteriormente i conti e quindi limitare l’operatività in entrata.
Emblematici i casi di Silvestre, Pereira, Schelotto.
L’argentino era stato prelevato in prestito oneroso un anno fa dal
Palermo per 2 milioni ed è stato obbligatoriamente riscattato a
giugno per altri 6. Disastroso nel rendimento e
nell’atteggiamento, fuori dai progetti tecnici di Mazzarri, è
stato dato in prestito oneroso al Milan (0,8 milioni, ma pesa a
bilancio per una cifra superiore) nella speranza che si metta in
luce e venga riscattato ad una cifra che impedisca una
minusvalenza.
L’uruguaiano costato 11 milioni dal Porto non si mai ambientato
con Strama e Mazzarri ha dato il via libera per la cessione.
Nessuno però ha proposto soluzioni diverse dal prestito e il
fluidificante ha giustamente chiesto garanzie per l’eventuale
destinazione. Riuscirà il mister a recuperarlo alla causa come sta
facendo con Alvarez e Jonathan?
Schelotto, dopo un lungo corteggiamento, è approdato a gennaio in
nerazzurro per quasi 4 milioni più la comproprietà di Livaja (nel
frattempo, tra una bizza e l’altra, messosi discretamente in luce
con i bergamaschi). La colpa dell’acquisto è stata rifilata a
Strama (“voleva un esterno offensivo…”), ora è stato piazzato in
prestito gratuito a Sassuolo sperando che si ricordi del gol nel
derby e del suo passato.
RICHIESTE DI MAZZARRI
Mazzarri ha scelto l’Inter, preferendola al rinnovo con il Napoli
e all’approdo alla Roma, per 3 motivi:
1- INGAGGIO DA 3,5 MILIONI NETTI PIù BONUS.
2- VOLONTA’ DI METTERSI ALLA PROVA IN UNA BIG STORICA
3- FINE DEL CICLO A NAPOLI E INCOMPRENSIONI CON BIGON E DE
LAURENTIIS
Sapeva della transizione in corso, sapeva che il budget sarebbe
stato limitato, sapeva che sarebbe stato necessario
cedere per comprare, tanto che non si era opposto al possibile
addio di Guarin o Ranocchia, a patto che fosseroadeguatamente
sostituiti.
In particolare chiedeva di essere messo in condizione di ben
figurare potendo puntare su elementi adatti al suo gioco, anche
giovani ma già testati ad un certo livello, preferibilmente in
serie A.
Eaveva
dato il suo pieno assenso a Campagnaro (ovviamente), Andreolli e
Icardi già acquistati.
HA CHIESTO:
-Un
difensore centralecon
forza fisica, elevazione, capacità di impostazione, bravura nelle
chiusure.
-Un
esterno destro, anche due in caso di una partenza.
-Un
centrocampista centrale(anche
due in caso di cessione remunerativa) da usare davanti alla difesa
capace di contrastare, dare equilibrio e ripartire.
-Una
puntacapace
di non far sentire la mancanza di Milito o Palacio.
HA OTTENUTO:
- Stante la permanenza di Ranocchia, nonchè il k.o. di Chivu e la
cessione di Caldirola, l’Inter si è ricordata dei buoni uffici con
il Porto e in meno di 48 ore ha chiuso per il prestito diRolando,
già agli ordini di Mazzarri per 6 mesi (negativi) e almeno a
conoscenza dei suoi meccanismi.
-Wallacein
prestito dal Chelsea, classico esterno verdeoro votato
all’attacco, senza alcuna conoscenza europea e tattica.
-Taider,
l’alternativa giovane individuata da Branca già a giugno al belga
del Cagliari.
-Belfodil,
nell’ambito dell’operazione Cassano, schierabile come seconda e
prima punta, di cui il mister ha intravisto le doti in serie A,
pur ritenendolo ancora particolarmente grezzo.
Qualcuno può dubitare del significato delle parole recenti di
Mazzarri in cuiauspica
di essere giudicato in relazione al valore e alla qualità della
rosa, tanto da aver già comunicato alla dirigenza che
farà il massimo ma non può garantire di lottare per il terzo
posto?
- GARGANO, centrocampista, Napoli, fine prestito, 0
- OBI, centrocampista, Parma, prestito, 0
- LAXALT, centrocampista, Bologna, prestito, 0
- STANKOVIC, centrocampista, fine carriera, risoluzione 1,5 m
- LONGO, attaccante, Verona, prestito, 0
- CASSANO, attaccante, Parma, 2,5 m
- ROCCHI, attaccante, Lazio, fine prestito, 0
CONSUNTIVO: 9 milioni di euro
ACQUISTI
- HANDANOVIC, portiere, Udinese, riscatto, 7,5 m
- CALDIROLA, difensore, Brescia, riscatto, 0,75 m
- SILVESTRE, difensore, Palermo, riscatto, 6 m
- CAMPAGNARO, difensore, Napoli, parametro 0
- ANDREOLLI, difensore, Chievo, parametro 0
- WALLACE, difensore, Chelsea, prestito, 0
- ROLANDO, difensore, Porto, prestito, 0,5-0,8 m
- MUDINGAYI, centrocampista, Bologna, riscatto, 0,75 m
- TAIDER, centrocampista, Bologna, comproprietà, 5,85 m
- LAXALT, centrocampista, Defensor, 2,5 m
- ICARDI, attaccante, Sampdoria, comproprietà, 6,5 m
- BELFODIL, attaccante, Parma, comproprietà, 10 m
consuntivo: 40,65 milioni; deficit: -31,65 milioni
COMUNICATO UFFICIALE
MILANO, 15 NOVEMBRE 2013 - FC Internazionale Milano S.p.A.:
eseguito l’aumento di capitale per l’ingresso di International
Sports Capital
MILANO -F.C.
Internazionale Milano S.p.A. ha comunicato oggi che ai sensi
dell'accordo vincolante siglato in data 15 ottobre 2013,
International Sports Capital è diventato l'azionista di
maggioranza della società con una quota del 70% in virtù di un
aumento di capitale sociale riservato.
L'azionariato della società è quindi composto da:
International Sports Capital, società indirettamente posseduta
da Erick Thohir, Rosan Roeslani and Handy Soetedjo (70,0%);
Internazionale Holding S.r.l. (29,5%) oltre agli azionisti di
minoranza.
'Sono molto soddisfatto di aver identificato i nuovi
proprietari di questo glorioso Club' ha dichiarato Massimo
Moratti. 'Sono certo che siano più che preparati per
continuare a portare nuovi successi ai nostri amati colori.
Personalmente sono onorato di essere stato il Presidente
dell'Inter per così tanti anni.'
'Voglio rivolgere un ringraziamento davvero speciale al mio
amico e nuovo partner Massimo Moratti per la fiducia e per il
supporto, e voglio anche ringraziare i miei soci Rosan e Handy
che conosco da più di vent'anni. Voglio anche ringraziare le
nostre famiglie. Ma soprattutto, grazie ai nostri tifosi in
tutto il mondo, ovunque li abbia conosciuti, su Twitter o di
persona' ha detto Erick Thohir. 'Oggi è un giorno davvero
speciale della mia vita. L'Inter racchiude in sé una splendida
storia di passione, una tradizione di vittorie e una forte
ambizione al successo. Come ha detto l'indimenticabile
Giacinto Facchetti 'Il segreto di ogni trionfo sta nella
propria convinzione'. La nostra convinzione sta nella nostra
passione, che spianerà la strada all'Inter per raggiungere
nuovi e importanti successi. Forza Inter.'
L'Assemblea degli Azionisti ha inoltre eletto oggi un nuovo
Consiglio di Amministrazione formato da 8 membri: Erick Thohir,
Rosan Roeslani, Handy Soetedjo, Thomas Shreve, Hioe Isenta,
Angelomario Moratti, Rinaldo Ghelfi e Alberto Manzonetto.
Erick Thohir è stato eletto Presidente del consiglio di
Amministrazione. Massimo Moratti è il Presidente Onorario del
Club.
Inner Circle Sports ha agito in qualità di advisor finanziario
per International Sports Capital, Jones Day è stato l'advisor
legale mentre Ernst & Young è stata la società di revisione
incaricata.
F.C. Internazionale Milano e Internazionale Holding sono state
assistite da Lazard e Four Partners come advisor finanziari e
da Cleary Gottlieb Steen & Hamilton come advisor legali.
Si è mostrato giustamente irremovibile colui che entra di
fatto da oggi nel Pantheon della nostra storia con un titolo
formalmente onorario, ma per alcuni mesi, il tempo di
identificare nuove figure di riferimento nel management
sportivo (probabile che conterà molto il parere diSteve
Horowitzdella
Inner Circle, consulenti sportivi dell’indonesiano
nell’operazione), sostanzialmente concreto e attivo nel
confronto quotidiano con la squadra, i media e i tifosi.
Parlerà, consiglierà, spronerà, manon
deciderà più nulla da solocome
fatto per gli ultimi 18 intensi lunghi anni. E non potendolo
più fare, ha dimostrato coerenza, orgoglio e rispetto,
innanzitutto per se stesso, rifiutando qualsiasi carica
operativa.
Chissà se si sentirà più libero e sollevato tanto da
rispondere per le rime ai tanti omuncoli senza dignità e
onestà che infestano questo meraviglioso sport, come fatto
ad esempio con l’incauto Staffelli di Striscia la Notizia.
Gli auguro un breve futuro dapicconatore
alla Francesco Cossigaed uno lunghissimo da
sostenitore appassionato.
Nuovi protagonisti, nuove vittorie, nuove avventure
finalmente da godere e viveresenza
responsabilità e sforzi, anche e soprattutto
economici, evidentemente non più sopportabili da chi negli
ultimi due anni ha ridimensionato drammaticamente il monte
ingaggi ma anche il numero di campioni, i risultati e le
ambizioni di un club campione di tutto solo 3 anni fa.“L’Inter
non è una società, con dei dirigenti e delle strutture.L’Inter
è un sentimento che si trasmette ai tifosi, ai giocatori.E’
tutto quello che poi diventa passione e ricordo.
Completano il resto della nostra vita. Il pensiero
dell’Inter è un qualcosa che ci fa pensare sempre che c’è
un domani. Voi vivete la squadra, la storia, i ricordi.
Sono convinto che questo accada molto più che in altre
società. E’ stato un periodo molto bello non solo perché
si è vinto. Un periodo di comunicazione tra i tifosi, la
mia famiglia. Tutto questo ci rende assolutamente, mi ha
riempito il cuore questo periodo.E’
stata una vita ma una vita intensa. Spero sia
stata intensa anche per voi anche nei periodi di
sofferenza.In
grossa parte lascio questa società con la certezza di
averla passata a persone che hanno senso di responsabilità
e grandissimo rispetto dei colori, della storia e della
realtà dell’Inter. Oravince
il pragmatismo. Sotto il profilo del futuro, della forza
della società, del mantenimento delle ambizioni, come
capita nell’industria, è giusto passare a un socio che
abbia questa vivacita, nuova ambizione, porti qualcosa di
nuovo. Quello che portano Thohir, Soetedjo e Roeslani èl’entusiasmo
di paesi in crescita, che vedono questa cosa come
un gioiello che porti anche economicamente e culturalmente
qualcosa in più. “
AvvincentecomeTappeto
Volantedi
Luciano Rispoli, il calciomercatoinvernalesi
è limitato a chiudersi con l'ineditotesta
a testa frafantacessionie
iminchiacquisti:41giocatorisono
statiassociatialla
maglia nerazzurra contro40
squadregrazie
alle quali avremmosfoltitola
rosa. Il segno dei tempigramiè
nella modestia dellafantasiamediatica:
solodue
anni fai
giornaliinventarono146
operazioni in entrata, ildoppiorispetto
a quelle inuscita.
Ma ecco laformazioneaggressiva
che irisparmidella
cassaforte aporcellinohanno
fatto sfumare, nonostante lefebbrilitrattative
annunciate negli ultimi due mesi:Carini;
Cesar Prates, Jorge Andrade, Fabio Aurelio;
Mahamadou Diarra, Ribery, Katsouranis, Taiwo;
Cissé, Calaiò, Paponi.Nella
foto, grazie mille:soddisfatto?
QUESTIONE DI FEELING(16-12-2003)
Ilsospettoche
Pirlo non si sentissemilanistadalla
testa ai piedi si era già materializzato
durante la finale diCoppa
Intercontinentale,
quando il centrocampista rossonero aveva
raggiunto il dischetto del rigore su gambetremulequanto
quelle di un infante che sperimenti per la
prima volta lastazione
eretta.
Ma afugarequalsiasidubbioci
ha pensato lui stesso, con unanoiosissimaintervistaaSportWeek:
"Il mioprimo
amore?
L'Inter".
Apprezziamo l'intenzione di manifestare aparoleil
suo affetto per i colori nerazzurri, ma
preferiremmo che continuasse a farlo con ifatti.
Nella foto, i fatti.
MASTURBAZIONE ASSISTITA(12-10-2005)
E'
sempre piùfittol'alone
dimisteroche
circonda il caso dell'infortuniodi
Alessandro Nesta. Il clima diforte
tensioneche
si è prodotto tra i dirigenti delMilane
quelli dellaNazionalein
seguito alla rottura del tendine delpollice
sinistrodel
giocatore, occorsa incircostanzepoco
chiare, sembra nascondere una veritàscomoda.
Come asserito dallo stesso difensore, quantocircolatoin
merito alleragioni
del malannonon
avrebbe infatti un riscontro diretto. Anche
Marcello Lippi si è dettosorpresoper
ilclamoresuscitato
dalla vicenda: "Socome
è andata,
non mi pare niente disensazionale".
E mentre tutti tacciono, vanno prendendo
corpo isospetticirca
una possibile eccessiva dedizione all'onanismocome
causa del guaio fisico subito dal centrale
rossonero. Totale serenità solo da parte dei
responsabili diMilan
Lab,
già corsi ai ripari: Nesta potrà continuare
a fare ciò a cui si dedicava assiduamente
nei ritagli ditempo
libero,
utilizzando la mano diPippo
Inzaghi.
QUANTO SCIE PIASCE CHIACCHERA'(18-03-2004)
Perché
farliparlare?
Dopo11
partitesenza
vittorie i nostrieroicontinuano
asconvolgercicon
dichiarazionifolgoranti.
Nella soleultime
24 oreabbiamoascoltatoqueste:
"Fuorilagrinta",
"Prontiper
losprintfinale",
"Zaccheroni cicarica",
"Vogliamotornareavincere".
Saremmocuriosidi
sapere qualeeffettocrede
la società diotteneredistribuendo
questo ennesimocumulodi
banalità. Forse che il tifoso siscalmanicon
gli "Wow,
finalmente lagrintagra-gra",
oppure siesalti"Dai
Zac, ora sì che licarichi",
o magari si scompisci con "Fantastico:
con questo "sprint
finale"agguanteremoforse
il quarto posto". Nella foto, un tifosointeristasi
camuffa daperuvianoper
raggiungere il posto dilavoro.
LUNEDI' SERA, GRANDE FESTA PER LA PARTITA
DELLO STOKE CITYLIVE(11-03-2006)
Lunedì
sera,finalmente,
la tvinglesetrasmetteràin
direttauna
partita delloStokeCity.
Lemigliaiadi
fans deiPotterssi
ritroveranno alle20.30al
pubKirribillyper
assistere al match contro ilCrystal
Palace,
l'ex squadra di LaloSorondoe
Nicola Ventola. Tuttiinvitati.
Qualchedatoper
introdurre la partita (l'articolo integrale
nel sito dii.org
city):
"Parlando
tecnicamente la partita non dovrebbe avere
storia: il Palace sta conducendo un
campionato anonimo in quinta posizione, ben
29 punti distante dalla capolista Reading,
lo Stoke invece ha innestato la quarta ed e'
a soli 3 punti dal Plymouth Argyle con una
partita da recuperare, ad un passo quindi da
una confortevolissima 13° posizione. (...)
La formazione dei potters e' ormai una
realta' consolidata nel Regno Unito,
dall'arrivo di Josip Skoko, infatti, il
centrocampo non ha piu' perso un colpo,
inanellando ben 13 partite senza vittorie,
interrotte il 25 febbraio con un trionfo sul
Millwall, proprio in occasione dell'assenza
dell'australiano".
Nella foto, il goleador SambegouBangourain
una posaaccattivante.
UN RAGAZZO DA SPOSARE(21-11-2003)
WalterZengatorna
in Italia ad allenare? L'esperienzarumenaè
aglisgoccioli,
il contratto con il National di Bucarest
scade conBabbo
Natalee
l'uomo Ragno già pronostica mangiate ditortelli.
In verità, la carriera post-calcistica delportieronenon
è stata un successo: dopo i New England
Revolution, via con labiografia"Uno
di Voi" ('Mi chiamoWalter,
molto lieto...') e una pausa dianchormanpubblicitario
che ci ha spezzato il cuore. Dallamagnetoterapiaa
raggi UVA, in molti hanno pensato diabbatterloper
non vederlo ridotto così. Ma ora sta
tornando più forte di prima. Nella foto, un
raduno delle sueex
mogli.
VOLEE DI MANCHINO(04-05-2004)
Capitanonon
giocatore.
Dopo JavierZanetti,
l'interista con maggioranzianitàdi
servizio è AlvaroRecoba.
Nonostante isette
annidi
militanza in nerazzurro, il Chino rischia
però di fare la fine delselezionatoredella
Federazione Italiana Tennis inCoppa
Davis:
seguire la squadra dallapanchina.
Al di là delreale
valoredell'attaccante,
il suocurriculumprofessionale
dimostra quanto MassimoMorattisia
poco adatto al ruolo dipresidentedi
club: incapace di imporre agli allenatori il
propriopupillo,
ha preferito continuare a pagare il suoriccostipendio
senza mai vederlo protagonista di una
stagione datitolare.
Cono il risultato che ci rimettessero in
due: lecassedell'Inter
e lo stessoRecoba.
TOKYO MON AMOUR(14-12-2003)
Nel
giorno in cui ilterrorismo
mediorientalesubisce
undurissimo
colpoda
parte delle forze di coalizione occidentali,
agli uomini dell'intelligence
rossonera-
il lettore perdoni l'ossimoro, ndI.org -
sfugge l'opera disabotaggioperpetrata
ai danni del Milan da dueinfiltratinerazzurri.
Con il successo inCoppa
Intercontinentaleda
decidere ai calci di rigore, gli interisti
AndreaPirloe
ClarenceSeedorffalliscono
infatti i rispettivi tiri dal dischetto,
mandando acarte
quarantottoi
geniali schemiberlusconianiche
tanto avevano contribuito alla vittoria in
Champions League della passata stagione. Ai
tifosi milanisti rimane laconsolazionedi
non aver messo in bacheca un trofeodisconosciutodallaFIFA.
Nella foto, gli ultimi Campioni del Mondoufficialidi
nazionalità italiana.
INTERISTI.ORG, PROMESSE A VANVERA(16-06-2004)
Giovedìsera
intorno alle23.00un
inquietantemessaggioconsegnerà
alla storia mondialequesta
gestionedi
interisti.org, il sito partito con30
lettorie
che oggi potrebbe esseretradottointailandesesenza
che a nessuno inTailandiasbatta
unasega.
Il movimentopopolareche
ci ha coperto diemail,
messaggi, affetto esolidarietàha
però smosso la nostra graniticacoscienza:
e dire che siamo abituati aicomplimentivisto
ilfisicoche
ci ritroviamo. Da venerdì lasmsaggeriaresterà
aperta e probabilmente si continuerà almeno
con lepagelledellaNazionale,
in cui la nostraconoscenzatecnica
del calcio ci permette di guardare dall'alto
i nidi delcuculo.
In futuro forse nuovieroisi
occuperanno del sito, mantenendone vivo lospiritoma
con unastrutturae
tempi di aggiornamentidiversi.
Per ora la grande novità è che ci stiamo
organizzando per laclandestinità:
è quasi pronta l'idea di unanewsletterdi
carattereeversivoscritta
dal fronte, una sorta difrappédi
quanto c'eradiluitosu
queste pagine. Entro un mese sarannoonlinetutti
i dettagli di alcunerischiosissimeoperazioni
ovviamenteincatenate
ai cancelli della falsità.
Per il momento,graziea
tutti. Nella foto, una sola parola:Interisti.org
invecchia ma vive.
IL GIORNO DELLA MEMORIA(10-11-2005)
Primibeneficiper
i giocatori delMilansottoposti
al trattamento dellamind
room.
Dopo appena una settimana diterapienellasala
della mente,
alcuni rossoneri hanno dato chiarisegni
di ripresadelle
rispettivefacoltà
mentali,
suscitando l'entusiasmo dei responsabili diMilan
Lab.
Appena uscito dalla stanza, infatti,Gattusosi
è dimostrato in grado dicontare
fino a dodicisenza
imbarazzo, mentrePirloha
evidenziato unelettroencefalogrammaleggermente
mosso. Meglio ancora ha fattoVieri,
capace di individuare dabendatoi
varirumimpiegati
nella preparazione di cinque diversiCuba
Libre.
Qualcheritardosolo
per Costacurta, ancora in difficoltà nelriconoscere
i parentipiù
stretti: trovatosi al cospetto della moglieMartina
Colombari,
l'anziano difensore l'avrebbe salutata
dicendo: "Ciao,Mauro.
Per favore, mi spieghi un volta per tutte
quella storia di 'la
stiamo vincendo, la stiamo vincendo'?
Ma vincendocosa?".
Nella foto, cure anche per Stam.
"DA ORA TUTTE FINALI", E' RECORD(15-03-2005)
Nel
passato, i nostricampionciniavevano
almeno la grazia di aspettare laprimaveraper
innalzare iltemutogrido
di battaglia:"Tutte
finali".
Ma non dobbiamodimenticareche
questa è l'Inter deirecord.
E così tocca a DejanStankovicvincere
la medagliad'orocome
primo estensore dell'importanteconcetto,
in un'intervistache
non ammette discussioni: "ColPortoci
aspetta laprima
finale".
Il centrocampistamiglioradi
quasi tre settimane ilprimato
personaleche
risaliva al2
aprile 2004:
"Sette
partiteda
affrontare comesette
finali".
Resta ancora senzarispostaladomandadi
interisti.org: non sarebbe meglioproporsidi
giocaretuttele
partite come fosserotrentaduesimi
di finale,
che quelli li passiamosemprein
scioltezza? Nella foto, un'Inter d'archiviosi
scalda per il match di Uefa contro ilBraga:
grazie al giovaneMorellofu
un massacro.Grazie
a sbd.
A MILANELLO LA MIND-ROOM, PER LE DIFFICOLTA'
DI APPRENDIMENTO(08-11-2005)
Novità
a colpi dicannonea
casaMilanello.
Secondo ilTgcom,
il Milan "fa
un altro passo in avanti verso la tecnologia
applicata all'allenamento"
grazie allaMind
Roomche
"aiuterà
i giocatori a recuperare più in fretta dallo
stress".
In realtà una velocecapataal
sitomindroom.orgristabilisce
la temutaverità:
laMind
Roomaiuterebbe
invece "i
bambini e gli adulti con difficoltà di
apprendimento".
Finalmente unaspiegazioneper
la pioggia dicontratti
in biancotra
i rossoneri: imilanistinon
apporrebbero la loro firma perché sonoignoranti.
Nella foto,Nestacerca
di leggere il testointroduttivo.
ALLA RICERCA DEL NANDROLONE PERDUTO(19-11-2003)
Basta
una settimana percancellaremonumentali
tracce di nandrolone? I nostriespertihanno
confermato che gli effetti del fumo di unbanzailungo
un metro può essere al massimo di un paio di
giorni, ma sulnandrolonenessuno
sa nulla. E Mimmo Kallon vive su questodubbio:
a Udinese era messo quantoPeter
Tosh,
ma la settimana dopo nel derby eraMastro
Lindoin
persona. Intanto inter.it continua
nell'opera dibeatificazionedel
centravanti. Dopo leimmaginidi
Kallon in unospedaledella
Sierra Leone, ecco nuovi straordinarifotogrammidistribuiti
dalla stampa ufficiale: l'interista, vestito
dapompiere,
salva un gatto caduto in unfossato.
APPELLO AGLI STUDENTI DELLA CATTOLICA DI
MILANO(23-04-2004)
Sabatomattina
presso l'UniversitàCattolicadi
Milano, aulaGemelli,
si svolgerà ilconvegno"Lavalutazioneclinica
e funzionale delcalciatore".
Alle ore 10.00 il dott. FrancoCombiinterverràsultema"Lesionimuscolari,
terapia eriabilitazione".
A seguire, i preparatoriGaudinoeBisciottiparleranno
all'aula dei "Mezzi divalutazioneutilizzati
per ilcontrollodell’allenamentopresso
il F.C. Internazionale".Interisti.orglancia
allora un appello ai proprilettorichefrequentanola
suddetta Università perchéaccorranoin
frotte all'evento etestimoninol'accaduto.
In particolare, in riferimento al numero diinfortuninerazzurri
piùnumerosodi
una qualsiasi larvata dialaccia
aurita,
ci preme un dubbio: ma chestraca**ogli
raccontano?
UN CUORE ANCORA PIU' GRANDE(13-02-2004)
Generosità
dabrividi.
Davide: "Il mio obolo al pellegrino consiste
in unaffamatoquanto
poderosopitbullda
combattimento".Pacopedro:
"Dono volentieri al pellegrino il mioabbonamentoa
sky per vedere le sue squadre preferite inciempionslig".
IlCuzzzo:
"Una notte, con opzione per la seconda, da
passare alMotel
Charliecon
Materazzi".Gianni:
"Vorrei tanto poter donare al povero
pellegrino la miamazzachiodata,
affinche' potesse curare quella fastidiosamicosicutanea
che lo tormenta con dei vigorosi massaggi
sul cuoiocapellutoe
sulla schiena".Asterix:
"Commosso dalla disperata situazione del
pellegrino , sono pronto a donare ilpianoforte.
Puo presentarsi aParigi,
suonare ilcitofonoe
per evitare di stancarlo facendogli fare le
scale glielo passero direttamente dalbalcone"Max:
"Vorrei regalare al pellegrino unaborsadel
ghiaccio, per ilpost-sborniaed
un catino, da poter utilizzarecomodamentedal
proprio giacilio nel corso della notte".Ultimo
dei terzini:
"Sono disposto arisparmiaresulla
doppia confezione di calmanti che ildottoremi
prescrive ogni volta che c'è unInter-Juve"
I FUTTIMUTANNI(24-11-2003)
Sembra
fatta: nonostantel’interessamentonerazzurro,
Salvatore Gambino giocherà nella Juventus.
La stessa famiglia Gambino avrebbe
consigliato al ragazzo la squadra bianconera
per questione di quarti dinastici. L’attuale
calciatore del Dortmund ha un buon passato
da professionista prima come scagnozzo di
Tony Ciccione, poi come sgherro di Jack
Saltalamacchina. Dopo un buon periodo agli
ordini di Geppo 'U Affucamugghieri,
Salvatore ha sviluppato la tecnica presso
Totò Funcia 'e porcu. Marco Branca, che si
era interessato al giocatore ha trovato una
testa di talpa nel suo letto.Nella foto, il
promettente Gambino.
ITALEASE SIAMO NOI, E CHI CA*Z SIETE VOI(11-11-2005)
Bilancipesanti
ed esigenza difrusciante.
Ecco i motivi per cui inVia
Durinisi
sta pensando dicedereilmarchioInter
a bancaItalease,
secondo un complessoprocedimentofinanziario
dilease
back.
Per spiegare volgarmente, dicesilease
back:
io ho bisogno disoldi,
ti vendo illetto,
tu me lo paghisubitoe
lo lasci a casa mia, nelfrattempo,
con gli anni, io te loricomproa
rate. Unarzigogolamentoche
da solo avrebbe portato alsuicidiodi
JohnCapitalismo,
prima che la sua scopertaattecchisse.
Questa operazione consentirà di affrontare
contranquillitàlastrettasullospalmadebitidellaUe.
In alternativa, visto che aRonaldoè
stata appena data lacittadinanzaeuropea,
si potrebbeportarel'Interfuori
dalla Ue.
Nella foto 'Kissing
a cool'
diAngeloNerazzurro.
GIORNALISMO CERTOSINO(11-10-2005)
Possibile
che nessunoverifichile
notizie? Il giornaleClarinintervistaHernan
Crespo,chiedendoglidellamancataconvocazione
diVeron.
Il centravantirisponde:
"¿Si
me sorprendió? Sí. O sea... Uno, lógicamente,
respeta al técnico. Pero sí, me sorprende
porque está andando bien. Juega en un equipo
grande. Es un jugador que tiene dos
Mundiales encima".
Cosa succede inItalia?
Qualche medialegge
malela
pagina epiazzale
stesse parole,tradottealla
prima persona,
in bocca a Veron:
"Mi
sorprende il fatto che Pekerman non mi abbia
ancora chiamato. Rispetto le decisioni del
tecnico ma resto sorpreso perche' sto
andando bene. Gioco in una grande squadra,
ho alle spalle due Mondiali".
E da qui ititoli:
"Argentina,
Veron senza parole: 'Esclusione
incomprensibile'",
"Veron
attacca il ct argentino (...) il
centrocampistasi
scagliacontro
il tecnico".
Nella fotoVeronmentre
spiega "Omnis
Gallia in tres partes divisa est".
BULGARI COMUNISTI: MANGEREMO I VOSTRI
BOLLITI DIRETTAMENTE DALLE CULLE(30-03-2006)
Quartodi
finale che ci vedefavoriti,
ma non abbastanza per poterlo saltarea
piè pari.
L'Intersfidai
campioni diBulgaria,
il Villareal, in una festa poconazionalista:
se i nerazzurri schieranoun
soloitaliano,
gli avversariaddiritturanon
inseriscono alcun giocatorebulgaro.
Ilterrenodi
San Siro si presenta inperfettecondizioni
dopo l'ultimastabbiatura,
fatta con un'ottima qualità dibambini
bolliti.
Si parte: perriequilibrareil
match,Womeconcede
il primo gol a Forlan. Ungestomolto
bello che inCamerunviene
festeggiato,bruciandogliun
appezzamentoadibitoad
orto. Gli uomini diMancinicaricano,
segnando conAdriano,
che per una volta si trovaeccezionalmentedentro
l'area, e poi conMartins,
che perfortunasul
cross di Stankovic non ha iltempodi
provare a tirareapposta.
Il2-1è
un risultato che non permettesmargiassate,
ma è inutile nascondere ilrammaricoper
le ammonizioni diSamuele
di Veron: i due non sonodiffidati,
quindi rischiano di saltare l'antipasto
pariginodella
vittoria alMondialeper
Club in Giappone. Nella foto, TaniaKarabelova,
MissBulgaria
2001,
nuda per unabellissimacausa:
lapacenel
mondo.
NERAZZURRI FRATELLI
D'ITALIA(12-02-2004)
Vergogna:
il Milan dà prova di scarsissimopatriottismoignorando
la Coppa dell'Italia e facendosimassacraredalla
Lazio. L'Italia dei valori è dunque
servita: neltrofeodell'italiano
vero, i rossoneri mostrano ildisprezzopatrio
già espresso dopo le parole diAncelotticontro
la nazionale. Nella foto,W
l'Italia!
VERITA' ASSOLUTE(12-11-2003)
Ilmendacearticolo
delTimescostringeInteristi.orgad
aprire i propri archivi evuotare
il sacco,
pubblicandodossiera
dir pocoscottanti.
Da alcune ricerche condotte in redazione è
infatti emerso comeLady
Guendalin Churchill,
cugina diterzo
gradodell'ex
primo ministro britannico, in gioventù fosse
una grandissimazoccola.
Sulla base di decine di documenti top
secret, è possibile affermare con certezza
che Miss Churchill,tra
i 25 e i 28 anni,
passòin
rassegnatutto
il40°
aeronauticadella
RAF. Non solo: circa il92%dei
cittadini di Sua Maestà soffre dialitosiper
via delle cattive abitudini alimentari. La
stessa ReginaElisabettaesibisce
un giorno sì e un giorno no unafiatellamica
da ridere.
INTERISTI.ORG, THE BOOK(09-11-2005)
Per
gliamantideifeticciesce
giovedì 10 novembre inlibreria,
edizioneTEA,
la raccolta di interisti.org "Inter,
abbiamo un problema... o no?",
nato con lo scopo di umiliare l'insuccessoeditoriale
de "Il
cerchio magico"
deiJalisse.
Un anno del nostro calcio, tranotizie,
pagelle, i cinquemiglioripezzi
di MauroSuma,
le guide inlinguaalle
trasferte, l'avvocato CiccioPalettaal
processo doping,calciominchiata,
ilvideo
chocdi
Cannavaro e quello in cuiNedvedera
una donnaculona,
lawebcronacadi
Milan-Liverpool,
ilsognudi
Adriano e tutto quantotransitatosul
web e disponibile nel nostroarchivio.
E per leragazzeun'offerta
speciale:
presentandosi albirralecon
una copia del libro riceverannoin
omaggiouna
sedutatonificantedimassaggio
al seno®.
SUONA IL TELEFONO(25-04-2004)
Laseriedi
"sono
tutte finali"
prosegue con un belpareggiotto,
risultato che ci faràsoffrirecome
sempre fino all'ultima giornata. Tra i
dettagli c'è lacoppiaVieri-Adriano
che fasfracelli,sfracellandole
palle amezzo
stadiofino
allasostituzionedi
Bobo,sgridatoda
San Siro per i suoicapricci.
Ma per fortuna laribellionedi
Vieri ènegatada
Zaccheroni in conferenza stampa: all'Internon
è successonullain
settimana. Aconfermadi
questa tesi, stasera interverranno allachat-linediControcamponumerosi
dipendentinerazzurri:
oltre alle solitetelefonatedel
tecnico, del direttore allacomunicazionee
del centravanti, prenderanno lalineain
diretta anche l'addettologisticadello
stadio, il responsabile dell'area
commercialee
alcunigiocatoriper
confermare che il gruppo èunitoanche
se ha diversinumeridi
telefono. Nella foto, la pubblicità dellachat-linefornita
dalla trasmissione diMediaset.
SGT RIVALDO'S LONELY HEARTS CLUB BAND(14-11-2003)
PinoInsegnoè
più VIP di lui perché diRivaldonon
si ricorda più proprio nessuno. Domenica il
brasiliano, mandato intribunaa
Parma, ha deciso diabbandonarei
compagni e tornare a Milano, probabilmente
in sella a una vecchiaLambrettasullacamionaledei
Giovi. Polemiche ovviamente nessuna, perché
secondo i giornali al Milan i giocatorifirmanoicontrattiin
bianco (qualcuno ci spiegherà mai come
questo è possibile?). A interessarsi delfossilecarioca,
pare ci sia ilLiverpool,
forse per esporlo al museoMadame
Tussaudcome
versione umana di una statua incera.
Nella foto, quandoEmregiocava
a Liverpool neiBeatles.
LA TABELLA DI INTERISTI.ORG(23-02-2004)
Scudetto?
Ancorapossibile.
Grazie alla nostratabellae
a una sempliceconcomitanzadi
alcuni eventi favorevoli loscudoun
sogno ancora possibile. AZactocca
vincerle tutte e sperare che: 1) ilMilannon
batta la Lazio e poiincappiin
un filotto di sconfitte fino a giugno 2) le
stelle dellaRomavadano
a lavorare acottimonei
laterizi per guadagnare almeno qualcosa 3)
lamagistraturatrovi
il Delle Alpi earrestigli
juventini con l'accusa di tentatogenocidio
colposoai
danni degli interisti. Lazio e Parma non leconsideriamoper
ovvi motivi. Nella foto, la bellissimaartistarussa,
AllaPugaciova.
Unaddioal
calcio in grande stile, come si conviene ad
giocatore della suacaratura.
AparecidoCesarsaluta
compagni etifosinel
modo più bello, radunando alMeazza,
nel suo stadio, oltre40.000spettatori
e una parata distelleda
far invidia ad unall
star:
Behrami,Siviglia,
Zauri,Dabo,
Oddo, Wome. EFigo,
Recoba,Veron,
Adriano,Toldo.
Non manca davveronessuno,
ma non avrebbe potuto essere altrimenti,
perché"Ces"all'Inter
ha lasciato soloamici,
uomini con cui condivideregioiee
dolori, prima checompagnidi
tante, tantissime vittorie. A San Siro va in
scena unafestadelle
emozioni, una lungastanding
ovationper
celebrare un pezzo di storia delfootball.
E lui,"Ces",
risponde da campione qual è sempre stato,
giocando una bellapartitaper
ringraziare quel pubblico che lo ha adottato
come unfiglionei
giorni difficili del suo arrivo a Milano,
amato come unacuginaporca
durante i primi anni entusiasmanti, eaccuditocome
un vecchiorimbambitoin
finale di carriera. E' anche la festa diMilly
Moratti,
che ha voluto questa giornata, inaccidentalecoincidenza
con le prossimeelezionicittadine:
la presidentasorridee
saluta con la mano. I compagni di"Ces"sfoderano
una prestazionecommovente,
con un Recoba daleggenda:
la partita finisce3-1ma
il risultato non conta. Nella foto,addiograndecampione.
UN LAVORO SPORCO(11-02-2004)
Novità
in vista perMarco
Materazzi.
FattapaceconDomenico
Cirillo,
il difensore nerazzurro si ritrova ora con
il problema dellapesante
multacomminatagli
dall'Inter, gravosoimpegno
economicoper
ilménagedel
giocatore. Alle prese con il pagamento delleultime
ratedi
unnunchakutempestato
didiamantiacquistato
alcuni mesi fa, Materazzi starebbe pensando
diarrotondareil
salario con un secondo lavoropart
time.
Contattato da ungiostraiodelle
provincia di Varese, il centrale interista
potrebbe cominciare già da domani una nuova
attività: ilcollaudatoredelpunch
balldel
Luna Park di Cellina. Matrix dovrebbe
sostituire ilresponsabiledel
servizio, da tempo alle prese con un brutto
caso dideformazione
professionale.
Nella foto, il caso.
INTERISTI.ORG A PAGAMENTO(16-12-2003)
A
seguito dell'iniziativa diacmilan.comanche
noi ci muoviamo per battere cassa. Come
annunciato ad alcuni affezionatilettori,
entro gennaio interisti.org cambieràgraficae
ivi verrà introdotto un piccolomeccanismoper
leggeregratisle
notizie pagando. Per accedervi bisognerà
mandare unsmsche
risponderà con unlinkda
cui si scaricherà undialer.
Questo permette di attivare untelepass,
che inserito neldecoder(da
acquistare a parte) metterà a disposizione
l'utenzaper
visualizzare il conto corrente cui versare
un importo che darà diritto allapassword.Loggatisicon
questa in una sezione apposita di un altrodialerriceverete
le istruzioni per leggerea
pagamentole
news gratuite. Speriamo che questo non vi
sia didisturbonella
lettura del sito. Nella foto, l'uomo che
eseguirà per nostro conto leesazioni.
BOLOGNA - INTER: PARZIALE AL 45°, ALTRO CHE
DIGITALE TERRESTRE(12-01-2005)
L'Intercarbura:
al 25' StankovicriconosceCoco
e non glielapassapreferendo
tirare:altodi
poco. Due minuti dopo calcio d'angolocon
Ferron cheraccogliein
quattro tempi come il clownFrocchio.
Polemiche per unnon
fallodi
Martins che si eraliberatodi
un difensore con un'ascellata:
se libero dicorreresi
sarebbe trovato solo. E' unassedioalrallentatore:
in due minuti lapallaresta
sempre nell'arearossoblùe
viaggia dasinistraa
destra eritorno.
Se fosse dotata diaratro,
con una correttaseminaci
sarebbe lachancedi
far crescerelegumialDall'Ara.Ferron
vieta il gol aRecobaal
35': tiro dalla distanza eparatain
volo, ci prova ancheVdmma
tira così male che mette inimbarazzola
sua stessafamiglia.
Intanto scende unanebbiatalmente
fitta chesi
faticaa
sentire la voce diSandreani.
IlBolognanon
gioca: l'innesto diSentimenti
IVporterebbevivacitàalla
sua azione. Al 40' primointerventodiFontana:
su punizione il tiro lo faLovisoma
il portiere non fa ilcattivogioco.
Angolo interista44'ma
battuto secondo lo schemaFeldenkraise
buttato via. E alla fine il Bolgona riescemisteriosamentea
segnare:Stankovicregala
labocciada
vero brocco,Fontanava
a vuoto, Cordoba si fauccellareda
Tare e segna addiritturaBinotto.
Nessunrecupero.
Nella foto, nonva
bene.
SPEZZEREMO LORO LE RENI(02-12-2003)
Clamorososcoopdi
interisti.org. L'Inter avrebbe già
ingaggiato il famosouomo
d'ordinedi
centrocampo da tempo caldeggiato da tifosi e
società: si tratta di BenitoCasacci,buttafuori-capo
della discoteca "Voglia
Disco Party"
diGabicceMare.
Il nerboruto Benito potrebbe essere un verotoccasanaper
la linea mediana interista con la sua
capacità di sbrogliare situazioniscabrosee
di distribuire calci e mazzate con identicagrinta.
Prevista anche la possibilità di utilizzare
l'auricolarein
campo per dialogare in dialettoromagnolocon
mister Zac. L'acquisto di Casacci sarebbe
stato suggerito daBobo
Vieri,
più volte salvatoin
extremisda
Benito al "Voglia Disco Party" da orde di
mariti e fidanzati infuriati con lostalloneinterista.
Nella foto, la nipote di un uomo d'ordine
finitoappeso.Notizia
di Cava.
"DA ORA TUTTE FINALI", E' RECORD(15-03-2005)
Nel
passato, i nostricampionciniavevano
almeno la grazia di aspettare laprimaveraper
innalzare iltemutogrido
di battaglia:"Tutte
finali".
Ma non dobbiamodimenticareche
questa è l'Inter deirecord.
E così tocca a DejanStankovicvincere
la medagliad'orocome
primo estensore dell'importanteconcetto,
in un'intervistache
non ammette discussioni: "ColPortoci
aspetta laprima
finale".
Il centrocampistamiglioradi
quasi tre settimane ilprimato
personaleche
risaliva al2
aprile 2004:
"Sette
partiteda
affrontare comesette
finali".
Resta ancora senzarispostaladomandadi
interisti.org: non sarebbe meglioproporsidi
giocaretuttele
partite come fosserotrentaduesimi
di finale,
che quelli li passiamosemprein
scioltezza? Nella foto, un'Inter d'archiviosi
scalda per il match di Uefa contro ilBraga:
grazie al giovaneMorellofu
un massacro.Grazie
a sbd.
L'AMORE E' CIECO(01-11-2003)
Nuovo
test delMilan
Labper
controllare le condizioni dei giocatori in
vista di Milan-Juve. Per l'incontro di
sabato ilfuturisticolaboratorio
esperto in gestione delle risorse umane ha
sottoposto alcuni giocatori a una verificascrittae
a una prova orale. Nessun problema perDida,
nell'aguzza la vista, e perKakànelle
parolecrittografate.
Ostacoli invece perPirloche
non ha concluso un difficile testmonocrocettee
ha abbandonato Milanello inlacrime.
Nella foto ilfantasistadall'occhio
vivace all'altare:bellocom'è,
se si è sposato lui c'è unasperanzaper
tutti.
FATTI, NON PAROLE(26-10-2004)
Adios,
señorCuper.
Anche imutuipiù
gravosi si estinguono,se
dio vuole.
Anzi, se ilMaiorcavuole,
nel caso specifico. Nella sede interista di
via Durini sarebbe previsto per oggi unincontrofra
i dirigenti nerazzurri ed ilmanagerdel
tecnico argentino. Oggetto della
discussione: la definitivarescissionedel
contratto dell'allenatore, probabilmente in
vista di un suo ritorno al al termine di unaprima
stagioneconclusa
in manieradisastrosa,
infatti, gli vennerinnovatol'ingaggio
per altritre
campionati,
salvo poicambiare
ideanel
giro didodicimesi.
Una prodezza dagiuslavoristicondue
palle così,
in pratica: lavoraremeno,
guadagnaretutto.
Nella foto,Massimo
Moratti.
Riferendosi all'estensore del contrattodichiarava:
"E' tuttofatto".
Impossibile dargli torto: unolucidonon
avrebbe combinato 'stocasino.
CANTA CHE ZANETTI TE LA PASSA. FORSE(27-11-2003)
RobertoVecchionioggi
in visita ad Appiano ha voluto trasmettere
un messaggiopositivo:
"La gara con l'Arsenal,persa
di misura,
è stato solo un episodio che non fa
testo."Appurato che l'anzianocantautore
ha abbandonato lo stadio al39°della
ripresa, è toccato a Zanetti assolvere il
pietoso ufficio dicomunicargliil
risultato finale. Insieme hanno poi
tristemente intonato "Lucciconia
San Siro". Nella foto Vecchioni canta: "Non
è possibile,
in 6 minuti non è possibile"
CHIARIAMOIMMEDIATAMENTELAPRESUNTAINTERVISTA,
PRIMA CHE QUALCUNO PENSI MALE(20-04-2006)
Aaah,
adesso è tutto piùchiaro.
L'ufficiocomunicazionenerazzurro
ieri sera aveva volutoprecisarela
parole di Adriano aUolSport,
anche con quel poco didispetto:
"(Adriano)
vuoleimmediatamentechiarire
di non riconoscere il proprio pensiero nelle
dichiarazioni che gli sono state attribuite".
E per migliorare iltuffonell'orinatoiocolmo,
meglio specificare che si tratterebbe di unapresunta
intervista.
Dopo aver detto aControcampoin
diretta televisiva: "Futuramentemi
piacerebbe giocare nel Milan",
e allaPinetinadavanti
allogosociale
nerazzurro: "Sogno
di giocare nel Real",
il centravanti si presenta insala
stampaperspiegarele
ennesimedichiarazioniche
ci porteremo avanti per i prossimidieci
anni:
"Sono
state interpretate malissimo le cose".
QuindiAdrianonon
voleva dire: "Non
parlo con Veron, ma per il resto sto bene
con tutti",
ma: "Non
bisogna per forza parlare con tutti,
l'importante è fare bene sul campo".Nonvoleva
dire: "Nelle
ultime due partite non stavo benissimo, ma
il tecnico mi ha lasciato da solo a giocare
in attacco",
invece di un bendiverso:
"Ultimamente
Mancini mi ha fatto giocare come unica
punta, non stavo benissimo fisicamente e
questo non mi ha aiutato".
E infine il richiamoingiustoe
superfluo allaJihadinterista:
"Se
i tifosi non mi vogliono me ne vado".
Non basterebbesegnareogni
tanto senzabuttarlasulsentimentale?
Nella foto: "caro
Babbo Natale, per Natale vorrei la Ps2 e un
centravanti muto".
FACCIAMOCI DEL MALE(02-12-2003)
Si
è tenuta ieri l'annualeGran
Soiréenerazzurra
dedicata aglisponsordella
società. Alla presenza didirigenti,
giocatori epartner
commerciali,
Massimo Moratti ha illustrato lestrategiedi
potenziamento delmarchio
Interin
ambito promozionale per la stagione 2004.Azzeccatissimala
scelta della città che ha ospitato l'evento:Campione
d'Italia.
La ridente località italosvizzera si è
aggiudicata il Galà battendo laconcorrenzadiCampione
d'Europa,
Pallone d'Oro, Scudetto eCapo
Cannoniere.
Nella foto, ilPresidenteanima
la serata concedendosi unkaraokesulle
note diMy
Way.
ADDIO SENZA RANCOR(01-12-2003)
Un
clamorososcoopdi
goalcity.com ridesta glianimidei
tifosinerazzurriabbioccati
dallascorpacciatadi
entusiasmo fatta a Torino. Il destino di
ChristianVieriè
segnato: dal prossimo anno, il centravanti
nerazzurro vestirà la casacca delChelsea,
dove ritroverà HernanCrespoper
riuscire nella difficile impresa di non
vincere unc***oassieme
pure lì. Nel weekend, MassimoMorattiavrebbe
infattitrattatocon
gli emissari di RomanAbramovichla
cessione di Bobo al club londinese, forse
già per ilprossimo
gennaio.
Soltanto tre giorni fa, avremmo sollevato
qualche timida protesta, ma da sabato sera
siamo decisamente piùtranquilli:
noi abbiamoCruzzilla.
MEN IN BLACK AND WHITE(20-09-2004)
Leorrendee
non credibili accuse allaJuventuscontinuanoanche
oggi nelle aule ditribunale.
Secondo le dementifarneticazionidella
procura, i bianconeri avrebbero usatosostanze
illecitein
grado di alterare le loropotenzialitàfisiche.
Interisti.org si schieracon
forzadalla
parte degli juventini. Nel frattempo, il
nostro sitocoglieanche
l'occasione per fare gliauguria
GianlucaPessottoche
ieri, dopo unagravidanzadi
tre mesi, ha partorito unabellissimacreatura.
Nella foto, GiovanniTrapattoniabbraccia
il simpaticocucciolo.
ADRIANO, ADRIANOO, ADRIANOOO(19-01-2004)
Fuori
dallaChampionsLeague,
uncentravantiche
decide a quali partire presenziare, un
presidenteprezzemolino,
una sconfitta contro l'ultimain
classifica. In queste condizioni qualcunodifendecomunqueMorattie
la squadra,altri
no.Gloria:
"Sonostancadi
andare a vedere partite che sono giocate
come se fossimo all'oratorio!
(...) Se io fossi il presidente inizierei a
far capire che non siamo più una grandefamigliae
chi sbaglia paga: perdi? Non ti pago;pareggi?
Ti pago la metà; vinci? Ti pago...forse!".Luca:
"Propostaalternativa:
c'è un modo per allontanareMorattidall'Inter
almeno come presidente? (Io lo vorrei ancora
ma comeproprietario...finchè
caccia solo i soldi va bene)".GD:
"Possibile che non si rendacontoche
lei non sa fare il presidente! I suoi
(tanti)soldinon
l'autorizzano a disporre dellasalutedi
tanti onesticittadini(tifosi
di una squadra bellissima) e che lei sta
dimostrando dinon
amarerimanendo
a fare il presidente".Arkispazio:
"E avanti così nel segno dellacoerenzadi
un presidente che rilascia100.000interviste,
poi un giorno si arrabbia con i giornalisti
chedistorconole
sue verità, salvo poiricominciareil
giorno dopo rilasciandone un'altra
decina.Senzadubbioun
uomo che impara dai propri errori". Nella
foto, in ogni caso, abbiamo bisogno di nuova
speranza:assoldato.
HANNO ROTTO I CORIONI(11-10-2004)
Minacce,
bugie e avvertimentimafiosisono
ilsaledella
vita: noi stessiteniamoin
piedi il sito grazie a piccoleruberienelle
pensioni dei nostrinonnini.
Ma per ilcalciotutto
èlecito,
persino sentire un presidente di Serie Adichiararesenzaconseguenzetutto
ciò: "Si discute su unargomentoe
scatta la frase: Guarda che noi ti mandiamo
(o "loro ti mandano") in quarta serie (…)
nel calcio da circa10
anniabbiamo
unIdeatore(…)
è l'Ideatore chedecidele
situazioni più importanti del calcio (…) [Carraio]
E' troppo comodo che lui perda iMondialimaledettamente
male, gli Europeischifosamentemale,
e resti lì.Fingendodi
dare le dimissioni con l'accordoche
verranno respinte».Da
chi partì l'accordo?«Sempre
dallesolite
duesocietà
che convinsero ilconsiglioFederale,
che è composto in manierascriteriata,
a respingere le dimissioni. (…) Quando vedo
unarbitrocome
quello di Brescia-Juvecome
faccio a starezitto?"Morattistamattina
ha invece precisato: "Galliani ha fattomolto
bene,
ma un cambiamento èsalutare".Nella
foto,salutare.
ALLA PRESENZA DEL NOTAIO(01-10-2004)
Unvincitoreper
il concorsoAguzza
la Vista,il
grande gioco davvero divertente di
interisti.org,
patrocinato dal servermasterTrastullo.
Adaggiudicarsiil
prestigioso premio, laTalbotdello
stessoenigmista,
è stato ilSalvaoche
ha notato sia la programmazionea
luci rosseche
il dettaglio di unclubriportato
nella secondadivisione,
dove peraltro aveva giàben
figurato.
Vi ricordiamo ilpalmaresdei
nostri concorsi: "La
Sputacchiera di Ronaldo",
vinto daSalvao;
"Un
lavoro per Cannavaro",
ilSalvao;
"Il
memorial Suma",
ilSalvao;
"Il
titolo vincente",
ilSalvao.
Nella foto,gravidodi
tempo libero, HectorCuperin
persona estraea
sorteil
vincitore del premio "Esonero
di mezza estate"",
che risulterà essere poi illettore
Salvao,
bravo ma anchefortunato.
TELECRONACA DI UNA SORTE ANNUNCIATA(23-11-2005)
Passaggio
di turno e grandiemozionia
San Siro. MancinischieraWome
eSolarimpietrosul
binariomortodi
sinistra. L'allenatore avversario risponde
conChubekkain
porta eR2D2in
panchina. La squadra dell'Est
Europaarriva
a Milano con leideechiare:
trecentrocampistichiedonoasilo
politicoe
in questura apprendono che laCecoslovacchiasi
è divisa e ilcomunismonon
c'è più da oltre 10 anni. Ifuoriclasseartmedici
la prendono male e scendono in campodistratti,
tanto che verso la mezzora, Veron eFigocostruiscono
il vantaggio. Per reazione il difensore
Duricapubblicaun
polemicolibellointitolato
"Gli
operai e la cessione del marchio inlease
back".
La lettura del testo provoca una forte
reazione deicompagniche
corrono a casa a occupare laDuma,
lasciando il palco e gli applausi alla
tripletta diAdriano.
Ma ilcloudella
serata è altrove. Sul2-0laUefasi
scusa coitifosidell'Inter
per la telecronaca diAltafini.
Sul 3-0 all'ennesima battutaagghiacciantedel
commentatore brasiliano, gli organi dellagiustiziaeuropea
capiscono l'errorefatto
e chiedono alla società diVia
Durinise
è tardi per fareentrarei
supporter allo stadio. Sul 4-0, perde la
testa ancheMarianella,
l'altrotelecronista,
che si mette a parlare diGresko.
Siamo al finale:Altafinivuole
strafare e,rivoluzionandole
teorie dellabiologia,
spiega che "i
bambini sono il futuro dello sport".
A quel punto è lo stessoDidacheimpietositointerviene
ascagionareil
pubblico interista dichiarando: "Mi
sono lanciato io il bengala".
Nella foto, ilportiereavversario
cerca di opporsi adAdrianocon
fortigrida.
EI FU, LOR SARANNO(27-05-2004)
Comincia
sotto imigliori
auspicideltifo
interistal'avventura
diDidier
Deschampssulla
panchina dellaJuventus.
Con lalezione
di calciosubita
ieri sera ad opera dei lusitani delPorto,
il tecnico francese ricalca infatti una
recenteprodezzadiHector
Cuper,
unico allenatorenegli
ultimi dieci anniad
averpersouna
finale diChampions
Leaguecontre
goldi
scarto. Naturalmente, lasperanzaè
quella di assistere ad ulteriorianalogiefra
lacarrieradel
nuovomister
bianconeroe
quella dell'ex
nerazzurro.
Nella foto, un buon5
Maggio 2005a
tutti i supporterjuventini.
SE ANCHE BEPPE GRILLO(08-05-2006)
Ma
non potrebbelasciarstare
il calcio eoccuparsidi
cose menoimportantitipo
ilsurriscaldamentodel
globo, le medicineavariateal
Terzo Mondo o ifuturesvendutiin
Posta allevecchiette?
BeppeGrillocelebra
latriadejuventina
sul suo blog,esaltandonelecapacitàmanageriali
("non
ha chiesto un euro di investimento agli
azionisti")
e addirittura isuccessiin
Borsa ("il
titolo dall’inizio dell’anno ha guadagnato
il 63,5%").
Già, però iltitolonon
ha preso il63%dall'inizio
dell'anno, ma proprio neigiorniin
cui la squadra usciva dallaChampions(e
dai suoi soldi),faticavain
campionato e non avevacertezzesul
futuro dirigenziale: unandamentoche
haincuriositopersino
laConsob,
non proprio il piùsveglionetra
gli organismi italici. Quanto alla
barzelletta degliazionistiche
non hanno messo unalira:
come si chiamano queisoggettichehanno
compratoleazionial
collocamento a3,56
Euroe
che un anno dopo le hanno ritrovate a1,60
Euro?
Quanti soldibruciatifanno?
Per scrivere male dell'Ifilnon
è necessariolodarel'Italia
daoperetta("ora
poi ci faccio unachiacchieraio").
Nella foto, unariunionedi
persone da prendere comeesempio,
legate all'attualemondodel
calcio.
SENZA GIACCHETTA E CRAVATTA(20-11-2003)
Arroganza
eatteggiamenti
di sfidanella
Reggina che si prepara ad essereasfaltatasabato
sera al Meazza. In conferenza stampa, il
difensore calabreseGiacchettaricorda:
"A San Siro non homaiperso".
Sul piano statistico avrà anche ragione, ma
basta che chieda informazioni a qualchecompagnoper
ricevereindicazionicontrarie.
In ogni caso, Giacchetta ricordi che non si
puòsopperireallaforzacon
ilcarattere:
dileonida30
kgnon
se ne sono mai visti in giro. Nella foto,Nino
D'Angelo,
apprezzato interprete del fortunatohit"Senza
giacca e cravatta".
ESEMPIO PRATICO(29-03-2004)
Scappelliamoci
aPaparestache
inMilan-Chievo
ha ben annunciato ilrecuperodel
recupero.Bravo,
complimenti. Ilproblemaperò
non stava nei due minutiextra,
ma neglioriginali
5concessi.Esempio
pratico.Derby,
arbitro Rosetti, secondo tempo con4
ammonizioni, 5 sostituzioni, 3 gol(peraltro
tutti bruttini): i minuti direcuperoconcessi
sono statitre(intervallati
da uninfortunioche
non ha avuto unriconoscimentodopo
il 93esimo).Milan-Chievo,
arbitro Paparesta, secondo tempo con2
ammonizioni, 4 sostituzioni, un gol:
minuti di recupero concessi5+2.
Qualcuno ci spiega con qualelogicasono
distribuiti i secondi aggiuntivi? Ciò cheinveceè
ovvio è che con quei3
puntiin
più (noi avremmo sicuramentepareggiatoe
il Chievo avrebbevinto)
il Milan sentirebbe ancora il nostrofiatonesul
collo. Nella foto unacarodella
polvere: sarà piccolo einutilema
milioni dimassaiepassano
le giornate tentando dieliminarlo.
NON PERDIAMOCI DI VISTA(09-11-2005)
Millesima
puntata dellacaccia
all'ex.Van
der Meyde,
rientrato dall'infortunio, gioca due partite
bene, simontala
testa eterrorizzai
tifosiinglesi:
"Non
sono ancora al top".
GonzaloSorondocontinua
la sua stagione da incubo alCharltoncon
un altroinfortunio.
Nella sezione pacchi, torna adallenarsidopo
l'infortunio anche JeremieBrechet.
Vinto lo scudetto e dato l'addioai
bulgari delCska,
BenoitCauetporta
i piedi dafabbroin
Svizzera dove è diventatocolonnadelSion.
Djorkaeffsegnail
gol che illude iMetrostarsdi
New York eliminati poi dalle semifinali diConference.
L'OM di SabriLamouchi,
ancora diproprietàdell'Inter,
prende3
perecon
il Le Mans. Mentre HectorCuperannuncia:
"Ho
venduto casa in Italia"
Dopo
averonoratoa
testa alta il5
maggiocon
il tradizionale birraledell'orgoglio,
giovedì25
maggiocelebreremo
il primoanniversariodella
finale diIstanbulcon
una meravigliosaesibizione,
il "Memorial
Dudek",
una emozionante partita11
contro 11tra
la rappresentativa diinteristi.org
City Ae
la rappresentativa diinteristi.org
City A.
Iranghinon
sono ancora completi, quindi se siete
interessati abagnare
la ricorrenzacon
una sgambata vi invitiamo achiedercitutti
i dettagli perpartecipare.
Ritrovo alle ore20.15presso
ilcentro
sportivo calcio Cimiano, Milano, Via Don
Calabria 16.
Partita e poibirrale.
Per non dimenticare:Allah,
Allah, Gerrard Allah Gerrard, Helhua, Helhuae
unastraordinariaricostruzionedel
matchLiverpool-Milanriassuntoin
soli21
secondi.
E per lapar
condiciolaversione
dancedel
gol diMagath.
E poiperchévogliamo
inutilmenteinfierireMadre
Mia Que Guaparia,
la rete diLuquein
Depo-Milan. Nella foto, unMoggiin
versionea
kemhel kelhami.
QUI, QUO E QUA: ANDATEVENE A CA**'(28-02-2005)
Sembravatutto
scritto:
imbattibilità stagionale che si esauriscedopo
quaranta partite,
in underby,
sull'unicomezzo
tiroin
porta degli avversari. In realtà, il gol
segnato da Kaka ieri sera è stato ancor piùfortunosodi
quel che è apparso. Sull'indegnaciabattatadi
Gattuso, il fantasista rossonero ha sfiorato
il pallone in maniera del tuttocasuale,
chinandosi per raccogliere unquadrifoglioal
limite dell'area piccola: sarebbe stato infuorigioco,
seEmrenon
fosse scivolato su unamerda
di gnuproprio
mentre risaliva per far scattare la trappola
dell'offside.
Contro ilculragion
non vale, diceva qualcuno. Ma così è davverotroppo.
Nella foto, un tifoso nerazzurro
d'eccezione:Paolino
Paperino.
Anche lui, controGastone
Paperonefiniva
sempre per avere la peggio.
UN PO' DI SFORTUNA, MA IL TURNO E' PASSATO(17-12-2003)
Formalità
doveva essere e formalità è stata. L'Interpassail
turno di Coppa Italia aReggio
Calabriacontro
unaRegginache
non sfrutta l'uomoin
menoper
45' minuti. Al 38' del primo tempo l'arbitrodanneggiai
calabresi non sanzionando con ilrigoreun
netto intervento a gamba tesa diLucianosu
Falsini che nelprosieguodell'azione
crossa perLeonche
segna. I nerazzurri, scesi in campo con il
portiere Fontana completamenteubriaco,
controllano lo scorrere del tempo,fortidi
una qualificazione certa. Al92'tantasfortunaper
Cruz che tenta lamagiada
venti metri: il tiro èspettacolarema
il diavolo ci mette lozampinoe
la palla colpisce ilpalo;
a poco vale l'intervento del portiere cheribadiscein
rete. Ilcalcio
è belloanche
perché è crudele. Nella foto,NonnaAbelardi.
L'HANNO FATTO CANTARE(04-12-2003)
Giornatapirotecnicanelle
aule dell'antidoping.
L'Ansaannuncia:
"Blasi eKallonascoltatida
Procura Coni". Il primo si è infatti
presentato con "Electric
delight",
un vecchio pezzo dei Rockets, per terminare
il set con "Ring Ring" degliAbba.
La grande attesa per Kallon è statapremiatacon
una fantastica esibizione. Il centravanti ha
aperto con "Candida Luna" diDon
Backy,
per proporre poi un applauditissimomedleydi
Massimo di Cataldo: "Un amico vero", "Icaro
e Giulia" e "Ragazza".
Nella foto, finalevibrantee
tutti a ballare sui tavoloni con Kallon che
chiude sfoderando un'inattesa"Rocking
rolling" diScialpi.
T'ABBIAMO AMATO TANTO(14-01-2004)
Signori,Zola,Ferrara,Seedorf,Gattuso,
oltre a Maradona e Trapattoni. Cosa hanno in
comune costoro? Sono quelli del "delitto"
per il Pallone d'oro mancato aMaldini,
del premio scelto dagli "sponsor".Ebbene,
prendendo spunto da una riflessione diindiscreto.itsi
ridacchia alle spalle deicalciatori,
quella categoria di cui fa parte colui che
domenica incitava StefanoTanzia
'non
arrendersi'.
Chiamati a votare per l'Oscar
del calcio,
i giocatori italiani hanno indicato inNedvede
Totti i migliori dell'anno. Come miglioredifensoreè
stato addirittura votatoNesta.
Nella foto, oggi lecomiche.
NON AVREMO ALTRO REGISTA AL DI FUORI DI LUI(05-02-2006)
Vittoriacasalinga
dell'Inter contro ilChievoe
rincorsa alprimo
postoin
classifica praticamente completata. Il
risultatonon
sorprendeil
tecnico ospitePillon,
che nella notte ne aveva avutaannunciazionedall'arcangeloGabriele,
apparsogliin
sogno.
Risvegliatosi instato
confusionale,
il mister clivense, dopo aver scongiurato
rivelazioni ben piùclamoroseattraverso
una rapidaecografia
all'addome,
raggiunge San Siro predisposto allarassegnataaccettazione
dell'evento. Che puntualmente si verifica:
ispirati dalverbodi
Veron e sostenuti dalla trinitàFigo
- Stankovic - Cruz,
i nerazzurri vanno in vantaggio al settimo
con ilbomber
argentino,
compiendo ilmiracolodellamoltiplicazionedelle
sue reti in una stagione. Il resto del match
èmanna
dal cieloper
il pubblico del Meazza, che resta incantato
ad ad ammirare iprodigidella
squadra di Mancini, fumando tranquillo
qualcheCanaavanzata
dalle omonimenozze.
Uno a zero, andatein
pace.
Nella foto, leimmaginidi
interisti.org confermano: sul gol dellaJuventus,
Del Piero erain
lineacon
i difensori.
COMUNICATO UFFICIALE N.2(24-11-2003)
Per
effetto dellastrepitosagoleada
messa a segno dall'Interin
occasione del match di campionato contro laReggina,
laFederazione
Italiana Gioco Calcio,
nella persona dell'expresidentedelMilanFrancoCarraro,
comunica quanto segue.
A partire dalprossimo
turnodi
Serie A, ilpunteggiodei
nerazzurri verrà calcolato in base allenormeche
disciplinano i tornei dibiliardo
alla Goriziana:
servirà unfilottodi
otto reti perché l'arbitro convalidiunasingolamarcaturainterista.
Nessuna novità per le altre formazioni: per
tutte verrà mantenuto il rapporto di1:1,
salvo nei casi in cui giocheranno contro laJuventus,
cuisaràprobitosubire
gol. Nella foto, la linea di porta
bianconera a termini del nuovo regolamento.
OGNUNO HA LA PROPRIA CRUZ(30-11-2003)
Perinteristi.org,
che avevacredutoin
lui fin daiprimi
istantiad
Appiano Gentile, ladoppiettaalla
Juventus non è certo stata unasorpresa.
JulioCruzzilla,
ramarronegigantedelle
aree di rigore, è entrato di diritto nellastoria
del clubgrazie
ai due colpi di coda che hanraso
al suolodi
botto laTorinobianconera.
Altro cheRonaldo,
Crespo,Altobelli,
Ciocci oGarlini:
la maglianumero
novenerazzurra
non ha mai avuto proprietario più degno di
quello attuale. Nella foto,O
Jardineroscarica
in rete loscuddell'1-0.
POVERO LUI, BEATI NOI(08-11-2004)
Nell'impareggiabileInter
di Roberto Mancini, il temibilesquadroneche
in questo inizio di campionato si è coperto
digloriaannientando
avversari del calibro diAtalantaeUdinese,
c'è qualcuno chesoffre.
E'Francesco
Coco,
terzinoda
montapassato
in pochi mesidalle
stelle alle stalle:
"Ho trascorso un annoda
incubo.Non
lo auguro a nessuno.
[...] Ho cercato didistrarmiin
tutte le maniere, [perché] è tremendo avere
il sospetto di dovercambiare
mestiere.
[...] Il mio male?Dolori
alla schienaa
non finire, un ernia del disco,
l'operazione. Sbagliata. Un verodisastro.
Pensavo dipartire
di testa.
[Ma] tutti si sono limitati agiudicareguardando
alcune miefoto
in discoteca".
Un storia tristissima: lui,milionariocircondato
dadecinediesemplaridignoccaassortita,
obbligato da una fortissimasciatalgiaa
rinunciare alpaso
doblementre
inbaleratutti
i suoi amici si dimenanosguaiatamente.
Chesfiga.
Nella foto, una scena chenon
auguriamo a nessunodi
vivere: ilpiccolofiammiferaiosi
scalda al sole deiCaraibiaccanto
ad unaorfanellain
perizoma.
PALLONE GONFIATO(08-06-2005)
Si
? conclusa con unaccordotra
le parti latratta
di gafaniavviata
questa mattina daMilaneChelsea,
ma che qualcuno si ostina ancora a chiamare
"calciomercato".
Al termine del colloquio fra i dirigenti
rossoneri e gli emissari londinesi, il club
avrebbero stabilito di scambiareKaladzeconCrespo,
quantificando il valore dell'operazione indieci
milionidi
euro. Robada
matti,
ovviamente, ma come sostenevaMacchiavelli:
"il fine giustifica laplusvalenza".
Avendo preso gusto per questo tipo ditrattative,
le due societ? avrebbero inoltre stabilito
di incontrarsi nuovamente la prossima
settimana, al fine di completare altriscambiutili
inottica
finanziaria:
i blue potrebbero infatti girare al Milan
due giovani dellaPrimavera,
un magazziniere, due lotti dimute
d'allenamentotarmate
della stagione 78/79 ed il vecchiopullman
socialein
cambio diGattuso,
permettendo cos? ai rossoneri ditriplicareil
capitale rappresentato dal mediano. Nellaparte
bassadella
foto, dueplusvalenzedi
pregevole fattura.
EMOZIONI DA CUSTODIRE, I CAMPIONI NO(25-01-2005)
Adrianonon
ci va difioretto:
"Spero direalizzareil
miosognoe
quello diFlorentinoPerez".
Sulle prime viene dapensareche
ilbrasilianonon
abbia visto il belDvd:
"Incredibile
Inter, Inter-Sampdoria e le altre rimonte di
questaincredibile
stagione",
una sorta diShrek
3in
cui sifavoleggiadel
partitone nerazzurro contro i sampdoriani,
fieribaluardidella
temibilecompaginedi
Genova. E anche lafrase:
"Non possochiuderele
porte a niente" mostra comel'ingratocentravanti
abbia facilmentescordatol'Inter
corsara capace diimpreziosirel'incredibile
stagionecon
unafolgoranterincorsa
al Cagliari diLangellaagguantato
sul filo di lana; eppure sarebbe bastato
riguardare le "Emozioni
da custodire",
disponibile anche inVhsper
ritrovare quella squadra che in quel diSiena,
cittàconosciutain
tutto il mondo,strappaun
pari impossibile in zonaCesarini.
Insomma, vattene campionechiacchierone:
non meriti questadirigenzavery
new economy.
INEDITI BIANCONERI(09-12-2003)
Sarebbe
una notizia datitoli
a nove colonne,
se non ci fosse di mezzo laJuventus.
Così come già accaduto nella fase
preliminare delprocesso
antidopingistruito
dalla Procura della Repubblica di Torino,
passa sotto un curiososilenzio
stampaanche
l'ennesimoepisodio
clamorosodella
vicenda che riguarda la società bianconera.
In unaeccezionale
intervistarilasciata
al quotidiano franceseLe
Monde,
il PM RaffaeleGuarinielloavrebbe
infatti dichiarato: "I dirigenti juventini
RiccardoAgricolae
AntonioGiraudorischiano
da sei mesi a otto anni dicarcere".
Al di là di ognivalutazione
eticasul
comportamento del magistrato, resta il fatto
chenessunodei
quotidiani sportivi in edicola questa
mattina ha dato ungiusto
risaltoalle
suepesantissimeparole.
Nella foto: un modello mediatico in disuso?
VIE...HAIR(14-04-2004)
Preoccupazioneall’Inter
per le condizioni di ChristianVieri,
dopo labottigliatain
testa ricevuta durante l’assedio diPerugia,
coraggiosamentedenunciatodal
presidenteGaucci.
Dal giorno deltraumail
centravanti si aggira per laPinetinavestito
incalzamaglia,
chiedendo di essere chiamatoDanny
Amatullo.
Zaccheroni è stato costretto a nonconvocarloper
il ritorno diUefa,
una notizia cui Vieri ha reagito in modosconnesso:
nella foto il giocatoreballa“What
a feeling,
dancingon
the ceiling”, unhitdegli
anni ‘80.
Se il calcio italiano affonda in un
acquitrino rancido di imbrogli, i
media che vi hanno sguazzato
negli ultimi anni non possono certo
pretendere di non inzaccherarsi.
Mentre un dirigente di altissimo profilo
commetteva tutto ciò che alcune procure
stanno rivelando in queste settimane, i
giornalisti sportivi tacevano
inspiegabilmente. I casi sono due: è
possibile che non denunciassero certi
episodi perché completamente ignari
(ma allora, che razza di cronisti
sono?) oppure perché totalmente asfaltati
di fronte allo strapotere di certi
individui (ma allora, che razza di
cronisti sono?). Così, mentre
un decano della categoria si affretta a
segnalare che, anche in un mondo in
cui un sedicenne può violare il
sito della NASA, il sistema della
supermoviola è
impossibile da taroccare,
un altro rinuncia ad interrogarsi su
certi
moralismi demagogici cui aveva abituato
i suoi lettori, preferendo darsi
malato all'ultima puntata del suo
abituale show della domenica. Ai tifosi
di questo sport, invece, tocca di
assistere inermi all'ennesimo
passaggio ridicolo della vicenda,
quello registrato dai microfoni di alcune
tv, con il manager coinvolto
nello scandalo che
dichiara: "Mi hanno ucciso l'anima".Al
posto dei reporter presenti, invece di
trincerarci dietro un dubbio
silenzio, avremmo certamente proposto il
solo commento possibile: "Ma vai a
cagare". Nella foto, interisti.org:
un sacco di idiozie, ma senza pretese
di sembrare seri. Del resto, che
razza di cronisti saremmo?
LIPPI
DISTRUTTO DA UN DIPENDENTE INTER
(10-03-2004)
Grazie alla genìa di un dipendente
nerazzurro, Marcello Lippi smetterà
con il calcio come promesso l’anno
scorso: Pandiani, webmaster di
inter.it, è infatti il primo
stipendiato dell'Inter resosi utile in
questa stagione. Nella foto,
Pandiani, fisico massiccio,
sguardo da brigante e inatteso fiuto
del gol, ritira il premio WWW Sole24Ore,
come webmaster più prolifico della
storia interista.
SCEMO CHI
LECCE (06-01-2004)
Massacrato il Lecce, si guarda già alla
prossima Champions League. Dopo il
brillante successo sui salentini,
ottenuto in virtù di una strepitosa manovra
corale, è infatti praticamente sicuro
un posto nell'Europa dei Campioni.
Grande festa per il centesimo gol di
Vieri, novantottottesimo non
influente. Note di merito per Cannavaro
e Pasquale, utili quanto una carovana
di camelidi fra i ghiacci di Capo
Horn. Bravo anche Farinos che,
utilizzato nel ruolo di guastatore,
dà prova di grande efficacia rovinando
il pomeriggio a tutti gli spettatori di San
Siro. Ma grazie a Martins nell'area
del Lecce non cresce più l'erba:
nella foto, orecchiette alle cime di
napalm.
'TOTALMENTE CIERTO'
(20-11-2003)
Silvio Berlusconi avrebbe indicato ad
Ancelotti gli schemi e i cambi del
Milan per la finalina di una
competizione europea nel maggio scorso.
Queste rivelazioni (ridimensionate
oggi all'Ansa)
sono contenute nel nuovo libro di Bruno
Vespa, che come ogni anno sotto Natale è
preso dal virus della scrittura
agiografica. In Italia la notizia sfuma,
ma all'estero i presunti meriti del
Premier sono sottolineati con
convinzione: "Insólito. Inaudito.
Increíble, pero totalmente cierto"
scrive lo spagnolo
Marca (peraltro in un articolo a firma
di un giornalista della Gazzetta). Il
tecnico
nega tutto con convinzione. Nella foto,
Berlusconi scrive la smentita
di Ancelotti.
POVERONALDO
(26-01-2004)
Si prospettano tempi duri per
Ronaldo e il Real Madrid. Il
cicciobombo cannoniere, approdato alla
società merengue per realizzare i propri
sogni di gloria a sei zeri, potrebbe ben
presto ritrovarsi a calcare campetti di
periferia e dietro pagamento di un
ingaggio da fame. Un
esposto presentato nei giorni scorsi
al Parlamento Europeo rischia infatti di
costare molto caro alla società di
Florentino Perez, presunta responsabile di
violazioni delle leggi internazionali
sulla concorrenza: addirittura, si ipotizza
una esclusione del club da tutte
le competizioni UEFA. Ma per fortuna del
fuNomeno, il popolo interista non
conosce rancore: se volesse
tornare a Milano per elomosinare un
posto da riserva di Kallon, saremmo
tutti pronti a riprenderlo. A
mazzate.
CALCIO
ARTISTICO
(05-12-2003)
Ogni buon padre di famiglia guarda ai
giovani con grande affetto, ma quel che è
troppo è troppo. Al termine del match di
Coppa Italia fra Inter e Reggina,
Massimo Moratti ha coccolato con
dolcezza Mario Rebecchi, esordiente a
San Siro, cedendo forse eccessivamente all'entusiasmo.
Il presidente nerazzurro ha infatti
sostenuto d'aver colto
classe e personalità nella
prestazione del Primavera contro i
calabresi: a meno che non si riferisse ad un
paio di arabesque e mohawk
degni del miglior interprete delle
coreografie di Holiday On Ice, non
comprendiamo a cosa si riferisse.
RONALDO
E' UN GARLINI SENZA LA ROVESCIATA
(14-12-2004)
Hector Cuper
ha parlato qualche giorno fa e noi ne
scriviamo solo ora perché leggiamo molto
lentamente. "Ronaldo è un gran
giocatore, ma qui mi fermo altrimenti
arrivano gli avvocati e questo non mi
interessa". E' compito di interisti.org
riportare la verità storica sulle
qualità tecniche del centravanti
brasiliano, strombazzate da sponsor
compiacenti e giornalisti adoranti.
Intanto di testa è un brocco allucinante
(voto 4), difetto che ha limitato
partner goleador del calibro di
Zamorano. In velocità era un giocatore
discreto (voto 6), quando
riusciva a correre per via degli
infortuni che lo flagellavano (voto
3). Abbastanza efficace col destro
(voto 6 ), il fUnomeno aveva il
sinistro (voto 5,5) di Pistone
(voto 6,5). I rapporti coi
compagni erano non ottimi (voto 4,5)
e nei giorni di
Carnevale faceva vacanzina (voto
4), cosa che nel Real non fa più.
Buoni voti in
leccaculismo (voto 8),
promesse (voto 7,5) e atti di
generosità (voto 7). In sostanza,
tecnicamente abbiamo perso un Garlini
senza il gioco in acrobazia. Nella
foto, Cuper durante le riprese del
film Evita .
MA CI
FACCIA IL PIACERE...
(11-06-2006)
Marco Branca non può svelare
la miscela di segreti da cui si
ottiene la ricetta miracolosa del
mercato nerazzurro. In occasione di
Germania 2006, il dirigente lascia però
trapelare qualche
indiscrezione sulle raffinate strategie
di intelligence che portano l'Inter a
primeggiare nella caccia
internazionale ai giocatori da
valorizzare: "Nel corso della stagione,
sono già state monitorate le gare di
qualificazione al Mondiale, quanto il
Sudamerica, e la Coppa d'Africa, dunque c’è
una base di partenza consolidata, un
archivio dal quale attingere informazioni e
spunti per andare a vedere un calciatore
piuttosto di un altro". E' da questa
radicata rete spionistica che l'Inter
riesce a pescare ignoti ragazzini,
che presto si trasformeranno in
fuoriclasse. Nella scorsa stagione,
ad esempio, dopo aver superato le Alpi,
un gruppo di coraggiosi osservatori,
al soldo di Marco Branca, hanno
infatti guadato il Rio Ebro e il
periglioso Duero e, cambiando
i cavalli di posta in posta, si sono
spinti fino al cuore inesplorato della
Spagna. Giunti nella capitale
dell'ostile nazione, gli esploratori
hanno rinvenuto dei giovani che
militavano tra le fila della selezione
locale: offrendo spezie e
perline, si sono così assicurati Figo,
Solari e Samuel, poi esplosi in
maglia nerazzurra. Ancora più avventuroso
fu l'acquisto del portiere: due anni prima,
infatti, un dignitario sudamericano
inviò dal Perù, con la nave Scilla
dell'Ovest, un dispaccio con la
segnalazione di tale Julio Cesar,
portiere che aveva consentito al Brasile
di vincere la Coppa delle Americhe,
una manifestazione che si disputa secondo
regole assimilabili ai nostri
campionati. Per rinforzare la squadra
non si badò però ai viaggi, inoltrandosi
fino alle ultime propaggini
dell'Africa: la città di Brescia. Qui
si strappò per poche ghinee Pierre
Wome, un terzino dal pene
importante, sottrattoci poi
quest'anno a suon di miliardi dal
Werder Brema. Gli inviati di
Via Durini non ebbero timore neanche
di affrontare le acque agitate del
canale della Manica per firmare a
Londinium dei brogliacci che
consentissero a Sebastian Veron di
proseguire la sua avventura
nerazzurra. Nella foto, Marco Branca
domanda a delle popolazioni indigene:
"E quanto costerebbe questo Rodriguez
Aparecido Cèsar?".
DOPE FOR
A CHANGE
(26-10-2004)
Antonio Giraudo non è solo: il
trapianto del pene e i guai
giudiziari hanno creato intorno al
bianconero un vento di simpatia.
Un gruppo di artisti italiani sta
organizzando un megaconcerto in
favore del dirigente. "Free Antonio"
coinvolgerà i più grandi nomi della
musica nostrana. Tra gli altri, spiccheranno
Bracco di Graci che riproporrà "Legno
Bagnato" in versione acustica, Mario
Castelnuovo e Leoluca Dorini (autore
dell'inno di interisti.org, presto
disponibile online). E poi tanti
altri: i Meccano, Lanfranco
Carnacina, Franco Fasano e
l'atteso ritorno sulle scene di
Giuseppe Cionfoli. Nella foto, il
frate sulla locandina dell'evento.
LO
SPREZZO DI MESSINA
(27-11-2005)
L'Inter vince a Messina e, calcolando
in anticipo i due derby vinti in
questa stagione, conferma il +1 sui
rossoneri, capaci in alta nottata di
concludere con un successo il recupero
di Milan-Lecce. Per arginare gli uomini di
Mancini, i siciliani si affidano alla
scaramanzia. Prima del match, Storari
rovescia del sale sulla linea di porta,
Iliev libera un branco di gatti neri
sulla fascia sinistra e Bortolo Mutti manda
in campo un ex gobbo,
Sculli, affinché i compagni traggano
beneficio nel toccarlo. Ma qualcosa va
storto, considerato che all'8' i nerazzurri
sono già in vantaggio con Recoba, uno
che di solito va in forma dopo almeno
cinque presenze consecutive. Nella
redazione della Padania si festeggia:
quattro anni fa, per qualche mese, l'uruguiano
godette infatti di un passaporto italiano
autoprodotto. Al sessantesimo i
giallorossi soccombono definitivamente,
annichiliti dal raddoppio di Cambiasso. A
nulla serve il gol dell'ex Di Napoli: dopo i
vari tentativi di centrocampo col rombo,
con la granseola o con le
mazzancolle, quando si schiera un
centrocampo col fosforo incolore è
vittoria matematica. Nella foto, in effetti
è tornato Pippo Inzaghi: il
centravanti entra in Milan-Lecce e dopo soli
cinque minuti si tuffa in area
cercando la simulazione. Per Natale,
ricordati di offrire un Euro in
beneficenza per l'ANCA,
Associazione Nazionale Caduti in Area.
VORREI
TORNARE A RECCO (12-03-2006)
Grande impresa dell'Inter contro la
Sampdoria e corsa allo scudetto
riaperta. Nel big match del 29° turno
di Serie A, che prevede anche una sfida tra
le delusioni della stagione
Juventus e Milan, i nerazzurri entrano
in campo visibilmente frastornati
dalla scomparsa del
Presidente Paramithiotti, avvenuta
ottant'anni fa. Sconvolti dal
dolore, nei primi minuti di gioco gli
uomini di Mancini faticano a trovare la
giusta concentrazione, senza però
lasciarsi mai sopraffare dagli
avversari. Una volta superato il
comprensibile affanno iniziale, anzi, si
riversano nella metacampo blucerchiata,
costringendo Flachi e compagni a mordere
lo straccio per sopportare le spinte
vigorose di un Wome in vena di
incessanti incursioni da dietro. La
foia del camerunense trascina pure
Adriano, rinvigorito dalla nuova e
sofisticata strategia societaria: è
bastato infatti che si facessero i nomi di
Ronaldo ed Henry, come probabili
obiettivi del prossimo mercato
interista, perché il centravanti brasiliano
tornasse immediatamente al gol. Una
rete che vale tre punti subito, ma
utile soprattutto per ritrovare morale
in vista della scontata passerella
del derby di ritorno, quando il
campionato conoscerà probabilmente il
proprio verdetto definitivo. Nella
foto, il lato oscuro della forza.
LA
STAVANO VINCENDO, L'ABBIAMO VINTA
(19-01-2006)
Mancini lo aveva
detto: "Col Treviso una finale di
Champions", e infatti la grinta
della squadra è quella di un Superbowl.
Lo stadio "O.Tenni" è il palcoscenico
ideale per ospitare un avvenimento
di tale portata: non convenzionale e
modernissimo, per ospitare tutto il
potenziale pubblico, gli ingegneri hanno
dovuto costruire 14 condomini
intorno, che spuntano oltre le tribune
basse. In ciascun condominio sono
inseriti degli sky-box ad uso
abitativo. Tribuna autorità gremita,
così traboccante che Ale Kirribilly,
allenatore di
Interisti.org City, è costretto a sedere
in curva. Nel cerchio di centrocampo,
i bambini fanno "Du du du de
champions, de champions", agitando
vigorosamente il lenzuolo, poi è solo
tempo per la partita. Il Treviso
arriva alla finale di Champions dopo
essersi qualificato come quinto
in Serie B l'anno scorso. Mancini
schiera dieci sudamericani che
sentono forte il valore di una coppa
europea. Dopo pochi minuti, Cordoba
si impadronisce del corpo di
Borriello in area: l'atto di sodomia
non viene punito con il rigore.
Saranno le immagini del digitale
terrestre a scagionare il difensore:
per questo in nottata Mediaset, con
un finanziamento governativo,
ritirerà tutti i decoder dalle case
degli italiani per una modifica. Cruz
segna, e a quel punto accade un evento
clamoroso: a disputarsi la finale di
Champions entrano in campo il
Liverpool, il blasonato team
inglese, e il Milan, squadra che da
vent'anni milita stabilmente nella
massima serie italiana.
SQUADRA
DI MUTANTI, LYRICS
(23-12-2004)
Il sogno è realtà. Giovedì 23
dicembre per noi è il Dorini Day: l'indiscussoMaestro
del folk garage italiano ha
scritto e dedicato il brano "Squadra di
mutanti" a interisti.org, rendendoci
così il primo sito italiano a
disporre di un inno in esclusiva. L'upload
del pezzo a mezzogiono: ve ne consigliammo
un ascolto ripetuto per restare
catturati dal sound energico e
provocatorio dell'Andy Warhol del
terzo millenio.Ci ha
provato la Juve (pfui), ci ha
provatoGalliani, noi ci siamo
riusciti.
SQUADRA DI MUTANTI - (Chords A E G D
+ diesis)
Ho comprato un decoder Sky e il digitale
terrestre di riserva (2 times)
Il divano ha la forma ormai del culo di mio
papà
cercherò di adattarmi, dai!
Il campionato sta per cominciar
(Bridge) Ed io vorrei… una squadra di mutanti
Come vorrei… una squadra di mutanti
Alieni, suuuuperuomini (2 volte)
Alieni, tentacolari
Invinciiiibili
Invinciiiibili
E suvvia...
E suvvia mandate la Nasa a raccattare i
mutanti
Su dai mandate la Nasa a raccattare i
mutanti
Il Presidente ha pagato per avere i mutanti
Ho comprato il decoder per vedere i mutanti
(Chorus) Ehhhh, mai più dolor
Interistiorg
Mai più dolor
Interistiorg
(a sfumare).
VAFFANCRICKET
(16-11-2003)
Secondo una rilevazione nostra, il
97,6% delle interviste dei giocatori
sono fogli da water. Capitano però
qua e là frasi che superano i classici
"i gol che faccio non contano se la
squadra non vince", per poi pretendere
aumenti colossali di stipendio in ragione
dei gol fatti. Con un colpo di
originalità, sabato è toccato a Vieri
introdurci alla sua segreta passione:
"Smetterei per il cricket". Invero il
cricket ad alto livello pare un gioco molto
adatto al temperamento del
centravanti magari per una trasferta di una
settimana in Pakistan, tutti vestiti
di bianco, con etichetta rigida e
pausa per il tè: dettagli che si
confanno al carattere di Bobo. Nella foto di
inizio secolo, una zia di Vieri
si cimenta nel croquet.
OWEN THE
SAINTS
(14-11-2003)
La prima volta che ci venne affibbiato
aveva sette anni, nessuno lo conosceva e
Goria era al governo. Oggi Michael
Owen potrebbe a buon titolo ricevere il
trattamento pensionistico con buona
pace dei Ministri Italiani. Comunque, dopo
anni di tiro alla corda il giocatore
ormai 76enne
prende parola: "Il campionato italiano è
il più stressante". Quello che negli
anni 60 venne rifiutato come quinto dei
Beatles a Milano non verrà. Nella foto,
si festeggia.
NON E' FARINOS DEL VOSTRO
SACCO
(27-11-2003)
Se anche ci fosse soltanto un 50% di
verità nella notizia riportata da
goalcity.com, avremmo prove
definitive del folle periodo che sta
vivendo il mondo del calcio nel suo
complesso. Per un gafano del calibro
di Francisco Farinos, pressoché
assente dai campi di gioco da oltre
due anni, sarebbero giunte in via Durini
addirittura tre offerte.
Evidentemente, certi dirigenti sportivi
hanno proprio soldi da buttare: primo fra
tutti Massimo Moratti, che si sarebbe
opposto alla cessione del giocatore.
Nella foto, un manager decisamente poco
lucido tratta l'acquisto del
centrocampista al telefono con Branca.
PAZZO
MILAN (18-03-2005)
Shevchenko pronto per Milan-Inter.
Il giocatore ukraino, sottoposto nei
giorni scorsi ad un esame
psicologico per verificarne il
recupero mentale- oltre che fisico -
dopo il brutto infortunio subito
contro il Cagliari, potrebbe tornare
disponibile proprio per il derbyeuropeo.
Gli esiti dei test avrebbero infatti
dimostrato che il giocatore non soffre di
alcuna forma di timore nei confronti
della normale attività agonistica
sportiva.Tuttavia, il colpo in testa gli
avrebbe procurato alcuni disturbi di
altra natura, penalizzanti in ambito
sociale: agorafobia, eritrofobia,
ciclotimia, ansia da prestazione,
deficit dell'attenzione, distimia,
doppia personalità, narcisismo, eccesso
di stima per Gattuso e complesso di
Edipo. Alcuni testimoni avrebbero dichiarato
di aver visto Shevchenko aggirarsi
per Milanello in abiti da generale
francese di inizio '800, tenendo una
mano sotto il panciotto e ripetendo
ossessivamente: "Aprés moi, le deluge".
Secca la smentita di MilanLab, per
voce del proprio responsabile Meersemann:
"Tutto sotto controllo. Abbiamo solo
clonato Napoleone". Nella foto, un
momento della rifinitura rossonera.
COI
NOSTRI MIGLIORI OMOGGI
(13-01-2004)
Stankovic arriva subito. Sembra
davvero che l'Inter rinunci al ruolo di
Monte dei Pegni e agguanti il
centrocampista da gennaio. Con le azioni
della Lazio
scambiate a 0,0365 euro, e le minacce
domenicali dei tifosi, i dirigenti
biancazzurri hanno ben pensato di
liberarsi di qualche stipendio
pesante. La doppia firma del giocatore
denunciata da Moggi era dunque solo un
bluff. Nella foto, per cancellare lo smacco
il dg bianconero abbandona l'outsourcing.
AMARCORD
GENNAIO 2003, SECONDA PARTE
(23-12-2004)
...continua... Intanto il campionato
procede: l'Inter stermina il Modena
in casa, ma succede di tutto: Crespo si
infortuna gravemente e prima della gara
Bobo Vieri e Di Biagio consumano la loro
fuga d'amore scappando dalla Pinetina
senza motivi ragionevoli. Milano è piena di
pettegolezzi ma nulla di ufficiale
esce. Nella stessa domenica la prova tv
non viene applicata contro il Pallone d'Oro
Nedved, reo di un laccio
californiano su Cirillo della Reggina:
forse i giudici tengono conto anche della
qualità del danneggiato, e
sostengono in modo buffo che la condotta
del bianconero "non puo' definirsi come
violenta". La stessa Juve registra
797 paganti in Coppa Italia. Anche il
Milan fa ridere il mondo facendosi
apparentemente beffare dopo una folle
amichevole in Qatar non retribuita
dagli arabi come da accordi farlocchi. Fabio
Macellari si slingua forse con
Federica Fontana mentre il colpo di
mercato nerazzuro si realizza: arriva
all'Inter Gabriel Omar Batistuta, che
supera gli Appenini a cavallo (nella foto)
pur di arrivare in quella squadra che lo
consacrerà permettendogli di raggiungere il
Qatar a fine stagione. Interisti.org
incrdibilmente annuncia l'acquisto e i
dettagli con quattro giorni di anticipo
scrivendo: "Il giocatore, ritiratosi
quindici mesi fa in un villaggio nel Laos,
è stato richiamato d'urgenza per firmare il
contratto: sei mesi, poi fuori
dalle palle". Nessuno immagina quali
dimensioni avrà la sola.
continua...
FIGO
SPARMICIDA (20-11-2005)
Nella giornata che segna l'addio
del Milan alla Serie A, il Parma si
presenta a San Siro attingendo alle
liste di mobilità per schierare 11
dipendenti qualsiasi: la stella è
Pasquale, ma vengono impiegate anche
alcune imitazioni dei giocatori
famosi (tra queste una replica
somigliantissima di Savi del
Barcellona). In porta va Bucci,
richiamato come vecchia gloria dopo
la bella pagina della partita d'addio
al calcio di Minotti. In un primo
tempo dall'elevatissimo tasso
tecnico, il forcing dell'Inter si
esaurisce nei tempi di un amplesso
tra conigli: Javier Zanetti si
riprende la fascia mentre Cristiano
impiega ben 34 minuti per farsi
ammonire, in avanti Cruz deve essere
spostato a mano per scatenarne
un movimento. Il primo tempo si chiude sullo
0-0, mantenendo la tabella
scudetto di Mancini, che tanto inizia
a gennaio. Quando la pazienza
dello stadio sembra esaurirsi e il
fornaio di Piazza Axum è rassegnato al
saccheggio dei rivoltosi,
l'allenatore del Parma rinuncia a
giocare in 11 inserendo persino Dedic.
E' lì che Luis Figo, smarcato da un
velo di Pasquale, segna su assist di
Veron. A quel punto il portiere
parmigiano chiede e ottiene di giocare
con la maglia di flanella cosparsa
delle care ceneri di Cuoghi, Zoratto
e di sindaco Osio. Passano dieci
minuti e Cambiasso segna ancora. Qui
finisce la partita di Bucci: potrete
vedere i replay delle sue parate su
ESPN Classic. Nella foto, Luigi
Apolloni in tribuna, venuto a
sostenere il compagno di mille
battaglie.
ZAC
ATTACK (14-01-2004)
Il webmaster Trastullo ci concede un
pezzo della sua fiction "Vedo al
buio" scritta tre anni fa: "Moratti è
"esploso", ma sembra che il detonatore
sia stato proprio Zac. Da voci amiche si
mormora come il Piave: anche Zac
avrebbe fanculeggiato Vieri e avrebbe
annunciato alla dirigenza tipo un "O
me, o lui" che alla fine è più un "O me o
loro" perchè, a quanto si sa, una
lista l'avrebbe già corretta e
presentata. Da ammiratore a detrattore
del Bobo in una giornata, il Zac. Si
dice che l'alterco fra i due abbia
contenuto la frase: "...per me puoi essere
ceduto anche subito: anzi, inviterò
la dirigenza oggi stesso (ieri o lunedì)
a cederti al miglior offerente". Ma
l'esplosione ha avuto effetti devastanti
anche in altri punti: Zac avrebbe
fanculeggiato anche un dirigente dello
staff perchè difendeva Bobo e accusando a
destra e a manca di poco professionismo
o serietà (non s'è capito bene). Poi ci
sarebbe stata la leccaculata a
Moratti del dirigente offeso e allora Zac è
stato convocato da Massimino per un
chiarimento del quale nessuno sa l'esito, ma
si presume che Zac abbia formulato i
famosi "O me o loro" di cui sopra perchè da
quel momento s'è avviata una catena
di avvenimenti fino ad allora
inimmaginabile: via Vieri e subito
Adriano e Stankovic se l'ufficio
indagini non penalizzerà il giocatore e Stam
il prima possibile, controparti
permettendo". Nella foto, Trastullo veste
interisti.org, il solo concorrente di
Bikkembergs nello sportswear.
FATTI A
PEZZI IN TUTTI I SENSI
(01-02-2004)
Nel posticipo serale continua la querelle
tra l'Inter e Moggi che manda a San
Siro la Juventus, pur largamente
rimaneggiata. Grande emozione per l'esordio
stagionale di Recoba che segna,
prende traverse e fa assist. Un
incubo per i bianconeri che possono
schierare in difesa solo quel brocco
di Roque Junior, ex dei Jackson
Five: il centrale, forse preoccupato per il
processo a carico del fratello,
non gioca e regala mazzi di gerani a
Stankovic e Adriano per
festeggiare la loro stupenda prima a
Milano. A fine partita Materazzi
prova senza successo a cibarsi
dell'avversario. Nella foto, ultimo a
destra, Roque Junior ai tempi di "Don't
stop 'till you get enough".
LA
REALTA' SUPERA LA FANTASIA
(10-01-2004)
Solo dei cervelli assoluti riescono a
costruire questo casino: Adriano
è stato ricomprato dal Parma ma lasciato
fino a giugno lì dove potrà
contribuire alla corsa Champions
League contro l'Inter. Quindi l'anno
prossimo, grazie alla generosa scelta da
gentleman della dirigenza, il
centravanti brasiliano potrebbe giocare in
Coppa Uefa sempre che non ci superi
anche la Lazio a cui abbiamo comprato
Stankovic che però richiederemo solo
a luglio. Solo un consesso di menti
superiori poteva creare tutto questo. Nella
foto, Mork-Moretti racconta il
miracolo agli abitanti di Ork.
QUANT'E'
BUONO IL FORMAGGIO COL PERUGIA
(07-12-2003)
Il calamaro vampiro è un fossile
vivente? Il canale del National
Geographic offre spunti di maggior
interesse di Inter-Perugia, partita
scontata come un pandoro nel mese
di febbraio. Torna al gol Christian Vieri,
al solito spietatato contro avversari
credibili come Potsy di Happy Days.
Però la presenza di Zamorano in
lacrime a San Siro ci impone di ringraziare
il grande dio Amon Ra Nadal per
averci donato Bobo. Umbri in evidenza
solo per un salvataggio sulla linea, una
rete fallita da trenta centimetri e due
pali: uno è quello colpito da Margiotta,
l'altro è Bothroyd. Juve risucchiata,
terzo posto agguantato, si rinnova il
duello con la Roma per lo scudetto.
GARABALDA
FA FARATA, FA FARATA AD ANA GAMBA, GARABALDA
CA CAMANDA, CA CAMANDA AL BATTAGLAAN (22-03-2006)
Per il trofeo patriottardo a San Siro
c'è il clima delle grandi occasioni:
un pubblico che ricorda quello di un
derby dopo l'esplosione
dell'influenza aviaria. I tifosi non
rispondono: evidentemente viziati dai
traguardi che abbiamo collezionato
negli ultimi anni, c'è chi fa lo
schifiltoso sulla vittoria in Coppa
Italia. Mancini propone un gruppo di
giocatori, utilizzati talmente poco
che faticano a ricordare i moduli
base, ma nascondono un cuore di
patriota che prima straccia i friulani,
poi chiede di ridisputare la battaglia di
Custoza, anche senza cavalleria.
Al massimo trofeo nazionale, l'Udinese
partecipa per un soffio, dato che si
trova praticamente fuori dal confine,
e si presenta forte del progetto che la
società ha studiato nei dettagli,
fino a mettere fuori rosa Iaquinta
per la partita di ottobre contro la
Juventus: nel progetto di quest'anno la
famiglia Pozzo ha previsto il
licenziamento di Cosmi, il lancio
di un difensore ottuagenario in panchina
e infine l'esumazione di Giovanni
Galeone, uno che a metà degli anni
ottanta faceva sognare l'Adriatico
con le prodezze di "Re Mida" Rebonato.
La partita è vibrante, a un certo
punto sembra persino che Santiago "Sola"Solarimpietro segni di tacco,
rischiando di far perdere smalto
all'acquisto preziosissimo di
Cesar. Un'altra vittoria, ed è già tempo
di fare il soundcheck del clacson.
Nella foto, al progetto Udinese manca
solo un Edi Bivi.
LE UNICHE
PALLE CHE GIRANO A SAN SIRO (18-01-2004)
Contestazione civile: il pubblico
nerazzurro segna un altro gol,
direbbe la retorica sportiva. Dopo
una delle settimane più comiche della
dirigenza interista, San Siro si è
incazzato. Il detonatore è stata
la scenetta isterica di Emre, un
altro giocatore gioiello che si sta
perdendo tra le brume di Appiano:
prima la curva si gira di spalle, poi
"Noi amiamo questi colori" e tutti
fuori dallo stadio. Inutile
aspettare adesso il ritiro punitivo con
Vieri e Emre fuori rosa per un
mese. Nella foto, il turco testimone
a favore di Giraudo: i sedativi
nel calcio servono.
EL
BARBAPEDANA (31-10-2004)
Il ghiotto titolo di "The
imbattibles" resta attaccato all'Inter
come una seconda pelle. Contro i
nerazzurri per ragioni di bilancio la
Lazio scende in campo in 10, peraltro
riuscendo a schierare una formazione
altamente competiva così composta:
Falloni; Narretto, Carmelo, Raspini,
Torcato; Periani, Giusti, Maretta;
Saloni, Merlati. L'Inter tiene
palla per 89 minuti e 54 secondi e
all'inizio della ripresa la coppia di
centrali laziali, Baracchi e Ferrone,
non riesce a fermare Adriano che
s'invola e batte il portiere Paletta.
A quel punto il vantaggio pare
inattaccabile vista la giornata storta
dei due attaccanti avversari Carpucci
e Sirena. Ma quest'Inter, più che una
"canzone che
nessuno ha ancora scritto", ricorda il
vecchio pezzo milanese del
Barbapedana, il tizio che "el gh'aveva
on bel gilé, senza el denanz, cont
via el dedree". Così all'84' basta
una punizione dalla trequarti con
difesa schierata per prendere un gol
di testa da Talamonti, fuoriclasse al
terzo gol in carriera. E mentre lo
stadio fischia l'arbitro, ci si trova
a ottobre con 4 partite di ritardo
dalla Juve, e con due sole vittorie,
di cui una strappata all'ultimo
secondo contro l'ultima in
classifica. Nella foto il Giuan,
vecchio tifoso milanese col tempo che
stringe, e che a furia di bestemmie
sta perdendo l'accredito al
Paradiso dopo una vita spesa nel
sociale.
ALLA FESTA
DELL'EX (04-12-2003)
E a questo punto diventa un caso europeo.
Avendo sparso 400 ex in giro per il
mondo, ogni settimana c'è qualcuno che
giocoforza segna, ma questa volta c'è
stato il tripudio: dopo Sorondo,
Gresko e Domoraud, gol sorprendenti
come Bruce Lee pestato da Gegia,
arriva anche la perla di Youri Djorkaeff
in semirovesciata, segnalata da SN.
In Spagna anche Jimbo Ottopance ha
messo la boccia. Stonano solo le
ultime
notizie rintracciabili di Batistuta:
l'asse argentino ha perso 7-0
ma, a parziale giustificazione, fuori casa.
Nella foto Draculippi, un altro che
sabato si è preso una scoppola mica
da ridere.
E' IL
QUARTO SEGRETO DI FATIMA (04-12-2003)
Qualcosa sta succedendo. I gol di
Sorondo, Pacheco, Gresko e Domoraud
parevano incredibili, ma che quel brocco
colossale di Benoit Cauet
riuscisse a sfidare le leggi dell'ortopedica
e indirizzare una palla dentro la porta
è argomento superiore . Ci
segnala l'evento AndreaM. Nella
foto, niente paura: stanno arrivando gli
Ufo.
SPOSARSI UN
PO' (28-11-2003)
L'Inter del Trap continua a mietere
record. I giocatori di quella fantastica
squadra si sono sposati in media tra le 7 e
le 36 volte. Quest'anno tocca a
Lothar Matthaeus tenere alto il ritmo
maritandosi con un bella topina
di nome Marianna Kostic. Mentre i milanisti
si attardano coi
ricorsi alla Sacra Rota, gli assi
di quella Inter se ne fottono e
accumulano spose. Nella foto, felicità.
PESSIMISMO
E FASTIDIO (19-01-2004)
Raffaele e la difesa di Moratti
scuote i lettori. Domanda lecita di
Massimo a chi difende la dirigenza:
"Sareste così cortesi da segnalarmi
se per voi esiste un limite temporale
oltre il quale, in mancanza di vittorie, sia
lecito mettere in dubbio la presidenza di
Moratti? Se esiste, mi fareste anche la
gentilezza di definirlo, almeno nell'unità
di misura (anno, lustro, decennio,
secolo, era ...)?". GiorgioG
ammonisce: "Fin quando verrà sperperato
tempo alla ricerca di salvatori della
patria (vedi Ronaldo, Vieri, Adriano etc.)
senza capire che neppure Pelè e
Maradona risolverebbero i problemi di
costruzione di gioco dell’Inter,
prenderemo batoste ed umiliazioni".
La Patrizia furiosa: "E' totalmente
incredibile che ci sia qualcuno che
ancora ha il coraggio di difendere
l'indifendibile. E' chiaro che ognuno può
pensarla come crede ma Raffaele, che
parla di reazioni "uterine", si rende
conto? Di chi sarebbero le colpe allora...
di TUTTI gli ultimi 5000 allenatori o
di tutti gli ultimi 8000 giocatori che
abbiamo avuto in questi 8 anni? Per sua
informazione non ci stiamo
autocommiserando...... stiamo solo
cercando di difenderci!". Ma Fabry
torna e rilancia: "Il presidente
della juve degli anni dall' 86 al 95 era lo
stesso dei 10 anni dopo, eppure non
hanno vinto nulla se nn una coppa Uefa
e una coppa Italia, com'è
possibile?". Nella foto una splendida
Barbara Bouchet
A MILANELLO
LA MIND-ROOM, PER LE DIFFICOLTA' DI
APPRENDIMENTO (08-11-2005)
Novità a colpi di cannone a casa
Milanello. Secondo il
Tgcom, il Milan "fa un altro passo in
avanti verso la tecnologia applicata
all'allenamento" grazie alla Mind
Room che "aiuterà i giocatori a
recuperare più in fretta dallo stress".
In realtà una veloce capata al sito
mindroom.org ristabilisce la temuta
verità: la Mind Room aiuterebbe
invece "i bambini e gli adulti con
difficoltà di apprendimento". Finalmente
una spiegazione per la pioggia di
contratti in bianco tra i rossoneri: i
milanisti non apporrebbero la loro
firma perché sono ignoranti. Nella
foto, Nesta cerca di leggere il testo
introduttivo.
TU CHIAMALE
SE VUOI ILLAZIONI (19-12-2003)
Finale all'italiana per il caso Stankovic.
Il centrocampista serbo, fermato per
quattro turni dopo aver mandato a fare
in c**o arbitro, guardalinee e
metà degli spettatori di Siena-Lazio,
ha ricevuto ben due
sconti sulla squalifica iniziale,
ottenendo così di poter rientrare già
domenica contro l'Inter. Vicenda
curiosa, soprattutto in assenza di
motivazioni ufficiali da parte della Lega
Calcio: secondo le prime ipotesi, si
tratterebbe tuttavia di una applicazione
particolare del regolamento FIGC
sull'amnistia concessa in seguito a
rilevanti successi sportivi
nazionali. Nella foto, il sensazionale
evento alle origini del provvedimento.
VIE...HAIR
(14-04-2004)
Preoccupazione all’Inter per le
condizioni di Christian Vieri, dopo
la bottigliata in testa ricevuta
durante l’assedio di Perugia,
coraggiosamente denunciato dal
presidente Gaucci. Dal giorno del
trauma il centravanti si aggira per la
Pinetina vestito in calzamaglia,
chiedendo di essere chiamato Danny
Amatullo. Zaccheroni è stato costretto a
non convocarlo per il ritorno di
Uefa, una notizia cui Vieri ha reagito
in modo sconnesso: nella foto il
giocatore balla “What a feeling,
dancing on the ceiling”, un hit
degli anni ‘80.
GENI DEL
MALE (15-11-2003)
Brutte notizie che rovinano la domenica
senza campionato, festa della topina:
Umit Davala vuole
rescindere il contratto. Anche se in
molti non lo sanno il turco fantasma
è tra i gioielli della nostra campagna
aquisti: oltre a Helveg, Berchet,
Luciano, Karagounis, la dirigenza interista,
troppe volte criticata, può vantare
anche questo colpaccio. Per ragioni
di strategia inaccessibili alle menti
semplici, la temibile stanza interista dei
bottoni ha però parcheggiato Umit al
Werder Brema: la giovane età, trent'anni,
ha consigliato per lui un periodo di
maturazione nella Germania dell'Est.
Nella foto, nottetempo un dirigente
nerazzurro in incognito studia ogni
minimo dettaglio del brillante
trasferimento.
FANTASMA?
NO, FANCA**O (30-11-2003)
Il Piemonte è scosso da una nuova e
misteriosa apparizione spettrale:
oltre ai brividi nel Castello di Salabue
a Ponzano Monferrato e i misteri del
tempio dedicato alla Dea Pironia a
Perletto presso Acqui, nuove entità
scuotono la tranquilla regione. Sabato sera
a Torino alcuni testimoni giurano di
aver visto un fantasma al Delle Alpi. Nella
foto, uno straordinario fotogramma
preso casualmente da uno dei 15 tifosi
bianconeri presenti allo Stadio.
PARIS DAKAR (15-11-2003)
Era un esterno sinistro, ora è solo
un esterno sinistrato: Khalilou
Fadiga è ancora a riposo per via di una
noiosa sofferenza cardiaca di
"natura infiammatoria, molto
probabilmente virale", tipo l'influenza
asiatica ma molto più grave. A fine
luglio abbiamo tirato un bel sospiro
perché l'Inter spiegava che il problema del
giocatore aveva "un’evoluzione
spontanea verso la guarigione". Cinque mesi
dopo Fadiga è a Dakar,
dice di sentirsi meglio e di fare
allenamenti particolari per via della
sua condizione, ma di tempi di recupero non
se ne parla. La diagnosi nerazzurra
era però esatta su un punto: nel volgere di
sessant'anni la malattia evolverà
spontaneamente verso una naturale
soluzione . Nella foto a destra, per la
domenica senza calcio - festa della
topina -, l'ereditiera Paris Hilton
(protagonista di una curiosa videocassetta
disponibile su internet), con quella gran
gnoccolona della sorella.
LETTERA
APERTA AD ANTONIO GIRAUDO (23-05-2005)
"Antonione, innanzitutto, i pi? vivi complimenti per questa bellissima
vittoria di campionato. Ti scriviamo
perch? proprio ieri, mentre festeggiavi
con la consueta classe ed eleganza
che tutti ti riconoscono, abbiamo
ascoltato un tuo
riferimento che davvero ci ? parso
oscuro: "A Zeman auguro che in
futuro possa cogliere pi? successi e anche
che cancelli quelle insinuazioni
che lo riguardano inerenti ad un
giocatore slavo, che prese alla
Salernitana...". Abbiamo poi scoperto
che costui ? tale Dobrijevic, ma
davvero ci grattiamo il capo pensando
a quali volgari insinuazioni
circolino nei rozzi ambienti, che per
fortuna tu condanni grazie a un fair
play che (e non ti sembri piaggeria)
potresti davvero brevettare. Per? noi stupidotti curiosoni ormai ci
balocchiamo per inchiodare il tecnico
boemo alle sue responsabilit?. Il tuo
garbo ? d'autore, e non ci resta che
tirare a indovinare seguendo l'involontaria traccia segnata dalla tua raffinata
intervista. Dunque, bando ai giri di
parole: 1 Zeman ? un grande culattone
che si ? portato l'amichetto; 2 Zeman
prende la mezza in nero sui
calciatori quindi ? un evasore fiscale;
3 Dobrijevic il figlio segreto di
Zeman e di Hanna Schygulla; 4
Dobrijevic ? coinvolto nell'attentato
all'Achille Lauro e Zeman cercava di
fornirgli un alibi. O cos'altro? Che orgoglio il sapere che la Serie A
? in mano a figure del tuo calibro, e
anzi ti auguriamo che la Storia
cancelli quelle brutte insinuazioni,
messe in giro da una sentenza dello Stato Italiano, per le quali alcune vittorie della tua squadra erano
favorite da un trattamento simile a
quello riservato ai sauri nelle corse
di trotto illegali". Nella foto, in
effetti ha lo sguardo della Schygulla.
"BEGHE DI
POTERE", OVVIAMENTE PER IL BENE DELL'INTER
(12-03-2004)
"Una fronda contro di me dall'interno
della società? Ma no, robetta.
Se c'è qualcosa di consistente si
facciano avanti. Ma dalle verifiche che ho
fatto non c'è nulla (...) Sono piccole
beghe di potere, ma molto piccole,
legate anche all'esonero di Cuper.
Purtroppo questi qui non hanno dietro la
General Electric". Affari Italiani
pubblica col giusto candore le
sconcertanti affermazioni di Massimo
Moratti alla festa del Rotary di
Milano. Tra gli stipendiati societari
del presidente esistono dunque "beghe di
potere" che certo riguardano il bene
dell'Inter e della sua maglia.
Poi noi continuiamo pure a dare le
colpe al potere mediatico, a
Zaccheroni e a Recoba. Meditiamo.
REALITY?
SCIO'! (10-03-2005)
In Italia ha spopolato ed in Spagna
si è ripetuto, riscuotendo un
successo straordinario. Si tratta di
Grande Fardello, il reality show
ambientato negli spogliatoi di una
squadra di calcio con protagonista un
centravanti grassoccio e
pasticcione che non fa vincere i propri
club. Nella prima edizione del programma, il
personaggio si è esibito in un repertorio
articolatissimo: viaggi in Brasile per il
Carnevale tre volte all'anno, scudetti
persi all'ultima giornata,
procuratori in arresto, polemiche con
gli allenatori, fughe alla chetichella nei
venti minuti finali del
calciomercato. Ma anche nel sequel spagnolo
non sono mancate le sorprese: divorzi,
matrimoni finti, eliminazioni dalla
Champions League, alterchi con i
tifosi, polemiche con i compagni,
insulti agli avversari. E già si
vocifera di un
ritorno nel nostro Paese, per nuove,
incredibili avventure. Nella foto: suino per
suino, preferiamo Babe maialino
coraggioso.
IL COLORE DEI SALDI
(07-07-2006)
Il mondo del calcio è costruito per
tutelare ogni risma di
dirigente fino a quando non vengono
puniti i tifosi (vedi Genoa,
Napoli, Cecchi Gori e ora Juve).
Per questo non stupisce che Fabio
Capello sia diventato un avvoltoio
per tutti, dopo che per un anno i
quattro gatti che popolano il
Delle Alpi e lo insultavano,
venivano bollati come ingrati.
All'origine del divorzio ci sarebbero
le ristrettezze in cui la società
torinese verserà per il prossimo anno.
Fabio Capello avrebbe salutato
il nuovo Cda all'annuncio dei programmi
per la preparazione estiva. Il
ritiro sarà infatti organizzato
all'Hotel Chianciano di Savigliano
nel Cuneese, con pensione completa
in convenzione presso il
refettorio della Chiesa della
Confraternita di Santa Pudenzana (in
località Levaldigi). Gli allenamenti
si terrano al Tennis Club Vita Nova,
dotato di abbastanza moderne
strutture, campi in terra rossa e
facilities per la doccia, tre
cyclette e un'area attrezzata per lo
svago, anche dei più giovani.
Durante il ritiro le bibite
energetiche saranno offerte da "Il
giardino di Sarah", cactus e orchidee
per adornare la tua casa in modo
piacevole ma anche economico. Nella
foto, chi disse: "Teste di cazzo".
ASPETTANDO
POLPOT (09-12-2003)
L'Euro-commissario
Monti si fa rispettare: "Nessuno pensi
di imputare i problemi del calcio
italiano alla Commissione europea".
Bella lì Mario: parole molto giuste.
Peccato però che l'ex Rettore della
Bocconi si lanci in temi che non conosce
dichiarando: "I tifosi 'non
sarebbero stati cosi' orgogliosi di
veder attribuire buoni risultati o meriti
sportivi in competizioni internazionali
legati ad aiuti di Stato". Di questo lui
non si preoccupi. Nella foto di
scenario, la redazione di
interisti.org inneggia a un dittatore
pazzo e sanguinario che, conquistata
l'Europa con la violenza, ci fa
vincere immeritatamente la Champions
League.
LaJuventusvince
ladrando. I bianconeri hanno superato ilTorinoper
1-0 con una rete di Tevez. Ma a quanto pare la gara trova sul
banco degli imputati l’arbitroRizzoli,
reo di non aver concesso un calcio di rigore ai granata a
dieci minuti dalla fine della partita per un fallo suEl
Kaddouri di Pirlo, mentre ci si lamenta del gioco diVidal,
già ammonito e a rischio espulsione. L’immagine da Twitter del
presunto fallo diPirlosuEl
Kaddouri: gol
in fuorigioco all'andata, rigore non visto al ritorno, il
furto a Chievo: +6 su Roma
Calaiò, prodezza da ex: il Napoli frena(1-1),la Fiorentina
frena(2-2 a Parma),l'Inter di merda frena(1-1 con una squadra
ancora più di merda!!!),con gli aiutini vincono Rubentus e
Mrdan della MEGA MERDA!!!!
Lazio, continua la contestazione a Lotito. Tifosi pensano di
disertare l'Olimpico
L'ambiente è compatto contro il presidente, con l'Atalanta lo
stadio potrebbe restare vuoto. Il numero uno non molla: ''La
mia era è ancora lunga''. Reja prova a pensare all'Europa:
''Ma questo clima non ci aiuta''
ROMA
-Il
messaggio lanciato ieri dalla tifoseria della Lazio durante la
sfida con il Sassuolo è di quelli che non possono essere
ignorati. In quarantamila hanno manifestato il proprio
dissenso verso il presidente Lotito, cui è stato chiesto di
vendere il club. L'ambiente è compatto contro l'attuale
dirigenza e non intende mollare la presa. È molto probabile
che la contestazione continui anche nelle prossime gare: dopo
il corteo del prepartita con i romagnoli e la scenografia di
cartoncini con su scritto "Libera la Lazio", i tifosi
biancocelesti stanno studiando altre iniziative. Tra le
ipotesi più probabili, c'è quella di lasciare l'intero stadio
deserto in occasione del prossimo incontro casalingo (con
l'Atalanta) per poi tornare a popolare l'Olimpico nella
partita successiva con il Milan.LOTITO
NON CEDE: "LA MIA ERA È ANCORA LUNGA" -Nulla
di certo per il momento, a eccezione della volontà di
continuare a mandare messaggi forti. Che al momento non
sembrano scalfire minimante il patron biancoceleste: "Sono
disponibile a migliorare, ma non posso accettare condizioni
esterne alla società. La Lazio non è in vendita, la darò a mio
figlio. Tutte le persone che pensano di costringermi a vendere
devono cambiare atteggiamento al fine di non incorrere in
situazioni spiacevoli, analoghe a quelle verificatesi nel 2005
(quando furono arrestati tra gli altri - quattro capi ultras
con l'accusa di estorsione, ndr). C'è una regia che vuole
costringermi a vendere la Lazio, ma l'era Lotito è ancora
lunga, sono molto sereno".
REJA: "NON ERA SEMPLICE VINCERE IN UN CLIMA COSÌ"-
Lo saranno un po' meno i calciatori e Reja, che ha spiegato ai
microfoni di LazioStyleRadio i disagi nel giocare in un clima
simile: "I ragazzi sono stati bravissimi a ritrovare l'energia
per conquistare tre punti in un ambiente come quello di ieri.
La squadra ha sempre dimostrato attaccamento alla maglia e la
vecchia guardia non tradisce mai. Ho volontariamente scelto
giocatori che capissero l'atmosfera. Ora vorrei che i tifosi
ci stessero vicini". Anche perché giovedì la Lazio deve
cercare l'impresa in Bulgaria, per ribaltare l'1-0 nell'andata
dei sedicesimi di Europa League contro il Ludogorets:
"Cercherò di mandare in campo la miglior formazione possibile,
perché passare il turno è un nostro obiettivo. Serve solidità
in difesa per non farsi fregare all'inizio: l'ideale sarebbe
segnare subito".
Conte con una parola azzera
8 anni di battaglie
Non sappiamo se avesse studiato tutto o se gli
sia scivolato inavvertitamente il piede dal freno, ma il tecnico
della Juve ieri ha detto qualcosa di molto poco juventino. Furibondo
per certe affermazioni di Capello, ha disintegrato l’avventura
bianconera dell’attuale ct della Russia: «Qui non ha mostrato un
gran gioco e i suoi due scudetti sono stati revocati».
ROMA -Non sappiamo se avesse studiato tutto o se gli sia scivolato
inavvertitamente il piede dal freno, ma Conte ieri ha detto qualcosa
di molto poco juventino. Furibondo per certe affermazioni di
Capello, ha disintegrato l’avventura bianconera dell’attuale ct
della Russia: «Qui non ha mostrato un gran gioco e i suoi due
scudetti sono stati revocati».
Revocati? Mannò, per tutta la Juve quei due scudetti esistono. Il
mondo
bianconero ha combattuto per riottenerli, ancora non si è arreso
all’idea di averli persi, ne ha fatta quasi una ragione di vita: non
siamo a ventinove, siamo a trentuno. Tanto che quel numero,
trentuno, è scolpito enorme perfino sullo Juventus Stadium, in barba
a verdetti e giudizi, consigli e opportunità. In un istante, con una
parola, Conte ha cancellato otto anni di lotta: «Revocati». Roba da
interisti, magari da granata; roba che suona stranissima in bocca a
uno che è bianconero nell’anima.
Che avesse preparato tutto o meno - la sensazione però è che non
abbia calibrato bene quanto stava dicendo, andando oltre le
intenzioni - Conte ha inevitabilmente indispettito i suoi datori di
lavoro. A cominciare da Andrea Agnelli, che più di ogni altro si è
esposto nella battaglia, scontrandosi a suon di carte bollate con la
Federcalcio, la giustizia sportiva e anche l’Inter. Perciò
l’allenatore, richiamato all’ordine, ha poi cercato di ritoccare
certe considerazioni. Ma la frittata era fatta.
"Erick
Thohir guarda al quadro nerazzurro nella sua interezza, ha un
piano triennale per risanare il bilancio e tor..."Anche
per questo ha chiesto al d.g.Marco
Fassonedi
raggiungerlo a Giacarta. Le altre tre partite infatti vanno
preparate insieme. Una è fissata per venerdì, con il primo Cda
operativo dopo l’insediamento dei nuovi azionisti di
maggioranza. Ilboard(senza
dimenticare che ce ne sarà uno anche per la controllata Inter
Futura) sarà l’occasione per fare un primo consuntivo, ma
anche per ratificare l’uscita diRoslan
Roeslani(il
cui 14% sarà rilevato dallo stesso Thohir) e nominare il nuovo
membro in quota alla cordata indonesiana. Sarà quasi
sicuramente un asiatico, che si affiancherà a Thomas Shreve,
Handy Soetedjo - che a sua volta detiene il 14% delle quote
nerazzurre - e Hioe Isenta. Non è chiaro se gli ultimi due (Shreve
è quasi fisso a Milano) arriveranno con Thohir e Fassone o
saranno collegati in video conferenza".
L’altro
aspetto, non meno importante, che dovrà assolvere Thohir in
questa sua nuova puntata milanese sarà sicuramente il ramo
commerciale, fondamentale per lo sviluppo del marchio Inter e
per i ricavi a lungo medio termine. Secondo la Gazzetta dello
Sport, è stato sott...Stando
a quanto scrive oggiIl
Corriere dello Sport,
da oggiErick
Thohir"si
dedicherà alla preparazione del cda di venerdì e avrà incontri
con le banche indonesiane legate da rapporti stretti a lui e
alla sua famiglia. Questi istituti sostituiranno entro la metà
di marzo le garanzie dei Moratti presso le banche italiane e
garantiranno il debito nerazzurro che si aggira sui 141
milioni".
RASSEGNA
STAMPA,20.02
09:24 -"Che
sia proprio Lawrence Barki il prescelto per entrare nel
Cda (alternativa il consulente Nicola Volpi, in qualità
di uomo di fiducia di Thohir) è soltanto un particolare
nello scenario che si sta delineando e che porterà
all’ingresso della famiglia Barki&...
LA NORD CONTRO MORATTI: "BRANCA A TEMPO INDETERMINATO? UN
COLPO DI..."
Il presidente onorarioMassimo
Morattiè
allo stadio. E a lui è diretto un messaggio dellaCurva
Nordche
ha a che fare conBrancae
le voci che parlano di un contratto che aveva praticamente
blindato il dirigente. L'ex dt, ha lasciato con una
rescissione consensuale il club nerazzurro, dopo dieci anni,
e nei giorni scorsi è arrivato l'annuncio ufficiale. I
tifosi presenti al secondo anello verde scrivono:
"Branca a tempo indeterminato??? Solito colpo di genio
di chi in braghe di tela ci ha lasciato".
La massima competizione europea verrà trasmessa da Mediaset nel triennio
2015-2018 per una cifra che si avvicina a 700 milioni (a Murdoch l'esclusiva per
l'anno prossimo). Ma questa spesa monstre alimenta la caccia a un possibile
socio che sostenga il business di Cologno Monzese
MILANO-
Mediaset conquista la Champions League in esclusiva. E per farlo mette sul
piatto quasi 700 milioni di euro per il triennio 2015-2018 (Sky avrà l'esclusiva
l'edizione 2014-2015): poco meno di 250 milioni di euro l'anno, più o meno
quello che il Biscione già spende ogni anno per trasmettere la Serie A, a
dimostrazione che il calcio resta l'asset più pregiato della pay tv. Ma per gli
addetti ai lavori l'operazione ha aspetti industriali più complessi: "E' la
conferma indiretta della necessità di trovare un partner che investa nella
società", spiega un banchiere, secondo cui oggi "Mediaset non ha un bilancio
abbastanza solido per gestire questi costi".
Con 2,2 milioni di abbonati, la tv a pagamento del Biscione dal 2015 spenderà
solo in diritti televisivi circa 500 milioni di euro per il calcio e altri 100
milioni tra film e serie televisive. Dal momento del lancio, Premium non ha
ancora generato utili, ma almeno ha smesso di perdere soldi dopo aver svalutato
200 milioni di euro di diritti lo scorso anno. Secondo gli analisti, per mettere
in sicurezza i conti la soglia di abbonati dovrebbe superare quota 2,5 milioni:
un obiettivo raggiungibile con la Champions League. A patto di superare indenne
una traversata nel deserto lunga un anno.
Sì, perché due anni fa, dopo interminabili battaglie, Sky e Mediaset deposero
l'ascia di guerra scambiandosi i diritti tv per Champions League ed Europa
League. Un accordo che scade a giugno e che le parti -
almeno fino ad oggi - non sembravano interessate a prorogare. L'anno prossimo,
quindi, il canale satellitare di Ruper Murdoch avrà tutta la Champions League in
esclusiva lasciando a bocca asciutta Mediaset. Che però avrà modo di rifarsi
dall'anno dopo, quando per guardare Messi e soci bisognerà passare dalla pay
satellitare a quella terrestre.
A meno che la mossa a sopresa di Mediaset - che ha messo sul piatto 70 milioni
in più all'anno di quelli che paga Sky - non sia parte di una strategia
negoziale per attrarre un partner di peso. Con l'integrazione della attività di
Premium tra l'Italia e la Spagna, Mediaset è diventata un partner appetibile per
diversi operatori internazionali. Dalla Newscorp di Rupert Murdoch, che avrebbe
già bussato alla porta di Cologno Monzese, agli arabi di Al Jazeera del Qatar
che sognano lo sbarco in grande stile in Europa.
Anzi secondo qualcuno il Biscione avrebbe già in mano l'accordo con un nuovo
importante socio in vista della creazione - entro l'estate - della newco nella
quale confluiranno le attività pay di Italia e Spagna.
D'altra parte "un'operazione che porta la spesa per investimenti
a 600 milioni di euro l'anno - dice un analista - è possibile solo con
l'ingresso di un nuovo socio che condivida la scelta industriale o con un
aumento di capitale. Difficile che qualcuno possa voler semplicemente rilevare
una quota in una società che finora ha bruciato un sacco di cassa". Di certo
negli ultimi quattro anni i tempi sono cambiati. Nel 2010 il numero uno di
Mediaset, Fedele Confalonieri, accusava Sky di abuso di posizione dominante per
essersi aggiudicata l'esclusiva per la Champions League annunciando una serie di
ricorsi. Ora le parti si sono invertite.
A dimostrazione che - per quanto si cerchi di minimizzare - il
destino della pay tv passa sempre di più per la disponibilità di contenuti
premium: sia in un'ottica "stand alone", sia in prospettiva di future alleanze.
Solo pochi mesi fa British Telecom ha spiazzato BSkyB nel Regno Unito offrendo
300 milioni per l'esclusiva Champions delle squadre inglesi e scozzesi.
Coppa Italia: Roma-Juventus 1-0, Gervinho stende i
bianconeri,21-01-14 una brutta giornata per i Padroni di
Torino,salta anche Guarin a titolo gratuito
Un gol dell'ivoriano a 11' dal termine interompe la
striscia record di 13 vittorie consecutive in gare ufficiali della
squadra di Conte e lancia i giallorossi in semifinale contro la
vincente di Napoli-Lazio. Decisivo l'ingresso nel finale di Pjanic.
Annullato un gol a Peluso
di JACOPO MANFREDI
ROMA–
Dopo 13 vittorie consecutive ufficiali inciampa la Juve e la
caduta è fragorosa visto che, dopo la Champions, perde di vista
anche un altro obiettivo stagionale, la Coppa Italia. A
interrompere la fantastica striscia dei bianconeri non poteva
che essere la loro grande rivale in questa stagione, la Roma,
che si è così presa una bella rivincita dopo la scoppola
rimediata 15 giorni fa a Torino in campionato.
LA RIVINCITA DI GARCIA–
E’ stata, soprattutto, la rivincita di Garcia nei confronti di
Conte. Il tecnico giallorosso ha indovinato tutte le mosse: ha
prima impedito ai rivali di rendersi pericolosi, preferendo a
sorpresa Torosidis e Nainggolan a Dodò e Pjanic, e poi ha fatto
la differenza gettando nella mischia, al momento giusto, il
bosniaco.
CONTE, SCELTE PAGATE CARE–
Punito il tecnico bianconero che, invece, ha pagato cara la
scelta di effettuare un turn-over eccessivamente ampio (Storari,
Isla, Marchisio, Peluso, Quagliarella e Giovinco al posto di
Buffon, Lichtsteiner, Pogba, Asamoah, Tevez e Llorente). La
Juve, un po’ per propria volontà, un po’ per la pressione dei
giallorossi, ha lasciato troppo campo, e per troppo tempo, ai
rivali, e alla fine è stata inevitabilmente punita.
TAGLIAVENTO GRAZIA BENATIA–
Il prudente iniziale equilibrio ha rischiato di rompersi dopo
13’ quando Benatia ha fermato per la maglia Giovinco lanciato a
rete. Tagliavento ha optato
per il giallo
salvando la partita ma, probabilmente, penalizzando i bianconeri
che hanno a lungo reclamato per la mancata espulsione.
ROMA PERICOLOSA SOLO CON TIRI DA FUORI
–
Come accaduto a Torino due settimane fa la Juve ha preferito
lasciare ai rivali l’iniziativa ma non ha quasi mai concesso
spazi. E, non a caso, la Roma ha allertato Storari solo con
alcune conclusioni di fuori (di Nainggolan, Florenzi e Totti)
che, però, non hanno centrato lo specchio della porta. Di
contro, i bianconeri, malgrado i buoni movimenti di Giovinco e
Marchisio, non hanno mai trovato profondità nei primi 45’,
finendo per perdersi all’interno delle maglie giallorosse.
GOL ANNULLATO A PELUSO–
La ripresa, con Ogbonna inserito a sorpresa al posto di
Chiellini, si è aperta con un altro giallo: un cross dalla
destra di Isla ha consentito a Peluso di insaccare indisturbato
di testa da pochi passi ma il guardalinee ha sbandierato,
segnalando che la palla aveva già varcato la linea di fondo con
la sua traiettoria arcuata. Una decisione non supportata a
sufficienza dalle immagini televisive per poter essere
giudicata.
ENTRA PJANIC, SEGNA GERVINHO–
Passata la paura, la Roma ha ripreso a macinare gioco ma ha
continuato a sbattere contro il muro bianconero, impeccabile
nell’impedire a Totti, Florenzi e Gervinho di rendersi
pericoloso. Almeno fino al 79’ quando i giallorossi, alla prima
ripartenza, hanno cinicamente colpito. Pjanic, appena entrato,
ha rubato tempo e palla a Bonucci, è andato via in profondità e
ha lanciato sul filo del fuorigioco sulla sinistra Strootman
che, di prima, ha centrato per Gervinho, bravo a insaccare da
due passi al volo, anticipando Storari.
LA JUVE CHIUDE CON TRE PUNTE–
Conte, che 2’ prima aveva fatto entrare Llorente al posto di
Giovinco, ha gettato nella mischia anche Tevez, chiudendo con
tre punte, ma la Roma non ha tremato. Anzi, di rimessa ha anche
sfiorato il raddoppio in contropiede con lo stesso Gervinho e
con Pjanic. Lontana 8 punti dalla vetta in campionato, la Roma,
dunque, almeno per una notte sale sul tetto d’Italia. E ora,
Napoli permettendo, già sogna una possibile rivincita con la
Lazio dopo il cocente ko in finale dello scorso anno.
ROMA-JUVENTUS 1-0
Roma(4-3-3):
De Sanctis 5.5; Maicon 6.5, Benatia 6.5, Castan 6, Torosidis
6.5, De Rossi 6.5, Strootman 7, Nainggolan 6.5, Totti 6 (37′ st
Ljajic sv), Florenzi 6 (29′ st Pjanic 7.5), Gervinho 7. (1
Lobont, 28 Skorupski, 29 Burdisso, 33 Jedvaj, 3 Dodò, 7
Marquinho, 11 Taddei, 94 Ricci, 88 Borriello, 22 Destro). All.:
Garcia.
Juventus(3-5-2):
Storari 5.5, Barzagli 6, Bonucci 5, Chiellini 6 (1′ st Ogbonna
6.5), Isla 6, Vidal 5, Marchisio 6, Pirlo 5.5, Peluso 6 (35′ st
Tevez sv); Quagliarella 5, Giovinco 6 (31′ st Llorente sv). (1
Buffon, 34 Rubinho, 22 Asamoah, 26 Lichtsteiner, 4 Caceres, 20
Padoin, 6 Pogba, 7 Pepe). All.: Conte. Arbitro: Tagliavento di
Terni 5.
Reti:
34′ st Gervinho.
Angoli:
5-3 per la Roma.
Recupero:
0′ e 4′.
Ammoniti:
Benatia, Florenzi, Peluso per gioco scorretto. Castan e Vidal
per proteste.
Spettatori:
56.557 per un incasso di 1.737,883,00 euro.
Napoli-Lazio 1-0, Higuain stende i DETENTORI USCENTI: azzurri contro la Roma
Un gol del centravanti a 8' dalla fine consente agli
uomini di Benitez di volare in semifinale di Coppa Italia. Palo di Jorginho
nel primo tempo. Ospiti mai pericolosi in attacco, penalizzati dall'ampio
turn-over deciso da Reja di JACOPO MANFREDI
NAPOLI–
Sarà il Napoli a sfidare la Roma in semifinale di Coppa Italia (l'altra è
Udinese-Fiorentina). La Lazio fallisce l’obiettivo di difendere il titolo
nel derby arrendendosi nel finale a una rete del solito Higuain, al terzo
gol in due partite contro i biancocelesti. Una qualificazione sofferta ma
meritata quella degli azzurri che hanno, indubbiamente, fatto qualcosa in
più dei rivali, mai pericolosi in attacco.
UNA VITTORIA SOFFERTA–
Non è stato facile centrare l’obiettivo per un Napoli che ha terribilmente
sofferto a mettere in difficoltà una Lazio concreta, disposta in campo in
maniera impeccabile ed ordinata da Reja. A nulla sono valse le contromosse
di Benitez che ha provato prima a spostare in continuazione le posizione
dei tre alle spalle di Higuain e poi ha rimpiazzato Insigne e Hamsik con
Mertens e Pandev. La Lazio non ha mai tremato e non è un caso che sia
capitolata solo su una carambola, un tiro sbagliato di Callejon deviato
nell’angolo di tacco con un colpo di classe da Higuain.
LAZIO, E’ MANCATO L’ATTACCO–
La Lazio può recriminare su due aspetti. Quello di essere stata costretta
a perdere troppo presto per problemi muscolari due dei suoi uomini
migliori, Konko e Dias, e quello di non aver avuto la forza di pungere di
rimessa. In tal senso, l’assenza di Candreva e Hernanes, al di là di
quella prevista di Klose, si è particolarmente sentita. Chissà
che Reja non rimpianga
la scelta di aver dato fiducia a Perea e Anderson, risultati piuttosto
deludenti.
REJA FA AMPIO TURN-OVER–
Dimostrando di tenere all’appuntamento, Benitez ha finito di schierare un
Napoli molto vicino a quello titolare tenendo in panchina solo Britos,
Inler e Mertens, rimpiazzati da Fernandez, Jorginho e Insigne. Al
contrario, Reja, costretto a rinunciare in partenza a Klose, influenzato,
ha attuato un ampio turn-over schierando dal 1’ Ciani, Novaretti, Onazi,
Lulic, Anderson e Keita al posto di Biava, Cana, Cavanda, Biglia, Biglia,
Candreva ed Hernanes, in odor di partenza.
NAPOLI, TROPPI ERRORI IN RIFINITURA–
Il Napoli è partito bene, ha impegnato Berisha con un sinistro in girata
di Higuain ma col passare dei minuti si è perso, faticando a trovare le
misure dell’ultimo passaggio. La Lazio, attenta a chiudere tutti gli
spazi, ha ringraziato ma non ha approfittato della circostanza per
rendersi insidiosa in ripartenza. Complice, soprattutto, la difficoltà di
Anderson e Perea di entrare in partita.
PALO DI JORGINHO–
Incapace di mettere in moto Callejon e Higuain, il Napoli ha tentato
allora, nel finale di tempo, di rendersi pericoloso con i tiri da fuori ma
la migliore di tre conclusioni, un destro a giro dal limite di Jorginho,
non è stata accompagnata dalla fortuna e ha terminato la propria corsa sul
palo esterno.
INSIGNE, GESTACCIO AL PUBBLICO–
Nella ripresa, iniziata con Gonzalez al posto di Ledesma, il Napoli ha
alzato il baricentro ma il ritmo. E, non a caso, nei primi 25’ ha
spaventato Berisha solo con un diagonale di Callejon che ha sfiorato il
palo. Benitez allora ha deciso di togliere prima un impalpabile Insigne
(che, stizzito, ha risposto con un evitabile gesto ai fischi del pubblico)
e poi Hamsik, puntando sulle forze fresche di Mertens e Pandev. E da un
cross del belga è nata la migliore occasione per sbloccare il risultato,
sciupata da Jorginho che non ha trovato lo specchio dal limite su una
corta respinta di Berisha.
HIGUAIN BEFFA BERISHA–
Quando ormai i supplementari sembravano inevitabili ecco che, invece
(82′), è arrivato il gol-vittoria: su una corta respinta di Biava,
subentrato a Dias, Callejon ha calciato di forza dal limite e sulla
traiettoria ha trovato davanti alla porta Higuain che, da bomber di razza,
ha spiazzato Berisha con un colpo di tacco nell’angolo. A far festa,
dunque, è il Napoli. Il 5 e il 12 febbraio prossimi rinnoverà, così, con
la Roma un duello già avvincente in campionato.
NAPOLI-LAZIO 1-0(0-0)
Napoli(4-2-3-1):
Reina 6; Maggio 6.5, Fernandez 6.5, Albiol 6.5, Reveillere 6.5, Inler 6
Jorginho 6.5 (45′ st Dzemaili sv); Callejon 6.5, Hamsik 5.5 (30′ st Pandev
sv), Insigne 5.5 (23′ st Mertens sv); Higuain 7. (1 Rafael, 15 Colombo, 3
Uvini, 28 Cannavaro, 22 Radosevic, 13 Bariti, 91 Zapata). All.: Benitez.
Lazio(3-4-3):
Berisha 6.5, Ciani 6, Novaretti 6.5, Dias 7 (26′ st Biava sv), Konko 6
(33′ pt Cavanda 6), Onazi 6 (1′ st Gonzalez 5.5), Ledesma 6, Lulic 6.5, F.
Anderson 5, Keita 6, Perea 5. (22 Marchetti, 95 Strakosha, 5 Biglia, 8
Hernanes, 17 Pereirinha, 27 Cana, 28 Freitas, 87 Candreva). All. Reja.
Arbitro: Banti di Livorno 5.
Reti: nel st 37′ Higuain.
Angoli: 10-3 per il Napoli.
Recupero: 3′ e 3′.
Ammoniti: Jorginho e Higuain per gioco scorretto; Lulic per
proteste. Spettatori: 40 mila
Inghilterra, colpo grosso del Chelsea: City battuto in casa
Si chiude la serie interna dei Citizens, fatta in campionato di sole
vittorie: i londinesi di Mourinho si impongono grazie ad un gol di Ivanovic.
Entrambe inseguono appaiate l'Arsenal, capolista con 2 punti di margine
ROMA -E'
un colpo di quelli destinati ad incidere come un macigno sulla stagione.
Il Chelsea passa sul campo del Manchester City, aggancia i Citizens al
secondo posto (davanti c'è l'Arsenal con 2 punti di margine) e soprattutto
infligge alla squadra di Pellegrini il primo ko interno in campionato dopo
una lunghissima striscia fatta solo di vittorie. Un successo targato
Ivanovic, che nel finale del primo tempo indovina l'angolo alla destra di
Hart con un perfetto sinistro dal limite dell'area.
Il successo per la squadra di Mourinho è ampiamente meritato, anche perchè
se il City ha esercitato una maggiore pressione, costringendo Cech ad un
paio di interventi di notevole valore, i londinesi sono stati micidiali
nel gioco di rimessa. Dei contropiede sono stati mancati per il classico
ultimo passaggio, altri hanno prodotto occasioni enormi: da segnalare gli
incroci dei pali colti da Eto'o e Matic e il palo di Cahill con un colpo
di testa su azione da corner. Per finire, citazione su Hazard: il belga,
sempre nel vivo del gioco con giocate tecnicamente raffinate ma mai
platoniche, è stato il migliore in campo.
Spagna, Atletico Madrid solo: travolta la Real Sociedad. Real
fermato a Bilbao
I Colchoneros battono 4-0 i baschi e staccano di 3 punti il
Barcellona, sconfitto sabato dal Valencia: segnano Villa, Diego Costa,
Miranda e Diego. I blancos pareggiano 1-1 sul campo dell'Athletic (espulso
Ronaldo) e agganciano i blaugrana
MADRID -L'Atletico
Madrid non fallisce l'occasione e si porta solitario al comando della
Liga. Dopo il ko interno del Barcellona contro il Valencia, i Colchoneros
piegano 4-0 la Real Sociedad, staccando di 3 punti i blaugrana e
rendendosi irraggiungibili anche dal Real Madrid, che aggancia la squadra
del 'Tata' Martino con il pareggio per 1-1 a Bilbao. attualmente impegnato
sul campo dell'Athletic Bilbao.
ATLETICO TRAVOLGENTE-
In una gara dominata dal ricordo del grande Luis Aragones, continuamente
omaggiato dai tifosi del Calderon, l'Atletico dopo un periodo di studio
passa con David Villa, in rete con un tocco ravvicinato. Pochi minuti
dopo, inconveniente per lo stesso attaccante, costretto a lasciare il
campo per un problema muscolare. Nella ripresa la squadra di Simeone di
scatena: Diego Costa in contropiede solitario non sbaglia. Gara chiusa,
con Miranda e Diego (nel giorno del suo nuovo esordio in maglia Atletico)
che nel finale completano il quadro sul 4-0.
REAL PARI, ESPULSO RONALDO-
Il Real Madrid non vince ma aggancia il Barcellona a tre lunghezze dai
colchoneros. A Bilbao finisce 1-1: blancos in vantaggio al 20' della
riprese con Jesè, otto minuti più tardi l'Athletic pareggia con Ibai
Gomez. Poi la squadra di Ancelotti resta in dieci per il rosso a Cristiano
Ronaldo (colpo in faccia a Gurpegui e poi rissa sfiorata con Iturraspe) e
il San Mames spinge i baschi ma il risultato non cambia.
Alcacer 6 (28'st Vargas 6). A disp. Guaita, Ruben Vezo, Jonas,
Portu. All. Pizzi. ARBITRO: Perez
Montero 6; guardalinee: Caballero e Labella; quarto uomo:
Sanchez Calvo MARCATORI: 6'pt
Sanchez (B), 43'pt Parejo (V), 3'st Piatti (V), 8'st Messi (rig.)
(B), 13'st Paco Alcacer (V) ESPULSO: 32'st Jordi
Alba (B) per doppia ammonizione AMMONITI: Parejo
(V), Ricardo Costa (V), Mascherano (B), Diego Alves (V),
Busquets (B)
BARCELLONA-
Il Barcellona è tornato sulla terra, ha perso in casa contro il
Valencia alla fine di una partita incredibile (3-2) e domani in
caso di pareggio dell’Atletico Madrid (che giocherà in casa
contro la Real Sociedad) o di vittoria del Real Madrid
(impegnato sul campo dell’Atletico Bilbao) perderà il primo
posto nella Liga. I blaugrana lo occupano da 59 giornate ovvero
dall’inizio della scorsa stagione quando Messi e compagni si
rimisero a sedere sul trono lasciato per un’annata (2011-12) al
Real Madrid di José Mourinho. Era stato proprio lo Special One a
violare nella Liga per ultimo il Camp Nou: correva il 21 aprile
2012 e le merengues si imposero per 2-1 grazie alle reti di
Khedira e Cristiano Ronaldo. Dopo quella data, l’impresa era
riuscita anche al Bayern Monaco nella semifinale della scorsa
Champions League (3-0), ma in campionato tra le mura amiche il
Barca non si era più concesso pause da oltre 1 anno e mezzo.
Fino a ieri quando ha festeggiato il Valencia dell’ex Pizzi, una
formazione che sta convivendo con il cambio di società e che non
conquistava i 3 punti in trasferta dal 3 novembre (1-0 sul campo
del Getafe). Partita pazza che il Barcellona sembrava aver messo
subito in discesa grazie alla rete di Alexis Sanchez, ma gli
errori in serie della difesa blaugrana hanno complicato tutto.
Valdes colpevole sul 2-1 di Piatti, Piqué irriconoscibile, Dani
Alves lacunoso in copertura e Jordi Alba addirittura espulso per
doppia ammonizione: là dietro il Barca ha dilapidato quello che
i suoi uomini offensivi sono riusciti a costruire. Messi ha
segnato su rigore (generoso...) e ha messo lo zampino sull’1-0,
ma ha fallito il 3-3 in pieno recupero e se n’è andato negli
spogliatoi sconsolato dopo aver iniziato nel peggiore dei modi
un febbraio denso di appuntamenti importanti. Oggi Atletico e
Real Madrid possono mettere la freccia, mentre il Barcellona si
interroga sul perché di una crisi che nella Liga si era già
manifestata con 2 pareggi nelle 3 partite precenti il ko di
oggi.
Inghilterra, il Manchester City travolge il Tottenham e vola in vetta
La squadra di Pellegrini si impone 5-1 a White Hart Lane e
scavalca l'Arsenal. Chelsea rallenta, bloccato 0-0 in casa dal West Ham
LONDRA-
Il Manchester City travolge il Tottenham e vola in vetta alla Premier
League: a White Hart Lane i Citizens si impongono 5-1 e scavalcano
l'Arsenal. Aguero apre le marcature, poi il Tottenham rimane in dieci per
il rosso a Rose e la squadra di Pellegrini ne approfitta con Tourè, Dzeko,
Jovetic e Kompany. Di Capoue, sempre nel mirino del Napoli, la rete degli
Spurs. Non va oltre il pari interno senza gol per il Chelsea di Mourinho
contro il fanalino di coda West Ham in cui ha esordito Nocerino. Per il
resto vittoria del Sunderland sullo Stoke (1-0) e dell'Aston Villa sul
West Bromwich (4-3).
Sneijder elimina la Juve.
Finisce 1-0, ma che rabbia!DECIDESNEIJDER-Alla
ripresa delle operazioni è sempre la Juve ad impostare la manovra. Al 49' ci
prova Pogba dalla distanza ma il tiro è centrale e bloccato in due tempi da
Muslera. Al 54' arriva la risposta del Galatasaray. Barzagli, forse
disturbato dagli attaccanti turchi, sbaglia un rinvio. Dalle retrovie arriva
di corsa Sneijder che prova a sorprendere Buffon dai 25 metri ma la palla
termina sul fondo. Al 58' occasione colossale per il Galatasaray. Pogba
sbaglia un disimpegno a centrocampo per l'infido terreno di gioco, Drogba
viene servito perfettamente da Sneijder, l'ivoriano si porta al centro della
lunetta e spara di destro a botta sicura ma Buffon si supera e respinge da
fenomeno! AL 60' ci prova Yilmaz su punizione ma il suo sinistro a giro
finisce alta sopra la traversa. Al 62' Galatasaray ancora pericoloso: ci
pensa Eboue a provare la conclusione dai 25 metri ma la sfera va alta sul
fondo. Conte si sbraccia e sbraita dalla panchina «Ci stiamo abbassando
troppo» urla ma resta impresa impossibile fare gioco, caratteristica tipa
della Juve di questi tempi, su un campo infame. Dall'altra parte invece
Mancini applaude i suoi, soprattutto Drogba per la grande carica che mette
sul campo in ogni singola azione. La Juve però non molla di un centimetro,
si appoggia su Tevez che cerca di tenere su la squadra con la sua fisicità.
Al 74' corner per i bianconeri e girata al volo di Bonucci ma la palla
termina sul fondo. La Juve continua però a guadagnare metri, a tenere alta
la sua difesa mettendo in evidenza una grande personalità e un carattere da
grande squadra. Il Galatasaray resta schiacciato e al 79' la Juve costruisce
una grande palla gol: Tevez viene servito in profondità da Vidal, il cileno
appoggia al volo per Marchisio che prova la conclusione al volo ma Muslera è
attento e blocca. L'impresa sembra in dirittua d'arrivo ma all'86' arriva,
inclemente, la beffa micidiale. Lancio dalle retrovie per Drogba che di
testa fa una sponda perfetta per Sneijder che in area di rigore non sbaglia
incrociando perfettamente sul secondo palo. Uno a zero per il Galatasaray e
pubblico in visibilio sugli spalti. Conte prova il tutto per tutto: fuori
Marchisio, dentro Quagliarella per gli ultimi quattro minuti di passione.
All'88' Tevez prova il jolly su punizione ma il tiro finisce sulla barriera
vanificando la chance per i bianconeri. Al 90' altro cambio per Conte che
leva Bonucci ed inserisce Giovinco nel tentativo di risolvere la questione.
Ma non c'è più tempo. Proenca fischia la fine e la Juve dice addio alla
Champions.
ISTANBUL - Ci fosse Mourinho sparerebbe una mitragliata
di “perché“, sforacchiando l’Uefa con le domande che galleggiando nella
gelida aria di Istanbul, poche ore dopo la rocambolesca fine
dell’avventura juventina in Champions League. Una cosa così...
Perché, nonostante la nevicata fosse stata ampiamente prevista da tutti i
siti meteo, martedì sera la Turk Telekom Arena, stadio a cinque stelle
Uefa, è stata colta di sorpresa?
Perché nella notte fra ieri e oggi il campo non è stato coperto con i
teloni? E perché nella mattinata di oggi si è intervenuto in maniera così
devastante per il terreno?
Perché solo una parte del terreno, la metà campo in cui si sapeva che la
Juventus avrebbe giocato 45 minuti su 60, era stata martoriata con un
piccolo trattore tracciando profondi solchi e riducendo il manto erboso a
un campo dissodato? Solo casualità?
Perché se la Champions League è la massima competizione europea, fondata
sullo spettacolo, si è permesso che il calcio venisse così vilipeso dalla
partita di “non-calcio” di oggi pomeriggio?
Perché, infine, il campo è stato considerato «pericoloso per l’incolumità
dei giocatori» ieri sera, quando Proença ha rinviato la partita e
praticabile oggi pomeriggio, nonostante entrambe gli allenatori avessero
chiesto il rinvio?
Ecco, a quest’ultima domanda si può rispondere: pare, infatti, che l’Uefa
avesse il terrore della “X”, intesa come bussolotto anonimo nel sorteggio
dei prossimi turni di coppe. Se infatti non ci sarebbero stati problemi in
Champions League, gli incroci di teste di serie italiane e squadre turche
dell’Europa League avrebbero fatto sballare tutto. Insomma, insieme alla
partita si sarebbe dovuto rinviare anche il sorteggio. E questo, a quanto
pare, l’Uefa non lo voleva.
Detto ciò, la Juventus avvii in fretta un profondo esame di coscienza.
Arrivare a giocarsi tutto all’ultima partita di un girone tutto sommato
abbordabile è un peccato mortale, consumato nei pareggi con il Copenaghen
e con il Galatasaray in casa. Quando il terreno era in ottime
condizioni...
CLAMOROSO: L'UDIMERDA MANDA AFFANCULO ANCHE IL MERDAN
Clarence Scemo:"E pensare che avevo risolto tutto..." PER IL MILAN FALLITO
IL TRIPLETE....IN FORTISSIMO RISCHIO I PODEROSI INVESTIMENTI DELLA
PRESIDENTESSA
MILANO –Arriva
la prima amarezza per Clarence Seedorf. Al primo vero esame viene subito
bocciato, uscendo a sorpresa dalla Coppa Italia, ultimo obiettivo rimasto
al Milan per cercare di raggiungere l’Europa. L’Udinese vola in semifinale
passando in rimonta al Meazza e, con un solo colpo di spugna, cancella le
amarezze di un campionato che l’ha vista scivolare in piena lotta
retrocessione dopo le ultime 3 sconfitte consecutive.
SEEDORF, 4-2-3-1 DA RIVEDERE –All’olandese
non si poteva certo chiedere di compiere subito miracoli. Ma sicuramente
qualcosa di meglio avrebbe potuto imbastire, considerate soprattutto le
condizioni non brillantissime dell’intera squadra. L’Udinese ha dominato
il Milan sul piano fisico. E’ venuta fuori alla distanza e, in ripartenza,
ha trovato varchi e praterie a volontà senza subire l’opposizione del
centrocampo rossonero, a lungo apparso troppo sbilanciato. In parole
povere, in questo momento la formula dei tre fantasisti alle spalle di
Balotelli non è davvero sostenibile. Tanto più in una serata in cui la
squadra, dopo Bonera, ha dovuto rinunciare per infortunio anche a Zapata.
LA RIVINCITA DI GUIDOLIN –Per
Guidolin, alle prese con una stagione davvero difficile, arriva la
consolazione di aver fatto fuori in coppa, dopo l’Inter, anche il Milan. E
stasera ha davvero azzeccato tutto. Da Widmer, preferito a Basta sulla
destra, autore dell’azione del pari, ai cambi, vedi quello di
Lopez, autore del gol
decisivo. Adesso sotto a Fiorentina o Siena. Con la consapevolezza che i
friulani potranno tranquillamente giocarsi le loro carte.
MONTOLIVO E HONDA A RIPOSO –Consapevole
dell’importanza della gara, Seedorf ha schierato praticamente la
formazione migliore preferendo solo Nocerino e Birsa a Montolivo e Honda,
con Rami al posto dell’indisponibile Bonera al centro della difesa.
Guidolin ha risposto per le rime dando un turno di riposo solo a Pinzi e
Di Natale, lasciati in panchina per dar spazio a Widmer e Fernandes.
E’ SUBITO BALOTELLI –Il
Milan è partito a razzo e dopo appena 6’ è passato: Birsa è andato via
sulla destra e ha centrato per Robinho che ha lisciato la girata a rete
col destro: alle sue spalle, però, è piombato Balotelli che di destro da
due passi ha comodamente insaccato.Soloche
l'Udinese, spronata da Totò Di Natale "allenatore in seconda" in panchina,
si è svegliata dopo 15 minuti e ha messo sotto un Milan troppo spento e
poco combattivo. Al 40' la sofferenza del Milan è rappresentata da
Emanuelson, che stende in area Widmer. Dal dischetto Muriel non sbaglia
anche se Abbiati intuisce. Nella ripresa i rossoneri non si scuotono dal
torpore. L'Udinese capisce che può fare il colpaccio e prende fiducia. Il
pubblico a San Siro si spazientisce e comincia a fischiare la squadra. È
la prima contestazione per Seedorf. Guidolin capisce che è il momento
giusto per affondare il colpo e al 74' inserisce Nico Lopez al posto di
Muriel. Scelta che si rivela azzeccata perché la freschezza e la velocità
dell'ex Roma fa male al Milan. Dopo soli tre minuti l'uruguayano batte
Abbiati con un sinistro preciso che si infila all'angolino dopo una
percussione centrale.
SEEDORF, PRIMO KO - Seedorf
pietrificato in panchina prova a giocarsi la carta Honda, ma la mossa non
produce grandi effetti. Al 91' Balotelli, l'unico del Milan a provare a
fare qualcosa, impegna Brkic con un destro a giro dal limite. È l'ultima
occasione per i rossoneri. L'Udinese va in semifinale, dove affronterà la
vincente tra Fiorentina e Siena. Seedorf fallisce il primo appuntamento
importante della sua nuova avventura. Rimane il campionato, e la
Champions. Ma per cercare la scalata in classifica e battere l'Atletico
servirà un altro Milan.
WIDMER INVENTA, MURIEL TRASFORMA –L’Udinese
ha accusato il colpo ma non ha tremato: ha lasciato la sterile iniziativa
ai rossoneri e, appena ha potuto, è ripartita con più uomini in velocità.
Così, dopo aver mandato qualche timida avvisaglia ad Abbiati con tre
conclusioni da fuori di Badu, Fernandes e Muriel, ha trovato lo spunto
giusto per pareggiare. Tutto merito di Widmer che è andato via in velocità
in area ad Emanuelson che lo ha ingenuamente atterrato: rigore netto che
Muriel ha trasformato con freddezza.
SOLO UDINESE NELLA RIPRESA–
Chi si aspettava una reazione del Milan nella ripresa è rimasto presto
deluso. I rossoneri hanno iniziato a perdere le distanze tra i reparti e
ad approfittarne è stata l’Udinese che, di rimessa, si è fatta via via
sempre più pericolosa. Prima con Lazzari, che non ha sfruttato un
bell’assist smarcante di Muriel, poi col subentrato Pereyra e con Heurtaux
che non hanno sfruttato nel migliore dei modi due bei cross dalla sinistra
di Gabriel Silva, indiscutibilmente tra i migliori in campo.
LOPEZ, GIOIELLO D’AUTORE –Dai
e dai il gol, inevitabilmente, è arrivato. E lo ha segnato al 78’ l’ex
romanista Lopez, entrato da appena 3’ al posto di Muriel: è andato via tra
le linee e ha dimostrato tutto il suo talento scagliando un sinistro al
fulmicotone nell’angolino da 25 mt.
HONDA REGISTA NON BASTA –Il
Milan, capace di rendersi pericoloso fino a quel momento solo con un
calcio piazzato di Balotelli, ha perso lucidità e a nulla sono valsi i
tentativi disperati di Seedorf per rianimarlo. Honda, lanciato nel finale
nella mischia a fare il regista di un improbabile 4-3-3, è parso un pesce
fuor d’acqua così come De Sciglio, spostato a sinistra per fare
tardivamente spazio, all’86’, ad Abate. Segnali che in casa Milan continua
a regnare la confusione. Sarà bene fare chiarezza al più presto visto che
l’appuntamento con l’Atletico Madrid, dopotutto, è praticamente alle
porte.
MILAN-UDINESE 1-2 (1-1)
Milan(4-2-3-1):
Abbiati 5.5; De Sciglio 5.5, Zapata 6 (36′ pt Mexes 5), Rami 5.5,
Emanuelson 5 (43′ st Abate sv); Nocerino 5 (37′ st Honda sv), De Jong 6,
Birsa 6, Kakà 5.5, Robinho 5; Balotelli 6.5. (35 Coppola, 59 Gabriel, 36
Iotti, 21 Constant, 26 Silvestre, 41 Mastalli, 38 Pinato, 42 Modic, 39 Di
Molfetta). All.: Seedorf.
Udinese(3-5-1-1):
Brkic 6.5; Heurtaux 6.5, Danilo 6, Domizzi 7; Widmer 7, Badu 6.5, Allan
6.5, Lazzari 5.5 (48′ st Pinzi sv), Gabriel Silva 7; Fernandes 6 (24′ st
Pereyra 5.5); Muriel 6.5 (29′ st Nico Lopez 7.5). (30 Kelava, 4 Naldo, 6
Bubnjic, 8 Basta, 19 Douglas, 18 Jadson, 94 Zielinski, 70 Maicosuel, 10 Di
Natale). All.: Guidolin.
Arbitro:
Guida 6.5.
Reti:
nel pt 6′ Balotelli, 41′ Muriel (r); nel st 33′ Nico Lopez.
Angoli:
7-1 per l’Udinese.
Recupero:
1′ e 3′.
Ammoniti:
Lazzari, Heurtaux, Emanuelson, Birsa, De Sciglio, Danilo, Honda, Mexes per
gioco scorretto
Spettatori: 10.227 per un incasso di 126.029,50 euro.
Derby-farsa per paura degli ultrà, la Nocerina esclusa dal campionato
Lo ha deciso la Commissione Disciplinare della Figc sul caso
Salernitana-Nocerina, la partita di Lega Pro disputata il 10 novembre 2013 e
interrotta dopo 21'. Squalificati 10 tesserati, 3 anni e 6 mesi al tecnico
Fontana, Il club ha annunciato che farà ricorso d'urgenza
ROMA -La
Nocerina è stata esclusa dal campionato di Lega Pro. Lo ha deciso la
Commissione Disciplinare della Figc, in merito alderby
farsa con la Salernitana, disputato lo
scorso 10 novembre e interrotto al 21' perché tra cambi e finti infortuni
i giocatori in campo erano al di sotto del numero minimo. All'origine le
minacce ricevute dai calciatori dagli ultrà. La corte ha disposto anche la
squalifica di dieci giocatori.
La Commissione, presieduta dall'avvocato Sergio Artico e composta da
Massimo Lotti, Franco Matera, Arturo Perugini e Gianfranco Tobia, ha
inibito per 3 anni e 6 mesi il presidente della Nocerina Luigi Benevento,
il direttore generale Luigi Pavarese e il medico della società Giovanni
Rosati. Squalifica di 3
anni e 6 mesi per i tecnici Gaetano Fontana e Salvatore Fusco, squalifiche
per un anno per i calciatori Domenico Danti, Edmunde Etse Hottor, Iuzvisen
Petar Kostadinovic, Franco Lepore e Lorenzo Remedi. Sono stati prosciolti
dagli addebiti contestati i calciatori Davide Evacuo, Luca Ficarrotta,
Davide Polichetti, Carlo Cremaschi, Celso Daniel Jara Martinez e Giancarlo
Malcore.
IL CLUB ANNUNCIA IL RICORSO -La
Nocerina comunque non ci sta e presenterà ricorso. L'annuncio del dg Luigi
Pavarese. "Non riesco a spiegarmi - anche lui squalificato - come mai per
la giustizia ordinaria sono parte lesa, mentre per quella sportiva sono io
il mostro. I nostri avvocati sono già all'opera e stanno studiando il
dispositivo della sentenza per poter presentare ricorso con procedura
d'urgenza". I tempi saranno ristretti, due giorni
per presentare ricorso e altri cinque a disposizione della Corte di
Giustizia presieduta dall'avvocato Gerardo Mastrandrea per fissare una
data utile al dibattimento di secondo grado.
LE CONSEGUENZE SUL CAMPIONATO-
L'articolo 53 delle Norme Organizzative Interne Federali (Noif), al comma
4 parla chiaro: "Qualora una società si ritiri dal Campionato o da altra
manifestazione ufficiale o ne venga esclusa per qualsiasi ragione durante
il girone di ritorno tutte le gare ancora da disputare saranno considerate
perdute con il punteggio di 0-3 [...] in favore dell'altra società con la
quale avrebbe dovuto disputare la gara fissata in calendario". Di
conseguenza, i risultati ottenuti finora dalla Nocerina sono considerati
validi: da domenica prossima (in calendario c'è Frosinone-Nocerina) invece
scatterà quindi lo 0-3 a tavolino nei confronti dei campani. Ma c'è il
rischio, se il ricorso fosse accettato, che le partite potrebbero essere
in futuro recuperate in caso di ribaltone della condanna. Insomma, il
derby "farsa" rischia di stravolgere ulteriormente la classifica.
Una intercettazione e un accertamento fiscale sull'ex socio occulto Frank
Agrama le carte che dovrebbero cambiare la storia del processo. Ma la nuova
mossa potrebbe essere l'ennesima manovra dilatoria: fra due giorni il Senato
decider� per la sua decadenza. Gi� lo scorso settembre l'ex presidente del
Consiglio aveva annunciato una svolta parlando di una sentenza svizzera
risultata inesistente
Berlusconi: �Chieder� la revisione del processo a Brescia�.
Le novit� importanti, per quanto riguarda il processo Mediaset, sono che in
Usa il fisco americano sta per procedere con una causa verso Frank Agrama e
altre persone, ritenute responsabili dievasione
fiscaleimportante,
e da queste situazioni emergonotestimonianzedi
importanti dirigenti del gruppo Agrama, che dimostrano come la vicenda che
vede il gruppo Agrama protagonista sia una vicenda da cui Silvio Berlusconi
� assolutamente, completamente estraneo, altri sono i protagonisti e sono
dichiarati in modo chiaro, senza possibilit� che si possa interporre alcun
dubbio � spiega l�ex premier parlando in terza persona -. Probabilmente ne
legger� anche una parte, e dar� la notizia che noi intendiamo presentare
quanto prima unadomanda
di revisione del processoalla
Corte competente, la Corte d�appello di Brescia, fidando sul fatto che
questa domanda possa essere assolutamente accolta, per la chiarezza di
queste notizie, che oltretutto sono anche confermate da molti testimoni, che
i giudici di primo e secondo grado non hanno voluto nemmeno ascoltare.
Abbiamo le deposizioni di tutti questiinascoltati
testimoni,
che fanno riferimento alla realt�, una realt� che mi vede completamento
estraneo, che esclude assolutamente ogni mia partecipazione a qualsiasi
fatto illegittimo�.
L�intercettazione tra Frank Agrama e Bruce Gordon. Ci
sarebbe anche una intercettazione tra il produttoreFrank
Agrama,
condannato in via definitiva a 3 anni dalla Cassazione come �socio
occulto�del
sistema di frodi ideato dal Cavaliere, eBruce
Gordon,
presidente della distribuzione Paramount, tra le carte che dovrebbero
cambiare la storia del processo. Una conversazione in cui i due direbbero:
�Stiamo diventando veramente ricchi�. Cosa questo significhi lo spiegher�
Berlusconi alle 15.30 in conferenza stampa. Certo
� ed � nelle motivazioni della sentenza che la testimonianza di Gordon � tra
quelle considerate importanti dai giudici della Cassazione per il verdetto
finale. Il 21 dicembre 1993 il top manager in una lettera al collega Lucas
aveva confermato �latotale
sovrapponibilit� tra Agrama e Berlusconi,
posto che non vi � distinzione n� tra le societ� n� tra le persone, n� tra
le cifre�. (�) A conferma del legame a doppio filo tra il produttore e il
Cavaliere. Ora invece il Cavaliere vorrebbe far pensare che i due avrebbero
tramato alle sue spalle per truffarlo.
I testimoni inascoltati. Era
il 26 settembre del 2011 quando il presidente del collegio di primo grado
tagli� una decina di testi della difesa. Il giudiceEdoardo
D�Avossa in
quell�occasione aveva parlato di prescrizione ritenendo stringere i tempi
perch� il dibattimento era iniziato nel 2006 e ancora non si riusciva a
chiudere. I testimoni tagliati all�epoca era tutti residenti all�estero e
nonostante le convocazioni da parte del Tribunale non si erano mai
presentati in aula. Adesso a processo definito e fuori tempo massimo per�
dovrebbero dare il loro contributo.
Come con la tangente a Bettino Craxi.In
passato tante volte il Cavaliere in conferenza stampa ha tentato di sviare
l�attenzione sulle indagini che lo hanno coinvolto. Quando i magistrati
milanesi scoprirono la mazzetta aBettino
Craxi(processo
prescritto grazie alle attenuanti generiche) il Cavaliere, era la fine del
1995, convoc� una conferenza stampa e annunci� l�equivoco: quei soldi erano
il pagamento �per la commercializzazione di diritti televisivi� all�imprenditoreTarak
Ben Ammar(poi
entrato nel consiglio di amministrazione di Mediaset nel 1996 ). Il Tg5
intervist� l�imprenditore franco tunisino che conferm� la versione dell�allora
premier. Ma quelle parole non entrarono mai in un verbale: convocato tre
volte i magistrati milanesi non sono mai riusciti a interrogarlo.
Intanto l�Europa, come riporta il Corriere della Sera, ha messo sotto accusa
l�Irlanda per il ritardo accumulato, ben sette anni, nel rispondere alla
richiesta diassistenza
giudiziariadell�Italia
su due societ�: la Olympus trading Ltd e la Olympus trading Ireland Ltd per
i processi Mediatrade e Mediaset. Un�altra rogatoria quella diHong
Kongsarebbe
stata bloccata per anni grazie ai buoni ufficidell�ex
senatore Idv Sergio De Gregorio. L'attaccante,
apparso svogliato contro il Genoa, per la seconda volta in fila non rispetta
l'orario del raduno. La squadra in vista della delicata sfida di Glasgow
contro il Celtic � spronata dalla dirigente. Intanto Seedorf si fa sentire:
"Voglio diventare il miglior allenatore del mondo"
"A
chi obbediscono i partiti?Ai
loro elettori o ai lobbisti? La legge di Stabilit� non � fatta per i
cittadini ma per tutelare interessi e affari, caste e cordate. Vi sembra
eccessivo? Sentite questa: il Pd, prima firma il capogruppo alla Camera,
Roberto Speranza, presenta un emendamento alla stabilit� per salvaguardare
le casse dell�Inps. Viene previsto un tetto massimo di 150mila euro fra
pensione e altri incarichi, pubblici e privati. Bene. Parte la discussione
in commissione che si protrae per la notte.Le
trattative fervono nei corridoi.
Ma dopo una lunga gestazione, il Pd partorisce una riformulazione che azzera
il contenuto della norma: il tetto sale fino a 294mila euro ed � applicabile
solo a chi cumula pensione e incarico nella pubblica amministrazione
salvando tutti i contratti in vigore. Come dire: �abbiamo
scherzato, ci siamo sbagliati�.
Cos�� accaduto nel mentre, fra il prima e il dopo? Quale manina �
intervenuta? Per capirlo bisogna uscire dalla commissione, farsi un giro,
entrare nella saletta fumatori nel cuore di Montecitorio e immergersi nellafolla
dei lobbisti che assedia il Parlamento.
E ascoltare:
�Tu
non avresti potuto fare niente al di sopra dei 150 mila euro compresa la
pensione�
si sente dire a una persona che parla al telefono -ho
dovuto scatenare mari e monti. � stata una battaglia durissima�
spiega compiaciuto mentre tesse le sue stesse lodi - �ehhh,
� questo il Parlamento oggi. Io lo potrei portare� scrivere in un manuale
come caso di eccellenza di azione di lobby� ho dovuto smuovere tutto�.
� tutto vero! Ma chi � che parla al telefono? La voce � quella di un vecchio
�lupo�
di Palazzo, consigliere parlamentare in pensione con un incarico alla Camera
dei Deputati. A nome di chi parla lo rivela lui stesso: �Io
sono stato questa settimana in full immersion, giorno e notte perch� la
commissione ha lavorato giorno e notte per fare cazzate dietro... dietro a
queste faccende qua, perch� avevo una marea di gente che mi chiamava in
questa condizione, chi per il lavoro autonomo, chi perch� c'hanno privilegi
che fanno i Consiglieri di Stato, i professori universitari, ste cose qua, e
quindi si sono salvati pure quelli�.
Il "misterioso"
lobbista ha fatto calare la testa al Pd per conto dei detentori di pensioni
d�oro, accumulatori seriali di incarichi, professoroni in quiescenza mai
andati (veramente) in pensione. Gente come Giuliano Amato e Lamberto Dini.
Ecco a chi obbedito il Pd di Renzi(e, ndr). Mentrele
vittime sono i soliti noti. Noi."M5S
Camera
Continuiamo in questavalle
di lacrime,
senza vedere la luce che avremmo
sperato di ammirare in questo trittico
di partite con le ultime e penultime
della classe. D’altronde, prima o poi,
ilfamoso
coraggiodi
Mad Zar Akbar doveva emergere in tutto
il suo fulgore: avesse potuto giocare
senza punte, lo avrebbe fatto, tanto
per non rischiare di vincere la
partita. Ma un tifoso accorto non
poteva avere dubbi: il ritorno del
Capitano era un segno fin troppo
evidente del declino delle
prestazioni.
La partita va come da
copione: noi entriamomolli
come fichi,
la Samp sembra una squadra di calcio,
ma il Dio del calcio ci grazia
illuminando Guarin che dopo aver
sbagliato tutto per 18 minuti spara a
100 all’ora in porta il gol del
vantaggio. Alvarez è in grande
spolvero ma deve correre per tre, ogni
volta che saliamo e i nostri giocatori
si volgono a sinistra si trovano di
fronte un deserto in cui rotolano
balle di rovi trascinate dal vento
(che tiene lontano il Capitano che non
vuole certo mettere in pericolo il
ciuffo). Riusciamo nell’impresa di
fare un tiro per ogni tempo di gioco,
pur avendo un Cambiasso in ottima
forma, un Alvarez tonico e un Palacio
che farebbe tre gol se non dovesse
correre a destra e a manca per tutto
il campo.
Una volta in vantaggio,
ogni tifoso interista sa che si deve
chiudere il match, forzare la mano e
fare il 2-0 della semi tranquillità.
Perché la
dura legge dell’Inter è che se giochi
a non prenderle all’ultimo minuto
verrai punito:
vincere facile non è sport nerazzurro.
Infatti puntualmente tra uno sclero di
Guarin che pare dotato di unencefalo
adeguato a un sauropodema
non certo della taglia corretta per un
mammifero, tantomeno un primate, un
Kovacic con le palle sottoterra e
sballottato a destra e a manca a
coprire i buchi di questo e quello, un
Belfodil usato solo come perdita di
tempo dall’allenatore e un Mudingayi
simbolo del braccino del misté, arriva
il fatidico minuto 90 dove
regolarmente gli avversari nerazzurri
coronano rimonte e insperate vittorie.
Il pari è il minimo che
ci siamo meritati,e
la partita mostra chiaramente i limiti
non solo della rosa (quelli già si
conoscevano) ma soprattutto di un
allenatore che è rimasto in provincia
senza salire di livello per un motivo
e non certo per caso. Ottimo per
rimetterci in piedi dopo le tragedie
degli scorsi anni, ma nulla più.Se
vogliamo volare sono altri i soggetti
a cui chiedere di metterci le ali.
.
Inter, Moratti: "Dite sempre che è
l'ultima...". Mazzarri: "Meno
brillanti di altre partite"...dal
settembre 2006 a novembre 2013...
MILANO -"Quante
volte mi avete detto che è la mia
ultima partita da presidente...".
Massimo Moratti cerca di scherzare
nel prepartita di Inter-Livorno,
ultima da azionista di maggioranza
per lui: nella giornata di venerdì,
la società passerà nelle mani di
Erick Thohir. "Non c'è particolare
emozione, spero di continuare a
vedere le partite, è sempre un
piacere assistere alle gare
dell'Inter". Non manca una
frecciatina nei confronti di Rafa
Benitez, che aveva attaccato Moratti
in settimana: "Può dire che è una
questione di simpatia, visto che a
Leonardo ho effettivamente comprato
alcuni giocatori". Solidarietà,
invece, nei confronti di Adriano
Galliani. "Gli mando i miei auguri,
è un uomo forte e sostenuto dal suo
presidente. Per Milano non è la fine
di un'epoca, tutto va avanti".
L'OMAGGIO DEI TIFOSI -A
salutare Massimo Moratti anche uno
striscione esposto dai tifosi della
Curva Nord di San Siro, seguito da
cori e applausi da parte dell'intero
stadio. Questo il testo: "Le gioie
più grandi, le sofferenze più
imbarazzanti, 18 anni di gestione
racchiusi in quelle 12 domande.
Spesso l'abbiamo attaccata anche se
mai l'abbiamo abbandonata.
Nonostante tutto qualcosa ci
accomuna, l'amore per l'Inter
innegabile. L'essere troppo tifoso a
volte è deleterio, ora attendiamo
curiosi ma intanto grazie di tutto
presidente, se lo merita. In fondo
le abbiamo voluto bene".
Decide Crespo, l'Inter sbanca l'OlimpicoLa
prima sfida scudetto va all'Inter. Con un gol di Hernan Crespo (nella foto
Omega) batte 1-0 la Roma all'Olimpico. Ma in testa, da solo, c'è il Palermo,
che supera 5-3 il Catania in un derby sicialiano scoppiettante. Il Milan
batte 1-0 l'Ascoli: con questa vittoria i rossoneri salgono a quota uno,
annullando la penalizzazione ricevuta per Calciopoli. Vincono Fiorentina e
Lazio. Toro battuto in casa dal Siena. La Samp rimonta l'Udinese: da 0-3 a
3-3. (continua)
Samp: "No accordo tv, no Juve"
Ultimatum del patron Garrone: "L'ho
già detto a Giraudo, verranno a Genova
con la loro bella squadra e la loro
bella tifoseria: troveranno lo stadio
vuoto". NONOSTANTE IL MILIARDARIO
ACCORDO STIPULATO ANCHE DA MORATTI,
QUESTI NON VIENE MENZIONATO TRA I
MONOPOLISTI.
Il
patron della Sampdoria, Riccardo
Garrone. Ap
GENOVA, 9 febbraio 2006 - "Se le cose
non cambiano, sabato 4 marzo non
scenderemo in campo con la Juventus,
neppure con gli allievi nazionali". Lo
ha annunciato questa sera, in
relazione ai diritti Tv, il presidente
della Sampdoria, Riccardo Garrone, a
margine della presentazione della sede
della Fondazione intitolata al padre
Edoardo.
Tuona, anzi, minaccia il patron
blucerchiato: "La Juventus verrà a
Genova, l'ho già detto a Giraudo, con
la sua bella squadra e la sua bella
tifoseria e troverà lo stadio vuoto".
Per Garrone "la Juventus è quella che,
insieme al Milan, è la leader delle
grandi società che hanno impedito in
questi anni che le società
medio-piccole potessero avere le
risorse per sopravvivere. Sembrerebbe
che in coppa dei Campioni, un torneo
che porta flussi importanti di
ricchezza, ci vogliano andare solo
loro".
Non è
tutto. "Approfitto per parlare ai
cosiddetti bene informati - aggiunge -
quando dicono non investite. Vorrei
sapere cosa sono i quattrini che noi
mettiamo a coprire le perdite ogni
anno, e sono euro e sono tanti e ho
persino vergogna a parlarne rispetto a
chi invece conta i soldi a fine mese.
Quelli cosa sono? Sono investimenti
che permettono di mantenere la società
valida. A meno che non cambi. Questa è
la battaglia che insieme a Della
Valle, Zamparini, agli uomini del
Lecce stiamo facendo".
Un
vulcano. "Le cose devono cambiare;
vogliamo capire, sapere e concludere
con patti sottoscritti che tipo di
ripartizione ci sarà in futuro sui
diritti televisivi. Ci devono essere
patti sottoscritti perché una volta
bastava una stretta di mano, ora non
più", rincara la dose. E a chi gli
chiede cosa ne pensa della posizione
del presidente del Livorno, Aldo
Spinelli, risponde così: "Non so
Spinelli che battaglia faccia; ora se
la prende con gli allenatori...".
Le
frasi ingiuriose sono il sintomo di
una impotenza cronica: la sua
squadra dimostra di giocare benino,
ma è come se svolgesse un compitino.
La sua armata babelica infatti non
dimostra baldanza aggressiva,
somigliando più ad una prima donna
viziata piuttosto che ad una armata
affamata. Anche il mito delle
rimonte svanisce nel nulla, così
come si accentua la cronica
incapacità di vincere uno scontro
diretto : 0 punti con la Juve, 3 con
la Fiorentina, 0 con la
Roma....l'unica eccezione è il derby
cittadino. Ci sarebbero ancora ben
13 partite da giocare, tuttavia
queste serviranno da "allenamento"
per l'ennesima scoppola in Coppa dei
Ricconi, niente affatto facile da
vincere, ma fondamentale come scudo
per giustificare il diciassettesimo
anno di merda in Italia.
ROMA — Allo stadio Olimpico, ieri,
per Roma-Livorno, sono tornate le
svastiche
e gli striscioni di matrice
antisemita: «Lazio-Livorno. Stessa
iniziale stesso forno», il messaggio
esposto per qualche minuto, durante
il secondo tempo, dai nazi-ultrà
giallorossi in Curva Sud. Poco più
sotto, un altro cartello osceno:
Gott mit Uns, la scritta famigerata
— Dio è con noi — che i soldati di
Hitler portavano impressa sui loro
cinturoni.
La Comunità ebraica romana, ora, è
sconvolta e indignata: «Perché la
partita non è stata immediatamente
interrotta dall'arbitro?» protesta
Riccardo Pacifici, portavoce degli
ebrei capitolini. Oggi stesso la
comunità romana chiederà un incontro
al ministro dell'Interno, Beppe
Pisanu e al questore di Roma,
Marcello Fulvi: «Perché non è stata
applicata la legge Mancino? Perché
anche l'ultimo decreto Pisanu sulla
violenza negli stadi è rimasto
lettera morta? — aggiunge Pacifici
—. Molti tifosi romanisti che erano
all'Olimpico, ebrei e non ebrei,
sono andati subito al posto di
polizia di Monte Mario per chiedere
che quelle scritte venissero
rimosse. Invano. Anzi, sono stati
allontanati in malo modo.
Incredibile».
Svastiche, croci celtiche, saluti
romani, inni al Duce, ritratti di Mussolini: appena 48 ore
dopo le solenni celebrazioni della
Giornata della Memoria, del ricordo
della Shoah. «Roma è la città della
deportazione degli ebrei, Roma è la
città delle Fosse Ardeatine —
durissimo il commento del sindaco
Walter Veltroni —. Simili
comportamenti non possono essere più
tollerati».
Ma la vergogna parte da lontano.
Novembre '98, Lazio-Roma:
«Auschwitz la vostra patria, i forni
le vostre case» fu lo striscione in
Curva Nord dei laziali. La Roma ora
rischia la squalifica del campo,
anche se il presidente giallorosso,
Franco Sensi, ha subito preso le
distanze con fermezza: «Mi
piacerebbe che la politica restasse
fuori dagli stadi». Già, sembra
facile. Il problema è che in curva,
all'Olimpico, si fa politica eccome:
un anno fa, in vista delle elezioni
regionali, ultrà della Lazio e della
Roma scesero in campo con tanto di
striscioni in favore di un candidato
di An, Giulio Gargano, che poi
risultò tra i più votati. Le due
curve sono sempre più unite da
ideali e affari. L'ultradestra e il
merchandising. Le svastiche e i
gadget. Poi, quando arriva il
Livorno, puntuale scoppia anche la
guerra. Perché il Livorno
rappresenta il nemico, il pugno
chiuso di Lucarelli, le bandiere con
Che Guevara e la falce e martello.
Non è un caso che il laziale Paolo
Di Canio, quest'anno, abbia fatto il
suo unico «vero» saluto romano
proprio nella gara contro gli
amaranto.
La svastiche, di solito, vengono
tirate fuori dagli armadi solo per
quest'occasione. Con i
«comunisti del Livorno» ci sono
conti in sospeso. L'odio è profondo.
Ieri doveva scattare l'agguato. Gli
ultrà della Roma volevano vendicare
un loro amico che l'anno scorso,
all'Olimpico, per raccogliere un
petardo lanciato dai livornesi, si
spappolò una mano. Così, avevano già
preparato lo striscione di
rivendicazione da esporre, poi, in
curva: «V'avemo bruciati tutti». Ma
è stato scoperto e sequestrato nel
pre-partita, insieme a un borsone
con 6 bottiglie molotov.
Insomma, c'era un piano. Un
attentato che la polizia è riuscita
a sventare solo perché ha cambiato
all'ultimo il tragitto dei tifosi
toscani, li ha fatti scendere dai
treni alla stazione Aurelia anziché
a Termini e ha scortato i torpedoni
lungo itinerari inconsueti. Fuori
dallo stadio è scoppiata comunque
una sassaiola, tre tifosi romanisti
sono stati arrestati e un minorenne
denunciato. Ma la Digos ha filmato
tutto e i responsabili degli
striscioni antisemiti non la faranno
franca. Se i poliziotti non sono
subito intervenuti — dicono in
Questura — è stato solo per evitare
altri disordini. Ma Damiano Tommasi,
centrocampista della Roma, la pensa
diversamente: «L'arbitro — dice —
avrebbe dovuto chiedere la rimozione
dello striscione».
Le curve a Roma fanno politica,
proseliti. E il gioco si
fa sempre più pericoloso. Per Enzo
Foschi, consigliere Ds alla regione
Lazio, «sarebbe il caso di indagare
senza tentennamenti per scoprire i
mandanti, i
grandi vecchi che utilizzano come
manovalanza tifosi poco più che
ragazzini». Riccardo Pacifici,
vicepresidente della comunità
ebraica, sospetta qualcosa:
«All'esterno dello stadio ora ci
sono più filtri, hanno messo i
tornelli. Eppure certi striscioni
continuano a passare. Forse questa
gente ha dei complici all'interno».
La spot tax di De Benedetti passa grazie a Renzie
"Nessuna web tax, si ad una piccola e bruttaspot-tax.
Si � chiusa cos�, nella notte, in Commissione Bilancio, la partita che ormaida
settimane tiene banco,
tra addetti ai lavori e non, e della quale, nell�ultimo weekend, si erano
occupati anche il neo-eletto Segretario del Partito Democratico, Matteo
Renzi eCarlo
de Benedetti, Patron del Gruppo L�Espresso,
contrario il primo e favorevole il secondo. La Commissione parlamentare,
infatti, ha approvato solo il secondo comma della proposta di legge � poi
trasformatasi in un emendamento alla Legge di stabilit� � presentata da
Francesco Boccia (Pd). Niente obbligo generalizzato, dunque, di acquisto
online di servizi solo da fornitori dotati di partita Iva italiana ma si a
tale obbligo quando si tratter� di comprare �spazi
pubblicitari online�
e �link
sponsorizzati�visualizzabili sul territorio italiano durante la visita di un
sito o la fruizione di un servizio online attraverso rete fissa o rete e
dispositivi mobili�.
La web tax, in sostanza, esce ridimensionata e ribattezzata dal dibattito
parlamentare ed extra parlamentare degli ultimi giorni. Qualcuno,nelle
prossime ore, gioir� del risultatoe
qualcun altro se ne rammaricher� ma la realt� � che non ha vinto nessuno ed
abbiamo perso tutti. La legge che l�Assemblea di Montecitorio si avvia ora
ad approvare � una brutta legge, anti-europea, di dubbia legittimit�
costituzionale, sostanzialmenteinapplicabile
ed anacronistica.
Tanto per cominciare, infatti, � evidente che la tagliola che si � abbattuta
sul testo scritto e pensato dall�On. Boccia non ne ha modificato l�impianto
sostanziale ma solo ridimensionato l�ambito di applicazione con l�ovvia
conseguenza che tutte le perplessit� ed i dubbi sollevati da pi� parti circa
l�incompatibilit� di un�iniziativa tricolore su una materia di evidente
interesse comunitario restano valide cos� come inalterati rimangono i dubbi
sollevati dallo stesso Ministero dell�Economia circa la legittimit� della
norma rispetto alla libert� di impresa costituzionalmente garantita. Il
Parlamento, quindi, si avvia a pronunciare il si definitivo su una legge che
potrebbe costare al Paese l�apertura
di una procedura di infrazione comunitariacon
condanna al pagamento della relativa sanzione ed essere poi dichiarata
costituzionalmente illegittima. Difficile, in questo contesto, condividere
l�urgenza con la quale si � ostinatamente voluto approvare un brandello dell�originaria
web tax. Tale difficolt� � resa ancor pi� tangibile se si pone mente al
fatto che � a prescindere da ogni altra considerazione � il
ridimensionamento dell�ambito di applicazione della norma ai soli servizi
promozionali,riduce
significativamente i benefici per l�Erario.
Senza voler entrare nella guerra dei numeri che ha, sin qui, diviso
favorevoli e contrari al varo della web tax, infatti, � ovvio che se prima
il maggior gettito sperato dalla tassazione tricolore di tutti i servizi
venduti via web in Italia era modesto, ora diviene davvero marginale. C��,
quindi, da chiedersi se sia valsa davvero la pena assumere un�iniziativa
marcatamente anti-europea e di dubbia legittimit� costituzionale per portare
a casa, forse, una manciata di euro in pi�. Ma la pi� importante ragione per
la quale quella che il Parlamento si avvia a varare con il voto in aula sar�
ricordata come una delle peggiori leggi sul web � un�altra. La legge,
infatti, � interamente costruita suun�idea
di web che non esistese
non nella fantasia della mano che ha scritto il disegno di legge: un web nel
quale vi sarebbero contenuti accessibili dall�Italia e contenuti
inaccessibili dal nostro Paese e si potrebbe assoggettare la circolazione
dei primi ad un regime fiscale diverso da quella dei secondi. Qualcosa del
genere � e per ragioni egualmente poco nobili ma, almeno, pi� rilevanti in
quelle subculture politiche �lo
hanno, sin qui pensato solo regimi autoritari come quello cinese,
spingendosi ad ergere una �grande
muraglia digitale�
nel fallito tentativo di impedire ai propri cittadini l�accesso a contenuti
provenienti dall�estero. Difficile immaginare come i supporter della nuova
spot tax pensino di implementare il rispetto della loro creatura. Quando un
imprenditore italiano comprer� spazi pubblicitari o link sponsorizzati,
infatti, dovr� chiedere l�emissione di una fattura con partita Iva italiana
per quei contenuti che saranno poi effettivamente �cliccati�
dal nostro Paese e fattura senza partita Iva � come avviene oggi � quando i
contenuti in questione saranno �cliccati�
da un consumatore francese, tedesco o inglese al quale abbia legittimamente
scelto di far arrivare il proprio messaggio promozionale. E� ovvio, infatti,
che per lo stesso principio alla base della spot tax, se un imprenditore
italiano vuole far arrivare il suo messaggio in altri Paesi europei, il
servizio non potr� essere tassato in Italia.Tempi
duri per i pochi grandi nomi dell�industria italiana:
auto, prodotti alimentari, turismo e moda. Da domani comprare pubblicit�
online diventer� maledettamente pi� complicato. Ci siamo rinchiusi � con le
nostre mani � in un guscio nazionale in un sistema sempre pi� globale."dal
blog di Guido Scorza
Renzievuole
tagliareun
miliardo di euro di costi della politica. La parola di Renzie è sacra. Gli
voglio credere. Inizi dai soldi del partito di cui è segretario.Rinunci
ai finanziamenti pubblici.
E' sufficiente una firma. La lettera l'ho preparata io. Capitan FindusLetta
ha raccontato balle su ballesul
taglio dei rimborsi elettorali che si è puntualmente intascato a luglio
insieme agli altri partiti: una rata di 91 milioni. Renzie rinunci ai 45
milioni di euro, comunque illegittimi. E, per finire l'opera, restituisca il
malloppo di circaun
miliardo di euro che il pdmenoelle si è intascatodal
1993, l'anno in cui gli italiani votarono per l'abolizione dei finanziamenti
con un referendum.
Il MoVimento 5 Stelle ha rinunciato ai finanziamenti pubblici: 42.782.512,50
di euro che appartengono ai cittadini, in virtù di unreferendumcome
ha stabilito laCorte
dei Conti.
Non è necessaria una legge, è sufficiente che Renzie dichiari su carta
intestata, comeha
fatto il M5S,
la volontà di rifiutare i rimborsi elettorali con una firma. Ho aggiornatoil
documentocheBersani
si era rifiutatodi
firmare e che Renzie sicuramente firmerà (qualcuno può dubitarne?) per
ufficializzare il rifiuto.#Renziefirmaqui!
Dinosauri alla riscossa
C'� qualcosa di simbolico, di catartico, di segno di fine dei tempi
nell'attacco al M5S da parte deidinosauri
del Potere.
La discesa in campo del trio d'attacco dei novantenni, Napolitano, Sartori,
Scalfari, "NaSaSca",
una riedizione mummificata del celebre "GreNoLi"
del Milan degli anni '50, ha in s� qualcosa di struggente, di echi di mondi
lontani che non vogliono cedere il passo, di chi si crede immortale nelle
sue eterne convinzioni. Sartori 1924, Scalfari 1924, Napolitano 1925, quasi270
anni in tre,
hanno sferrato un attacco frontale, geriatrico al M5S, definitoanticostituzionale,
che porter� ilPaese
alla rovina,
chese
ne fregadei
problemi dell'Italia. Loro che in questo Paese hanno vissuto una lunghissima
vita, che ne hanno tratto indubbi benefici, che hanno avuto ruoli di potere
e di influenza sembrano riverginati, come se lo sfascio italiano non gli
appartenesse, come se fossero italiani per caso, di passaggio, immuni da
qualsiasi coinvolgimento e colpa. Mi sento come Gorbaciov che vuole laperestrojkaattaccato
simultaneamente da Andropov, Cernienko e Breznev mentre mi rinfacciano il
fallimento dell'Unione Sovietica. Surreale, catafalchi che hanno contribuito
a costruire e ad alimentare per pi� di settanta anni la situazione attuale
vengono usati come truppe d'assalto dal Sistema. In guerra, alla disperata,
contro le forze avversarie che avanzavano, si arruolavano i tredicenni, le
ultime leve. In Italia per evitare il cambiamento si schierano invecei
novantenni d'assalto.
Forse � la prima volta che accade nella Storia, un caso unico di necrofila
politica, di Pantere Bianche alla riscossa. Trovo inquietante dover
fronteggiare un plotone di dinosauri, di quasi centenari, che si battono per
il loro futuro (?) mentre all'orizzonte una linea di fuoco annunciail
meteorite che li travolger�.
I poteri forti del Corriere e della Repubblica e i partiti si nascondono
dietro a degli anziani signori. Non hanno vergogna di sfruttare cos� dei
poveri vecchi? Mai tentare di vendere un meteorite a un dinosauro.
Perderesti il tuo tempo e irriteresti il dinosauro.
Lettera aperta ai responsabili delle forze dell'Ordine
"Mi rivolgo a voi che avete la responsabilità della sicurezza del Paese.
Questo è un appello per l'Italia. Il momento storico che stiamo vivendo è
molto pericoloso.Le
istituzioni sono delegittimate.
La legge elettorale è stata considerata incostituzionale. Parlamento,
Governo e Presidente della Repubblica stanno svolgendo arbitrariamente le
loro funzioni. E' indifferente che qualche costituzionalista, qualche
giornalista, qualche politico affermi il contrario, questi sono i fatti,
questo è il comune sentire della nazione.I
partiti sono anch'essi delegittimatidai
continui scandali, dalla trattativa Stato - mafia, dalla contiguità di
alcuni loro membri con la criminalità organizzata, dall'indifferenza verso i
problemi del Paese, dall'appropriazione indebita di 2,3 miliardi di euro di
finanziamenti pubblici bocciati dalla volontà popolare attraverso un
referendum. La gestione della cosa pubblica, dei servizi sociali, dalla
sanità alla scuola allasicurezza
è allo sbando.
L'economia è al tracollo, la disoccupazione, in particolare giovanile, sta
arrivando a livelli intollerabili, la piccola e media impresa sta
scomparendo. Il Governo è inesistente, capace solo di continue dichiarazioni
di ottimismo subito smentite dai fatti il giorno seguente. I partiti hanno
occupato ogni spazio, dall'economia, all'informazione, alla destinazione dei
soldi pubblici per foraggiare le lobby da cui provengono spesso i loro
appartenenti.L'Italia
ha perso la sovranitàmonetaria,
la sovranità fiscale e si appresta a perdere ben presto anche quella
economica con l'ipotesi più che probabile di essere strangolata dalle
politiche recessive del Fondo Monetario Internazionale. Gran parte dei
cittadini è tenuta all'oscuro della reale situazione in cui versa il Paese
grazie a un regime di disinformazione che pone l'Italia al70esimo
postoper
la libertà di stampa dopo molti Stati del cosiddetto Terzo Mondo. I
disordini di ieri in tutta Italia sono per la maggior parte dovuti a gente
esasperata per le sue condizioni di vita e per l'arroganza, la sordità, il
menefreghismo di una classe politica che non rinuncia ad alcun privilegio,
tesa soltanto a perpetuare sé stessa.La
protesta di ieri può essere l'iniziodi
un incendio o l'annuncio di future rivolte forse incontrollabili. Alcuni
agenti di Polizia e della Guardia di Finanza a Torinosi
sono tolti il casco,
si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli. E'
stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze
disciplinari.Vi
chiedo di non proteggere più questa classe politicache
ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu
o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati
dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell'Ordine non meritano un ruolo
così degradante.Gli
italiani sono dalla vostra parte,
unitevi a loro. Nelle prossime manifestazioni ordinate ai vostri ragazzi di
togliersi il casco e di fraternizzare con i cittadini. Sarà un segnale
rivoluzionario, pacifico, estremo e l'Italia cambierà.
Trapattoni-Strunz, pace 15 anni dopo la celebre sfuriata
MONACO–
Sono passati 15 anni da quella celebre conferenza stampa in cui Giovanni
Trapattoni, all'epoca allenatore del Bayern Monaco, si era infuriato con un
suo giocatore, Thomas Strunz accusato di essere la "pecora nera" della
squadra. Una conferenza stampa che in poche ore fece il giro del mondo e che
ancora oggi viene ripresa di tanto in tanto dai vari telegiornali sportivi.
Dopo tre lustri i due si ritroveranno faccia a faccia nel corso del
programma tedesco "Markus Lanz" sulla Zdf per seppellire l'ascia di guerra.
PECORA NERA 'STRUUUUNZ' -Nel
'98 il tecnico di Cusano Milanino apostrofò in un tedesco maccheronico con "Was
erlaube Struuunz!!!" ("Cosa si permette questo Strunz"). Lo stesso giocatore
in un'intervista ha rivelato che il Trap lo prese di mira per errore in
quanto a differenza dei compagni Mario Basler e Mehmet Scholl non lo aveva
mai criticato per essere rimasto in panchina. "Giovanni era sotto pressione
per i nostri cattivi risultati, senza aver fatto un gol in cinque partite e
con l'eliminazione in Champions League", ha rievocato alla Sueddeusche
Zeitung, "io avevo solo detto di non aver capito una decisione che comunque
andava accettata, ma Giovanni ci mise tutti e tre nel calderone e picchiò
duro". Il fatto di essere stato additato come la pecora nera dal suo
allenatore "all'inizio fu spiacevole, anche se in effetti ha poi aumentato
il mio grado di popolarita'. Per tutti ero diventato il sinonimo del
calciatore viziato e sempre
infortunato. In seguito le cose sono cambiate e da zimbello del Paese sono
diventato un apprezzato giocatore della nazionale, cosa che mi rende fiero".
Durissimo attacco di Beppe Grillo a Napolitano nel corso del VDAY. Ecco cosa
ha detto il leader del Movimento...
Oggi i 200.000 di Genova, la mia città, mi hanno commosso. E' stata una
partecipazione popolare straordinaria, nonostante il freddo e la tramontana,
a un evento reso possibile da 11.464 cittadini che hanno contribuito
spontaneamente donando257.767,77
euro. Questa giornata non la dimenticherò mai. Un grazie ad ognuno
di voi. Grazie Genova!
I 7 punti della modesta proposta di Beppe Grillo:
- Referendum per la permanenza nell'euro
- Abolizione del Fiscal Compact
- Adozione degli Eurobond
- Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune finalizzata
eventualmente all'adozione di un Euro 2
- Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite
del 3% annuo di deficit di bilancio
- Finanziamenti per attività agricole finalizzate ai consumi nazionali
interni
- Abolizione del pareggio di bilancio
"Nel novembre 2009, il signor X, un comune «cittadino elettore»,
conveniva in giudizio la Presidenza del Consiglio ed il Ministero
dell’Interno perché nelle elezioni 2006 e 2008 era stato costretto a votare
con modalità – previste nel Porcellum – contrarie alla Costituzione. In
particolare, secondo il signor X, l’impossibilità di esprimere la preferenza
ai singoli candidati sarebbe stata in contrasto con il diritto al «voto
personale e diretto» e l’attribuzione di un premio di maggioranza
avrebbe violato il principio di uguaglianza del voto.
Il Tribunale di Milano respingeva le domande, giudicando inoltre «manifestamente
infondate» le eccezioni di incostituzionalità sollevate. La Corte
d’Appello rigettava a sua volta l’appello, ribadendo l'infondatezza della
questione di costituzionalità.
È stata invece la Corte di Cassazione a riaprire i giochi, valutando
l'eccezione di incostituzionalità. La Cassazione ha preso posizione sulla «possibile
obiezione secondo cui quella in esame sarebbe un’azione di mero accertamento
con l’unico fine di ottenere dal giudice solo un “visto di entrata” per
l’accesso al giudizio costituzionale, in tal modo rivelandosi la sua
pretestuosità». Il pregiudizio concreto, in realtà, esisterebbe: «lo
stato di incertezza» riguardo l’espressione del voto sarebbe, infatti,
«fonte di un pregiudizio concreto», come tale «sufficiente per
giustificare la meritevolezza dell'interesse ad agire in capo ai ricorrenti».
Ci interessa però, soprattutto la questione dal punto di vista politico. Sia
il Presidente della Repubblica che la Corte hanno più volte fattopressione
sul Parlamentoaffinché
fossero le Camere ad intervenire sulla legge elettorale. Non è un caso cheGaetano
Silvestri, appena nominato nuovo presidente della Consulta, avesse
da subito avvertito che vi erano «aspetti problematici rispetto al
premio di maggioranza che non prevede una soglia minima», biasimando
però la «tendenza a scaricare sul potere giudiziario decisioni che il
potere politico non riesce a prendere». Il “Fate presto” di
Napolitano è stato, poi, ripetuto più volte, dall’inizio della sua
rielezione («Non sono intenzionato a rivivere, da Presidente della
Repubblica, l’incubo dei mesi […] in cui si è pestata l’acqua nel mortaio e
non si è stati capaci di partorire nessuna riforma elettorale»), sino
ad oggi: «Stiamo giungendo a un nuovo limite estremo a questo riguardo:
l’esame della questione cui la Corte costituzionale è stata chiamata e che
essa condurrà nell'udienza fissata per il 3 dicembre. La dignità del
Parlamento e delle stesse forze politiche si difende non lasciando il campo
ad altra istituzione, di suprema autorità ma non preposta a dare essa stessa
soluzioni legislative, a questioni essenziali per il funzionamento dello
Stato democratico» (23 ottobre 2013).
Politicamente, sia il Presidente della Repubblica che la stessa Corte non
vorrebbero che la questione elettorale passasse per la via della giustizia
costituzionale.Cosa farà
quindi la Corte?Dichiarerà
inammissibile il ricorso? Non andrà, al limite, «oltre un monito»?
Come pronunciarsi in tema di legislazione elettorale?
Se sotto il profilo giuridico una pronunzia di incostituzionalità potrebbe
sollevare diverse critiche e dubbi, è certo che, dal punto di vista
politico, nessuno – compresa la Corte – sembra aver interesse a condannare
il Porcellum. Paradosso difficile: la Consulta costretta a pronunziarsi su
una questione che nessuno avrebbe mai voluto sollevare e, soprattutto, che
nessuno – di fatto – ha mai sollevato.
Eliminare la legge elettorale per via giudiziaria significherebbe, poi,
registrare la fine dell’operazione politica voluta da Napolitano. La
rottura, di fatto, delle “larghe intese” – con il passaggio di
Forza Italia all’opposizione – potrebbe favorire paradossalmente, come Letta
pensa, la stabilità del Governo e, di conseguenza, l’intervento delle Camere
sulla legge elettorale.È
possibile, allora, che la Corte non si pronunzi. Decisione che
sarebbe ineccepibile, sotto molti aspetti, sul piano giuridico. Ma a chi
rivolgerebbe, a quel punto, i suoi moniti?
Ed ecco il secondo è più difficile paradosso: la Corte potrebbe non
pronunciarsi per salvare le larghe intese, proprio quando le larghe intese
non esistono più di fatto, ma solo secondo una finzione giuridica
(formalmente il Governo Letta può vantarsi di esprimere un accordo tra
Centrosinistra e Centrodestra – seppur un Centrodestra di berlusconiani
senza Berlusconi, nuovoircocervodella
politica italiana)."Paolo
Becchi
Nota.Per un
approfondimento delle questioni relative all’ordinanza di remissione della
Corte di Cassazione, si vedano, tra gli altri, gli atti del seminario Le
Corti e il voto. Seminario sull’ordinanza di remissione della Corte di
Cassazione e le prospettive dell’innovazione elettorale in Italia, 12 giugno
2013, in «Nomos», 1/2013. Si vedano anche: R. Romboli, La costituzionalità
della legge elettorale 270/05: la Cassazione introduce, in via
giurisprudenziale, un ricorso quasi diretto alla Corte costituzionale?, in
«Il Foro italiano», 6, 2013, pp. 1836-1838; F. Dal Canto, La legge
elettorale dinanzi alla Corte costituzionale: verso il superamento di una
zona franca?, in «Quaderni costituzionali», 3, 2013, pp. 624-627; D.
Carrarelli, Legge elettorale e sindacato di costituzionalità, in
«Giurisprudenza italiana», 6, 2013, pp. 1462-1469; E. Olivito, Fictio litis
e sindacato di costituzionalità della legge elettorale. Può una finzione
processuale aprire un varco nelle zone d’ombra della giustizia
costituzionale?, in «Costituzionalismo.it», 2, 2013; G. Repetto, Il divieto
di fictio litis come connotato della natura incidentale del giudizio di
costituzionalità. spunti a partire dalla recente ordinanza della corte di
cassazione in tema di legge elettorale, in
«www.associazionedeicostituzionalisti.it», 21 settembre 2013; P. Ziccchittu,
L’incostituzionalità della legge elettorale ovvero quando il giudice comune
“confonde” Corte costituzionale e Parlamento, in
«www.associazionedeicostituzionalisti.it», novembre 2013; R. Balduzzi – P.
Costanzo (a cura di), Le zone d’ombra della giustizia costituzionale. Il
giudizio delle leggi, Torino, 2007.
Pietro Di Costa, imprenditore calabrese che ha denunciato la cosca Mancuso
e che continua ad aiutare le forze dell'ordine, denuncia: "Abbandonato
dalle istituzioni"
Il caso del Sergente A. spacca l'opinione pubblica britannica. Il premier
Cameron: "Non mettiamo a repentaglio l’immagine dei marines per questa
vicenda"
Il procuratore capo di Torino, 74 anni, lascerà la toga a fine anno.
Protagonista della magistratura, da sempre impegnato nel dibattito sulla
legalità, si è occupato di terrorismo e mafia
I
THE LEGACY, LA LORO MIGLIORE CANZONE.....Testament sono un gruppo thrash
metal statunitense, nato a San Francisco nel 1983. Originariamente la band
comprendeva il chitarrista e fondatore Eric Peterson, il cantante Steve
“Zetro” Souza, il chitarrista solista Derrick Ramirez, il bassista Greg
Christian e il batterista Mike Ronchette. Il gruppo, nel giro di poco tempo,
subì un cambiamento, con l’arrivo del giovanissimo chitarrista Alex Skolnick
che prese il posto di Ramirez. Anche Ronchette si ritira, sostituito da
Louie Clemente. Il
quintetto produsse un demo nel 1985 (quando ancora si chiamava Legacy), ciò
catturò l’attenzione della Megaforce Records che ammirava le potenzialità
della giovane band. Souza fu rimpiazzato da Chuck e così, verrà formata la
prima formazione ufficiale della band (Billy, Peterson, Skolnick, Clemente e
Christian). Con la rinnovata line up, il 1987 è caratterizzato dall’uscita
del loro primo album, “The Legacy” . Il disco è un concentrato di thrash
metal veloce e possente, dove si sente molto l’impronta degli Stayer. Poco
dopo la pubblicazione, il quintetto parte per un tour, supportando gli
Anthrax . L’anno successivo esce “The New Order” e nel 1989 viene pubblicato
“Practice What You Preach” che permette al quintetto di vincere un disco di
platino.
“Souls of Black” (1990), è un altro successo commerciale, il quale mostra
una band che ha saputo evolvere il proprio sound, distaccandosi dalle
influenze prettamente “slayeriane” degli esordi.
Slayer
Los
Angeles (1982 – presente)
Gli Slayer sono un gruppo thrash metal statunitense, formatosi a Los
Angeles nel 1982.
Sono ritenuti tra i principali sviluppatori del loro genere, insieme a
Metallica, Megadeth ed Anthrax. La musica degli Slayer è molto
conosciuta per l’uso di assoli e grooves batteristici velocissimi,
tremolo picking e doppia cassa martellante, caratteristiche che hanno
reso loro, secondo i critici, gli iniziatori del metal estremo (assieme
a Venom, Celtic Frost e Mercyful Fate).
La band è, inoltre, nota per il suo contenuto dei testi, i quali toccano
argomenti riguardanti satanismo, nazismo, guerra, serial killers e
religione. Dall’inizio della loro carriera, sono sempre stati al centro
dell’attenzione, ricevendo una moltitudine di critiche di presunte
idolatrie nazi/sataniste e sono stati “citati” in vari fatti di cronaca
nera. Tutto ciò ha generato varie discussioni nei loro confronti che
ancora oggi sono in atto.
Il gruppo si formò, ufficialmente, agli inizi (si presume di marzo) del
1982 ad Huntington Park, un sobborgo sudorientale di Los Angeles, ad
opera dei chitarristi Kerry King e Jeff Hanneman.
L’incontro tra i due fu fortuito, in quanto King, per caso, lo sentì
suonare nella sua abitazione. Così King conobbe il suo futuro collega,
allora un adolescente amante dell’hardcore punk. Grazie ad Hanneman,
King iniziò ad apprezzare questo genere musicale, il quale contribuì in
buona parte alla nascita e allo sviluppo del quartetto californiano.
I Megadeth sono un gruppo thrash metal statunitense, formatosi a Los Angeles
nel 1983.
Sono considerati tra i capofila del loro genere, insieme a Metallica, Slayer
ed Anthrax. L’unico componente stabile del gruppo è il cantante, chitarrista
e fondatore Dave Mustaine, che scrive anche la stragrande maggioranza dei
brani.
Hanno venduto più di 20 milioni di dischi, di cui quasi la metà nei soli
Stati Uniti.
Dave Mustaine, dopo essere stato cacciato dai Metallica per la sua tendenza
ad abusare di alcool e droghe (secondo James Hetfield e Lars Ulrich, anche
se Mustaine parla di abbandono per “divergenze artistiche”), decide di non
mollare, ma di cercare musicisti per formare una nuova band.
Fondò il suo primo complesso, i “Fallen Angels”, che venne sciolto
immediatamente per motivi sconosciuti. Dopo poco tempo, creerà la sua nuova
formazione, i Megadeth. Il nome Megadeth, ha una origine tra il macabro e lo
humour nero, anche se Mustaine voleva riferirsi soprattutto alla potenza
sonora sprigionata dalla band, difatti un “megadeath” corrisponde al
potenziale distruttivo di una testata nucleare capace di provocare la morte
di almeno un milione di persone. Il nome fu trovato su un articolo di
giornale relativo conseguenze di un’esplosione atomica che Mustaine lesse su
un pullman mentre tornava a Los Angeles (c’è chi dice proprio dopo la
cacciata dai Metallica).
Texas,
Stati Uniti (1981 – presente)
Pantera
I
Pantera sono stati uno dei gruppi più importanti della scena
groove metal degli anni Novanta, formatosi nel 1981 nel Texas e
scioltisi nel 2001.
La line-up è formata da Phil Anselmo (voce), Rex Brown (basso) e dai
fratelli Abbott, Dimebag Darrell (chitarra) e Vinnie Paul (batteria).
Inizialmente le loro influenze dimostrano un origine glam rock sul
genere Motley Crue e Dokken, rintracciabile nei loro primi album “Metal
Magic”, “Projects in the Jungle”, “I am the Night” e “Power Metal” (i
primi tre realizzati con Terry Glaze alla voce).
Grazie a questi dischi (soprattutto l’ultimo, il primo con Anselmo)
ottennero un discreto successo, ma la loro vera fortuna inizia dal 1990
con
Cowboys From Hell. Album caratterizzato da un sound molto più duro e
veloce rispetto agli inizi, una chitarra abbastanza distorta e un
cantato piu’ aggressivo. Il disco contiene numerosi brani famosi del
repertorio dei Pantera, tra cui le velocissime
Heresy,
Shattered
e
The
Art of Shredding,
Cemetery
Gates brano dall’introduzione acustica caratterizzato dai
particolari cambi di tempo,
Domination,
Clash
With Reality e
Psycho
Holiday.
Due anni dopo tornano con un altro successo:
Vulgar Display of Power, dove il suono si fà ancora più pesante,
veloce e complesso e troviamo altri cavalli di battaglia dei Pantera, in
particolare
Mouth
For War,
A
New Level,
Walk,
This
Love e
Fucking
Hostile.
Nel 1994 esce
Far Beyond Driven, disco sempre molto duro con buoni spunti come
I’m
Broken,
Becoming,
5
Minutes Alone e
Use
My Third Arm.
Metallica
Los Angeles (1981 – presente)
I Metallica sono un gruppo thrash metal statunitense, formatosi nel 1981
a Los Angeles (California).
Sono ritenuti i musicisti metal di maggiore successo commerciale, con
100 milioni di dischi venduti. Inoltre sono annoverati tra i principali
sviluppatori del loro genere, insieme a
Megadeth,
Slayer
ed
Anthrax.
Il gruppo fu fondato il 28 ottobre 1981 da
James Hetfield e
Lars Ulrich, conosciutisi tramite un annuncio sulla rivista
statunitense The Recycler. Ai due si aggregarono inizialmente il
bassista Ron McGovney, ed alcuni chitarristi transitori (Brad Parker,
Jeff Warner). La loro
prima sessione fu eseguita nel garage di Ulrich, da quest’ultimo, da
Hetfield e da Lloyd Grant. A suggerirgli il moniker (al posto di “Metal
Mania”, da un’idea di
Lars Ulrich) fu Ron Quintana, un agente di spettacolo specializzato
nel lancio di gruppi metal.
Nei primi mesi del 1982, i Metallica registrarono “Hit the Lights”, per
la compilation Metal Massacre (e inserita, l’anno successivo, nella
lista tracce di “Kill
‘em All”). Il chitarrista Lloyd Grant fu incaricato di comporre
degli assoli per il brano, ma non fu mai componente stabile del gruppo.
Successivamente Ulrich chiamò alla chitarra
Dave Mustaine, proveniente da Huntington Beach e già nei
Panic.
Pochi mesi dopo, i Metallica registrarono il demo No Life ‘Til Leather.
A causa di litigi con Mustaine, in quel periodo McGovney se ne andò
dalla band e fu sostituito dall’ex bassista dei
Trauma
Cliff Burton, originario di Castro Valley. In seguito, si
trasferirono a San Francisco.
DICHIARAZIONI D'AMORE DEL TERZO MILLENNIO:
""Kri, ti vengo dietro, mi scimmi troppo: sono flesciatissimo.
So che sei sposata,e io mi sento giga rebonzo a stripparti. però io non ci
sto più dentro: faccio una gamba di broda e passo a prenderti bello crasto
quando vuoi. TVUMDB".
Centrocampisti nerazzurri in
difficoltà per i tanti infortuni e anche per l'incredibile caso di
Cristiano Zanetti. La lunga assenza del centrale nerazzurro
sarebbe dovuta a un
intervento di lifting compiuto nelle feste da un'equipe
americana. L'operazione, splendidamente riuscita, è consistita in
un ritocco alle palpebre, alle rughe del collo e altre piccole
correzioni estetiche. Nella foto, Zanetti si presenta alla
Pinetina per la sessione di allenamenti sulla sabbia.
HOMBRE ORIZONTAL (11-11-2003)
Un pettegolezzo scuote l'Europa: il membro di una dinastia
regale del continente sarebbe un cachi neri. Considerando chi si
tromba attualmente detto misterioso personaggio, potrebbe
sicuramente essere considerato un passo avanti. L'eco della notizia
rimbomba anche alla Pinetina: un noto calciatore di una
squadra italiana
sarebbe in rotta con la sua partner storica. La relazione con la gnocca
va avanti da maggio, quando lui volle forse dimenticare l'uscita in
Champions (alla faccia nostra che dopo quell'avvenimento riprendiamo
solo ora a riavere funzioni erettili). Per dimenticare la dolorosa
separazione, questo personaggio avrebbe cercato di consolarsi
amando un giocatore rottamato da un'altra squadra della stessa città.
Di questo secondoprotagonista si ha a disposizione solo un identikit:
nella foto l'indizio.
BUTTARLA IN VACCA (17-03-2004)
Abbiamo provato a buttarla invacca, ma i lettori si
sono ribellati: secondo l'opinione più diffusa lo scudetto del
Milan non è coperto di fango. E vista la reazione nelle
email, per fortuna questo cesso di sito web non ha una
faccia da perdere. In un ultimo moto di ribellione, agli amici
del giaguaro ricorderemo le ragioni che ci spingono a pensare
che l'annata rossonera sia un disastroso fallimento: sconfitta
nella Supercoppa Italiana e nella Coppa Intercontinentale,
superamento del primo turno di Champions e dunque mancata
qualificazione alla Coppa Uefa, uscita dalla Coppa Italia,
sconfitta interna con l'Udinese (per 1-2, pfui, ridicoli). i
corsi di
autostima fatti in società (grazie Fabry) e ancora perché Tiziano
Crudeli era
interista
(mp3 272K, grazie Michele). Nella foto, dei bellissimi
esemplari di vacca.
MONTEROCKY BALBOA (03-12-2003)
Che poi ci dicono che ce l'abbiamo con la Juve: ma
quando mai!? Certo sotto interrogatorio potremmo ammettere che
Paolo Montero non raccoglie numerosi consensi presso le 15 stanze sul
fiume Potomac che compongono la nostra redazione. Nonostante la
grassa vittoria di sabato, non abbiamo dimenticato la permissività
dell'arbitro Trefoloni (che comunque Dio lo abbia in gloria) nei
confronti del boxeur uruguaiano. Non ammonito in occasione
della punizione che ha portato al gol di Cruz (Martins andava da solo in
area) e non espulso per la manata in faccia a Emre nel finale di
partita. Il difensore si sarebbe anche reso protagonista di una lite
con Toldo iniziata negli spogliatoi in modo sospetto; il compagno
Tacchinardi lo difende: "Montero è uno che le cose le dice davanti".
Nella foto, una volta in cui Montero l'ha detta di fianco.
ADRIANO, ADRIANOO, ADRIANOOO (19-01-2004)
Fuori dalla Champions League, un centravanti
che decide a quali partire presenziare, un presidente prezzemolino,
una sconfitta contro l'ultima in classifica. In queste condizioni
qualcuno difende comunque Moratti e la squadra, altri no.
Gloria: "Sono stanca di andare a vedere partite che sono
giocate come se fossimo all'oratorio! (...) Se io fossi il presidente
inizierei a far capire che non siamo più una grande famiglia e chi
sbaglia paga: perdi? Non ti pago; pareggi? Ti pago la metà; vinci? Ti
pago...forse!". Luca: "Proposta alternativa: c'è un
modo per allontanare Moratti dall'Inter almeno come presidente? (Io
lo vorrei ancora ma come proprietario...finchè caccia solo i soldi va
bene)". GD: "Possibile che non si renda conto che lei non sa
fare il presidente! I suoi (tanti) soldi non l'autorizzano a disporre
della salute di tanti onesti cittadini (tifosi di una squadra
bellissima) e che lei sta dimostrando di non amare rimanendo a fare
il presidente". Arkispazio: "E avanti così nel segno della
coerenza di un presidente che rilascia 100.000 interviste, poi un
giorno si arrabbia con i giornalisti che distorcono le sue verità,
salvo poi ricominciare il giorno dopo rilasciandone un'altra decina.Senza
dubbio un uomo che impara dai propri errori". Nella foto, in ogni
caso, abbiamo bisogno di nuova speranza: assoldato.
SUONA IL TELEFONO (25-04-2004)
La serie di "sono
tutte finali" prosegue con un bel pareggiotto, risultato che ci
farà soffrire come sempre fino all'ultima giornata. Tra i dettagli
c'è la coppia Vieri-Adriano che fa sfracelli, sfracellando
le palle a mezzo stadio fino alla sostituzione di Bobo,
sgridato da San Siro per i suoi capricci. Ma per fortuna la
ribellione di Vieri è negata da Zaccheroni in conferenza stampa:
all'Inter non è successo nulla in settimana. A conferma
di questa tesi, stasera interverranno alla chat-line di
Controcampo numerosi dipendenti nerazzurri: oltre alle solite
telefonate del tecnico, del direttore alla comunicazione e del
centravanti, prenderanno la linea in diretta anche l'addetto
logistica dello stadio, il responsabile dell'area commerciale e
alcuni giocatori per confermare che il gruppo è unito anche se
ha diversi numeri di telefono. Nella foto, la pubblicità della
chat-line fornita dalla trasmissione di Mediaset.
CHI NON MUORE NON SEMPRE SI RIVEDE (16-02-2006)
E' arrivato in mattinata a Riace, scortato dai
convogli dei trasporti eccezionali, il corpo di Alvaro
Recoba, che verrà conservato nel museo locale accanto ad altri
pezzipregiati ripescati dal mare. Con una procedura
ricalcata dalla task force che condusse il sommergibile Toti
nell'abitato milanese, l'ex calciatore ha viaggiato protetto dai
colpi e riparato dalle intemperie. Nonostante le cautele, nel
tragitto l'uruguayano ha rimediato: un
risentimento
alla coscia, una
sofferenza al
bicipite femorale, un
leggero fastidio
al muscolo, una
frattura
composta malleolo-tibiale, dell'ansia da prestazione, un eccesso
di abbronzatura, le doppie punte e frequente forfora. Il
giocatore verrà definitavamente impagliato. Nella foto, il carico
con l'attaccante esce dalla Pinetina su una piattaforma dei genieri
della brigata Aosta.
FESTA DEL BIRRALE, PRIMI COMMENTI (19-12-2003)
Ci scrive un assente, Kalle: "Groningen, ah!
quanti ricordi. Una capocciata di Collovati che piega(!) le mani al
portiere ma soprattutto Bagni che con la manina va a fare segno 5
pappine alla panchina olandese". Un testimone GabrieleC (protagonista
di incomprensibili trasferte in stadi stranieri) sviscera un tema
affrontato ieri: Geronimo Barbadillo. "Chiude la carriera da
professionista nell'85/86 in forza all'Udinese con 22 presenze
e due reti.Si stabilisce in Italia e gioca ancora qualche anno da
dilettante nella Sanvitese di San Vito al Tagliamento per poi
intraprendere la carriera di tecnico. Collabora con il Milan". Era
meglio morire alcolizzati. Nella foto, Nenina (una delle due
donne reduci), assieme a un goleador davvero prolifico.
"A TUTTE LE UNITA': LA CAPRA FILIPPA STA
SZOCCOLANDO VERSO IL SETTORE 17" (12-01-2006)
Che classe, che stile! Invece di chiuderla in un cassetto, l'Inter
rimette signorilmente in palio la Coppa dell'Italia, che ormai
detiene in modo incontrastato da diversi mesi. Per il massimo
trofeo nazionale, Mancini rispolvera tutti i suoi giocatori a
chilometri zero: da Kily a Mihajlovic, le rimanenze di
magazzino vengono estratte dalle forme in polistirolo e usate come
baluardi. Quando al 60' Cristiano Zanetti prova il tiro in porta,
sfiorando la sonda Soyuz ferma nella costellazione del
Capricorno, Mancini giudica una buona idea l'inserire due
titolari: prima Stankovic, poi un Martins dotato di
radiocollare, che servirà agli scienziati per capire che cazzo
voglia fare il nigeriano quando corre. Per il resto, la gara vive
nell'attesa dell'ingresso di Matteo Momenté,il quale,
dando credito a un gossip da noi abilmente inventato, si
sarebbe preso una cotta dura per la bellissima Cristina Parodi,
conduttrice del TG5 e affascinante colonna del giornalismo
italiano. Dal momento che il virgulto tenerone non entra, le massime
autorità del calcio decidono di distribuire nuove pene
ai tifosi dell'Inter. Dopo la spettacolare e sproporzionata
condanna comminata a quattro (!) supporter nerazzurri a
seguito del caso Zoro, altri provvedimenti sono nell'aria: a
un signore del primo arancio sarà ritirata la licenza media
per aver gridato "Martins sei brocco: cosa hai sbagliato!?" con 'hai'
senza l'acca, mentre la Curia di Milano ha già annunciato
che in futuro rifiuterà l'estrema unzione a un pagante, che in
occasione di un errore di Zanetti avrebbe menzionato ripetutamente
il nome della Madonnina invano. Nella foto, la capra
Filippa, presente a San Siro e rintracciata dagli investigatori
solo grazie alle telecamere di sicurezza previste dal decreto
Pisanu.
FRANCO PALEARI: INCHINIAMOCI ALLA STORIA
(29-01-2006)
Bando alle rimonte quando la storia bussa
prepotentemente alla porta: il Lecce presenta infatti in
panchina il
nuovo allenatoreFranco Paleari, al secolo "il
mago degli undici metri", estremo difensore di quella Cavese che
fu corsara a
San Siro quando il Milan dominava nelle partite rustiche
della seconda serie. L'esordio in panca della Paletta di
Nerviano viene trasmessa solo sul digitale terrestre: persino il sito
del canale di Stato cinese, che abitualmente manda le gare del
campionato italiano in diretta streaming, è terrorizzato dalle
azioni legali di Sky e preferisce programmare il match del Real.
Franco Paleari schiera una squadra armata di cazzuola,
betoniera e calcestruzzo per erigere un muro di malta sulla
linea di porta, e fino al 70' l'Inter riesce solo a scalfire
l'intonaco della barra di armatura filettata sui pali. Poi tocca a
Luis Figo accoltellarePaletta e a Stankovic seppellirlo
ingiustamente. Nella foto, Franco Paleari e i suoi due storici
baffetti da sparviero.
IL GRANDE PENSATORE (08-01-2004)
5 dicembre: "Stankovic arriva?"
"Penso
di sì". 8 gennaio: "Comprerete qualcuno?" "Penso
di no". Massimo Moratti continua a distribuire a casaccio i
suoi "penso". Dal "Penso che Cuper resterà" al "Penso
che elementi come x, y, Franchini, Napolitano e Rebecchi non debbano
essere mandati via a migliorare", il presidente più verbalmente
destabilizzante della serie A continua ad ingrassare le pagine
dei giornali con dichiarazioni a casaccio. Nella foto Baxter the
Bobcat, un altro grande pensatore.
LA RESA DI VERONA (02-11-2003)
Finalmente si gioca al calcio: Zac
distrugge il Chievo mentre le capoliste si fermano e noi cominciamo
la fuga succhiandogli la ruota ormai bucata. A Verona partita
tesa fino al al 35' quando Marchegiani si carica di Semtex e
si immola da ultimo uomo per abbattere Vieri: espulsione. Il
Chievo è ridotto in dieci, ma Zaccheroni ha i riflessi di un
bradipo e cambia la squadra solo venti minuti dopo. E' solo un
particolare, perché l'Inter comincia l'assedio e succede di tutto:
bring, bum, bam, sbong come nelle vecchie puntate del telefilm
Batman. Finalmente Recoba crossa giusto e Vieri insacca una
giabella. Poi Recoba raddoppia e fa la pace con tutti. Nella foto
una battuta evergreen: Daniela Pestova e io speriamo che me la
Chievo.
PICCOLE E TRASCURABILI QUESTIONI APERTE
(14-05-2004)
Manca
ancora una partita da giocare ma tra Veron e Mancini,
non c'è davvero tempo per pensare a quei brocchi dell'Empoli
che ci hanno battuto all'andata in casa nostra. L'allenatore
Perotti ci
crede: "Aspettiamo a fare il funerale". Ma come si può pensare
che per questa Inter orgogliosa l'ultima giornata non sia solo un
dettaglio? Nella foto, aguzza la vista e trova le 12
differenze.
OCCHIO DI BUE, LATTE SCREMETO: PROTEGGI
QUESTA CHESA DALL'INNOMINETO (13-02-2006)
Dopo lo splendido trittico di vittorie contro Reggina,
Treviso e Lecce, una battuta d'arresto ci può stare. Ancora
scossa dalla prova di carattere dei nerazzurri a Firenze, la
Juventus arriva a San Siro per tenere vive le ultime speranze di
scudetto, ormai ridotte al lumicino. I tifosi ospiti godono di
un viaggio confortevole sull'autostrada Milano-Torino, la cui
unica corsia è tirata a lucido per le Olimpiadi in
corso. Il match inizia nel segno del fairplay, con i capitani che si
scambiano in avvio i dossier sui reciproci favori arbitrali:
Thuram consegna a Zanetti un DVD, mentre l'argentino porge le chiavi
di dodici tir con triplo rimorchio parcheggiati nell'antistadio.
Arbitra il gatto neroPaparesta:
quante altre partite si dovranno
perdere per colpa di questo
iettatore,
prima di decidersi a ricusarlo? Passano pochi minuti e l'influsso
negativo del
direttore di
gara si abbatte su Veron, costretto a lasciare il campo per un
infortunio causato dal passaggio di Nettuno nella settima casa.
Per Mancini è il momento di rilasciare un importante attestato di fiducia:
il tecnico guarda Pizarro e fa entrare Kily Gonzalez, però
stimando molto il cileno. La partita scorre vivace fino alla prima
punizione dal limite per l'Inter. Nessuno è intorno e il pallone
è fermo: almeno questo Adriano non può mancarlo. Infatti
sarebbe gol, ma
Paparesta
tiene curiosamente il braccio alzato, non per parare eventuali
fulmini, ma per indicare una regola che tutto lo stadio, i
giocatori e i telecronisti sembrano ignorare. Da lì in poi è
Cordoba-show. Prima dimentica di marcare il pregiudicato svedese
centravanti avversario, che si presenta solo di fronte a Julio Cesar e
segna. Poi, a pareggio raggiunto, tenta un esperimento: posto
che mancano cinque minuti al termine e che Del Piero è appena entrato,
toccando da dietro un Nedved di spalle alla porta e ai sedici metri,
quante possibilità ci sono che il ceco resista alla carica e
tenga gagliardamente vivo il gioco? Più o meno quante ce ne sono che
i vigili urbani di Arosio si impossessino della bomba atomica
e tentino di invadere la Mesopotamia. Arriva così la rete che
libera finalmente le energie per la passerella sugli
Champs-Elysées verso la finale europea di Parigi. Nella foto,
ego me baptizo contro il malocchio.
IO STO CON GLI ELEFANTI (01-10-2004)
Entra nel vivo l'infame processo indiziario per doping
istituito ai danni della Juventus. Oggi in aula si è trattato il tema
di fantomatiche mutazioni genetiche dei tesserati bianconeri, legate
ad un utilizzo improprio ed eccessivo di farmaci. La società
bianconera si è potuta finalmente difendere con la forza degli
argomenti dagli assalti volgari della pubblica accusa. Da
sottolineare però che l'arringa difensiva di Roberto Bettega
ha destato qualche perplessità nella giuria. Nella foto, il dirigente
perora la causa in modo veemente.
PESSIMISMO E FASTIDIO (19-01-2004)
Raffaele e la difesa di Moratti
scuote i lettori. Domanda lecita di Massimo a chi difende la
dirigenza: "Sareste così cortesi da segnalarmi se per voi esiste un
limite temporale oltre il quale, in mancanza di vittorie, sia lecito
mettere in dubbio la presidenza di Moratti? Se esiste, mi fareste
anche la gentilezza di definirlo, almeno nell'unità di misura
(anno, lustro, decennio, secolo, era ...)?". GiorgioG ammonisce: "Fin
quando verrà sperperato tempo alla ricerca di salvatori della patria
(vedi Ronaldo, Vieri, Adriano etc.) senza capire che neppure Pelè e
Maradona risolverebbero i problemi di costruzione di gioco dell’Inter,
prenderemo batoste ed umiliazioni". La Patrizia furiosa: "E'
totalmente incredibile che ci sia qualcuno che ancora ha il coraggio
di difendere l'indifendibile. E' chiaro che ognuno può pensarla come crede
ma Raffaele, che parla di reazioni "uterine", si rende conto?
Di chi sarebbero le colpe allora... di TUTTI gli ultimi 5000 allenatori
o di tutti gli ultimi 8000 giocatori che abbiamo avuto in questi 8 anni? Per
sua informazione non ci stiamo autocommiserando...... stiamo solo
cercando di difenderci!". Ma Fabry torna e rilancia: "Il
presidente della juve degli anni dall' 86 al 95 era lo stesso dei
10 anni dopo, eppure non hanno vinto nulla se nn una coppa Uefa e una
coppa Italia, com'è possibile?". Nella foto una splendida Barbara
Bouchet.
MODENARO BUTTATO (25-01-2004)
E' un pareggio che fa gridare allo scandalo
quello centrato dal Modena contro l'Inter nel primo turno del
girone di ritorno del campionato di Serie A. Dopo aver subito per tutti
i novanta minuti il ritmo forsennato imposto dai centrocampisti
nerazzurri, il club emiliano è infatti riuscito a racimolare un punticino
per la propria miserrima classifica capitalizzando al massimo
l'esiguo volume di gioco espresso. Al vantaggio di Recoba,
subito in gol nella settimana che ne ha fatto registrare le dimissioni
dal reparto di terapia intensiva del Policlino di Milano, risponde un
ignoto erede di Abebe Bikila, che ovviamente sceglie di segnare la
prima rete in carriera proprio contro i nerazzurri. Esordio
positivo per Adriano: ancora una decina di innesti tra i
titolari e la squadra potrà competere per i più alti traguardi. Nella foto,
una meravigliosa topina per tirar su il morale.
FUORI DI ROSA, FUORI TI PESTO (13-05-2005)
Stephane Dalmat come Alberto Fontana. Il
portiere messo fuori squadra ha tracciato un solco che viene
ora seguito dal fantasista francese ("fantasista" perch? ci
voleva della fantasia per schierarlo). Ma se Jimmy Fontana
? dovuto ricorrere al turpiloquio contro il suo allenatore, a
Stephane Dalmat ? bastato
dichiarare:
"L'anno prossimo torno all'Inter", minaccia che evidentemente in
Francia risulta essere una grave offesa. Nella foto, Vanessa
Paradis canta il suo hit del momento: "Si tu me fait le corn,
je vais a Int?r".
LA TELA DELLA RETE DI CRUZ (20-05-2004)
Cruz nonpartirà, sembrerebbe. La recente
visita in sede ha portato chiarezza sui destini nerazzurri del
giocatore che dopo un inizio di stagione da Pallone d'Oro, ha
dovuto far posto a Vieri e Adriano per perdersi poi nelle brume
della panca. La delusione per il mancato impiego nell'ultima parte
del campionato ha aggravato la situazione emotiva del
centravanti
reduce dalla brutta rottura del suo rapporto amoroso.
Nella foto Cruz festeggia il gol all'Arsenal.
FACCIAMOCI DEL MALE (02-12-2003)
Si è tenuta ieri l'annuale Gran Soirée nerazzurra dedicata agli
sponsor della società. Alla presenza di dirigenti, giocatori e
partner commerciali, Massimo Moratti ha illustrato le strategie
di potenziamento del marchio Inter in ambito promozionale per la
stagione 2004. Azzeccatissima la scelta della città che ha ospitato
l'evento: Campione d'Italia. La ridente località italosvizzera si è
aggiudicata il Galà battendo la concorrenza di Campione d'Europa,
Pallone d'Oro, Scudetto e Capo Cannoniere. Nella foto, il
Presidente anima la serata concedendosi un karaoke sulle note di
My Way.
NIENTE PALLONE D'ORO, MA LA CORONA E'
VICINA (03-11-2003)
Continuano le celebrazioni per Paolo Maldini mentre la sua
carriera si macchia di comportamenti non in linea con il suo brillante
(duro ammetterlo) curriculum. Da un paio d'anni il capitano rossonero
ha perso la testa: due espulsioni per reazioni violente e qualche
intervento pericoloso che se avesse commesso Materazzi sarebbe stato
abbattuto come un rottweiler goloso di infanti. Ancora sabato sera,
nell'indifferenza generale Maldinazzi ha schienato Nedved con un
laccio americano degno di Mister Fudo della Tana delle Tigri. Nella
foto, un altro vecchio che combatte ancora: Giant Baba, qui
nella locandina del match contro il mitico Jack Brisco nel 1974.
BASTA ATALANTA, PER QUEST'ANNO (17-02-2005)
Inter avanti in Tim Cup. Con la gloriosa affermazione dei propri
uomini nei quarti di finale della manifestazione, Roberto Mancini
prosegue fiero il proprio cammino verso un successo nel trofeo dei
patrioti. Per rendere omaggio ai
quattromila ospiti minorenni della società, il tecnico interista
schiera una formazione con tante seconde linee e qualche brocco di
prim'ordine, ottenendo di far sentire meno soli gli
impresentabili avversari atalantini. Ma tanto basta per andare in vantaggio
già alla mezzora: come un epigono del De Niro ammirato in
Risvegli, Recoba si riprende dal proprio abituale stato catatonico
e salta tre avversari con l'agilità di un oro olimpico del dressage,
scambiando con Cruz prima di insaccare il gol dell'1-0. Passano pochi
minuti e tocca ad Emre raddoppiare: slalom secco fra i paletti
della difesa bergamasca e diagonale preciso sui cui il portiere non può
nulla. Nella ripresa è tutta accademia: Carini legge con tono
stentoreo il IV canto dell'Inferno di Dante, Karagounis mette i
brividi con una monumentale interpretazione di Jago nell'Otello di
Shakespeare e Cruz segna il 3-0 con un colpo di testa in corsa
da campionato degli oratori salesiani. Appuntamento per le
semifinali in aprile, contro la vincente di Sampdoria-Cagliari.
Nella foto, le frecce tricolori festeggiano il successo interista
nella coppa intitolata al nostro bel Paese.
INTERVISTE DI KALADZE A PAGAMENTO (16-12-2003)
Il Milan conferma la deriva fondamentalista di internet: da
oggi su acmilan.com la Videogallery (pronuncia Videoghelleri),
la Fotogallery (perché non Photogallery?) e l'audio della
telecronaca saranno a
pagamento. Siccome nel 2000 quando te lo mettono nel culo te lo
dicono in inglese per lubrificarti, questa mossa è chiamata "in
chiave pay". Per leggere le notizie basta invece essere schedati.
Già il Milan, attraverso l'avv. Cantamessa, fu protagonista di un
orrendo episodio di
diffida ai siti dei tifosi, fatto in modo volgare e
intimidatorio ("attività di concorrenza sleale", "grave confusione con
il sito del Milan A.C.", "sviamento di clientela", "La Vostra
condotta illecita ha già generato pregiudizio al Milan A.C. S.p.A.",
"trasferire a titolo gratuito la titolarità del dominio al Milan A.C"):
erano tifosi, bastava scrivere "Ué raga, vi spiace cambiare
dominio?", ma certo loro ragionano con il loro metro per cui
siamo 'clientela'. Ad aggiungere un tocco di classe, il
tentativo di mascherare la mossa dietro la vittoria di un trofeo che
poi non è arrivata. Nella foto, il tifoso modello per le società di
calcio.
I PAY, I PRETEND (21-04-2004)
Ranieri e Abramovich scazzano mica poco. Il tecnico
rompe le catene come Spartaco: "Abramovich non sa nulla
di calcio. Questo è il vero problema. Se si fosse reso conto di
quello che la squadra è stata capace di fare in questa stagione,
avrebbe avuto per me una considerazione ben diversa. Non è stato
facile mettere insieme tanti giocatori che non si conoscevano, fare
in modo che esprimessero un gioco. Abramovich non lo capisce.
Lui pensa 'compro questo, questo e quest'altro e vinco'". Finalmente
fuori dall'ipocrisia, ma ha ragione chi paga o chi è pagato?
Nella foto, uno scoop del nostro sito: Abramovich è il fratello
di Riccardo Schicchi, noto allevatore di puledre.
QUALCUNO ASCOLTA? 9 (26-11-2003)
Ale: "Ragazzi è andata una m*,
sembrava ci stessimo finalmente ripigliando e poi abbiamo fatto la
classica fine delle botte a muro ma non disperiamo! (...) Sono deluso quanto
tutti ma non piangiamoci addosso come sempre...trasformiamo la nostra
delusione in rabbia e sabato sera TROMBIAMOCI LA VECCHIA
SIGNORA!!!!!" MaxBer: "Carissimi, la situazione ormai rasenta la
follia, non capisco piu` nulla se e` vera questa realta` oppure se Matrix
in realta` e un programma ideato da un gobbaccio schifoso che ha mappato
il mio dna scoprendo che sono interista e vuole farmi impazzire.Fatto
sta che io e il mio amico coccodrillo bianco delle fogne di new york
ne abbiamo parlato a lungo la notte scorsa in un`atmosfera densa di
tristezza. Ho deciso di non incazzarmi più (...) Bisognerebbe lasciare vuoto
San Siro, non connettersi al sito il nulla il silenzio. Magari si scuotono.
(...) E` cosi` difficile chiuderli in ritiro con ronde armate intorno
al perimetro di appiano?? Hai famiglia?? La fidanzata??? chi cazzo se ne
frega.... quanto guadagni??? (...)Io ho perso il senno, il sonno e il fegato
loro nulla se non due lacrimucce schifose il 5 maggio e da li in poi tutte
le volte che ci hanno deluso e ferito". Pipporosso: "La sapete
una cosa, ragazzi? Io questo Filucchi (l'amico poliziotto) l'ho
conosciuto un sei-sette anni fa a Castiglioncello. (...) A me sembrava un
pistola. (raccolto dalla stanza di un blog: ma Moratti dove ca**o li va
a trovare?)". Contericci: "L'Inter di Cuper era accusata di essere
"grande" con le piccole e "piccola" con le grandi. Quella di
Zaccheroni invece è piccola con le grandi e grande con le piccole. Non noto
nessuna differenza particolare". Infine, il Salvao e le
grandi
citazioni: "Lei, ieri, ci ha fatto prendere 5 pappine. Sia gentile".
CENTRALE DI BUON FIUTO (15-12-2003)
Con Cruz è la sorpresa vera della stagione: Daniele
Adani è un'iraddiddio. Dopo l'ennesima partita trionfale a
Bologna c'è stato però il primo stop: il difensore si è rotto il "naso
nasale" come ieri raccontava Inter.it (nella foto segnalataci da molti).
Oggi il difensore è stato
operato con una tecnica nuovissima: a seguito dell'esclusione
dalla Champions, il dirigente Massimo Moretti gli ha fatto
impiantare il muso di un cane Lagotto da tartufo. Adani sarà
utilizzato nella stagione per ricercare i prelibati tuberi a peridio
verrucoso e avrebbe già dimostrato una notevole attitudine.
JUVENTUS,
SE NON HAI PAURA DI QUESTO, FATTI AVANTI -
Basta con le menzogne sulla Juventus. E' la voce
dei lettori di interisti.org ad alzarsi per difendere la gloriosa
compagine bianconera. Ci scrive Marine: "Prima battiamoli, poi
eventualmente cominciamo a lamentarci pure della direzione del vento. Guai a
farlo prima". E seguono sulla stessa linea altre email.
Mauro che richiama tutti all'ordine, ricordandoci che
un'espulsione non vale una vita: "Il calcio di oggi non ha cuore!
Tutti a parlare del fallo di Muntari (quello di Wome è comunque un'altra
cosa) e nessuno si preoccupa delle condizioni di Nedved. Guardando lo
schianto terrificante si può supporre un attacco di osteoporosi totale con
sbriciolamento delle ossa e anche liquefazione di tutti i muscoli. Chissà se
ne uscirà. Povero ragazzo." Nella foto, il lettore Steylor si
scalda: "Lasciate in pace la Juve. NON ERA FUORIGIOCO!!! Le immagini sono
chiare: ci sono ben 9 giocatori dell'Udinese che tengono in gioco Del Piero"
Eventi clamorosi: Mughini difende Cordoba a Controcampo, Vieri segna, il
Mullah Omar vive a Busto Garolfo
IL
NIGERIANO DA SEI MILIONI DI DOLLARI - Nwanko Kanu ancora alla
ribalta della scienza dopo l'infortunio alla testa che ha
determinato la
convocazione di Obinna, il nigeriano contattato dall'Inter per
sopperire ai problemi legati alle convocazioni della Nigeria
per la Coppa d'Africa. Durante il match di FA Cup tra West Brom e
Reading, Kanu ha subito un
colpo in testa che costretto la sua equipe aeronautica a
riportarlo in ospedale per un nuovo check-up. Con l'intervento
alla capoccia, il centravanti dovrebbe essere ormai definitivamente
bionico: al posto del cranio gli è stato infatti applicato un
componente di satellite per le orbite basse, il Wester VI, con
un tessuto schiumoso coibente che impedirà la formazione di
ghiaccio sul cuoio capelluto. Negli occhi sono stati
inseriti da frammenti di telescopio Hubble, per migliorare la
vistanotturna del giocatore. Ricordiamo che il suo cuore
fu sostituito nel 1998 da un motore Rotax 582 da 64 hp, capace
di 1800 battiti cardiaci per minuto. Anche la gamba destra fu
rimpiazzata nel 2001 da un razzo a propellente solido,
alimentato da un vano di carico esterno al ginocchio, che, in
pura teoria, potrebbe consentire a Kanu persino dei rifornimenti in
volo. E con la modifica del braccio sinistro, datata 2003, con
dei pezzi di una vecchia navetta sovietica BOR-4, il valore
di mercato del calciatore è ormai schizzato alle stelle nell'aerospaziale.
Dopo l'operazione, Kanu, gridando fortissimo con i subwoofer
Alpine impiantatigli nella laringe, ha richiesto al selezionatore
nigeriano di
essere richiamato per la Coppa d'Africa.
Monaco.
Quasi.Il vecchio scarpone campione dello SCOLO si
accasa a Montecarlo. Lascia inconsolati a Milanello
Janku, Johann
e Ele.
Con il panettone sullo stomaco, non si
va oltre al pareggio a Siena: come affrontare il futuro? (nella foto:
"E' bello stare dietro alla signora")
Milan,
Alì Agca: "I precedenti non parlano per me, ma credo comunque di avere
più mira di Vieri"
L'anno calcistico 2005 è concluso.
Scegli, fra quelle proposte, la vicenda che meno t'aspettavi (nella
foto: Gerrard, Smicer, Xabi Alonso)
Oggi
esordiva Silvestre,
detto anche "Mi è semblato di vedele un pilla".
Lo scoop di Hae: non solo Martins ha
58 anni ma
secondo il sito dei Rangers non è neppure nigeriano.
E se fosse una pensionata del cuneese?
Giraudo
lascia la Juve.
Conferme dagli ambienti dell'FBI.
Il CONI ha intenzione di fissare al 50%
il minimo dei giocatori di formazione italiana in lista. A quale
commento ti associ? (nella foto: Ofelio Martini)
Venezia, aspettando gli italiani in concorso
Tra conferme e delusioni, si conclude il primo weekend della 62ma mostra del
cinema di Venezia. Aspettando i film degli italiani in concorso.